René Magritte
Lessines, 21 novembre 1898-Schaerbeek, Bruxelles, 15 agosto 1967
René François-Ghislain Magritte nasce nel 1898 a Lessines, nella
provincia dell’Hainaut, in Belgio.
La sua adolescenza è drammaticamente segnata dal suicidio della
madre, nel 1912. Nel 1915 si trasferisce a Bruxelles per frequentare
l’Académie Royale des Beaux-Arts. Durante il periodo di studi e per tutti
gli anni Venti, il giovane Magritte – che nel 1922 sposa Georgette Berger,
sua compagna e musa ispiratrice di tutta una vita, mentre si guadagna da
vivere come disegnatore di manifesti pubblicitari – si accosta alle coeve
esperienze delle avanguardie e partecipa attivamente al movimento
dadaista contribuendo con illustrazioni e scritti a diverse riviste, fra cui
«391», diretta da Francis Picabia.
Nel 1923 rimane impressionato da Le chant d’amour di Giorgio de Chirico
(1914), che vede riprodotto sulla rivista parigina «Les Feuilles libres»:
per il pittore si tratta di una vera e propria rivelazione che, unitamente
all’esempio di Max Ernst, determina una decisiva evoluzione del suo
linguaggio verso esiti surrealisti. Nella seconda metà degli anni Venti la
prolifica produzione pittorica di Magritte funziona da catalizzatore per le
ricerche di quelle personalità – fra gli altri, i poeti e scrittori Paul Nougé,
Camille Goemans, Marcel Lecomte e Louis Scutenaire, nonché i musicisti
E.L.T. Mesens e André Souris – che a Bruxelles costituiscono il cuore del
neonato movimento surrealista belga.
Nel 1929 Magritte si trasferisce a Parigi legandosi a Paul Éluard, André
Breton (che acquista alcune sue tele) e gli altri membri del gruppo
surrealista, con i quali espone in mostre collettive e prepara l’ultimo
numero della rivista «La Révolution surréaliste», dove pubblica
l’importante saggio figurato Les Mots et les images. Appena un anno
dopo, la crisi economica lo costringe a rientrare a Bruxelles, ma i
rapporti con la compagine parigina non si interrompono: nel 1933 infatti
è fra i collaboratori della nuova rivista diretta da Breton, «Le
Surréalisme au service de la révolution», ed espone alla mostra del
gruppo surrealista francese al Salon des Surindépendants; ancora nel
1938 partecipa all’“Exposition internationale du Surréalisme”
organizzata alla Galerie Beaux-Arts di Parigi, presentata da Breton,
Éluard e Marcel Duchamp.
Gli anni Trenta sono di intensa attività espositiva: tiene una serie di
personali al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles; nel 1936 tiene la prima
personale negli Stati Uniti alla Julien Levy Gallery di New York e alcune
sue opere vengono esposte alla storica rassegna “Fantastic Art,Dada,
Surrealism” curata da Alfred Barr al Museum of Modern Art.
Nel 1940, all’indomani dell’invasione del Belgio da parte delle truppe
tedesche, Magritte trova rifugio nel sud della Francia. Durante gli anni
dell’esilio, egli muta il proprio stile recuperando, tanto nella qualità
della pennellata che nella gamma cromatica, la pittura impressionista:
un cambiamento che, nell’immediato dopoguerra, trova elaborazione
teorica nello scritto Le Surréalisme en plein soleil (1946) in cui Magritte –
che nel frattempo ha aderito al Partito Comunista – tratteggia una
visione
nuova,
più
ottimistica,
della
poetica
surrealista,
suscitando le aspre critiche di Breton. Del 1947 è il primo volume
monografico a cura di Louis Scutenaire.
Per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta l’artista è al centro di una fitta
rete di intellettuali, galleristi e collezionisti statunitensi che ne
promuovono l’affermazione nel panorama artistico americano con una
serie di importanti esposizioni che culmina nel 1965 nella grande
retrospettiva al MoMA, cui segue la pubblicazione della monografia di
Patrick Waldberg.
È impegnato a investigare le possibilità di altri linguaggi, attraverso la
realizzazione di un gruppo di bronzi e una serie di cortometraggi, quando
muore di cancro nel 1967.
di Graziella Battaglia
Dal catalogo della mostra "De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus. Uno sguardo nell'invisibile"
Firenze, Palazzo Strozzi 26 febbraio-18 luglio 2010.