professione comunicatore
Collana diretta da Mario Morcellini e Sergio Zavoli
5
Direttori
Mario Morcellini
Sapienza Università di Roma
Sergio Zavoli
Senato della Repubblica
Comitato scientifico
Antonio Bettanini
Sapienza Università di Roma
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Universidad de Zaragoza
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Sapienza Università di Roma
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Christian Ruggiero
Sapienza Università di Roma
Elena Valentini
Sapienza Università di Roma
Fabien Wille
Université Lille 2
professione comunicatore
Collana diretta da Mario Morcellini e Sergio Zavoli
Partendo dalla natura pervasiva della comunicazione, chiave di lettura dei fenomeni della modernità ma al tempo stesso dimensione
inscindibile della vita di ognuno, la Collana si propone di affiancare
contributi di riflessione teorica a volumi esplicitamente dedicati alla
comunicazione “professata”.
Nel mondo dell’informazione come in quello delle tecnologie
dell’audiovisivo, nel settore della comunicazione pubblica e politica
come in quello della divulgazione scientifica, i cambiamenti si susseguono con una velocità che spesso solo gli “addetti ai lavori” sono
in grado di cogliere. D’altronde, solo un adeguato collegamento con
la conoscenza teorica sviluppata nei decenni nell’ambito dei media
studies garantisce quella distanza che sola genera un autentico spirito
critico.
Unire proficuamente teoria e tecniche della comunicazione è dunque una formula vincente per comprendere a fondo i processi che
attraversano la società contemporanea.
Ogni volume della Collana è sottoposto alla valutazione preventiva di referees
anonimi.
Andrea Pranovi
Informazione Capitale
L’agenda setting nei media locali romani
Prefazione di
Mario Morcellini e Elena Valentini
Aracne editrice
www.aracneeditrice.it
[email protected]
Copyright © MMXVI
Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
www.gioacchinoonoratieditore.it
[email protected]
via Sotto le mura, 54
00020 Canterano (RM)
(06) 93781065
isbn 978-88-548-9394-8
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: giugno 2016
Indice
11
Prefazione
Giornalismo locale e teoria dell’agenda setting nella
ricerca sui media in Italia
di Mario Morcellini e Elena Valentini
19
Introduzione
23
Capitolo I
L'ipotesi dell'agenda setting
1.1. Gli effetti a lungo termine dei media e la costruzione sociale della realtà, 23 – 1.2. L’ipotesi dell’agenda setting, 28 – 1.3.
Le ricerche sull'agenda setting, 31 – 1.4. Il ruolo delle predisposizioni personali nell'effetto di agenda, 41 – 1.5. L'agenda
setting oltre la selezione e la gerarchia dei temi, 45 – 1.6. Temi
ed eventi nell'agenda setting, 52 – 1.7. Differenze tra le agende
dei media, 57 – 1.8. Le differenze tra i pubblici e le tre agende
del pubblico, 64
67
Capitolo II
Gli sviluppi dell'ipotesi dell'agenda setting
2.1. Agenda dei media e politica, 67 – 2.2. Il “secondo livello”
dell’agenda setting, 75 – 2.3. Limiti dell’ipotesi dell’agenda
setting, 86 – 2.4. Agenda setting e internet, 92 – 2.5. Agenda
setting e newsmaking, 107 – 2.6. Altre teorie su media e costruzione sociale della realtà, 117
7
8
123
Indice
Capitolo III
L’informazione locale a Roma
3.1. La stampa, 123 – 3.2. La radio, 162 – 3.3. La televisione,
205 – 3.4. Il web, 247
261
Capitolo IV
Obiettivi e strategie della ricerca
4.1. Obiettivi della ricerca, 261 – 4.2. Le testate, 262 – 4.3. I
metodi di ricerca, 264 – 4.4. Altre linee di ricerca, 270
273
Capitolo V
Selezione e gerarchia nell’agenda mediale
5.1. L’informazione locale prima della campagna elettorale,
273 – 5.2. L'agenda dei media locali durante la campagna elettorale, 279 – 5.3. La campagna per il ballottaggio: selezione e
gerarchia dei temi nell'agenda dei media locali, 285 – 5.4.
