Diocesi di Treviso – Formazione e approfondimento per i Catechisti – IRC e Scuola a cura di Costalunga Christian Ambiti di vita dei nostri ragazzi. La Scuola e l’insegnamento della religione Cattolica: opportunità o peso? A. INTRODUZIONE: Nella confusione e disorientamento che di tanto in tanto nella scuola sono presenti, viene chiesto di mettere un po’ d’ordine per capire: chi sono, dove sono, cosa devo fare, perché devo farlo. Questo “ordine” talvolta rischia di essere più che esistenziale, materiale, pratico, strumentale “scelgo cosa fare come prima cosa, così mi organizzo meglio” (siano compiti, come le pulizie, come il giardinaggio o l’andare a trovare un parente). Ciò che voglio dire è come ci siamo (inconsapevolmente?) dimenticati che prima del fare c’è un essere, ci sono io come persona, non posso “cosificarmi” o ridurmi a pura materialità: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mc.2,27). L’Antropologia Cristiana ci apre gli occhi su questa grandezza dell’uomo, nel mezzo tra la terra e il cielo, tra il già e non ancora. Che bello, forse appassionante, pensare all’ora di religione nella Scuola come ad un piccolo corso di Antropologia Cristiana. Utilizzando le parole di Romano Guardini potremmo definirla una “Weltanschauung cattolica”, una “visione del mondo” con occhi diversi da ciò che fretta e superficialità a volte ci mostrano. B. UNA CONSIDERAZIONE GENERALE: Ragazzi e ambiti di vita: Cosa significa “ambiti di vita”? O meglio, oggi possiamo dire che la scuola è veramente un ambito di vita? Forse più come obiettivo, mèta che dato di fatto. La Scuola, certo, vive (come molte altre realtà sociali, personali, politiche) difficoltà enormi quotidiane mentre tenta di creare un ambiente e una proposta educativa non riduttivamente intesa “solo” come distribuzione di competenze o “conoscenze”. Quanto è desiderata e invocata una scuola che possa proporre un modo d’essere, una antropologia non chiusa in sé stessa ma aperta anche al trascendente. Ma la Scuola come tanti altri luoghi o dimensioni dei ragazzi, anche in questa sede ricordati, sono veramente ambiti o piuttosto sono ABITI? 1 C’è molta differenza, il primo è un luogo “circoscritto entro cui ci si muove e si agisce” . Un luogo chiede di restare con i piedi per terra, di conoscere bene dove ci si trova, di agire per qualcosa, per qualcuno, di operare un cambiamento, un’azione che plasmi l’ambiente stesso. La scuola oggi a volte mi appare “solo” un accessorio di uso quotidiano, una consuetudine, una prassi, un vestito che in base all’occasione che ho di fronte, scelgo e porto, poi finito il momento ripongo nell’armadio: c’è altro ora da indossare! “Oggi pomeriggio ho allenamento, no domani ho catechismo, non posso giovedì faccio rientro, venerdì ho chitarra, sabato la partita, i compiti? Domenica mattina se non devo andare via con i miei… che noia ancora lunedì domani, a scuola!”. Avere un abito o un altro (vivere un ambito o l’altro) forse più che occasione o peso (cfr. domanda dell’intervento) è diventata normale prassi, abitudine (c’è chi la sceglie e chi no)? Ho l’impressione che anche le motivazioni della scelta stanno cambiando: da un “no, la religione no! Non ha senso!; non ci credo; sono tutte frottole; siamo nel 2014 è preistoria…” verso un “mi è indifferente! Ma si prof. è uguale; magari posso fare anche altro”. “No, non è che non ci credo, non ho Fede è che mio figlio ha già tante cose, non farà Religione per non gravarlo di una materia in più, dato che posso scegliere…”. Non c’è una presa di posizione radicale magari dettata da idee religiose diverse, da prospettive o pensieri di tipo politico o anticlericale, forse neppure di un vecchio ateismo… siamo di fronte a qualcosa di peggiore: l’indifferenza. Non crea ma neppure