PREMESSA Le sezioni che seguiranno sono state realizzate con lo scopo di incuriosire soprattutto chi non si occupa di edilizia per professione, il linguaggio usato è perciò volutamente semplificato, quando possibile, nel tentativo di esporre gli argomenti nel modo più chiaro e comprensibile per chiunque si trovi a leggere. La tematica è molto complessa considerando che descrive l’arte di costruire sulla quale sono stati scritti trattati e manuali in quantità a cominciare da Vitruvio (I° sec. a.C.) con il suo “De architettura”. Il tentativo quindi è, lungi dall’essere esaustivo, quello di fornire qualche strumento a chi si appresta a contattare un tecnico per chiedergli di realizzare il progetto della sua nuova casa o la ristrutturazione di quella vecchia o si accinge ad acquistarne una già realizzata. Se riusciremo ad avere l’approccio giusto potremo dire di aver contribuito anche noi, nel nostro piccolo, a camminare sulla strada della sostenibilità. 1 CHE COS’E’ LA BIOEDILIZIA Bioarchitettura, bioedilizia, edilizia ecologica, edilizia compatibile, edilizia sostenibile, ecoarchitettura sono tutti sinonimi e stanno a significare come la possibilità di costruire un edificio limitando al massimo l’impatto che provoca sull’ambiente circostante e offrendo a chi lo abita una residenza senza arrecare danni, intesi come disturbi di vario genere fino a vere e proprie malattie fisiche o psichiche. Per vivere nel rispetto dell’ambiente naturale e urbano che ci circonda ognuno di noi può, e deve, contribuire per la parte che gli compete. Tutte le figure e le istituzioni sociali hanno un peso sul rapporto uomo-ambiente che, se viene sottovalutato, provoca i disastri ecologici cui siamo chiamati a rimediare. Proviamo a prevenirli. Qual è il ruolo di ognuno di noi nel rapporto con l’ambiente? Il settore urbanistico/edilizio, prima di arrivare al singolo utente della singola abitazione, ha delle figure istituzionali deputate alla programmazione e al controllo. Quindi Regioni, Province, Comuni hanno il dovere di attuare una corretta pianificazione territoriale e di dotarsi di strumenti idonei per la realizzazione di una seria politica di sostenibilità ambientale con relativi controlli. I professionisti incaricati di redigere i progetti dovranno avere la sensibilità e la conoscenza della materia che li metta in grado di eseguire proposte coerenti con il rispetto dell’ambiente. Infine il cittadino: colui che vive negli edifici, li fa funzionare e si preoccupa della loro manutenzione non è meno responsabile dei precedenti soggetti. La costruzione di un edificio provoca sempre un danno all’ambiente: dove prima c’erano piante, animali, zone umide, boschi, adesso ci sono edifici che producono rifiuti, consumano energia, acqua, suolo e inquinano l’aria. Considerando che abbiamo bisogno di edifici per abitare, per lavorare (non possiamo tornare nelle caverne dei primitivi!) 2 facciamo in modo di gravare il meno possibile sul già grave inquinamento ambientale. UN ATTEGGIAMENTO CONSAPEVOLE I nostri antenati, i romani e tutti gli altri popoli antichi riuscivano benissimo in quello che per noi oggi sembra quasi impossibile: un comportamento consapevole nei confronti della terra che ci ospita, nel rispetto delle sue leggi e compatibilmente con esse. Noi, uomini moderni, abbiamo pensato che il progresso scientifico e tecnologico ci avrebbero permesso di trovare sempre una soluzione ai problemi, a tutti i problemi. Invece dobbiamo ammettere di esserci sbagliati, questa cieca fiducia nella tecnologia e il disinteresse verso la natura stanno irreversibilmente deteriorando l’ambiente in cui viviamo con conseguenti seri danni per la nostra salute e per la nostra stessa vita sulla terra. Tutto il movimento ambientalista ha trovato un’ importante conferma nel Summit della Terra di Rio de Janeiro 1992 dove per la prima volta i rappresentanti di tutti gli Stati del mondo si sono trovati d’accordo sulla gravità dell’emergenza ambientale e sulla necessità di porvi rimedio. Così è stato ratificato un documento, già da più parti sollecitato, sui principi guida per una politica di sviluppo sostenibile per il XXI secolo. Su quella “dichiarazione di principio” sono basate tutte le successive azioni e accordi internazionali. Di conseguenza le Agende 21 Locali, la Carta di Aalborg (1994) il Protocollo di Kyoto (1997) sono state delle tappe successive e strettamente legate a quel primo documento necessarie ad estendere la filosofia della sostenibilità a tutte le attività dell’uomo. Il primo passo utile per conseguire unitarietà di intenti è di intendersi sul significato dei termini chiave. Qual è il significato di sviluppo sostenibile: sembra ormai accettata da tutti la definizione che si trova nel rapporto della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo del 1987 (Rapporto Brundtland) “è uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la 3 capacità di quelle future di soddisfare i propri”. Tutto