L’informazione locale dopo le elezioni, 292 – 5.5. Le elezioni
nei media locali durante le campagne elettorali, 298 – 5.6. Selezione e gerarchia: differenze nelle scelte dei media locali, 301
– 5.7. La rilevanza della cronaca nera nell’informazione locale,
302 – 5.8. Dopo le elezioni: il peso dei temi economici, 310 –
5.9. La scarsa attenzione al tema dell’immigrazione, 319 –
5.10. La divisione del lavoro dei mezzi d’informazione: stampa
versus altri media, 324 – 5.11. La prevalenza del politico nei
quotidiani a pagamento, 325
327
Capitolo VI
Testate locali a confronto
6.1. I media locali prima della campagna elettorale, 327 – 6.2.
Media a confronto durante la campagna elettorale, 330 – 6.3. Il
confronto tra i media durante la campagna per il ballottaggio,
332 – 6.4. Stampa, web, radio e tv locali a confronto dopo la
campagna elettorale, 335 – 6.5. Selezione e gerarchia: differenze nelle agende dei media, 337 – 6.6. La consonanza tra mezzi
d’informazione, 338 – 6.7. L’autonomia delle testate, 341
Indice
347
Conclusioni
351
Bibliografia
9
Prefazione
Giornalismo locale e teoria dell’agenda setting
nella ricerca sui media in Italia
di MARIO MORCELLINI e ELENA VALENTINI 1
Questa prefazione riprende alcune delle linee più interessanti e
innovative tracciate dal volume, a partire dalla presa d’atto della
rilevanza, nell’ambito della ricerca sui media in Italia, dei due
nodi concettuali intorno ai quali si sviluppa il libro di Andrea
Pranovi. L’autore sceglie infatti di sintonizzarsi su due filoni
che sono stati centrali negli studi italiani, ma anche a livello internazionale, ovvero il giornalismo, indagando le specificità
dell’informazione locale, e le teorie della comunicazione, in
particolare quelle sugli effetti, con il focus sull’agenda setting.
Per quanto riguarda il primo tema, MauroWolf, venti anni
fa, nel tracciare, una “mappa delle tendenze di studio più significative (...) certamente incompleta e parziale”2 della ricerca sui
media dalla fine degli anni Settanta alla metà degli anni Novanta, individuava nell’analisi dei mutamenti nel campo del giorna1
Mario Morcellini è professore ordinario in Sociologia dei processi culturali e
Comunicativi alla Sapienza Università di Roma, dove è Direttore del Dipartimento di
Comunicazione e Ricerca Sociale; Elena Valentini è ricercatrice in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi e Professore Aggregato presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma.
2
M. WOLF, Come si è sviluppata la ricerca sui media, “Problemi
dell’informazione”, vol. XX, n. 4, dicembre 1995, p. 436.
11
Prefazione
12
lismo e dell’informazione uno dei quattro filoni che “hanno aggregato una certa quantità di ricerca e alcuni spunti non episodici di riflessione (...) creando dei poli tematici di sviluppo dotati
di continuità e di capacità coesiva”3.
Wolf chiariva già allora che non hanno avuto “lo stesso peso
in termini di quantità di ricerca, né uguale rilevanza nel dibattito
culturale, professionale e politico sui media”4 ed era consapevole di essere portatore di una “prospettiva soggettiva e parziale”.
Sebbene la sua mappatura sia oggi, ancor più di vent’anni fa,
“incompleta” - in quanto soggetta a un logorio temporale che ne
richiederebbe un aggiornamento, per tener conto dei profondi
cambiamenti che hanno mutato gli scenari e conseguentemente
riorientato la ricerca sui media, in particolare con il digitale -, il
giornalismo continua a rappresentare un polo tematico strategico nei media studies e nelle indagini che, come quella qui presentata, privilegiano la prospettiva sociologica e comunicativa.
