Agenzia FIDES - 30 novembre 2006 SPECIALE FIDES INSTRUMENTUM MENSIS NOVEMBRIS PRO LECTURA MAGISTERII SUMMI PONTIFICI BENEDICTI XVI, PRO EVANGELIZATIONE IN TERRIS MISSIONUM Annus II – Numerus XI, November A.D. MMVI Il mese di novembre del Santo Padre Benedetto XVI è stato contrassegnato dalla preparazione del suo quinto viaggio fuori dai confini italiani, iniziato il giorno 28 con la partenza per la Turchia. Un viaggio di incontro con le comunità cattoliche presenti nel Paese, con le comunità ortodosse e con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, un viaggio significativo perché il primo di Papa Benedetto XVI in un Paese dove la religione prevalente è quella musulmana. Il Santo Padre, appena arrivato in Turchia, ha incontrato il Presidente per gli Affari Religiosi, Prof. Ali Bardakoğlu. A lui il Papa ha confidato di essersi preparato a questa visita con gli stessi sentimenti di affetto per il popolo turco espressi dal Beato Giovanni XXIII, allora l’Arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, “che giungeva qui per adempiere all'incarico di Rappresentante Pontificio ad Istanbul”, e ha ricordato le parole di Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita nel novembre 1979: “Mi domando se non sia urgente, proprio oggi in cui i cristiani e i musulmani sono entrati in un nuovo periodo della storia, riconoscere e sviluppare i vincoli spirituali che ci uniscono, al fine di 'promuovere e difendere insieme i valori morali, la pace e la libertà”. Il viaggio ha fornito l’occasione propizia anche per rinsaldare la strada del dialogo ecumenico con la comunità ortodossa presente nel Paese. A Bartolomeo I il Santo Padre ha rivolto parole di amicizia e si è augurato che “questo incontro rafforzi il nostro mutuo affetto e rinnovi il nostro comune impegno a perseverare nell'itinerario che porta alla riconciliazione e alla pace delle Chiese”. SYNTHESIS INTERVENTUUM 1 novembre 2006 - Omelia durante la Santa Messa della Solennità di Tutti i Santi 1 novembre 2006 - Angelus 3 novembre 2006 - Visita alla Pontificia Università Gregoriana 4 novembre 2006 – Omelia durante la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti 5 dicembre 2006 - Angelus 6 novembre 2006 - Udienza all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze 8 novembre 2006 – Udienza generale 9 novembre 2006 – Udienza all’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici 12 dicembre 2006 - Angelus 15 novembre 2006 - Messaggio per la 93a Giornata Mondiale del Migrante 15 novembre 2006 – Udienza generale 17 novembre 2006 - Udienza all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Agenzia Fides “Palazzo di Propaganda Fide” - 00120 Città del Vaticano - tel. 06 69880115 - fax 06 69880107 - E-mail: [email protected] FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST 18 novembre 2006 - Esortazione al termine del Concerto del “Philharmonia Quartett Berlin” 19 novembre 2006 - Angelus 20 novembre 2006 – Discorso al Presidente della Repubblica Italiana ricevuto in Visita ufficiale 22 novembre 2006 – Udienza generale 23 novembre 2006 – Udienza a Sua Grazia il Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, Primate della Comunione Anglicana 23 novembre 2006 - Telegramma di cordoglio per le vittime della catastrofe nella miniera di Halema a Ruda Śląska (Polonia) 24 novembre 2006 – Udienza ai partecipanti alla XXI Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute 25 novembre 2006 – Udienza ai partecipanti al Convegno promosso dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) in occasione dei 40 anni della sua nascita 26 novembre 2006 - Angelus 27 novembre 2006 – Messaggio ai partecipanti al Summit di Cultura in Asia 28 novembre 2006 – Primo giorno in Turchia e incontro con il Presidente per gli Affari Religiosi 28 novembre 2006 - Incontro con i Capi Missione del Corpo Diplomatico ad Ankara 29 novembre 2006 – Santa Messa al Santuario di Meryem Ana Evì 29 novembre 2006 - Visita di preghiera alla Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar\ 30 novembre 2006 – Discorso dopo la Divina Liturgia bizantina nella Chiesa Patriarcale di S. Giorgio 30 novembre 2006 - Firma della Dichiarazione Congiunta nel Patriarcato Ecumenico 30 novembre 2006 - Visita al Museo di Santa Sofia, alla Moschea Blu ed alla Cattedrale Armena Apostolica VERBA PONTIFICIS Contemplazione Dialogo ecumenico Dialogo interreligioso Fame nel mondo Formazione Libertà religiosa Malati Pace Rifugiati San Paolo Santi e defunti Stato e Chiesa INTERVENTUS SUPER QUAESTIONES Cultura - "Promuovere una vita coerente, incentrata su Cristo e all’insegna dell’amore, per manifestare il volto compassionevole di Gesù in mezzo ai poveri, i giovani, gli indigeni e i sofferenti”: primo incontro dei Centri Culturali Cattolici in India Difesa vita - I Vescovi messicani sulla nuova legge che apre alle unioni di persone dello stesso sesso: “Quando il valore della famiglia è minacciato, la Chiesa reagisce riaffermando che l’unione tra un uomo e una donna è necessaria per il bene privato di ogni persona ed il bene comune di ogni nazione” Difesa vita - I Vescovi portoghesi chiedono che si apra un periodo di riflessione, seria e profonda, sull'aborto e ricordano che devono essere stabiliti per legge i limiti tra quanto è tecnicamente possibile ed eticamente accettabile nell’ambito della Procreazione Medicalmente Assistita Dialogo interreligioso - “Noi giovani rappresentiamo una nuova generazione e una nuova speranza. Accettiamo la responsabilità di continuare il dialogo iniziato qui ad Assisi, ci impegniamo a lavorare per la giustizia, ad essere strumenti di pace nella nostra patria e in ogni angolo della terra” - Messaggio “dei giovani ai giovani” al termine del Meeting interreligioso di Assisi 2 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Formazione - “Le scuole cattoliche seguano le quattro virtù cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza”, dice l’Arcivescovo di Bangalore alla cerimonia del 125° anniversario del S. Joseph College Missione - I cattolici sono chiamati a promuovere “una nuova cultura del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni": le Conclusioni del Primo Congresso di Evangelizzazione della Cultura Missione- “Venite, pascete le mie pecorelle”: le testimonianze vocazionali durante un incontro di preghiera a Taiwan spingono i genitori a trasformare la famiglia nella “prima scuola della vocazione” Missione - Oltre 200 fedeli della comunità cattolica della diaspora cinese partecipano al III Congresso Mondiale di Pastorale ed Evangelizzazione in corso a Singapore - Il Messaggio del Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli Missione - “Proclamare Dio nel mondo attuale è una sfida enorme che non possiamo né vogliamo evitare” affermano i Vescovi del Costa Rica in un Messaggio per l'inizio dell'Anno liturgico QUAESTIONES VATICANO - “Le Pontificie Opere Missionarie entrano in una fase nuova... E’ arrivata l’ora di dedicarsi con maggior impegno al loro consolidamento a livello delle Chiese locali e a livello delle rispettive nazioni” afferma il Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, l’Arcivescovo Hoser, aprendo l’Assemblea Speciale AMERICA/MESSICO - Messaggio del Card. Ivan Dias al IV Simposio Internazionale di Missionología nel centenario della nascita di Mons. Alonso Manuel Escalante, primo Superiore Generale dei Missionari di Guadalupe, “un Pastore che consacrò la sua vita all'annuncio missionario della fede” VATICANO - Messaggio del Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, al Primo Congresso Missionario dell’Africa occidentale, che si apre oggi a Ouagadougou: “La formazione missionaria del personale apostolico costituisce la priorità delle priorità” VATICANO - La visita dell’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli SYNTHESIS INTERVENTUUM 1 novembre 2006 – Omelia in occasione della Solennità di Tutti i Santi VATICANO - Papa Benedetto XVI celebra la Solennità di Tutti i Santi: “essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, con vigore ribadita dal Concilio Vaticano II, ed oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “ La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei Santi, ad assaporarne la gioia. I Santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio.” Con questa esortazione al “gaudio celeste” il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato la sua omelia durante la Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana il giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi, mercoledì 1° novembre. Nella prima Lettura proclamata durante la Messa, l'Apocalisse descrive i Santi come "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua". “Questo popolo comprende i Santi dell'Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Patriarca Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dell'inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai testimoni di Cristo di questa nostra epoca - ha spiegato il Papa -. Li accomuna tutti la volontà di incarnare nella loro esistenza il Vangelo, sotto l'impulso dell'eterno animatore del Popolo di Dio che è lo Spirito Santo”. 3 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST La celebrazione dei Santi, guardare al loro esempio luminoso, deve “risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio. Essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, con vigore ribadita dal Concilio Vaticano II, ed oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione”. Per essere santi non occorre comunque compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali, “è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d'animo di fronte alle difficoltà”. Il Papa ha infatti evidenziato come “ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Le biografie dei Santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sfferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio… L'esempio dei Santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l'unica vera causa di tristezza e di infelicità per l'uomo è vivere lontano da Lui”. La santità, pur esigendo uno sforzo costante da parte nostra, “è possibile a tutti perché, più che opera dell'uomo, è anzitutto dono di Dio”. Nella seconda Lettura della Messa, l'apostolo Giovanni osserva: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!". “È Dio, dunque, che per primo ci ha amati e in Gesù ci ha resi suoi figli adottivi - ha spiegato ancora Papa Benedetto XVI -. Nella nostra vita tutto è dono del suo amore: come restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero? Come non rispondere all'amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti?… Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina”. Il Vangelo di questa festa riporta l'annuncio delle Beatitudini. “In verità, il Beato per eccellenza è solo Lui, Gesù... Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero, il mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Gesù e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela - ognuno nelle sue circostanze - anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine”. Il Papa ha concluso l’omelia invitando ad invocare i Santi “perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità”. (S.L.) (Agenzia Fides 3/11/2006 - righe 46; parole 703) Il testo integrale dell’omelia del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=632 1 novembre 2006 - Angelus VATICANO - Il Papa all’Angelus del 1° novembre invita a ravvivare “il gioioso sentimento della comunione dei Santi” ed a lasciarsi “attrarre da loro verso la meta della nostra esistenza: l'incontro faccia a faccia con Dio” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti hanno offerto al Santo Padre Benedetto XVI l’occasione di presentare alcuni spunti di meditazione sul tema della vita eterna prima di recitare l’Angelus con i fedeli riuniti in piazza San Pietro mercoledì 1° novembre. “In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita - ha detto il Papa -. L'esistenza umana però, per sua natura, è protesa a qualcosa di più grande, che la trascenda; è insopprimibile nell'essere umano l'anelito alla giustizia, alla verità, alla felicità piena. Dinanzi all'enigma della morte, sono vivi in molti il desiderio e la speranza di ritrovare nell'aldilà i propri cari. Come pure è forte la convinzione di un giudizio finale che ristabilisca la giustizia, l'attesa di un definitivo confronto in cui a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto”. Per i cristiani il termine "vita eterna" significa “una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell'amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore. L'eternità, pertanto, può essere già presente al centro della vita terrena e temporale, quando l'anima, mediante la grazia, è congiunta a Dio, suo 4 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST ultimo fondamento”. Tutti i cristiani, chiamati alla santità, vivono saldamente ancorati a questa "Roccia" che è Dio, “hanno i piedi sulla terra, ma il cuore già nel Cielo, definitiva dimora degli amici di Dio”. Il Santo Padre ha quindi invitato a meditare su queste realtà: “ravviviamo il gioioso sentimento della comunione dei santi e lasciamoci attrarre da loro verso la meta della nostra esistenza: l'incontro faccia a faccia con Dio. Preghiamo che questa sia l'eredità di tutti i fedeli defunti, non soltanto dei nostri cari, ma anche di tutte le anime, specialmente quelle più dimenticate e bisognose della misericordia divina”. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rivolto come di consueto dei brevi saluti ai pellegrini presenti nelle diverse lingue. In particolare ha salutato i promotori dell’iniziativa della “Fiaccola del Dialogo" sulle orme di Sant'Agostino. Partita dall'antica Tagaste, in Algeria, la Fiaccola è passata da Ippona, che fu Sede episcopale di Agostino, Tunisi e Malta; giunta ad Ostia, dove morì sua madre Santa Monica, e quindi a Roma, partirà per Pavia, dove si trova la tomba del Santo. “Volentieri benedico questa iniziativa dell'Ordine Agostiniano e questa Fiaccola, simbolo di fede e di pace”. (S.L.) (Agenzia Fides 3/11/2006 - righe 30; parole 438) Il testo integrale del discorso del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=633 3 novembre 2006 - Visita alla Pontificia Università Gregoriana VATICANO - “La fatica dello studio e dell’insegnamento, per avere senso in relazione al Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali” ricorda il Papa durante la sua visita alla Pontificia Università Gregoriana Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella mattina di venerdì 3 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo un momento di preghiera nella Cappella, il Papa ha raggiunto il quadriportico dell’Università dove ha incontrato la Comunità dei Docenti, degli Studenti e dei Benefattori. Dopo il saluto di P. Gianfranco Ghirlanda, Rettore Magnifico, di P. Bryan Lobo, Rappresentante degli studenti, e del sig. Luigi Allena, Segretario Generale, il Santo Padre ha pronunciato un discorso nel quale ha ringraziato i presenti dell’accoglienza ed ha ricordato le origini dell’Università Gregoriana, fondata nel 1551 da Sant’Ignazio di Loyola. “Con gioia mi trovo in questo quadriportico, che ho attraversato in varie occasioni” ha detto il Santo Padre ricordando le sue precedenti visite alla Gregoriana quando era Perito al Concilio e poi Professore di Dogmatica. “Con la familiarità di allora, dico a voi, cari Professori e studenti, che la fatica dello studio e dell’insegnamento, per avere senso in relazione al Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali. Infatti, l’oggetto immediato della scienza teologica, nelle sue diverse specificazioni, è Dio stesso, rivelatosi in Gesù Cristo, Dio con un volto umano… Lo studio della Teologia, del Diritto canonico e della Storia della Chiesa non è solo conoscenza delle proposizioni della fede nella loro formulazione storica e nella loro applicazione pratica, ma è anche sempre intelligenza di esse nella fede, nella speranza e nella carità. Solo lo Spirito scruta le profondità di Dio, quindi solo nell’ascolto dello Spirito si può scrutare la profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio”. Il Santo Padre ha poi ricordato le origini dell’Università Gregoriana, gli insigni filosofi e teologi succedutisi sulle sue cattedre e le nuove sfide dei tempi odierni. “Oggi non si può non tenere conto del confronto con la cultura secolare, che in molte parti del mondo tende sempre più non solo a negare ogni segno della presenza di Dio nella vita della società e del singolo, ma con vari mezzi, che disorientano e offuscano la retta coscienza dell’uomo, cerca di corrodere la sua capacità di mettersi in ascolto di Dio. Non si può prescindere, poi, dal rapporto con le altre religioni, che si rivela costruttivo solo se evita ogni ambiguità che in qualche modo indebolisca il contenuto essenziale della fede cristiana in Cristo unico Salvatore di tutti gli uomini e nella Chiesa sacramento necessario di salvezza per tutta l’umanità.” Senza dimenticare le altre scienze umane coltivate nell’Università, il Papa ha sottolineato che “proprio perché tali scienze riguardano l’uomo non possono prescindere dal riferimento a Dio… Il destino dell’uomo senza il suo riferimento a Dio non può che essere la desolazione dell'angoscia che 5 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST conduce alla disperazione. Solo in riferimento al Dio-Amore, che si è rivelato in Gesù Cristo, l’uomo può trovare il senso della sua esistenza e vivere nella speranza, pur nell’esperienza dei mali che feriscono la sua esistenza personale e la società in cui vive”. “E’ in questa prospettiva che voi, Professori e Docenti della Gregoriana, siete chiamati a formare gli studenti che la Chiesa vi affida” ha detto il Santo Padre, sottolineando come la formazione integrale dei giovani sia uno degli apostolati tradizionali della Compagnia di Gesù, a cui nel corso dei secoli sono stati affidati a Roma una serie di Collegi ed istituzioni nazionali, al fine di “assicurare una formazione del clero di quelle nazioni, dove era infranta l’unità della fede e la comunione con la Sede Apostolica”. Rallegrandosi per la fase conclusiva del rinnovamento degli Statuti dell’Università e dei Regolamenti delle diverse Facoltà, Istituti e Centri, Papa Benedetto XVI ha ricordato che come Università ecclesiastica pontificia, la Gregoriana è impegnata “a sentire in Ecclesia et cum Ecclesia. E’ un impegno che nasce dall’amore per la Chiesa, nostra Madre e Sposa di Cristo. Noi dobbiamo amarla come Cristo stesso l’ha amata, assumendo su di noi le sofferenze del mondo e della Chiesa per completare quello che manca ai patimenti di Cristo nella nostra carne. E’ così che si possono formare le nuove generazioni di sacerdoti, di religiosi, di laici impegnati”. Intento dei Docenti è “formare sacerdoti dotti, ma pronti al tempo stesso a consumare la loro vita nel servire con cuore indiviso, nell’umiltà e nell’austerità della vita, tutti coloro che il Signore affiderà al loro ministero”. Ai religiosi e alle religiose si vuole offrire “una formazione intellettuale solida affinché sappiano vivere nella gioia la consacrazione di cui Dio ha fatto loro dono, e proporsi come segno escatologico di quella vita futura a cui tutti siamo chiamati”. I laici e le laiche vengono formati in modo tale “che con competenza sappiano svolgere servizi e uffici nella Chiesa e, innanzitutto, essere fermento del Regno di Dio nella sfera del temporale”. “La formazione, tuttavia, è anche vostra responsabilità, cari studenti - ha proseguito il Santo Padre -. Lo studio certamente richiede costante ascesi e abnegazione. Ma proprio per questa strada la persona si forma al sacrificio e al senso del dovere”. Infine il Papa ha affidato ancora una volta la Gregoriana ai figli di Sant’Ignazio: “L’Università Gregoriana è oggi l’ambiente universitario nel quale si realizza in modo pieno ed evidente, ancora a distanza di 456 anni, il desiderio di Sant’Ignazio e dei suoi primi compagni di aiutare le anime ad amare e servire Dio in tutto, a sua maggior gloria”. (S.L.) (Agenzia Fides 6/11/2006, righe 61, parole 888) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=635 4 novembre 2006 - Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno VATICANO - Il Santo Padre celebra la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno: “Ognuno di loro è stato chiamato nella Chiesa a sentire come proprie e a cercare di mettere in pratica le parole dell’apostolo Paolo: ‘Per me vivere è Cristo’" Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Oggi ci ritroviamo intorno all’altare del Signore per celebrare la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi che Dio ha chiamato a sé nel corso dell’ultimo anno. Rivediamo i loro volti a noi familiari, mentre riascoltiamo i nomi dei compianti Porporati, che nei dodici mesi scorsi ci hanno lasciato: Leo Scheffczyk, Pio Taofinu’u, Raúl Francisco Primatesta, Angel Suquía Goicoechea, Johannes Willebrands, Louis-Albert Vachon, Dino Monduzzi e Mario Francesco Pompedda. Mi piacerebbe nominare anche ciascuno degli Arcivescovi e dei Vescovi, ma ci basta la consolante certezza che, come disse un giorno Gesù agli Apostoli, i loro nomi "sono scritti nei cieli" (Lc 10,20).” Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato la sua omelia durante la Concelebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno, che si è svolta sabato 4 novembre nella Patriarcale Basilica Vaticana. “Ricordare i nomi di questi nostri fratelli nella fede - ha detto il Papa nell’omelia - ci rimanda al sacramento del Battesimo, che ha segnato per ciascuno di loro, come per ogni cristiano, l’ingresso nella comunione dei santi. Al termine della vita, la morte ci priva di tutto ciò che è terreno, ma non di quella Grazia e di quel "carattere" sacramentale in forza dei quali siamo stati associati indissolubilmente al mistero pasquale del nostro Signore e Salvatore. Spogliato di tutto, ma rivestito di Cristo: così il battezzato attraversa la soglia della morte e si presenta al cospetto di Dio giusto e misericordioso”. 