Le scuole dal Secondo Dopoguerra
Herman Hertzberger,
Scuola Montessori,
1960-1981. Delft.
Progetto del nucleo
iniziale.
Aldo Aymonino, Campus scolastico di Pesaro, 1982 circa. Il corpo
del Liceo Scientifico.
La Scuola Montessori a Delft costituisce uno
dei primi progetti dell’architetto olandese
Hertzberger. Esso si basa sull’idea di opera
aperta, capace di successivi sviluppi (come
poi, in realtà, è avvenuto).
I suoi ambienti ampi e flessibili favoriscono
l’identificazione da parte degli utenti. Su un
grande atrio centrale si affacciano le aule per
la didattica, bipartite in modo che si possano
svolgere sia lezioni frontali sia lavori manuali, e ciascuna dotata di un proprio guardaroba (individuato sulla pianta dai lucernari).
Accanto alla porta d’ingresso dell’aula una
vetrina permette di esporre i lavori degli
alunni e mettere in relazione l’interno con lo
spazio circostante.
L’edificio interpreta l’essenza del metodo
Montessori, basato sull’interesse spontaneo e
sul lavoro autoeducativo degli allievi. La
pianta a ‘L’ dell’aula consente, ad esempio,
un controllo simultaneo dell’insegnante,
che può in tal modo proporre
lavori per piccoli gruppi.
Il Campus scolastico di Pesaro comprende vari istituti scolastici; nel progetto d’origine, erano anche previsti attrezzature ed edifici di carattere collettivo, per una superficie complessiva di 20 ettari.
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Il Liceo Scientifico fu il primo ad essere realizzato.
Esso si propone nella duplice veste da un lato di edificio autonomo, con una propria caratterizzazione
tipologica e definito sul piano formale e distributivo
dall’aderenza alla corte quadrata, dall’altro di architettura urbana, in quanto stabilisce relazioni formali
con il suo contesto.
La pianta chiarisce l’originalità della ricerca tipologica dell’edificio scolastico, con le aule disposte lungo
due lati esterni, e le attrezzaure collettive nei lati
opposti ai corridoi, verso la corte interna.
REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Aldo Rossi, Scuola elementare di Fagnano Olona, 1972-1976.
Aldo Rossi contrappone allo studio del Movimento Moderno, incentrato sui rapporti funzionali tra le varie
parti del progetto, nuove citazioni tratte da “i lunghi corridoi delle case lombarde, e altri corridoi che percorrevano la mitologia”. Questo particolare approccio conduce, ad esempio nella Scuola elementare di Fognano Olona, alla definizione di lunghi corpi che si raccordano nello spazio centrale, i cui elementi nodali sono la palestra e la biblioteca.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Progetti di musei: il rapporto con la città
Frank Lloyd Wright,
The Solomon R. Guggenheim Museum,
1943-1959. New York.
Il Museo Guggenheim di Wright stabilisce un rapporto ambiguo con la città. Posto nel cuore di New
York, in un lotto regolare lambito da grattacieli, esso si protende verso l’ambiente costruito con un
movimento a spirale, avvolgente ed espansivo, che
poco si relaziona allo schema ortogonale della
città.
Al contrario, il percorso espositivo che si snoda lungo una spirale il cui raggio si allarga dal basso verso l’alto, esprime una piena coerenza tra la forma
esterna e quella interna dell’edificio.
Joseph Paul, Progetto per
museo a Kleihues,
1976-1979. Blankenheim.
Veduta generale.
L’architettura postmoderna non può prescindere,
nel linguaggio, dalla storia della città nella quale
si interviene.
Il nuovo edificio deve
‘dialogare’ con l’architettura esistente, assorbendo
almeno alcune forme stabilite dalla tradizione o,
quanto meno, facendole
proprie tramite la citazione, come evidenzia il
Progetto per un museo a
Kleihues di Joseph Paul.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Renzo Piano, Nemo, Museo
nazionale della Scienza e
della Tecnica, 1992-1997.
Amsterdam.
L’edificio del Nemo è ben
visibile dall’area portuale di
Amsterdam, ma si offre anche a larga parte del quartiere. Esso si staglia sullo
specchio di mare del bacino portuale (su un terreno
sacrificato al mare), come
fosse una grande nave in
procinto di salpare.
