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NEWSLETTER “ALLA RICERCA DELLA VERITA’ “ N.34 del /2/17
PRESENT.AMBROS.IN MAIL
di Ileana Mortari
CREDO IN GESU’ CRISTO
Il CREDO è un breve sommario delle principali verità che il cristiano è tenuto a credere,
se vuole essere veramente tale; è una sintesi che abbraccia tutta la Rivelazione. E’
articolato in 3 parti: 1°- Dio Padre e la creazione; 2° - Gesù Cristo e la redenzione; 3° Lo Spirito Santo e la santificazione.
Inoltre vedi Newsl.N.32 pagg.1-2
Il 2° articolo del Credo è: “Io credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, Nostro Signore”.
E’ questa la prima affermazione su Gesù, che sarà seguita da altri 5 articoli della
professione di fede: in pratica la metà del Credo verte su di Lui. E certo non a caso, visto
che Egli è così unico e straordinario! Infatti in Gesù si trova il “fondamento” e, per così
dire, la “sintesi” di tutta la fede cristiana, dal momento che alla radice di questa sta
l’incontro con la persona VIVA di Gesù stesso.
Prima di iniziare la trattazione, è utile conoscere la mole di persone, credenti e non, teologi
e giornalisti, che nello scorso secolo si sono occupate del Nazareno.
Qualche anno fa Mons. Ravasi scrisse sul “Sole 24 Ore”: “Secondo un calcolo per difetto,
nel Novecento sono usciti centomila libri su Gesù……. Nel 2009 a Montréal in Canada è
uscita un'indagine sulla figura del «Gesù storico» negli ultimi 25 anni e le rassegne
bibliografiche elencate erano ben 23 distribuite per aree geografiche.
E che dire poi della galassia internet? Non cliccate Jesus o Christ perché perdereste subito
il conto dei milioni di occorrenze……….Il soggetto che più conquista studiosi e ciarlatani
è il cosiddetto «Gesù storico». Saggi e manuali al riguardo si sprecano, tanto che possiamo
parlare di una “foresta bibliografica”, dove ben pochi riescono a inoltrarsi senza smarrirsi.
Uno di questi è Mons. Segalla (1932 – 2011), già docente alla Facoltà Teologica di Milano
e dobbiamo essergli grati per il fatto che – accanto alla buona dose di pagine "tecniche" da
lui dedicate al tema – ha voluto ora approntare una mappa che ci guidi almeno lungo i
sentieri più ampi di questa selva lussureggiante ove alligna ogni tipo di vegetazione, rara
e comune, eccezionale e banale, sofisticata e insulsa. [Il libro è “Sulle tracce di Gesù” –
La terza ricerca, Cittadella Ediz., 2006]
GESU’ CRISTO
Anzitutto spieghiamo il nome: Gesù Cristo.
Gesù (in ebraico Jeho-shu’a) è nome di persona assai frequente nel mondo ebraico e
significa “Dio è aiuto”, “Dio salva”. Ovviamente quando l’angelo disse a Giuseppe: “gli
metterai nome Gesù”, il modo di chiamarlo esprimeva chiaramente quello che sarebbe
stato il suo ruolo e la sua missione (nomen omen – dicevano i latini!).
Cristo (dal greco “Christòs”, che traduce l’ebraico “Mashiach”) significa l’”unto”, il
“consacrato”, il Messia promesso da Jahvè e tanto atteso dal popolo.
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Qualcuno può pensare che, come si usa, Gesù sia il nome e Cristo il cognome! Niente di
tutto ciò, perché è solo dopo la resurrezione di Gesù che i due termini vengono accostati.
Attribuire l’appellativo Cristo a Gesù significa che in Lui si sono adempiute le promesse di
Dio e sono state esaudite le attese di Israele. Egli è il “compimento vivo di tutte le profezie,
l’atteso dai secoli, la chiave di tutta la storia” (cfr. Eb.13,8)
Non è facile né semplice parlare di Gesù, perché, a differenza di altri fondatori di religioni,
Egli non ha lasciato nulla scritto di suo pugno, né esistono testi su di Lui prima della
Pasqua. La crocefissione avvenne quasi certamente il venerdì 7 aprile 30, ma dovranno
passare ancora 20 anni prima di avere il 1° testo del Nuovo Testamento: la 1° Lettera ai
Tessalonicesi di S. Paolo.
E allora, quei 20 anni sono un “buco nero”? Niente affatto. Testimoni oculari della vita e
delle opere di Cristo e anche della Sua resurrezione, presero a pregare, adorare, cantare
Gesù di Nazareth, il Cristo. Nel contesto cristiano rientravano la liturgia e il culto, la
catechesi, purtroppo anche le controversie con il mondo giudaico, pagano e con i detrattori
del cristianesimo, ma soprattutto compito dei cristiani era l'annuncio del kerigma (=il
nucleo essenziale della fede), che troviamo per la prima volta sinteticamente espresso in S.
