Accuse Di stregoneriA nel PAís VAsco

Davide Bagnoli
Accuse di stregoneria
nel País Vasco
Il processo di Logroño dalle sue origini alla presa
di posizione dell’inquisitore “illuminato”
Davide Bagnoli, Accuse di stregoneria nel País Vasco
Copyright© 2012 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizionidelfaro.it – [email protected]
Prima edizione: agosto 2012 – Printed in Italy
ISBN 978-88-6537-130-5
In copertina: Malle Babbe (Hille Bobbe), Frans Hals, The Yorck Project: 10.000
Meisterwerke der Malerei, GNU Free Documentation License
Sommario
Prefazione
Introduzione
9
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Principali teorie sulla stregoneria
Teorie classiche sulla stregoneria
Teorie degli storici
Stregoneria e modernità
Capitolo 1
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Ambiente, mitologia e credenze del popolo basco
1.1. Il territorio delle streghe: Zugarramurdi e Urdax
1.2. Cenni di mitologia e cambiamenti dell’epoca moderna
1.3. Lasciti di credenze diffusesi in epoca moderna
Capitolo 2
33
35
41
47
Accuse e organizzazione della suprema
2.1. Il vento delle accuse nei Paesi Baschi
2.2. Il funzionamento della Suprema e l’invenzione del
termine aquelarre
2.3. Il tribunale di Logroño e la sua presa di posizione
Capitolo 3
47
50
53
57
La ricerca delle prove, i primi dissidi
nel tribunale e il processo
3.1. Confessioni forzate?
3.2. Il viaggio dell’inquisitore Valle
3.3. L’Autodafé del 1610
57
60
65
Capitolo 4
73
La grande persecuzione e l’intervento si Salazar
4.1. Epidemia onirica?
73
4.2. Il dissenso di Salazar e la presa di posizione della Suprema 76
4.3. L’editto di grazia e le ritrattazioni
79
Capitolo 5
85
Le Conclusioni di Alonso de Salazar Frías
Capitolo 6
93
Considerazioni finali sulla stregoneria
Bibliografia
109
Ringraziamenti
113
Accuse di stregoneria
nel País Vasco
Prefazione
“Non lascerai vivere la strega”.
Esodo 22:18
Il personaggio della strega nell’Europa moderna è essenzialmente il frutto di uno stereotipo che si è venuto a creare nel
corso dei secoli. Il lavoro che segue ha come tema un’analisi
di come la società, le istituzioni ecclesiastiche e le autorità
locali vedevano la figura della strega, con particolare attenzione alla Spagna del XVII secolo. Tale scelta è motivata dal
fatto che il fenomeno della stregoneria è certamente uno dei
più inquietanti dell’Europa moderna e il XVII secolo rappresentò l’apice della caccia alle streghe ma la Spagna si contraddistinse per un atteggiamento maggiormente cauto derivante dall’operato di personaggi particolarmente scrupolosi.
L’analisi di un fatto così complesso, qual è la stregoneria,
permette lo sviluppo di molteplici interpretazioni e punti di
vista. Che cosa possiamo sapere oggi dei sentimenti, dei pensieri, delle credenze e delle attitudini che 400 anni fa alimentavano i differenti protagonisti della società dell’epoca? Che
motivi avevano gli inquisitori? Come vivevano gli accusati
di stregoneria, con le loro paure, il rifiuto degli altri, l’abbandono o addirittura la denuncia dei loro familiari? Come si
poté diffondere un fenomeno come la caccia alle streghe e
che relazione aveva con le credenze?
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Per scoprire quali furono le tensioni sociali che portarono
ai processi di stregoneria, sarà necessario determinare chi
furono realmente le streghe. Per quanto riguarda il sesso,
sappiamo che la stragrande maggioranza dei processati erano donne, questo ci mostra che la stregoneria era un delitto
relazionato con il genere, anche se nella definizione di stregoneria non troviamo nulla che escluda gli uomini.