6 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Riferendosi alle letture proclamate durante la Santa Messa, il Santo Padre ha spiegato che la visione delle ossa aride narrata dal profeta Ezechiele (37,1-14) acquista, alla luce del mistero pasquale di Cristo, il valore di una parabola universale sul genere umano. “La Parola divina, incarnata in Gesù, viene ad abitare nel mondo, che per molti versi è una valle desolata; solidarizza pienamente con gli uomini e reca loro il lieto annuncio della vita eterna. Quest’annuncio di speranza è proclamato fin nel profondo dell’oltretomba, mentre viene aperta definitivamente la strada che conduce alla Terra promessa”. Nel brano evangelico sono stati proclamati i primi versetti della grande preghiera di Gesù riportata nel capitolo 17 di san Giovanni. “Le parole accorate del Signore mostrano che il fine ultimo di tutta l’"opera" del Figlio di Dio incarnato consiste nel donare agli uomini la vita eterna… Conoscere Gesù significa conoscere il Padre e conoscere il Padre vuol dire entrare in comunione reale con l’Origine stessa della Vita, della Luce, dell’Amore.” Il Santo Padre ha quindi invitato a ringraziare “in modo speciale Dio per aver fatto conoscere il suo nome a questi Cardinali e Vescovi che ci hanno lasciato”. “Ognuno di loro è stato chiamato nella Chiesa a sentire come proprie e a cercare di mettere in pratica le parole dell’apostolo Paolo: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21), proclamate poco fa nella seconda lettura. Questa vocazione, ricevuta nel Battesimo, si è in essi rafforzata con il sacramento della Confermazione e con i tre gradi dell’Ordine sacro, e si è costantemente alimentata nella partecipazione all’Eucaristia”. Infine il Papa ha chiesto al Signore di concedere a questi fratelli Cardinali e Vescovi defunti “di raggiungere la meta tanto desiderata”. (S.L.) (Agenzia Fides 6/11/2006, righe 39, parole 539) Il testo integrale dell’omelia del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=636 5 dicembre 2006 - Angelus VATICANO - Il Papa all’Angelus ricorda che non bisogna temere la morte del corpo “perché è un sonno da cui saremo un giorno risvegliati. La vera morte, che invece bisogna temere, è quella dell’anima” - Appello per la Striscia di Gaza: si fermi lo spargimento di sangue, si moltiplichino le iniziative di soccorso umanitario e si riprenda immediatamente il negoziato Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Anche in questa domenica 5 novembre, che segue la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Santo Padre Benedetto XVI è tornato a riflettere sul tema della morte e del suo significato alla luce della fede. La cosiddetta "civiltà del benessere" cerca spesso di rimuovere la morte dalla coscienza della gente, ha ricordato il Papa. “Il morire, in realtà, fa parte del vivere, e questo non solo alla fine, ma, a ben vedere, in ogni istante. Nonostante tutte le distrazioni, però, la perdita di una persona cara ci fa riscoprire il "problema", facendoci sentire la morte come una presenza radicalmente ostile e contraria alla nostra naturale vocazione alla vita e alla felicità.” Attraverso il suo insegnamento, e soprattutto affrontando Lui stesso la morte, “Gesù ha rivoluzionato il senso della morte” ha ricordato il Santo Padre. “Il Figlio di Dio ha voluto in questo modo condividere sino in fondo la nostra condizione umana, per riaprirla alla speranza. In ultima analisi, Egli è nato per poter morire, e così liberare noi dalla schiavitù della morte... Da allora, la morte non è più la stessa: è stata privata, per così dire, del suo "veleno". L’amore di Dio, operante in Gesù, ha dato infatti un senso nuovo all’intera esistenza dell’uomo, e così ne ha trasformato anche il morire… Della morte del corpo non c’è da aver paura, ci ricorda la fede, perché è un sonno da cui saremo un giorno risvegliati. La vera morte, che invece bisogna temere, è quella dell’anima, che l’Apocalisse chiama "seconda morte". Infatti chi muore in peccato mortale, senza pentimento, chiuso nell’orgoglioso rifiuto dell’amore di Dio, si autoesclude dal regno della vita.” Il Papa ha quindi invocato l’intercessione di Maria Santissima e di San Giuseppe, per ottenere dal Signore la grazia “di prepararci serenamente a partire da questo mondo, quando Egli vorrà chiamarci, nella speranza di poter dimorare eternamente con Lui, in compagnia dei santi e dei nostri cari defunti”. Dopo la preghiera, il Santo Padre ha lanciato un appello per la grave situazione nella Striscia di Gaza: “Seguo con viva preoccupazione le notizie sul grave deteriorarsi della situazione relativa alla Striscia di Gaza e desidero esprimere la mia vicinanza alle popolazioni civili che soffrono le conseguenze degli atti di violenza. Vi chiedo di unirvi alla mia preghiera, perché Dio onnipotente e 7 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST misericordioso illumini le Autorità israeliane e palestinesi, come pure quelle delle Nazioni che hanno una particolare responsabilità nella Regione, affinché si adoperino per far cessare lo spargimento di sangue, moltiplicare le iniziative di soccorso umanitario e favorire la ripresa immediata di un negoziato diretto, serio e concreto.” (S.L.) (Agenzia Fides 6/11/2006 - righe 31, parole 441) Il testo integrale del discorso del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=634 6 novembre 2006 - Udienza ai partecipanti alla Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze VATICANO - La Chiesa “considera suo dovere insistere sul fatto che la capacità della scienza di prevedere e controllare non venga mai utilizzata contro la vita umana e la sua dignità”: l’esortazione di Papa Benedetto XVI alla Pontificia Accademia delle Scienze Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Alcuni hanno visto nel progresso della scienza e della tecnologia moderna una delle principali cause della secolarizzazione e del materialismo... il cristianesimo non presuppone un conflitto inevitabile tra la fede soprannaturale e il progresso scientifico… Se pensiamo, per esempio, a come la scienza moderna, prevedendo i fenomeni naturali, ha contribuito alla protezione dell'ambiente, al progresso dei Paesi in via di sviluppo, alla lotta contro le epidemie e all'aumento della speranza di vita, appare evidente che non vi è conflitto tra la Provvidenza di Dio e l'impresa umana. In effetti, potremmo dire che il lavoro di prevedere, controllare e governare la natura, che la scienza oggi rende più attuabile rispetto al passato, è di per se stesso parte del piano del Creatore.” A ribadirlo è stato il Santo Padre Benedetto XVI che il 6 novembre ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, che aveva per tema “La prevedibilità nella scienza: accuratezza e limiti”. Il Santo Padre ha sottolineato che “l'uomo non può riporre nella scienza e nella tecnologia una fiducia talmente radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico possa spiegare qualsiasi cosa e rispondere pienamente a tutti i suoi bisogni esistenziali e spirituali. La scienza non può sostituire la filosofia e la rivelazione rispondendo in mondo esaustivo alle domande più radicali dell'uomo”. Inoltre il Papa ha posto l’accento sulle responsabilità etiche dello scienziato, le cui conclusioni “devono essere guidate dal rispetto della verità e dall'onesto riconoscimento sia dell'accuratezza sia degli inevitabili limiti del metodo scientifico”. Ciò implica evitare “le previsioni inutilmente allarmanti” ma anche il silenzio dinanzi ai problemi autentici. “Cari Accademici, il nostro mondo continua a guardare a voi e ai vostri colleghi per una chiara comprensione delle possibili conseguenze di molti importanti fenomeni naturali” ha proseguito Papa Benedetto XVI citando le continue minacce all'ambiente che colpiscono intere popolazioni, e la necessità di scoprire fonti energetiche alternative, “sicure, accessibili a tutti”. Il Santo Padre ha aggiunto: “Gli scienziati troveranno il sostegno della Chiesa nei loro sforzi per affrontare simili questioni, poiché la Chiesa ha ricevuto dal suo divino Fondatore il compito di guidare la coscienza delle persone verso il bene, la solidarietà e la pace. Proprio per questa ragione considera suo dovere insistere sul fatto che la capacità della scienza di prevedere e controllare non venga mai utilizzata contro la vita umana e la sua dignità, ma che sia sempre messa al suo servizio, al servizio della generazione presente e di quelle future”. Infine il Papa ha sottolineato come il metodo scientifico abbia dei limiti e non possa quindi pretendere “di fornire una rappresentazione completa, deterministica, del nostro futuro e dello sviluppo di ogni fenomeno”. La filosofia e la teologia “potrebbero dare un importante contributo a questa questione”. “Allo stesso tempo - ha concluso Papa Benedetto XVI - vi è un livello più alto che necessariamente trascende tutte le previsioni scientifiche, vale a dire, il mondo umano della libertà e della storia. Mentre il cosmo fisico può avere il proprio sviluppo spaziale-temporale, solo l'umanità, in senso stretto, ha una storia, la storia della sua libertà. La libertà, come la ragione, è una parte preziosa dell'immagine di Dio dentro di noi, e non può mai essere ridotta ad una analisi deterministica. Negare questa trascendenza in nome di una supposta capacità assoluta del metodo scientifico di prevedere e condizionare il mondo umano comporterebbe la perdita di ciò che è umano nell'uomo e, non riconoscendo la sua unicità e la sua trascendenza, potrebbe aprire pericolosamente la porta al suo sfruttamento”. (S.L.) (Agenzia Fides 7/11/2006 - Righe 41, parole 600) 8 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in inglese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=637 8 novembre 2006 – Udienza generale VATICANO - Papa Benedetto XVI prosegue la catechesi sull’Apostolo Paolo: “Cristo Gesù è l’apice della storia salvifica e quindi il vero punto discriminante anche nel dialogo con le altre religioni” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - L’incontro con Cristo sulla strada di Damasco ha letteralmente rivoluzionato la vita di Paolo. “Cristo divenne la sua ragion d’essere e il motivo profondo di tutto il suo lavoro apostolico… È dunque importante che ci rendiamo conto di quanto Gesù Cristo possa incidere nella vita di un uomo e quindi anche nella nostra stessa vita. In realtà, Cristo Gesù è l’apice della storia salvifica e quindi il vero punto discriminante anche nel dialogo con le altre religioni.” Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha introdotto la sua catechesi durante l’udienza generale di mercoledì 8 novembre, in cui ha proseguito la presentazione dei tratti caratteristici dell’Apostolo Paolo. “In primo luogo, Paolo ci aiuta a capire il valore assolutamente fondante e insostituibile della fede” ha detto il Santo Padre, che ha spiegato: “ «Essere giustificati» significa essere resi giusti, cioè essere accolti dalla giustizia misericordiosa di Dio, ed entrare in comunione con Lui, e di conseguenza poter stabilire un rapporto molto più autentico con tutti i nostri fratelli: e questo sulla base di un totale perdono dei nostri peccati. Ebbene, Paolo dice con tutta chiarezza che questa condizione di vita non dipende dalle nostre eventuali opere buone, ma da una pura grazia di Dio”. Prima della sua conversione, Paolo non era stato lontano da Dio e dalla sua Legge. “Al contrario, era un osservante, con una osservanza fedele fino al fanatismo. Nella luce dell’incontro con Cristo capì, però, che con questo aveva cercato di costruire se stesso, la sua propria giustizia, e che con tutta questa giustizia era vissuto per se stesso. Capì che un nuovo orientamento della sua vita era assolutamente necessario… Paolo, quindi, non vive più per sé, per la sua propria giustizia. Vive di Cristo e con Cristo: dando se stesso, non più cercando e costruendo se stesso. Questa è la nuova giustizia, il nuovo orientamento donatoci dal Signore, donatoci dalla fede”. Il Santo Padre ha quindi messo in evidenza una seconda componente che definisce l’identità cristiana descritta da san Paolo nella propria vita. “Identità cristiana che si compone proprio di due elementi: questo non cercarsi da sè, ma riceversi da Cristo e donarsi con Cristo, e così partecipare personalmente alla vicenda di Cristo stesso, fino ad immergersi in Lui e a condividere tanto la sua morte quanto la sua vita… La fede, infatti, pur unendoci intimamente a Cristo, sottolinea la distinzione tra noi e Lui. Ma, secondo Paolo, la vita del cristiano ha pure una componente che potremmo dire ‘mistica’, in quanto comporta un’immedesimazione di noi con Cristo e di Cristo con noi”. Seguendo l’esempio di Paolo, “la fede deve mantenerci in un costante atteggiamento di umiltà di fronte a Dio, anzi di adorazione e di lode nei suoi confronti. Infatti, ciò che noi siamo in quanto cristiani lo dobbiamo soltanto a Lui e alla sua grazia... Dall'altra parte, la nostra radicale appartenenza a Cristo e il fatto che «siamo in Lui» deve infonderci un atteggiamento di totale fiducia e di immensa gioia… La nostra vita cristiana, dunque, poggia sulla roccia più stabile e sicura che si possa immaginare. E da essa traiamo tutta la nostra energia”. Papa Benedetto XVI ha concluso la sua catechesi con l’esortazione ad affrontare “la nostra esistenza, con le sue gioie e i suoi dolori, sorretti da questi grandi sentimenti che Paolo ci offre”. (S.L.) (Agenzia Fides 9/11/2006, righe 37, parole 562) Il testo integrale della catechesi del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=638 9 novembre 2006 – Udienza all’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali VATICANO - “Quanto bisogno ha l’odierna umanità di riscoprire nel Sacramento eucaristico la fonte della propria speranza!” sottolinea Papa Benedetto XVI all’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali 9 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Questa mattina, 9 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, che ha avuto per tema la preparazione del 49° Congresso Eucaristico Internazionale, in programma a Québec nel giugno 2008. “I Congressi Eucaristici, che si tengono volta a volta in luoghi e continenti diversi, sono sempre sorgente di rinnovamento spirituale, occasione per meglio far conoscere la Santissima Eucaristia, che è il tesoro più prezioso lasciatoci da Gesù; essi sono pure un incoraggiamento per la Chiesa a diffondere in ogni ambito della società ed a testimoniare, senza esitazione, l’amore di Cristo” ha detto il Santo Padre nel suo discorso. Papa Benedetto XVI ha ricordato poi come ogni Congresso Eucaristico rappresenta “una provvidenziale opportunità per mostrare all’umanità in modo solenne "l’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo", come dice il testo base del prossimo Congresso… In quei giorni il mondo cattolico terrà fissi gli occhi del cuore sul sommo mistero dell’Eucaristia per trarne rinnovato slancio apostolico e missionario”. Quindi il Papa ha ringraziato tutti coloro che stanno lavorando “per aiutare i fedeli di ogni continente a comprendere sempre più il valore e l’importanza dell’Eucaristia nella nostra vita” e ha sottolineato “quanto proficua sia la riscoperta da parte di molti cristiani dell’adorazione eucaristica”, citando l’esperienza vissuta con i giovani a Colonia, per la Giornata Mondiale della Gioventù, e in Piazza San Pietro con i bambini della Prima Comunione. “Quanto bisogno ha l’odierna umanità di riscoprire nel Sacramento eucaristico la fonte della propria speranza! - ha detto in proposito il Papa -. Ringrazio il Signore perché molte parrocchie, accanto alla devota celebrazione della Santa Messa, vanno educando i fedeli all’Adorazione eucaristica ed auspico, anche in vista del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, che questa pratica si diffonda sempre più”. Concludendo il suo discorso, il Papa ha ricordato che la prossima Esortazione post-sinodale sarà dedicata all’Eucaristia, e raccoglierà le indicazioni emerse dall’ultimo Sinodo dei Vescovi: “Sono sicuro che anche questo documento aiuterà la Chiesa a preparare e celebrare con interiore partecipazione il Congresso Eucaristico, che si terrà nel giugno del 2008. Lo affido sin d’ora alla Vergine Maria, prima e incomparabile adoratrice di Cristo eucaristico”. (S.L.) (Agenzia Fides 9/11/2006 - Righe 28, parole 378) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=639 12 dicembre 2006 - Angelus VATICANO - Nella Giornata del Ringraziamento, il Papa all’Angelus ricorda che Gesù ha voluto che “ogni uomo si senta corresponsabile dei suoi fratelli, perché a nessuno manchi il necessario per vivere. I prodotti della terra sono un dono destinato da Dio per l’intera famiglia umana” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella domenica in cui la Chiesa italiana celebra la Giornata del Ringraziamento a Dio per i doni della terra, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato all’Angelus che questa circostanza invita “a rendere grazie a Dio per i frutti del lavoro agricolo” ma ci incoraggia anche “a impegnarci concretamente per sconfiggere il flagello della fame”. “Nelle nostre famiglie cristiane si insegna ai piccoli a ringraziare sempre il Signore, prima di prendere il cibo, con una breve preghiera e il segno della croce” ha detto il Santo Padre, invitando a conservare o riscoprire tale abitudine, in quanto “educa a non dare per scontato il "pane quotidiano", ma a riconoscere in esso un dono della Provvidenza”. Anzi, “dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni cosa… Ai suoi discepoli Gesù ha insegnato a pregare chiedendo al Padre celeste non il "mio", ma il "nostro" pane quotidiano. Ha voluto così che ogni uomo si senta corresponsabile dei suoi fratelli, perché a nessuno manchi il necessario per vivere. I prodotti della terra sono un dono destinato da Dio per l’intera famiglia umana”. Quindi Papa Benedetto XVI ha sottolineato che il dramma della fame, malgrado sia stato affrontato anche nelle più alte sedi istituzionali, rimane sempre molto grave. “L’ultimo Rapporto annuale della FAO - ha detto il Papa - ha confermato quanto la Chiesa sa molto bene dall’esperienza diretta delle comunità e dei missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimentazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame”. Per far fronte a questa situazione il Santo Padre ha indicato che “occorre eliminare le cause strutturali legate al 10 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST sistema di governo dell’economia mondiale, che destina le maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione... Per incidere su larga scala è necessario "convertire" il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche. Tuttavia, ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di consumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese.” Prima di recitare la preghiera mariana dell’Angelus, il Santo Padre ha chiesto che la Vergine Maria ci aiuti “ad essere riconoscenti per i benefici della Provvidenza e a promuovere in ogni parte del globo la giustizia e la solidarietà”. (S.L.) (Agenzia Fides 13/11/2006 - righe 27, parole 411) Il testo integrale del discorso del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=640 15 novembre 2006 - Messaggio per la 93a Giornata Mondiale del Migrante VATICANO - “Nel dramma della Famiglia di Nazaret, obbligata a rifugiarsi in Egitto, intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti, specialmente dei rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati”: il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 93a Giornata Mondiale del Migrante Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “La famiglia migrante” è il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per il suo Messaggio pubblicato in occasione della 93a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 14 gennaio 2007. Il tema, come scrive il Papa, “si pone in continuità con quelli del 1980, 1986 e 1993, e intende ulteriormente sottolineare l'impegno della Chiesa a favore non solo dell'individuo migrante, ma anche della sua famiglia, luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori”. Per riflettere sulla condizione della famiglia migrante, il Messaggio ci presenta innanzitutto la Santa Famiglia di Nazaret in esilio: “Nel dramma della Famiglia di Nazaret, obbligata a rifugiarsi in Egitto, intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti, specialmente dei rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati. Intravediamo le difficoltà di ogni famiglia migrante, i disagi, le umiliazioni, le strettezze e la fragilità di milioni e milioni di migranti, profughi e rifugiati. La Famiglia di Nazaret riflette l'immagine di Dio custodita nel cuore di ogni umana famiglia, anche se sfigurata e debilitata dall'emigrazione.” Il Santo Padre evidenzia quindi le numerose difficoltà che incontra la famiglia del migrante, prima fra tutti la lontananza fra i suoi membri che spesso è motivo di rottura degli originari legami: “Se non si assicura alla famiglia immigrata una reale possibilità di inserimento e di partecipazione, è difficile prevedere un suo sviluppo armonico”. Quindi Papa Benedetto XVI ricorda che “la Convenzione Internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, entrata in vigore il l° luglio 2003, intende tutelare i lavoratori e le lavoratrici migranti e i membri delle rispettive famiglie… La Chiesa incoraggia la ratifica degli strumenti internazionali legali tesi a difendere i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie, ed offre, in varie sue Istituzioni e Associazioni, quell'advocacy che si rende sempre più necessaria”. Nonostante l'impegno per l’integrazione delle famiglie degli immigrati sia grande, tanto resta ancora da fare, e a questo proposito si chiede di predisporre interventi legislativi, giuridici e sociali per facilitare tale integrazione. “Negli ultimi tempi è aumentato il numero delle donne che lasciano il proprio Paese d'origine alla ricerca di migliori condizioni di vita, in vista di più promettenti prospettive professionali. Non poche però sono quelle donne che finiscono vittime del traffico di esseri umani e della prostituzione. Nei ricongiungimenti familiari le assistenti sociali, in particolare le religiose, possono rendere un servizio di mediazione apprezzato e meritevole di sempre maggiore valorizzazione”. Il Messaggio richiama quindi l'attenzione sulle famiglie dei rifugiati, “le cui condizioni sembrano peggiorate rispetto al passato... Nei campi loro destinati, alle difficoltà logistiche, a quelle personali legate ai traumi e allo stress emozionale per le tragiche esperienze vissute, si unisce qualche volta persino il rischio del coinvolgimento di donne e bambini nello sfruttamento sessuale, come meccanismo di sopravvivenza”. La presenza della Chiesa è in questo campo è particolarmente importante per lenire le ferite del cuore, ripristinare la cultura del rispetto, far riscoprire il vero 11 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST valore dell'amore, incoraggiare chi è interiormente distrutto a recuperare la fiducia in se stesso, garantire i diritti e la dignità delle famiglie ed assicurare ad esse un alloggio adeguato. “Ai rifugiati va chiesto di coltivare un atteggiamento aperto e positivo verso la società che li accoglie, mantenendo una disponibilità attiva alle proposte di partecipazione per costruire insieme una comunità integrata, che sia "casa comune" di tutti.” Infine il Santo Padre richiama l’attenzione sugli studenti di altri Paesi che si ritrovano lontani da casa per motivi di studio, “senza un'adeguata conoscenza della lingua, talora privi di amicizie e in possesso non raramente di borse di studio insufficienti. Ancor più grave diviene la loro condizione quando si tratta di studenti sposati”. A tale proposito il Papa ribadisce che “venire in aiuto degli studenti esteri è un importante campo d'azione pastorale”. Il Messaggio si conclude con l’auspicio che la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato possa diventare occasione “per sensibilizzare le Comunità ecclesiali e l'opinione pubblica sulle necessità e i problemi, come pure sulle potenzialità positive delle famiglie migranti” e con il pensiero rivolto “a quanti sono direttamente coinvolti nel vasto fenomeno della migrazione, ed a coloro che spendono le loro energie pastorali a servizio della mobilità umana”. (S.L.) (Agenzia Fides 15/11/2006 - Righe 52, parole 523) Il testo integrale del Messaggio in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=641 15 novembre 2006 – Udienza generale VATICANO - La catechesi del Papa all’udienza generale: “Impariamo da Paolo che l’azione dello Spirito orienta la nostra vita verso i grandi valori dell’amore, della gioia, della comunione e della speranza. Spetta a noi farne ogni giorno l'esperienza assecondando gli interiori suggerimenti dello Spirito” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Per la terza volta il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la sua catechesi durante l’udienza generale del mercoledì al pensiero di San Paolo: “Siamo davanti ad un gigante non solo sul piano dell'apostolato concreto - ha detto il Papa -, ma anche su quello della dottrina teologica, straordinariamente profonda e stimolante… Vediamo oggi ciò che egli dice sullo Spirito Santo e sulla sua presenza in noi”. Ricordando quanto San Luca dice negli Atti degli Apostoli, il Papa ha detto: “Lo Spirito pentecostale reca con sé una spinta vigorosa ad assumere l’impegno della missione per testimoniare il Vangelo sulle strade del mondo... San Paolo però nelle sue Lettere ci parla dello Spirito anche sotto un’altra angolatura. Egli non si ferma ad illustrare soltanto la dimensione dinamica e operativa della terza Persona della Santissima Trinità, ma ne analizza anche la presenza nella vita del cristiano, la cui identità ne resta contrassegnata. Detto in altre parole, Paolo riflette sullo Spirito esponendone l’influsso non solo sull'agire del cristiano, ma anche sull’essere di lui”. San Paolo afferma che lo Spirito di Dio “abita in noi” e che "Dio ha inviato lo Spirito del suo Figlio nei nostri cuori". “Si vede bene dunque che il cristiano, ancor prima di agire, possiede già un’interiorità ricca e feconda, a lui donata nei sacramenti del Battesimo e della Cresima, un’interiorità che lo stabilisce in un oggettivo e originale rapporto di filiazione nei confronti di Dio. Ecco la nostra grande dignità: quella di non essere soltanto immagine, ma figli di Dio. E questo è un invito a vivere questa nostra figliolanza, ad essere sempre più consapevoli che siamo figli adottivi nella grande famiglia di Dio”. Paolo ci insegna anche che “non esiste vera preghiera senza la presenza dello Spirito in noi… Lo Spirito, infatti, sempre desto in noi, supplisce alle nostre carenze e offre al Padre la nostra adorazione, insieme con le nostre aspirazioni più profonde. Naturalmente ciò richiede un livello di grande comunione vitale con lo Spirito. E’ un invito ad essere sempre più sensibili, più attenti a questa presenza dello Spirito in noi, a trasformarla in preghiera, a sentire questa presenza e ad imparare così a pregare, a parlare col Padre da figli nello Spirito Santo.” Un altro aspetto insegnatoci da san Paolo riguarda la connessione dello Spirito Santo con l’amore. “Non è senza significato che Paolo, quando enumera le varie componenti della fruttificazione dello Spirito, ponga al primo posto l'amore - ha ricordato il Santo Padre -. E, poiché per definizione l'amore unisce, ciò significa anzitutto che lo Spirito è creatore di comunione all'interno della comunità cristiana… D'altra parte, però, è anche vero che lo Spirito ci stimola a intrecciare rapporti 12 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST di carità con tutti gli uomini. Sicché, quando noi amiamo diamo spazio allo Spirito, gli permettiamo di esprimersi in pienezza”. Infine il Santo Padre ha messo in evidenza come, secondo San Paolo, lo Spirito “è una caparra generosa dataci da Dio stesso come anticipo e insieme come garanzia