Anoressia e Bulimia Formazione Medici Medicina Generale , RE maggio 2009 Drssa Maria Moscara Anoressia e Bulimia sono solo apparentemente agli antipodi Gli adolescenti interessati hanno in comune: L’ età di insorgenza La focalizzazione sul cibo Il comportamento alimentare ha un significato di tipo autodistruttivo Una profonda insicurezza Un tratto fortemente dipendente dal loro ambiente Una profonda sensibilità alle delusioni Il sintomo-comportamento ha un significato relazionale non facile da individuare da un lato consente di avere un atteggiamento di opposizione al contesto di ritrovare una propria posizione di forza di avere una percezione di controllo ed auto - controllo dall’ altro, con il crescere della preoccupazione, aumenta il controllo a cui sono sottoposte Fare diagnosi è complesso sia nelle forme nelle forme restrittive che con comportamenti d’ eliminazione per le stesse caratteristiche relazionali delle interessate: rifiuto a riconoscere il dimagramento o il cambiamento alimentare, in un soggetto conosciuto fino ad ora come assennata, giudiziosa, brillante, responsabile, che afferma che in breve “tutto tornerà come prima..” L’ anoressia è una condotta attiva di restrizione e di lotta contro la fame, per sedare la paura di ingrassare e soddisfare il desiderio di perdere peso. Si associa al rifiuto di riconoscere il dimagramento, il diniego della magrezza e l’ alterazione dell’ immagine corporea sono elementi di gravità ulteriori. RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI 2. RELAZIONALI 3. PSICOPATOLOGICI RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI nell’ANORESSIA NERVOSA 9 Reazioni antistress delle ghiandole corticosurrenali che aumentano gli anticorpi con conseguente evitamento di banali infezioni virali e batteriche, ma in compenso rischio di setticemie. 9 Caduta dei denti: durante le denutrizione i denti estrudono e non è raro che cadano anche dopo la ripresa dell’alimentazione. RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI nell’ANORESSIA NERVOSA 9 Rischio di osteoporosi dovuta sia alla denutrizione sia alla scomparsa delle mestruazioni, con conseguenti fratture spontanee e cedimenti delle vertebre e delle ossa del piede. 9 Amenorrea per lo più secondaria a fattori organici: dimagrimento, denutrizione ed attività fisica che fattori imprecisabili (il 40% delle pazienti rimane priva di mestruazioni per mesi, a volte per anni, dopo la stabilizzazione del peso). RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI nell’ANORESSIA NERVOSA 9 Spesso la sterilità è legata a problematiche psicogene; la fertilità delle ex-anoressiche o bulimiche è normale. 9 In caso di gravidanza durante l’anoressia, il feto subisce le ripercussioni dalla condizione di malnutrizione. 9 Alcuni segni clinici richiedono interventi medici urgenti: caduta della pressione arteriosa massima < 80, bradicardia < 45bpm, ipotermia e disturbi della coscienza. RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI nella BULIMIA NERVOSA 9 Le condotte bulimiche non hanno un’espressione sintomatica altrettanto drammatica e non presentano lo stesso rischio di mortalità dell’anoressia, la loro gravità non deve essere minimizzata RISCHI E COMPLICANZE 1. SOMATICI nella BULIMIA NERVOSA 9 La maggior parte delle complicazioni sono dovute agli episodi di vomito: - alterazioni metaboliche (frequente ipopotassiemia) - ipertrofia delle ghiandole salivari - ulcerazioni ed emorragie delle vie digestive superiori - disturbi dentari RISCHI E COMPLICANZE SOMATICI nella BULIMIA NERVOSA 9 Nelle forme croniche di bulimia i reni risultano spesso colpiti, i disturbi del ciclo mestruale sono frequenti e l’osteoporosi è frequente quasi quanto nell’anoressia. 9 L’obesità è da considerare una possibile complicazione, soprattutto nei casi in cui non c’è vomito. 9 Non è raro che nei casi di BN si associ un’ abitudine all’ assunzione di alcol e nel 10-15% dei casi si osserva una pratica tossicomanica RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI 9 Le ripercussioni sociali, familiari e professionali, pur manifestandosi lentamente, risultano molto gravi. La qualità della vita sociale ed affettiva è profondamente colpita,c’è tendenza all’isolamento. 