reportage
Alle sorgenti
Testo: Silvia Turrin
Foto: Christophe Boisvieux /Afp
New Delhi (India)
«P
iù avanzavo, più il mondo mi si faceva lontano
[…]. E quanto più sfumava il ricordo del mondo, tanto più la
pace invadeva l’anima. Era come se,
a ogni passo, si penetrasse sempre più
profondamente in sé, ci si accostasse
di più alle proprie origini essenziali».
32 Popoli febbraio 2010
del Gange
Dai ghiacci himalayani della regione di Garhwal
nasce il più sacro fiume indiano. Luogo
di pellegrinaggi fin dall’antichità, le valli e
i corsi d’acqua ospitano una delle più intense
manifestazioni della fede hindu e hanno ispirato
anche un mistico cristiano
identità - differenza
Un sadhu pellegrino
in viaggio verso Gangotri.
dimora la verità» - e ai parallelismi
che individua con citazioni tratte dal
testo sacro delle Upanişad: «Cerca di
scoprire chi risiede nella caverna del
cuore».
Nel testo Una messa alle sorgenti del
Gange, Le Saux annotò: «Più che a
ogni altro, spetta al cristiano senza
dubbio venire a meditare qui sulla
scalata della terra, attraverso le sue
vette innevate, verso il cielo, e sulla
discesa del cielo fin sulla terra sotto
forma di nuvole spesse e cariche di
acque vivificanti». Le vette di cui
parla il monaco sono i monti dell’Himalaya, che si stagliano imponenti
verso la volta celeste. La regione che
attraversò è quella del Garhwal, nel
nord dell’India, situata nello Stato
dell’Uttarakhand, al confine con il
Tibet e il Nepal.
Così si esprimeva, negli anni Sessan- sua beatitudine in Cristo), dopo essere
ta, in un frammento tratto dai suoi divenuto samnyasin, ovvero asceta,
scritti, il monaco francese Henri Le «colui che rinuncia a tutto». L’espeSaux, nel raccontare la profonda rienza del pellegrinaggio spinse Le
esperienza spirituale del
Saux a trovare elementi
pellegrinaggio verso le Il Garhwal è detto di comunione tra il crisorgenti del Gange.
stianesimo e l’induismo.
«regione degli
Questo benedettino, nato dei», poiché qui,
Basti pensare ai suoi
nel 1910 e giunto nel sulle alte vette,
richiami a sant’Agosti1948 in India, aveva pre- nei templi e alle
no - «Non andare al di
so il nome di Abhisikta- confluenze di
fuori, rientra in te stesnanda (colui che pone la fiumi, vengono
so. Nell’uomo interiore
tradizionalmente
collocate le
dimore delle
divinità hindu
I RICCIOLI DI SHIVA
Il viaggio spirituale intrapreso da
Le Saux fa parte del cosiddetto char
dham yatra, il pellegrinaggio verso
le sorgenti del Gange, le cui origini
si perdono nella notte dei tempi. Yatra, in hindi, significa pellegrinaggio,
e dham è il luogo sacro. Secondo
la mitologia hindu, Shiva, divinità
creatrice e al contempo distruttrice,
per mille anni ha assorbito l’impatto
violento della discesa del Gange dal
cielo attraverso i riccioli aggrovigliati
dei suoi capelli, formando i vari fiumi affluenti: Alaknanda, Bhagirathi,
Mandakini, Dhauliganga e Pinder.
Questi sacri corsi d’acqua, insieme ai
templi di Yamunotri, Kedarnath, Badrinath e Gangotri costituiscono l’itinerario e le tappe del pellegrinaggio.
Sino agli inizi del XX secolo si poteva
compiere il tragitto, pari a circa mille
chilometri, in un lasso di tempo che
andava da due a quattro mesi. Una
durata dovuta alle difficoltà del cammino (all’epoca non esistevano strade
rotabili) e alle condizioni climatiche,
essendo luoghi posti a un’altitudine
che supera i tremila metri.
