Uscite Sicurezza - Collegio Periti Varese

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SEMINARIO
Progettare in sicurezza i sistemi
delle vie d’esodo
COMANDO VIGILI DEL FUOCO
DI VARESE
VENERDI’ 07 Maggio ‘10 - ore 8,30
Sede: UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELL’INSUBRIA Villa Toeplitz
Relatore: Ing. Domenico Tesoro
EVACUAZIONE DI EMERGENZA
L’evacuazione di emergenza, tra le misure di protezione passiva, è
sicuramente la più importante per la salvaguardia della vita umana nei
luoghi di lavoro e di affollamento in genere.
Contrariamente a quanto accade ad esempio per la resistenza e reazione al
fuoco, per le quali le tecniche sperimentali e la conoscenza delle proprietà
chimico-fisiche dei materiali forniscono risultati attendibili, i sistemi ed i
modelli che descrivono l’evacuazione di emergenza degli edifici forniscono
risultati meno o poco attendibili.
I fondamenti per la concezione dei sistemi del processo dell’evacuazione di
emergenza, disciplinati attualmente dalla normativa nazionale ed
internazionale, sono derivati dall’esperienza, dall’intuito, dalle informazioni
dedotte da osservazioni sperimentali in situazioni normali e dagli
insegnamenti tratti dalla registrazione statistica di eventi significativi accaduti
negli ultimi decenni.
EVACUAZIONE DI EMERGENZA
Molti sono i fattori che influenzano la progettazione di un efficiente sistema di
protezione degli occupanti degli edifici dai rischi di incendio e di panico. Essi,
per l’imprevedibilità del fattore umano, introducono nel sistema elementi di
incertezza dando al sistema generale le caratteristiche di probabilità
(aleatorietà).
Lo studio del comportamento dell’uomo in caso di incendio o di pericolo in
genere è molto complesso. Gli studi e gli esperimenti hanno portato a
delineare un comportamento dell’uomo tendente, in grandi linee, ad
allontanarsi dall’ambiente o dall’edificio in caso di incendio o di pericolo. Tale
tendenza si accentua man mano che l’evento assume una maggiore gravità.
Per il controllo delle situazioni di emergenza è necessario, quindi, prevedere
misure, provvedimenti ed accorgimenti tesi a favorire le sequenze delle azioni
prevedibili durante l’abbandono dell’edificio ( evacuazione ).
Tali misure devono tendere ad eliminare i possibili pericoli, tramite soluzioni
di facile comprensione per ogni persona. Esse sono di ordine tecnico, quelle
concernenti la gestione architettonica-funzionale dello spazio e di ordine
psicologico quelle riguardanti l’organizzazione e l’educazione del pubblico.
EVACUAZIONE DI EMERGENZA
La problematica del processo di evacuazione di emergenza è estremamente
complessa in quanto dipende da numerosissimi fattori connessi con un
comune elemento, il tempo di evacuazione che è funzione dipendente da
numerose variabili.
Lo studio di questi problemi può essere condotto sviluppando un modello che
descriva in maniera semplice e comprensibile l’intero processo di evacuazione
di emergenza nei tre aspetti fondamentali del sistema uomo-edificio :
l’aspetto fisico, l’aspetto umano e delle attività.
Tenendo presente le finalità, un modello dell’evacuazione di emergenza può
essere espresso sotto forma sintetica in sistema, che comprende tre
sottosistemi fra loro interagenti : sottosistema delle vie di uscita o di
evacuazione, sottosistema delle informazioni e sottosistema organizzativo.
SISTEMA EVACUAZIONE DI
EMERGENZA
Sistema
evacuazione
emergenza
Sottosistema
fisico
Sottosistema
umano
Sottosistema
attività
Norme
specifiche
Sottosistema
vie di uscita
Sottosistema
organizzativo
Geometria
Sistemi
protezione
Modelli
Attiva
Evacuazione
totale
Evacuazione
selettiva
Sottosistema
informazioni
Identificazione
Sistemi
rivelazione
incendi
Sistemi allarme
Sistemi
comunicazione
Passiva
Evacuazione
capacitiva
Impianti
Controllo fumi
Controllo
calore
SISTEMA VIE DI USCITA
•
GEOMETRIA VIE DI USCITA
•
SISTEMI DI PROTEZIONE ATTIVA E PASSIVA
DELLE VIE DI USCITA
•
SISTEMI DI IDENTIFICAZIONE CONTINUA
DELLE
VIE
DI
USCITA
(SEGNALETICA,
ILLUMINAZIONE NORMALE E DI EMERGENZA)
TEMPI DI EVACUAZIONE
I criteri di dimensionamento delle vie di uscita sono basati
sulla comparazione del tempo (teorico) di evacuazione tev al
tempo di evacuazione massimo ammissibile tamm.