Si presenta all’esterno come una piazza, ricavata sul
piano della copertura, la
cui inclinazione accentua il
senso della prospettiva e instaura un rapporto dinamico con il contesto urbano.
Veduta del prospetto nord,
con il ponte pedonale che
collega il museo alla vicina
stazione ferroviaria.
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Veduta del prospetto sud; si
scorge, sulla destra, la rampa pedonale di accesso alla
copertura.
In basso si nota la sezione
longitudinale del tunnel,
che all’altezza del museo si
inabissa sotto l’Ooster-Dok,
attraversandolo.
REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Dallo schizzo all’architettura
Le Corbusier
Tra il 1910 e il 1925, gli architetti razionalisti e quelli espressionisti hanno concepito il disegno a mano libera come
strumento imprescindibile della progettazione stessa. In particolare, gli architetti di formazione funzionalista (Adolf
Loos, Robert Mallet-Stevens, Le Corbusier, ma anche il futurista Sant’Elia) hanno fatto dello schizzo grafico un modello
di rappresentazione prospettica.
Per Le Corbusier, il disegno a mano libera serviva a fissare le nuove idee di tipologia architettonica. Nei suoi lunghi
viaggi, egli aveva utilizzato lo schizzo a fini documentaristici, annotando nei taccuini moltissimi scorci urbani e vedute paesaggistiche. In seguito, la sua grande abilità di disegnatore gli consentiva di far comprendere i progetti ai clienti. Coerente alla sua appartenenza al movimento pittorico del Purismo, egli mostra con
chiarezza gli spazi e i volumi, giungendo a simulare le diverse soluzioni di un progetto.
Come rivela la Lettera a Madame Meyer
(1925), sua potenziale cliente, Le Corbusier
accentua il carattere autografo dei suoi disegni, puntando sulla forte seduzione delle immagini e avvicinando le stesse alle rassicuranti visioni domestiche di Matisse.
Sopra:
Appartamento
Charles de Beistegui, 1930.
A sinistra: Lettera a Madame Meyer, 1925.
Sotto: Sezione di unità residenziale, 1928.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Espressionismo e Eric Mendelsohn
Gli architetti espressionisti del primo Novecento (tra i quali si annoverano
Peter Behrens, Bruno Taut, Hugo Häring ed Erich Mendelsohn), concepivano lo schizzo come momento fondamentale del progetto di architettura. Nei
loro progetti, il movimento delle superfici rompeva la visione tradizionale e
prospettica, in quanto i volumi mutano in relazione ai diversi punti di
osservazione.
Le superfici esterne perdevano l’andamento piano, facendo assumere all’edificio una consistenza plastica e possente. Negli
schizzi progettuali, si evince questa nuova valutazione di masse contrapposte a linee curve
in tensione, propulsori di energia.
Erich Mendelsohn,
Einsteinturm (’Torre Einstein’), 1920-1923. Potsdam, Germania.
Satoshi Okada
Da sempre l’architettura giapponese instaura un rapporto
strettissimo con l’ambiente
naturale.
La piccola costruzione di
Satoshi Okada si insinua tra i
numerosi alberi da fusto presenti e, come questi, sembra
elevarsi verso il cielo. L’edificio si dispone nello spazio in
modo quasi arbitrario, secondo una concezione organicista: l’idea progettuale, evidenziata nello schizzo a lato,
mostra come i contorni dello
spazio vengano definiti a partire da unità formali che he
alludono alle foglie del tè.
All’interno, filtra la luce dall’alto, longitudinalmente.
Satoshi Okada architects,
Galleria d’arte a Kiyosato (Giappone), 2004-2005.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Zvi Hecker
Il centro culturale sorge al limitare di Duisburg, in Germania, e
si apre a ventaglio dalla strada di accesso verso un parco e,
dunque, un ampio panorama.
La sua forma è ricca di rimandi simbolici, a partire dalla sua
forma a libro aperto, le cui pagine sono strutture portanti in
cemento armato nelle quali si innervano le parti comuni:
Hecker sottolinea come l’identità ebraica non si identifichi in
un territorio e come, a seguito della diaspora, sia la Bibbia,
dunque la Scrittura, ad avere operato l’unità culturale fra le
diverse comunità. La forma dell’edificio ricorda anche una
mano aperta che in ebraico rinvia all’idea di ‘memorie‘.