Prospettiva certamente non univoca nel campo del giornalismo:
sia in America che in Europa, infatti, il giornalismo è diventato
oggetto di interesse di diversi ambiti scientifici
dall’antropologia alla semiotica5, dalla filosofia alla storia, senza trascurare il contributo degli studi giuridici sul diritto
dell’informazione e della comunicazione6.
In questa pluralità di approcci, che rappresenta certamente
una ricchezza dal punto di vista conoscitivo, la prospettiva sociologica e comunicativa permette di leggere in maniera privilegiata fenomeni che sono di natura anzitutto sociale. La notizia
è infatti un fenomeno sociale, la “principale interfaccia della
3
Ibidem.
Ivi, p. 431.
5
Tra gli studi semiotici sul linguaggio e sul testo giornalistico ricordiamo quelli di
Dardano (v. M. DARDANO, “La lingua dei media”, in V. CASTRONOVO, N. TRANFAGLIA
(a cura di), La stampa italiana nell’età della TV: 1975-1994, Laterza, Roma-Bari 2002),
Eco (U. ECO, Cinque scritti morali, Bompiani, Milano 1997) e Lorusso, Violi (v. in particolare A.M. LORUSSO, P. VIOLI, Semiotica del testo giornalistico, Laterza, Roma-Bari
2008).
6
Tra gli studi giuridici segnaliamo P. CARETTI, Diritto dell’informazione e della
comunicazione, il Mulino, Bologna 2009; G. GARDINI, Le regole dell’informazione,
Mondadori, Milano 2009; R. ZACCARIA, Diritto dell’informazione e della comunicazione, Padova, Cedam 2010.
4
Prefazione
13
mediazione che il giornalismo opera tra il mondo e il pubblico
dei lettori-spettatori”7 e il giornalista professionista è
l’interprete di questa mediazione. Sin dal principio, inoltre, il
giornale è stato inserito in una rete sociale (sebbene agli inizi ristretta perché in una prima fase, che ha avuto durata diversa a
seconda dei Paesi, il giornale era “per pochi”8), è stato ed è uno
strumento per l’uomo di vivere nella società, conoscerla, sentirsene parte.
Sappiamo bene quanto sia però da diversi anni in discussione il ruolo di mediazione del quotidiano di carta e del giornalismo9, in un processo più generale di crisi degli attori di mediazione a livello sociale. Come ricorda Davide Borrelli e come
mostrano gli studi nel campo della media education, la crisi di
credibilità delle tradizionali istituzioni culturali e sociali va letta
in relazione a un più generale processo di disintermediazione
del sapere che coinvolge anzitutto le istituzione formative 10.
Assistiamo infatti a un
progressivo indebolimento del principio ordinatore dei rapporti tra i
soggetti che è l’istituto della mediazione, e dunque di tutto ciò che è
legato allo scambio di autorità o di autorevolezza tra soggetto e soggetto. In termini teorici, ad esser messa in crisi è la rappresentazione
sociale della mediazione e del suo valore culturale, tenendo attentamente presente che all’origine di questo declino non c’è tanto
l’innovazione tecnologica, quanto un processo sociale di lungo perio-
7
E. CANIGLIA, La notizia: come si racconta il mondo in cui viviamo, GLF editori
Laterza, Roma-Bari 2009, p. V.
8
P. ORTOLEVA, Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie, Il Saggiatore, Milano
2009.
9
Sul tema rinviamo a E. VALENTINI, Dalle gazzette all’ipad. Il giornalismo al tempo dei tablet, Mondadori Università, Milano 2012 e M. M ORCELLINI (a cura di), Neogiornalismo. Tra crisi e Rete, come cambia il sistema dell’informazione, Mondadori
Università, Milano 2011.
