Patata (Solanum tuberosum) Originaria delle regioni montuose dell’America meridionale. Introdotta in Europa come curiosità botanica nella seconda metà del 1500, si diffuse in coltivazione solo nella seconda metà del ‘700, soprattutto nell’Europa centro-settentrionale dove divenne un fondamentale alimento. Coltivata in Italia dai primi dell’Ottocento, anche se la sua vera diffusione è stata successiva (fine del XIX secolo). Oggi coltivata su oltre 18 milioni di ettari nel mondo, di cui gran parte in Cina, India ed Europa (in particolare Russia, Polonia e Germania). In Italia, poco più di 62000 ha. Due tipi di pataticoltura praticati in Italia: la coltura primaticcia (circa 18 mila ha) localizzati soprattutto in Campania, Puglia e Sicilia, che fornisce un prodotto ‘fuori stagione’ con un valore economico più alto; la coltura normale (circa 44 mila ha) diffusa tipicamente nelle zone altimetricamente elevate, ma anche in aree di pianura (es. Emilia). Oltre che per il consumo alimentare diretto, la coltivazione della patata interessa l’industria alimentare per la produzione di fecola, amido, destrina o glucosio. Trova inoltre impiego per la distillazione e nell’alimentazione zootecnica. Il mercato richiede anche prodotti adatti al confezionamento (compresa la surgelazione) e alla produzione di patatine fritte (chips). Caratteri botanici Pianta erbacea annuale tetraploide (2n=4x=48) con steli originati da un tubero sotterraneo, robusti, eretti, alti da 30 cm a 1 m, lievemente pubescenti. Foglie composte da 5 a 9 foglioline di varia dimensione. Infiorescenza a corimbo, con fiori ermafroditi, campanulati. Alcune varietà di patata, indipendentemente dall’ambiente, non fioriscono, altre invece giungono ad emettere i bocci fiorali, che però cadono prima della fioritura, mentre altre, infine, fioriscono regolarmente. Frutti: bacche più o meno tondeggianti, di colore dal verde-bruno al giallastro, contenenti da 150 a 300 semi reniformi, appiattiti. La parte ipogea è costituita da radici fascicolate piuttosto superficiali e da stoloni, che all’estremità si ingrossano fino a formare un tubero. Il tubero costituisce il prodotto utile della patata: stelo modificato per l’accumulo di amido, con branche laterali disposte a spirale (occhi). Ogni occhio è costituito da un asse raccorciatissimo che porta tre o più gemme protette da squame. La ‘buccia’ della patata (periderma) è costituita da uno strato di cellule suberificate. I tuberi esposti alla luce si inverdiscono per la formazione di clorofilla e si arricchiscono di solanina, che è un alcaloide amaro e, in certe dosi, tossico. La solanina si forma nella ‘buccia’ del tubero ed è eliminata in gran parte con la sbucciatura. Colore dei tuberi dal giallognolo fino al violetto o al rossastro a seconda delle varietà. Patate a polpa bianca e a polpa gialla, anche se non mancano tipi con venature rosa, rosse o violette. La forma del tubero è rotondeggiante, oblunga o clavata a seconda della varietà e della natura del terreno. Ciclo germinazione-maturazione di 100-150 giorni con piante derivate da tubero. Ciclo più lungo (180-200 giorni) con piante derivate da seme (preliminare allevamento in serra). La riproduzione gamica usata nella patata solo come mezzo di miglioramento varietale. ‘Germinazione’ (germogliazione) dei tuberi dopo un periodo di riposo (50-60 giorni dalla maturazione) con temperatura superiore a 6-8 °C. Fasi vegetative della pianta: •Emergenza •Accrescimento vegetativo •Fioritura •Accrescimento dei tuberi •Maturazione dei tuberi La formazione dei tuberi inizia poco prima della comparsa dei bocci fiorali. La fase di maturazione è caratterizzata dal graduale ingiallimento delle foglie e dei fusti e dal cambiamento di colore delle bacche (se presenti) che dal verde tendono al giallastro. La buccia dei tuberi tende a staccarsi sempre più difficilmente dalla polpa. Successivamente, le foglie e i fusti si seccano e le bacche cadono. Esigenze ambientali Si estende in coltura dall’equatore sino a latitudini estreme (70° N) ed è una specie adatta alle zone climatiche temperato-fredde. Le aree più vocate alla pataticoltura sono le grandi pianure dell’Europa centro-settentrionale. È la coltura, insieme con l’orzo, che si spinge più in alto nei paesi europei, raggiungendo altitudini di coltivazione di 1300-1400 m s.l.m. e oltre in caso di buona esposizione. Nelle zone di