ciò in relazione, ovviamente, alla vita dell’uomo sulla terra cioè a contatto con aria acqua, suolo e vegetazione Ognuno di questi componenti aveva il suo proprio ciclo di vita, perfettamente integrato con quello degli altri. Adesso, che l’intervento dell’uomo si è fatto più pesante, sentiamo parlare di clima impazzito, disastri ecologici, scioglimento dei ghiacci polari, desertificazione ecc. ecc. La frequenza con cui avvengono i disastri ambientali e la loro gravità impediscono alla natura di rimediare originando così una serie di conseguenze non più controllabili. Ognuno di noi può dare il suo contributo per migliorare questa situazione Risparmiando ed evitando di inquinare aria, acqua, suolo, vegetazione. Come? ARIA ACQUA SUOLO VEGETAZIONE ARIA: è indispensabile assumere comportamenti mirati a non aumentare il già presente inquinamento per esempio scegliendo per la nostra casa un impianto di riscaldamento ad alta efficienza e mantenendolo tale con controlli tecnici periodici, il camino o la stufa a legna alimentati con legna stagionata per evitare la produzione di fumi e gas nocivi. ACQUA: sappiamo che, soprattutto quella potabile, è un bene presente sulla terra in quantità limitata. E’ una necessità perciò usarla con parsimonia, recuperarla e fare in modo di non inquinarla. COME SI FA AD USARLA CON PARSIMONIA: 1) non lasciare il rubinetto aperto mentre ci si occupa di altro 2) per le docce o i lavabi dei bagni usare i rubinetti a risparmio cioè quelli che utilizzano l’aria per aumentare la pressione di uscita 4 3) per gli scarichi dei sanitari usare quelli a due vie, permettono di differenziare la quantità d’acqua scaricata COME SI FA A RECUPERARLA: l’acqua più facile da recuperare è quella piovana che si può raccogliere dalla superficie coperta dell’edificio o da quella esterna di pertinenza lastricata; opportunamente canalizzata si fa confluire in una cisterna interrata alla quale si attinge per usi irrigui, lavaggi dove non è indispensabile la purezza. Attingendo dalla cisterna, con opportuno sistema di pompaggio, si può utilizzare l’acqua per gli scarichi sanitari. COME SI FA A NON INQUINARLA: una maggiore consapevolezza e conoscenza delle conseguenze che le nostre azioni, ancorché apparentemente insignificanti e isolate, possono avere ci aiuterà a non inquinare le acque esistenti, sia quelle superficiali che quelle sotterranee delle falde. Qualsiasi tipo di liquido (vernici, solventi, oli industriali, carburanti), anche piccole quantità per uso casalingo, non deve essere gettato nei water e comunque non espulso attraverso i tubi di scarico domestici, compresi quelli eventualmente presenti nelle autorimesse o nei fondi ai piani più bassi, non va smaltito neanche gettandolo abusivamente in una fognatura o in un fosso. Spesso si compiono azioni che presuppongono la certezza della capacità di assorbimento e neutralizzazione da parte del suolo come quella di tirare un secchio pieno d’acqua sulla benzina caduta a terra o su un altro liquido ritenuto dannoso. L’effetto diluente dell’acqua ci salverà, forse, da un possibile incendio, ma non impedirà al liquido di filtrare, attraverso gli strati della terra fino alla falda acquifera sotterranea inquinandola. Dopo aver realizzato un pozzo non trascuriamo di sigillare le pareti dello scavo con tubi impermeabili alle infiltrazioni e accuratamente raccordati tra loro. Questa operazione impedirà all’acqua piovana, sempre più acida, e ad altri liquidi inquinanti di raggiungere immediatamente la falda acquifera senza essere filtrati, e quindi depurati, dopo il passaggio attraverso i vari strati del sottosuolo. SUOLO Ci sono molti modi per inquinarlo, un esempio è quello delle grandi superfici destinate a parcheggio, la perdita 5 di liquidi delle auto è causa di inquinamento per il suolo, ancora l’abbandono di rifiuti non organici soggetti a deterioramento o di tipo plastico. Le aree di pertinenza intorno agli edifici vengono spesso lastricate e rese quindi impermeabili impedendo all’acqua piovana di filtrare gradualmente nel terreno raccogliendosi troppo velocemente e in quantità superiori a quelle previste nei pozzetti stradali con le note conseguenze di allagamenti e danni simili. Ci sono anche molti modi per impiegare il suolo in modo improprio che è un po’ come inquinarlo. La responsabilità di individuare i terreni adatti per l’edificazione è esclusiva delle Pubbliche Amministrazioni, ma spesso viene fatto con molta leggerezza seguendo i criteri del puro vantaggio economico con il risultato di permettere l’edificazione su terreni con tutt’altra vocazione. E’ nota l’abitudine dei popoli antichi di rivolgersi a sacerdoti e riti divinatori per individuare il sito più adatto alla nascita di una nuova città, la scienza moderna ha dato un nome, appunto scientifico, ai motivi che hanno fatto preferire siti ad altri nella nascita di nuove città. Perturbazioni del campo magnetico naturale provocate dalla presenza