10
Si rimanda a D. BORRELLI, Pensare i media. I classici delle scienze sociali e la
comunicazione, Carocci, Roma 2010 e a M. MORCELLINI, I. CORTONI, Provaci ancora,
scuola. Idee e proposte contro la svalutazione della scuola nel Tecnoevo, Erikson, Gardolo 2007. Mario Morcellini e Ida Cortoni parlano di dismediazione, con riferimento alla crisi di luoghi sociali in cui tradizionalmente avveniva la mediazione e veniva costruita un’interazione tra i soggetti: scuola, ma anche politica e giornalismo. Il tema è
ripreso anche in C. RUGGIERO, La crisi della mediazione: politica e «quinto potere» alla prova dell’identità, in M. MORCELLINI (a cura di) op. cit., 2011.
Prefazione
14
do i cui contorni sfumano entro la corrente della secolarizzazione e di
un malinteso relativismo.11
Siamo insomma da anni davanti a un attacco a tutte le istituzioni che caratterizza gli universi di discorso del giornalismo,
come quelli della comunicazione televisiva e il coro di tutte le
tecnologie, anche di rete. Per lungo tempo, il rifiuto delle istituzioni è stato mascherato da una ripulsa nei confronti della mediazione, della professionalità adulta, della professionalità in
quanto tale e, comunque, di tutto ciò che è o può essere dipinto
come “vecchio”. Ma a un certo punto non c’è stato più bisogno
di mascherare le pretese della comunicazione con il nuovismo
di maniera: le istituzioni hanno smesso di funzionare come canale di trasmissione sociale supplente, determinando disorientamento e crisi delle identità.
Oltre a definire l’informazione come un fenomeno sociale,
possiamo affermare che essa è un bene sociale, oltre che individuale. Si tratta ancora di un bene, perché una parte dei soggetti
sociali lo vive come una dimensione di allargamento della vita e
dell’esperienza; un vero e proprio piacere, anche se questa definizione certamente non verrebbe accolta dalla maggioranza degli attori sociali della modernità. Esistono tuttavia importanti
settori della società per i quali il giornalismo e l’informazione
continuano a essere una risorsa rilevante nell’ambito di quei beni che producono benessere al soggetto e, quindi, capitale sociale, fiducia nelle relazioni, acculturazione della visione della vita
e, usando una parola nobile, civilizzazione. Siamo dunque in
una fase di passaggio, in cui, accanto a rilevanti forme di fuoriuscita dall’informazione o almeno da molte delle sue piattaforme di veicolazione, continua a manifestarsi una permanente
vitalità del giornalismo in quanto azione dotata di senso, capace
di rintracciare nuovi interlocutori sociali possibili12.
11
M. MORCELLINI, a cura di, op. cit., 2011.
La riflessione è ripresa da ID., “Prefazione. Tablet e nuove piattaforme espressive. Riflessioni oltre la tabula rasa”, in E. VALENTINI, op. cit., a cui rinviamo per approfondire.
12
Prefazione
15
Rispetto al più generale contesto del giornalismo, il libro si
concentra sull’informazione locale che, soprattutto negli ultimi
anni, è stata al centro di un crescente interesse da parte degli
studiosi, anche in conseguenza della sua vivacità e delle sue peculiarità, sebbene la produzione bibliografica non sia stata altrettanto ampia, soprattutto a livello di volumi.
Il lavoro di Andrea Pranovi, nel colmare questa carenza, offre anzitutto una ricostruzione aggiornata dell’articolato e
frammentato panorama dell’informazione locale in una delle
due capitali dell’industria culturale, Roma13. Si tratta di un contesto variegato, caratterizzato dalla fioritura e dall’improvvisa
scomparsa di alcune emittenti radiotelevisive - avvenuta anche
nel corso della ricerca presentata nella seconda parte del libro rispetto al quale non esiste un’aggiornata fotografia che invece
questo studio ha provveduto a definire.