demolisce, non argomenta e neppure costruisce, lascia stare, si volta, gira le spalle, alza le spalle. Torna alla mente un ammonimento nei confronti della Chiesa di Laodicea: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”. (Ap.3,14-­‐16) 1 Definizione da Dizionario della lingua Italiana Diocesi di Treviso – Formazione e approfondimento per i Catechisti – IRC e Scuola a cura di Costalunga Christian C. DALLE MEDIE ALLE SUPERIORI, PERCHÉ SÌ, PERCHÉ NO!: In questo orizzonte forse sconfortante di certo non aiuta la mera consolazione che “ma sì, teniamo botta con quelli che abbiamo, siamo in pochi ma facciamo lo stesso”. Mentre ci poniamo la questione di come aiutare i ragazzi a scegliere l’IRC (così come la frequentazione ai gruppi parrocchiali, o al Catechismo), non ci possiamo dimenticare che la possibilità di scegliere non aiuta immediatamente le normali e fisiologiche questioni, perplessità, resistenze che un adolescente sta vivendo. La prospettiva Cristiana non ha mai nascosto che è chiesta una consapevole presa di posizione, la “sequela christi” è un “sì” che io posso e devo pronunciare. La Fede non è il diplomino che ricevo a Catechismo o con i Sacramenti e mi porto appresso come garanzia di qualità. La scelta è già un terreno di prova. (Mi colpisce sempre quando sento che in prossimità della Cresima catechisti e parroci, Vescovi stessi, propongono ai ragazzi come impegno la scelta della Religione nella Scuola – mi chiedo: nei gruppi Parrocchiali in genere, si accenna mai alla Religione nella Scuola? Come? Incoraggiandola?). Perciò la fatica e la delusione che ci accompagnano nel vedere che molti giovani sono indifferenti all’IRC (e/o IC) non ci possono fermare nel continuare a rimotivare l’opportunità della scelta. Perché? Come? Innanzitutto nella chiarezza che l’IRC non è Catechismo anche se a volte durante l’IRC sono necessari elementi di Catechesi: sono due cose 2 diverse e anche se connessi, sono distinti e seguono caratteristiche proprie. D. COSA VIENE CHIESTO ALL’IRC E ALL’INSEGNANTE: Competenza e Idoneità = Motivare, coinvolgere, argomentare, affascinare, ecc…, ma soprattutto: “tu che sei l’insegnante di religione prova a capire cos’ha Matteo; Ascolta, ho bisogno di un aiuto, un genitore mi ha riportato che la figlia è bersagliata di messaggi e offese anche via Ask.fm, cosa faccio? Posso dare un tema di comprensione adatto? In Storia ho fatto la Riforma Protestante ma non hanno capito granché, puoi fare qualcosa? ”. Mi chiedo, dobbiamo essere i crocerossini? I tappa buchi? A volte forse sì, eppure per molte cose i colleghi chiedono una mano! Perché? Forse perché il prof. di Religione è buono? Laureato in “tuttologia”? o forse perché la materia richiama -­‐ al di là delle personali sensibilità religiose -­‐ che c’è un di più e un oltre che affascina e spaventa? Che a volte le “mie competenze scientifiche non sono tutto”? Sì, sono certo di sì, l’IRC non è “solo” una materia o “un’ora” di rilassamento è veramente un’opportunità! E. SPERANZA E PROFEZIA SALVERANNO IL NOSTRO FUTURO (ANCHE NELLA SCUOLA) : …Così da poter veramente dire con la vita “per me la sorte è caduta su luoghi [ambiti] deliziosi” (Sal.16,6), perché “il luogo sul quale stai è una terra Santa” (Es.3,5). Questo dunque non sarà solo un ambito, una cosa in più da scegliere o meno ma un luogo nel quale posso alimentarmi, posso trovare vita, libertà che affascina, respiro che allarga le vite spesso tristi e deluse. Tutto questo -­‐ direbbe sempre Romano Guardini -­‐ non perché l’educatore (l’insegnante) è Santo, la credibilità 3 dell’educatore non si fonda sulla certezza che io “sono a posto”, ma sul fatto che continuamente lotto per essere educato . Educare allora è infondere coraggio (cor-­‐habeo), indicare un cammino, aiutare