di falde acquifere sotterranee con andamento inclinato, fuoriuscita di gas venefici da cavità naturali, presenza di zone umide, movimenti franosi o di instabilità naturale alcune delle cause per cui antichi nuclei sono nati in determinate zone relegando quelle perturbate, o comunque non ritenute adatte, fuori dalla cinta muraria. La grande espansione urbana, avvenuta negli anni successivi alla rivoluzione industriale, ha unito le antiche città alle campagne inglobando queste, fino a quel momento collocate fuori le mura, nel tessuto cittadino e rendendo così edificabili i siti anticamente scartati perché non considerati idonei allo scopo. Ci troviamo così a dover risolvere, con grande difficoltà e impegno economico, problemi riconducibili perlopiù alla mancanza di vocazione edificatoria del sito trascurando spesso la causa di questi inconvenienti da ricercare frequentemente nella leggerezza con cui certe amministrazioni dichiarano edificabili aree non 6 idonee, leggerezza tanto più grave se consideriamo la dotazione attuale di strumenti di conoscenza.. VEGETAZIONE Tutto ciò che è inquinante per il suolo lo è di conseguenza anche per la vegetazione vista la sua dipendenza da questo. Fortunatamente da qualche tempo, grazie ad una quanto mai opportuna legge, gli incendi non aprono più la strada della edificabilità, ma ci privano ancora, tuttavia, di ricchezze naturali difficilmente riproducibili. Una riflessione utile può essere quella che ci spinge a scegliere delle essenze vegetative piuttosto che altre da mettere a dimora nel giardino di casa. La selezione deve seguire il criterio della conoscenza relativa alle caratteristiche dell’habitat naturale, è inutile pretendere di inserire una pianta tropicale in un ambiente alpino, non vivrebbe a lungo. Non dimenticheremo, inoltre, che la conoscenza delle essenze arboree o arbustive ci parlano del luogo dove amano vivere, del suo clima, dei venti dominanti, delle caratteristiche del terreno. Sono informazioni che il tecnico dovrebbe avere per eseguire il progetto della nostra casa. Se abbiamo la fortuna di avere vegetazione intorno alla nostra casa sappiamo che le piante sempreverdi ci ripareranno meglio dai venti invernali se messe a dimora a Nord dell’edificio mentre le piante a foglia caduca collocate a Sud offriranno ombra d’estate e si lasceranno attraversare dai raggi del sole invernale. GEOBIOLOGIA E’ una disciplina relativamente giovane e per questo rappresenta l’anello debole della bioedilizia proprio perché le ipotesi avanzate non si possono ancora considerare scientificamente attendibili a causa dei brevi tempi di sperimentazione. Studia le interazioni a livello psico-fisico tra le caratteristiche geofisiche di un determinato luogo e gli organismi viventi che vi abitano. Le ipotesi sono numerose, da quelle che mettono in relazione certi tipi di tumore con la natura e composizione del terreno su cui insiste l’abitazione a quelle che considerano dannosa la presenza di corsi d’acqua sotterranei specie se hanno direzione est-ovest per arrivare a 7 quella più controversa del Dott. Hartmann. La rete di Hartmann, secondo lo stesso studioso, sarebbe una griglia formata da rettangoli con altezza (orientamento nord-sud) di m 2.50 e base (orientamento est-ovest) di m 2 presente su tutta la superficie terrestre divisa da fasce di cm 21 lungo le quali sarebbe concentrata una energia tellurica capace di disturbare fino al danno in caso di permanenza prolungata. I nodi dove queste fasce si incontrano sarebbero da evitare assolutamente specie se si trovano in corrispondenza di luoghi dove la permanenza è prolungata come letti, divani, postazioni di lavoro ecc. Se poi a questi nodi si sovrappone un corso d’acqua sotterraneo allora il punto diventa veramente patologico. PROGETTO: CHE COSA CHIEDERE AL PROGETTISTA - un attento studio della esposizione al sole così che nella stanze più importanti, come soggiorno e pranzo, il sole entri anche d’inverno a riscaldare pareti e pavimenti favorendo il risparmio energetico. D’estate le stesse stanze dovranno avere un efficace sistema di ventilazione favorito dal posizionamento delle finestre su pareti opposte. - creare, possibilmente, un microclima ideale esterno alla casa con la piantumazione di essenze sempreverdi sul lato nord e nord-est, per riparare la casa dai venti freddi invernali, ed essenze a foglia caduca a sud e sud-ovest per ombreggiare d’estate e soleggiare d’inverno. Se la zona è particolarmente calda la presenza di uno specchio d’acqua artificiale contribuirà, con l’evaporazione, a rendere più accettabile l’afa estiva, compatibilmente con la possibilità di approvvigionamento idrico. - posizionare delle finestre più piccole (entro i limiti delle prescrizioni igieniche) a nord, per combattere meglio il freddo, e più grandi a sud e ovest per avere più sole d’inverno - la distribuzione dei locali dell’alloggio dovrà prevedere la zona giorno a sud e ovest, le camere a est o nord-est, a nord i locali accessori come corridoi, bagni, ripostigli e scale che servano da filtro rispetto alle pareti più fredde. 