Il volume documenta come nell’informazione locale, scegliendo appunto come campo di analisi la realtà romana, si manifestino le articolate declinazioni dell’ipotesi dell’agenda setting, approfondendo uno specifico segmento della cornice interpretativa offerta da quest’ultima, ovvero l’agenda dei media.
L’indagine esamina infatti le relazioni nella selezione, nella gerarchia e nella tematizzazione delle notizie esistenti tra le principali testate locali romane prima, durante e dopo la campagna
elettorale per il voto amministrativo di Roma del 2013.
La teoria dell’agenda setting è dunque il secondo polo concettuale del volume. Mauro Wolf nella già citata mappa delle
tendenze di studio più significative della ricerca sui media in
Italia, ne parla in riferimento alla comunicazione politica, individuando in quest’ultima un altro asse strategico14.
13
Non a caso proprio in queste due città si sono affermate le prime configurazioni
accademiche di studi sulle tematiche comunicative: il Corso di Perfezionamento in Sociologia delle Comunicazioni, istituito il 22 ottobre 1986 presso il Dipartimento (successivamente Facoltà) di Sociologia della Sapienza di Roma e la Scuola di specializzazione in Comunicazioni Sociali, attivata dal 1987 presso l’Università Cattolica del Sacro
Cuore a Milano.
14
Gli altri due filoni che sono stati centrali nella ricerca sui media in Italia tra gli
anni Settanta e Novanta sono individuati da Wolf nella ricerca sul consumo televisivo e
16
Prefazione
L’approfondita e documentata ricostruzione teorica sull’agenda
setting tracciata nella prima parte di questo libro e l’indagine
empirica sulle agende dei media locali presentata nella seconda
parte non esauriscono tuttavia il loro potenziale nell’alveo della
comunicazione politica.
Lo studio più in generale propone un itinerario di approfondimento teorico, raccolta dati, analisi e riflessioni interpretative
che permettono di verificare alcune ipotesi dell’agenda setting,
collocarle nello specifico contesto dell’informazione locale
(romana) e attualizzarle in un panorama reso ancor più complesso dalla presenza dei media digitali e di Internet.
Tra i punti di innovazione del lavoro ci sono dunque una sistematizzazione delle riflessioni teoriche e delle ricerche che
muovono dall’ipotesi dell’agenda setting e l’aggiornamento di
alcuni assunti legati all’agenda dei media15, in generale e in particolare alla prova del web, anche tenendo conto delle indagini
più recenti condotte soprattutto a livello internazionale, senza
escludere l’agenda mediale complessiva.
Le teorie sugli effetti16 hanno caratterizzato una lunga stagione degli studi di comunicazione, articolandosi in breve e
lungo termine, secondo la ben nota ripartizione proposta dallo
stesso Wolf17. I media studies sono stati caratterizzati da
un’affascinante iperproduzione di teorie che, non casualmente,
mediale e nello studio della fiction televisiva come sistema di rappresentazione culturale.
15
La ricerca documentata nella seconda parte del volume si è intenzionalmente
concentrata sull’agenda dei media, pur in un quadro che ha preso in considerazione la
relazione con l’agenda politica, senza indagare gli effetti sull’agenda del pubblico. Come chiarisce lo stesso autore, la scelta è derivata sia dall’obiettivo di circoscrivere il focus di indagine, sia dal fatto che alcuni limiti empirici legati al campionamento, alla
numerosità e alla reperibilità dei soggetti da coinvolgere per analizzare le relazioni con
l’agenda del pubblico avrebbero ostacolato il raggiungimento di risultati metodologicamente fondati.
16
Per una riflessione sulle teorie sugli effetti dei media sviluppatesi negli Stati Uniti
e in Europa a partire dagli anni Venti del Novecento, si rinvia a S. CAPECCHI,
L’audience attiva. Effetti e usi sociali dei media. Nuova edizione, Carocci, Bologna
2015. L’autrice lega la riflessione sugli effetti a quella sull’audience, dando ampio spazio agli studi etnografici su quest’ultima.
