Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04_ 21 settembre 2014 Ottava edizione Milano Teatro degli Arcimboldi Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo Yuri Temirkanov direttore Martedì 9.IX.14 ore 21 Brahms Čajkovskij ° 11 MITO incontra i grandi maestri Incontro con Yuri Temirkanov Partecipano Francesca Colombo Francesco Micheli Coordina Carla Moreni Live Networking Si ringrazia Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia Incontri Gallerie d’Italia, Piazza della Scala, ore 16 Johannes Brahms (1833-1897) Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 (1877) 40 min. ca Allegro non troppo Adagio non troppo Allegretto grazioso (quasi andantino) – Presto ma non assai Allegro con spirito Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) Lo Schiaccianoci (1891-92)40 min. ca Dall’Atto ii Scène: Le palais enchanté de Confituremburg Scène: L’arrivée de Casse-Noisette et Claire Divertissement: Le chocolat: Danse espagnole Le café: Danse arabe Le thé: Danse chinoise Trépak: Danse russe Danse des mirlitons Valse des fleurs Pas de deux: Danse du Prince et de la Fée Dragée Valse finale et apothèose Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo Yuri Temirkanov, direttore Con il contributo di ViviMilano Le posizioni sono distanti. Qualche invito, qualche frase di cortesia, silenzi imbarazzati. Nessuno dei due ama le composizioni dell’altro. Brahms e Čajkovskij sembrano appartenere a mondi opposti. Quando si incontrano, a Lipsia, in casa del violinista Adolph Brodsky, al sofisticato maestro russo l’orso amburghese ricorda la figura di un ‘anziano, bel pope’ : «Per Brahms – scrive Čajkovskij – ho solo del rispetto in quanto musicista onesto, di principio, energico, ma, per quanto io abbia desiderato altrimenti, non riesco ad amare la sua musica [...]. Nella sua musica vi è qualcosa di arido, freddo, nebuloso e indefinito che è estraneo all’anima russa. [...] Brahms non ha alcuna inventiva melodica; le sue idee musicali non arrivano mai a conclusione [...]. Si vergogna di usare un linguaggio che parli veramente al cuore [...]. È profondo o sta solto tentando di nascondere la sua estrema povertà di invenzione con un simulacro della profondità?». Concessione sferzante: «Non troverai mai nella sua musica qualcosa di banale o un’imitazione; è sempre serissimo, nobilissimo e, all’apparenza, perfino originale; tuttavia gli manca la cosa più importante: la bellezza!». Giudizi severi, che Brahms certo non ricambia. I due grandi romantici restano agli antipodi. Soprattutto, verrebbe da dire, se si confronta, come in questo concerto, una sinfonia con un balletto, musica assoluta e musica narrativa; severità di costruzione da un lato, sortilegio sensuale e luccicante leggerezza dall’altro. Eppure: a sorpresa, proprio con la Seconda Sinfonia di Brahms e il Secondo Atto dello Schiaccianoci, forse ci troviamo di fronte a un raro punto, se non di tangenza, almeno di non belligeranza. Tra le quattro sinfonie di Brahms, la Seconda è la più ‘danzante’. Lo Schiaccianoci è forse il più articolato e ‘sinfonico’ fra i balletti di Čajkovskij. Anno 1877. Brahms, che per scrivere la sua Prima Sinfonia ha atteso circa un quarto di secolo di carriera compositiva (e timore reverenziale), scrive la Seconda molto più in fretta: d’estate, in Carinzia, a Pörtschach sul Wörthersee, nelle stanze di un castello (quelle al piano terra, scherza il compositore: di sopra, il pianoforte non riusciva a passare...). E molto (non tutto) in questa sinfonia ci parla di grazia silvana e fresca amabilità. Qui la vena melodica brahmsiana, così aspramente denigrata, affiora