L’area del Garhwal è chiamata anche
«regione degli dei», poiché qui, sulle
febbraio 2010 Popoli 33
reportage
su una sola parte di questo tragitto,
scegliendo una meta precisa da raggiungere. Il char dham yatra si dirama
lungo itinerari che seguono i diversi
affluenti del Gange e alcuni tratti si
devono ancora compiere a piedi.
alte vette, nei templi e alle confluenze
di fiumi, vengono tradizionalmente
collocate le dimore delle divinità
hindu. Numerosi sono i riferimenti a
Shiva, a cominciare dalle colline di
Siwalik, il cui nome si ispira ai capelli
del dio. E ancora, come ricorda Abhisiktananda, «Shiva
è anche l’asceta
L’esperienza
del pellegrinaggio che medita lungo
le cascate e nelle
spinse Le Saux
a trovare elementi gole dell’Himaladi comunione tra ya, scavando semil cristianesimo e pre più profondal’induismo. Basti mente dentro di sé,
per giungere alla
pensare ai suoi
sorgente dell’Esserichiami a
re e accedere alla
sant’Agostino
Presenza».
e alle Upanişad
La mitologia e il
forte significato spirituale di questa
zona dell’India settentrionale hanno
reso il char dham yatra un cammino
quasi obbligato per i fedeli induisti, la
cui partecipazione ogni anno è sempre
numerosa e sentita. La creazione di
strade percorribili dagli automezzi ha
accorciato notevolmente la durata del
pellegrinaggio, che può essere compiuto anche nell’arco di tre settimane.
Per captare quelle profonde sensazioni
raccontate da Le Saux e per vivere
pienamente la bellezza dei luoghi
sacri, sarebbe opportuno concentrarsi
TRA ASCETI, SAGGI E DEVOTI
Quando il freddo e la coltre di neve
progressivamente si dissolvono nelle
sfumature colorate della primavera, i
pellegrini iniziano ad affollare i luoghi sacri che costellano.
Rishikesh, situata ai piedi dell’Himalaya, è la «città dei rishi», dei veggenti, coloro che hanno raggiunto alti
livelli di consapevolezza spirituale e
riescono a leggere i segreti più reconditi della materia, varcandone i limiti.
Si trova a un punto di passaggio per
giungere a Gangotri, porta di accesso
che conduce alle sorgenti del Gange.
Per le vie di Rishikesh s’incontrano
figure emblematiche, alcune avvolte
da un alone misterioso, come i sadhu (i monaci erranti), i samnyasin
(gli asceti), e altri personaggi che
compongono il mosaico spirituale
indiano. La città, luogo di importanti
ashram, emana reminescenze epiche,
evidenti soprattutto lungo i ghat della
sponda orientale del Gange, come
dimostra la grande raffigurazione di
Arjuna e Krishna, personaggi del po-
ema sanscrito Bhagavad Gita, rappresentati sopra un carro di dimensioni
quasi reali. La divinità che si erge
maestosa dalle sacre acque è Shiva,
raffigurato nella posizione meditativa, attorno al quale, a qualche metro
di distanza, si radunano centinaia di
devoti in occasione delle arti, o puja,
riti di adorazione che prevedono offerte caratterizzate dall’uso di lumini
e fiori.
A Rishikesh il misticismo s’incontra
negli sguardi dei devoti, nei loro gesti
di preghiera e nelle rappresentazioni
delle divinità hindu, come Parvati,
Hanuman e Ganesh, le cui statue o
effigi si trovano anche nei luoghi più
impensati. La spiritualità è tangibile e
l’intensità aumenta man mano che si
prosegue verso nord e ci si avvicina
alle sorgenti del Gange. Ma la realizzazione di progetti urbanistici rischia
di compromettere la sacralità delle
sue acque.
NUOVE «DIVINITÀ» DI CEMENTO
I pellegrini, intenti nelle loro invocazioni agli dei, proseguono indisturbati verso Uttarkashi, la Varanasi del
nord, passando nei pressi di Tehri,
dove si erge la grande diga che porta
lo stesso nome. Con i suoi 260 metri
è la più alta di tutta l’Asia. La costruzione è iniziata negli anni Settanta,
Un fiume «divino»
CINA
INDIA
Ghiacciaio
Gangotri
Uttarkashi
hi
at
gir
a
Bh
INDIA
Diga di Tehri
Tibet
a
nd
na
k
a
Al
Rishikesh
Haridwar
ge
Gan
34 Popoli febbraio 2010
UTTARAKHAND
NEPAL
I
l Gange è il più grande corso d’acqua dell’India
uno dei più lunghi del mondo. Sorge dal ghiacciaio
himalayano del Gangotri, a circa 7.700 metri di altitudine, nello Stato indiano dell’Uttarakhand (cfr cartina
a fianco) e sfocia nel golfo del Bengala, in territorio
del Bangladesh, dopo un percorso di circa 2.500
chilometri. Nel suo bacino vive circa mezzo miliardo
di persone.