a conquistare una propria libertà, una consapevole coscienza di sé stessi e delle proprie azioni… ancora una volta, insomma, “la vita viene destata e accesa solo 2 Confronto (molto sintetico) del parallelismo tra il percorso Catechistico e Scolastico. CLASSE 1 media 2 media 3 media CATECHISMO (MEDIE) Incontrare Dio nella Storia: conoscere la Storia della Salvezza significa riconoscere come Dio si è manifestato. La Chiesa manifesta, celebra e incontra Dio in Gesù: perché la Chiesa? Lo Spirito illumina gli uomini: conoscere Gesù e annunciarlo (S. Cresima) RELIGIONE A SCUOLA (MEDIE) Dalle forze magiche al Politeismo: da sempre l’uomo è “essere religioso” Dalla Chiesa delle origini alla modernità: valori e contenuti del messaggio Cristiano Le altre Religioni e la riflessione sull’uomo: io adolescente cosa vivo? Come lo vivo? Chi sono? 3 R. GUARDINI, La credibilità dell’educatore in Persona e libertà. Saggi di fondazione della teoria pedagogica, Brescia, La Scuola, 1993. Diocesi di Treviso – Formazione e approfondimento per i Catechisti – IRC e Scuola a cura di Costalunga Christian dalla vita”: non sei solo tu adolescente a faticare, ma siamo in due. Ciascuno nel suo modo proprio. Ecco perché l’insegnante di Religione in quest’ora che a volte è veramente poca cosa, un chicco, quasi una presa in giro, diventano 60, 50, 30 minuti di terreno fertile che possono infondere, magari senza tanto rendercene conto, quella parola “necessaria” per riempire la vita. Nessuno toglie la fatica di imparare 350-­‐400 nomi, incontrarne i genitori, e colleghi non sempre disponibili o scontrarsi con i preconcetti che la materia porta con sé. Anche per voi Catechisti, quanto è difficile a volte, quanti “mal di stomaco o delusioni”, eppure la convinzione che solo il “chicco di grano che cade in terra e muore produce frutto”, potrebbe essere la nostra speranza e profezia. Forse, questo è ancora poco? Allora ci ricordiamo che il chicco di grano muore non una ma almeno tre volte, quando fiorisce, viene tagliato e tritato per essere lavorato. Ecco forse il nostro compito, essere disponibili, lasciarci lavorare per dare speranza insieme con i nostri ragazzi. Perché? Perché a un Catechista, ad un insegnante non è chiesta solo professionalità ma anche di essere Cristiano (l’idoneità): la consapevolezza che non si è arrivati ma camminiamo con i ragazzi affinché insieme possiamo rispondere al grande quesito della vita: “Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te”. (Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché in Te non riposa). Non sono io il metro di misura ma lo Spirito di Dio che oggi ancora soffia. E. PICCOLA CASSETTA DEGLI ATTREZZI: PER UN IMMEDIATO UTILIZZO NELLA SCUOLA E NELLA CATECHESI: a) Contatto con la realtà nell’attualizzazione della Parola di Dio: ad es. la parabola del Padre Misericordioso, attualizzarla come se quel figlio fossi io (quante volte hai detto Papà, mamma mi arrangio, mi gestisco io i tempi… e alla fine rendersi conto che non ce la faccio devo tornare a casa!); b) Leggere parti di cronaca locale, di vicende che richiamano gli aspetti di giustizia, libertà, responsabilità civile: i ragazzi sono ancora sensibili a questo se ne percepiscono il peso; c) Interessarsi di cosa vivono, cosa capita nella scuola, cosa portano nel cuore; d) Lasciare la libertà di esprimere la propria idee (anche se sono “non credo, non mi interessa, chi mi dice che…”); e) Alternare il parlato con un segno, un oggetto, un film, un cortometraggio; f) La parola di qualche giovane o adulto oltre al Catechista che porti la sua idea, impressione, testimonianza; g) un ambiente per quanto possibile accogliente, caldo…; h) Poter partire da fatti reali vicini ai ragazzi, e incentivarne la discussione tra loro e con l’adulto.