origine sulle Ande viene coltivata fino oltre i 3000 m. Non è resistente al freddo! Ciclo primaverile-estivo nella maggior parte d’Europa, e autunno-invernale solo in climi particolarmente miti come quelli dell’Italia meridionale, dove dà luogo alla produzione della patata primaticcia. Importante fabbisogno idrico in ogni fase di sviluppo, attenuato solo in prossimità della maturazione. Molto sensibile alla siccità e predilige ambienti freschi con buona e regolare distribuzione delle piogge. Teme molto gli eccessi di umidità e il ristagno idrico, che favorisce lo sviluppo di malattie crittogamiche e causa l’irregolare sviluppo dei tuberi. Zero di vegetazione a temperature di 6-8 °C: temibili i ritorni di freddo primaverili (inferiori a 2 °C). Temperature di congelamento inferiori a –2 °C possono danneggiare i tuberi. Le alte temperature, prossime o superiori a 30 °C, riducono fortemente l’assimilazione e l’accrescimento dei tuberi. Di origine tropicale, la patata è tendenzialmente brevidiurna, tuttavia l’adattamento e la selezione l’hanno resa in gran parte neutrodiurna. Notevole adattabilità al terreno, può essere coltivata in suoli di varia natura, purché non troppo umidi. Ideali i terreni silicei o siliceo-argillosi, leggermente acidi (pH 6-7), leggeri, sciolti, permeabili, profondi. In terreni argillosi la raccolta dei tuberi è più difficile e la loro qualità è inferiore (forma poco regolare, buccia ruvida e scura). Rifugge i terreni alcalini. Patate per l’alimentazione umana, per l’alimentazione zootecnica e per impieghi industriali. Per l’alimentazione umana, importanti la consistenza della polpa, il sapore e il comportamento durante la cottura. Per le patate da cuocere in acqua: resistenza allo spappolamento, dipendente dal contenuto in sostanza azotate (> 2%); per le patate da friggere (chips): colore che assumono durante la cottura, che è dato dal giusto contenuto di zuccheri solubili (fruttosio, glucosio), né troppo basso (colore troppo chiaro) né troppo elevato (imbrunimenti durante la frittura). Con la diffusione della sbucciatura meccanica preferite varietà a tubero tondeggiante, regolare, a gemme superficiali. Le patate da foraggio hanno tuberi grossi e acquosi, mentre per quelle da industria il valore è in funzione del loro contenuto in amido, che nelle buone cultivar supera il 18%. Grande importanza la precocità e la resistenza alle avversità. Per la precocità, si va da tipi precocissimi, che compiono il ciclo in 8090 giorni, a tipi tardivi che impiegano oltre 150 giorni per svilupparsi. Le varietà precoci sono quelle più adatte alla coltura primaticcia. Il miglioramento genetico basato su metodi adatti a piante a moltiplicazione vegetativa, utilizzando largamente la selezione clonale che sfrutta la variabilità presente nelle varietà o nelle popolazioni naturali. Si fa inoltre ricorso all’ibridazione intervarietale o interspecifica, con successiva selezione delle combinazioni più favorevoli e loro fissazione mediante moltiplicazione vegetativa. Tecnica colturale Per quanto riguarda l’avvicendamento, la patata è una tipica coltura da rinnovo sia nelle condizioni normali che in quelle precoci. È la coltura da rinnovo più importante nei paesi dell’Europa centro-settentrionale e nelle zone montane. La cosiddetta patata bisestile o di secondo raccolto (poco diffusa) occupa il posto di coltura intercalare a ciclo estivo-autunnale. In pianura, la patata può essere avvicendata con il frumento o le leguminose prative, mentre in montagna si alterna frequentemente alla segale. È bene prevedere rotazioni in cui la patata ritorna sullo stesso terreno ogni 4 o addirittura 5-6 anni, e che in questo lasso di tempo non entrino nella rotazione altre colture di solanacee. Rotazioni più brevi favoriscono lo sviluppo di agenti patogeni terricoli (rizottoniosi, elmintosporiosi, nematodi) che determinano sensibili riduzioni delle produzioni. La pianta si avvantaggia di tutte le operazioni (come la concimazione organica e le lavorazioni profonde) capaci di migliorare lo stato strutturale del terreno, specialmente se argilloso. Il terreno va lavorato in profondità in estate (40-50 cm), effettuando così anche l’interramento della sostanza organica. All’aratura si fa seguire una adeguata erpicatura allo scopo di perfezionare il letto di semina. La patata è una coltura capace di trarre i massimi benefici dalla