9 Da diversi studi emerge che l’adattamento sociale delle pazienti bulimiche è più compromesso di quello di pz. alcolisti ed è perturbato quasi quanto quello di pz. gravemente depressi. RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI 9 Stupisce che le difficoltà relazionali non emergano ad una prima osservazione,l’inserimento professionale, apparentemente buono, contrasta con le difficoltà della vita personale, così come la buona ripresa ponderale maschera il persistere della condotta alimentare, altamente disfunzionale RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI Il paradosso si ritrova nel modo in cui questi disturbi evolvono. A volte si cronicizzano, con uno svolgimento stereotipato, organizzato attorno agli interessi e la vita del paziente; altre volte scompaiono all’improvviso, soprattutto nella bulimia, in caso di un incontro amoroso o di una gravidanza. RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI 9 Alla lunga, dall’evoluzione di questi disturbi si rende evidente la costante difficoltà a mantenere una relazione vera, solida, che comprende tanto il dialogo quanto il conflitto. 9 Il desiderio di un legame stabile si confonde con la paura che esso suscita, e l’investimento quindi è appena accennato, mentre gli slanci passionali, quando presenti, sono in genere seguiti da comportamenti di ritiro e di fuga in un movimento del tutto simile alle oscillazioni tra anoressia e bulimia. RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI Gli slanci non tengono affatto in considerazione la realtà della persona e ciò che le differenzia da sè; Il modo di relazionarsi richiama piuttosto un aggrapparsi alla presenza fisica poiché la persona investita non può essere lasciata, ma non può neanche essere fonte di alcuno scambio nutritivo né di piacere. 9 RISCHI E COMPLICANZE 2. RELAZIONALI 9 Si può quindi parlare di una progressiva anoressia generalizzata che coinvolge tutti i centri di interesse, arrivando a volte fino al parossismo rappresentato da quelle anoressiche croniche, veri e propri fantasmi senza età, che vivono all’ombra di una madre con la quale non sono possibili né la separazione né il piacere; oppure come quelle che tiranneggiano un “marito- madre” RISCHI E COMPLICANZE 3. PSICOPATOLOGICI 9 Alcune possono evolvere verso la psicosi, a volte schizofrenia, più spesso con tratti paranoidei 9 Quelle che ne escono meglio sono quelle che evolvono verso un accentuarsi di alcune caratteristiche di carattere PROGNOSI 9 La prognosi dell’anoressia può essere molto severa. Infatti dal 7 al 10% delle adolescenti che soffrono di questo disturbo muoiono, metà per le conseguenze della denutrizione, l’altra metà per suicidio che riguarda quasi esclusivamente le anoressiche con accessi di bulimia. 9 Anoressia e bulimia hanno in comune un rischio di decorso cronico e di depressione. APPROCCI TERAPEUTICI 9 Il trattamento dovrà prendere in considerazione la sintomatologia alimentare in sé e il disturbo psicologico del soggetto nonché le interazioni familiari attorno al disturbo del comportamento. 9 Il trattamento può essere sia ambulatoriale che in regime di ricovero, a seconda della gravità somatica e/o psichiatrica della situazione. 9 L’approccio a questo disturbo si deve considerare nel quadro di una collaborazione multidisciplinare. APPROCCI TERAPEUTICI 9 Possono essere coinvolti molti medici, dal MMG a diversi specialisti: psichiatra, nutrizionista, a volte ginecologo o endocrinologo, ma anche lo psicologo e dietista. 9 E’ sempre preferibile che uno di essi si ponga come referente, incaricato dell’organizzazione del percorso terapeutico e di garante della coerenza continuità del progetto di cura. APPROCCI TERAPEUTICI 9 Come tutte le condizioni in cui c’è una forte componente di dipendenza, è necessario trovare modalità di relazione- terapeutica di mediazione tra il bisogno e la negazione del bisogno. 