8 - studiare l’ombra degli aggetti, cioè terrazzi pensiline o sporgenze orizzontali in modo da avere riparo dal sole estivo e accesso per i raggi obliqui del sole invernale - la forma dell’edificio dovrà essere studiata per contribuire ad aumentare il risparmio energetico: un volume compatto (forma della pianta regolare, quadrata o di poco rettangolare) riduce al minimo la dispersione di calore. - al termine dei lavori di esecuzione del progetto sarebbe importante che il progettista fornisse all’utente il “Fascicolo del fabbricato” in cui illustra le scelte progettuali, i materiali e le tecnologie usate, la manutenzione ordinaria e straordinaria da eseguire e i relativi tempi, ecc. ecc. SE L’EDIFICIO E’ GIA’ COSTRUITO Spesso si arriva nella casa al termine della realizzazione cioè dopo l’esecuzione delle indicazioni progettuali. A chi ci propone l’acquisto (agenzie immobiliari, progettista, impresa di costruzioni) chiederemo una valutazione bioecologica dell’edificio e dell’alloggio: potrà essere completa di misurazioni strumentali relative a presenza di radon, situazioni geologiche sfavorevoli, rete di Hartmann etc con relative soluzioni oppure soltanto descrittiva delle scelte progettuali bioecologiche. A questo punto l’utente può solo verificare l’esistente, dove possibile. Allora dobbiamo conoscere i requisiti secondo i quali un edificio può essere considerato bioecologico. Suddividendo l’edificio in tutte le sue componenti possiamo, molto sinteticamente, riassumere così questi criteri. MATERIALI DA COSTRUZIONE Alcuni requisiti importanti che i materiali da costruzione dovrebbero avere: ● Disponibilità a breve distanza: i lunghi viaggi per il trasporto sono causa d’inquinamento 9 Ridotti processi di lavorazione: un materiale usato al naturale non comporta il consumo di energia per i processi di trasformazione. ● Riciclabilità, durevolezza, ricuperabilità: in realtà un materiale così si potrebbe considerare eterno, evita l’operazione di smaltimento che è sempre molto costosa. ● Igroscopicità e traspirabilità: perché l’umidità che è sempre presente, deve poter attraversare un muro per uscire all’esterno e non fermarsi dentro una parete a tenuta stagna per dare origine poi a condense e muffe. ● Assenza di processi di sintesi chimica: perché spesso è la sintesi chimica del petrolio che sappiamo tutti essere un combustibile fossile destinato ad esaurirsi, causa di grandi disastri ambientali quando le petroliere affondano, oggetto di ricatti da parte dei paesi produttori e quindi causa di grandi crisi mondiali e, infine, i prodotti realizzati con la sintesi chimica sono di difficile smaltimento e non sempre riciclabili. ● CEMENTO Se confrontiamo l’età di questo materiale da costruzione con quella dei tradizionali laterizi, calce ecc. (conosciuti da millenni) ci accorgiamo che è molto giovane (neanche 150 anni) il che determina una scarsa conoscenza delle risposte comportamentali alle più svariate situazioni di lavoro. Da poco abbiamo scoperto che non è eterno e indistruttibile come pensavamo, anzi dopo 20 anni un manufatto in cemento armato necessita di una pesante manutenzione. E’ il materiale più pesante fra tutti quelli usati per le costruzioni e la pesantezza non è sempre un vantaggio. La sua caratteristica rigidità strutturale non rappresenta sempre la soluzione ideale. Gli additivi usati per migliorare le prestazioni sono altamente inquinanti. I tondini in acciaio che costituiscono l’armatura del cemento determinano uno sfasamento della bussola che non trova più il nord a causa dell’interferenza del metallo sul campo magnetico naturale. Durante la cottura delle pietre nei forni vengono spesso aggiunte delle scorie d’altoforno, che possono essere 10 radioattive, provenienti dagli scarti della produzione industriale. La lista di questi inconvenienti ci potrà convincere che il cemento armato non rappresenta la migliore soluzione costruttiva comunque. Il suo impiego va calibrato con attenzione e riservato a quelle parti strutturali dove la presenza di queste negatività non provoca danni alla salute dell’utente e nemmeno alla salvaguardia ambientale. CALCE E’ il legante più antico che si conosca perciò è stato testato nel tempo e nelle condizioni più diverse offrendo sempre le migliori prestazioni. Garantisce una traspirabilità ottimale se usata come base per gli intonaci sia interni che esterni. LATERIZI Come la calce hanno rappresentato il materiale più usato da quando gli antichi romani hanno imparato a cuocere l’argilla. L’industria dei laterizi ci propone oggi dei prodotti adatti all’uso strutturale con grandi qualità ecologiche. Un vantaggio importante che i laterizi offrono rispetto al cemento è anche di tipo energetico nella produzione: per la cottura del cemento i forni devono raggiungere temperature che vanno dai 