Inizio
processo
ignizione
Percezione
incendio
Tempo di
percezione
Inizio
processo
ignizione
Inizio
azioni
Luogo
sicuro
tempo
Tempo di
Tempo di azione
ricognizione
e trasferimento
Tempo di evacuazione
Percezione
incendio
Incendio
critico
Tempo di evacuazione
massimo ammissibile
Tempo teorico
di evacuazione
Margine di
sicurezza
tempo
TEMPI DI EVACUAZIONE
USCITA
Lh
t
1
tev = t1 + t2 + t3
Lv
t
2
U.S.
Lh
t
3
t1=I° stadio Movimento delle persone da qualsiasi punto del
compartimento alle uscite del compartimento
t2=II° stadio Movimento folla dalle uscite del compartimento alle
uscite esterne (lungo corridoi, androni, scale etc.)
t3=III° stadio Allontanamento e dispersione folla all’esterno
dell’edificio
CRITERI DI PROGETTAZIONE
1)
2)
Regolazione tempi evacuazione ammissibili
tev <= tamm
Regolazione parametri spaziali vie di uscita (numero,
dimensioni e ubicazione)
PARAMETRI
A) MASSIMO AFFOLLAMENTO IPOTIZZABILE
B) CAPACITÀ DI DEFLUSSO = Calcolo larghezza totale vie di uscita
C) LUNGHEZZA PERCORSO (I° Stadio evac.) = Calcolo numero e
ubicazione uscite
MODELLI DI EVACUAZIONE
1)EVACUAZIONE TOTALE
-Evacuazione totale in breve tempo
-Inizio evacuazione contemporanea in ogni piano
-Evacuazione in tre fasi
IL MODELLO NON PRESUPPONE ALCUN TIPO DI PROTEZIONE
DELLE VIE DI ESODO (II° stadio)
MODELLO NON PROPONIBILE PER GLI EDIFICI ALTI (Azione
combinata del fumo e velocità di deflusso ridotta lungo le scale)
MODELLI DI EVACUAZIONE
2)MODELLO SELETTIVO
a) Evacuazione da un compartimento minacciato ad un altro
opportunamente protetto (compartimentazione – resistenza al
fuoco strutture)
B) Evacuazione verso un luogo sicuro opportunamente
predisposto (spazio calmo)
La scelta del modello dipende dalla mobilità degli occupanti e
dall’altezza degli edifici.
Modello efficace in caso di inamovibilità degli occupanti (case di
cura, riposo etc.)
MODELLI DI EVACUAZIONE
3)MODELLO CAPACITIVO
-Luogo sicuro “dinamico” alle aree di percorrenza del II° stadio
(compartimentazione, scale protette o a prova di fumo etc.)
-Dimensionamento aree di percorrenza II° stadio in modo da
contenere tutte le persone in moto (raddoppio larghezza scale
etc.)
-Inizio simultaneo evacuazione II° stadio, deflusso velocità
costante.
A)NUMERO OCCUPANTI PER PIANO
B)CAPACITÀ DI DEFLUSSO VARI PIANI
MODELLO EFFICACE PER EDIFICI ALTI
C=33 pers/mod piani alti
Larghezza scala raddoppiata a partire dal penultimo
piano
In tali condizioni nessun tratto di scala è occupato
contemporaneamente da persone provenienti da più di 2 piani.
TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE
INCENDI D.M. 30/11/1983
CAPACITÀ DI DEFLUSSO O DI SFOLLAMENTO: numero massimo di persone
che, in un sistema di vie d’uscita, si assume possano defluire attraverso una uscita di
modulo ”uno”. Tale dato, stabilito dalle norme, tiene conto del tempo occorrente per
lo sfollamento ordinato di un compartimento.