Nell’induismo il fiume, chiamato Ganga, è considerato
sacro e personificato da una divinità femminile. Come
fiume è centrale nella storia e nella cultura indiana:
lungo le sue sponde si svolgono numerosi riti e pellegrinaggi. Nelle sue acque, a scopo di purificazione,
si immergono i fedeli e vengono gettate le ceneri dei
defunti. È citato nei testi sacri hindu, i Veda, i Purana,
ma anche nei poemi epici della mitologia induista, il
Ramayana e il Mahabharata.
Le sue acque hanno alimentato per millenni l’agricoltura
di una delle zone più popolate del mondo. Ancora oggi
è centrale per gli approvvigionamenti idrici, l’industria,
l’energia e i trasporti dell’India settentrionale.
Gangotri: un tempio
dedicato alla dea Gange.
ma solo di recente il bacino è stato
riempito con le acque dei fiumi Bhagirathi e Bhilangana. Proprio come è
accaduto in Cina, con la diga delle
Tre Gole, anche in questo anfratto
dell’India del nord c’è stata una
deportazione forzata di abitanti dai
loro paesi d’origine. La vecchia città
di Tehri è stata sommersa dal bacino
artificiale e al suo posto eretta, a
qualche chilometro di distanza, la
nuova Tehri, considerata da molti,
a livello istituzionale ed economico,
come il più grande e riuscito programma di ricostruzione dell’Asia;
per altri, ecologisti e semplici cittadini, un enorme danno ambientale.
Si stima che centomila persone siano
state trasferite forzatamente nelle
aree adiacenti: i loro villaggi sono
stati inondati insieme a milioni di
ettari di terra fertile.
La centrale di Tehri è stata progettata con l’intento di fornire elettricità all’India settentrionale. I critici,
tralasciando i benefici energetici,
preferiscono mettere l’accento sulle
caratteristiche geologiche dell’area
su cui si erge questo inquietante
costruzione di cemento, creato in
una zona altamente sismica: l’ultimo
terremoto (di magnitudo 6,6 della
scala Richter) risale al 1991. Oltre
45mila case furono completamente
distrutte.
Questa imponente costruzione dell’uomo ha messo in allarme anche le
comunità di sadhu e i pellegrini. Per
riempire il bacino è stato deviato il
corso del fiume Bhagirathi, affluente
importante del Gange, e per i devoti
quest’opera compromette la sacralità
delle acque. Anche Vandana Shiva, la indisturbato più a nord, nei pressi
scienziata attenta ai temi dell’acqua di Gangotri, importante centro spisi è occupata del fragile ecosistema rituale, caratterizzato da suggestidel Garhwal, con la sua
ve formazioni rocciose
Ong, Navdanya.
La vecchia città plasmate proprio dalle
sue acque. La forza della
di Tehri è stata
VERSO LA FONTE
corrente, che si sprigiosommersa dal
Il Bhagirathi, nonostan- bacino artificiale na in cascate fragorose
te il suo corso sia sta- e al suo posto
quando le nevi a monte
to deviato nell’area di eretta, a qualche si sciolgono, ha modelTehri, continua a fluire chilometro di
lato la pietra levigan-
distanza, la nuova
Tehri. Ma la zona
della diga è a
rischio sismico
dola, accentuandone le sfumature
bianche e color ocra. A Gangotri sorge il tempio dedicato alla dea Ganga,
eretto nel XVIII secolo da Amar Singh Thapa, proprio nel punto in cui,
secondo la leggenda, il re Bhagirath
invocò Shiva come atto di penitenza
per annullare le colpe dei suoi avi.
Le sue preghiere commossero il dio
creatore e distruttore, il quale permise
al Gange di discendere sulla terra, in
febbraio 2010 Popoli 35
reportage
Pellegrini hindu
presso Gaumukh.
modo da purificare con le sue acque
le ceneri degli antenati del re Bhagirath (è da questo racconto che l’affluente principale
del Gange ha preso
Molti pellegrini
il nome).
scelgono
di risalire a dorso Gangotri è l’inidi cavalli o seduti zio e al contempo
su una portantina la fine di un percorso. Alle porte
trasportata da
guide locali. Altri della cittadina si
è circondati da
camminano
una folla di pulscalzi, come
segno di rispetto mini e fuoristrada.