della nostra eredità futura” ed ha concluso esortando ad imparare da Paolo “che l’azione dello Spirito orienta la nostra vita verso i grandi valori dell’amore, della gioia, della comunione e della speranza. Spetta a noi farne ogni giorno l'esperienza assecondando gli interiori suggerimenti dello Spirito”. (S.L.) (Agenzia Fides 16/11/2006, righe 38, parole 558) Il testo integrale della catechesi del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=642 17 novembre 2006 - Udienza ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Papa Benedetto XVI raccomanda la promozione “dell’ecumenismo dell’amore” alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani: “Il dialogo della carità per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità… Non sono certamente il relativismo o il facile e falso irenismo che risolvono la ricerca ecumenica” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Ciò che, comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli”: lo ha raccomandato il Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ricevuti in udienza a fine mattinata, il 17 novembre. “L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi - ha proseguito il Santo Padre -. Il dialogo della carità per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo. Non sono certamente il relativismo o il facile e falso irenismo che risolvono la ricerca ecumenica. Essi anzi la travisano e la disorientano. Va poi intensificata la formazione ecumenica partendo dai fondamenti della fede cristiana, cioè dall’annuncio dell’amore di Dio che si è rivelato nel volto di Gesù Cristo e contemporamente in Cristo ha svelato l’uomo all’uomo e gli ha fatto comprendere la sua altissima vocazione”. Prendendo spunto dal tema studiato dall’Assemblea Plenaria - “La situazione ecumenica in cambiamento” -, il Papa ha evidenziato che “viviamo in un periodo di grandi cambiamenti in quasi tutti i settori della vita, non c’è quindi da stupirsi se questo incide anche sulla vita della Chiesa e sulle relazioni fra i cristiani. Va tuttavia detto in partenza che, pur in presenza di mutamenti di situazioni, di sensibilità, di problematiche, lo scopo del movimento ecumenico rimane immutato: l’unità visibile della Chiesa”. Quindi Papa Benedetto XVI ha ribadito il suo impegno, espresso fin dall’inizio del Pontificato, per il ristabilimento della piena unità fra tutti i cristiani auspicata dal Concilio Vaticano II. Dal Concilio Vaticano II ad oggi molti passi sono stati fatti verso la piena comunione, ha ricordato il Papa. “Un enorme lavoro è stato compiuto a livello universale e a livello locale. La fraternità fra tutti i cristiani è stata riscoperta e ristabilita come condizione di dialogo, di cooperazione, di preghiera comune, di solidarietà… Anche la mia imminente visita a Sua Santità Bartolomeo I e al Patriarcato Ecumenico sarà un ulteriore segno di considerazione per le Chiese ortodosse, ed agirà come stimolo - così confidiamo - per affrettare il passo verso il ristabilimento della piena comunione”. Papa Benedetto XVI ha quindi proseguito: “Realisticamente, tuttavia, dobbiamo riconoscere che molto cammino resta ancora da fare. Dal Concilio Vaticano II la situazione, sotto molti aspetti, è cambiata. I rapidi rivolgimenti nel mondo hanno avuto le loro ripercussioni anche sull’ecumenismo”. Molte Chiese d’Oriente, riacquistata la libertà, sono oggi impegnate in un ampio processo di riorganizzazione e di rivitalizzazione. “La parte orientale e quella occidentale dell’Europa si stanno riavvicinando; questo stimola le Chiese a coordinare i loro sforzi per la salvaguardia della tradizione cristiana e per l’annuncio del Vangelo alle nuove generazioni. Una tale collaborazione è resa particolarmente urgente dalla situazione di avanzata secolarizzazione soprattutto del mondo occidentale”. Il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse ha preso nuovo slancio, e a questo proposito il Papa ha detto di nutrire grandi speranze “per il futuro cammino che 13 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST sarà fatto nel rispetto delle legittime varietà teologiche, liturgiche e disciplinari”. Sono da registrare anche i progressi con le Comunità ecclesiali d’Occidente “nella reciproca conoscenza, nel superamento di pregiudizi, nella conferma di alcune convergenze, e nella stessa identificazione più precisa delle vere divergenze”. Evidenziando le divergenze, il Santo Padre ha detto che “permane innanzitutto la difficoltà di trovare una comune concezione sul rapporto fra il Vangelo e la Chiesa e, in relazione a ciò, sul mistero della Chiesa e della sua unità e sulla questione del ministero nella Chiesa. Nuove difficoltà sono poi apparse in campo etico, con la conseguenza che le differenti posizioni assunte dalle Confessioni cristiane sulle attuali problematiche ne hanno ridotto l’incidenza orientativa nei confronti dell’opinione pubblica. C’è bisogno, proprio da questo punto di vista, di un approfondito dialogo sull’antropologia cristiana oltre che sull’interpretazione del Vangelo e sulla sua concreta applicazione”. Infine Papa Benedetto XVI ha ribadito l’importanza particolare dell’ecumenismo spirituale, “facendo leva sulla preghiera, sulla carità, sulla conversione del cuore per un rinnovamento personale e comunitario. Vi esorto a proseguire su questa strada, che già tanti frutti ha dato ed altri ancora ne darà”. (S.L.) (Agenzia Fides 18/11/2006 - Righe 52, parole 711) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=643 18 novembre 2006 - Esortazione al termine del Concerto del “Philharmonia Quartett Berlin” VATICANO - La musica può condurci alla preghiera poiché “essa ci invita ad elevare la mente verso Dio per trovare in Lui le ragioni della nostra speranza e il sostegno nelle difficoltà della vita”: l’esortazione di Papa Benedetto XVI al termine del Concerto in suo onore del "Philharmonia Quartett Berlin" Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Il suonare insieme da solisti richiede dal singolo non solo l'impegno di tutte le sue capacità tecniche e musicali nell'esecuzione della propria parte, ma al contempo sempre anche il sapersi ritirare nell'ascolto attento degli altri. Solo se questo riesce… solo allora si ha un'interpretazione veramente grande. È questa una bella immagine anche per noi che, nell'ambito della Chiesa, ci impegniamo ad essere "strumenti" per comunicare agli uomini il pensiero del grande "Compositore", la cui opera è l'armonia dell'universo.” Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI si è rivolto ai quattro musicisti al termine del Concerto in suo onore del "Philharmonia Quartett Berlin", offerto dal Presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler, tenutosi nel pomeriggio di sabato 18 novembre nella Sala Clementina. “Le composizioni appena ascoltate ci hanno aiutato a meditare sulla complessità della vita e sulle piccole vicende quotidiane - ha detto il Santo Padre -. Ogni giornata è un intreccio di gioie e dolori, di speranze e delusioni, di attese e sorprese, che si alternano in modo movimentato e che destano nel nostro intimo le domande fondamentali sul "da dove", sul "verso dove" e sul senso vero della stessa nostra esistenza. La musica, che esprime tutte queste percezioni dell’animo, offre in un'ora come questa all’ascoltatore la possibilità di scrutare come in uno specchio le vicende della storia personale e di quella universale. Ma ci offre ancora di più: mediante i suoi suoni ci porta come in un altro mondo ed armonizza il nostro intimo. Trovato così un momento di pace, siamo in grado di vedere, come da un punto elevato, le misteriose realtà che l’uomo cerca di decifrare e che la luce della fede ci aiuta a meglio comprendere. In effetti, possiamo immaginare la storia del mondo come una meravigliosa sinfonia che Dio ha composto e la cui esecuzione Egli stesso, da saggio maestro d’orchestra, dirige. Anche se a noi la partitura a volte sembra molto complessa e difficile, Egli la conosce dalla prima fino all'ultima nota. Noi non siamo chiamati a prendere in mano la bacchetta del direttore, e ancora meno a cambiare le melodie secondo il nostro gusto. Ma siamo chiamati, ciascuno di noi al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il grande Maestro nell’eseguire il suo stupendo capolavoro. Nel corso dell'esecuzione ci sarà poi anche dato di comprendere man mano il grandioso disegno della partitura divina”. Papa Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sul fatto che la musica può condurci alla preghiera: “essa ci invita ad elevare la mente verso Dio per trovare in Lui le ragioni della nostra speranza e il sostegno nelle difficoltà della vita. Fedeli ai suoi comandamenti e rispettosi del suo piano salvifico, 14 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST possiamo insieme costruire un mondo nel quale risuoni la melodia consolante di una trascendente sinfonia d’amore. Anzi, sarà lo stesso Spirito divino a renderci tutti strumenti ben armonizzati e collaboratori responsabili di una mirabile esecuzione in cui si esprime lungo i secoli il piano della salvezza universale”. (S.L.) (Agenzia Fides 20/11/2006, righe 34, parole 516) Il testo completo del discorso del Santo Padre, in tedesco e italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=644 19 novembre 2006 - Angelus VATICANO - “I monasteri di vita contemplativa si offrono come ‘oasi’ nelle quali l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i ‘polmoni’ verdi di una città”: Papa Benedetto XVI all’Angelus sottolinea l’importanza della clausura Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, il 21 novembre, la Chiesa celebra la “Giornata pro Orantibus”, per ricordare nella preghiera e nel sostegno concreto le comunità religiose di clausura. “E’ un’occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento” ha detto il Santo Padre Benedetto XVI prima di recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro domenica 19 novembre. “Qualcuno si chiede che senso e che valore possa avere la loro presenza nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte - ha proseguito il Santo Padre -. Perché "rinchiudersi" per sempre tra le mura di un monastero e privare così gli altri del contributo delle proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti problemi concreti che continuano ad affliggere l’umanità?” Anche ai nostri giorni non sono poche le persone che “abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l’austera regola d’un monastero di clausura” ha ricordato il Papa, evidenziando il significato della scelta di quanti “testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore”. Ed ha proseguito: “Dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l’esistenza”. Prima di recitare l’Angelus, il Santo Padre ha invitato a rendere grazie al Signore per le comunità di clausura, maschili e femminili, ed ha esortato a non far mancare loro il sostegno spirituale e materiale, affinché possano compiere la loro missione, “quella di mantenere viva nella Chiesa l’ardente attesa del ritorno di Cristo”. (S.L.) (Agenzia Fides 20/11/2006 - righe 26, parole 381) Il testo integrale del discorso del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=645 20 novembre 2006 – Discorso al Presidente della Repubblica Italiana in Visita ufficiale VATICANO - Papa Benedetto XVI riceve il Presidente della Repubblica Italiana: “Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato. E’ nell’uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale”. E’ una delle riflessioni contenute nel discorso che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ricevuto in Visita ufficiale lunedì 20 novembre, al termine del colloquio privato. Nel discorso il Papa ha ricordato “quel particolare 15 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST legame di fede e di storia, che da secoli lega l’Italia al Successore dell’apostolo Pietro, il quale ha in questo Paese, non senza disposizione della Divina Provvidenza, la sua sede”. La consuetudine di reciproche visite fra il Successore di Pietro e la più alta Carica dello Stato italiano, in questa circostanza “consente una particolare sosta di riflessione sulle ragioni profonde degli incontri che avvengono fra i rappresentanti della Chiesa e quelli dello Stato”, ha sottolineato il Santo Padre, richiamando la Costituzione pastorale "Gaudium et spes" che afferma: “La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane” (n. 76). Papa Benedetto XVI ha quindi affermato che la sollecitudine della comunità civile nei riguardi del bene dei cittadini “non si può limitare ad alcune dimensioni della persona”, in quanto “l’uomo si presenta di fronte allo Stato anche con la sua dimensione religiosa”, ed ha proseguito: “La libertà religiosa è pertanto un diritto non solo del singolo, ma altresì della famiglia, dei gruppi religiosi e della stessa Chiesa e l’esercizio di questo diritto ha un influsso sui molteplici ambiti e situazioni in cui il credente viene a trovarsi e ad operare”. “La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira ad una supremazia autoritaria su di essi, ma è piuttosto la condizione affinché… si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all’Italia e ad ogni Paese in cui essa è presente. Tale servizio alla società, che consiste principalmente nel ‘dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente’ offrendo alla loro vita la luce della fede, la forza della speranza e il calore della carità, si esprime anche nei riguardi dell’ambito civile e politico”. Il Santo Padre ha poi ricordato l’apporto specifico dato principalmente dai fedeli laici attraverso il loro impegno nel fronteggiare le grandi sfide attuali, “rappresentate dalle guerre e dal terrorismo, dalla fame e dalla sete, dalla estrema povertà di tanti esseri umani, da alcune terribili epidemie, ma anche dalla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione”. Papa Benedetto XVI ha concluso augurando che “la Nazione italiana sappia avanzare sulla via dell'autentico progresso e possa offrire alla Comunità internazionale il suo prezioso contributo, promuovendo sempre quei valori umani e cristiani che sostanziano la sua storia, la sua cultura, il suo patrimonio ideale, giuridico e artistico, e che sono tuttora alla base dell’esistenza e dell’impegno dei suoi cittadini”. (S.L.) (Agenzia Fides 21/11/2006 - Righe 38, parole 561) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=646 22 novembre 2006 – Udienza generale VATICANO - Il Santo Padre conclude le riflessioni sull’Apostolo Paolo: “Paolo si convertì, nel contempo, a Cristo e alla Chiesa. Di qui si comprende perché la Chiesa sia stata poi così presente nei pensieri, nel cuore e nell’attività di Paolo” - Appello per la pace in Libano Città del Vaticano (Agenzia Fides) - All’udienza generale di mercoledì 22 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI ha concluso le riflessioni sull’Apostolo Paolo prendendo in considerazione “una delle componenti decisive della sua attività e uno dei temi più importanti del suo pensiero: la realtà della Chiesa”. Il primo contatto di Paolo con la persona di Gesù avvenne attraverso la comunità cristiana di Gerusalemme, di cui divenne un acceso persecutore. “La storia ci dimostra che a Gesù si giunge normalmente passando attraverso la Chiesa!” ha detto il Papa, e anche Paolo incontrò la Chiesa prima di incontrare Gesù, tuttavia questo contatto provocò in lui una violenta repulsione. “Per Paolo, l’adesione alla Chiesa fu propiziata da un diretto intervento di Cristo, il quale, rivelandoglisi sulla via di Damasco, si immedesimò con la Chiesa e gli fece capire che perseguitare la Chiesa era perseguitare Lui, il Signore”. Paolo allora si convertì contemporaneamente a Cristo e alla Chiesa, e si capisce quindi perché la Chiesa sia stata poi così presente nei suoi pensieri, nel cuore e nella sua attività. In primo luogo Paolo “fondò parecchie Chiese nelle varie città in cui si recò come evangelizzatore”, e mantenne i legami con queste Comunità “in maniera non fredda e burocratica, ma intensa e appassionata… Altre volte dimostra nei loro confronti un vero e proprio sentimento non solo di 16 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST paternità ma addirittura di maternità”. Inoltre nelle sue “Lettere” Paolo illustra la sua dottrina sulla Chiesa definendola, primo tra gli autori cristiani del I secolo, come “corpo di Cristo”. “Paolo ci fa capire che esiste non solo un'appartenenza della Chiesa a Cristo - ha detto il Papa -, ma anche una certa forma di equiparazione e di immedesimazione della Chiesa con Cristo stesso. E’ da qui, dunque, che deriva la grandezza e la nobiltà della Chiesa, cioè di tutti noi che ne facciamo parte: dall'essere noi membra di Cristo, quasi una estensione della sua personale presenza nel mondo. E da qui segue, naturalmente, il nostro dovere di vivere realmente in conformità con Cristo”. Paolo rivolge diverse esortazioni a proposito dei vari carismi che animano e strutturano la comunità cristiana, “tutti riconducibili ad una sorgente unica, che è lo Spirito del Padre e del Figlio... Importante, però, è che tutti i carismi cooperino insieme per l'edificazione della comunità e non diventino invece motivo di lacerazione”. Papa Benedetto XVI ha quindi proseguito: “sottolineare l'esigenza dell'unità non significa sostenere che si debba uniformare o appiattire la vita ecclesiale secondo un unico modo di operare... Tutto deve concorrere a costruire ordinatamente il tessuto ecclesiale, non solo senza ristagni, ma anche senza fughe e senza strappi”. Infine Paolo presenta la Chiesa “come sposa di Cristo” riprendendo un’antica metafora profetica: “questo per dire quanto intimi siano i rapporti tra Cristo e la sua Chiesa, sia nel senso che essa è oggetto del più tenero amore da parte del suo Signore, sia anche nel senso che l'amore dev'essere scambievole e che quindi noi pure, in quanto membra della Chiesa, dobbiamo dimostrare appassionata fedeltà nei confronti di Lui.” Concludendo la sua catechesi, il Santo Padre ha messo in evidenza il rapporto di comunione: “quello per così dire verticale tra Gesù Cristo e tutti noi, ma anche quello orizzontale tra tutti coloro che si distinguono nel mondo per il fatto di ‘invocare il nome del Signore nostro Gesù Cristo’… Un non cristiano che entra in una nostra assemblea alla fine dovrebbe poter dire: "Veramente Dio è con voi". Preghiamo il Signore di essere così, in comunione con Cristo e in comunione tra noi.” Al termine dei saluti nelle diverse lingue, Papa Benedetto XVI ha lanciato il seguente appello per il Libano: “Ho appreso con profondo dolore la notizia dell'assassinio dell'Onorevole Pierre Gemayel, Ministro dell'Industria del Governo Libanese. Nel condannare fermamente tale brutale attentato, assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza spirituale alla famiglia in lutto e all'amato popolo libanese. Di fronte alle forze oscure che cercano di distruggere il Paese, invito tutti i Libanesi a non lasciarsi vincere dall'odio bensì a rinsaldare l'unità nazionale, la giustizia e la riconciliazione, e a lavorare insieme per costruire un futuro di pace. Invito infine i Responsabili dei Paesi che hanno a cuore le sorti di quella Regione a contribuire ad una soluzione globale e negoziata delle diverse situazioni di ingiustizia che la segnano da ormai troppi anni.” (S.L.) (Agenzia Fides 23/11/2006, righe 48, parole 717) Il testo integrale della catechesi del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=647 23 novembre 2006 – Udienza a Sua Grazia il Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, Primate della Comunione Anglicana VATICANO - Papa Benedetto XVI riceve in udienza l’Arcivescovo di Canterbury, Primate della Comunione Anglicana: “il mondo ha bisogno della nostra testimonianza e della forza che viene da una proclamazione univoca del Vangelo” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Grazia il Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, Primate della Comunione Anglicana, e il suo Seguito. Al termine dell’incontro, nella Cappella "Redemptoris Mater" del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre ha presieduto la Celebrazione dell’Ora Media a cui ha partecipato l’Arcivescovo di Canterbury con la Delegazione al Seguito. Nel suo discorso durante l’udienza, Papa Benedetto XVI ha ricordato la lunga storia delle relazioni tra la Sede di Roma e la Sede di Cantebury, “che iniziarono quando Papa Gregorio Magno inviò Sant’Agostino nella terra degli Anglosassoni, più di 1400 anni fa”, ed ha ringraziato per la presenza dei rappresentanti della Comunione Anglicana ai funerali di Papa Giovanni Paolo II e all’inizio del suo Pontificato. 17 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST “La Sua visita alla Santa Sede coincide con il quarantesimo anniversario della visita dell’allora Arcivescovo di Canterbury, Dott. Michael Ramsey, a Papa Paolo VI” ha ricordato il Santo Padre, sottolineando come quella visita fu contrassegnata da grandi promesse in ordine all’inizio del dialogo tra la Comunione Anglicana e la Chiesa Cattolica per la ricerca della piena visibile unità. “C’è molto nelle nostre relazioni degli ultimi quaranta anni per cui dobbiamo rendere grazie” ha proseguito Papa Benedetto XVI, che ha ricordato il lavoro portato avanti dal punto di vista teologico, l’amicizia e le buone relazioni tra Cattolici e Anglicani che esistono in molti luoghi, le visite dell’Arcivescovo di Canterbury alla Santa Sede, la creazione di una Commissione congiunta di Vescovi “per discernere le vie appropriate attraverso cui esprimere nella vita ecclesiale i progressi che sono già stati fatti”. “Nell’attuale contesto tuttavia - ha proseguito il Papa - e soprattutto nel mondo occidentale secolarizzato, ci sono molte pressioni ed influenze negative che colpiscono le comunità Cristiane e Anglicane”. Alcune difficoltà interessano la Comunione Anglicana al suo interno, arrivando addirittura a metterne in discussione il futuro, mentre il dibattito su altri temi, come il ministero ordinato ed alcuni insegnamenti morali, coinvolge anche le relazioni tra Comunione Anglicana e Chiesa Cattolica. “Riteniamo che questi argomenti, attualmente in discussione all’interno della Comunione Anglicana, siano di vitale importanza per l’annuncio del Vangelo nella sua integrità, e che l’attuale discussione condizionerà il futuro delle nostre relazioni” ha proseguito il Papa, esprimendo il fervido augurio che la Comunione Anglicana si mantenga saldamente ancorata al Vangelo e alla Tradizione Apostolica, “che formano il nostro patrimonio comune e sono le basi della nostra comune aspirazione a lavorare per la piena visibile unità”. Nella parte conclusiva del suo discorso, Papa Benedetto XVI ha messo in evidenza che “il mondo ha bisogno della nostra testimonianza e della forza che viene da una proclamazione univoca del Vangelo”, ed ha esortato a proseguire il dialogo teologico, anche tra le attuali difficoltà. (S.L.) (Agenzia Fides 23/11/2006 - Righe 35, parole 468) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in inglese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=648 Il testo della Dichiarazione comune, in inglese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/bxvi_rwilliams_231106.html 23 novembre 2006 - Telegramma di cordoglio per le vittime della catastrofe nella miniera di Halema a Ruda Śląska (Polonia) VATICANO - Telegramma di cordoglio del Santo Padre Benedetto XVI per le vittime della catastrofe nella miniera di Halema a Ruda Śląska (Polonia) Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato, tramite il Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, un telegramma di cordoglio al Metropolita di Katowice, Sua Ecc. Mons. Damian Zimoń, per le vittime della catastrofe, avvenuta ieri pomeriggio, nella miniera di Halema a Ruda Śląska (Polonia). Nel testo si afferma che Sua Santità Benedetto XVI ha appreso con dolore la notizia della catastrofe, e “affida le anime dei morti alla misericordia di Dio, chiedendo di accogliere l’offerta della loro fatica e della vita, e di introdurli nella sua gloria. Alla protezione divina raccomanda coloro che - come speriamo - sono salvi. Con una affettuosa preghiera abbraccia le famiglie dei morti e tutti coloro che piangono la loro improvvisa scomparsa. Imparte loro la Benedizione Apostolica, che estende a tutta l’Arcidiocesi di Katowice. Dal Vaticano, 22 novembre 2006. Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato”. (S.L.) (Agenzia Fides 23/11/2006 - Righe 11, parole 151) 24 novembre 2006 – Udienza ai partecipanti alla XXI Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute VATICANO - Ai tanti malati infettivi occorre rispondere “con interventi concreti, che favoriscano la prossimità all’ammalato, rendano più viva l’evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori dei programmi economici e politici dei governi”: l’esortazione di Papa Benedetto XVI alla Conferenza promossa dal Pontificio Consiglio per la pastorale della Salute 18 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Benedetto XVI ha definito “impressionante” sia il numero che la varietà di modi con cui le malattie infettive minacciano ancora oggi la vita umana. “Termini quali lebbra, peste, tubercolosi, AIDS, ebola evocano drammatici scenari di dolore e di paura” ha detto il Papa. La persistenza delle malattie infettive, nonostante i progressi della scienza e della tecnologia medica, pur mettendo in risalto “i limiti inevitabili della condizione umana”, non deve però far arrendere l’uomo “nel cercare mezzi e modalità d’intervento più efficaci per combattere questi mali e per ridurre i disagi di quanti ne sono vittime”. Ricevendo in udienza, venerdì 24 novembre, i partecipanti alla XXI Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute sul tema: "Gli aspetti pastorali della cura delle malattie infettive", il Santo Padre ha ricordato le “schiere di uomini e donne” che hanno messo a disposizione dei malati le loro competenze e la loro generosità, tra cui molte persone consacrate che sono giunte anche al sacrificio della vita. Tuttavia non si possono dimenticare “i tanti malati infettivi costretti a vivere segregati, e talora segnati da uno stigma che li umilia”, la cui situazione è aggravata ulteriormente dalla disparità delle condizioni sociali ed economiche tra il Nord e il Sud del mondo. A tali situazioni “è importante rispondere con interventi concreti - ha detto il Santo Padre -, che favoriscano la prossimità all’ammalato, rendano più viva l’evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori dei programmi economici e politici dei governi”. La Comunità ecclesiale è chiamata in primo luogo alla prossimità nei confronti del malato colpito da malattie infettive, sull’esempio di Cristo che “rompendo con le prescrizioni del tempo, non solo si lasciava avvicinare dai lebbrosi ma li ristabiliva nella salute e nella loro dignità di persone”. Molti suoi discepoli lungo gli oltre due mila anni di storia cristiana lo hanno imitato, e Papa Benedetto XVI ha ricordato il bacio al lebbroso di Francesco d’Assisi, il beato Damiano De Veuster, morto nell’isola di Molokai mentre assisteva i lebbrosi, la beata Teresa di Calcutta, le religiose italiane uccise dal virus dell’ebola, e i tanti promotori di iniziative a favore dei malati infettivi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. “Attraverso l’esercizio della carità verso chi soffre - ha proseguito il Papa -, siano resi visibili i valori ispirati ad autentica umanità e al Vangelo: la dignità della persona, la misericordia, l’identificazione di Cristo al malato. Ogni intervento resta insufficiente, se in esso non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo.” Quindi il Papa ha sottolineato come “tra i pregiudizi che ostacolano o limitano un aiuto efficace alle vittime di malattie infettive c’è l’atteggiamento di indifferenza e persino di esclusione e rigetto nei loro confronti, che emerge a volte nella società del benessere”, favorito dai mass media che presentano uomini e donne “preoccupati prevalentemente della bellezza fisica, della salute e della vitalità biologica”. Tale tendenza porta “a porre se stessi al centro, a chiudersi nel proprio piccolo mondo, a rifuggire dall’impegnarsi nel servire chi è nel bisogno”. E’ quindi necessaria “una pastorale capace di sostenere i malati nell’affrontare la sofferenza, aiutandoli a trasformare la propria condizione in un momento di grazia per sé e per gli altri, attraverso una viva partecipazione al mistero di Cristo”. Infine Papa Benedetto XVI ha richiamato la necessità di instaurare una profonda collaborazione con le varie istanze pubbliche, “perché venga attuata la giustizia sociale in un delicato settore come quello della cura e dell’assistenza ai malati infettivi”. (S.L.) (Agenzia Fides 25/11/2006 - Righe 41, parole 589) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=649 25 novembre 2006 – Udienza ai partecipanti al Convegno promosso dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) in occasione dei 40 anni della sua nascita VATICANO - Papa Benedetto XVI alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici: “Di fronte ad una multiforme azione tesa a scardinare le radici cristiane della civiltà occidentale, la peculiare funzione degli strumenti di comunicazione sociale di ispirazione cristiana è quella di educare l’intelligenza e formare l’opinione pubblica secondo lo spirito del Vangelo” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Di fronte ad una multiforme azione tesa a scardinare le radici cristiane della civiltà occidentale, la peculiare funzione degli strumenti di comunicazione sociale di ispirazione cristiana è quella di educare l’intelligenza e formare l’opinione pubblica secondo lo spirito del Vangelo. Loro compito è di servire con coraggio la verità, aiutando l’opinione pubblica a 19 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST guardare, a leggere e a vivere la realtà con gli occhi di Dio. Obiettivo del giornale diocesano è di offrire a tutti un messaggio di verità e di speranza, sottolineando fatti e realtà dove il Vangelo è vissuto, il bene e la verità trionfano, l’uomo con operosità e fantasia costruisce e ricostruisce il tessuto umano delle piccole realtà comunitarie”. Sono le indicazioni del Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno promosso dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) in occasione dei 40 anni della sua nascita. Il Papa ha ricevuto in udienza, sabato 25 novembre in fine mattinata, i Direttori delle oltre 160 testate diocesane italiane, il Direttore e ai giornalisti dell’agenzia Sir e il Direttore del quotidiano Avvenire, che erano accompagnati da Sua Ecc. Mons. Giuseppe Betori, Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, e da don Giorgio Zucchelli, Presidente della FISC. Il Santo Padre ha ringraziato i settimanali diocesani per l’opera di sensibilizzazione che svolgono presso i fedeli “nei confronti delle iniziative di bene del Successore di Pietro per le necessità della Chiesa universale” ed ha sottolineato che tali periodici “costituiscono un prezioso veicolo di informazione e un mezzo di penetrazione evangelica”, in quanto, attraverso una capillare diffusione, essi possono giungere “anche là dove non si riesce ad incidere con i tradizionali strumenti della pastorale”. “Continuate a fare delle vostre testate una rete di collegamento che faciliti le relazioni e l’incontro tra i singoli cittadini e le istituzioni, tra le associazioni, i diversi gruppi sociali, le parrocchie e i movimenti ecclesiali. Continuate ad essere "giornali della gente e tra la gente", palestre di confronto e di dibattito leale fra opinioni diverse, così da favorire un autentico dialogo, indispensabile per la crescita della comunità civile ed ecclesiale” ha esortato ancora il Papa, ricordando che per portare a compimento tale importante compito è necessario coltivare un rapporto costante e profondo con Cristo nella preghiera, nell’ascolto della sua Parola e in una intensa vita sacramentale, mantenendosi membri attivi e responsabili della comunità ecclesiale in comunione con i Pastori. “Voi non svolgete un "qualsiasi lavoro", ma siete "cooperatori" della grande missione evangelizzatrice della Chiesa - ha concluso Papa Benedetto XVI -. Le difficoltà che non mancano, gli ostacoli che talora possono persino apparire insormontabili, non vi scoraggino mai. L’esperienza del passato dimostra che la gente ha bisogno di fonti d’informazione come le vostre testate”. (S.L.) (Agenzia Fides 27/11/2006 Righe 32, parole 448) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, in italiano http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=651 26 novembre 2006 - Angelus VATICANO - Il Papa all’Angelus nella solennità di Cristo Re ricorda che “Egli non è venuto a dominare su popoli e territori, ma a liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato e riconciliarli con Dio” ed invita a pregare per il suo viaggio in Turchia “perché questo pellegrinaggio possa portare tutti i frutti che Dio desidera” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nell’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa celebra la solennità di Cristo Re dell’Universo, ed il Santo Padre Benedetto XVI ha preso spunto dal brano evangelico della Messa del giorno per il suo discorso prima di recitare l’Angelus con i fedeli riuniti in piazza San Pietro. Il Vangelo proponeva un brano dell’interrogatorio di Ponzio Pilato a Gesù, accusato di essersi proclamato "re dei Giudei". “Alle domande del governatore romano, Gesù rispose affermando di essere sì re, ma non di questo mondo - ha spiegato il Santo Padre -. Egli non è venuto a dominare su popoli e territori, ma a liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato e riconciliarli con Dio.” La verità che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo con la sua intera esistenza è che “Dio è amore: è questa dunque la verità a cui Egli ha reso piena testimonianza con il sacrificio della sua stessa vita sul Calvario. La Croce è il ‘trono’ dal quale ha manifestato la sublime regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del ‘principe di questo mondo’ e ha instaurato definitivamente il Regno di Dio”. Questo Regno si manifesterà in pienezza alla fine dei tempi, quando “il Figlio consegnerà il Regno al Padre e finalmente Dio sarà ‘tutto in tutti’. La via per giungere a questa meta è lunga - ha proseguito il Santo Padre - e non ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni persona liberamente accolga la verità dell’amore di 20 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l’amore che la verità non si impongono mai: bussano alla porta del cuore e della mente e, dove possono entrare, apportano pace e gioia”. Quindi il Santo Padre ha invitato a chiedere l’intercessione della Vergine Maria, “associata in modo singolarissimo” alla regalità di Cristo, “affinché l’amore di Dio possa regnare in tutti i cuori e si compia il suo disegno di giustizia e di pace”. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha parlato del suo imminente pellegrinaggio in Turchia con queste parole: “Come sapete, nei prossimi giorni mi recherò in visita in Turchia. Fin d’ora desidero inviare un saluto cordiale al caro Popolo turco, ricco di storia e di cultura; a tale Popolo e ai suoi rappresentanti esprimo sentimenti di stima e di sincera amicizia. Con viva emozione attendo di incontrare la piccola Comunità cattolica, che mi è sempre presente nel cuore, e di unirmi fraternamente alla Chiesa Ortodossa, in occasione della festa dell’apostolo sant’Andrea. Con fiducia mi pongo sulle orme dei miei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II; ed invoco la celeste protezione del beato Giovanni XXIII, che fu per dieci anni Delegato Apostolico in Turchia e nutrì per quella Nazione affetto e stima. A tutti voi domando di accompagnarmi con la preghiera, perché questo pellegrinaggio possa portare tutti i frutti che Dio desidera”. Quindi Papa Benedetto XVI ha ricordato che il 1° dicembre si celebrerà la Giornata Mondiale contro l’AIDS: “Auspico vivamente che tale circostanza favorisca un’accresciuta responsabilità nella cura della malattia, insieme all’impegno di evitare ogni discriminazione nei confronti di quanti ne sono colpiti”. Al termine dei saluti ai pellegrini di lingua italiana, il Santo Padre ha salutato i direttori di coro, musicisti e cantori partecipanti al XXVIII Congresso Nazionale di Musica Sacra. “Cari amici, sono lieto che abbiate commemorato, a 50 anni dalla morte, il grande Maestro Lorenzo Perosi, che è stato Direttore della Cappella Sistina e ha lasciato opere musicali di altissima ispirazione religiosa - ha detto il Papa -. Vi auguro di essere autentici evangelizzatori con l’espressione della bellezza e dell’armonia della vostra arte musicale.” (S.L.) (Agenzia Fides 27/11/2006 - righe 40, parole 609) Il testo integrale del discorso del Santo Padre http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=650http://www.evangeliza tio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=650 27 novembre 2006 – Messaggio ai partecipanti al Summit di Cultura in Asia VATICANO - “L’evangelizzazione e l’inculturazione sono due realtà inseparabili”, Messaggio del Papa ai partecipanti al Summit di Cultura in Asia Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Dopo l'incontro dei Centri Culturali Cattolici in India, il Pontificio Consiglio della Cultura continua la sua rotta verso oriente, sulle orme di San Francesco Saverio, per andare in Indonesia, a Bali, dove dal 26 è in corso un incontro dei Membri e Consultori del Pontificio Consiglio per la Cultura e dei Presidenti delle Commissioni Episcopali Nazionali per la Cultura, che si concluderà il 30 novembre. Ai responsabili della cultura delle Chiese dell'Asia, riuniti in questo mini-sinodo monografico su temi come l'evangelizzazione della cultura e l’inculturazione del Vangelo, il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato un messaggio. “Sono convinto che ci sia un grande bisogno per tutta la Chiesa di riscoprire la gioia dell’evangelizzazione, diventare una comunità ispirata con zelo missionario per far conoscere ed amare sempre più Gesù”, ha detto il Papa. “Ovviamente”, ha continuato, “questa evangelizzazione deve essere accompagnata da un impegno verso un dialogo sincero ed autentico tra le culture e le religioni, contrassegnato dal rispetto, dalla reciprocità, dall’apertura e dalla carità”. L’esortazione finale che Benedetto XVI rivolge ai partecipanti al summit sottolinea il fatto che “l’evangelizzazione e l’inculturazione costituiscono due realtà inseparabili, entrambi gli elementi devono essere presenti se il Vangelo di Cristo deve davvero essere incarnato nelle vite delle persone di ogni razza, nazione, tribù e lingua.” Nel suo intervento di apertura, il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dopo un'introduzione teologica sui concetti inseparabili di inculturazione del Vangelo ed evangelizzazione della cultura, ha affrontato le principali sfide che il continente asiatico presenta all'evangelizzazione della cultura, elencando le 21 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST culture multietniche, plurireligise e complesse dell'Asia: Il Cristianesimo visto come religione straniera in Asia. Il Relativismo. Il Fondamentalismo. La violenza e la mancanza di libertà religiosa. L’impatto culturale della povertà, della disuguaglianza, della corruzione. Le sette e i nuovi movimenti religiosi. I giovani. Il ruolo dei Centri Culturali Cattolici. I popoli indigeni. I Mass Media e le comunicazioni. (AP) (27/11/2006 Agenzia Fides; Righe:32; Parole:346) Il messaggio del Santo Padre in inglese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=652 28 novembre 2006 – Primo giorno in Turchia e incontro con il Presidente per gli Affari Religiosi, Prof. Ali Bardakoğlu VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - “I cristiani e i musulmani, seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona. È questa la base del nostro reciproco rispetto e stima, questa è la base per la collaborazione al servizio della pace fra nazioni e popoli” Ankara (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato il suo 5° Viaggio internazionale in Turchia martedì 28 novembre. All’arrivo all’aeroporto Esemboğa di Ankara, il Santo Padre è stato accolto dal Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan e dalle altre Autorità. Era presente anche il Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica della Turchia, Sua Ecc. Mons. Ruggero Franceschini, O.F.M. Cap., e il Segretario della Nunziatura Apostolica, Mons. Christophe-Zakhia ElKassis. Subito dopo il suo arrivo, il Santo Padre ha incontrato, in una sala dell’aeroporto, il Primo Ministro della Repubblica Turca, Erdoğan. Quindi il Santo Padre si è trasferito in auto al Mausoleo di Atatürk, che custodisce le spoglie di Mustafa Kemal "Atatürk", fondatore e primo Presidente della Repubblica Turca. Dopo aver reso omaggio al feretro, il Papa ha firmato il Libro d’Oro su cui ha scritto questa frase: “In questa terra, punto d’incontro e crocevia di religioni e culture, cerniera tra l’Asia e l’Europa, volentieri faccio mie le parole del Fondatore della Repubblica Turca per esprimere l’augurio: "Pace in Patria, pace nel mondo". Subito dopo il Papa si è recato al Palazzo Presidenziale di Ankara per la cerimonia di benvenuto e la visita al Presidente della Repubblica, Ahmet Necdet Sezer, quindi si è trasferito alla Guest House del Palazzo Presidenziale dove ha incontrato il Vice-Primo Ministro Mehmet Ali Şahin. Papa Benedetto XVI ha poi raggiunto la Presidenza per gli Affari Religiosi "Diyanet" di Ankara per l’incontro con il Presidente per gli Affari Religiosi, Prof. Ali Bardakoğlu, al quale hanno partecipato alcune Personalità della Comunità musulmana, tra cui il Gran Mufti di Ankara e il Gran Mufti di Istanbul, oltre a Cardinali e Vescovi del Seguito. Concluso l’incontro privato, il Santo Padre e il Presidente per gli Affari Religiosi si sono recati nella Conference Room della "Diyanet". Qui, dopo l’intervento del Presidente Ali Bardakoğlu, il Papa ha pronunciato un discorso nel quale ha ringraziato per l’accoglienza e si è rivolto al Presidente per gli Affari Religiosi, salutando con lui “tutti i musulmani della Turchia con particolare stima ed affettuosa considerazione”. “Il Suo Paese è molto caro ai cristiani - ha proseguito Papa Benedetto XVI -, molte delle primitive comunità della Chiesa furono fondate qui e vi raggiunsero la maturità, ispirate dalla predicazione degli Apostoli, particolarmente di san Paolo e di san Giovanni. La tradizione giunta sino a noi afferma che Maria, la Madre di Gesù, visse ad Efeso, nella casa dell'apostolo san Giovanni. Questa nobile terra ha visto, inoltre, una ragguardevole fioritura della civiltà islamica nei più svariati campi, inclusa la letteratura e l'arte, come pure le istituzioni. Vi sono tantissimi monumenti cristiani e musulmani che testimoniano il glorioso passato della Turchia.” Il Santo Padre ha quindi confidato di essersi preparato a questa visita con gli stessi sentimenti di affetto per il popolo turco espressi dal Beato Giovanni XXIII, allora l’Arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, che giungeva qui per adempiere all'incarico di Rappresentante Pontificio ad Istanbul, e ricordando le parole di Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita nel novembre 1979: “Mi domando se non sia urgente, proprio oggi in cui i cristiani e i musulmani sono entrati in un nuovo periodo della storia, riconoscere e sviluppare i vincoli spirituali che ci uniscono, al fine di 'promuovere e difendere insieme i valori morali, la pace e la libertà”. 22 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Papa Benedetto XVI ha quindi affermato: “I cristiani e i musulmani, seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona. È questa la base del nostro reciproco rispetto e stima, questa è la base per la collaborazione al servizio della pace fra nazioni e popoli, il desiderio più caro di tutti i credenti e di tutte le persone di buona volontà.” “I cristiani e i musulmani appartengono alla famiglia di quanti credono nell'unico Dio e che, secondo le rispettive tradizioni, fanno riferimento ad Abramo” ha proseguito il Santo Padre ricordando quanto afferma il Concilio Vaticano II. “Questa unità umana e spirituale nelle nostre origini e nei nostri destini ci sospinge a cercare un comune itinerario mentre facciamo la nostra parte in quella ricerca di valori fondamentali che è così caratteristica delle persone del nostro tempo. Come uomini e donne di religione, siamo posti di fronte alla sfida della diffusa aspirazione alla giustizia, allo sviluppo, alla solidarietà, alla libertà, alla sicurezza, alla pace, alla difesa dell'ambiente e delle risorse della terra… In particolare, possiamo offrire una risposta credibile alla questione che emerge chiaramente dalla società odierna, anche se essa è spesso messa da parte, la questione, cioè, riguardante il significato e lo scopo della vita, per ogni individuo e per l'intera umanità”. Papa Benedetto XVI ha quindi ribadito: “siamo chiamati ad operare insieme, così da aiutare la società ad aprirsi al trascendente” e “il modo migliore per andare avanti è quello di un dialogo autentico fra cristiani e musulmani, basato sulla verità ed ispirato dal sincero desiderio di conoscerci meglio l'un l'altro, rispettando le differenze e riconoscendo quanto abbiamo in comune”. Nella parte conclusiva del suo discorso, il Santo Padre ha citato Papa Gregorio VII che parlò della speciale carità che cristiani e musulmani si devono reciprocamente, ed ha proseguito: “La libertà di religione, garantita istituzionalmente ed effettivamente rispettata, sia per gli individui come per le comunità, costituisce per tutti i credenti la condizione necessaria per il loro leale contributo all'edificazione della società, in atteggiamento di autentico servizio, specialmente nei confronti dei più vulnerabili e dei poveri”. Infine ha auspicato che “possiamo giungere a conoscerci meglio, rafforzando i vincoli di affetto fra di noi, nel comune desiderio di vivere insieme in armonia, in pace e nella vicendevole fiducia”. (S.L.) (Agenzia Fides 29/11/2006 - righe 67, parole 938) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, plurilingue http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=653 28 novembre 2006 - Incontro con i Capi Missione del Corpo Diplomatico, nella Nunziatura apostolica di Ankara VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - L’incontro con il Corpo Diplomatico: “Sono lieto di essere oggi ospite della Turchia, giunto qui come amico e come apostolo del dialogo e della pace” Ankara (Agenzia Fides) - “Sono lieto di essere oggi ospite della Turchia, giunto qui come amico e come apostolo del dialogo e della pace” ha affermato il Santo Padre Benedetto XVI durante l’incontro con i Capi Missione del Corpo Diplomatico, nella Nunziatura apostolica di Ankara, la sera del 28 novembre. Nel suo discorso il Santo Padre ha innanzitutto rievocato il ricordo delle visite in Turchia dei suoi predecessori, il Papa Paolo VI, nel 1967, e il Papa Giovanni Paolo II, nel 1979, oltre a fare memoria del “Papa Benedetto XV, artefice infaticabile della pace nel corso del primo conflitto mondiale, e del Beato Giovanni XXIII, il papa "amico dei Turchi", che fu Delegato Apostolico in Turchia e poi Amministratore Apostolico del Vicariato latino di Istanbul”. Soffermandosi in particolare sull’impegno per la pace, il Papa ha detto che “la vera pace ha bisogno della giustizia, per correggere le disuguaglianze economiche e i disordini politici che sono sempre dei fattori di tensioni e minacce in tutta la società”. In particolare è necessario “rispettare le decisioni delle Istituzioni internazionali” ma soprattutto occorre giungere al “vero dialogo, cioè alla concertazione tra le esigenze delle parti coinvolte”, per adottare soluzioni politiche “accettabili e durature, rispettose delle persone e dei popoli”. Papa Benedetto XVI ha quindi rivolto un pensiero particolare al conflitto in Medio Oriente, incoraggiando gli sforzi dei numerosi Paesi che si sono impegnati nella ricostruzione della pace in Libano, fra cui la Turchia, e lanciando un nuovo appello alla comunità internazionale “perché non si sottragga alle sue responsabilità”. La Turchia è stata definita dal Papa “ponte fra l'Oriente e l'Occidente, fra il Continente asiatico e quello europeo, incrocio di culture e di religioni”. Nel secolo scorso si è dotata dei mezzi per 23 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST divenire “un grande Paese moderno” ha sottolineato ancora il Papa, ricordando la scelta di distinguere chiaramente la società civile e la religione, nell’autonomia e nel rispetto reciproco. La Costituzione turca riconosce infatti ad ogni cittadino i diritti alla libertà di culto e alla libertà di coscienza. “È compito delle Autorità civili in ogni Paese democratico garantire la libertà effettiva di tutti i credenti e permettere loro di organizzare liberamente la vita della propria comunità religiosa ha proseguito il Santo Padre -. Ovviamente, mi auguro che i credenti, a qualsiasi comunità religiosa appartengano, continuino a beneficiare di tali diritti, nella certezza che la libertà religiosa è una espressione fondamentale della libertà umana e che la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso e di arricchimento per tutti”. Per raggiungere questo scopo occorre che le religioni “non cerchino di esercitare direttamente un potere politico, poiché a questo non sono chiamate e, in particolare, che rinuncino assolutamente a giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica religiosa” ha detto ancora il Papa. Quindi Benedetto XVI ha rivolto un saluto alla comunità cattolica, “poco numerosa ma molto desiderosa di partecipare nel modo migliore allo sviluppo del Paese, specialmente attraverso l'educazione dei giovani, e l’edificazione della pace e l’armonia tra tutti i cittadini”. Il Santo Padre ha quindi richiamato la necessità del dialogo, onde “permettere alle diverse religioni di conoscersi meglio e di rispettarsi