Paolo, in 1° Cor.15,3-8 :
“Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risorto il terzo
giorno secondo le Scritture5e apparve a Cefa [ =Pietro] e quindi ai Dodici.
6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di
essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti
gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto [Paolo si considera un
aborto perché aveva fieramente perseguitato la Chiesa di Dio, prima che Cristo lo chiamasse ad essere suo
discepolo].
Poi si presume ci siano stati i primi racconti della “cena” e della “passione”, quindi si sono
raccolti i “detti” di Gesù……[tutto questo è spiegato nelle pagg.363-365 del mio Sussidio
per una lettura approfondita della Bibbia, che ho inviato ad ogni destinatario nel momento
in cui entrava nella mia mailing list.]
Ora, dai primi secoli del cristianesimo fino al 1.700 si privilegiava la conoscenza di Gesù
il Cristo, quale oggetto dell’amore e della fede dei credenti e la denominazione era
comprensiva della vicenda storica di Gesù, tranquillamente accettata.
Però nel 1778 Reimarus cominciò a dire: il Gesù che le Chiese presentano non è il Gesù
che è vissuto nella storia; il Gesù “storico” era un profeta rivoluzionario, giustiziato dai
capi ebraici. In seguito le Chiese hanno trasmesso un Gesù idealizzato dai discepoli e sul
quale c’è stata poi una crescita della fede e di conseguenza tutta la costruzione della
cristologia (= la parte della teologia riservata allo studio di Cristo) che ne ha fatto un Dio.
Si sono così susseguite fino a nostri giorni ben tre fasi di “ricerca su Gesù storico o no”, di
cui ovviamente non è possibile dar conto qui neppure per sommi capi (ma si veda la
bibliografia in calce al testo). La conclusione dell’immane lavoro peraltro è di somma
importanza:
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Il nome "Gesù" indica la vicenda umana, la storia affascinante e unica del profeta di
Nazareth; esprime la realtà inconfutabile della sua esistenza e ciò che ha di fatto compiuto
nel corso della sua vicenda terrena.
Il nome “Cristo” " indica quanto i discepoli hanno sperimentato, raccontato e annunciato
di Lui e che è oggetto della fede cristiana: la comunità esprime la sua fede nel Cristo
glorificato nella resurrezione e presente in essa come donatore dello Spirito e sorgente
della salvezza.
Ora, Gesù di Nazareth, storicamente esistito, ”è“ - o- se si preferisce - “coincide”
con il Cristo della fede”.
Non a caso il 1° libro di Papa Ratzinger su Gesù ha proprio questa impostazione: mette
bene in luce il legame tra il Gesù della storia reale e il Cristo professato dalla fede.
UNICO FIGLIO DI DIO
“Dicendo che Gesù è il Figlio di Dio, riconosciamo in Lui il Figlio che da tutta l’eternità è
stato generato dal Padre e che nella “pienezza del tempo” è entrato nella nostra storia come
vero uomo e come il Messia atteso.
Anzi, più propriamente noi diciamo che questo uomo di nome Gesù è Figlio di Dio, è Dio
lui stesso! Nel Simbolo niceno-costantinopolitano [quello più lungo, vedi Newsl. N.32],
che recitiamo durante la Messa domenicale, lo affermiamo confessando che Gesù Cristo,
l’Unigenito Figlio di Dio, è “nato dal Padre prima di tutti i secoli……… è “generato, non
creato, della stessa sostanza del Padre”.
Siamo rimandati alla relazione singolarissima che intercorre tra Gesù e il Padre, l’unico
Dio vivo e vero, Creatore del cielo e della terra. Siamo introdotti nella più profonda
identità di Gesù, una identità che rinvia al mistero insondabile di Dio e che ha origine nella
stessa vita divina. Siamo chiamati a riconoscere la preesistenza eterna di Gesù, che
l’evangelista Giovanni ha espresso così: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso
Dio e il Verbo era Dio.” (D. Tettamanzi, Questa è la nostra fede, Centro ambrosiano 2004)
E’ da notare che Gesù non dice mai di essere il Figlio di Dio e neppure l’Unigenito di Dio.
Il titolo cristologico di “Figlio di Dio” ricorre sulla bocca di altri, ma è interessante notare
– così il teologo Pino Lorizio – come in tre casi Gesù indichi se stesso come il figlio, e non
semplicemente “figlio” o “un figlio”, conferendo quindi all’espressione un senso di unicità
e assolutezza. Il primo testo (Mc.12,1-12) è la parabola dei vignaioli omicidi, dove si
aggiunge l’aggettivo “prediletto” al figlio. Il secondo (Mc.13,32) parla della conoscenza
del momento della fine dei tempi, preclusa al figlio. Il testo di Mt. 11,27, comune anche a
Luca, è un famoso detto di Gesù che riguarda il rapporto di conoscenza tra il Padre e il
Figlio……….Da questi testi possiamo risalire alla coscienza di Gesù di essere il Figlio di
Dio e quindi al particolare e unico rapporto di filiazione che egli ha col Padre.
