ART NOUVEAU LE OPERE Jugendstil Stile Liberty Modernismo Sezessionstil Stile Floreale INTRODUZIONE ASTRAZIONE ED EMPATIA ARCHITETTURA BELGA VICTOR HORTA HENRY VAN DE VELDE ARCHITETTURA FRANCESE HECTOR GUIMARD ARCHITETTURA SPAGNOLA ANTONI GAUDÌ ARCHITETTURA AUSTRIACA JOSEF HOFFMANN ARCHITETTURA ITALIANA ARCHITETTURA BELGA J. Poelaert – Palazzo di Giustizia, Bruxelles, 1860-1883 VICTOR HORTA Negli ultimi decenni del XIX secolo nel Belgio, e in particolare a Bruxelles, “si viveva un condizione culturale che era molto sensibile verso l’identità nazionale e, nel campo artistico, promuoveva la ricerca di uno stile che fosse moderno e nazionale” (Frampton). La Societè Centrale d’Architecture de Belgique, formatasi in questi anni, iniziò una forte campagna a favore di un nuovo stile che, secondo loro, da un lato doveva liberarsi definitivamente delle influenze straniere e dall’altro doveva essere moderno, eventualmente recuperando elementi tipici della tradizione locale come il mattone. Una delle linee di ricerca che venivano spronate negli anni tra il 1880 e il 1890 era quella del Razionalismo Strutturale, derivata dall’insegnamento di Viollet Le Duc, sintetizzata dal detto “nulla è bello in architettura, tranne il vero”. Veduta aerea del Palazzo di Giustizia La diatriba sulla modernizzazione stilistica e sull’affrancamento dagli stili tradizionali ed internazionali era nata proprio in occasione del completamento del Pazzo di Giustizia di Joseph Poelaert, che rappresentava la tipica linea classicheggiante stile Beaux Arts del tempo, in Europa. Il panorama architettonico belga gli ultimi decennio dell’ ottocento era ancora legato, quindi, all’eclettismo storicistico che nonostante gli sforzi e gli sproni dell’avanguardia culturale, non riusciva ancora a realizzare la “nuova” architettura. La rivoluzione stilistica avviene nell’ultimo ventennio del secolo per merito di alcuni artisti attivi a Bruxelles quali Ferrand Khnoppff, Jan Toorop e alcuni pittori aderenti al gruppo “Les Vingt” (detti anche “Les XX”) i quali, nella loro successiva ridefinizione come “La Libre Estetique”, giocheranno un ruolo importante per la diffusione dei principi del Movimento delle Arts and Crafts. Accanto a loro lavora la figura di Victor Horta, la cui opera era il corrispondente architettonico delle creazioni lineari dei pittori. Horta nasce a Gent nel 1861, studia arte e architettura presso l’accademia della sua città. Successivamente va a Parigi a fare un tirocinio da Jules Debuysson e poi ritorna Bruxelles per studiare all’Ecole des Beaux Arts. Dopo le prime case degli anni ottanta, peraltro di scarso interesse, nel 1892 progetta e realizza l’Hotel Tassel, opera che aprirà la strada all’Art Nouveau. E’ una casa a schiera di città, di tre piani, con una facciata molto stretta, caratterizzata da un volume centrale sporgente Hotel Tassel, Atrio di ingresso Bruxelles - 1893 Hotel Tassel, Scala Bruxelles - 1893 HOTEL TASSEL BRUXELLES, 1893-1897 Atrio di ingresso, Bruxelles - 1893 e dall’uso ridotto di rivestimento in pietra. L’edificio, che è un’opera straordinaria per la sua sintesi tra architettura e arti decorative, presenta i nuovi principi formali soprattutto all’interno, nell’ampio ingresso con la scala. “Le innovazioni principali consistono nella schietta espressione della struttura metallica e nell’ornamento a viticcio che gradualmente si trasforma in un corrimano dalle forme vegetali …” (Curtis). Horta è uno dei primi architetti che fa uso del ferro nell’edilizia residenziale, ma è il trattamento del materiale che è innovativo. Il ferro, infatti, viene trattato come un filamento organico che si insinua nell’edificio e nella trasmutazione varia le sue forme diventando un corrimano, un pilastro, un apparecchio illuminante. Pianta dei tre piani Facciata Non c’è più differenza tra struttura e decorazione, tra strutture