Nel progetto originario la forma della sinagoga si ispirava alla
stella di Davide fondendola con una ‘pagina‘ dell’edificio.
Zvi Hecker, Centro culturale ebraico, Duisburg. 1999.
Sopra, a sinistra: Schizzi volumetrici di studio.
Sopra: Disegno assonometrico del complesso.
Sotto: Pianta del piano terra. 1. Ingresso. 2. Sala polivalente. 3. Sinagoga. 4. Amministrazione. 5. Cucina.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Alejandro Aravena
Alejandro Aravena, The Siamese towers, 2003-2005. Santiago del Cile.
Sopra: Schizzi progettuali dell’edificio.
A sinistra: Pianta del primo piano.
Sotto: Sezione della costruzione.
L’edificio venne costruito per ospitare i laboratori di informatica dell’università di Santiago del Cile.
L’idea fondante del progetto si basa su un doppio involucro: uno interno, in calcestruzzo, traforato in modo da controllare i riflessi nocivi della luce sugli schermi; uno esterno, trasparente perché in lastre di vetro, svincolato nella forma rispetto al primo, pur essendo legato alla struttura cementizia interna. Questa soluzione è determinata dall’esigenza di contenere la spesa della costruzione, in quanto una facciata tradizionale avrebbe dovuto garantire soluzioni
molto più sofisticate (ad esempio per la tenuta statica delle superfici vetrate). Inoltre lo spazio vuoto tra le due superfici funge da camino, consentendo di evitare l’effetto serra; le pareti inclinate, peraltro, assicurano un movimento
ascendente dell’aria calda, generando un continuo e benefico flusso.
A terra l’edificio poggia su una piattaforma, che garantisce una relazione diretta con il suolo e, in prospettiva, con
il sito.
Questi fattori sono messi bene in evidenza dagli schemi-schizzi progettuali: essi partono da una riflessione basata dal
rapporto con il sito, per poi generare la forma mossa dell’edificio, che si sdoppia in modo da suggerire il nome di ‘torri siamesi’. L’idea formale del doppio involucro è chiarita nello schizzo in alto a destra.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Norman Foster, due grattacieli: la forma e la struttura
Norman Foster ha sperimentato, in duegrattacieli a Londra e a New York, una stuttura metallica reticolare esterna a profili
diagonali, ottenendo forme triangolari.
In tal modo, egli ha attenuato le spinte
orizzontali, ottenendo un notevole risparmio dell’acciaio rispetto alla tradizionale
gabbia ortogonale.
L’alleggerimento della struttura esterna
consente di gestire con ampia libertà le
piante ai vari piani delle costruzioni:
aspetto, questo, estremamente utile nel
caso dell’edificio a volume bombato della
Sede della Swiss Re a Londra, in cui ogni
piano ha una diversa superficie.
Sede della Swiss Re
L’edificio è destinato agli uffici centrali
della grande società di assicurazioni, ed è
posto nel cuore della City di Londra. Presenta 41 piani destinati a uffici, con una
grande piazza pubblica al piano terra, dalla quale si accede a centri commerciali.
Foster ha applicato a questo edificio dei
modelli informatici frutto di studi aerospaziali, che hanno permesso, ad esempio, di determinare il profilo in grado di
garantire la migliore resistenza al vento.
Il sistema strutturale con triangoli isosceli
è stato realizzato su sezioni curvilinee
grazie al singolare andamento a spirale
della struttura.
Giardini pensili interni, sospesi ai vari piani, consentono di regolare la climatizzazione dell’edificio: è facile pensare alle
strutture reticolari di Buckmister Fuller,
che era stato il pioniere della ricerca tecnologica in funzione della qualità ambientale.
Norman Foster, Sede della Swiss Re,
1997-2004. Londra.
Veduta esterna e piante ai vari livelli,
dall’alto verso il livello inferiore.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Sede Centrale Hearst
Foster ha completato un edificio che l’editore Randolf Hearst aveva fatto iniziare nel 1928 in stile Art
Deco (ed oggi vincolato). L’edificio conta 42 piani
adibiti a uffici, che spiccano sull’edificio preesistente, che funge ora da grande atrio. Da questo si
innalzano grandi pilastri e le strutture reticolari
esterne. Nella torre realizzata da Foster l’uso di un
modulo triangolare ha consentito di svuotare gli
angoli e ottenere per la torre un originale effetto
estetico.