1200° C in su, mentre per i laterizi bastano 900-1000°C, un notevole risparmio energetico. Inoltre garantiscono una estrema permeabilità al vapore, caratteristica fondamentale per una edilizia che voglia definirsi bioecologica. LEGNO Prima ancora della pietra l’uomo usava il legno per costruire la sua casa. E’ il materiale più antico e vivo che possiamo impiegare nella costruzione. Proprio perché vivo può essere attaccato da funghi e parassiti o marcire, se non protetto opportunamente. Esistono dei trattamenti protettivi naturali come i sali di boro, la cera d’api, l’olio di lino che ci risparmieranno la tossicità di prodotti a base di benzeni o simili diventati ormai di uso comune. La provenienza delle essenze è importante nel bilancio ecologico, se scegliamo un legno esotico africano dobbiamo sapere che il costo ambientale è altissimo, consideriamo solo il trasferimento fino a noi, e quasi sicuramente non proviene da una foresta dove si pratica il taglio programmato e la riforestazione, l’habitat naturale e quindi l’umidità relativa 11 saranno completamente diversi dagli originali quindi c’è bisogno di pesanti trattamenti di stabilizzazione spesso nocivi per la nostra salute. Una scelta veramente bioecologica sarebbe quella di una essenza europea proveniente da una foresta con taglio e riforestazione programmati. Nel caso di parquet sarebbe ideale il posizionamento tramite inchiodatura anziché l’uso delle colle, sempre nocive per le esalazioni anche dopo molto tempo dal montaggio. Le grandi strutture possono essere realizzate in legno grazie alla capacità portante del legno lamellare, finora non è stato trovato un rimedio migliore delle colle usate per unire le varie tavole che costituiscono la trave lamellare. Queste colle, realizzate chimicamente, emanano dei vapori tossici nell’ambiente specie sotto l’azione del riscaldamento. ACCIAIO Parlando del cemento si è accennato alla capacità dei tondini in acciaio dell’armatura di influenzare e disorientare l’ago della bussola alla ricerca del Nord. Questa capacità di variare il campo magnetico terrestre in quel punto potrebbe provocare dei disturbi sull’uomo se si trovasse a stazionare, per un tempo prolungato (6-8 ore come quando si dorme), su una zona così perturbata. In questo caso la soluzione, ancora un po’ costosa, è rappresentata dalla sostituzione degli acciai tradizionali con quelli austenitico diamagnetici non in grado di influenzare il campo magnetico naturale. Visto il costo di questo materiale, ancora poco competitivo, si può limitarne l’uso ai solai corrispondenti alle stanze da letto. ISOLANTI TERMICI E ACUSTICI Se accettiamo i requisiti dei materiali da costruzione sopra descritti possiamo solo scegliere tra i prodotti naturali come: sughero, fibre di cocco, pannello di paglia, argilla espansa , perlite, fibre di cellulosa, canna palustre, materassini di lana di pecora, feltro di iuta ecc. IMPERMEABILIZZANTI Accettando il requisito della traspirabilità si capirà come risulti impensabile introdurre nella costruzione una guaina impermeabilizzante, impedirebbe al vapore acqueo formatosi all’interno della costruzione di uscire all’esterno attraverso la copertura con le conseguenze note a tutti di condensa e muffe. 12 Invece per interrompere la via di risalita dell’umidità capillare si può usare una guaina impermeabilizzante in fondazione, ma solo su superfici limitate e sempre con la presenza di una circolazione d’aria a garantire l’asciugatura di ogni possibile infiltrazione. PER UN USO PROPRIO DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE Il miglior materiale da costruzione può risultare inadatto o addirittura dannoso se usato impropriamente rispetto alle sue caratteristiche. Allora sarà importante conoscere i requisiti che l’elemento strutturale deve avere per poter impiegare i materiali più idonei. Così chiederemo alle fondazioni di reggere il peso del fabbricato e di distribuirlo in modo equilibrato sul terreno sottostante, di impedire all’umidità presente nel terreno di risalire fino alle strutture dell’edificio, di essere realizzate in modo tale da permettere agli eventuali gas (gas radon per es.) presenti nel sottosuolo di fuoriuscire e non concentrarsi nei locali dell’abitazione. A questo proposito è opportuno parlare di un gas radioattivo naturale, il radon, che può essere molto dannoso per l’uomo. E’ il risultato del decadimento dell’uranio e si trova in alcuni tipi di roccia. In seguito alla misurazione di una quantità eccessiva di radon è opportuno realizzare le fondazioni con una circolazione d’aria provocata dalla diversa esposizione delle facciate (nord-sud) e canalizzando la fuoriuscita fino al tetto. Con questo sistema della ventilazione in fondazione si risolve anche l’eventuale problema dell’umidità. Alle strutture verticali oltre alla funzione strutturale chiederemo la protezione dagli agenti atmosferici e per assolvere a questo compito dovranno avere delle caratteristiche