tridimensionali e apparati decorativi bidimensionali, ma tutti gli elementi concorrono, in una unica straordinaria sintesi ed in una continuità di forme, a definire il “carattere” dell’edificio. L’estetica delle forme organiche a “viticcio” domina tutti gli elementi architettonici e tutti gli spazi. Horta riprende l’insegnamento di Viollet Le Duc per quanto riguarda l’uso di diretto di un materiale e l’ispirazione a forme naturali, mentre un richiamo all’”empatia” è determinato “dall’espressione delgi effetti di crescita a e tensione” che caratterizza l’edificio. (Curtis) Scala Facciata MAISON ET ATELIER HORTA Bruxelles - 1898 La stessa sensibilità profusa nell’Hotel Tassel è presente anche nelle opere mature di Horta delgi anni successivi. Anche nella sua casa a Bruxelles, in rue Amèricaine, l’eleganza e la combinazione di materiali diversi, il continuo riferimento alle strutture organiche, in particolare floreali, ottenute attraverso la modellazione del ferro si combinano, in un equilibrio mai raggiunto prima, con la pesantezza della pietra e del marmo. Oltre ai materiali suaccennati l’atmosfera dei suoi edifici è costruita con “le ampie scalinate, con le lunghe prospettive interne attraverso sale da pranzo e sopra giardini d’inverno; i ricchi contrasti tra vetri colorati, sete preziose, oro,bronzo e metallo a vista, e ovunque forme vegetali dal carattere vagamente decadente” (Curtis) Ringhiera di scale - particolare Scala Scala HOTEL VAN EETVELDE BRUXELLES, 1895-1901 In questo edificio Horta, “grazie ad un armonico impiego di vetro e ferro, attua una svolta in direzione della trasparenza e della leggerezza, ma anche della delicatezza e della fragilità, sia pur nella sua assoluta perfezione sul piano della statica” (Fahr-Becker). Nei suoi edifici, come nell’Hotel van Eetvelde, la fluidità delle linee e delle forme si estende anche allo spazio, sia in senso orizzontale che in senso verticale attraverso le trombe delle scale. Ciò gli consente di creare fluidi passaggi tra i vari ambienti lungo entrambi gli assi. Atrio di ingresso HOTEL SOLVAY BRUXELLES, 1894 Scala principale – 1894 Ferro piegato e legno Facciata di ingresso L’edificio per la società Cooperativa operaia di Bruxelles, commissionato dal Partito Operaio Belga, è stato costruito per il Partito Socialista belga e rappresenta il momento più originale di tutta la produzione dell’architetto. In essa Horta sviluppa con pienezza i principi di Viollet Le Duc portandoli fino alla oro logica conclusione. L’architettura esibisce con la massima franchezza la sua struttura che è creata con l’uso congiunto di pietra, mattone, ferro e vetro, tutti chiaramente esibiti e modellati per interagire in modo organico tra loro. La particolarità dell’edificio è anche posta nello sviluppo della pianta e, di conseguenza, degli alzati, essendo questi realizzati da una sequenza di convessità e concavità alternate che si adattavano al contesto curvilineo della viabilità della piazza, di forma ovale, e dalla forma del lotto dove doveva inserirsi. L’ingresso era decentrato e posto su una delle protuberanze convesse. La novità di questo linguaggio “radicale” aveva i suoi riferimenti negli edifici di Sullivan e della Scuola di Chicago, ma anche nelle strutture ingegneristiche del XIX secolo come le stazioni ferroviarie e le costruzioni fieristiche delle esposizioni universali. L’unitarietà del linguaggio trova conferma anche all’interno dove Horta “raggiungeva effetti drammatici e di grande fluidità mediante la struttura metallica in vista di tutti i volumi principali”. (Frampton) MAISON DU PEUPLE BRUXELLES, 1897-1900 Nell’auditorium, con 1500 posti a sedere, l’integrazione tra materiale, struttura e finalità espressive risulta ancora più efficace dove la struttura metallica è tutta in vista e il tetto è realizzato da un sistema di travature reticolari in acciaio. Anche le