Tra le cause di questa prevalenza femminile dei processati
vi è certamente il fatto che alla donna veniva imputata una
mancanza di morale, era infatti considerata più debole carnalmente e sessualmente più immoderata, aspetti per cui poteva più facilmente cadere nelle tentazioni del diavolo.
Nonostante la cautela dell’Inquisizione spagnola i Paesi
Baschi sono una zona di enorme interesse per lo studio della stregomania europea. Si calcola che in Europa siano state
bruciate, approssimativamente, tra le ventimila e le cinquantamila persone1, delle quali circa trecento in Spagna ma in
pochi luoghi il sabba o convegno delle streghe ci è stato descritto accuratamente come nei Paesi Baschi e in nessun altro
luogo le persecuzioni di massa raggiunsero dimensioni pari a
quelle dei processi baschi.
Intendo analizzare un caso di grande importanza verificatosi appunto nei Paesi Baschi, quello di Zugarramurdi che
portò all’autodafé di Logroño del 1610. Per inquadrare meglio il problema farò precedere la trattazione del caso storico
da una breve analisi del concetto di stregoneria e da alcuni
La stima è di Henningsen che considera veritiero il calcolo di Naess per quanto
concerne l’Europa mentre per il dato numerico relativo alla Spagna fa riferimento all’archivio nazionale di Madrid. Henningsen Gustav, L’avvocato delle
streghe. Eretici e inquisitori nella Spagna del Seicento, Milano, Garzanti, 1990,
p. 15.
1
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cenni sulla mitologia e su quelle credenze del popolo basco
che le autorità ecclesiastiche si affrettarono a bollare come
stregoneria.
Dopo aver esaminato il processo di Zugarramurdi e la figura dell’inquisitore Alonso de Salazar y Frías (1564-1635),
tenterò di discutere il caso in riferimento ad alcune recenti
teorie antropologiche.
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Introduzione
Principali teorie sulla stregoneria
Teorie classiche sulla stregoneria
Per un secolo circa, a partire dalla seconda metà del XIX
secolo, le scuole evoluzioniste hanno dominato la riflessione antropologica. L’evoluzionismo nacque e si sviluppò in
un’Inghilterra vittoriana in forte ascesa economico-sociale.
Secondo la tesi sostenuta dagli evoluzionisti tutti gli uomini,
a prescindere della loro società d’appartenenza, sono dotati delle stesse facoltà intellettive. Qualsiasi società sarebbe
quindi, potenzialmente, in grado di svilupparsi secondo un
unico schema evolutivo generale. L’evoluzione è concepita
dai diversi autori come una sequenza unica2 di cambiamenti
cumulabili e irreversibili, individuabili in tre grandi fasi che
si succederebbero: “selvatichezza”, “barbarie” e “civiltà”. A livello teorico ciò significava considerare i gruppi “primitivi”
dell’epoca come i più arretrati all’interno di una scala evolutiva, mentre al contrario i popoli che presentavano istituzioni culturali più complesse venivano posti avanti nella scala
evolutiva.
Kilani, Mondher, Antropologia. Una introduzione, traduzione di Annamaria
Rivera, Bari, Edizioni Dedalo, 1994, p. 236.
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Il più noto esponente della corrente evoluzionista fu George James Frazer (1854-1941), anche se vi furono altri grandi
esponenti come Spencer (1820-1903) e Tylor (1832-1917).