specifiche come: a) grande inerzia termica e per ottenerla è più idoneo un muro realizzato interamente in laterizi (forati o pieni) di spessore intorno ai cm 50 piuttosto che i pacchetti convenzionali 13 formati da parete esterna, isolante termico, controparete interna. b) omogeneità dei materiali che risolve facilmente il problema dei ponti termici. E’ noto infatti che la risposta di materiali differenti all’escursione termica determina più frequentemente problemi di condensa c) la tenuta stagna di certe chiusure verticali come gli infissi metallici trasforma spesso le condense in muffe perciò un altro grande requisito è la traspirabilità. Gli intonaci, per esempio, se realizzati a base di calce garantiscono una elasticità e traspirabilità maggiori di quelli a base cementizia. Alle strutture orizzontali chiederemo anche di isolare acusticamente i due piani e quindi nello spessore del solaio dovrà trovare posto un materiale idoneo all’assorbimento dei rumori come la fibra di cocco, pannelli di sughero, pannelli di canne, ecc. L’uso di tecnologie metalliche per la realizzazione dei solai come il cemento armato è causa di una variazione del campo magnetico terrestre naturale che viene amplificata con la sovrapposizione di più piani, quindi ai piani alti questa distorsione sarà più accentuata e conseguentemente anche maggiormente dannosa. Alla copertura oltre a proteggere l’edificio dagli agenti atmosferici chiederemo di favorire la fuoriuscita del vapore eventualmente formatosi all’interno dell’abitazione e perciò non dovrà avere una tenuta stagna. Per risolvere il problema di piccole infiltrazioni di acqua dal tetto basterà creare un sistema di microventilazione sottotegola idoneo ad asciugare l’umidità e ad abbassare la temperatura del manto di copertura durante l’estate. Se necessita la presenza di un materiale più denso si può posizionare una carta oleata, impregnata di resine naturali, che è permeabile al vapore. Le finiture interne dovranno essere selezionate tra quelle esenti da sostanze chimiche le quali diventano dannosissime in ambiente riscaldato rilasciando vapori che è fortemente sconsigliato respirare come solventi tipo acetone, benzolo, butanolo, cloroformio, trielina. Lo stesso discorso vale per tessuti d’arredamento, tappeti e altri simili: non garantiscono 14 un’adeguata traspirazione se sono realizzati con fibre sintetiche. IMPIANTI TECNOLOGICI Anche gli impianti tecnologici che ci forniscono energia elettrica, acqua, gas per riscaldamento e cucina possono essere realizzati con criteri di risparmio ed ecologicità. Intanto sarebbe opportuno concentrare tutte le canalizzazioni tecnologiche verticali in appositi cavedi ispezionabili per facilitare le operazioni di riparazione, pulizia e manutenzione, il che rappresenta un criterio di buonsenso e di qualità progettuale. Per cominciare con l’impianto elettrico diremo che anche le basse frequenze (50-60 Hertz) dell’impianto domestico sono causa di inquinamento elettromagnetico e risultano spesso più dannose proprio perché, essendo erroneamente considerate innocue, vengono canalizzate e passate in punti non opportuni, come dietro le testate dei letti o dietro i divani, luoghi destinati alle lunghe permanenze. Questo rappresenta un fattore discriminante per la scelta del percorso dei cavi lungo i pavimenti o le pareti dell’abitazione. La sistemazione di tutte le tubature orizzontali nell’alloggio va fatta scegliendo percorsi che risultano di passaggio per la vita degli abitanti. Le indicazioni principali per una corretta progettazione sono: preferire uno schema lineare (a stella o lisca di pesce) anziché ad anello per evitare un possibile effetto antenna creare blocchi indipendenti, se possibile tra zona giorno, zona notte, zona idrico-sanitaria, zona lavori domestici con disgiuntori bipolari. L’utilità del disgiuntore si evidenzia soprattutto nelle camere da letto dove, durante la notte, non ci dovrebbe essere richiesta di energia elettrica (quindi si sconsiglia l’uso di radiosveglie, televisori o altri apparecchi dotati di stand-by). La funzione del disgiuntore è quella di eliminare la tensione di rete, e quindi il campo elettromagnetico, che esiste sempre anche quando non c’è richiesta di elettricità. La tensione originaria viene sostituita da una bassissima non alternata, ma continua che non supera 15 gli 11-12 Volt non sufficiente a provocare un campo elettrico significativo e dunque nocivo se non è possibile creare questi blocchi indipendenti si dovrebbe almeno cercare di schermare tutta la rete degli elettrodomestici alcuni dei quali, dovendo rimanere sempre in funzione, non possono subire interruzioni di fornitura elettrica Relativamente ai punti luce si osserverà un’ accurata progettazione con la realizzazione delle prese necessarie evitando di costellare le pareti di scatole e prese spesso inutili. Altro importante requisito è l’impianto di messa a terra del circuito elettrico che dovrà