pareti si adeguano a questo approccio stilistico con le grandi finestrature che diventano sottili schermi di tamponatura. Un’attenzione all’acustica dello spazio dell’Auditorium ha determinato il modellamento dei soffitti per controllare gli effetti di riverbero e una galleria doppia venne sospesa alle travature del tetto per essere usata per ospitare l’impianto di riscaldamento. Dettaglio dei pilastri La Maison du Peuple, nel realizzare quell’ideale di onestà espressiva già promosso da Le Duc, si caratterizza per alcune variazioni lessicali rispetto ai precedenti edifici residenziali di Horta. Si nota una diminuzione degli apparati più propriamente decorativi ed una enfatizzazione dei caratteri “strutturali” , evidenziati, in particolare, dall’uso del ferro. Tali innovazioni emergono con maggiore forza e chiarezza proprio perché non sono più solo le strutture in vista e i materiali decorativi a sottostare alle nuove regole organiche, ma è l’intero edificio che, nella sua fluidità di pianta e di alzati, determina una straordinaria continuità espressiva. La Maison durante la fase di demolizione Dalla raffinatezza delle superfici e dei materiali pregiati si passa alla fluidità dello spazio e delle strutture, interamente coinvolte nel nuovo processo compositivo. Nonostante l’attività di Horta continuasse per altri trent’anni, egli non riuscì più a raggiungere quella freschezza dimostrata nelle prime opere. Dettaglio dell’interno Dettaglio dell’ingresso ARCHITETTI BELGI Paual Hankar Maison et atelier Ciamberlani Bruxelles, 1897-98 Pagina successiva Gustave Strauven Residenza saint-Cyr Bruxelles, 1900-1903 Paul Cauchie Maison et atelier Cauchie Bruxelles, 1905 HENRY VAN DE VELDE BRUXELLES, 1861-1947 Formatosi come pittore, nel 1894 all’età di trentuno anni decide di intraprendere la via dell’architettura con la quale chiedeva un nuovo ruolo per l’Arte, al servizio della società. L’influenza iniziale era dovuta soprattutto ai Preraffaelliti, che lui aveva conosciuto attraverso il gruppo di avanguardia belga “Les XX”, il quale a sua volta aveva stretti rapporti con l’Inghilterra e con il protetto di William Morris : Walter Crane. La sua prima opera è del 1895, quando realizza una casa per sé a Uccle, vicino a Bruxelles, con la quale voleva mostrare la sintesi finale di tutte le arti. L’ideale era talmente sentito che oltre a coordinare ogni elemento sia architettonico che di arredo, fino alla progettazione della coltelleria, coronò il Gesamtkunstwerk con le forme fluenti degli abiti che disegnò per la moglie. H. Van de Velde - Villa Bloemenwerf, Uccle – 1894-96 Nella casa, come negli abiti, domina incontrastata quella linea serpentina che sarà l’elemento più importante del suo vocabolario. “Deriva da Gauguin, essa fu impiegata come mezzo espressivo per imprimere un contorno più rigoroso all’eredità formale delle Arts and Crafts”. (Frampton, 1988) Pur condividendo l’avversione dei Preraffaelliti per tutta l’architettura successiva al Gotico, Van de Velde non poteva accettare quella spinta alla medievalizzazione del presente. … ”Van de Velde credeva ancora nella riforma della società mediante la progettazione dell’ambiente : egli aderiva cioè ancora ad una fede sensista del primato della forma fisica sul contenuto programmatico”. Scrittoio per Meier-Graefe - 1896 La moglie di Van de Velde, Maria Sethe - 1898 Per lui, come per la tradizione delle Arts and Craftrs, la casa unifamiliare era il principale veicolo sociale attraverso il quale i valori della società potevano essere trasformati. Per lui “la bruttezza corrompe non solo gli occhi, ma anche il cuore e la mente.” Uomo di fede socialista, con il suo impegno sociale da attuare attraverso l’arte non riuscì, come del resto anche William Morris, a superare le contraddizioni tra i suoi impegni socialisti e l’appoggio datogli dall’alta borghesia. L’atelier di