reciprocamente, al fine di agire sempre più al servizio delle aspirazioni più nobili dell'uomo, che è alla ricerca di Dio e della felicità”. Quindi ha espresso tutta la sua stima per i musulmani, “invitandoli a continuare ad impegnarsi insieme, grazie al reciproco rispetto, in favore della dignità di ogni essere umano e per la crescita di una società dove la libertà personale e l'attenzione nei confronti dell'altro permettano a ciascuno di vivere nella pace e nella serenità”. Dal momento che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore una missione spirituale, non intende intervenire nella vita politica o economica, tuttavia essa “si augura di far udire la propria voce nel concerto delle nazioni, perché venga sempre onorata la dignità fondamentale dell'uomo e specialmente dei più deboli”. Anche di fronte a fenomeni quali la globalizzazione, lo sviluppo delle scienze e della tecnica, è necessario porre “la dignità umana sempre più al centro delle nostre preoccupazioni” ha ribadito il Papa, che ha concluso il suo discorso auspicando che l'intesa fra le nazioni “contribuisca sempre di più a far crescere l'umanità dell'uomo, creato ad immagine di Dio”. (S.L.) (Agenzia Fides 29/11/2006 - righe 49, parole 713) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, plurilingue http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=654 29 novembre 2006 – Santa Messa al Santuario di Meryem Ana Evì VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - La Santa Messa al Santuario di Meryem Ana Evì: “Da qui, da Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima, eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli” Efeso (Agenzia Fides) - “Da qui, da Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima - che sappiamo essere amata e venerata anche dai musulmani - eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli”. Una accorata invocazione per la pace nel mondo è stata lanciata dal Santo Padre Benedetto XVI dal Santuario di Meryem Ana Evì (Casa della Madre Maria) a Efeso, dove la mattina di mercoledì 29 novembre ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica. “Da questo lembo della Penisola anatolica, ponte naturale tra continenti, invochiamo pace e riconciliazione anzitutto per coloro che abitano nella Terra che chiamiamo "santa", e che tale è ritenuta sia dai cristiani, che dagli ebrei e dai musulmani - ha detto ancora il Papa nell’omelia -. Pace per l’intera umanità!... Di questa pace universale abbiamo tutti bisogno; di questa pace la Chiesa è chiamata ad essere non solo annunciatrice profetica ma, più ancora, "segno e strumento". Proprio in questa prospettiva di universale pacificazione, più profondo ed intenso si fa l’anelito verso la piena comunione e concordia fra tutti i cristiani”. All’inizio dell’omelia, Papa Benedetto XVI ha sottolineato il motivo della celebrazione: “rendere lode al Signore per la divina maternità di Maria, mistero che qui a Efeso, nel Concilio ecumenico del 431, venne solennemente confessato e proclamato”. In questo luogo, meta di pellegrinaggio dei Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II, e dell’allora Rappresentante pontificio Angelo Roncalli, 24 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST il beato Giovanni XXIII, il Santo Padre ha ringraziato tutti i fedeli, venuti da diverse parti della Turchia e del mondo, per la presenza, la testimonianza e il servizio alla Chiesa.” Soffermandosi su Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, il Santo Padre ha ricordato che “la maternità di Maria, iniziata col fiat di Nazaret, si compie sotto la Croce… Vedendo dall’alto della croce la Madre e lì accanto il discepolo amato, il Cristo morente riconobbe la primizia della nuova Famiglia che era venuto a formare nel mondo, il germe della Chiesa e della nuova umanità… Il Figlio di Dio compì così la sua missione: nato dalla Vergine per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, al momento del ritorno al Padre lasciò nel mondo il sacramento dell’unità del genere umano”. Prendendo spunto dalla prima lettura proclamata poco prima, il Papa ha richiamato l’espressione dell’Apostolo delle genti scelta quale motto del viaggio apostolico: "Egli, Cristo, è la nostra pace" (Ef 2,14). “Paolo afferma non soltanto che Gesù Cristo ci ha portato la pace, ma che egli "è" la nostra pace” ha detto il Santo Padre, ricordando che Cristo è la grazia che trasforma l’uomo e il mondo, e la pace è frutto di questa trasformazione. “Paolo si sa inviato ad annunciare un "mistero", cioè un disegno divino che solo nella pienezza dei tempi, in Cristo, si è realizzato e rivelato: che cioè "i Gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo" (Ef 3,6). Questo "mistero" si realizza, sul piano storico-salvifico, nella Chiesa, quel Popolo nuovo in cui, abbattuto il vecchio muro di separazione, si ritrovano in unità giudei e pagani. Come Cristo, la Chiesa non è solo strumento dell’unità, ma ne è anche segno efficace. E la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, è la Madre di quel mistero di unità che Cristo e la Chiesa inseparabilmente rappresentano e costruiscono nel mondo e lungo la storia.” Infine, rivolgendosi alla comunità cattolica, il Papa ha detto: “Con questa visita ho voluto far sentire l’amore e la vicinanza spirituale non solo miei, ma della Chiesa universale alla comunità cristiana che qui, in Turchia, è davvero una piccola minoranza ed affronta ogni giorno non poche sfide e difficoltà”. Invitando a cantare, insieme a Maria, il "magnificat" della lode e del ringraziamento a Dio, il Santo Padre ha concluso: “Cantiamolo con gioia anche quando siamo provati da difficoltà e pericoli, come attesta la bella testimonianza del sacerdote romano Don Andrea Santoro, che mi piace ricordare anche in questa nostra celebrazione. Maria ci insegna che fonte della nostra gioia ed unico nostro saldo sostegno è Cristo, e ci ripete le sue parole: "Non temete", "Io sono con voi".” (S.L.) (Agenzia Fides 30/11/2006 - righe 48, parole 707) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, plurilingue http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=655 29 novembre 2006 - Visita di preghiera alla Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - L’incontro con S.S. Bartolomeo I: “Questo incontro rafforzi il nostro mutuo affetto e rinnovi il nostro comune impegno a perseverare nell'itinerario che porta alla riconciliazione e alla pace delle Chiese” Istanbul (Agenzia Fides) - Rientrato ad Instanbul, nel pomeriggio del 29 novembre il Santo Padre Benedetto XVI ha compiuto una visita di preghiera alla Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar, che sorge accanto al Patriarcato Ecumenico. Il Papa e il Patriarca Ecumenico sono entrati in Chiesa per un momento di Preghiera quindi, dopo il discorso del Patriarca Ecumenico S.S. Bartolomeo I, il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato un discorso di saluto. “Mi è di grande gioia essere fra di voi, fratelli in Cristo, in questa Chiesa Cattedrale, mentre preghiamo insieme il Signore e ricordiamo gli importanti eventi che hanno sostenuto il nostro impegno per lavorare alla piena unità di cattolici e ortodossi” ha detto Papa Benedetto XVI che ha poi ricordato “la coraggiosa decisione di rimuovere la memoria degli anatemi del 1054” ad opera di Papa Paolo VI e del Patriarca Atenagora. Su questo fondamento si sono sviluppate nuove relazioni fra le Chiese di Roma e Costantinopoli, contrassegnate da numerose dichiarazioni di impegno condiviso e da molti gesti significativi. “Mi rallegro, inoltre, di essere in questa terra così strettamente collegata con la fede cristiana, dove molte Chiese fiorirono nei tempi antichi” ha proseguito il Santo Padre, rievocando “la ricca messe di martiri, di teologi, di pastori, di monaci, e di santi uomini e donne che queste Chiese hanno generato attraverso i secoli”. In particolare Papa Benedetto XVI ha citato “gli insigni santi e pastori che hanno 25 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST vigilato sulla Sede di Costantinopoli, fra i quali san Gregorio di Nazianzo e san Giovanni Crisostomo, che anche l'Occidente venera come Dottori della Chiesa”, ed ha ricordato che “in questa parte del mondo orientale si sono tenuti i sette Concili Ecumenici che Ortodossi e Cattolici riconoscono come autorevoli per la fede e la disciplina della Chiesa”. Infine il Papa ha concluso auspicando che “questo incontro rafforzi il nostro mutuo affetto e rinnovi il nostro comune impegno a perseverare nell'itinerario che porta alla riconciliazione e alla pace delle Chiese”. (S.L.) (Agenzia Fides 30/11/2006 - righe 21, parole 326) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, plurilingue http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=656 30 novembre 2006 – Discorso dopo la Divina Liturgia bizantina nella Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - La Divina Liturgia nella festa di Sant’Andrea: “I nostri sforzi per edificare legami più stretti fra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse sono parte del compito missionario” Istanbul (Agenzia Fides) - Nella memoria liturgica dell’Apostolo Andrea, Patrono della Chiesa di Costantinopoli, giovedì 30 novembre il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nella Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar dove, accolto dal Patriarca Ecumenico, ha assistito alla Divina Liturgia bizantina. Dopo il discorso del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, il Santo Padre ha preso la parola: “Oggi, in questa Chiesa Patriarcale di san Giorgio, siamo in grado di sperimentare ancora una volta la comunione e la chiamata dei due fratelli, Simon Pietro e Andrea, nell'incontro fra il Successore di Pietro e il suo Fratello nel ministero episcopale, il capo di questa Chiesa, fondata secondo la tradizione dall'apostolo Andrea. Il nostro incontro fraterno sottolinea la relazione speciale che unisce le Chiese di Roma e di Costantinopoli quali Chiese Sorelle”. Papa Benedetto XVI ha ricordato i significativi passi compiuti per ristabilire i legami tra le due Chiese sorelle ad opera di Papa Paolo VI e del Patriarca Atenagora, cui sono seguite altre importanti iniziative dei loro successori. “In quello stesso spirito - ha detto il Papa -, la mia presenza qui oggi è destinata a rinnovare il comune impegno per proseguire sulla strada verso il ristabilimento - con la grazia di Dio - della piena comunione fra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli”. Simone, chiamato Pietro, e Andrea, erano dei pescatori “che Gesù chiamò a diventare pescatori di uomini” e che, prima della sua Ascensione, “inviò insieme agli altri Apostoli con la missione di fare discepole tutte le nazioni, battezzandole e proclamando i suoi insegnamenti” ha ricordato il Papa, che ha poi sottolineato come “questo incarico lasciatoci dai santi fratelli Pietro e Paolo è lungi dall'essere compiuto. Al contrario, oggi esso è ancora più urgente e necessario. Esso infatti riguarda non soltanto le culture toccate marginalmente dal messaggio del Vangelo, ma anche le culture europee da lunga data profondamente radicate nella tradizione cristiana. Il processo di secolarizzazione ha indebolita la tenuta di quella tradizione; essa anzi è posta in questione e persino rigettata. Di fronte a questa realtà, siamo chiamati, insieme con tutte le altre comunità cristiane, a rinnovare la consapevolezza dell'Europa circa le proprie radici, tradizioni e valori cristiani, ridando loro nuova vitalità.” Il Papa ha quindi evidenziato che “i nostri sforzi per edificare legami più stretti fra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse sono parte di questo compito missionario” in quanto “le divisioni esistenti fra i cristiani sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo”. “Solo attraverso la comunione fraterna tra i cristiani e attraverso il reciproco amore che il messaggio dell'amore di Dio per ogni uomo e donna diverrà credibile. Chiunque getti uno sguardo realistico al mondo cristiano oggi scoprirà l'urgenza di tale testimonianza.” Richiamando la vita di Pietro e di Andrea, Papa Benedetto XVI ha accennato al tema del servizio universale di Pietro e dei suoi Successori, che “ha sfortunatamente dato origine alle nostre differenze di opinione, che speriamo di superare, grazie anche al dialogo teologico, ripreso di recente”. Quindi ha rinnovato l’invito di Papa Giovanni Paolo II ad un dialogo fraterno per identificare “vie nelle quali il ministero petrino potrebbe essere oggi esercitato, pur rispettandone la natura e l'essenza”. L’apostolo Andrea, missionario in Asia Minore e nei territori a sud del Mar Nero, fino in Grecia, dove patì il martirio, “rappresenta l'incontro fra la cristianità primitiva e la cultura greca” ha 26 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST sottolineato il Papa. Come Pietro, anche Andrea subì il martirio. “Dal suo esempio apprendiamo che il cammino di ogni singolo cristiano, come quello della Chiesa tutta intera, porta a vita nuova, alla vita eterna, attraverso l'imitazione di Cristo e l'esperienza della croce”. La Chiesa di Roma e di Costantinopoli venerano insieme molti martiri “il cui sangue, secondo le celebri parole di Tertulliano, è divenuto seme di nuovi cristiani” ha detto Papa Benedetto XVI, ricordando che “anche il secolo appena trascorso ha visto coraggiosi testimoni della fede, sia in Oriente sia in Occidente. Anche oggi vi sono molti di tali testimoni in diverse parti del mondo. Li ricordiamo nella nostra preghiera e, in ogni modo possibile, offriamo loro il nostro sostegno, mentre chiediamo con insistenza a tutti i leader del mondo di rispettare la libertà religiosa come diritto umano fondamentale.” Infine il Santo Padre ha auspicato: “Che la nostra preghiera e le attività quotidiane siano ispirate dal fervente desiderio non soltanto di essere presenti alla Divina Liturgia, ma di essere in grado di celebrarla insieme, per prendere parte all'unica mensa del Signore, condividendo il medesimo pane e lo stesso calice”. (S.L.) (Agenzia Fides 1/12/2006 - righe 54, parole 760) Il testo integrale del discorso del Santo Padre, plurilingue http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=657 30 novembre 2006 - Firma della Dichiarazione Congiunta nella Sala del Trono del Patriarcato Ecumenico VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - Firmata la Dichiarazione Congiunta: “Rendiamo grazie all’Autore di ogni bene perché ci consente di esprimere la nostra gioia di sentirci fratelli e di rinnovare il nostro impegno in vista della piena comunione” Istanbul (Agenzia Fides) - Al termine della celebrazione della Divina Liturgia nella Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar, nella mattina di giovedì 30 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI e il Patriarca Ecumenico S.S. Bartolomeo I si sono recati nella Sala del Trono del Patriarcato Ecumenico per la firma della Dichiarazione Congiunta. Il testo, redatto in lingua francese, si apre con l’affermazione che l’incontro fraterno tra Benedetto XVI, Papa di Roma, e Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, “è opera di Dio e, in qualche modo, un dono venuto da Lui”. “Rendiamo grazie all’Autore di ogni bene perché ci consente, ancora una volta, nella preghiera e nello scambio, di esprimere la nostra gioia di sentirci fratelli e di rinnovare il nostro impegno in vista della piena comunione”. La Dichiarazione ricorda gli incontri avvenuti tra Papa Paolo VI ed il Patriarca Atenagora, “che hanno mostrato al mondo l’urgenza dell’unità e che hanno tracciato dei sentieri sicuri per giungere ad essa, nel dialogo, nella preghiera e nella vita ecclesiale quotidiana”. Richiama quindi gli incontri avvenuti tra i loro Successori e le relazioni riallacciate tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli dopo l’abolizione delle scomuniche, lanciando un appello ai fedeli perché prendano parte attiva, con la preghiera e con gesti significativi, al cammino verso la piena unità. Dopo aver espresso soddisfazione per la ripresa dell’attività della Commissione mista per il Dialogo teologico, Benedetto XVI e Bartolomeo I affermano che è loro impegno di Pastori dedicarsi alla missione di annunciare il Vangelo al mondo contemporaneo. Tale missione è “oggi più che mai attuale e necessaria, anche in paesi tradizionalmente cristiani”, a causa della “crescita della secolarizzazione, del relativismo e perfino del nichilismo, soprattutto nel mondo occidentale”. Tutto ciò esige “un rinnovato e potente annuncio del Vangelo, adatto alle culture del nostro tempo”. “Abbiamo valutato positivamente il cammino verso la formazione dell’Unione Europea” scrivono nella Dichiarazione e sottolineano che i protagonisti di questa grande iniziativa non possono mancare di considerare “gli aspetti che toccano la persona umana e i suoi diritti inalienabili, soprattutto la libertà religiosa”. “In Europa, cattolici ed ortodossi, pur rimanendo aperti alle altre religioni e al contributo che danno alla cultura, debbono unire i loro sforzi per preservare le radici, le tradizioni ed i valori cristiani, per assicurare il rispetto della storia, come pure per contribuire alla cultura dell’Europa futura, alla qualità delle relazioni umane a tutti i livelli”. Benedetto XVI e Bartolomeo I affermano quindi di aver rivolto lo sguardo “ai luoghi del mondo di oggi dove vivono i cristiani e alle difficoltà che debbono affrontare, in particolare la povertà, le guerre e il terrorismo, ma anche le diverse forme di sfruttamento dei poveri, degli emigrati, delle 27 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST donne e dei bambini”. Lanciano quindi un appello “ad intraprendere insieme azioni a favore del rispetto dei diritti dell’uomo, di ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, come pure per lo sviluppo economico, sociale e culturale”. La Dichiarazione ribadisce che “uccidere degli innocenti in nome di Dio è una offesa contro di Lui e contro la dignità umana” e sollecita l’impegno per un servizio rinnovato all’uomo e per la difesa di ogni vita umana. Uno dei temi che stanno particolarmente a cuore al Santo Padre ed al Patriarca Ecumenico è il ristabilimento della pace in Medio Oriente - dove “nostro Signore ha vissuto, ha sofferto, è morto ed è risuscitato” - affinché “si rafforzi la coesistenza cordiale tra le sue diverse popolazioni, tra le Chiese e le diverse religioni che vi si trovano”. A questo scopo incoraggiano rapporti più stretti tra i cristiani e un dialogo interreligioso “autentico e leale”, per combattere ogni forma di violenza e discriminazione. Preoccupazioni vengono infine espresse “davanti ai grandi pericoli per l’ambiente naturale” e “alle conseguenze negative per l’umanità e per tutto il creato che possono derivare da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti”: “Consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere”. Benedetto XVI e Bartolomeo I concludono la Dichiarazione con un pensiero rivolto ai fedeli delle due Chiese Sorelle ed un saluto in Cristo agli altri cristiani, assicurandoli “della nostra preghiera e della nostra disponibilità al dialogo e alla collaborazione”. (S.L.) (Agenzia Fides 1/12/2006 - righe 50, parole 719) Il testo integrale della Dichiarazione congiunta, in francese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=658 30 novembre 2006 - Visita al Museo di Santa Sofia, alla Moschea Blu ed alla Cattedrale Armena Apostolica VATICANO - Papa Benedetto XVI in Turchia - La visita al Museo di Santa Sofia, alla Moschea Blu ed alla Cattedrale Armena Apostolica Istanbul (Agenzia Fides) - Nel pomeriggio del 30 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI ha visitato il Museo di Santa Sofia di Istanbul, antica basilica bizantina dedicata alla Divina Sapienza, poi trasformata in moschea ed oggi museo, dove è stato accolto dal Presidente del Museo, che lo ha guidato nella visita. Prima di lasciare il Museo di Santa Sofia, il Papa ha firmato il Libro d’Oro. Quindi il Santo Padre si è recato alla vicina Moschea Sultanahmet - comunemente conosciuta con il nome di Moschea Blu per i suoi splendidi pannelli interni in ceramiche di Iznik blu e bianche - dove è stato accolto dal Mufti Mustafa Cagrici. La tappa successiva è stata alla Cattedrale Armena Apostolica di Istanbul, dedicata alla Santa Madre di Dio, dove Papa Benedetto XVI è stato accolto da Sua Beatitudine il Patriarca Mesrob II Mutafyan, ed ha partecipato alla Celebrazione della Parola, durante la quale ha pronunciato un discorso di saluto in cui tra l’altro ha detto: “ Il nostro incontro è ben più che un semplice gesto di cortesia ecumenica e di amicizia. È un segno della nostra speranza condivisa nelle promesse di Dio e del nostro desiderio di vedere adempiuta la preghiera che Gesù elevò per i suoi discepoli alla vigilia della sua passione e morte: "Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21)”. Sull’esempio di Gesù, che diede la propria vita sulla croce “per radunare nell'unità i figli di Dio dispersi, per abbattere i muri di divisione”… “i cristiani sono chiamati ad offrire un segno raggiante di speranza e di consolazione a questo mondo, così segnato da conflitti e da tensioni”. Papa Benedetto ha quindi esortato a “fare tutto il possibile per curare le ferite della separazione ed affrettare l'opera di ricostruzione dell'unità dei cristiani”, ringraziando il Signore “per la sempre più profonda relazione fraterna sviluppatasi fra la Chiesa Apostolica Armena e la Chiesa Cattolica”. All’uscita dalla Cattedrale, è stata svelata una lapide a forma di croce armena commemorativa della visita dei tre Pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Quindi il Patriarca ha accompagnato il Papa nel Salone delle Udienze del Patriarcato Armeno Apostolico dove è avvenuto l’incontro ufficiale e la presentazione delle rispettive delegazioni. 28 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Lasciata la Cattedrale Armena Apostolica, il Santo Padre si è recato alla Rappresentanza Pontificia di Istanbul, dove è stato accolto e salutato dagli Ordinari Cattolici della Turchia, accompagnati da una piccola rappresentanza di fedeli. Nella Sala delle Udienze ha quindi incontrato il Metropolita Siro-Ortodosso S.E. Filuksinos Yusuf Çetin, e quindi il Gran Rabbino di Turchia, S.E. Isak Haleva. Infine il Papa ha incontrato i Membri della Conferenza Episcopale cattolica turca e, al termine della cena, un gruppo di giovani delle comunità cattoliche locali. (S.L.) (Agenzia Fides 1/12/2006 - righe 32, parole 477) Il testo integrale del discorso del Santo Padre alla Cattedrale Armena Apostolica http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/pontefici/pontefice.php?id=659 VERBA PONTIFICIS Contemplazione “Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l’austera regola d’un monastero di clausura. Che cosa le spinge a un passo tanto impegnativo se non l’aver compreso, come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è "un tesoro" per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto (cfr Mt 13, 44)? In effetti, questi nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore. "Todo se pasa, Dios no se muda", scriveva la grande maestra spirituale santa Teresa d’Avila in un suo celebre testo. E dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l’esistenza”. (19 novembre 2006 – Angelus) Dialogo ecumenico “Ciò che, comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo. Non sono certamente il relativismo o il facile e falso irenismo che risolvono la ricerca ecumenica. Essi anzi la travisano e la disorientano. Va poi intensificata la formazione ecumenica partendo dai fondamenti della fede cristiana, cioè dall’annuncio dell’amore di Dio che si è rivelato nel volto di Gesù Cristo e contemporamente in Cristo ha svelato l’uomo all’uomo e gli ha fatto comprendere la sua altissima vocazione (cfr Gaudium et spes, 22). A queste due essenziali dimensioni dà sostegno la cooperazione pratica tra i cristiani, che "esprime vivamente quella unità che già vige tra di essi e pone in più piena luce il volto di Cristo servo" (Unitatis redintegratio, 12)”. (17 novembre 2006 - Udienza ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani) “In quello stesso spirito, la mia presenza qui oggi è destinata a rinnovare il comune impegno per proseguire sulla strada verso il ristabilimento – con la grazia di Dio – della piena comunione fra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli. Posso assicurarvi che la Chiesa Cattolica è pronta a fare tutto il possibile per superare gli ostacoli e per ricercare, insieme con i nostri fratelli e sorelle ortodossi, mezzi sempre più efficaci di collaborazione pastorale a tale scopo. I due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, erano dei pescatori che Gesù chiamò a diventare pescatori di uomini. Il Signore Risorto, prima della sua Ascensione, li inviò insieme agli altri Apostoli con la missione di fare discepole tutte le nazioni, battezzandole e proclamando i suoi insegnamenti (cfr Mt 28,19 ss; Lc 24,47; At 1,8). 