LARGHEZZA DELLE USCITE DI CIASCUN COMPARTIMENTO: numero
complessivo di moduli di uscita necessari allo sfollamento totale del compartimento.
MASSIMO AFFOLLAMENTO IPOTIZZABILE: numero di persone ammesso in un
compartimento. E’ determinato dal prodotto della densità di affollamento per la
superficie lorda del pavimento.
TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI
D.M. 30/11/1983
MODULO DI USCITA: unità di misura della larghezza delle uscite. Il modulo “uno”,
che si assume uguale a 60 cm, esprime la larghezza media occupata da una persona.
USCITA: apertura atta a consentire il deflusso di persone verso un luogo sicuro
avente altezza non inferiore a 2,00m.
SCALA DI SICUREZZA ESTERNA: scala totalmente esterna, rispetto al
fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e di altre caratteristiche
stabilite dalla norma.
SCALE ESTERNE SENZA
PARTICOLARI REQUISITI
D.M. 18/09/2002
SCALA DI SICUREZZA ESTERNA
SCALA DI SICUREZZA ESTERNA: scala totalmente esterna, rispetto al
fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e realizzata secondo i criteri
sotto riportati:
-i materiali devono essere di classe 0 di reazione al fuoco;
-la parete esterna dell’edificio su cui è collocata la scala, compresi gli eventuali
infissi, deve possedere, per una larghezza pari alla proiezione della scala,
incrementata di 2,5 m per ogni lato, requisiti di resistenza al fuoco almeno REI 60.
In alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalle pareti dell’edificio e
collegarsi alle porte di piano tramite passerelle protette con setti laterali, a tutta
altezza, aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato.
SCALE ESTERNE ADDOSSATE
ALL’EDIFICIO
SCALE ESTERNE ADDOSSATE
ALL’EDIFICIO
SCALE ESTERNE ADDOSSATE
ALL’EDIFICIO
SCALE ESTERNE STACCATE
DALL’EDIFICIO
SCALE ESTERNE STACCATE
DALL’EDIFICIO
SCALE ESTERNE STACCATE
DALL’EDIFICIO
TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI
D.M. 30/11/1983
SPAZIO SCOPERTO: spazio a cielo libero o superiormente grigliato avente, anche
se delimitato su tutti i lati, superficie minima in pianta (mq) non inferiore a quella
calcolata moltiplicando per tre l’altezza in metri della parete più bassa che lo
delimita
LUOGO SICURO: spazio scoperto ovvero compartimento – separato da altri
compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo- avente
caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di
persone.
TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI
D.M. 30/11/1983
SCALA A PROVA DI FUMO: scala in vano costituente compartimento antincendio
avente accesso per ogni piano- mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE
predeterminata e dotate di congegno di autochiusura- da spazio scoperto o da
disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di parapetto a
giorno.
SCALA A PROVA DI FUMO INTERNA: scala in vano costituente compartimento
antincendio avente accesso, per ogni piano, da filtro a prova di fumo.
SCALA PROTETTA: scala in vano costituente compartimento antincendio avente
accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata
e dotate di congegno di autochiusura.
SCALE A PROVA DI FUMO ESTERNE
AERAZIONE PERMANENTE
PORTA EI
STRUTTURA REI
ZONA DI RISCHIO
ZONA SICURA
DISIMPEGNO
SCALE A PROVA DI FUMO ESTERNE
ZONA DI RISCHIO
ZONA SICURA
BALCONE ESTERNO
AERAZIONE PERMANENTE
PORTA EI
STRUTTURA REI
SCALE A PROVA DI FUMO INTERNE
A
ZONA DI
RISCHIO
FILTRO A PROVA DI FUMO
Condotta di
ZONA SICURA
Condotta di ventilazione
ventilazione
A
AERAZIONE PERMANENTE
PORTA EI
STRUTTURA REI
Parete attestata
su spazio scoperto
SEZIONE A-A
SCALE PROTETTE
AERAZIONE PERMANENTE
PORTA EI
STRUTTURA REI
LUOGO SICURO
ZONA DI RISCHIO
TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE
INCENDI D.M. 30/11/1983
FILTRO A PROVA DI FUMO: vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco
REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60’, dotato di due o più porte
munite di congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata e
non inferiore a 60, con camino di ventilazione di sezione non inferiore a 0.10 mq
sfociante al di sopra della copertura dell’edificio o mantenuto in sovrappressione ad
almeno 0.30 mbar anche in condizioni di emergenza o aerato direttamente verso
l’esterno con aperture libere di superficie non inferiore ad 1 mq con esclusione di
condotti.