falegnameria a Bruxelles - 1897 Alla parete, sopra la scrivania, il quadro Il giorno, del pittore simbolista Ferdinand Hodler, realizzato nel 1896. H. Van de Velde Scrittoio per Meier-Graefe - 1896 Per quanto concerne l’innovazione stilistica, dal 1895 è influenzato dalle teorie estetiche di Alois Riegel, viennese, e dello psicologo monacense Theodor Lipps. Riegel postulava il primato creativo della Kunstwollen ( o “volontà di forma”) individuale, che è quell’impulso di conferire una qualità artistica ad ogni cosa, oggetto, strumento, anche quotidiano. L’esigenza, cioè, di portare su un piano “artistico”, e quindi di qualità espressiva, ogni creazione umana, anche il più semplice oggetto. Teatro per l’Esposizione del Wekbund, Colonia - 1914 Lipps, invece, postulava l’Einfühlung, o “empatia”, quale proiezione mistica dell’ego creativo nell’oggetto artistico. Queste idee trovarono una solida sintesi nel testo di Wilhelm Worringer “Astrazione ed Empatia” del 1908. Van de Velde identificò il proprio lavoro con i due aspetti antagonisti di Worringer : da un lato l’impulso verso l’espressione empatetica di stati psichici vitali, dall’altro la tendenza a raggiungere la trascendenza mediante l’astrazione. L’esempio più importante di questa linea estetica fu il teatro del Werkbund del 1914. VILLA SPRINGMANN HAGEN - 1913 Il rispetto che Van de Velde ebbe per il Gotico può esser spiegato con il fatto che vedeva in esso una architettura in cui “l’immediata vitalità della formaforza viene trascesa dalla astrazione strutturale del tutto”. Esprimere una simile forza era il movente principale della sua estetica. E questa forza Van de Velde la visualizza nella “linea”, una linea gestuale, prodotta dal lavoro artigianale, manuale, “quale traccia antropomorfica della creazione umana”. Dal 1903, al ritorno da un viaggio in Grecia e medio Oriente, Van de Velde rafforza la sua linea antidecorativa stimolato dalla forza e dalla purezza delle forme micenee e assire, cercando di evitare sia la fantasia della Secessione che la razionalità del Classicismo. Lui cerca, ora, una forma organica “pura” che, secondo lui, si poteva trovare solo nella culla della civiltà o nelle opere dell’uomo del Neolitico. H. Van de Velde - Villa Springmann, Hagen - 1913 Scalone H. Van de Velde – 1913 Villa Springmann, Hagen Salone d ingesso Salone di ingresso, capitello HOHENHOF HAGEN -1906-1908 Pianta Fronte sud ovest Nascono così gli edifici di Hagen, con la loro caratteristica megalitica, che emanano un profondo sentimento dell’arcaico. All’esterno la pietra di rivestimento “grezza”, i camini che ricordano arcaici megaliti, le ondulazioni dei tetti, esprimono la forza della materia organica. All’interno i locali con i loro arredi sono protesi alla creazione di una Gesamtkunstwerk, secondo le linee programmatiche di William Morris. Fronte sul giardino Comignoli delle rimesse Sono percepibili, sia nell’ arredo interno che nelle strutture esterne , le similitudini con l’estetica di William Morris e l’influenza di un costante riferimento alle forme organiche, nonché il ruolo che entrambi attribuiscono alle arti applicate per ottenere un ambiente artisticamente controllato in ogni suoi dettaglio. Fronte di ingresso Stanza di lavoro di Karl Ernst Osthaus W. Morris – Red House Ingresso e vano scale Camera da letto padronale Stanza cl camino al primo piano L ‘arazzo è la traduzione pratica delle teorie di Van de Velde sulla relazione di reciproca influenza tra i colori, nella forma d una moderna visione del ritmo della linea. M. Denis – Aprile - 1892 H. Van de Velde – Veglia degli angeli – arazzo - 1893 Le influenze con il Simbolismo sono evidenti proprio nell’uso della linea ondulata : l’opera Aprile, di Maurice Denis, realizzata l’anno precedente, conferma il debito rispetto al movimento simbolista. La Composizione vegetale astratta è una delle ultime