17
Si rinvia in particolare a M. WOLF, Teorie della comunicazione di massa, Bompiani, Milano 1985 e ID., Gli effetto sociali dei media, Bompiani, Milano 1992.
Prefazione
17
si affermano quasi in anticipo rispetto alle conseguenze sociali
della comunicazione, vivono le une sulle altre, al punto che alcune di esse non sarebbero concepibili senza i riferimenti precedenti, e hanno comunque il merito storico di accompagnare
con la forza della parola e del pensiero i cambiamenti radicali
vissuti dalle nostre società a partire dagli inizi del Novecento.
Senza la profondità delle teorie, l’ambizione di cogliere il rapporto tra media e tecnologie si avvia presto alla frustrazione,
cedendo alle mode o alla moltiplicazione di dati e parole nel
teatrino del dibattito pubblico, mentre solo la sapienza del passato ci può far capire cosa dice la comunicazione della società
italiana contemporanea.
Dalle teorie occorre dunque ripartire, come fa questo volume, non trascurando il peculiare bisogno che gli uomini hanno
di quell’esercizio di pensiero che chiamiamo interpretazione.
Ciò non toglie la necessità di riprendere le teorie con cautela
per verificarne la capacità di aver saputo correttamente orientare
l’interpretazione della cangiante realtà e la loro tenuta rispetto
ai cambiamenti sociali e culturali18. Se la fretta teorica e la liquidazione degli approcci scientifici del passato altro non sono
che una variante del luddismo intellettuale sul passato e del licenziamento della tradizione, come ricorda Friedrich H. Tenbruck le teorie classiche vanno esaminate in relazione al contributo che sono ancora in grado di fornire per la comprensione
del presente19.
Nel lavoro di Andrea Pranovi, il ricorso alla letteratura classica e la rilettura dell’ipotesi dell’agenda setting da un lato e lo
studio di come agisce l’agenda setting a livello locale dall’altro
18
È questo uno degli intenti del volume di M. MORCELLINI, Comunicazione e media, Egea, Milano 2013. Il libro è frutto di una riflessione di un gruppo di ricerca attivo
presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza che ha scelto
di sottoporre a una revisione drastica i giudizi buonisti, euforizzanti e forse troppo aperti
all’idea che il cambiamento delle tecnologie avrebbe spazzato disuguaglianze e problemi di accesso paritario a risorse pregiate come la comunicazione. Al tempo stesso riflette su quanto le teorie sui media siano state capaci di leggere e anticipare il cambiamento
e soprattutto quanto oggi abbiano la forza di leggere la realtà in continuo mutamento.
19
Cfr. F.H. TENBRUCK, Sociologia della cultura, Bulzoni, Roma 2002. La riflessione è ripresa da M. MORCELLINI, op. cit., 2013, a cui rinviamo.
Prefazione
18
permettono non solo, come abbiamo già sottolineato, di verificare e aggiornare alcune riflessioni teoriche sulle teorie della
comunicazione legate all’agenda dei media, ma anche di documentare come, a livello locale, agiscono le dinamiche di notiziabilità e copertura di issues di estrema attualità, quali immigrazione, cronaca nera e criminalità. Senza dimenticare di riprendere e verificare alcuni temi classici della letteratura
sull’agenda setting, quali il differente potere di agenda dei diversi mezzi d’informazione, i livelli di complessità
dell’informazione e le relazioni che intercorrono tra le agende
dei diversi mezzi d’informazione, anche tenendo conto di quella
della politica.
Come mostra questo volume, le teorie classiche possono
orientare la lettura dei processi contemporanei, svolgendo un
ruolo che possiamo sintetizzare mutuando le parole adottate da
Italo Calvino in riferimento ai libri: “è classico ciò che tende a
relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso
tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove
l’attualità più incompatibile fa da padrona”20.
