messaggio alla chiesa di ischia

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"Carissimi figli della Chiesa che è in Ischia” ai quali il nostro Dio e salvatore Gesù
Cristo, nella sua giustizia, ha dato il medesimo e prezioso dono della fede:grazia e pace
siano concesse a voi in abbondanza mediante la conoscenza di Dio e di Gesù Signore
nostro.” (2Pt 1-2).
Nel nome del Signore vengo a voi!
Vengo, secondo la nota espressione di Sant’Agostino, per essere cristiano con voi e
vescovo per voi; vengo per vivere con voi l’esaltante avventura della fede e per essere in
mezzo a voi il segno di Cristo Capo e Pastore, il servo dell’unità della Chiesa che è in
Ischia.Con la parola del vangelo che ho scelto come motto episcopale offro a tutti voi il
mio primo messaggio: Duc in altum! - Prendi il largo! (Lc 5,4).
Duc in altum! - Prendi il largo!
Così disse il Signore Gesù rivolgendosi a Simone, il pescatore di Galilea, invitandolo a
fidarsi di Lui e a credere alla Sua Parola. “Sulla Tua Parola getterò le reti” fu la risposta
di Simone. Lo seguì fidandosi di Lui. Quel giorno la sua vita fu trasformata. Anche il
nome non fu più lo stesso; più tardi il Maestro lo chiamerà “Pietro”. Quella risposta gli
cambiò la storia; quel “sì” detto al Signore gli salvò la vita. Il Signore la fece nuova,
piena, feconda e abbondante, come la pesca tutta speciale, di quel giorno al lago di
Gennesaret. Si compì nel pescatore di Bethsaida la Parola del Signore che dice: “Io sono
venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Una
abbondanza che, nei secoli, si è riversata su tutta la Chiesa.
Duc in altum! - Prendi il largo!
Così il Signore Gesù dice anche a me. Mi chiede di partire, di lasciare la mia terra, la
Chiesa che mi ha generato nel Battesimo e al ministero presbiterale, per venire in mezzo
a voi.
Al Santo Padre Benedetto XVI che mi ha chiamato, ho risposto dichiarando la mia
disponibilità a fidarmi del Signore per compiere la volontà del Padre e ho pronunciato,
con timore e tremore, il mio “sì”. Attraverso il Vescovo della Chiesa di Roma che
presiede alla Carità, al Pastore e Custode delle nostre anime (cfr 1Pt 2, 25), come Maria,
ho sentito di dover dire anch’io il mio “Eccomi”, filiale e obbediente.
“Per fede - afferma Benedetto XVI - Maria accolse la parola dell’Angelo e credette
all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione”
(Porta Fidei n. 13). Per fede anche io vengo a voi. Vengo, nell’Anno della Fede, per
servire la causa del Regno.
Come il pescatore di Galilea anch’io avverto tutta la mia indegnità. Al Signore che mi
chiama ad essere suo collaboratore (cfr 2Cor 6,1), ho detto più volte: “sono un
peccatore!”. Ma Egli mi rassicura: “Non temere! d’ora in poi sarai pescatore di uomini!”.
Come Pietro anch’io "non possiedo né argento né oro”, non ho doti particolari da vantare
né speciali referenze da esibire. Pur consapevole dei miei limiti e di quanto sia alta la
missione di successore degli Apostoli che mi viene affidata, vengo a voi confidando
unicamente nella Parola del Cristo Risorto che con il suo Spirito mi consacra sacramento
della Sua presenza in mezzo a voi. Vengo nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno.
Pur avvertendo nel mio cuore tanto dolore nel lasciare la mia comunità e i miei affetti,
vengo a voi volentieri per pascere e sorvegliare il gregge di Dio che mi è affidato, perché
so che questa è la volontà del Padre. Desidero farlo donando tutto me stesso, senza alcun
interesse ma con animo generoso, non come padrone vostro ma come vostro modello
(cfr 1Pt 5, 2-3).
Nella consapevolezza che il ministero episcopale è innanzitutto amoris officium (S.
Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus 123,5), vengo per essere segno di Gesù
Buon Pastore: a Lui noi tutti apparteniamo, per noi Lui solo ha dato la vita! (cfr Gv 10,
12).
Duc in altum! - Prendi il largo!