opere pittoriche di Van de Velde. Si notano chiaramente le influenze dell’arte giapponese e il ritmo dinamico dei più tardi lavori di artigianato artistico. H. Van de Velde – Composizione vegetale astratta - 1893 Il filo conduttore che da Pugin a Morris fino all’art Nouveau, assegna un ruolo basilare alla dimensione artigianale del “fare” umano è percepibile da un confronto, anche se a distanza di qualche anno, tra gli studi per le carte da parati di Morris e di Van de Velde. W. Morris – Carta da parati H. Van de Velde – Carta da parati - 1897 Dal richiamo più marcatamente naturalistico di Morris, Van de Velde sposta l’attenzione su un piano sempre organico, di richiamo alla dimensione del “naturale”, ma conferendo ai disegni una sostanza più astratta, più svincolata da una mera riproposizione della natura. W. Morris – Carta da parati H. Van de Velde – Carta da parati - 1897 ARCHITETTURA FRANCESE HECTOR GUIMARD Hector Guimard frequenta l’Ecole des Arts Decoratifs dal 1882 al 1885 dove conosce il Razionalismo Strutturale goticizzante di Viollet Le Duc, al quale rimarrà legato attraverso una personale reinterpretazione. Su questo maestro scriverà nel 1898 che nelle sue opere aveva “solo applicato Viollet Le Duc senza rimanere affascinato dal Medio Evo”. Successivamente ha una formazione accademica all’Ecole des Beaux Arts di Parigi, che frequenta dal 1885 all’inizio delgi anni novanta. Con una borsa di studio vinta nel 1894 Guimard rinuncia al tradizionale viaggio in Italia e sceglie come meta l’Inghilterra, la Scozia e il Belgio dove conosce le Arts and Crafts. Di esse apprezzerà la modestia e la logica costruttiva, elementi che non limitano le potenzialità estetiche di un edificio, ma anzi ne valorizzano le qualità formali e materiali. Nella sua Ecole du Sacré Coeur a Parigi (1895) si rifà, come stile, ai suoi maestri dell’Ecole des Beaux Arts Vaudremer e de Baudot; mentre i piani alti dell’edificio sono retti da supporti a “V” ripresi dalle illustrazioni degli Entretiens di Viollet Le Duc. La prima occasione di sperimentare il nuovo stile Guimard la ottiene con l’incarico di un blocco di appartamenti di lusso noti con il nome di Castel-Bèranger, realizzati a Parigi dal 1894 al 1898.. Castel-Bèranger Atrio di ingresso Castel-Bèranger – Fronte di ingresso Nell’atrio di ingresso egli definisce lo spazio come una gabbia di ferro, tessere di vetro e ceramica decorata, raggiungibili dopo aver attraversato uno straordinario cancello di ingresso in ferro battuto e rame che riassumeva, nelle eleganti forme dei metalli, i suoi debiti al gotico ed ai giapponesi. La facciata si inserisce nel nuovo stile più per la ridondante combinazione cromatica dei materiali che per le forma : rivestita in mattoni colorati, pietre di varia grandezza, arenaria, piastrelle di ceramica smaltata. L’edificio diventa molto popolare anche per un premio conferitogli dal Comune di Parigi nel 1898. Ingressi della Metropolitana Con l’Esposizione di Parigi del 1900 vengono realizzati gli ingressi alle stazioni della Metropolitana parigina, appena ultimata. Pur non avendo partecipato al concorso di idee indetto dall’Amministrazione comunale, Guimard ricevette l’incarico grazie al presidente del Consiglio Comunale di Parigi che era suo amico, e tra il 1900 e il 1913 vennero realizzati quelli che sarebbero diventati i simboli dell’Art Nouveau parigina : leggere tettoie in vetro “simili ad ali di libellula”, sorrette da montanti che come steli di fiori dipinti di verde, che si allungano armonicamente nel loro naturalismo formale. L’apparente unicità delle forme era ottenuta, in realtà, attraverso l’uso di elementi prefabbricati intercambiabili di ferro e vetro. Salle Humbert de Romans Realizzata a Parigi tra il 1897 e il 1901 (verrà demolita nel 1907) aveva una sgraziata facciata in cotto ma dietro la quale c’era una sala da Concerti la cui