con più sorridente ‘semplicità’. Come suo solito, l’orso dissimula: nelle lettere di quei mesi chiama la Seconda sinfonia, il suo «neues liebliches Ungeheuer» (nuovo adorabile mostro); la descrive «lamentevole» a tal segno, che gli orchestrali viennesi già la starebbero provando «con il lutto al braccio»... Depista un’ammiratrice, Elisabet von Herzogenberg: «La nuova non è invero una Sinfonia con la S maiuscola [keine Symphonie, sondern bloß eine Sinfonie] e non serve ch’io gliela suoni in anticipo. Basta ch’ella sieda al pianoforte e prema i piedini ora sull’uno, ora sull’altro pedale e suoni per un certo tempo l’accordo di fa minore...». Depista (o irride) perfino il critico filo-brahmsiano Eduard Hanslick: «La troverai così serena e amabile, da pensare ch’io l’abbia scritta per te; anzi, per la tua giovane moglie». Serena e amabile: al debutto (il 30 dicembre 1877), i viennesi, in vena di generosi complimenti, la battezzano subito Le note di Sogno e idillio: un punto d’incontro 3 «Sinfonia Viennese»; altri la dicono mozartiana, o pastorale, o schubertiana. Delle quattro, la Seconda è quella che ha più mutamenti di tempo e più tempi ternari. Non c’è solo l’Allegretto grazioso in 3/4 e 3/8, anche il primo Allegro non troppo ha le movenze di un valzer lento, in 3/4; l’Adagio non troppo ha una lunga sezione in 12/8. Fluidissima, fonda la sua speciale unità tematica ora su elementi minimi (sentirete, all’inizio, crescere il primo tema, a partire dalla cellula di ‘tre note più una’, dagli archi gravi ai legni), ora su un canto spiegato, dal lirismo vibrante e nostalgico. Ancora all’esordio: il secondo tema, soave e cullante, pennellato in fa diesis minore da viole e violoncelli e poi ripreso in la maggiore, lo riconosciamo subito, è la famosa ninna-nanna, il Wiegenlied op. 49 n. 4 che Brahms, quasi dieci anni prima, aveva dedicato alla sua ex corista e amica Bertha Faber nata Porubszky, all’arrivo del suo secondo figlio («Per un uso in ogni tempo felice», dice la dedica): «Guten Abend, gut’ Nacht / mit Rosen bedacht», in Italia si cantava ai bambini come «Buona notte, o gentil, / chiudi il ciglio al riposo»... Così, tutta la Sinfonia è costellata di ampie oasi liriche: nell’Adagio non troppo, il solenne arioso dei violoncelli in si maggiore; nel più ligneo sol maggiore dell’Allegretto grazioso, il canto lacrimoso dell’oboe. Nel Finale, dopo il sommesso unisono degli archi e l’esplodere della marcia formidabile, ecco un’altra melodia sontuosa (in sincope, viole e violini primi, in la maggiore). E dove più è vivo il melos, là più arretra la contrapposizione tematica, e persino la variazione, vero emblema di germanesimo sinfonico, nonché emblema brahmsiano tout court. Arretra Beethoven, avanza Schubert. Il tema del Wiegenlied è estraneo allo sviluppo, il tema ‘sontuoso’ del Finale resta quasi intatto. Schubertianamente, la parentela tematica elude i contrasti; schubertianamente, basta un lieve tocco maggiore/minore per velare il canto di infinita mestizia (nell’Allegretto grazioso, il si bemolle che di colpo fa piangere l’oboe in sol minore)... Certo, altro è il fine e altra è la sostanza: ma la purezza lirica e la grazia georgica di questo Brahms non sembrano poi così lontane dal fascino fiabesco dello Schiaccianoci (1891-1892), dalle sue malcelate malinconie, dalla sua non sempre convincente innocenza. La scrittura čajkovskijana è qui molto ‘sinfonica’. Come ha notato Roland John Wiley, il balletto ha un rigoroso impianto tonale, con i due atti in parallelo, aperti e chiusi da movimenti in si bemolle maggiore, con al centro (n. 9 e n. 10) scene in mi maggiore o