CARMINE DI GIUSEPPE, Carpe linguam © Medusa Editrice 2016 - Espansioni on line ITER X Curiositas La colonna traiana Al centro del Foro di Traiano, a Roma, s’innalza la colonna onoraria a ricordo della memorabile vittoria dell’imperatore nella campagna contro i Daci (101-102 e 105-106 d.C.). Alta circa 47 metri, poggia su un podio cubico ornato da fregi, all’interno del quale fu posta la tomba dell’imperatore. All’interno della colonna una scala a chiocciola porta fino alla sommità. Originariamente era sormontata da una statua di Traiano, sostituita da quella di San Pietro nel 1587. Sulle pareti della colonna si snoda un fregio a spirale di 200 metri, che narra la guerra contro i Daci. Tutta la vita militare sfila lungo il fregio, con scene di battaglia, soldati che espugnano città, macchine da guerra e prigionieri. Compaiono anche scene della vita da campo, con i soldati a erigere le caserme e i muri di difesa dell’accampamento, le strade, i ponti, le apparecchiature belliche, le opere di ingegneria, dandoci così un’idea dell’impegno che l’allestimento di una campagna militare richiedeva. Le armature, sia dei romani sia dei daci, sono riprodotte in modo minuzioso, sicché la colonna offre una straordinaria documentazione di tecnologia militare. A partire dal I secolo d.C., per esempio, l’esercito romano adottò un nuovo scudo, di forma semicilindrica, più leggero di quello usato fino ad allora e con un umbone più grande al centro. Grazie a questo scudo fu possibile eseguire una manovra tattica di grande effetto, la testudo (testuggine). I legionari della prima fila tenevano lo scudo davanti a loro, mentre quelli dietro lo ponevano sulla testa in modo da formare un “tetto” sotto il quale si trovavano molti più legionari di quanto potesse sembrare, un enorme effetto di sorpresa sui nemici. Il fregio della colonna ha comunque un solo protagonista, Traiano, che vi compare riprodotto sessanta volte. È un contenuto politico rivolto ai cittadini di Roma: grazie a Traiano, la pace e l’ordine sono stati ripristinati e i Daci non costituiscono più una minaccia alla sicurezza dell’Impero.