29 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Questo incarico lasciatoci dai santi fratelli Pietro e Paolo è lungi dall'essere compiuto. Al contrario, oggi esso è ancora più urgente e necessario. Esso infatti riguarda non soltanto le culture toccate marginalmente dal messaggio del Vangelo, ma anche le culture europee da lunga data profondamente radicate nella tradizione cristiana. Il processo di secolarizzazione ha indebolita la tenuta di quella tradizione; essa anzi è posta in questione e persino rigettata. Di fronte a questa realtà, siamo chiamati, insieme con tutte le altre comunità cristiane, a rinnovare la consapevolezza dell'Europa circa le proprie radici, tradizioni e valori cristiani, ridando loro nuova vitalità. I nostri sforzi per edificare legami più stretti fra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse sono parte di questo compito missionario. Le divisioni esistenti fra i cristiani sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo. Alla vigilia della propria passione e morte, il Signore, attorniato dai discepoli, pregò con fervore che essi fossero uno, così che il mondo possa credere (cfr Gv 17,21). È solo attraverso la comunione fraterna tra i cristiani e attraverso il reciproco amore che il messaggio dell'amore di Dio per ogni uomo e donna diverrà credibile. Chiunque getti uno sguardo realistico al mondo cristiano oggi scoprirà l'urgenza di tale testimonianza”. (30 novembre 2006 – Discorso dopo la Divina Liturgia bizantina nella Chiesa Patriarcale di S. Giorgio al Fanar) Dialogo interreligioso “Come ho recentemente ricordato, "abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa" (Discorso all'incontro con gli Ambasciatori dei Paesi musulmani, Castel Gandolfo, 25 settembre 2006). Tale dialogo deve permettere alle diverse religioni di conoscersi meglio e di rispettarsi reciprocamente, al fine di agire sempre più al servizio delle aspirazioni più nobili dell'uomo, che è alla ricerca di Dio e della felicità. Desidero, per parte mia, di poter dire nuovamente durante questo viaggio in Turchia tutta la mia stima per i musulmani, invitandoli a continuare ad impegnarsi insieme, grazie al reciproco rispetto, in favore della dignità di ogni essere umano e per la crescita di una società dove la libertà personale e l'attenzione nei confronti dell'altro permettano a ciascuno di vivere nella pace e nella serenità. È così che le religioni potranno fare la loro parte nell'affrontare le numerose sfide con le quali le nostre società attualmente si confrontano. Sicuramente, il riconoscimento del ruolo positivo che svolgono le religioni in seno al corpo sociale può e deve spingere le nostre società ad approfondire sempre di più la loro conoscenza dell'uomo e a rispettarne sempre meglio la dignità, ponendolo al centro dell'azione politica, economica, culturale e sociale. Il nostro mondo deve prendere coscienza sempre più del fatto che tutti gli uomini sono profondamente solidali ed invitarli a porre in risalto le loro differenze storiche e culturali non per scontrarsi ma per rispettarsi reciprocamente”. (28 novembre 2006 - Incontro con i Capi Missione del “Corpo Diplomatico, nella Nunziatura apostolica di Ankara) cristiani e i musulmani, seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona. È questa la base del nostro reciproco rispetto e stima, questa è la base per la collaborazione al servizio della pace fra nazioni e popoli, il desiderio più caro di tutti i credenti e di tutte le persone di buona volontà. Per più di quarant'anni, l'insegnamento del Concilio Vaticano II ha ispirato e guidato l'approccio della Santa Sede e delle Chiese locali di tutto il mondo nei rapporti con i seguaci delle altre religioni. Seguendo la tradizione biblica, il Concilio insegna che tutto il genere umano condivide un'origine comune e un comune destino: Dio, nostro Creatore e termine del nostro pellegrinaggio terreno. I cristiani e i musulmani appartengono alla famiglia di quanti credono nell'unico Dio e che, secondo le rispettive tradizioni, fanno riferimento ad Abramo (cfr Concilio Vaticano II, Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate, 1,3). Questa unità umana e spirituale nelle nostre origini e nei nostri destini ci sospinge a cercare un comune itinerario, mentre facciamo la nostra parte in quella ricerca di valori fondamentali che è così caratteristica delle persone del nostro tempo. Come uomini e donne di religione, siamo posti di fronte alla sfida della diffusa aspirazione alla giustizia, allo sviluppo, alla solidarietà, alla libertà, alla sicurezza, alla pace, alla difesa dell'ambiente e delle risorse della terra. Ciò perché anche noi, mentre rispettiamo la legittima autonomia delle cose temporali, abbiamo un contributo specifico da offrire nella ricerca di soluzioni adatte a tali pressanti questioni. 30 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST In particolare, possiamo offrire una risposta credibile alla questione che emerge chiaramente dalla società odierna, anche se essa è spesso messa da parte, la questione, cioè, riguardante il significato e lo scopo della vita, per ogni individuo e per l'intera umanità. Siamo chiamati ad operare insieme, così da aiutare la società ad aprirsi al trascendente, riconoscendo a Dio Onnipotente il posto che Gli spetta. Il modo migliore per andare avanti è quello di un dialogo autentico fra cristiani e musulmani, basato sulla verità ed ispirato dal sincero desiderio di conoscerci meglio l'un l'altro, rispettando le differenze e riconoscendo quanto abbiamo in comune. Ciò contemporaneamente porterà ad un autentico rispetto per le scelte responsabili che ogni persona compie, specialmente quelle che attengono ai valori fondamentali e alle personali convinzioni religiose”. (28 novembre 2006 – Primo giorno in Turchia e incontro con il Presidente per gli Affari Religiosi, Prof. Ali Bardakoğlu) Fame nel mondo “E qui tocchiamo un punto molto dolente: il dramma della fame che, malgrado anche di recente sia stato affrontato nelle più alte sedi istituzionali, come le Nazioni Unite e in particolare la FAO, rimane sempre molto grave. L’ultimo Rapporto annuale della FAO ha confermato quanto la Chiesa sa molto bene dall’esperienza diretta delle comunità e dei missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimentazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame. Come far fronte a questa situazione che, pur denunciata ripetutamente, non accenna a risolversi, anzi, per certi versi si va aggravando? Certamente occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell’economia mondiale, che destina le maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione. Tale ingiustizia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati miei Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per incidere su larga scala è necessario "convertire" il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche. Tuttavia, ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di consumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese”. (12 novembre 2006 – Angelus) Formazione “La formazione integrale dei giovani è uno degli apostolati tradizionali della Compagnia di Gesù fin dalle sue origini; per questo è una missione di cui fin dall’inizio il Collegio Romano si è fatto carico. L’affidamento alla Compagnia di Gesù, a Roma presso la Sede Apostolica, del Collegio Germanico, del Seminario Romano, del Collegio Ungarico, unito al Germanico, del Collegio Inglese, del Collegio Greco, del Collegio Scozzese e del Collegio Irlandese, aveva l’intento di assicurare una formazione del clero di quelle nazioni, dove era infranta l’unità della fede e la comunione con la Sede Apostolica. Tuttora questi Collegi inviano, o quasi esclusivamente o in buon numero, i loro alunni all’Università Gregoriana, in continuità con quella missione originaria. A tali Collegi menzionati lungo la storia se ne sono aggiunti molti altri. Quanto mai impegnativo è dunque il compito che grava sulle vostre spalle, cari Professori e Docenti! Opportunamente quindi, dopo profonda riflessione avete redatto una "Dichiarazione d’Intenti", essenziale per un’istituzione come la vostra, perché indica sinteticamente la sua natura e missione. Sulla sua base state portando a termine il rinnovamento degli Statuti dell’Università e dei Regolamenti Generali, come anche degli Statuti e dei Regolamenti delle diverse Facoltà, Istituti e Centri. Questo contribuirà a meglio definire l’identità della Gregoriana, consentendo la redazione di programmi accademici più adeguati all’adempimento della missione che le è propria. Una missione facile e difficile insieme. Facile, perché l’identità e la missione della Gregoriana sono chiare fin dalle sue prime origini, sulla base delle indicazioni ribadite da tanti Romani Pontefici, tra i quali ben sedici furono alunni di questa Università. Missione al tempo stesso difficile, perché suppone costante fedeltà alla propria storia e tradizione, per non perdere le proprie radici storiche, e insieme apertura alla realtà attuale per rispondere, dopo un attento discernimento, con spirito creativo alle necessità della Chiesa e del mondo di oggi”. (3 novembre 2006 – Visita alla Pontificia Università Gregoriana) 31 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Libertà religiosa “Continente asiatico e quello europeo, di incrocio di culture e di religioni, si è dotata nel secolo scorso dei mezzi per divenire un grande Paese moderno, in particolare facendo la scelta di un regime di laicità, distinguendo chiaramente la società civile e la religione, così da permettere a ciascuna di essere autonoma nel proprio ambito, sempre rispettando la sfera dell'altra. Il fatto che la maggioranza della popolazione di questo Paese sia musulmana costituisce un elemento significativo nella vita della società di cui lo Stato non può che tener conto, ma la Costituzione turca riconosce ad ogni cittadino i diritti alla libertà di culto e alla libertà di coscienza. È compito delle Autorità civili in ogni Paese democratico garantire la libertà effettiva di tutti i credenti e permettere loro di organizzare liberamente la vita della propria comunità religiosa. Ovviamente, mi auguro che i credenti, a qualsiasi comunità religiosa appartengano, continuino a beneficiare di tali diritti, nella certezza che la libertà religiosa è una espressione fondamentale della libertà umana e che la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso e di arricchimento per tutti. Ciò implica, certo, che le religioni per parte loro non cerchino di esercitare direttamente un potere politico, poiché a questo non sono chiamate e, in particolare, che rinuncino assolutamente a giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica religiosa. Saluto a questo proposito la comunità cattolica di questo Paese, poco numerosa ma molto desiderosa di partecipare nel modo migliore allo sviluppo del Paese, specialmente attraverso l'educazione dei giovani, e l’edificazione della pace e dell’armonia tra tutti i cittadini”. (28 novembre 2006 - Incontro con i Capi Missione del Corpo Diplomatico, nella Nunziatura apostolica di Ankara) Malati “La persistenza delle malattie infettive che, nonostante i benefici effetti della prevenzione posta in essere sulla base del progresso della scienza, della tecnologia medica e delle politiche sociali, continuano a mietere numerose vittime, mette in risalto i limiti inevitabili della condizione umana. L’impegno umano, però, non deve mai arrendersi nel cercare mezzi e modalità d’intervento più efficaci per combattere questi mali e per ridurre i disagi di quanti ne sono vittime. Schiere di uomini e donne hanno, in passato, messo a disposizione di malati con patologie ripugnanti le loro competenze e la loro carica di umana generosità. Nell’ambito della Comunità cristiana numerose "sono state le persone consacrate che hanno sacrificato la loro vita nel servizio alle vittime di malattie contagiose, mostrando che la dedizione fino all'eroismo appartiene all'indole profetica della vita consacrata" (Esort. ap. Vita consecrata, 83). A così lodevoli iniziative e a così generosi gesti di amore si contrappongono tuttavia non poche ingiustizie. Come dimenticare i tanti malati infettivi costretti a vivere segregati, e talora segnati da uno stigma che li umilia? Tali deprecabili situazioni appaiono con maggiore gravità nella disparità delle condizioni sociali ed economiche tra il Nord e il Sud del mondo. Ad esse è importante rispondere con interventi concreti, che favoriscano la prossimità all’ammalato, rendano più viva l’evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori dei programmi economici e politici dei governi. In primo luogo, la prossimità al malato colpito da malattie infettive: è questo un obiettivo a cui la Comunità ecclesiale deve sempre tendere. L’esempio del Cristo che, rompendo con le prescrizioni del tempo, non solo si lasciava avvicinare dai lebbrosi ma li ristabiliva nella salute e nella loro dignità di persone, ha "contagiato" molti suoi discepoli lungo gli oltre due mila anni di storia cristiana. Il bacio al lebbroso di Francesco d’Assisi ha trovato imitatori non solo in personaggi eroici come il beato Damiano De Veuster, morto nell’isola di Molokai mentre assisteva i lebbrosi, o come la beata Teresa di Calcutta, oppure le religiose italiane uccise qualche anno fa dal virus dell’ebola, ma pure in tanti promotori di iniziative a favore dei malati infettivi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questa ricca tradizione della Chiesa cattolica va tenuta viva perché, attraverso l’esercizio della carità verso chi soffre, siano resi visibili i valori ispirati ad autentica umanità e al Vangelo: la dignità della persona, la misericordia, l’identificazione di Cristo al malato. Ogni intervento resta insufficiente, se in esso non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo”. (24 novembre 2006 – Udienza ai partecipanti alla XXI Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute sul tema: "Gli aspetti pastorali della cura delle malattie infettive") 32 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Pace “Oltre quarant'anni orsono, il Concilio Vaticano II scriveva che "la pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi al solo rendere stabile l'equilibrio delle forze contrastanti", ma "è il frutto dell'ordine impresso nell'umana società dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta" (Gaudium et spes, 78). In realtà, abbiamo imparato che la vera pace ha bisogno della giustizia, per correggere le disuguaglianze economiche e i disordini politici che sono sempre fattori di tensioni e minacce in tutta la società. Lo sviluppo recente del terrorismo e l'evoluzione di certi conflitti regionali, d'altra parte, hanno posto in evidenza la necessità di rispettare le decisioni delle Istituzioni internazionali ed anzi di sostenerle, dotandole in particolare di mezzi efficaci per prevenire i conflitti e per mantenere, grazie a forze di interposizione, zone di neutralità fra i belligeranti. Questo rimane, tuttavia, insufficiente se non si giunge al vero dialogo, cioè alla concertazione tra le esigenze delle parti coinvolte, al fine di giungere a soluzioni politiche accettabili e durature, rispettose delle persone e dei popoli. Penso, in modo particolare, al conflitto del Medio Oriente, che perdura in modo inquietante pesando su tutta la vita internazionale, con il rischio di veder espandersi conflitti periferici e diffondersi le azioni terroristiche; saluto gli sforzi di numerosi Paesi che si sono impegnati oggi nella ricostruzione della pace in Libano, e fra di essi la Turchia. Faccio appello ancora una volta, davanti a voi, Signore e Signori Ambasciatori, alla vigilanza della comunità internazionale perché non si sottragga alle sue responsabilità e dispieghi tutti gli sforzi necessari per promuovere, tra tutte le parti in causa, il dialogo, che solo permette di assicurare il rispetto verso gli altri, pur salvaguardando gli interessi legittimi e rifiutando il ricorso alla violenza. Come avevo scritto nel mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, "La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare e a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattazioni e fedeli alla parola data" (1° gennaio 2006, n. 6)”. (28 novembre 2006 Incontro con i Capi Missione del Corpo Diplomatico, nella Nunziatura apostolica di Ankara) Rifugiati “In tema di integrazione delle famiglie degli immigrati, sento il dovere di richiamare l'attenzione sulle famiglie dei rifugiati, le cui condizioni sembrano peggiorate rispetto al passato, anche per quanto riguarda proprio il ricongiungimento dei nuclei familiari. Nei campi loro destinati, alle difficoltà logistiche, a quelle personali legate ai traumi e allo stress emozionale per le tragiche esperienze vissute, si unisce qualche volta persino il rischio del coinvolgimento di donne e bambini nello sfruttamento sessuale, come meccanismo di sopravvivenza. In questi casi occorre un'attenta presenza pastorale che, oltre all'assistenza capace di lenire le ferite del cuore, offra un sostegno da parte della comunità cristiana in grado di ripristinare la cultura del rispetto e di far riscoprire il vero valore dell'amore. Occorre incoraggiare chi è interiormente distrutto a recuperare la fiducia in se stesso. Bisogna poi impegnarsi perché siano garantiti i diritti e la dignità delle famiglie e venga assicurato ad esse un alloggio consono alle loro esigenze. Ai rifugiati va chiesto di coltivare un atteggiamento aperto e positivo verso la società che li accoglie, mantenendo una disponibilità attiva alle proposte di partecipazione per costruire insieme una comunità integrata, che sia "casa comune" di tutti. Tra i migranti vi è una categoria da considerare in modo speciale: è quella degli studenti di altri Paesi, che si ritrovano lontani da casa, senza un'adeguata conoscenza della lingua, talora privi di amicizie e in possesso non raramente di borse di studio insufficienti. Ancor più grave diviene la loro condizione quando si tratta di studenti sposati. Con le sue Istituzioni la Chiesa si sforza di rendere meno dolorosa la mancanza del sostegno familiare di questi giovani studenti, e li aiuta ad integrarsi nelle città che li accolgono, mettendoli in contatto con famiglie pronte ad ospitarli e a facilitarne la reciproca conoscenza. Come ho avuto modo di dire in altra occasione, venire in aiuto degli studenti esteri è "un importante campo d'azione pastorale. Infatti, i giovani che lasciano il proprio Paese per motivo di studio vanno incontro a non pochi problemi e soprattutto al rischio di una crisi d'identità" (L'Osservatore Romano, 15 dicembre 2005). 33 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Cari fratelli e sorelle, possa la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato diventare utile occasione per sensibilizzare le Comunità ecclesiali e l'opinione pubblica sulle necessità e i problemi, come pure sulle potenzialità positive delle famiglie migranti. Rivolgo in modo speciale il mio pensiero a quanti sono direttamente coinvolti nel vasto fenomeno della migrazione, ed a coloro che spendono le loro energie pastorali a servizio della mobilità umana. La parola dell'apostolo Paolo: "caritas Christi urget nos" (2 Cor 5,14), li spinga a donarsi preferenzialmente ai fratelli e alle sorelle che più sono nel bisogno. Con questi sentimenti, invoco su ciascuno la divina assistenza ed a tutti imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica”. (15 novembre 2006 - Messaggio per la 93a Giornata Mondiale del Migrante) San Paolo “Guardando a Paolo, potremmo formulare così l’interrogativo di fondo: come avviene l’incontro di un essere umano con Cristo? E in che cosa consiste il rapporto che ne deriva? La risposta data da Paolo può essere compresa in due momenti. In primo luogo, Paolo ci aiuta a capire il valore assolutamente fondante e insostituibile della fede. Ecco che cosa scrive nella Lettera ai Romani: «Noi riteniamo che l'uomo viene giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge» (3,28). E così pure nella Lettera ai Galati: «L'uomo non è giustificato dalle opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo; perciò abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della Legge, poiché dalle opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno» (2,16). «Essere giustificati» significa essere resi giusti, cioè essere accolti dalla giustizia misericordiosa di Dio, ed entrare in comunione con Lui, e di conseguenza poter stabilire un rapporto molto più autentico con tutti i nostri fratelli: e questo sulla base di un totale perdono dei nostri peccati. Ebbene, Paolo dice con tutta chiarezza che questa condizione di vita non dipende dalle nostre eventuali opere buone, ma da una pura grazia di Dio: «Siamo giustificati gratuitamente per sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,24). Con queste parole san Paolo esprime il contenuto fondamentale della sua conversione, la nuova direzione della sua vita risultante dal suo incontro col Cristo risorto. Paolo, prima della conversione, non era stato un uomo lontano da Dio e dalla sua Legge. Al contrario, era un osservante, con una osservanza fedele fino al fanatismo. Nella luce dell’incontro con Cristo capì, però, che con questo aveva cercato di costruire se stesso, la sua propria giustizia, e che con tutta questa giustizia era vissuto per se stesso. Capì che un nuovo orientamento della sua vita era assolutamente necessario. E questo nuovo orientamento lo troviamo espresso nelle sue parole: «Questa vita che io vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Paolo, quindi, non vive più per sé, per la sua propria giustizia. Vive di Cristo e con Cristo: dando se stesso, non più cercando e costruendo se stesso. Questa è la nuova giustizia, il nuovo orientamento donatoci dal Signore, donatoci dalla fede. Davanti alla croce del Cristo, espressione estrema della sua autodonazione, non c’è nessuno che possa vantare se stesso, la propria giustizia fatta da sé, per sé! Altrove Paolo, riecheggiando Geremia, esplicita questo pensiero scrivendo: «Chi si vanta si vanti nel Signore» (1 Cor 1,31 = Ger 9,22s); oppure: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo» (Gal 6,14)”. (8 novembre 2006 – Udienza generale) “Paolo ci insegna anche un’altra cosa importante: egli dice che non esiste vera preghiera senza la presenza dello Spirito in noi. Scrive infatti: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare – quanto è vero che non sappiamo come parlare con Dio! - ; ma lo Spirito stesso intercede per noi con insistenza, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). È come dire che lo Spirito Santo, cioè lo Spirito del Padre e del Figlio, è ormai come l'anima della nostra anima, la parte più segreta del nostro essere, da dove sale incessantemente verso Dio un moto di preghiera, di cui non possiamo nemmeno precisare i termini. Lo Spirito, infatti, sempre desto in noi, supplisce alle nostre carenze e offre al Padre la nostra adorazione, insieme con le nostre aspirazioni più profonde. Naturalmente ciò richiede un livello di grande comunione vitale con lo Spirito. E’ un invito ad essere sempre più sensibili, più 34 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST attenti a questa presenza dello Spirito in noi, a trasformarla in preghiera, a sentire questa presenza e ad imparare così a pregare, a parlare col Padre da figli nello Spirito Santo”. (15 novembre 2006 – udienza generale) Santi e defunti “La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo (cfr Is 6,3). Nella seconda Lettura, l’apostolo Giovanni osserva: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3,1). E’ Dio, dunque, che per primo ci ha amati e in Gesù ci ha resi suoi figli adottivi. Nella nostra vita tutto è dono del suo amore: come restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero? Come non rispondere all’amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti? In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici”. (1 novembre 2006 – Omelia della Messa nella Solennità di Tutti i Santi) “Celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi e domani commemoreremo i fedeli defunti. Queste due ricorrenze liturgiche, molto sentite, ci offrono una singolare opportunità per meditare sulla vita eterna. L’uomo moderno l’aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita. L’esistenza umana però, per sua natura, è protesa a qualcosa di più grande, che la trascenda; è insopprimibile nell’essere umano l’anelito alla giustizia, alla verità, alla felicità piena. Dinanzi all’enigma della morte, sono vivi in molti il desiderio e la speranza di ritrovare nell’aldilà i propri cari. Come pure è forte la convinzione di un giudizio finale che ristabilisca la giustizia, l’attesa di un definitivo confronto in cui a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto”. (1 novembre 2006 – Angelus) Stato e Chiesa “La Sua odierna visita, Signor Presidente, non è solo la felice conferma di una ormai pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Successore di Pietro e la più alta Carica dello Stato italiano, ma riveste un