mi minore. La scrittura čajkovskijana è qui ‘sinfonica’ non semplicemente per maestosità (il Pas de deux), ma soprattutto per eccelsa sapienza orchestrale e per finezza timbrica (per la prima volta viene introdotta la celesta, tinnulo straniamento nella Danse de la Fée Dragée). Dell’originale racconto di E. T. A. Hoffmann, Der Nussknacker und Mausekönig (Schiaccianoci e il re dei topi, 1816: personaggi e ambienti sono tutti tedeschi, questo a Brahms sarebbe stato gradito...), Čajkovskij utilizza una rielaborazione, firmata Alexandre Dumas padre, che fa del secondo atto un viaggio magico nel regno di Confiturenbourg, dove il Principe, ovvero Schiaccianoci, conduce Clara come in un sogno. Dominano inesauribile fioritura melodica e seducente brillantezza; eppure, il ‘sinfonismo’ di Čajkovskij non elude qui del tutto una ‘sua’ elaborazione tematica: pensiamo a come la citazione della battaglia contro i topi acquisti l’iridescenza del ricordo all’Arrivée de Casse-Noisette et Claire o al fine contrappunto del corno inglese ‘sotto’ i tre flauti della Danse des Mirlitons. Punto di convergenza: per la discontinuità del canovaccio, l’atto secondo del celebre balletto è, sì, musica scenica, ma in grado assai minore rispetto all’atto primo. L’azione si arresta: e questa sospensione del decorso narrativo rende l’esito musicale assai prossimo alla ‘pura’, astratta suite di danze. Ecco la sequenza del Divertissement, con il suo sorridente orientalismo, le gustose miniature di Danse espagnole (con la fierezza di trombe e nacche4 re), Danse arabe (con il tema di una ninna-nanna georgiana, curioso parallelo con il Wiegenlied in Brahms), Danse chinoise (con il guizzo del flauto in sovracuto), la trascinante Danse russe, l’evocatività delle trombe nella sezione in minore della Danse des mirlitons (curioso, hanno quasi la stessa figurazione degli archi del Presto ma non assai, nell’Allegretto grazioso della Sinfonia brahmsiana). Ci fosse anche una Danza ungherese, allora sì, il confronto sarebbe decisivo... Gian Mario Benzing Corriere della Sera 5 Yuri Temirkanov, direttore Dal 1988 Yuri Temirkanov ricopre l’incarico di Direttore artistico e Direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, che dirige regolarmente in occasione di tournée internazionali e registrazioni in studio. Nato nella città caucasica di Nal’chik, Yuri Temirkanov ha iniziato gli studi di violino e di viola alla scuola per giovani talenti di Leningrado, completandoli al Conservatorio della stessa città insieme a quelli di composizione. Nel 1966, dopo aver vinto il Concorso Nazionale Sovietico per direttori d’orchestra, è stato invitato da Kirill Kondrašin a una tournée in Europa e Stati Uniti con il violinista David Oistrakh e l’Orchestra Filarmonica di Mosca. Yuri Temirkanov ha debuttato con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo (quando ancora si chiamava Filarmonica di Leningrado) nel 1967 ed è stato quindi invitato a far parte della compagine orchestrale nel ruolo di maestro sostituto del direttore Evgenij Mravinskij. Nel 1968 è stato designato Direttore principale dell’orchestra fino al nuovo incarico di Direttore musicale dell’attuale Teatro Mariinskij nel 1976, dove è rimasto fino al 1988. Le produzioni Evgenij Onegin e La dama di picche da lui dirette rimangono tutt’ora nella storia del Teatro. Il maestro Temirkanov è frequentemente Direttore ospite delle più grandi orchestre in Europa, Asia e Stati Uniti. Può vantare il fatto di essere stato il primo artista russo a ottenere il permesso di esibirsi negli Stati Uniti dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche in seguito alla fine del conflitto in Afghanistan nel 1988. Ha diretto le più importanti compagini orchestrali, tra le quali i Berliner, i Wiener, la Dresden Staatskapelle, la London Philharmonic, la London Symphony, la Philharmonia Orchestra, la Royal Concertgebouw Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Filarmonica della Scala. Dopo aver debuttato a Londra con la Royal Philharmonic Orchestra nel 1977, è stato scelto come Direttore principale ospite, e quindi nel 1992 viene nominato Direttore principale, posizione che ha ricoperto fino al 1988. Dal 1992 al 1997 è stato anche Direttore principale ospite della Dresden Philharmonic Orchestra e dal 1998 al 2008 della Danish National Radio Symphony Orchestra. Ospite abituale delle maggiori compagini americane quali le orchestre di New York, Philadelphia, Boston, Chicago, Cleveland, San Francisco e Los Angeles, è stato Direttore musicale della Baltimore Symphony Orchestra dal 2000 al 2006, del Teatro Regio di Parma dal 2010 al 2012 e Direttore principale ospite del Teatro Bolshoi fino al 2009. Le sue numerose registrazioni discografiche includono collaborazioni con la Filarmonica di San Pietroburgo, New York Philharmonic, Danish National Radio Symphony Orchestra e Royal Philharmonic Orchestra con cui ha registrato il ciclo completo dei balletti di Stravinskij e le sinfonie di Čajkovskij. Per dieci giorni, durante il periodo natalizio, il Maestro Temirkanov organizza il festival annuale International Winter Festival Arts Square a San Pietroburgo. Unico nel suo genere, il festival riunisce artisti del più alto calibro, confermando lo status di San Pietroburgo come una delle capitali culturali d’Europa. Il maestro ha ricevuto prestigiosi premi in Russia. Nel 2003, il presidente Vladimir Putin gli ha conferito la medaglia presidenziale; nel 2002 ha ricevuto il Premio Abbiati come miglior direttore, e nel 2003 è stato nominato Direttore dell’anno in Italia. È stato insignito di recente del titolo di Accademico onorario di Santa Cecilia. Nel 2012 è stato insignito dell’ordine della stella d’Italia nel grado di Commendatore dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si ringrazia The Westin Palace – Milano per l’accoglienza del maestro Temirkanov 6 Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo Il più antico complesso sinfonico russo, l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, fu fondato nel 1882 quando, su ordine di Alessandro iii, nacque il Coro Musicale Imperiale, prototipo dell’odierno Collettivo d’Onore della Federazione Russa, fondato per esibirsi alla presenza dei sovrani durante ricevimenti, cerimonie ufficiali, balli, rappresentazioni teatrali e concerti di corte. Apice di questa attività è la partecipazione, nel 1896, alle sfarzose rappresentazioni per l’incoronazione di Nicola ii. Nel 1897 il Coro di Corte diventò Orchestra di Corte; i musicisti furono trasferiti dal dipartimento militare e si videro riconoscere gli stessi diritti degli attori dei teatri imperiali. All’inizio del ventesimo secolo venne concesso ai musicisti di esibirsi in concerti a pagamento aperti al pubblico. La serie di concerti intitolata Raccolte orchestrali di novità musicali propose in Russia le prime esecuzioni dei poemi sinfonici di Richard Strauss (Ein Heldenleben e Also Sprach Zarathustra), della Prima Sinfonia di Mahler, della Nona Sinfonia di Bruckner e della Sinfonia n. 3 Il Poema Divino di Skrjabin. Tra i direttori si annoverano musicisti di fama mondiale, quali Richard Strauss, Arthur Nikisch, Alexander Glazunov e Sergej Koussevitsky. Nel 1917 la compagine orchestrale divenne Orchestra