realizzare dei valori di resistenza bassi, intorno a 5 Ohm, e avere i dispersori in zone non perturbate dal punto di vista geobiologico. Una buona soluzione per lo scarico sono le gabbie di ferro delle fondazioni. Infine il contatore dovrà essere collocato fuori dal perimetro dell’edificio o nella zona più a sud in considerazione del fatto che i campi indotti vengono deflessi verso sud dal campo magnetico terrestre, quindi all’esterno dell’alloggio. Per chiudere l’argomento elettricità si parlerà dei pannelli fotovoltaici e della loro capacità di trasformare l’energia solare in energia elettrica. Sono realizzati principalmente con un materiale abbondante sulla terra come il silicio, usano una fonte energetica praticamente inesauribile come il sole, attualmente l’unico neo sembra il costo elevato dovuto all’alto livello tecnologico e alla loro scarsa diffusione. L’Italia è tra gli ultimi paesi industrializzati a promuovere la diffusione di questo sistema per la produzione di energia elettrica. Per l’impianto idrico-sanitario oltre a quanto già detto si dovrà disporre le tubature a diramazione aperta, per evitare l’effetto antenna, e in zone di passaggio, come per l’impianto elettrico. Usare un buon isolamento termico e acustico intorno ai tubi e dotarli di opportuni sfiati che permettano al gas radon eventualmente presente di fuoriuscire. L’acqua calda per usi sanitari viene prevalentemente prodotta dalla caldaia che serve anche per il riscaldamento, ma è possibile integrare, e in alcuni periodi dell’anno, sostituire 16 questo sistema con l’uso dei collettori solari, sappiamo infatti che, dopo la spesa iniziale per l’impianto l’energia usata è quella del sole: gratis e praticamente inesauribile. L’impianto termico L’incidenza che l’edilizia civile ha sul consumo di combustibile è del 30% e sul relativo inquinamento ambientale da anidride carbonica è del 30-40%, sono cifre che non possono considerarsi trascurabili, da ciò deriva la responsabilità che dobbiamo assumerci anche per il funzionamento della nostra caldaia da riscaldamento. In una casa veramente bioecologica l’impianto di riscaldamento dovrebbe rappresentare soltanto un’integrazione per raggiungere il comfort termico. Infatti il compito di innalzare la temperatura delle masse murarie e quindi dei locali abitati durante le giornate invernali è di alcuni accorgimenti progettuali come l’orientamento verso sud o sud-ovest dei locali più frequentati tipo il soggiorno: la parete esposta a sud specie se vetrata permetterà al sole di entrare e innalzare di qualche grado la temperatura. Un altro accorgimento è la serra cioè un locale quasi completamente vetrato, sempre esposto a sud, che cattura il calore del sole invernale riscaldando i locali interni; ancora il muro di Trombe è un sistema di accumulo e distribuzione del calore. Secondo i biologi della costruzione il riscaldamento ottimale deve possedere i seguenti requisiti: calore prevalentemente per irraggiamento con temperatura dell’aria abbastanza bassa e temperatura delle pareti abbastanza alta (es. la stufa di ghisa o ceramica) questo produce una limitata circolazione d’aria ( es. i termoconvettori con la loro produzione di aria calda creano una grande circolazione d’aria) limitando così anche la quantità di polveri e particelle circolanti che possono essere causa di disturbi per la salute come allergie, asma, ecc. temperature superficiali dei corpi scaldanti adeguatamente basse: massimo 60°C per quelli di metallo e da 80°C a 110°C per quelli di ceramica bassi gradienti di temperatura dell’aria ( la differenza di temperatura tra la zona in prossimità del pavimento e quella 17 in prossimità del soffitto in locali con altezza tra m 2.70 e 3.20 non dovrebbe superare i 2°C) sufficiente riscaldamento delle superfici interne (il riscaldamento eccessivo è dannoso per la salute innanzitutto oltre che essere causa di consumi energetici elevati, inquinamento ecc.) temperature diversificate nei vari locali dell’abitazione, questo serve anche a stimolare la circolazione sanguigna umidità relativa sufficientemente alta ( 40%-60% ) assenza di emissioni di odori sgradevoli assenza di emissioni di rumori alta efficienza, questo si ottiene anche con una puntuale manutenzione uso di combustibili considerati fonti rinnovabili come sole, legna, biomasse ecc. regolazione della temperatura possibile in ogni locale tramite la sistemazione di valvole termostatiche facilità di pulizia e di uso dei corpi scaldanti costi contenuti sia per l’acquisto dell’impianto nuovo che per la sua manutenzione o riparazione Un sistema di riscaldamento in grado di soddisfare tutti questi requisiti non esiste, ma ce ne sono alcuni che si avvicinano molto alla completa soddisfazione e sono: la stufa di maiolica o in muratura, fornisce calore soprattutto per irraggiamento (circa l’80%), è dotata di massa termica in grado di accumulare calore e cederlo all’occorrenza. La sua posizione ideale è