Frazer considerava i tre stadi della magia, della religione e
della scienza come le tre principali tappe che segnano l’evoluzione delle forme del pensiero e di conseguenza le forme di
società. La “cultura primitiva”, che a suo giudizio può essere
riassunta come una grande costruzione simbolica incentrata attorno a poche idee fondamentali, come ad esempio la
fertilità, la morte e il potere, sarebbe all’origine della civiltà
e ne spiegherebbe il significato3. Con i suoi eccessi e i suoi
difetti l’antropologia evoluzionista, caratterizzata da un forte eurocentrismo, ha fornito una base scientifica necessaria a
“giustificare” la colonizzazione ma nel contempo ha apportato un contributo decisivo all’antropologia stessa che negli
anni seguenti rivolgerà una particolare attenzione allo studio del fenomeno della stregoneria. Come osservato da Alice Bellagamba4 la stregoneria, infatti, fino agli anni Trenta
del novecento faceva parte di un più generico ambito della
magia, intesa come fase infantile dell’evoluzione della mente
umana. Proprio per questo motivo, fino a quel momento, le
discipline antropologiche non avevano dimostrato una particolare attenzione verso di essa.
L’antropologa inglese Margaret Murray, in The Witch-Cult
in Western Europe, propose di guardare alla stregoneria come
a una religione matrifocale, in cui l’inquisizione centrò la sua
attenzione dopo il fallimento della “caccia” contro l’eresia.
Dei, Fabio, La discesa agli inferi. James G. Frazer e la cultura del Novecento,
Lecce, Argo, 1998, cap. 6.
4
Bellagamba, Alice, L’Africa e la stregoneria: saggio di antropologia storica, Bari,
Laterza, 2008, p. 78.
3
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Secondo la sua tesi la stregoneria rappresentava la manifestazione del permanere di una antichissima religione pagana, sopravvissuta anche dopo l’avvento del cristianesimo in
Europa e da questo stigmatizzata come stregoneria. In altre
parole le donne processate come streghe non sarebbero altro
che praticanti di antichi culti della fertilità, atti a propiziare
le nascite e la riproduzione.
Un’altra interpretazione classica è quella dell’antropologo inglese Evans-Pritchard a cui “si deve la distinzione tra
witchcraft (stregoneria, come potere innato, generalmente
malefico e generalmente inconsapevole) e sorcery (fattucchieria, come pratica magica diretta consapevolmente a nuocere
ad altri)”5. Evans-Pritchard è l’autore di una delle prime, e sicuramente di una delle più celebri, ricerche che misero al centro del dibattito antropologico la stregoneria. L’etnografia
dell’autore britannico ebbe certamente il merito di stimolare
la ricerca sulla stregoneria che si sviluppò seguendo il sentiero tracciato dalla sua ricerca sugli Azande. Sul piano teorico
Evans-Pritchard afferma che i popoli tradizionali possiedono
una forma di pensiero totalmente coerente e che le loro credenze formano un sistema complessivo i cui presupposti non
vengono mai messi in discussione. La stregoneria, facendo
quindi parte di un sistema cognitivo, è legata alla spiegazione causale del male e spiega perché gli avvenimenti sono avversi all’uomo. Inoltre è soprattutto un meccanismo sociale
in grado di tenere sotto controllo la conflittualità interna al
gruppo. Secondo Evans-Pritchard gli Azande, quando colpiPavanello, Mariano (a cura di), La stregoneria. Etnografia, metodi, fonti, problemi di interpretazione, parte I, Roma, Università la Sapienza dipartimento di
Storia Culture Religioni, 2011-2012, p. 9.
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ti da una sventura fanno riferimento alla stregoneria, sono
perfettamente in grado di individuare una causa naturale ma
non escludono che essa sia scaturita da una motivazione di
ordine morale. Fondamentale è, a suo giudizio, comprendere
la stregoneria come un modello o un insieme di pratiche che
scaturivano dalla società locale, senza considerarla come una
forma di conoscenza imperfetta del mondo.
Allieva di Evans-Pritchard fu Mary Douglas, autrice di una
vasta produzione sulla stregoneria originata dai suoi studi sui
Lele del Congo. Mary Douglas, sottolineando a più riprese l’importanza dell’opera di Evans-Pritchard, rifiuta nettamente la concezione, attribuita agli antropologi degli anni
cinquanta, secondo cui le medesime credenze stregonesche
che in Europa erano state pericolose e nocive, in Africa avrebbero assunto funzioni utili. L’autrice britannica sottolinea
come lo studio della stregoneria Azande apportò un grande
contributo allo studio della sociologia della percezione. A
suo giudizio qualsiasi comportamento umano, quindi anche
la stregoneria, nasconderebbe un significato sotteso, dipendente dai processi cognitivi su cui poggiano le varie società.