20
I. CALVINO, Perché leggere i classici, Oscar Mondadori, Milano 1995, p. 12.
Introduzione
I mezzi d’informazione, nonostante le numerose e importanti
trasformazioni che nel corso del tempo hanno interessato
l’universo mediale, continuano a svolgere un ruolo fondamentale nei processi di costruzione sociale della realtà. Sono i mezzi
di comunicazione, infatti, che ci permettono di conoscere cosa
avviene al di fuori della nostra esperienza diretta: questo vale
ovviamente per il mondo globalizzato, ma anche per le realtà
locali. Anche in una metropoli come Roma la maggior parte
delle notizie su ciò che accade all’interno della città proviene
dai mass media. Ciò fa sì che il giornalismo locale continui ad
avere un’importante funzione all’interno delle realtà territoriali.
I media tradizionali, che con le nuove tecnologie possono imbattersi nel tentativo di offrire ai propri pubblici
un’informazione sempre più completa, venendo meno le distanze spazio-temporali tra le redazioni e i luoghi in cui avvengono
i fatti, stanno maturando la consapevolezza del grande valore
dell’informazione locale, la quale, in una prospettiva “glocale”,
può rappresentare, oggi più che in passato, un elemento di forte
differenziazione sul mercato. Anche le testate che operano su
internet, che sembra il media della globalizzazione per antonomasia, stanno scoprendo quanto sia prezioso offrire ai propri
utenti notizie sul luogo in cui vivono, avviando così un nuovo
genere giornalistico, l’hyperlocal journalism.
Il punto di partenza di questo lavoro consiste nell’idea che i
mezzi d’informazione locali in una città di vaste dimensioni
come Roma contribuiscano in maniera notevole alla costruzione
19
20
Introduzione
dell’agenda dei cittadini. Il caso delle elezioni amministrative
del 2008, in cui l’enfatizzazione della criminalità da parte dei
media fu determinante nel creare preoccupazione nei cittadini e
nello spostare buona parte dell’elettorato a votare il candidato
del centro-destra Gianni Alemanno, che proprio alla sicurezza
aveva assegnato una posizione centrale nel suo programma, ne è
senza dubbio una dimostrazione. L’approccio teorico che caratterizza le pagine che seguono è quello dell’ipotesi dell’agenda
setting, uno dei principali contributi allo studio degli effetti sociali dei media e del loro ruolo nella costruzione sociale della
realtà.
Nel primo capitolo viene contestualizzato il paradigma teorico in cui è stata elaborata l’ipotesi dell’agenda setting. Sono poi
approfondite le formulazioni iniziali della teoria e le prime ricerche empiriche. Il capitolo prosegue con l’analisi dei principali fattori che entrano in gioco nel processo di agenda setting:
le attitudini e le predisposizioni personali degli individui; i contatti interpersonali; la centralità dei temi nell’agenda degli individui; il differente potere di agenda setting dei diversi mezzi
d’informazione; i livelli di complessità dell’informazione; le
differenze tra i vari segmenti che compongono il pubblico.
Il secondo capitolo affronta il tema delle relazioni che intercorrono tra l’agenda dei mezzi d’informazione, l’agenda del
pubblico e l’agenda della politica, illustrando i vari rapporti di
interdipendenza che esistono tra le tre agende. Il capitolo è dedicato anche al cosiddetto “secondo livello” dell’agenda setting
e, quindi, al concetto di framing: sono qui presentati una serie di
studi che hanno indagato non soltanto l’influenza dei media sul
pubblico in merito alla selezione e alla gerarchia dei temi, ma
anche alle modalità di trattamento e tematizzazione delle notizie. Nel capitolo sono inoltre descritti i diversi limiti dell’ipotesi
dell’agenda setting individuati dalla letteratura scientifica, le più
recenti ricerche, in cui si prende in considerazione anche il web,
e il rapporto tra gli studi sull’agenda setting e quelli sul
newsmaking.
Il terzo capitolo, invece, è incentrato sull’informazione locale a Roma. Per ciascun mezzo di informazione vengono riper-