di Stato, e con un decreto del 1921 fu integrata nella Filarmonica di Pietrogrado appena fondata. In quel periodo l’orchestra vide alternarsi sul podio molti grandi direttori occidentali, fra gli altri Otto Klemperer, Bruno Walter, Felix Weingartner, e solisti di fama come Vladimir Horowitz e Sergej Prokof’ev (quest’ultimo nei suoi concerti per pianoforte e orchestra). Su iniziativa di direttori stranieri, l’orchestra iniziò ad affrontare anche il repertorio moderno: Stravinskij, Schoenberg, Berg, Hindemith, Honegger, Poulenc. Entrava nel suo repertorio la musica di autori russi: nel 1918 fu eseguita per la prima volta la Prima Sinfonia di Prokof’ev, sotto la direzione del compositore. Con la bacchetta di Nikolay Malko, invece, debuttò nel 1926 la Prima Sinfonia di Šostakovič, nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrado (l’attuale San Pietroburgo). Nel 1934 fu il primo organico del paese a ricevere il titolo di Orchestra d’Onore della Federazione Russa. Quattro anni più tardi Evgenij Mravinskij, vincitore del primo premio del Concorso Nazionale per direttori, iniziò il suo sodalizio con l’orchestra, e nei cinquant’anni successivi la trasformò gradualmente in una delle migliori al mondo; l’orchestra divenne così, rapidamente, il punto di riferimento per l’esecuzione delle Sinfonie di Čajkovskij e di Šostakovič. Il primo tour all’estero ebbe luogo nel 1946 – l’unico nella storia dell’Unione Sovietica. Da quel momento, la presenza nei numerosi festival europei (Salisburgo, Edimburgo e Savonlinna, Maggio Musicale Fiorentino, Prague Spring, Warsaw Autumn, Week of Sibelius e Grieg Festival) è divenuta una consuetudine. Rimane assolutamente unico il sodalizio creativo tra Mravinskij e Šostakovič; molte delle sue sinfonie ebbero la loro prima esecuzione con la bacchetta di Mravinskij. Il profondo apprezzamento da parte di Šostakovič per tale collaborazione emerge con evidenza dal fatto che il compositore dedicò proprio al direttore l’Ottava Sinfonia. Nel 1988, dopo la scomparsa di Mravinskij l’orchestra ha scelto come nuovo Direttore principale Yuri Temirkanov, che la guida ancora oggi. Il repertorio si è di recente arricchito di altre prime esecuzioni in territorio russo, come Il canto sospeso di Luigi Nono, e il Requiem polacco di Penderecki (sotto la direzione del compositore). Questa stagione celebrerà il doppio anniversario di Yuri Temirkanov: i 25 anni di direzione a capo della Filarmonica di San Pietroburgo e il suo 75° compleanno. L’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo ringrazia Canali per la fornitura degli abiti dei professori d’orchestra 7 Violini primi Lev Klychkov** Pavel Popov Alexander Zolotarev Yury Ushchapovsky Valentin Lukin Sergey Teterin Olga Rybalchenko Natalia Sokolova Olga Pankova Ksenia Petrash Grigory Sedukh Alexey Vasilyev Alexander Rikhter Tatiana Makarova Maria Irashina-Pimenova Nikolay Tkachenko Mikhail Alexeev Vera Vasileva Violini secondi Ilya Kozlov* Igor Zolotarev Tatiana Shmeleva Dmitrii Petrov Liubov Khatina Zhanna Proskurova Dmitry Koryavko Veronika Dygodyuk Nikolay Dygodyuk Ruslan Kozlov Konstantin Basok Elizaveta Petrova Olga Kotlyarevskaya Yury Gorbachev Argine Stepanian Yaroslav Zaboyarkin Viole Andrey Dogadin* Yury Dmitriev Alexey Bogorad Denis Gonchear Dmitry Kosolapov Konstantin Bychkov Tatiana Gromova Iosif Nurdaev Aleksandr Chizhov Leonid Lobach Alexey Koptev Elena Panfilova Violoncelli Dmitry Khrychev* Nikolay Gimaletdinov Taras Trepel Sergey Chernyadyev Nikita Zubarev Mikhail Slavin Nikolay Matveev Alexander Kulibabin Stanislav Lyamin Evgenii Kogan 8 Contrabbassi Artem Chirkov* Rostislav