Norman Foster,
Sede Centrale Hearst,
2000-2006.
New York.
Prospetto (a sinistra),
pianta del piano tipo
(in alto) e veduta
esterna.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
La tecnologia al servizio dell’architettura:
un progetto di Arata Isozaki
Isozaki ha concepito l’edificio Nara Convention Hall come un ‘monolite indipendente‘, partendo dal contesto della
città di Nara, antica capitale del Giappone, che egli vede caratterizzata da edifici isolati. L’edificio contempla due auditorium contigui. Esso ha forma ellissoidale, con pareti interne in cemento liscio, e struttura di sostegno a forma di
guscio, come “una chiglia che poteva far pensare a una nave”. Rivoluzionario è il metodo costruttivo, chiamato PantaUp: si basa sull’elevazione in corso d’opera di pannelli esterni, che erano stati piegati e poggiati a terra in una prima
fase della costruzione, e collegati da cardini. Una volta fissata la copertura, questi pannelli sono stati fatti alzare, ruotando attorno ai propri cardini, portando l’intera costruzione a un’altezza di 25 metri, quindi fissati in posizione. Questo sistema consente di posare la copertura di un grande spazio facendo a meno di un’impalcatura interna (la copertura con le strutture appese pesava 4600 tonnellate).
Arata Isozaki, Nara Convention Hall.
Nara (Giappone), 1992-1998.
Schemi del movimento
dei pannelli metallici
che compongono
la costruzione.
Sezione longitudinale
e pianta.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Progettare per variazioni su una tipologia di base
Oswald Mathias Ungers, Studi tipologici di abitazione su maglia di base costante.
L’architetto tedesco O. M. Ungers realizzò questi diversi studi tipologici di abitazione in occasione del progetto per
il completamento di un isolato urbano della città di Marburg (nella regione dell’Hesse, in Germania), del 1976. L’architetto propose un gruppo di fabbricati leggermente staccati l’uno dall’altro, secondo un principio di ‘frammentazione nell’unità’, che egli coglieva nel carattere urbanistico della città tedesca e che offrirà molti spunti nelle riflessioni
teoriche degli anni Ottanta del Novecento.
Nell’intenzione di Ungers, ogni singolo corpo edilizio, derivato dal principio di base della casa unifamiliare, assimila i
principi progettuali dell’edilizia esistente. Ciascun progetto mantiene la sua identità e, allo stesso tempo, contribuisce
a dare vita alla complessità che caratterizza la città contemporanea.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
L’abitazione razionalista
A partire dalla fine degli anni Venti del Novecento, gli architetti razionalisti si misurarono proficuamente sia sul tema della residenza collettiva, sia su quello della casa singola.
Villa Tugendhat, in particolare, poteva offrire una serie di soluzioni pratiche direttamente desunte dalle novità teoriche (si vedano I cinque punti dell’architettura nuova
di Le Corbusier). Tali progetti avrebbero dimostrato, nell’intenzione degli architetti, la
validità dei principi estetici e costruttivi in tipi diversificati di edificio, adatti alle diverse
committenze.
Il carattere estetico delle residenze singole si
basa su un nuovo rapporto interno-esterno,
concepito in continuità: giacché la struttura
portante è composta da esili pilastri in acciaio (spesso di sezione cruciforme), i muri
esterni possono essere sostituiti da ininterrotte pareti in vetro.
In genere, il piano terra è destinato alle aree
di soggiorno, diversificate al loro interno
(area pranzo, area riposo, area hobby, ecc.)
e affiancate dalle cucine; al piano superiore
si dispongono le camere, ariose nelle dimensioni, bene illuminate e distribuite da
comodi corridoi.
Ludwig Mies van der Rohe,
Villa Tugendhat a Brno. 1930.
I principi costruttivi e distributivi sopra descritti trovano un punto altissimo nelle realizzazioni di Mies van der Rohe e, in particolare, nella Casa per Edith Farnsworth,
nell’Illinois. Questa costruzione trova negli
elementi costruttivi (pilastri, lastre di vetro)
una sintesi di estrema purezza formale,
rafforzata dall’elevazione dal suolo dell’unico piano abitato, e dalla differenziazione
con una piattaforma di ingresso.
