M.Proust - Digilander

annuncio pubblicitario
M.PROUST e il romanzo del primo Novecento
M. Proust nacque ad Auteuil, presso Párigi, nel 1871. Per sedici anni Proust lavorò ad un'impresa colossale, un romanzo in sette
volumi dal titolo ''Alla ricerca del tempo perduto,'' di cui vide pubblicati solo i primi quattro. Mori infatti nel 1922 e le ultime tre parti
del romanzo uscirono postume nei cinque anni immediatamente successivi.Proust segnò una profonda trasformazione nella narrativa del primo Novecento, rispecchiando nelle strutture della sua opera un nuovo modo di conoscere che prescinde dalla presunta
obiettività del reale(superamento del realismo). Nel grande romanzo proustiano il protagonista ricrea la realtà attraverso la memoria. (Montaggio narrativo) Il ricordo rigenera fatti,persone, luoghi e li definisce attraverso il filtro dell'emozione, in cui consiste la
loro essenza più profonda.
In questo tipo di scrittura assistiamo alla distruzione del tempo ordinato cronologicamente.
IL ricordo, scatenato da eventi apparentemente insignificanti (MEMORIA INVOLONTARIA) e casuali, apre squarci improvvisi e
profondi alterando la successione lineare degli eventi. La durata dei tempo narrativo viene a dipendere dall'importanza che i fatti
assumono nella sfera emotiva (inconscio)del narratore. Anche lo stile riflette lo stesso andamento: la catena dei ricordi implica
infatti una scrittura complessa, di ritmo lento, articolata in periodi lunghi che si aprono in incisi e si dilatano nella successione delle
subordinate….
Adesso Rifletti : il problema della Memoria si pone in un tessuto MODERNO ove il tempo ha assunto una dimensione di ‘’MODA’’
cambiamento continuo ,ricorda il testo di Leopardi -"Dialogo tra morte e moda"
Con il suo caratteristico stile, la ”Ricerca” disegna nello stesso tempo un ritratto molto ampio e articolato di quella società parigina
agli inizi dei secolo dalla quale Proust trasse i modelli per i suoi personaggi.
Alla ricerca del tempo perduto (romanzo in sette volumi):
La strada di Swann, 1913, All'ombra delle fanciulle in fiore, 1919 Guemantes, 1920-21 Sodoma e Gomorra, 1919-22 La prigioniera, 1923 (postumo) La scomparsa di Albertine, 1925 (postumo) Il tempo ritrovato, 1923-27 (postumo).
Alla ricerca dei tempo perduto è un ciclo di sette romanzi che raccontano le vicende del protagonista e narratore dagli anni 188283 fino alla fine della prima guerra mondiale (1918).
Nel primo volume, intitolato La strada di Swann, il protagonista rievoca la sua infanzia nella casa di campagna di Combray, animata dalle figure adorate della mamma, della nonna e di Swann, l'amico di famiglia emarginato dalla buona società a causa della
passione che lo lega a una donna di facili costumi Odette de Crécy. Swann e Odette finiscono per sposarsi e dalla loro unione
nasce Gilberte, il primo amore del protagonista.
Il secondo volume All'ombra delle fanciulle in fiore, è ambientato nel centro balneare di Balbec, dove il protagonista adolescente
conosce un gruppo di ragazze che lo affascinano e diventa amico di Robert de Saint-Loup, un giovane aristocratico. Egli lo presenta allo zio, il barone di Charlus, che appartiene alla grande famiglia dei Guermantes, inavvícinabilí protagonisti della mondanità
parigina.
Nel terzo volume, I Guermantes, egli si trasferisce a Parigi e s'innamora della bellissima e irraggiungibile duchessa di
Guermantes, Incomincia a frequentare il salotto della signora di Villeparísis e così rinsalda la sua amicizia con Albertine, una delle
"fanciulle in fiore" conosciute a Balbec.
In Sodoma e Gomorra e La prigioniera s'intrecciano le storie equivoche del barone di Charlus con quella d'amore vissuta dal protagonista e Albertin che scatena in lui una gelosia ossessiva al punto di segregarla in casa. La scomparsa di Aibertine segna la
fine dei rapporto fra i due amanti. Il protagonista si è ormai disamorato di Albertine, ma la sua fuga e la sua morte improvvisa lo
gettano nella disperazione. Con il passare del tempo, però, il ricordo di Albertine si fa più lontano ed egli ritrova Gilberte, sposata
al barone di Saint-Loup.