9 La relazione di cura come tutto quello proveniente dall’ esterno di sé è avvertita come minaccioso. 9 Il sapere medico non deve apparire come depositario del potere di guarire la malattia, ma come elemento terzo di un conflitto che sarà necessario affrontare, evitando lo scontro-rottura della relazione di cura. APPROCCI TERAPEUTICI 9 Può nascere, in condizione di estrema gravità, la necessità a separare, temporaneamente, le pazienti dalla famiglia al fine di porre tra loro degli elementi relazionali dell’ ambito del nuovo, della differenza. APPROCCI TERAPEUTICI 9 E’ necessario un terzo relazionale che permetta, soprattutto alle pazienti adolescenti, di elaborare la loro relazione paradossale con i genitori, caratterizzata dal conflitto tra aggrappamento - dipendenza e tentativi più o meno disadattativi di realizzare una propria autonomia 9 E’ importante sottolineare che possono permettersi di pensare-vivere con una autonomia / dipendenza relativa, che i loro successi non sono l’ esclusivo risultato del legame con i genitori , ma l’ esito di una processualità tra propri desideri / bisogni e richieste del contesto GENITORI 9 E’ fondamentale la presa in considerazione della famiglia, sia perché può essere “alleata” nella terapia, sia per valutare eventuali gravi disturbi psicopatologici di altri componenti e/o relazionali dell’ intero nucleo 9 I genitori possono essere ambivalenti verso i Curanti, provati da un grande dolore, si aspettano molto, se tardano a comparire i risultati positivi, restano delusi rapidamente, il miglioramento rapido della paziente può essere vissuto come svilimento del proprio ruolo. GENITORI 9 Riconoscere la sofferenza dei genitori è essenziale, c’è il pericolo che questa sofferenza contribuisca a far si che ciascuno si chiuda in sé stesso. 9 I genitori parlano di quanto l’anoressia possa indurre isolamento progressivo dalla loro famiglia d’ origine, dagli amici e creare barriere all’interno della coppia. GENITORI 9 Riconoscere la specificità del dolore di ciascuno di essi consente di capire meglio la sofferenza della figlia. Favorire l’ esperienza di riconoscimento dei vissuti e sentimenti dell’ altro come distinto da sé. 9 Quando i genitori prendono progressivamente coscienza dei loro sentimenti, si aprono alla complessità e all’ambivalenza dei sentimenti umani e quindi dei sentimenti delle loro figlie. GENITORI 9 Questo lavoro aiuta le pazienti a moderare le reazioni, solitamente espresse con la modalità del tutto o niente, le apre alla possibilità di sfumature e all’ambivalenza dei sentimenti. 9 Scopo essenziale dell’azione terapeutica con i genitori è quello di rendere la sofferenza un mezzo di apertura ai paradossi dei sentimenti che proviamo e di aiutare coloro che amiamo a prendere coscienza dei propri paradossi affettivi. ATTEGGIAMENTO DELLE PAZIENTI 9 Spesso la collaborazione dei pazienti varia nel tempo. Esse creano frequentemente un’atmosfera di sfida alla terapia e consumano i terapeuti con un ritmo simile a quello degli accessi bulimici. 9 In generale queste pazienti non esprimono una vera domanda di cura, se esprimono l’ interesse a capire è, spesso, finalizzato ad una volontà di controllo intellettivo 9 Questo atteggiamento verso la cura ci interroga sulla natura del loro legame con l’altro, il desiderio per l’ altro è percepito come debolezza più che come un piacere desiderabile. REAZIONI DEL TERAPEUTA La dimensione di sfida, propria di questi disturbi, fa si che queste pazienti suscitino reazioni opposte: - molto interesse fino alla fascinazione - irritazione, senso di impotenza Coltivare una prospettiva di alleanza diagnostica e alleanza terapeutica è arduo REAZIONI DEL TERAPEUTA 9 E’ importante mettere l’accento sulle “controattitudini” che esse possono suscitare nei terapeuti. 9 Le anoressiche, solitamente, sono capaci di scatenare violenti conflitti nelle èquipe terapeutiche e di creare scissioni. 9 E’ importante preparare l’èquipe a confrontarsi con tali sentimenti e a saperli contrastare.