Così dice il Signore anche a te, Chiesa di Ischia! Guarda oltre la mia povera persona e
riconosci, in colui che viene, l’inviato del Signore. Gesù, il Pastore Supremo, ci dice
“Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt
10,40). Riconosci la mia voce e aprimi la porta del tuo cuore (cfr At 12). Accoglimi nella
luce della fede e, nella fede, riconosci nella decisione del Papa di inviarmi ad Ischia, la
volontà di Dio su di te.
Chiesa di Ischia accogli Cristo nel Pastore che Egli invia! Accoglimi con gioia, pregando
fin d’ora per me: impareremo a conoscerci e a volerci bene. E tu mostrami la bellezza
del tuo volto, quello di una Chiesa che, nonostante le umane fragilità, desidera essere,
con la grazia di Cristo, icona della Trinità e, nella forza dello Spirito, casa e scuola di
comunione.
Duc in altum! - Prendi il largo!
Così dice il Signore a me e a te, Chiesa di Ischia, invitandoci a riconoscere nella santità
la prima vocazione del cristiano e ad accoglierla, quale universale chiamata, al di là della
condizione e dello stato di vita, come mirabilmente indicato dal Concilio.
È un invito, nonostante le reti vuote dei nostri fallimenti e delle nostre cadute,
nonostante le nostre difficoltà a superare le barriere che ci dividono e che ci impediscono
di testimoniare il comandamento dell’amore, a rilanciarci ancora sulle via della santità
indicataci dal Signore che ci dice: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”
(Mt 5, 48). Non permettiamo che il volto della Chiesa sia deturpato da individualismi e
rivalità che minano il corpo ecclesiale e lo rendono colpevole della divisione, come, in
maniera mite e forte, Benedetto XVI ci ha detto nella Liturgia delle Ceneri di
quest’anno.
Con l’Apostolo Pietro, il Padre, origine e fonte di ogni santità, ci esorta: “Come figli
obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma,
come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta.
Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo... Voi sapete che non a prezzo di
cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai
padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.” (1Pt 1,
14-16.18-19).
Puntiamo in alto e riproponiamo a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita
cristiana indicataci più volte dal Beato Giovanni Paolo II e, in particolare, alla nostra
Chiesa nel giorno memorabile della Sua visita ad Ischia, il 5 maggio 2002; quel giorno
presentandoci Gesù come colui che ha amato i suoi discepoli "sino alla fine" (Gv 13, 1),
cioè fino al dono totale di sé, ci esortava dicendo: “È di questo amore che l'umanità, oggi
forse più che mai, ha bisogno, perché solo l'amore è credibile. È la fede incrollabile in
questo amore che ispira ai discepoli di Gesù di ogni epoca pensieri di pace, spalancando
orizzonti di perdono e di concordia. Certo, ciò è impossibile secondo la logica del
mondo, ma tutto si rende possibile a chi si lascia trasformare dalla grazia dello Spirito di
Cristo, effusa con il Battesimo nei nostri cuori (cfr Rm 5, 5)”.
Duc in altum! - Prendi il largo!
Chiesa di Ischia anche a te il Signore rivolge queste parole: guarda in avanti! Accogli sul
serio l’invito alla nuova evangelizzazione. Per noi infatti è la promessa e per i nostri figli
e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro (cfr At 2,39).
Non lasciamo disattesa la domanda di salvezza che in questo tempo di crisi ci interpella
con tutta la sua drammatica urgenza.
Il Concilio, grande grazia e sicura bussola della Chiesa, grande forza per il suo sempre
necessario rinnovamento; il Catechismo della Chiesa Cattolica, autentico frutto del
Concilio; il profetico magistero pontificio degli ultimi decenni; il progetto pastorale della
Chiesa Italiana con i suoi orientamenti decennali; il percorso sinodale della Chiesa di
Ischia sono per tutti noi l’alveo fecondo nel quale disegnare insieme le nuove rotte per
un rinnovato annuncio del Vangelo. La vita buona che da esso scaturisce, radicata
nell’accoglienza piena del deposito della fede, esige di riscoprire la gioia nel credere e
ritrovare l’entusiasmo nel comunicare.
Carissimi,
sento in questo momento di esprimere tutta la mia piena gratitudine al Papa Benedetto
XVI per essersi degnato di scegliermi quale vescovo della vostra, e da oggi nostra, bella
Chiesa di Ischia.