Nell'ultimo volume, Il tempo ritrovato, lo scoppio della prima guerra mondiale sconvolge Parigi. Alla fine del conflitto tutto è cambiato, si sono alterati i rapporti sociali ed economici, molte persone sono scomparse. A un ricevimento in casa Guermantes, il protagonista rivede alcuni vecchi conoscenti ma stenta a riconoscerli. All'improvviso, ripensando a momenti del passato che lo riempiono di gioia, decide di scrivere un romanzo in cui mostrerà come gli uomini possano, attraverso la memoria, occupare un tempo
che va ben oltre quello cronologico della loro vita.
IL vero protagonista del romanzo di Proust è il tempo, quello "perduto", che appartiene ormai al passato. Ma l'uomo del
Novecento, testimone diretto di quanto insegnavano le teorie di Freud sull'inconscio e quelle di Einstein sulla relatività, ha una
percezione nuova di sé e delle proprie facoltà razionali. La realtà esterna si presenta come un dato relativo che diventa esistente
solo nella coscienza dell'individuo, poiché qui trova il proprio riconoscimento. Il meccanismo della memoria involontaria Trasferiti
nell'interiorità individuale, il tempo e lo spazio valicano i loro limiti oggettivi e gli eventi ritornano dal passato caricati di tutti i significati di allora e anche di quelli che la distanza vi aggiunge. Un episodio casuale e di nessuna importanza, un sapore, un profumo,
possono scatenare il meccanismo della memoria involontaria, che dal profumo restituisce intatte ai presente esperienze ed emozioni.Proust appartiene ad un gruppo di scrittori del primo novecento che cambia il romanzo così come era stato inteso per tutto il
secolo precedente e in parte ancora oggi- supera il romanzo realista -la scrittura corre avanti e indietro nel tempo come al cinema
,vi è quindi un legame con il Montaggio che si andava creando in quegli anni.
Monologo interiore ,flusso di coscienza,flash back ,ridimensionamento della fabula ,la storia, il cosa si racconta , spesso essa sparisce,confusione tra narratore e personaggio,uso della prima persona ...insomma muore il narratore onnisciente .
Nel Monologo interiore scompare la dichiarativa ma non bisogna confonderlo con il discorso libero diretto di Verga che lo usava
per altri fini
Queste tecniche si possono anche trovare in romanzi di altri periodi storici ma nel primo novecento sono caratterizzanti ,tipiche di
una nuova percezione del tempo. Tipiche di una realtà complessa ,urbana e avanzata esse si legano o meglio questo romanzo si
lega alle avanguardie artistiche del primo novecento. Questo tipo di romanzo non è popolare né di facile lettura al contrario le storie con intreccio o trama e tanto di finale sospirato; passano al cinema o nel romanzo di consumo popolare che spesso usa tecniche avanzate (il cinema ) ma il montaggio è nascosto sembra così sempre una realistica storia del secolo precedente. Forse solo
la pubblicità userà queste tecniche di racconto “frammentate “ a livello di massa ma per altri fini .
La tecnica di Ejsenstein è sulla scia di Proust e compagni ma anche del linguaggio pubblicitario per questo è considerato di
Avanguardia (avanti ..più moderno....) Griffith invece nascondendo il montaggio ripropone il romanzo del secolo precedente per le
masse . Ejsenstein è fondamentale e rivoluzionario per la forma che usa non per il contenuto rivoluzionario dei film per questo il
povero Fantozzi non capiva un tubo e forse anche Villaggio!
note
Monologo interiore :Tecnica di scrittura che cerca di rispecchiare direttamente e con esattezza il ragionamento di un personaggio
dalla sua prospettiva interiore, seguendo i molteplici salti e le associazioni di idee, senza tralasciare l’inconscio e i meandri dello
stream of consciousness (il “flusso di coscienza”).
Rispetto a quest’ultimo il monologo interiore, che si serve spesso della prima persona singolare e del tempo verbale al presente,
rispecchia un maggior grado di consapevolezza da parte del soggetto pensante e presenta una più precisa formulazione e articolazione del discorso. I primi esempi di questa forma si trovano nelle opere di , James Joyce, Italo Svevo, William Faulkner, Virginia
Woolf, Marcel Proust, Thomas Mann,,ma anche Kafka, Pirandello e poi Sartre e Moravia rientrano in questo filone ecco perchè il
termine Decadentismo è riduttivo meglio dividere in due tronconi Estetico e Esistenziale ,il primo tra otto e Novecento il secondo
molto più longevo,altri elementi di questi romanzi.l'assurdo,il non senso,un sentimento di estraniazione ecc (vedi Serafino gubbio
...di Pirandello)
Stream of Consciousness Tecnica letteraria che consiste nel riprodurre il libero fluire dei pensieri, dei sentimenti e delle sensazioni
dei personaggi senza alcun commento da parte dell’autore.