Nel caso degli Azande ci segnala che le loro credenze nella
stregoneria servivano da supporto ai loro valori morali e alle
loro istituzioni6. A sostegno di questa tesi afferma che:
«esse erano delimitate in modo da non essere mai applicate a contesti in cui settori in conflitto potevano trovare
interesse a negarle. Per esempio, la credenza che la stregoneria fosse ereditaria nella classe popolare, e che la classe
Douglas, Mary, (a cura di), Confessioni e accuse, nell’analisi di storici e antropologi, Torino, Einaudi, 1980, p. 7.
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dominante non ne fosse toccata, garantiva che i popolani
non avrebbero mai accusato gli aristocratici. Analogamente, la struttura domestica era difesa a tal punto che
nessun figlio poteva accusare il padre senza con questo
dare anche a se stesso il marchio di erede di una discendenza contaminata»7.
Dunque un aspetto fondamentale enunciato dall’antropologa, sempre ripercorrendo il sentiero tracciato da EvansPritchard, riguarda le accuse per stregoneria che, a suo
dire, si addenserebbero in aree caratterizzate da relazioni
sociali simili, infatti dove i ruoli sarebbero stati ben definiti da forme varie di potere come ricchezza o altre forme
di distanza sociale non avrebbero avuto luogo le accuse di
stregoneria, che invece si sarebbero verificate dove le tensioni, tra pari grado, non potevano essere risolte in maniera differente. A tal proposito è molto interessante notare
come, secondo il suo enunciato, alcune culture sarebbero
propense a credere nelle streghe mentre altre no, infatti
tali credenze sarebbero presenti solo in società dove i ruoli sociali sarebbero mal definiti, mentre dove tali funzioni
sociali sono definite con precisione non dovremmo aspettarci tali credenze.
Mary Douglas ci segnala poi l’effetto normativo che le
credenze nelle streghe avrebbero avuto sul comportamento
dei membri di una società, dal momento che il sistema morale e i codici sociali sanzionavano gli individui sospettati di
stregoneria. Infine l’autrice ci espone quelle che sono, a suo
giudizio, le due possibili tipologie di credenze nella strega.
7
Douglas, Mary, op. cit. p. 7.
17
La strega, secondo tale distinzione, può essere un elemento
estraneo alla comunità e avere la funzione sociale di riaffermare i confini e la solidarietà all’interno di un gruppo o può
essere un nemico interno al gruppo quando vi sono due o più
fazioni contrapposte all’interno di una comunità8.
Teorie degli storici
Julio Caro Baroja attraverso Las brujas y su mundo ci presenta le streghe come dei personaggi concreti che variano la
loro essenza in funzione del mondo che le circonda, dell’epoca, delle circostanze e della struttura sociale. In realtà,
secondo l’autore spagnolo, a variare non è il personaggio
della strega in sé ma prendendo in esame le diverse circostanze in cui la strega esiste e agisce possiamo constatare
quanto cambino le frontiere della realtà, ovvero di tutto ciò
che l’uomo considera reale, in funzione della mentalità degli uomini durante società e periodi storici diversi. Baroja
sottolinea come la strega per esistere necessiti di un particolare sistema di emozioni e credenze, che a loro volta regolano la società e che quello che noi sappiamo in merito alla
sua figura, si basa quasi sempre non sulle sue credenze, ma
su quello che di essa credono altre persone. Così la strega
al centro dei racconti, può tenerci nascosto un personaggio reale ma difficile da delineare con tratti realistici. Baroja
nella sua opera segnala l’esigenza di analizzare il fenomeno
della stregoneria attraverso un “funzionalismo storico” che
8
Ibid., p. 18.
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