Ludwig Mies van der Rohe,
Casa per Edith Farnsworth,
1946-1951. Plano, Illinois.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
L’edilizia per la città: progetti e piani razionalisti
Le Corbusier, proposte di piano per Montevideo (1929, sopra)
e Rio de Janeiro (1934, sotto).
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L’architettura razionalista ebbe
al centro dei propri interessi l’edilizia abitativa nelle città. Scrisse Le Corbusier: “Il 1930 inaugurava un ciclo di nuove preoccupazioni: i grandi lavori, i grandi avvenimenti dell’architettura e
dell’urbanistica [...] D’ora in
avanti non parlerò più della rivoluzione architettonica, che è
compiuta; l’urbanistica diventa
la preoccupazione dominante”
(Le Corbusier, Introduzione all’Oeuvre complète, 1929-1934).
Di fatto, rispetto agli altri grandi
architetti-urbanisti, come Gropius, Le Corbusier si spinge verso soluzioni rigorosamente teoriche, non accettando i compromessi resi necessari dalle
condizioni preesistenti come in
Germania o in Olanda, dove
l’esigenza abitativa aveva portato a redarre piani urbanistici
vincolati alle realtà locali e ad
alta densità.
REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Negli anni Venti, sia nel settore dell’architettura tradizionale sia in quello dell’architettura razionalista, vennero applicati i nuovi principi della standardizzazione. Ne derivarono, in genere, quartieri moderni, che interrompono l’unità
formale delle città ottocentesche. Spesso realizzati sotto la spinta delle grandi Amministrazioni pubbliche, nelle principali città (tra cui si distinguono Vienna e le città olandesi e tedesche) i nuovi quartieri presentano un volto unitario
e offrono l’occasione per sperimentare tipologie edilizie inedite, come evidenziano i disegni del Quartiere Kiefhoek
di Rotterdam, di Oud, basato sulla ripetizione di case a schiera, e il Progetto di quartiere con case a torre dei fratelli Luckhardt.
J.J.P. Oud,
Quartiere Kiefhoek a Rotterdam, 1925.
La planimetria e il tipo edilizio.
Kiefhoek era un quartiere operaio nella zona meridionale di Rotterdam, posto tra due canali. Oud ha cercato di definire il piano urbanistico mediante assi di simmetria, secondo un modello prerazionalista. Le case, tutte uguali, presentano tipologia a schiera e sono articolate su due piani. Esse sono accuratamente studiate, per far fronte alle difficoltà dovute a una larghezza di soli 4,10 metri.
Hans Luckhardt
e Wassili Luckhardt,
Progetto di quartiere
con case a torre, 1927.
I fratelli Luckhardt intervengono nel campo dell’edilizia collettiva e popolare proponendo
soluzioni di alta qualità per la
cosiddetta “existenzminimum”,
l’‘abitazione di sussistenza‘ basata sul rispetto degli standard
minimi individuati in ambito
funzionalista e razionalista.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Residenze e piani per la città: Walter Gropius
Walter Gropius,
Quartiere Torten,
1926-1928.
Dessau.
Planimetria e
assonometria
con ricostruzione
del tipo edilizio.
Walter Gropius,
Quartiere
Danmmerstock,
1928.
Karlsruhe.
Planimetria e
tipo edilizio
prevalente.
Walter Gropius,
Quartiere
Siemensstadt,
1930. Berlino.
Planimetria e
tipo edilizio
disegnato da
H. Scharoun.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Gaudí e l’architettura: forme e citazioni dalla natura
L’architetto Antoni Gaudí, il più importante interprete del Modernismo catalano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento, ritiene che la forma delle singole parti architettoniche e degli edifici debba derivare dalla natura e reinterpretarne la morfogenesi. Il suo pensiero trae ispirazione dal Romanticismo e dall’utopismo europei dell’Ottocento,
rifacendosi, ad esempio, all’inglese John Ruskin e al francese Eugène Viollet-le-Duc.