La formula inglese stream of consciousness, resa in italiano con “flusso di coscienza”, fu utilizzata per la prima volta dal filosofo e
psicologo statunitense William James nei Principi di psicologia (1890). Si tratta di una tecnica affine a quella del monologo interiore, i cui esempi più significativi cominciarono ad apparire negli ultimi decenni dell’Ottocento (Les lauriers sont coupés, 1887, di
Edouard Dujardin); ma mentre nel monologo interiore le sensazioni sono rielaborate secondo una struttura più definita e simile a
quella del soliloquio, lo stream of consciousness, elaborato dagli scrittori del Novecento, punta a rappresentare la condizione di
precoscienza che precede la consapevole organizzazione mentale del discorso, il quale appare pertanto magmatico e contraddittorio.
La tecnica ebbe le sue più importanti e radicali applicazioni nell’Ulisse (1922) e nel Finnegan’s Wake (1939) di James Joyce, oltre
che in alcune opere di William Faulkner e Virginia Woolf, e fu utilizzata in molta narrativa degli anni Trenta e Quaranta del
Novecento.
Discorso indiretto libero : presentazione delle parole o del pensiero di un personaggio riferiti dal narratore in forma indiretta, con
l'omissione del verbo dichiarativo reggente ('disse che', 'pensò che') che di solito introduce il discorso indiretto. Non ci sono dunque elementi di transizione tra la narrazione in corso e il discorso indiretto libero, ma, come nel discorso indiretto, il personaggio
fa riferimento a se stesso in terza persona, i verbi sono generalmente all'imperfetto (rari sono i presenti) e spesso sono presenti
termini indicatori di lontananza nel tempo e nello spazio ('là', 'quello', 'allora').
Il discorso indiretto libero, frequente nei testi di narrativa moderna, consente allo scrittore di aderire ai sentimenti del personaggio
rappresentato, di 'viverli': perciò tale discorso si chiama anche, con espressione tedesca, erlebte Rede, 'discorso vissuto'. Ecco un
esempio dal XXXVII capitolo dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, dove il narratore parla di Renzo in viaggio verso il suo
paese dopo che ha ritrovato Lucia a Milano: 'Si rimetteva col pensiero nelle circostanze più terribili di quella giornata; si figurava
con quel martello in mano: ci sarà o non ci sarà? e una risposta così poco allegra; e non aver nemmeno il tempo di masticarla,
che addosso quella furia di matti birboni; e quel lazzaretto, quel mare! lì ti volevo a trovarla! E averla trovata!'.
Nell'attacco dei Malavoglia di Giovanni Verga troviamo: 'Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza... Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron 'Ntoni, quelli della casa del nespolo...' Qui la realtà è
descritta non dal punto di vista di un narratore esterno, ma come essa si riflette nella mente e nel cuore dei personaggi. E spia linguistica del discorso indiretto libero è lo scarto logico tra 'Adesso' e 'rimanevano'. Un altro romanzo di Verga, il Mastro don
Gesualdo, ci fornisce un ulteriore esempio: 'Egli invece non aveva sonno. Si sentiva allargare il cuore. Gli venivano tanti ricordi
piacevoli. Ne aveva portate di pietre sulle spalle, prima di fabbricare quel magazzino! E ne aveva passati dei giorni senza pane,
prima di possedere tutta quella roba! Ragazzetto gli sembrava di tornarci ancora, quando portava il gesso alla fornace di suo
padre, a Donferrante! Quante volte l'aveva fatta quella strada di Licodia, dietro gli asinelli che cascavano per via e morivano alle
volte sotto il carico! Quanto piangere e chiamar santi e cristiani in aiuto!'
vedi il brano “il Naufragio della Provvidenza” ,in questi due ultimi scrittori però è solo una tecnica funzionale al racconto ,nel caso
di Verga al racconto corale dei pescatori che non conoscono la lingua italiana.
Nota semiseria
Ricorda la formula di Ejsenstein grosso modo....che 2+2 nel montaggio non fa proprio 4 (uso delle figure retoriche )insomma è
come nella pubblicità solo un lettore- spettatore ingenuo (quanti ne sono?) può credere che quel dopo barba dopo l'uso ha in
ascensore un effetto di attrazione “diretto” per la ragazza alla quale faccio “il filo” ! chiaro
prof.S.Cicciotti -Istituto Bodoni Torino
digilander.iol.it/davis2/lezioni/index.htm
appunti.xoom.it/
copyleft
Scarica