Mercoledì 27 febbraio, in occasione della sua ultima udienza generale prima della
rinuncia all’esercizio del ministero petrino, mi recherò dal Santo Padre per esprimere il
mio filiale affetto e assicurare la mia personale preghiera. Sicuro di interpretare i
sentimenti di tutto il popolo ischitano porterò con me ciascuno di voi per unirmi alla
riconoscenza dell’intera Chiesa Cattolica verso la Sua persona per aver condotto
attraverso un luminoso e coraggioso magistero il timone della barca di Pietro.
Il mio pensiero va anche al Collegio Episcopale nel quale sto per entrare, al Nunzio
Apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, S. E. Mons. Adriano Bernardini,
al presidente della CEI, Sua Eminenza il Signor Cardinale Angelo Bagnasco e a tutti i
vescovi italiani. Esprimo, inoltre, la mia particolare gratitudine ai tanti pastori con i quali
ho avuto la gioia di stabilire vincoli di amicizia e di collaborazione e che, con il loro
amore a Cristo e alla Chiesa, in questi anni, mi hanno testimoniato la gioia di servire il
gregge loro affidato. Saluto in particolare l’Arcivescovo Metropolita Sua Eminenza il
Signor Cardinale Crescenzio Sepe e con lui tutti gli arcivescovi e vescovi della
Campania.
Un pensiero speciale rivolgo a S. E. Mons, Filippo Strofaldi, mio predecessore e vostro
vescovo per circa quindici anni. Grato per l’impegno profuso in favore del popolo
ischitano, gli esprimo la mia fraterna vicinanza assicurando la quotidiana preghiera
perché il Signore gli conceda vita e salute. Sono certo che in questo tempo di malattia la
sua sofferenza, vissuta in unione al Sacrificio di Cristo, feconderà il cammino della
nostra Chiesa.
Saluto inoltre Mons. Giuseppe Regine, Amministratore diocesano durante il tempo di
sede vacante, e con lui l’intero Presbiterio. Giunga a ciascun sacerdote la mia speciale
benedizione: è per voi e per le vostre comunità. Portatela alle famiglie: ai papà e alle
mamme, ai fanciulli, ai giovani e agli anziani; portatela a quanti amministrano le nostre
città e ne tutelano la sicurezza e la legalità; ai tanti turisti che allargano gli orizzonti della
nostra isola. In modo particolare portatela a quelli che soffrono nel corpo e nello spirito,
ai poveri di amore e di pane e a quanti disperano nell’aiuto del Signore. Desidero
formare con voi un vero cenacolo di comunione in cui invocare il prodigio di una
rinnovata pentecoste che ci renda, insieme, testimoni credibili del Cristo Risorto.
Con voi saluto i diaconi e tutti gli operatori pastorali, segno di una Chiesa tutta
ministeriale.
Un affettuoso saluto ai seminaristi ischitani che ho imparato a conoscere nel tempo del
mio servizio di padre spirituale nel Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli. Vi
accompagno con la mia preghiera ed auspico che la vostra testimonianza sia seme per
nuove vocazioni.
Alle religiose e ai religiosi dico il mio affetto e la mia riconoscenza per il dono della vita
consacrata: siete importanti non solo per ciò che fate ma per quello che siete. Aiutateci
con la vostra vita a guardare al Cielo.
Saluto inoltre le confraternite, le associazioni, i movimenti e le aggregazioni laicali tutte.
Nel riconoscere il prezioso contributo che voi offrite alla vita della Chiesa, prego che
accogliate in maniera sempre più piena il dono dello Spirito perché, nella fedeltà al
vostro carisma, possiate collaborare per una comune missione nella Chiesa e nel mondo.
Lavoreremo insieme, vescovo, presbiteri, consacrati e laici, per formare pietre vive in
vista della crescita dell’unico edificio spirituale che è la Chiesa.
Chiesa di Ischia: Duc in altum! Respice Stellam, Voca Mariam!
Prendi il largo! Guarda la stella, invoca Maria!
Confidando in Lei, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli, e nella intercessione dei
Santi Restituta e Giovan Giuseppe della Croce, nel nome del Signore tutti abbraccio e
benedico. Pregate per me".
+ Pietro Lagnese
Vescovo eletto
Vitulazio - Parrocchia Santa Maria dell’Agnena
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