Camino di ventilazione di sezione
non inferiore a 0.10 mq
Aerazione forzata con grado di
sovrappressione non inferiore a 0.30 mbar
Apertura libera non
inferiore a 1 mq
Esempi di inserimento di filtri
CAPACITÀ DI DEFLUSSO
100
1,20
± 1,00 m
75
1,20
- 7,50 m
75
1,20
+ 7,50 m
CAPACITÀ DI DEFLUSSO
1,20
66
> + 7,50
1,20
50
+ 14,00÷18,00 m
40
1,20
>18,00 m
NORMATIVE SPECIFICHE
Attività civili e commerciali
Grandi magazzini (Circ. n. 75 03/07/1967; Lett. Circ. 17/02/1975)
Autorimesse (D.M. 01/02/1986)
Edifici civile abitazione (D.M. n. 246 del 16/05/1987)
Edifici scolastici (D.M. 26/08/1992)
Edifici pregevoli (D.M. n.569 del 20/05/1992, D.M. n. 418 del 30/06/1995)
Alberghi (D.M. 09/04/1994; D.M. 06/10/2003)
Impianti sportivi (D.M. 25/08/1989 – D.M. 18/03/1996)
Locali di trattenimento e pubblico spettacolo (Circ. n. 16/1951 – D.M. 19/08/1996)
Strutture Sanitarie Pubbliche e Private (D.M. 18/09/2002)
Vani ascensori e montacarichi (D.M. 15/09/2005)
Edifici e/o locali destinati ad Uffici (D.M. 22/02/2006)
NORMATIVE SPECIFICHE
Attività civili e commerciali
Definiscono:
-Densità di affollamento
-Capacità di deflusso
-Numero di uscite
-Larghezza minima delle uscite
-Lunghezza percorsi di esodo (corridoi ciechi)
-Possibilità di ricorrere a metodi capacitivi e/o selettivi
-Caratteristiche dei percorsi, delle porte e delle scale (rampe, gradini, etc.)
-Tolleranza
NORMATIVE SPECIFICHE
Attività industriali e lavorative
(D.M. 10/03/1998)
Linee guida valutazione rischio di incendio nei luoghi di lavoro (D.M. 10/03/1998)
Testo Unico Salute e Sicurezza sul Lavoro (D. Lgs. N. 81/2008 e s.m.i.)
Definiscono:
Capacità di deflusso
Numero di uscite
Larghezza minima delle uscite
Lunghezza percorsi di esodo (corridoi ciechi)
Caratteristiche dei percorsi, delle porte e delle scale
Tolleranza
NORMATIVE SPECIFICHE
D.M. 03/11/2004
Disposizioni relative all'installazione ed alla manutenzione dei dispositivi per l'apertura delle
porte installate lungo le vie di esodo, relativamente alla sicurezza in caso d'incendio.
(Gazzetta Ufficiale n. 271 del 18 novembre 2004)
Stabilisce i criteri da seguire per la scelta dei dispositivi di apertura manuale, di
seguito denominati «dispositivi», delle porte installate lungo le vie di esodo nelle
attività soggette al controllo dei Vigili del fuoco ai fini del rilascio del certificato di
prevenzione incendi, quando ne sia prevista l'installazione. I dispositivi di cui al comma
precedente devono essere conformi alle norme UNI EN 179 o UNI EN 1125 o ad altre a
queste equivalenti.
NORMATIVE SPECIFICHE
SEGNALETICA DI SICUREZZA
(D. Lgs. N. 81/2008 e s.m.i.)
TITOLO V - SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
ALLEGATI XXIV÷XXXII
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