Chinoloni di I e II generazione Generalità I chinoloni sono considerati come chemioterapici, ovvero antibatterici di sintesi. Attualmente si conoscono tre generazioni di chinoloni antibatterici: La prima generazione comprende l’acido Nalidissico (struttura naftiridinica), l’acido Ossolinico (nucleo chinolinico), la Cinossacina (nucleo cinnolinico) e l’acido Piromidico (struttura pirido[2,3-d]pirimidinica) (fig. 1). La seconda generazione comprende l’acido Pipemidico (struttura pirido[2,3-d]pirimidinica), la Rosossacina, la Milossacina e la Flumechina (tutte con nucleo chinolinico) (Artico,2000) (fig. 1). La terza generazione, al momento la più importante, è quella dei fluorochinoloni che a loro volta sono classificati in: -Fluorochinoloni di prima generazione, short acting: Norfloxacina, Ofloxacina, Levofloxacina, Ciprofloxacina, Enoxacina; -Fluorochinoloni di prima generazione, long acting: Pefloxacina, Rufloxacina (Bassetti, 2001); -Fluorochinoloni di seconda generazione: Lomefloxacina, Fleroxacina, Sparfloxacina, Moxifloxacina, Trovafloxacina, Temofloxacina, Gemifloxacina, Gatifloxacina, Tosufloxacina, Clinafloxacina (Neuman, 2003). 1 O O COOH N CH3 N COOH O N O CH3 CH3 Acido nalidissico Acido ossolinico O O COOH COOH O N N O N N N N CH3 CH3 Acido pipemidico Cinnossacina O O COOH O COOH N N N O N N O HN CH3 CH3 Acido pipemidico Milossacina O O COOH COOH F N N N CH3 Rosossacina CH3 Flumechina Figura 1. Nello specifico, i chinoloni di prima e di seconda generazione sono classificati come chinoloni urinari in quanto sono impiegati esclusivamente nelle infezioni delle vie urinarie a 2 causa degli scarsi livelli ematici; mentre i fluorochinoloni sono definiti chinoloni sistemici in quanto sono caratterizzati da un’ottima diffusione tissutale. A prescindere dal tipo di classificazione, tutti i chinoloni ed i fluorochinoloni hanno in comune: -identica modalità d’azione; -resistenza batterica di tipo esclusivamente cromosomico; -alcuni effetti indesiderati: fototossicità, neurotossicità e tossicità cartilaginea (Neuman, 2003). Relazione struttura-attività. La struttura chimica di base è quella dei 4 chinoloni, ossia degli azachinoloni, con un gruppo carbossilico in posizione 3 (Goodman e Gilman, 2003). Lo studio delle relazioni struttura attività ha permesso di mettere in evidenza che la caratteristica indispensabile perché si manifesti l’attività antibatterica è la presenza del gruppo 1,4diidro-4-piridon-3-carbossilico, comune a tutti i chinoloni e solo eccezionalmente sostituito da quello isosterico (sostituzione del CH= con –N=) 1,4-diidro-4-piridazinon-3-carbossilico (Artico, 2000). Così pure la sostituzione del gruppo etile con un metile o con un alchile omologo superiore (propile, butile) fornisce prodotti privi di attività. In genere solo i gruppi equivalenti all’etile (libero o inglobato in strutture cicliche) conservano l’attività. I principali gruppi e porzioni di ciclo etile-equivalenti comprendono 3 metossile, metilamino, ciclopropile, fenile (maggiore ingombro sterico) (Artico, 2000). Poichè si verifica una perdita di attività biologica con la sostituzione 2-metil e 2-idrossi, le modifiche al C-2 sono generalmente considerate sfavorevoli. I derivati chinolonici che presentano un anello tra la posizione 1 e 2 hanno dimostrato avere attività biologica. Analoghi con un ponte solfuro come il chinolone benzotiazolo [3,2-a] ha dimostrato un’alta attività in vitro (Chu et al., 1990). E’ da tenere presente che l’attività antibatterica dei chinoloni dipende strettamente dalla funzione carbossilica libera; infatti la sua trasformazione in estere o ammide annulla praticamente l’attività, che viene perduta anche con la sostituzione del carbossile con gruppi similari (CN, COCH3, SO2CH3) (Artico, 2000). Inoltre nella struttura dei chinoloni l’azoto in posizione 1 ed il gruppo chetonico in 4 non possono essere rimpiazzati senza perdita dell’attività antibatterica (Neuman, 2003). E’ stato osservato che la planarità tra il gruppo 4-cheto e 3carbossilico è un criterio