concimazione con letame, distribuito prima dell’inverno (elementi nutritivi e sofficità del suolo). Oltre che di azoto, la patata ha esigenze assai alte di fosforo, e molto alte di potassio. Il fosforo è un fattore di precocità e favorisce lo sviluppo radicale. Il potassio facilita la sintesi di glucidi nelle foglie e la traslocazione di questi nei tuberi. Le concimazioni di fosforo e potassio che comunemente si impiegano nella coltura normale sono di circa 180 kg/ha di P2O5 come perfosfato semplice o triplo, e di circa 180 kg/ha di K2O, meglio come solfato potassico. I concimi fosfo-potassici devono essere interrati con l’aratura o con uno dei lavori complementari. L’azoto è l’elemento più importante, in quanto determina l’ampiezza dell’apparato fogliare e la sua efficienza fotosintetica, fattori sui quali si basa l’accumulo di amido nei tuberi. Tuttavia, l’azoto in eccesso promuove un eccessivo sviluppo fogliare a scapito dei tuberi, ne ritarda la maturazione e ne diminuisce il contenuto di sostanza secca. La quantità di N per la coltura normale è di circa 200 kg/ha. La somministrazione dell’azoto deve essere frazionata, in parte (50%) prima dell’interramento del ‘seme’, in parte con localizzazione alla semina ed in copertura, poco dopo la completa emergenza delle piante. Le dosi di N, P e K possono essere ridotte nel caso di coltura primaticcia. La patata si propaga normalmente per tuberi e, quindi, sarebbe più appropriato parlare di ‘piantamento’ anziché di ‘semina’, anche se quest’ultimo termine è quello comunemente e universalmente utilizzato. Nella coltura ordinaria si semina alla fine del periodo delle gelate tardive: marzo-aprile nelle regioni settentrionali, febbraio in quelle meridionali. Nel caso della coltura primaticcia, si semina in autunno (novembre-dicembre). Nella coltura intercalare (di secondo raccolto), si semina in giugno-luglio. La scelta dei ‘tuberi-seme’ ha grandissima importanza per il buon esito della coltura. Oltre alla scelta della cultivar adatta all’ambiente e alla destinazione d’uso, è indispensabile che i tuberi-seme siano sani, soprattutto per l’assenza di virosi. Anche le dimensioni dei tuberi-seme hanno notevole importanza. I migliori sembrano i tuberi del peso di 50-80 g. La densità di semina può variare dalle 3.5-4 piante/m2 della coltura normale, alle 6 o più piante/m2 della coltura primaticcia, nella quale ai tuberi non è dato tempo di ingrossarsi. Poiché il grado di competizione determina il numero e la dimensione dei tuberi, si tende oggi a definire la densità di piantagione come numero complessivo di fusti che si origineranno. Il numero ottimale è stimato in circa 15-20 steli per metro quadrato. Soprattutto nel caso di coltura fuori stagione, può essere utile ricorrere alla pratica della pre-germogliazione per guadagnare tempo. I tuberi-seme sono disposti in cassette accatastabili in non più di due strati, in ambiente ben illuminato da luce diffusa, non troppo secco, a temperatura tra 12 e 16 °C. Normalmente, dopo 4-6 settimane, dagli occhi dei tuberi sono nati germogli corti (1520 mm al massimo), tozzi, robusti, pigmentati. I tuberi-seme sono allora pronti per il piantamento, che va fatto con molta cura per evitare la rottura dei germogli. La pre-germogliazione permette di anticipare l’inizio della vegetazione, determinando accorciamento del ciclo vegetativo di 10-15 giorni. un I tuberi si distanziano sulla fila di 25-30 cm nella coltura precoce e di 30-35 cm negli altri tipi di coltura. La distanza tra le file è di 60-80 cm. La profondità di semina è di 5-8 cm in relazione alla natura del terreno. La semina può essere effettuata a mano oppure con piantatrici, con le quali l’operazione viene ad essere parzialmente o completamente meccanizzata. Nei terreni soggetti ad incrostamento, in relazione all’andamento climatico, è utile una sarchiatura non appena le file siano ben visibili sul terreno. L’operazione è efficace anche come complemento alla lotta chimica contro le infestanti. Segue poi la rincalzatura, che consiste nell’addossare terra dell’interfila alla fila di piante di patata, in modo da favorire l’emissione di rizomi e di radici dalla parte interrata degli steli. Si fa in uno o due passaggi nelle 2-3 settimane successive alla semina, formando un rialzo di 20 cm circa di altezza sul piano di campagna. Questo assicura condizioni ottimali di sviluppo alle