particolarità strutturale erano otto “costoloni” in metallo rivestititi in mogano e piegati come alberi di una foresta. Queste strutture sostenevano una cupola in vetro giallo. Maison Coilliot Realizzata a Lille tra il 1898 e il 1900 è destinata ad abitazione e a negozio. L’edificio è rivestito di blocchi smaltati di lava verde mentre la facciata asimmetrica arretra, ai piani superiori, lasciando in vista le membrature curvilinee in legno e ceramica . Guimard, come la maggior parte egli artisti Art Nouveau, si dedica anche al design di oggetti di arredo, gioielli e mobili. In essi è sempre presente quella traccia “floreale” che contraddistingue le forme dell’arte di questo periodo. ARCHITETTURA SPAGNOLA ANTONI GAUDÌ Y CORNET (1852-1928) Gaudì rappresenta, nel panorama variegato dell’Art Nouveau europea, un caso del tutto particolare sia per la sua eccezionale carica fantastica, sia per l’impronta che saprà dare a tutto il movimento. Laureatosi in architettura a Barcellona, fin da giovane è influenzato dagli scritti di Viollet Le Duc e John Ruskin. Dal primo deriva l’amore per il Gotico e il fascino per l’espressione dell’elemento strutturale dell’edificio, per quel senso “costruttivo” dell’architettura che si manifesta con la forza degli elementi e dei loro raccordi. Dal secondo l’amore sensuale per il materiale naturale lavorato dalla mano dell’uomo. Casa Battlò - 1904-1906 Casa Battlò - 1904-1906 La Casa Milà è realizzata per Roser Segimon de Milà tra il 1905 e il 1907 ed è chiamata La Pedrera (la Cava di Pietra). Con l’espressionismo delle sue facciate pietrificate, quasi smosse da ondulazioni telluriche ed erose da dagli agenti atmosferici, propone un innovativo repertorio formale basato sulla totale libertà creativa, ma sempre legata a manifestazioni organiche, dove la natura, espressa dai materiali, si rappresenta con velati richiami simbolisti e religiosi. Gaudì, fervente cattolico, affermava infatti che ”la linea retta è degli uomini e la curva è la linea di Dio”. Sottomettendo e stravolgendo ogni e qualsiasi riferimento stilistico Gaudì realizza anche in pianta un andamento “organico-curvilineo” come per le facciate. L’edificio, alto 5 piani, si sviluppa attorno a tre cortili mistilinee e si conclude con il capolavoro della copertura che è una passeggiata nella “foresta” dei camini. All’esterno le balconate sono in ferro battuto e fanno pensare, nella loro contorta forma, a dei grovigli di alghe marine. In realtà la Casa Milà non avrebbe potuto esser più lontana dagli assunti di Le Duc in quanto né la struttura né il procedimento costruttivo sono espressi n modo esplicito. L’immagine, invece, è ottenuta occultando completamente la struttura in acciaio sottostante con enormi blocchi di pietra scolpita in modo da evocare una parete rocciosa erosa dal tempo. Questo particolare effetto si avvicina di più al carattere dell’Espressionismo che, di lì a poco, si sarebbe affermato in Europa centrale. Il sottotetto della Casa Milà presenta una inversione di tendenza rispetto alle altre parti dell’edificio. Qui viene messo in mostra un certo pseudo goticismo degli archi in pietra che creano uno spazio surreale, quasi privo di aperture. Il tetto della casa Milà è ondulato e scorre attorno alle tre corti tra una selva di fantastici camini dalle forme irreali. Da un punto di vista stilistico la Casa Milà non appartiene propriamente all’Art Nouveau come, ad esempio, la Casa Battlò. Il naturalismo delle linee è schiacciato dalla forte espressività della massa dell’edificio che si presenta compatta e omogenea alla vista. Manca anche la messa in evidenza della struttura (celata dalla pietra lavorata) e un certo rapporto cromatico tra le parti che si presentano, invece, monocromatiche per esaltare l’unicità del materiale. Sagrada Familia L’opera che più di tutte esprime la sua profonda fede religiosa e riassume