fondamentale per l’attività biologica dei chinoloni (Chu et al., 1990). I chinoloni di seconda generazione, di cui il tipico rappresentante è l’acido Pipemidico, presentano il vantaggio rispetto ai chinoloni di prima generazione di essere particolarmente attivi contro Pseudomonas aeruginosa e Proteus spp, principali responsabili delle infezioni urinarie. La caratteristica chimica più saliente nell’acido Pipemidico, la più potente delle ossacine di seconda generazione, è la presenza del nucleo piperazinico, 4 risultato determinante per l’elevata azione antimicrobica nei confronti dello Pseudomonas (Artico, 2000). L’introduzione di un gruppo piperazinico in posizione 7, migliora l’attività antibatterica nei confronti degli organismi Gram negativi ed in particolare su Pseudomonas aeruginosa. L’anello piperazinico, poiché determina la natura zwitterionica della struttura chinolonica in associazione al gruppo carbossilico in posizione C-3, incrementa la capacità del farmaco di penetrare all’interno della cellula batterica determinando così un ampliamento dello spettro d’azione (Takahashi et al., 2003). Si pensa inoltre che il miglioramento della potenza dei chinoloni che presentano l’anello piperazinico in C-7 sia dovuto all’importante ruolo che questo sostituente svolge nell’inibire i meccanismi di efflusso della cellula batterica (Monique et al., 2003) L’ingombro sterico è considerato un importante fattore che influenza l’attività di questi composti. Sono stati scoperti numerosi chinoloni con elevata potenza nei quali è presente in posizione 7 un sostituente “ingombrante”. Inoltre, emerge un altro importante fattore che influenza l’attività di questi composti ed è la libertà di rotazione dei sostituenti proprio nella posizione 7. Alcune modifiche radicali nei sostituenti in 7, come il legame C-C tra il nucleo ed il gruppo in 7, forniscono nuovi chiarimenti per quanto riguarda le SAR dei chinoloni. La planarità tra il gruppo 4-oxo ed il gruppo 3-carbossilico potrebbe giocare un importante ruolo nel legame con la DNA girasi come dimostrato dai derivati chinolonici isotiazolo enolizzati (Zang et al. 1991). 5 Meccanismo d’azione Il bersaglio dei chinoloni risulta essere l’enzima batterico DNA girasi (Hooper, 2000; Alovero et al., 2000) il quale è costituito da due subunità, la A e la B (Goodman e Gilman, 2003). I chinoloni agiscono inibendo l’attività della DNA girasi in seguito al legame con la subunità A, mentre la subunità B è bloccata dalla novobiocina. L’inibizione di questo enzima ad opera dei chinoloni comporta un effetto battericida dovuto alla perdita da parte del batterio della capacità di replicazione del DNA (infatti la girasi attiva, effettua un taglio sulla catena del DNA, fondamentale al fine di consentirne la replicazione o la trascrizione) (Goodman e Gilman, 2003). Poiché le cellule eucariotiche non contengono la DNA girasi, ma una topoisomerasi di tipo II, l’azione dei chinoloni risulta molto selettiva, con effetto sulle topoisomerasi eucariotiche a concentrazioni molto superiori rispetto a quelle in grado di inibire l’enzima batterico (Goodman e Gilman, 2003). A dosi molto elevate il chinolone esercita anche un’inibizione della sintesi dell’RNA messaggero batterico per inibizione dell’RNA polimerasi (Neuman, 2003). Le resistenze sono di tipo esclusivamente cromosomico; il meccanismo alla base della resistenza consiste nell’alterazione del target batterico, la DNA girasi, spesso in combinazione con mutazioni che riguardano l’accumulo del farmaco, come un incremento dell’efflusso dei composti, un diminuito influsso del farmaco oppure entrambi (Heising et al., 2001). 