radici, ai rizomi e ai tuberi-figli, evitando l’inverdimento dei tuberi (soprattutto nel caso di colture tardive e medio-tardive tendenti a tuberizzare superficialmente) e proteggendoli, sia pur parzialmente, dall’infezione delle spore di peronospora cadute sul terreno. Esigenze idriche abbastanza elevate in un periodo dell’anno in cui le precipitazioni tendono a ridursi. Apparato radicale poco profondo: sensibilità allo stress idrico. In Italia, l’irrigazione è indispensabile negli ambienti centromeridionali, mentre può essere utile (anche se non indispensabile) nelle regioni settentrionali o nelle aree montane, dove il deficit idrico è meno marcato. Il periodo critico per l’acqua va da 20 giorni prima a 20 giorni dopo l’inizio dell’antesi, nella fase delicata dell’ingrossamento dei tuberi. In questo periodo non dovrebbero mai mancare condizioni di buona umidità nel terreno. È bene che l’irrigazione non sia eccessiva, ma fatta con piccoli volumi d’adacquamento e turni brevi. Sensibile alla competizione delle infestanti, sia per la lentezza di sviluppo iniziale che per lo scarso potere di competizione. Il diserbo chimico è considerato necessario per la difesa della coltura, attribuendo un ruolo complementare al controllo meccanico (lavorazioni). Tra i vari principi attivi impiegati per il diserbo chimico, molto diffusi sono il Pendimetalin e il Metribuzin in preemergenza e il Rimsulfuron e il Metribuzin in postemergenza. La raccolta delle patate novelle è anticipata (in aprile-maggio) per motivi di mercato, in uno stadio in cui il periderma non è ancora suberificato e si distacca facilmente esercitando con le dita una pressione tangenziale sul tubero. La raccolta è anticipata anche nella produzione di tuberi da seme, per evitare che, nella fase finale di migrazione delle sostanze di riserva verso il tubero, eventuali attacchi tardivi di virosi possano trasmettersi al tubero stesso. Per le patate comuni la maturazione dei tuberi deve essere completa (in luglio-agosto per le varietà precoci; settembre per quelle tardive): avanzato ingiallimento del fogliame e consistenza del periderma, che non deve distaccarsi, ma essere ben suberificato e resistente agli urti. Nella grande coltura, la raccolta è meccanizzata, utilizzando semplici macchine escavatrici, che lasciano i tuberi in file sul campo (raccolti successivamente), oppure macchine escavatrici-raccoglitrici. La raccolta può essere preceduta da un trattamento disseccante della parte aerea. Le rese possono variare notevolmente in relazione all’ambiente e alle condizioni di coltura. Nelle situazioni migliori, per la coltura ordinaria si possono raggiungere 40 t/ha e oltre, ma anche rese di 25 t/ha possono considerarsi soddisfacenti. Le colture primaticce o intercalari producono molto meno (4-6 t/ha), ma il valore economico di queste produzioni è molto più elevato. Le patate raccolte vengono immesse immediatamente sul mercato per consumo fresco solo nel caso delle produzioni fuori stagione (primaticce; bisestili). La produzione di stagione viene invece immessa sul mercato, sia del consumo fresco che dell’industria, gradualmente per un periodo di tempo che può estendersi fino a 8-10 mesi dalla raccolta. È quindi molto importante conservare in modo appropriato le patate per: -limitare le perdite di peso; -impedire la germogliazione e lo sviluppo di malattie; -preservare la qualità dei tuberi (culinaria per le patate da consumo, tecnologica per quelle destinate alla trasformazione industriale). Temperatura di conservazione ottimale: 5-6 °C. Temperature inferiori hanno l’effetto di produrre un accumulo eccessivo di zuccheri solubili (‘addolcimento’). Trattamento con prodotti antigermogliazione quando la conservazione si debba prolungare oltre 2-3 mesi con temperature di 6 °C o più. I magazzini di conservazione devono essere ben ventilati. L’eccessiva intensità luminosa può inverdire gli strati corticali e conferire sapore amaro per la presenza di solanina. La produzione di ‘tuberi da seme’ Per la produzione di tuberi-seme: clima fresco, con temperature moderate per tutto il ciclo della pianta e senza alternanza di periodi di pioggia e di siccità. In Italia ambienti adatti in montagna: il decentramento territoriale e le ridotte unità colturali aumentano notevolmente i costi di produzione e le difficoltà di conservazione dei tuberi. Difficile estendere la