Iakovlev Oleg Kirillov Mikhail Glazachev Nikolay Chausov Alexey Ivanov Alexey Chubachin Nikolay Syray Arseny Petrov Nikita Makin Flauti Marina Vorozhtsova* Dmitry Terentyev Olga Viland Ottavino Ksenia Kuelyar-Podgaynova Oboi Artsiom Isayeu Yuriy Nefyodov Artsiom Trafimenka Corno inglese Mikhail Dymsky Clarinetti Andrey Laukhin* Denis Sukhov Nikita Liutikov Clarinetto basso Vitalii Rumiantcev Fagotti Aleksei Dmitriev Vasily Chernichka Anton Gutsevich Trombone Maxim Ignatyev* Dmitry Andreev Denis Nesterov Vitaly Gorlitsky Tuba Valentin Avvakumov Percussioni Dmitry Klemenok Mikhail Lestov Ruben Ramazyan Alexander Mikhaylov Konstantin Solovev Valery Znamenskiy Arpe Anna Makarova Andres Izmaylov Piano e Celesta Maxim Pankov Librarian Leonid Voronov Stage Manager Alexander Novikov Technician Alexander Vinogradov Executive Director Ilya Teplyakov Deputy Director Galina Logutenko Controfagotto Aleksei Siliutin Corni Igor Karzov Oleg Skrotsky Anatoly Surzhok Nikolay Dubrovin Kirill Miron Elena Akhmetgareeva Trombe Igor Sharapov* Vyacheslav Dmitrov Mikhail Romanov Bogdan Dekhtiaruk * prima parte ** concertmaster Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04_ 21 settembre 2014 Ottava edizione Ritratti contemporanei a confronto: Fabio Vacchi e Beat Furrer Per conoscere a fondo due tra i maggiori compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi e l’austriaco Beat Furrer 13.IX mdi ensemble 16.IX Filarmonica ‘900 Teatro Regio Torino ’ 18.IX Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Biglietteria MITO in Expo Gate Online conviene www.mitosettembremusica.it MITO_ Milano # mito14 # cheMITO UN MONDO IN CUI L’ARTE E PER TUTTI E POSSIBILE. 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MITO è anche a emissioni zero grazie alla compensazione delle emissioni di CO 2 attraverso titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili. In collaborazione con EventiSostenibili.it I sentieri sonori di MITO Aimez-vous Brahms? Focus Furrer/Vacchi Oltre alle sinfonie, l’integrale pianistica con i giovani talenti vincitori di importanti concorsi internazionali Per conoscere a fondo due tra i maggiori compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi e l’austriaco Beat Furrer dal 8.IX al 18.IX ore 18 Conservatorio di Milano, Sala Puccini Ciclo pianistico 13.IX ore 17 Piccolo Teatro Studio Melato mdi ensemble 9.IX ore 17 Teatro Menotti Trio Talweg 16.IX ore 21 Teatro Dal Verme Filarmonica ’900 18.IX ore 21 Conservatorio di Milano, Sala Verdi Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai 160° Janáček La Grande Guerra Alla scoperta del gusto della MittelEuropa con due appassionati quartetti d’archi, il visionario Diario di uno scomparso, tre capolavori per pianoforte e la magistrale Sinfonietta con la celebre Orchestra Filarmonica Ceca: per conoscere uno dei maggiori compositori del ’900 Musica, poesia e lettere dal fronte: per scoprire con la musica le voci della nostra storia 10.IX ore 17 Chiesa di Sant’Antonio Abate Quartetto Energie Nove 16.IX ore 17 Piccolo Teatro Grassi il Coro di Praga con Ivo Kahánek Diario di uno scomparso 6.IX ore 17 Teatro Ringhiera Ta-pum, suoni e parole della Grande Guerra 7.IX ore 17 Auditorium San Fedele Lorna Windsor e il duo Ballista-Canino 14.IX ore 16 Chiesa Sant’Alessandro I Canti della Grande Guerra Coro della S.A.T. 17.IX ore 21 Teatro degli Arcimboldi Orchestra Filarmonica Ceca musiche di Janáček, Smetana e Dvořák 18.IX ore 17 Teatro Out Off Ivo Kahánek musiche per pianoforte solo … lo sapevi che i programmi di sala del festival sono anche on-line? 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