6 Sono state descritte 4 mutazioni responsabili della resistenza acquisita ai chinoloni, rispettivamente a carico dei seguenti geni: -nal A: resistenza d’alto livello, per alterazione della DNA-girasi; -nal B: resistenza di basso livello, per diminuzione della permeabilità (si riscontra con i fluorochinoloni piperazininici); -nal C: per mutazione della DNA-girasi; -nal D: per diminuzione della permeabilità e contemporanea alterazione della DNA-girasi (Neuman, 2003). Spettro d’azione I chinoloni urinari presentano uno spettro d’azione ristretto ai soli enterobatteri: E.coli, Proteus mirabilis, Enterobacter, Klebsiella, Citrobacter, Salmonella, Shigella, Yersinia. Alcuni chinoloni possiedono una certa attività sugli stafilococchi, in particolare l’acido Oxolinico, Pipemidico, Piromidico, la Flumechina e la Rosoxacina. L’acido Oxolinico inoltre, e la Rosoxacina, sono attivi anche nei confronti del gonococco. La Rosoxacina risulta essere un farmaco dotato di uno spettro d’azione abbastanza ampio, infatti, è attiva nei confronti delle Enterobatteriaceae, di molti ceppi di Pseudomonas, Stafilococchi ed Enterococchi, Neisseria meningitidis e N. gonorrhoeae, H. influenzae, Chlamydia ed Ureaplasma. Tuttavia, il farmaco trova applicazione solo ed esclusivamente nel trattamento della gonorrea in dose unica di 3 g, a causa dei gravi e frequenti effetti collaterali (Bassetti, 2001). 7 La potenza maggiore nei confronti degli enterobatteri, espressa come MIC, concentrazione minima inibente, è attribuita all’acido Oxolinico e alla Flumechina, seguiti da acido Pipemidico e Piromidico. L’acido Nalidixico e la Cinoxacina sono i farmaci che richiedono concentrazioni superiori per esplicare la loro azione battericida (Neuman, 2003). Farmacocinetica L’assorbimento dei chinoloni urinari è rapido ed in generale elevato (60-95%). I picchi sierici risultano variabili così come le emivite che aumentano nel seguente ordine: -Acido nalidixico 1,5 ore -Acido pipemidico 3,1 ore -Acido piromidico 4,5 ore -Acido oxolinico e rosoxacina 6-7 ore -Flumechina 7 ore Il legame farmaco proteico è molto basso per l’acido pipemidico e piromidico (10-20%), molto elevato per l’acido nalidixico (93%) e diminuisce progressivamente per tutti gli altri. I principali metaboliti sono derivati idrossilati, prodotti a livello epatico, mentre i derivati 3-carbossilati sono prodotti a livello renale. Questo tipo di metabolismo dà luogo a prodotti ancora attivi, mentre gli altri prodotti del metabolismo, sia esso sia di fase 1 che di fase 2, sono invece inattivi. La diffusione nei tessuti è scarsa, con eccezione del tessuto renale, attraverso il quale si ha poi la maggiore eliminazione. 8 Tossicità ed effetti collaterali I chinoloni ed i fluorochinoloni sono di norma ben tollerati (Lispley e Baker, 1999). Generalmente le reazioni avverse più comuni coinvolgono il tratto gastrointestinale, con il 3-17% dei pazienti che riporta soprattutto disturbi digestivi minori di tipo dose dipendente come nausea e vomito; raramente la diarrea e le coliti sono provocate dal farmaco (Goodman e Gilman, 2003). Si possono presentare reazioni allergiche cutanee, in particolare prurito, orticaria e dermatopatie bollose, come conseguenza di reazioni di fotosensibilità (Neuman, 2003). Trattamenti prolungati, e dosi elevate, determinano tossicità cartilaginea, mialgia e artralgie. Tradizionalmente, per questo motivo, l’impiego dei chinoloni nei bambini è controindicato (Goodman e Gilman, 2003). Precedenti neurologici, insufficienza renale ed epatica possono favorire insorgenza di disturbi neuropsichici quali cefalea, vertigini, insonnia e più raramente allucinazione e convulsione (Neuman, 2003). Questi effetti avversi sono più frequenti nei pazienti che assumono teofillina o farmaci antinfiammatori non steroidei; questi ultimi sono in particolare in grado di aumentare lo spiazzamento dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA) dai propri recettori da parte dei chinoloni (Halliwell et al., 1993). 9 Bibliografia Artico M. Chimica farmaceutica vol. (2). 2000. Bassetti Goodman and Gilman. Le basi farmacologiche della terapia, 2003. Heising P. Planta Med. 67(1):3-12, Feb 2001. Monique I. Andersson and Alasdair P. Mac Gowan. Journal of Antimicrobial Chemiotherapy 51, Suppl. S1, 1-11, 2003. Neuman Takahashi H, hayakawa I, Akimoto T. Yakushigasu Zasshi; 38(2):161-79, 2003. Zang MQ, Haemers A. Pharmazie 46(10):687-700, Oct 1991. 10