produzione di tuberi-seme nel nostro paese: dipendenza dall’estero per il fabbisogno di ‘seme’. Avversità climatiche Gelate tardive possono compromettere l’esito della coltura quando si verificano dopo l’emergenza delle piante. Altrettanto dannosa è la siccità, specialmente nelle fasi iniziali di sviluppo della pianta o durante l’ingrossamento dei tuberi. Le condizioni climatiche avverse possono avere anche un effetto negativo indiretto sulla produzione, in quanto favoriscono l’attacco di parassiti o di malattie. Nematodi Il più temibile è il nematode dorato (Heterodera rostochiensis; sin. Globodera rostochiensis). Può attaccare la pianta in tutte le fasi del ciclo, distruggendone il prodotto. Adottare avvicendamenti nei quali la patata ritorna sullo stesso appezzamento ad intervalli lunghi. Utilizzare varietà resistenti ottenute da incroci con specie selvatiche del genere Solanum. Altri nematodi parassiti della pianta appartengono al genere Meloidogyne (nematodi galligeni delle radici). Malattie fungine e batteriche - Peronospora della patata (Phytophthora infestans): si manifesta tanto sulle foglie, con ingiallimenti e necrosi che interessano tutto l’apparato aereo, quanto sui tuberi, con aree necrotiche sulla buccia e nell’interno. Alcune varietà sono più sensibili al fungo, che è comunque facilmente controllabile con adeguati trattamenti (es. prodotti rameici). - Cancrena secca (Fusarium spp.): colpisce il tubero specialmente nel periodo di conservazione. - Scabbia polverulenta (Spongospora subterranea), scabbia comune (Actinomices scabies) e scabbia argentea (Helminthosporium atrovirens): colpiscono il tubero nella zona epidermica, determinando la comparsa di pustole di varia natura e dimensione. - Rogna nera o cancro (Synchytrium endoticum): determina necrosi soprattutto nei tessuti interni del tubero. - Tracheomicosi (Fusarium spp. e Verticillium spp.): colpisce i tessuti interni dei fusti in fase giovanile, determinandone il rapido deperimento. - Alternariosi (Alternaria solani): attacca foglie, tuberi e fusti. - Batteriosi della patata (Pectobacterium carotovorum var. atrosepticum): causa il marciume dei tuberi in campo e in magazzino. Sintomi fogliari di peronospora Piante danneggiate da peronospora Danni da peronospora su tuberi Danni da scabbia su tuberi Sintomi fogliari di alternariosi Pianta affetta da alternariosi Malattie da virus La patata è una delle piante agrarie più colpite da virosi. Diversi virus possono essere contemporaneamente presenti su una medesima pianta. - Accartocciamento (Potato Leaf-roll Virus, PLRV): è la virosi meglio conosciuta per i sintomi evidenti e perché identificata da quasi un secolo. Causa l’arrotolamento delle foglie parallelamente alla nervatura mediana, e le foglie colpite divengono dure e fragili, con portamento pressoché eretto. Il virus è trasmesso dagli afidi, tra cui il più importante come vettore è Myzus persicae. - Virus Y: presente con maggiore frequenza nelle regioni centro-settentrionali. Si trasmette per contatto con succhi cellulari infetti o mediante afidi. Determina in genere uno scolorimento delle nervature, al quale fa seguito un distinto mosaico accompagnato da bollosità e arricciamento. - Virus X: è molto diffuso e, in genere, meno temibile del virus Y, ma capace di produrre gravi danni quando si trovi associato a quest’ultimo. Causa mosaici e necrosi. Non sembra trasmissibile per mezzo di afidi, ma mediante contatto. - Virus A: è abbastanza frequente in Italia, spesso associato al virus X. Si diffonde soprattutto ad opera dell’afide Myzus persicae. Altri virus non molto diffusi in Italia e che provocano inconvenienti relativamente poco gravi ma possono predisporre le piante all’infezione di altri virus: Virus M, Virus S e Virus F. Pianta affetta da virosi (PLRV) Insetti Fra i più dannosi si ricordano la grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa), che danneggia i tuberi in campo, il maggiolino (Melolontha melolontha), le cui larve danneggiano i tuberi con erosioni, i ferretti (Agriotes lineatus), che attaccano radici e tuberi, la dorifora (Leptinotarsa decemlineata), la cui larva è in grado di distruggere l’apparato fogliare della pianta, e alcune specie di afidi (es. Myzus persicae), che, oltre ad arrecare danni diretti per la sottrazione di linfa, sono vettori di molte virosi. Adulti (a sinistra) e larve (sotto) di dorifora