compiutamente la sua visione artistica dell’architettura è la Sagrada Familia, la chiesa più famosa di Barcellona. Tuttora non finita (ma sempre in fase di costruzione) la chiesa fu definita progettualmente nel 1917 e prevedeva una struttura a croce latina a 5 navate e con transetto a tre navate. La pianta era conclusa da un deambulatorio nel quale si aprivano cappelle radiali secondo una configurazione tipicamente gotica. Il progetto prevedeva 18 torri che avrebbero dovuto simboleggiare i 12 apostoli, i 4 Evangelisti, la Vergine e Gesù. Delle tre facciate previste Gaudì ne realizzò soltanto una, quella della navata trasversale, sul tema della Natività. La facciata si eleva direttamente da terra, senza basamento, e presenta una esplosione di figure ed elementi scultorei, fusi con la struttura, dalla quale sembrano germogliare organicamente. Gaudì stesso voleva realizzare un’ “opera aperta”, in continua costruzione, quale omaggio a Dio e ciò risulta dai pinnacoli in stile cubista che testimoniano il succedersi degli stili e la continua integrazione dell’opera nel tempo. Parco Güell Il conte Eusebio Güell era un progressista e riteneva che la trasformazione della società si sarebbe ottenuta con la città giardino. A questo scopo nel 1891 incaricò Gaudì di progettare una comunità operaia per il suo stabilimento tessile, nota come Colonia Güell. Nel 1900 arriva l’incarico per il Parco Güell, che sarà realizzato tra il 1903 e il 1914. Gli unici edifici realizzati del parco sono la portineria, la scalinata che porta al mercato coperto sovrastante e la casa dello stesso Gaudì. L’area coperta da una volta ondulata irregolare del mercato è sorretta da sessantanove “grottesche” colonne doriche, mentre la copertura, chiusa perimetralmente da una sedile continuo a serpentina rivestito di mosaico, era adibito a palcoscenico all’aperto. Il Parco è strutturato da una serie di sentieri a serpentina, e quando era necessario questi erano sorretti da strutture a volta realizzate in modo da assomigliare a tronchi d’albero pietrificati. LA LINEA ASTRATTA DELL’ART NOUVEAU Abbiamo diviso l’architettura dell’Art Nouveau secondo due line principali : quella empatetica e quella astratta. La linea “astratta” è quella che più si avvicina ai modi del futuro razionalismo, escludendo dal suo repertorio figurativo ogni riferimento storicistico e privilegiando, anche se non in modo totale, la forma geometrica e le superfici piane ed omogenee rispetto agli apparati decorativi ed alle forme organiche. Queste architetture si sviluppano tra gli ultimi anni del 1800 e la prima guerra mondiale e interessano figure artistiche che sono rientrate, almeno parzialmente, all’interno dell’Art Nouveau o che, come Adolf Loos, possono essere considerati degli outsider. ARCHITETTURA AUSTRIACA JOSEF HOFFMANN Joseph Hoffmann Interno del Palazzo Stoclet - Bruxelles JOSEF MARIA OLBRICH OTTO WAGNER Schützanhaus der Staustufe Kaiserbad - 1906-07 Stazione della Metropolitana di Vienna Karlsplatz – 1898-99 Casa su Linke Wienzeile Majolikahaus – 1898/99 Casa su Linke Wienzeile 1898/99 Casa su Linke Wienzeile – Majolikahaus – 1898/99 Glasgow School of Art Glasgow - 1897-1909 CHARLES RENNIE MACKINTOSH The Hill House Helensburgh, 1902-1903 Liberty in Italia Expo Internazionale di Milano – 1906 Padiglione de Bernardi Expo Internazionale di Milano – 1906 Ingresso principale Biblioteca Bosforo - 1904 Liberty in Italia R. D’Aronco - 1907 Casa Santoro – Costantinopoli Ambasciata d’Italia a Therapia Bosforo - 1905 Cimitero di Mantova 1903 Progetto di concorso Liberty in Italia P. Fenoglio Palazzina Scott, Torino - 1902 P. Fenoglio Casa Fenoglio, Torino - 1902 Villa Faccanoni Sarnico, 1906-07 Liberty in Italia 1° Esposizione Internazionale di Arti Decorative R. D’Aronco - Padiglione Reale (non realizzato) R. D’Aronco - Scala d’accesso R. D’Aronco - La Rotonda d’Onore