importante significato, perché consente una particolare sosta di riflessione sulle ragioni profonde degli incontri che avvengono fra i rappresentanti della Chiesa e quelli dello Stato. Esse mi sembrano chiaramente esposte dal Concilio Vaticano II, che nella Costituzione pastorale "Gaudium et spes" afferma: "La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo" (n. 76). Si tratta di una visione condivisa anche dallo Stato italiano, che nella sua Costituzione afferma anzitutto che "lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani" e ribadisce poi che "i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi" (art. 7). Questa impostazione delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato ha ispirato anche l’Accordo che apporta modificazioni al Concordato Lateranense, firmato dalla Santa Sede e dall’Italia il 18 febbraio 1984, nel quale sono state riaffermate sia la indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa sia la "reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese (art. 1). Mi associo volentieri all’auspicio formulato da Lei, Signor Presidente, all’inizio del Suo mandato, che questa collaborazione possa continuare a svilupparsi concretamente. Sì, Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato. E’ nell’uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale. Questa sollecitudine della comunità civile nei riguardi del bene dei cittadini non si può limitare ad alcune dimensioni della persona, quali la salute fisica, il benessere economico, la formazione 35 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST intellettuale o le relazioni sociali. L’uomo si presenta di fronte allo Stato anche con la sua dimensione religiosa, che "consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l'essere umano si dirige immediatamente verso Dio" (Dignitatis humanae, 3). Tali atti "non possono essere né comandati, né proibiti" dall’autorità umana, la quale, al contrario, è tenuta a rispettare e promuovere questa dimensione: come ha autorevolmente insegnato il Concilio Vaticano II a proposito del diritto alla libertà religiosa, nessuno può essere costretto "ad agire contro la sua coscienza" né si può "impedirgli di agire in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso" (ibid.). Sarebbe però riduttivo ritenere che sia sufficientemente garantito il diritto di libertà religiosa, quando non si fa violenza o non si interviene sulle convinzioni personali o ci si limita a rispettare la manifestazione della fede che avviene nell’ambito del luogo di culto. Non si può infatti dimenticare che "la stessa natura sociale dell'essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitario" (ibid.). La libertà religiosa è pertanto un diritto non solo del singolo, ma altresì della famiglia, dei gruppi religiosi e della stessa Chiesa (cfr Dignitatis humanae, 4-5.13) e l’esercizio di questo diritto ha un influsso sui molteplici ambiti e situazioni in cui il credente viene a trovarsi e ad operare. Un adeguato rispetto del diritto alla libertà religiosa implica, dunque, l’impegno del potere civile a "creare condizioni propizie allo sviluppo della vita religiosa, cosicché i cittadini siano realmente in grado di esercitare i loro diritti attinenti la religione e adempiere i rispettivi doveri, e la società goda dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e verso la sua santa volontà" (Dignitatis humanae, 6). Questi alti principi, proclamati dal Concilio Vaticano II, sono del resto patrimonio di molte società civili, compresa l’Italia. Essi sono, infatti, presenti sia nella Carta costituzionale italiana sia nei numerosi documenti internazionali che proclamano i diritti dell’uomo. Ed anche Lei, Signor Presidente, non ha mancato di richiamare opportunamente la necessità del riconoscimento da dare alla dimensione sociale e pubblica del fatto religioso. Il medesimo Concilio ricorda che, quando la società rispetta e promuove la dimensione religiosa dei suoi membri, essa riceve in cambio i "beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e verso la sua santa volontà" (ibid.). La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira ad una supremazia autoritaria su di essi, ma è piuttosto la condizione affinché, come ho detto durante il recente Convegno Nazionale Ecclesiale svoltosi a Verona, si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all’Italia e ad ogni Paese in cui essa è presente. Tale servizio alla società, che consiste principalmente nel "dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente" (cfr Discorso ai partecipanti al Convegno Nazionale Ecclesiale a Verona) offrendo alla loro vita la luce della fede, la forza della speranza e il calore della carità, si esprime anche nei riguardi dell’ambito civile e politico. Infatti, se è vero che per la sua natura e missione "la Chiesa non è e non intende essere un agente politico", tuttavia essa "ha un interesse profondo per il bene della comunità politica" (ibid.)”. (20 novembre 2006 – Discorso al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ricevuto in Visita ufficiale) INTERVENTUS SUPER QUAESTIONES Cultura Città del Vaticano - Il Pontificio Consiglio della Cultura ha organizzato due importanti incontri in India, a Goa, dal 20 al 23 novembre. Si tratta rispettivamente del primo incontro dei responsabili di Centri Culturali Cattolici in India, e di un incontro continentale con i responsabili della cultura delle conferenze episcopali dell'Asia, assieme ai membri e consultori del PCC di questo continente. Tema dell’incontro, presieduto dal Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, saranno i “Centri Culturali Cattolici: Risorse culturali per vivere la fede cristiana in dialogo con le culture tradizionali nel contesto di una cultura in trasformazione”. Saranno presenti a questo meeting i responsabili di oltre 40 centri di tutto il subcontinente. Come parte dell’intenso programma culturale, in questa sua prima visita a Goa, il Cardinale Poupard presiederà la celebrazione eucaristica per il 79º anniversario del Ven. P. Agnelo, un santo sacerdote, 36 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST membro della Società dei Missionari di San Francesco Saverio, istituto nato a Goa, ospite dell’incontro dei Centri Culturali Cattolici, in rapida espansione, con 312 membri sacerdoti, attivi in 28 diocesi, principalmente in India e Nepal, nonché in diversi paesi europei. Conta più di 100 studenti di filosofia e teologia che si preparano alla missione di portare Gesù Cristo a coloro che ancora non lo conoscono o sono diventati indifferenti. Inoltre, il Cardinale inaugurerà una mostra di Arte Cristiana, organizzata dall’Arcidiocesi di Goa e Daman, nella storica città di Goa Antica, elaborata da artisti di diverse religioni. L’Arcidiocesi di Goa e Daman, custodisce nella Basilica di Bom Jesus le spoglie mortali dell’Apostolo dell’Oriente, il grande missionario San Francesco Saverio. Dopo aver ricevuto la fede, la Chiesa di Goa è stata vivaio di numerosi missionari, tra cui il Beato Joseph Vaz. La visita del Presidente del Pontificio Consiglio è attesa con entusiasmo dai cattolici in India, e si spera che possa dare ulteriore slancio missionario alla piccola comunità cattolica, il 2% della vasta popolazione del paese, per annunciare e testimoniare la fede in Cristo nel dialogo fiducioso con tutti gli abitanti, più di un miliardo, del vasto subcontinente. L’invito che il Cardinale rivolge ai Centri Culturali Cattolici è promuovere una vita coerente, incentrata su Cristo e all’insegna dell’amore, per manifestare il volto compassionevole di Gesù in mezzo ai poveri, i giovani, gli indigeni e i sofferenti, come testimoniato dalla Beata Madre Teresa, nonché da innumerevoli testimoni del Cristo, schiudendo così a coloro che non lo conoscono il mistero dell’amore di Dio incarnato in Cristo. Il Cardinale Poupard, che ricopre contemporaneamente la carica di Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, durante il suo soggiorno in India, presiederà anche un Simposio su “Globalizzazione e Culture Indiane: verso una maggiore armonia tra i popoli”, organizzato dal Pilar Theological College il 23 novembre. Diversi rappresentanti, di religione indù, islamica e cristiana, tra cui un numeroso gruppo di studenti universitari, offriranno le loro prospettive sull’impatto della globalizzazione nel continente indiano, in rapida trasformazione. (AP) (18/11/2006 Agenzia Fides; Righe:43; Parole:521) Difesa vita Città del Messico - La Conferenza Episcopale Messicana (CEM) ha espresso, attraverso un comunicato firmato da Mons. Carlos Aguiar Retes, Vescovo di Texcoco e Segretario Generale della CEM, la sua opposizione al Disegno di legge sulle Società di Convivenza, "un'iniziativa di legge che pretende di legittimare le relazioni delle società di convivenza e velatamente vuole dare origine ad una legislazione che incoraggi meccanismi che approvino i matrimoni tra persone dello stesso sesso, con il diritto di adottare bambini". Secondo i Vescovi "una legge come questa pretende di dare soluzioni incomplete e momentanee ad un problema che è più complesso". La controversa Legge sulle Società di Convivenza, approvata dall'Assemblea Legislativa del Distretto Federale con 43 voti a favore e 17 contrari, permette a persone dello stesso sesso di unirsi per formare "un focolare comune". I Vescovi affermano che la famiglia “è la comunità umana fondamentale. Come è la famiglia così sarà la nazione, perché così è l'uomo". Per questo "quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, la Chiesa reagisce riaffermando che la famiglia formata dall’unione di un uomo ed una donna, è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e Stato". In questo senso, ricordano che la Chiesa cattolica "guarda con vero amore a tutti gli uomini e le donne, senza tenere conto di preferenze o inclinazioni", ma non per questo può evitare di opporsi “ad atteggiamenti che danneggiano l’uomo stesso nel suo progetto integrale di vita". I Vescovi concludono chiedendo ai legislatori "di legiferare in favore della dignità dell'essere umano e della famiglia, poiché la famiglia è la vera misura della grandezza di una nazione". (RG) (Agenzia Fides 10/11/2006; righe 20, parole 292) Fátima - Alla fine della loro Assemblea Plenaria, celebrata a Fatima dal 13 al 16 novembre, i Vescovi portoghesi hanno emesso un comunicato sulle attività svolte e sulle principali conclusioni emerse, oltre ad una Nota pastorale sulla "Procreazione medicalmente assistita". Il tema generale dell'Assemblea è stato "Comunione Episcopale per la Missione ecclesiale rinnovata", ed aveva come temi di discussione la trasmissione della fede come ascolto ed interpellanza della cultura, la missione 37 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST a favore della vita come dono da accogliere e promuovere, l'esigenza della dignità nel mondo del lavoro. I Presidenti delle diverse Commissioni Episcopali hanno informato sulle attività in corso e sui progetti futuri. La Commissione per la Dottrina della Fede e l’Ecumenismo ha informato sulla III Assemblea Ecumenica Europea che si terrà nel settembre 2007 a Sibiu, (Romania); la Commissione per l’Educazione Cristiana ha illustrato la revisione di due nuovi catechismi; la Commissione per il Laicato e la Famiglia ha annunciato la costituzione di un Consiglio per affrontare le questioni relative alla Famiglia e alla Vita, richiamando l'attenzione sull'assenza di rappresentanti della Chiesa Cattolica in due organismi statali recentemente creati: la Commissione per la Promozione delle Politiche Familiari ed il Consiglio Consultivo delle Famiglie. L'Assemblea ha riflettuto anche sul documento di lavoro intitolato "Famiglia, Scuola ed Università", dedicato al tema della trasmissione della fede in un momento in cui la profonda crisi della famiglia obbliga ad un esame accurato sulla situazione. I Vescovi ritengono che si debbano "incentivare i movimenti ecclesiali che offrono strade esigenti per un vissuto cristiano della famiglia, tenere in considerazione le occasioni per accogliere quanti chiedono il matrimonio o il battesimo, aiutare i genitori a trasmettere i valori della fede con metodi pedagogici adeguati e semplici". Riguardo al prossimo referendum sull'aborto che si svolgerà in Portogallo, l'Assemblea Plenaria dei Vescovi ha manifestato il desiderio che “si apra un periodo di riflessione serio e profondo per rischiarare le coscienze". L'Assemblea ha pubblicato anche una Nota Pastorale sulla Procreazione Medicalmente Assistita "per rischiarare le coscienze dei fedeli cattolici" su questo tema. I Vescovi ritengono necessario legiferare su questo punto per non cadere in abusi intollerabili, ed anche perché è necessario "stabilire i limiti tra quello che è tecnicamente possibile e quello che è eticamente accettabile". Inoltre ricordano che una delle conseguenze di questa tecnica interessa gli embrioni eccedenti, ed affermano che "non è moralmente legittimo il loro impiego per la ricerca scientifica, per il rispetto dovuto alla dignità dell'essere umano già presente nell'embrione". Ai genitori che non possono avere figli, i Vescovi ricordano che la sterilità non è un male assoluto e che possono utilizzare le loro capacità come genitori in altro modo, per mezzo dell'adozione o dedicandosi al servizio degli altri. (RG) (Agenzia Fides 20/11/2006; righe 34, parole 458) Il testo integrale del comunicato finale, in portoghese http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/chieselocali/chieselocali.php?id=342 Dialogo interreligioso Città del Vaticano - Il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ha organizzato un Incontro interreligioso internazionale per i giovani, che si è svolto ad Assisi dal 4 all’8 novembre, per commemorare il XX anniversario della Giornata di preghiera per la Pace del 27 ottobre 1986 indetta dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II (vedi Agenzia Fides 21/10/2006). L’obiettivo era di trasmettere alle giovani generazioni lo “spirito di Assisi” che è incentrato soprattutto nella preghiera per la pace, secondo le diverse tradizioni religiose. Sono stati invitati un centinaio di giovani di tutto il mondo: la metà appartenenti alle denominazioni cristiane ed il resto delle altre tradizioni religiose. All’invito rivolto dal Card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, hanno risposto 45 giovani di differenti religioni provenienti da 29 nazioni: hindu, taoisti, buddisti, jainisti, ebrei, musulmani, zoroastriani, sikh, baha’i, tenrikyo e brama. I rappresentanti del Cristianesimo erano 35 cattolici e 16 rappresentanti di altre Chiese e comunità cristiane. Questi giovani hanno formato un’unica famiglia per quattro giorni. Sessioni plenarie, lavori di gruppo, discussioni e pellegrinaggi sono stati i momenti che hanno scandito i giorni dell’incontro. I giovani hanno potuto sperimentare l’ospitalità francescana ed impregnarsi dell’atmosfera di Assisi, la città di San Francesco e Santa Chiara. Dei locali del Sacro Convento erano stati riservati per la meditazione e la preghiera secondo le diverse tradizioni religiose. Nei giorni del Meeting hanno celebrato la Santa Messa per i giovani il Card. Roger Etchegaray, il Card. Paul Poupard e Sua Ecc. Mons. Pierluigi Celata. Anche l’Arcivescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, ha dato il suo benvenuto ai giovani. Durante il Meeting si sono alternate conferenze, esperienze e testimonianze su questi 20 anni e sulla attuale situazione delle 38 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST relazioni interreligiose. I giovani sono stati invitati a diventare protagonisti attivi della pace una volta ritornati nei loro Paesi e comunità. Il Meeting si è concluso a Roma, con la partecipazione all’udienza generale del Santo Padre Benedetto XVI in piazza San Pietro, mercoledì 8 novembre, che ha salutato i giovani con queste parole: “Cari giovani: il nostro mondo ha urgentemente bisogno della pace! L'Incontro di Assisi ha ribadito il potere della preghiera nell'edificazione della pace. L'autentica preghiera trasforma i cuori, ci apre al dialogo, alla comprensione ed alla riconciliazione, ed abbatte i muri eretti dalla violenza, dall'odio e dalla vendetta. Possiate far ritorno alle vostre comunità religiose come testimoni dello 'spirito di Assisi', messaggeri di quella pace che è un prezioso dono di Dio, e come segni viventi di speranza per il nostro mondo". Come espressione della loro speranza per un mondo di armonia e di pace, i giovani hanno deciso di inviare un “Messaggio dei giovani ai giovani”, che è stato redatto da 7 giovani partecipanti al Meeting rappresentanti di sette diverse confessioni religiose. Nel Messaggio i giovani scrivono di essere venuti ad Assisi, “chiamati da circa 30 nazioni e in rappresentanza di 13 tradizioni religiose, per commemorare il 20° anniversario della storica Giornata di Preghiera per la Pace nel mondo del 1986”. Invitati dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e ed inviati dalle rispettive comunità e organizzazioni religiose, i giovani affermano di avere riportato ad Assisi “la fiamma di pace accesa dai nostri leader spirituali 20 anni fa in questo stesso sacro luogo”. L’incontro, avvenuto con onestà e sincerità, in un clima di dialogo genuino, ha voluto consolidare i legami di fraternità che uniscono tutti come fratelli e sorelle. “Abbiamo condiviso e imparato la cultura e la professione religiosa gli uni degli altri, non per minimizzare o ignorare le nostre differenze, ma per crescere nel rispetto reciproco, nella stima e nella comprensione”. I giovani proseguono: “Abbiamo pregato secondo le nostre rispettive tradizioni religiose, implorando da Dio il prezioso dono della pace… Siamo andati pellegrini al luogo della conversione di San Francesco d’Assisi, 800 anni fa, quando Dio disse a Francesco ‘Va’, ricostruisci la mia casa’. Allo stesso modo oggi, nello spirito delle nostre rispettive religioni, noi giovani sentiamo la chiamata ad “andare, a ricostruire il nostro mondo”, che è troppo spesso lacerato dalla violenza e dalla guerra”. I giovani quindi lanciano un appello a tutti perché la pace è un bene da ricercare soprattutto nei nostri cuori. “Ci sforziamo di seguire il sentiero della pace guidati dai precetti delle nostre rispettive tradizioni religiose. Nello ‘spirito di Assisi’ e con una sola voce, facciamo eco alle parole del grande ambasciatore di pace, il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, e gridiamo “Mai più la violenza! Mai più la guerra! Mai più il terrorismo! Nel nome di Dio, ogni religione possa portare sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore! Noi giovani rappresentiamo una nuova generazione e una nuova speranza. Siamo decisi a tornare nelle nostre famiglie e comunità per essere sostenitori della comprensione e del rispetto multireligioso e multiculturale. Accettiamo la responsabilità di continuare il dialogo iniziato qui ad Assisi, ci impegniamo a lavorare a tempo pieno per la giustizia e ad essere strumenti di pace nella nostra patria e in ogni angolo della terra”. (S.L.) (Agenzia Fides 14/11/2006 - Righe 58; Parole 857) Formazione Bangalore - “I giovani oggi affrontano sfide difficili. Le scuole e i collegi cattolici devono coltivare le quattro Virtù Cardinali: Prudenza, che rende capaci di comprendere cosa è giusto; Giustizia, che rende consapevoli dei propri doveri; Temperanza, che assicura il controllo dei desideri; Fortezza, per avere il coraggio di lottare per i propri diritti e non lasciarsi abbattere”. Lo ha detto Mons. Bernard Moras, Arcivescovo di Bangalore, intervenendo alla cerimonia di celebrazione per il 125° anniversario di fondazione del Collegio San Giuseppe di Bangalore. “Il Collegio ha lavorato duramente in tutti questi anni per preparare studenti appassionati e responsabili. Ha formato la vita di molti e ha servito bene la società indiana”, ha aggiunto. Elogiando il corpo docente e il curriculum studiorum, Mons. Moras ha descritto l’istituto, gestito dai Gesuiti, come un luogo che “prepara i giovani ad agire per il cambiamento sociale”, specialmente quelli appartenenti alle classi meno privilegiate o apertamente discriminate. “L’educazione in India - ha spiegato -nella vita economica, sociale e politica, è all’incrocio con forze che intendono dettare i loro 39 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST valori. Occorre essere pronti a portare valori universali. In questa situazione, il San Joseph College merita un posto di primo piano”. Alla celebrazione sono interventi numerosi personaggi del mondo dell’economia, dell’impresa, leader politici, attivisti per i diritti umani che hanno studiato al Collegio dei Gesuiti avvalendosi di una preparazione filosofica, storica, scientifica di altissimo livello. L’attuale Preside, il Gesuita P. Ambrose Pinto, ha raccontato della crescita del College dalla sua fondazione a oggi, ripercorrendone la storia. Tutti gli interventi hanno sottolineato il ruolo fondamentale che l’istituto ricopre nella formazione dei giovani, cattolici e non, ai valori di democrazia, pluralismo, rispetto, armonia sociale. (PA) (Agenzia Fides 14/11/2006 righe 26 parole 261) Missione Buenos Aires - “Ci sentiamo chiamati dal Santo Padre e dai nostri Vescovi a vivere la nostra fede nella vita pubblica a favore dell'uomo, della giustizia e della verità. Crediamo che promuovere il risveglio di un vero umanesimo, deve essere l'obiettivo centrale dell'unità del nostro pensiero e della nostra azione nella società civile e nella politica. Desideriamo riaffermare così il nostro dovere ed il nostro diritto a vivere il Vangelo servendo la persona umana e la società". E’ quanto si legge nelle Conclusioni del Primo Congresso di Evangelizzazione della Cultura “I cattolici nella società civile e nella oolitica” organizzato dalla Pontificia Università Cattolica Argentina dal 3 al 5 novembre (vedi Fides 30/10/2006). I partecipanti riconoscono che “la presenza rinnovata dei cattolici nella vita pubblica, deve cominciare dalla fede in Gesù Cristo”. Il migliore apporto che “possono dare i cattolici in tempi in cui il destino dell'umanità è diventato molte volte irrilevante, è la promozione di una nuova cultura del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni". Di fronte alle sfide di una cultura che tende alla disumanizzazione “i cattolici non possono rimanere muti o indifferenti”. Ancora una volta “dobbiamo riaffermare la nostra opzione, la nostra passione per la persona umana, specialmente per i poveri, i deboli e i sofferenti, con speciale attenzione per le nuove forme di povertà". Anche l'istituzione familiare è stata oggetto di una speciale attenzione da parte del Congresso, nel desiderio che “si rafforzi ad ogni livello l’impegno di tutti per sostenere la famiglia, affinché anche oggi continui ad essere come sempre, secondo il disegno di Dio, 'santuario della vita'.” I partecipanti al Congresso si mostrano inoltre preoccupati che l’attuale disumanizzazione della cultura porti ad una disumanizzazione della politica, che "manipola le persone oppure le elimina", e si impegnano a "creare un'autentica cultura cristiana non solo a livello intellettuale, ma soprattutto nella vita pratica, proponendo nuove forme di pensiero, di vita e di servizio centrate sulla dignità della persona umana". L'evangelizzazione della cultura è un altro campo privilegiato della presenza e dell’impegno della Chiesa e di ogni cristiano. “Assumiamo la sfida - afferma il Messaggio finale - di collaborare per l'educazione integrale della persona umana e di ripensare creativamente la formazione di nuovi dirigenti promotori dell'umanesimo cristiano. Crediamo che l'inclusione sociale, educativa e culturale dei nostri fratelli, sia una delle grandi sfide che dobbano assumere i cattolici nella vita pubblica". Il Messaggio si conclude invocando il fuoco dello Spirito Santo, affinché "illumini le nostre menti e risvegli in noi il desiderio di contemplarti, susciti l'amore per i fratelli, soprattutto gli afflitti, e l'ardore per annunciarti all'inizio di questo secolo". (RG) (Agenzia Fides 7/11/2006; righe 31, parole 436) Il Testo integrale del Messaggio Finale del Congresso http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/chieselocali/chieselocali.php?id=325 Tai Nan - “Venite, pascete le mie pecorelle”è stato il tema dell’Incontro di preghiera per le vocazioni che si è svolto recentemente nella diocesi di Tai Nan, nella parrocchia di Dong Men, guidato dal Vescovo Mons. Bosco Lin. Secondo quanto riferisce Christian Life Weekly, sacerdoti, religiose e tanti fedeli hanno potuto ascoltare alcune testimonianze commoventi sulla vocazione, Anche il Vescovo stesso ha condiviso la sua testimonianza: sua madre infatti ha offerto tutti e tre i suoi figli alla Chiesa nel ministero del sacerdozio. Don Li Ruo Wang e la religiosa paolina Sr. Huang Su Ling hanno presentato la propria vocazione sottolineando che “l’Amore è la mia vocazione”. Don Li Ruo Wang ha detto di essere rimasto stupito perché il Signore ha scelto uno capriccioso come lui, che quando era piccolo scappava in chiesa solo per sfuggire alle punizioni 40 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST fisiche dei genitori. Oggi è un sacerdote attivissimo nella pastorale e nella vita della Chiesa. Suor Huang invece previene da una famiglia benestante, ed era coccolata sia dalla mamma che dal papà. Fin da quando era piccola la mamma aveva preparato una dote ricchissima per lei, ma il Signore l’ha “incastrata completamente”. I fedeli partecipanti all’incontro di preghiera sono rimasti commossi all’ascoltare queste testimonianze vocazionali e si sono detti disposti a trasformare le proprie famiglie nella “prima scuola della vocazione”. Secondo il “Catholic Church Directory 2004” pubblicato dalla Segreteria della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan, la diocesi di Tai Nan è composta da 14,448 fedeli con 69 sacerdoti, 8 fratelli religiosi, 72 religiose, 12 catechisti. La diocesi si divide in 5 decanati, 47 parrocchie, dispone di 2 pubblicazioni e un settimanale. Inoltre gestisce una scuola linguistica, una scuola professionale, 3 scuole medie, 1 scuola elementare, 20 asili, 6 collegi, 6 centri per ragazzi con problemi mentali, 1 orfanotrofio e una casa per anziani. (N.Z.)