Ai margini della
e devozione
strada, mendicanti, storpi, lebbrosi cercano soldi. Da
Gangotri inizia il percorso di circa
18 chilometri che conduce a Gaumukh dove, per convenzione, vengono
collocate le sorgenti del Gange. Man
mano che ci si incammina, il rumore
assordante dei clacson e le voci della
36 Popoli febbraio 2010
folla si disperdono, sino ad annullarsi, lasciando vibrare nell’aria solo
i suoni della natura. L’itinerario si
addentra nel Parco nazionale di
Gangotri. Al suo ingresso si trova un
posto di controllo, dove ogni viaggiatore deve dichiarare il numero di
contenitori di plastica che porta con
sé: un modo per fermare l’inquinamento dei rifiuti nel delicato equilibrio dell’ecosistema himalayano.
Bhojbasa, situata a quasi 3.800 metri,
è la tappa intermedia per raggiungere
Gaumukh. Molti pellegrini scelgono
di risalire a dorso di cavalli o seduti su una portantina trasportata
da guide locali. Altri camminano
scalzi, come segno di rispetto, umiltà
e devozione. Il sentiero si snoda in
una delle valli più accessibili delle
montagne himalayane. All’orizzonte si stagliano alte cime innevate,
mentre il sentiero è avvolto da una
ricca vegetazione formata da pini,
cedri, varie specie di piante arboree,
rose selvatiche e betulle himalayane.
Tra un respiro e l’altro, il Gange è
sempre presente. Scorre con tutta la
sua forza lungo la valle, accompagnando i pellegrini nel viaggio verso
le sorgenti. «Sono i poveri e gli umili,
quelli che il Vangelo proclama beati,
a formare la grande massa di questa
ininterrotta processione che risale il
corso del Gange - scriveva Le Saux
-. A piedi nudi, o con logori sandali
[…] procedono senza guardare nulla,
soffrendo eppure felici, cantando il
nome del Signore».
Il cammino che porta a Bhojbasa
ispira un intenso coinvolgimento interiore. Più ci si addentra nella valle,
più la percezione sensoriale si espande: il respiro, talvolta affannoso a
causa dell’altitudine, sembra entrare
in sintonia con l’aria circostante. Una
Rishikesh: alcuni sadhu
recitano testi sacri. A sinistra,
un momento di adorazione
lungo la riva del fiume.
volta raggiunta Bhojbasa, «il posto
delle betulle», si è contagiati da una
grande serenità, alimentata dal paesaggio in cui dominano le vette dello
Shivling e le tre cime del Bhagirathi
Parbat, triade che sembra simboleggiare il tridente di Shiva.
RITORNO ALL’UNITÀ
Bhojbasa un tempo era un rigoglioso
bosco di betulle (da qui il significato
del nome). Man mano che i pellegrini
vi arrivavano, gli alberi venivano abbattuti per farne combustibile e oggi
quella selva è solo un ricordo. Oggi
le autorità realizzano progetti di riforestazione e si vedono portatori che
trasportano piccole piantine destinate
a questo fragile habitat, condizionato
da inverni rigidi e dall’impeto delle
folate del vento.
Nei quattro chilometri che separano
Bhojbasa da Gaumukh si può spe-
rimentare il misticismo dell’India,
decantato da poeti, scrittori, viaggiatori e asceti. La forte spiritualità
di questo percorso è percepibile nei
vari anfratti trasformati in luoghi di
culto dedicati a Shiva e Ganesh. È
come se le invocazioni e le preghiere
sprigionate nel corso del tempo avessero creato un manto di trascendenza
che avvolge chiunque sia in grado di
percepirlo. Lungo il cammino s’incontrano sadhu, immersi in uno stato
contemplativo o sorridenti, con uno
sguardo che riflette il mistero della loro interiorità, disposti a offrire
la propria benedizione al viandante
che si mostra umile e con il cuore
aperto.
La forza assorbita dall’incontro con
i sadhu si amplifica toccando la
corrente gelida del Gange, che dal
ghiacciaio di Gaumukh fluisce come
fosse nutrimento vitale per la terra
e per l’uomo. Gaumukh è pregno
della bellezza di miti, misteri, estasi
meditative e dell’energia emanata dai
quei ricercatori
consapevoli che
A Rishikesh
il senso della viil misticismo
ta trascende la
s’incontra negli
realtà tangibile.
sguardi
Immergendosi,
dei devoti,
anche solo con
nei loro gesti di
la punta dei
preghiera e nelle
piedi, nelle sorrappresentazioni
genti del Gange,
delle divinità
è come se ogni
indù, le cui statue
forma di attacsono ovunque
camento e ogni
espressione dell’ego venissero annullate. Ci si sente compartecipi dell’unità del cosmo. La mente si abbandona
al potente flusso delle onde che si
infrangono sulle rocce incastonate
nell’alveo. I pensieri si uniscono ai
movimenti del Gange.
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