Espressione emblematica della concezione di Gaudí è la Casa Batlló, sul Paseo de Gratia, principale via della nuova
Barcellona. Come si può osservare negli esempi che seguono, non solo il tetto dell’edificio richiama la schiena di un
armadillo, ma tutti i particolari instaurano analogie con elementi organici e naturali.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Ironia e soluzioni formali del Postmoderno
Nel corso degli anni Settanta del Novecento, l’ideale funzionalista del cosiddetto
Movimento Moderno entrò in crisi via via
che si evidenziava il basso livello qualitativo delle periferie urbane, spesso realizzate a basso costo semplificando e banalizzando il concetto di standardizzazione.
Anche per questo, il pensiero post-moderno si è affermato nel campo dell’architettura e del disegno industriale.
L’assunto dell’architettura postmoderna è
il distacco tra la forma e la funzione dell’edificio. In nome di una nuova libertà, i
nuovi edifici non presentano i rigidi volumi compatti, le facciate regolari e avulse
dai linguaggi del passato.
Gli architetti postmoderni, nel proporre il
ritorno alla forma libera, recuperano le
decorazioni e il repertorio iconografico
classicista, ma ne usano i frammenti come
fossero pure citazioni del passato. Giungono, così, ad una commistione eclettica di
più stili, anche in uno stesso edificio.
L’uso disinibito del lessico dell’architettura
porta ad un approccio spesso ironico, manifestato ad esempio nel fuori scala di alcuni elementi, o nell’uso di ‘frammenti’ di
ordini architettonici, modanature, timpani, capitelli.
Gerd Neumann,
Studio per un capitello immaginario, 1980.
A destra: Michael Graves,
Humana Building, 1982-1986. Louisville (Kentucky).
Sotto: Jas Zbigniew,
Deposito di rifiuti per l’Università tecnica di Varsavia, Varsavia.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Thomas Gordon Smith,
Spaccato prospettico per il progetto
di una casa in Úatthew Street, 1978.
San Francisco.
Robert Venturi,
Casa di Vanna Venturi, 1966.
Filadelfia. Disegno
e veduta della facciata.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Gli anni Novanta, decennio del Neoeclettismo
Il Postmodernismo, negli anni Settanta, aveva avviato la crisi del Movimento Moderno,
introducendo un approccio eclettico nella ricerca degli stili.
Un ritorno all’eclettismo si è verificato, dopo la forte affermazione
del gusto high-tech, negli anni Novanta,
sia in architettura, sia soprattutto nel design e
nella progettazione di interni.
La nuova tendenza accoglieva molteplici citazioni
di civiltà lontane nello spazio e nel tempo,
sulla spinta della globalizzazione mondiale.
Si abbandonava, tuttavia, l’idea che
il progettista dovesse essere animato
da questioni morali.
Le scelte formali e
linguistiche si ampliavano
all’infinito, sia adattandosi
a quelle del repertorio
storico, sia acquisendo
citazioni antropomorfe
e valorizzando persino
l’idea del kitsch.
Luca Scacchetti,
Riflessione sulle sezioni
delle case, 1989.
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REPERTORIO DI DISEGNI ARCHITETTONICI - ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Tecnologia e seduzione del design
I due progetti riguardano due sedute per ufficio, realizzate tra il 1996 e il 1997, in un momento in cui il design faceva ampio ricorso alla tecnologia costruttiva, parallelamente alla felice stagione della High Tech Architecture.
Le due sedie propongono un notevole rigore formale ma, allo stesso tempo, non rinunciano all’idea della sedia concepita come macchina. D’altronde, già Siegfried Giedion aveva parlato delle sedie come espressione di “comodità meccanica”. Entrambe le soluzioni si basano sul rifiuto di rivestire con un involucro imbottito il meccanismo di funzionamento dell’oggetto.
La poltroncina Kite! di Norman Foster propone il ricorso alla lamiera piegata, che rimanda all’approccio architettonico dei piani netti e linee decise. In questo progetto, la chiarezza della struttura è, inoltre, data dalla separazione tra il
gruppo sedile-schienale e il meccanismo di tilting (movimento oscillante).
Meda Chair di Alberto Meda propone, invece, una semplicità e leggerezza ancor più accentuate, puntando sulla grande pulizia della forma, che coinvolge le parti meccaniche.
Sopra: Norman Foster, Poltroncina Kite!, 1997. Produzione Tecno.
Sotto: Alberto Meda, Meda Chair, 1996. Produzione Vitra.
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