(Agenzia Fides 10/11/2006 Righe: 34 Parole: 391) Singapore - Dopo una lunga ed accurata preparazione, il III Congresso Mondiale di Evangelizzazione e Pastorale della Comunità cattolica della diaspora cinese sul tema “I discendenti degli Imperatori di Yan e Huang, oggetto dell’Evangelizzazione” è stato aperto solennemente a Singapore venerdì 17 novembre. Oltre 200 fedeli della comunità della diaspora cinese provenuti da Malesia, Singapore e da oltre un centinaio di diocesi di 14 paesi del mondo, sono presenti a Singapore. Inoltre prendono parte ai lavori tanti fedeli di Hong Kong, Macao e Taiwan. I sacerdoti del continente che studiano a Singapore partecipano al Congresso come osservatori. Alla solenne Concelebrazione Eucaristica di inaugurazione erano presenti Mons. Xie, Arcivescovo di Singapore, Mons. Zhong Arcivescovo emerito della Malesia, padre Paolo Pang OFM, responsabile dell’Ufficio per la Promozione e l’Apostolato della Comunità cattolica cinese della diaspora presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Joseph Chiang, venuto dal New Jersey (USA), mons. Li Zhen, ex Rettore dell’Università Cattolica di Fu Ren. Insieme a loro hanno concelebrato 36 sacerdoti della comunità della diaspora cinese. La comunità cinese di Singapore ha offerto ai partecipanti una bellissima serata. Mons. Li Zhen ha parlato sul tema “La cultura di Yan Huang”; don Luke Tsui Kam Yiu, sacerdote diocesano di Hong Kong che si occupa da anni della formazione vocazionale e pastorale nella Cina continentale, ha parlato su “L’Evangelizzazione oggi”. Durante l’assemblea vi è stato un fruttuoso scambio di esperienze in cui ognuna delle delegazioni dei diversi paesi ha raccontato il proprio modo di vivere la fede cristiana in un ambiente straniero e soprattutto culturalmente diverso dalle proprie radici. La riflessione proposta ha approfondito il rapporto tra il Cristianesimo e il Confucianesimo, la filosofia seguita dalla maggior parte dei cinesi, oltre ai problemi dell’inculturazione e alle sfide della missione per i cattolici cinesi in diaspora. Il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Card. Ivan Dias, ha inviato un suo messaggio a p. Peng e a tutti i partecipanti al Congresso in cui si dice felice per questa iniziativa, si congratula con gli organizzatori e prega “affinché Dio benedica con molte grazie e favori celesti tutti i partecipanti”. Il Card. Dias ricorda che tutti siamo consapevoli che “i lavoratori nella vigna del Signore sono insufficienti, e questo problema è diventato sempre più serio ai nostri giorni”, quindi il tema scelto per il Congresso è quanto mai “appropriato ed urgente”. “I cattolici della diaspora cinese siano orgogliosi di trasmettere la loro fede cattolica ai propri discendenti e di far conoscere e venerare il Nome di Gesù Cristo dai loro posteri”. Il Cardinale augura infine pieno successo al Congresso. Il Congresso si concluderà domani, 21 novembre, con l’annuncio di luogo e data del prossimo incontro. Un sacerdote che studia a Singapore ha dichiarato a Faith: “Sono felice di poter partecipare a tale incontro come osservatore. Sono commosso nel vedere come tante comunità cattoliche della diaspora non hanno dimenticato la loro radice cinese e partecipano attivamente all’evangelizzazione. Auspico che possiamo stabilire un rapporto solido di famiglia e di amicizia con la comunità della diaspora, e portare avanti insieme lo sviluppo e l’evangelizzazione della Chiesa nel mondo cinese”. Il Congresso Mondiale di Evangelizzazione e Pastorale della Comunità cattolica della diaspora cinese è una iniziativa lanciata da padre Paolo Pang OFM, responsabile dell’Ufficio per la Promozione e l’Apostolato della Comunità cattolica cinese in diaspora presso la Congregazione per 41 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST l’Evangelizzazione dei Popoli. Si svolge in comunità diverse ogni 3 anni, per sensibilizzare la comunità della diaspora cinese all’evangelizzazione, consolidare la comunione e la solidarietà tra le comunità e con la Chiesa locale e quella universale scambiando le esperienze pastorali e missionarie. I precedenti Congressi della diaspora cattolica cinese si sono tenuti: a Roma nell’anno 2000, dal 27 settembre al 3 ottobre, sul tema “Cammino insieme verso Cristo nella cultura cinese”, ed a San Francisco, negli Stati Uniti d’America, dal 21 al 25 settembre 2003, sul tema “Cultura Kong e Meng, prefazione dell’Evangelizzazione”. Durante l’Anno del Grande Giubileo, il primo Congresso coincise con la canonizzazione dei Santi Martiri cinesi. I partecipanti al primo Congresso furono 117, mentre al secondo Congresso di San Francisco si registrarono 120 partecipanti. (NZ)(Agenzia Fides 20/11/2006 Righe: 57 Parole: 685) Il testo integrale del messaggio del Card. Dias, In inglese http://www.evangelizatio.org/portale/congregazione/prefetto/prefetto.php?id=121# San José - I Vescovi della Conferenza Episcopale del Costa Rica (CECOR), hanno indirizzato un Messaggio a tutti i fedeli per l'inizio del nuovo Anno liturgico, che ha per titolo "Affinché i popoli abbiano vita in Lui". Lo scopo è di "offrire alcune riflessioni ed orientamenti che permettano una maggiore apertura alla grazia abbondante che il Signore continuerà a riversare particolarmente in questo anno liturgico", contrassegnato dalla celebrazione della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, dal 13 al 31 maggio in Brasile. Considerando questo grande avvenimento, i Vescovi ringraziano per il grande sforzo realizzato in tutte le diocesi del paese in questo tempo di preparazione. "Proclamare Dio nel mondo attuale è una sfida enorme che non possiamo né vogliamo evitare" affermano i Vescovi. In questo senso intendono contribuire al lavoro di evangelizzazione fornendo "alcuni orientamenti che, favorendo una maggiore coscienza e approfondimento nella nostra condizione di discepoli e missionari di Gesù Cristo, possano rendere più vigorosa quella testimonianza evangelizzatrice che oggi ci si richiede". Esprimono quindi il desiderio che la proposta della V Conferenza "affinché i nostri popoli abbiano vita in Lui" si trasformi in un principio che guidi e illumini tutta l'azione pastorale durante l'anno 2007. I Vescovi analizzano tre aree importanti nella vita della Chiesa: profetica, liturgica e sociale. Rispetto all'area profetica i Vescovi propongono di dare maggiore impulso alla pastorale biblica e di incrementare l'uso della Sacra Scrittura; di rinnovare il cammino di iniziazione cristiana; di rivitalizzare i cammini di catechesi; di essere più coscienti dell'importanza della formazione di tutti gli operatori laici e per questo chiedono ai sacerdoti di consacrare buona parte del loro tempo a questo importante lavoro. Inoltre i Vescovi annunciano l'elaborazione di un testo di sostegno sull'identità del cattolico. Riguardo all'area liturgica, considerata "uno dei principali mezzi di evangelizzazione su cui conta la Chiesa”, i Vescovi lanciano un appello a Pastori e laici, per “favorire celebrazioni nelle quali si possa vivere più intensamente il Mistero Cristiano”. I Vescovi manifestano anche il desiderio che "la celebrazione della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano sia sostenuta dalla preghiera di tutti i fedeli", lanciando varie proposte tra le quali: includere nelle Sante Messe un'intenzione su questo tema nella preghiera universale dei fedeli; realizzare Ore di Adorazione per questa intenzione principale, celebrare il Rosario dell'Aurora durante tutti i sabati del mese di maggio, nel quale avrà luogo la Conferenza, promuovere qualche celebrazione mariana all’inizio e alla conclusione della Conferenza Generale. Per quanto riguarda l'area sociale, i Vescovi constatano le numerose sfide alla Chiesa, che costituiscono un'urgenza alla quale dare risposta. “Non possiamo essere tranquilli finché ci sono i nostri fratelli che non hanno il necessario per vivere - continua il Messaggio -. Per questo motivo è necessario risvegliare una nuova immaginazione e creatività al momento di esercitare la nostra carità; in maniera tale che i poveri trovino nella Chiesa la loro casa". Ricordano ai laici la loro responsabilità di essere agenti di trasformazione nelle realtà temporali dell'economia, della politica e della cultura. I Vescovi non dimenticano le famiglie, che “si sentono minacciate da pratiche ed ideologie che attentano alla loro natura e costituzione", e per questo chiedono ai Pastori di lavorare "a favore di quel piccolo nucleo sociale nel quale, da diverse prospettive, deve investirsi il meglio delle nostre risorse pastorali". 42 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST I Vescovi concludono il messaggio ricordando la loro responsabilità di offrire un annuncio chiaro del vero volto di Gesù Cristo come risposta al secolarismo e all'incredulità di tanti oggigiorno. (RG) (Agenzia Fides 29/11/2006; righe 44, parole 581) QUAESTIONES VATICANO - “Le Pontificie Opere Missionarie entrano in una fase nuova... E’ arrivata l’ora di dedicarsi con maggior impegno al loro consolidamento a livello delle Chiese locali e a livello delle rispettive nazioni” afferma il Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, l’Arcivescovo Hoser, aprendo l’Assemblea Speciale Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Con il saluto del Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente del Comitato Supremo delle Pontificie Opere Missionarie, si è aperta oggi a Roma l’Assemblea Speciale delle Pontificie Opere Missionarie, attraverso l’incontro del Consiglio Superiore ristretto. “E’ un momento umano di fraternità, di solidarietà e d’inquietudine per le sorti di quelli che vivono in abbandono, lasciati a se stessi” ha detto l’Arcivescovo Henryk Hoser, Presidente delle POM, nel suo discorso introduttivo ai lavori. “E’ un fatto ecclesiale perché siamo credenti, discepoli di Cristo, annunciatori della Buona Novella - ha proseguito l’Arcivescovo -. Noi ci incontriamo nel nome del Signore, sicuri della Sua presenza, attenti alla voce dello Spirito Santo e, allo stesso tempo, fedeli alla Chiesa ed alle sue scelte. Siamo motivati dalla carità che ci spinge e dalla speranza che ci orienta. La terza caratteristica che qui s’impone, è il tempo operativo. Il nostro incontro, infatti, non è altro che il prolungamento dei lavori dell’Assemblea Generale Ordinaria, soprattutto per quanto riguarda la parte riservata all’esame delle proposte dei Segretariati Generali circa l’assegnazione dei sussidi”. Proseguendo nel suo discorso, il Presidente delle Pontificie Opere Missionarie ha anche guardato con fiducia al futuro: “Le Pontificie Opere entrano in una fase nuova, a seguito del lungo processo di aggiornamento dello Statuto e dei testi annessi. E’ dunque arrivata l’ora di accelerare la proverbiale velocità di crociera, dedicandosi con maggior impegno al consolidamento delle stesse POM alla base o, in altre parole, a livello delle Chiese locali e a livello delle rispettive nazioni. Tra gli impegni principali vedrei la missione e la formazione dei Direttori Nazionali nei Territori di Missione”. Dopo aver ricordato le diverse fasi del ciclo decisionale delle POM in merito all’assegnazione dei sussidi, l’Arcivescovo ha concluso con questo auspicio: “Sono sicuro che l’Assemblea Speciale 2006 non mancherà di offrirci occasioni per riaffermare la nostra unità di preghiera, di intenti e di cuori immersi nell’Amore di Cristo per la sua Chiesa”. (S.L.) (Agenzia Fides 8/11/2006, righe 25, parole 337) AMERICA/MESSICO - Messaggio del Card. Ivan Dias al IV Simposio Internazionale di Missionología nel centenario della nascita di Mons. Alonso Manuel Escalante, primo Superiore Generale dei Missionari di Guadalupe, “un Pastore che consacrò la sua vita all'annuncio missionario della fede” Città del Messico (Agenzia Fides) - In occasione del Centenario della nascita di Mons. Alonso Manuel Escalante, primo Superiore Generale dei Missionari di Guadalupe, si celebra il 9 e 10 novembre il IV Simposio Internazionale di Missionología. Questo evento si colloca nella cornice di un anno ricco di anniversari per i Missionari di Guadalupe: i 50 anni del Seminario Minore delle Missioni; il centenario della nascita di Mons. Escalante, i 50 anni della missione in Giappone ed i 25 anni di presenza in Angola (vedi Fides 16/1/2006). Il tema generale che affronta il Simposio è quello del discepolato e della missione della Chiesa del Messico e dell’America, con l’obiettivo di riflettere sull'essere e l’agire missionario "Ad gentes" della Chiesa del Messico e dell’America nel Centenario della nascita di Mons. Alonso Manuel Escalante y Escalante. Il Simposio si svolge nell'Auditorium Fray Bartolomeo de las Casas del Seminario delle Missioni (Università Intercontinentale). Sarà anche trasmesso via Internet, attraverso la pagina web dei Missionari di Guadalupe: www.mg.org.mx. 43 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Tra i conferenzieri figurano Sua Ecc. Mons. Florencio Olvera Ochoa, Vescovo di Cuernavaca e Presidente della Commissione Episcopale delle Missioni; Padre Ricardo Colín Negrete, M.G; P. Sergio Cesar Espinosa González. M.G. e alcuni Superiori Generali degli Istituti Missionari dell'America. Le relazioni previste durante i due giorni del Simposio sono: “Visione missionaria "Ad gentes" della Chiesa del Messico: storia e impegno"; "E cento anni dopo…? uno sguardo a Mons. Escalante, discepolo e missionario"; "Santa María di Guadalupe, modello di discepola e missionaria"; "Orizzonti missionari per la Chiesa in America". In occasione di questo anniversario il Card. Ivan Días, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ha inviato un Messaggio al P. Juan José A. Luna Erreguerena, Superiore Generale dei Missionari di Guadalupe ed a tutti i partecipanti al Simposio, ricordando il Centenario di Mons. Escalante, “un Pastore che si lasciò guidare fedelmente dalla volontà di Dio e che seppe guardare oltre le necessità apostoliche della propria Nazione, consacrando la sua vita all'annuncio missionario della fede". Il Cardinale nel suo messaggio ricorda lo spirito che animò la vita di questo Pastore, il quale "visse in piena docilità allo Spirito Santo e si lasciò plasmare interiormente da Lui, per diventare sempre di più simile a Cristo". "In mezzo ad un ambiente culturale nel quale si riflettono le opinioni più diverse su Gesù e sulla missione della Chiesa continua il Cardinale - è necessario che oggi ci nutriamo della testimonianza di cristiani come Mons. Escalante che seppe accogliere pienamente Gesù Cristo, nella comunione della Chiesa". Il Card. Días conclude il suo Messaggio con un appello ai Missionari di Guadalupe, perchè conservino nella sua autenticità e profondità, in tutte le loro attività, la specificità del loro carisma: “l'evangelizzazione dei non credenti, portare la Buona Novella della Risurrezione di Cristo a tutti quelli che non lo conoscono, invitare gli uomini, per mezzo dell'annuncio e della tstimonianza della fede, a ricevere la filiazione divina che Gesù Cristo ha ottenuto per ogni uomo e che è comunicata ai fedeli attraverso il battesimo". (RG) (Agenzia Fides 9/11/2006, righe 36, parole 506) Il testo integrale del Messaggio del Card. Ivan Días, in spagnolo http://www.evangelizatio.org/portale/adgentes/chieselocali/chieselocali.php?id=327 VATICANO - Messaggio del Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, al Primo Congresso Missionario dell’Africa occidentale, che si apre oggi a Ouagadougou: “La formazione missionaria del personale apostolico costituisce la priorità delle priorità” Città del Vaticano (Agenzia Fides) - In occasione del Primo Congresso Missionario organizzato dalla Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa occidentale francofona (CERAO), che si apre oggi a Ouagadougou (Burkina Faso) e si concluderà il 19 novembre, il Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha inviato un suo messaggio ad organizzatori e partecipanti a questo avvenimento “di grande importanza ecclesiale”. A nome della Congregazione, il Cardinale saluta fraternamente Sua Ecc. Mons. Théodore Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar e Presidente della CERAO; Sua Ecc. Mons. Philippe Ouédraogo, Presidente della Conferenza Episcopale di Burkina Faso e Niger e Presidente della Commissione Episcopale per le Missioni e le POM della CERAO; Sua Ecc. Mons. Jean-Marie Compaoré che ha offerto l’ospitalità dell’Arcidiocesi di Ouagadougou all’iniziativa. I lavori del Congresso, che ha per tema “Mi sarete testimoni fino ai confini della terra. Per portare la mia Parola e radunare i figli di Dio dispersi”, affronteranno la vocazione missionaria delle Chiese particolari di questa regione dell’Africa. “Voi volete offrire il vostro generoso contributo all’evangelizzazione del vostro continente e del mondo - scrive il Card. Dias -, a partire dalla ricchissima esperienza delle vostre comunità cristiane, suscitando in maniera concreta e feconda un impegno rinnovato per la missione Ad Gentes”. Il Messaggio del Card. Dias sottolinea quindi l’importanza di questo Congresso, che saluta “con gioia e speranza”, il quale si svolge poche settimane prima del Congresso Missionario Continentale di Dar-esSalaam, sulla scia della grande epopea missionaria del XIX secolo e dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa del 1994. I Sinodi diocesani e nazionali testimoniano il “dinamismo missionario delle Chiese locali” rappresentate al Congresso. “Non vi riunite per inventare programmi e 44 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST piani pastorali, ma per rinnovarvi e rinnovare il vostro modo di essere, di vivere e di testimoniare il Vangelo”. Citando il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, il Card. Dias ricorda che “L'amore che Dio nutre per ogni persona costituisce il cuore dell’esperienza e dell’annunzio del Vangelo, e quanti l’accolgono ne diventano a loro volta testimoni”. “All’uomo debole, sottomesso al potere della morte, della sofferenza e del peccato, Dio, ricco di misericordia, offre la vita eterna affinché tutti gli uomini siano salvati e giungano alla pienezza della verità” prosegue il Messaggio, che sottolinea le tappe essenziali dell’iniziazione alla fede, espresse nel catecumenato, che scandiscono il lungo percorso del nostre “essere” in Cristo affinché Cristo sia formato in noi (cfr Gal 4,19). Seguendo queste tappe catecumenali le Comunità ecclesiali della regione africana sono nate e si sono formate. I lavori del Congresso permetteranno di compiere una panoramica storica sulla missione e di prendere in considerazione alcuni elementi importanti che sono in gioco: la preghiera personale e comunitaria, la formazione missionaria, l’animazione missionaria e la cooperazione missionaria. “Per la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli - scrive il Card. Dias - la formazione missionaria del personale apostolico costituisce la priorità delle priorità. Lo spirito missionario non può progredire se i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici non prendono una più viva coscienza che l’annuncio del messaggio evangelico è profondamente iscritto nella loro vocazione di consacrati”. La priorità dell’animazione missionaria viene dalla convinzione che la Chiesa è nata dal Vangelo, vive del Vangelo e deve annunciare il Vangelo della Salvezza, afferma ancora il Prefetto del Dicastero Missionario. Rinnovando il suo incoraggiamento per ogni iniziativa che risvegli lo spirito missionario e susciti vocazioni missionarie nella regione, il Card. Dias conclude il suo messaggio domandando al Signore di benedire i lavori del Congresso, che affida alla sollecitudine materna di Maria Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa. (S.L.) (Agenzia Fides 15/11/2006 - Righe 46, Parole 599) Il testo integrale del Messaggio del Card. Dias, in francese http://www.evangelizatio.org/portale/congregazione/prefetto/prefetto.php?id=120# VATICANO - La visita dell’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Questa mattina, venerdì 24 novembre, l’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Sua Grazia il Dr. Rowan Williams, ha compiuto una visita alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nell’ambito della visita che sta compiendo a Roma, dal 21 al 26 novembre, in occasione del 40.mo anniversario dello storico incontro tra Paolo VI e l’allora Arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey. L’Arcivescovo di Canterbury è stato accolto al suo arrivo al Palazzo di Propaganda Fide da Sua Ecc. Mons. Robert Sarah, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e da Sua Ecc. Mons. Henrych Hoser, Segretario aggiunto e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie. Dopo un colloquio privato con il Cardinale Prefetto, Sua Eminenza Ivan Dias, la delegazione, con i Superiori e gli Officiali del Dicastero Missionario, si è recata nella Cappella Newman, recentemente restaurata, dove è stato eseguito l’inno “Praise to the Holiest”. Nella Cappella dei Re Magi del Palazzo di Propaganda Fide, si è svolto un momento di preghiera cui ha partecipato tutto il personale del Dicastero Missionario e delle Pontificie Opere Missionarie. Nel suo discorso di saluto il Cardinale Prefetto ha sottolineato che “Anglicani e Cattolici sono uniti non solo nel loro profondo desiderio di accogliere la santa volontà di Dio, ma anche nella chiamata che hanno ricevuto a condividere la missione salvifica di Cristo, e a realizzarla insieme ogni volta che sia possibile”. Ricordando la Dichiarazione comune firmata nel 1977 da Papa Paolo VI e dall’allora Arcivescovo di Canterbury Donald Coggan, in cui si elencavano gli elementi condivisi da Cattolici e Anglicani, il Card. Dias ha sottolineato che queste sono le robuste fondamenta “sulle quali possiamo costruire insieme il Regno di Dio, e da cui diffondere la dolce fragranza di Gesù Cristo ai quattro angoli del pianeta”. Il Cardinale ha poi aggiunto che la chiamata a dare una testimonianza congiunta al messaggio salvifico del Vangelo “è quanto mai urgente oggi, se consideriamo le comuni sfide che abbiamo di fronte”. 45 FIDES SERVICE - FIDESDIENST - AGENCE FIDES - AGENZIA FIDES - AGENCIA FIDES - FIDES SERVICE – FIDESDIENST Esprimendo la gioia di accogliere il Primate della Comunione Anglicana, il Card. Dias ha ricordato che il Palazzo di Propaganda Fide, allora Collegio Urbano, ospitò tra i suoi seminaristi provenienti da tutto il mondo, “un illustre teologo e pioniere nella ricerca dell’unità dei cristiani, la cui vita è stata un dono sia per gli Anglicani che per i Cattolici: John Henry Newman”. Ordinato sacerdote cattolico proprio nella Cappella dei Re Magi il 30 maggio 1847, festa della Santissima Trinità, egli “fu un precursore del Concilio Vaticano Secondo”, e anche di fronte alle difficoltà si affidò sempre completamente al Signore, trascorrendo lunghe ore in preghiera. Anche oggi il cammino ecumenico trova sfide e ostacoli, e “anche se non possiamo prevedere la piena comunione ecclesiale, crediamo che lo Spirito Santo di Dio ci guida, un passo dietro l’altro, verso il nostro destino finale dell’unità nell’amore e nella verità”. L’Arcivescovo Williams, parlando a braccio, ha ringraziato il Cardinale Dias per le sue parole e per l’opportunità di pregare insieme. Quindi ha ricordato come la Chiesa sia una realtà missionaria fin dai primi Apostoli, ed ha ribadito l’impegno di diffondere la “Buona Novella” in ogni angolo del mondo. Il Primate della Comunione Anglicana ha anche ricordato le sfide comuni che cattolici e anglicani sono chiamati ad affrontare nella missione in Africa, in Asia e in Sud America, “sfide che solo insieme possiamo superare”. Al termine dei discorsi è stata recitata la preghiera del Padre nostro, quindi il Card. Dias e l’Arcivescovo Williams hanno concluso l’incontro impartendo la benedizione a tutti i presenti. (S.L.) (Agenzia Fides 24/11/2006 - Righe 41, parole 585) 46