Le attestazioni del vangelo di Giovanni (1,14; 1,18; 3,16 e 3,18) – prosegue ancora Lorizio
- e della 1° lettera di Giovanni (4,9) che parlano di “Unigenito Figlio di Dio” sono
particolarmente significative, perché in esse cogliamo un dato di fede, cioè in quelle
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espressioni l’autore sacro esprime quello che lui e la chiesa credono del Cristo, facendo
coincidere tale professione di fede con la verità stessa di Gesù e la sua vera identità.
Ed è significativo il passo di Mt. 16,13-18:
“Gesù domandò ai suoi discepoli: <La gente, chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?>
Risposero: <Alcuni dicono che tu sei il Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei
profeti.> E Gesù: < E voi chi dite che io sia? > Rispose Simon Pietro: <Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente.> E Gesù: <Beato sei tu Simone, figlio di Giona, perché nè carne,
nè sangue, [cioè non la tua intelligenza, o comunque la tua persona] te lo hanno rivelato,
ma il Padre mio che è nei cieli>”.
NOSTRO SIGNORE
Fin dal suo primo discorso, Pietro caratterizza l’ammissione nella Chiesa con la fede “nel
nome di Gesù Cristo”, il “Signore”, come risulta dal racconto della fondazione della
comunità di Efeso (cfr. At 19,5). “Signore” (Kyrios in greco) è il termine che corrisponde
all’ebraico “Jahvè”, il famoso tetragramma sacro (vedi Sussidio già citato alle pagg.48-51)
con cui gli ebrei designavano “Dio”.
Ma negli scritti del N.T. il nome “Signore” non è più riferito a Jahvè, bensì a Gesù Cristo
(Fil.2,11;At.3,16). Paolo cita la frase di Gioele “Chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato” (Rom.10,13). Il profeta la riferisce a Dio, Paolo invece la riferisce a Cristo,
nel quale Dio Padre rivela pienamente e definitivamente il suo progetto di salvezza.
Mentre “Figlio di Dio” indica il rapporto unico tra Gesù e il Padre, “Signore” esprime
soprattutto la relazione tra Gesù Cristo e la sua comunità o il singolo credente.
La “signoria” di Gesù Cristo non comporta un primato di dominio, di soggiogamento.
Gesù è Signore, perché col suo Spirito effuso nei cuori libera da tutte le alienazioni e le
schiavitù che impediscono di vivere la vita umana con pienezza e nella solidarietà.
Gesù non si proclama “Signore”, ma di fatto merita tale titolo perché, a prezzo della
sua vita, ha creato una nuova possibilità: che ogni uomo non sia dominato da falsi
signori, che ogni uomo abbia la vita, e l’abbia in abbondanza, e realizzi il suo compito
sulla terra.
DI CONSEGUENZA, PROFESSARE LA FEDE IN GESU’ CRISTO SIGNORE
SIGNIFICA OPPORSI AI REGIMI E ALLE SITUAZIONI BASATE SULLA
VIOLENZA, LA MENZOGNA, L’OPPRESSIONE.
Sappiamo bene quanti credenti nell’unico vero Signore abbiano pagato con tante
sofferenze e con la stessa vita il rifiuto di riconoscere e obbedire a tiranni, dittatori, caudilli
e capi militari della peggior specie e innumerevoli sono le testimonianze di persone
consacrate, sacerdoti, missionari….che possiamo riassumere in una sola frase: “Senza il
Signore sarei un nulla……un niente. Senza la fede non potrei vivere. Cristo per me è
come l’aria che respiro.” (Don Tiziano De Guidi, nel 45° anniversario di ordinazione
sacerdotale)
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QUALCHE MINIMALE INDICAZIONE BIBLIOGRAFICA
Armand Puig i Tàrrech, Gesù. Risposta agli enigmi, San Paolo
José Antonio Pagola, Gesù. Un approccio storico, Borla
Cantalamessa-Penna-Segalla, Gesù di Nazareth tra storia e fede, Dehoniane
G. Segalla, Sulle tracce di Gesù. “La terza ricerca”. Cittadella (impegnativo)
http://www.parrocchiasangiorgiolimito.it/doc/archivio/scuola-popolare-fede/2anno/SpdF_2anno_incontro_4.pdf : qui si trova una lezione della “Scuola della fede”
su “Il Gesù della storia e “Il Cristo della fede”
L’ANGOLO DEI PICCOLI
A. Peiretti – B. Ferrero, Il Credo raccontato ai bambini, LDC lasciare?
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