quella centrale rispetto all’abitazione in modo da scaldare tutte le stanze circostanti. Dello stesso genere si possono citare impianti simili come le stufe in pietra ollare, in ghisa, in acciaio a doppia combustione. Il camino aperto tradizionale con funzionamento a legna ha una resa molto bassa (20%-30%), per aumentarla va completato con il focolare costruito in ghisa e chiuso con vetro termico, raggiunge così una resa fino all’85%. Un aspetto certamente non trascurabile è quello dell’impatto psicologico positivo che il camino ha rispetto a tutti gli altri 18 sistemi di riscaldamento, questo contribuisce alla sensazione di benessere che un sistema riscaldante deve offrire. Quelli appena descritti possono essere considerati impianti principali o secondari a seconda delle scelte, se vengono integrati con un impianto a radiatori oppure no. Visto che il più comune impianto di riscaldamento è proprio quello a radiatori l’argomento merita alcune considerazioni soprattutto in relazione a un tipo fortemente consigliato come quello a battiscopa. Il funzionamento è quello di un corpo radiante ad acqua calda con temperature di esercizio (60°C-75°C) molto più basse degli altri radiatori tradizionali, questa soluzione permette di scaldare i muri a cui sono addossati i battiscoparadiatore e creare quindi una maggiore resistenza termica e una temperatura uniforme nel locale. Non sono necessarie nicchie per l’alloggiamento quindi lo spessore dei muri rimane invariato, sono facilmente posizionabili e forniscono una temperatura ideale fino ad un’altezza di cm 150-180 senza creare un’eccessiva circolazione d’aria. Un altro sistema consigliabile è la parete radiante con serpentina in rame o materiale plastico contenente acqua calda oppure con appositi laterizi forati nei cui canali circola aria riscaldata a ciclo chiuso. Quest’ultimo tipo è stato usato fin dal tempo dei Romani per riscaldare le Terme attraverso il pavimento, si chiama ipocausto. Ancora il riscaldamento a pavimento dovrà essere opportunamente progettato e collocato negli ambienti adatti perché la temperatura dell’acqua di passaggio, se supera i 27°C-28°C, può dare problemi alla circolazione sanguigna periferica degli arti inferiori. Il moto dell’acqua produce elettricità per attrito che provoca un’alterazione del campo magnetico terrestre, infine la differenza di temperatura tra pavimento e soffitto è di 7-8°C e lo strato di aria calda in prossimità del pavimento risulta alquanto instabile causando circolazione d’aria e quindi di polveri. Per i suddetti motivi si consiglia l’installazione in ambienti di passaggio o grandi spazi non residenziali (palestre, palazzetti dello sport ecc.). 19 INTERNI E ARREDAMENTO Se abbiamo costruito un edificio sano, dal punto di vista strutturale, dobbiamo prestare la stessa attenzione anche nel realizzare gli interni. La tinteggiatura delle pareti, la scelta dei corpi illuminanti e dei mobili sono importanti come la realizzazione della struttura anche perché hanno un contatto più immediato con l’uomo e quindi possono avere maggiore influenza sulla sua psiche e sulla sua salute. La scelta dei colori con cui tinteggiare le pareti è spesso legata esclusivamente ad un criterio estetico oppure al comodo luogo comune “il bianco non stanca mai”, invece la presenza di un colore piuttosto che un altro può determinare uno stato d’animo o una reattività decisamente differenti. Infatti, secondo studi cromoterapici, il colore è una sensazione che la sua lunghezza d’onda produce su una specifica zona cerebrale. Valgano, a dimostrazione dell’influenza che le varie scelte cromatiche possono avere anche sull’immaginario del potenziale utente-fruitore, le varie campagne pubblicitarie molto spesso focalizzate sulla scelta di un colore. Con l’attenzione a questo argomento si dovranno affrontare le scelte cromatiche a seconda che ci troviamo in un’abitazione, un ufficio, una biblioteca, una palestra, una scuola, un ristorante, una macelleria o qualsiasi altro luogo che necessiti di essere arredato a cominciare dalla tinteggiatura delle pareti. La prima grande suddivisione dei colori è quella tra caldi e freddi. Ai caldi appartengono il giallo, il rosso e l’arancione, oltre a tutte le gamme intermedie di rosa aranciati ecc. sono colori attivi, positivi, vicini, sono chiamati colori ”salienti” perché sembrano uscire dalla superficie e sono associati all’azione, alla sonorità, al moto continuo. Ai freddi appartengono l’azzurro, il blu, il violetto, il verde e tutti gli altri intermedi; sono calmi, passivi, negativi, lontani, portano alla meditazione, sembrano “sprofondare” nella superficie e sono chiamati quindi “rientranti”. Alcune semplici regole ci aiuteranno a capire quali scelte preferire perché se ci siamo stancati del colore del nostro soggiorno forse significa anche 20 che è cambiato il nostro atteggiamento psicologico nei confronti della vita. TIPO DI COLORE PAVIMENTO PARETI SOFFITTO Colori caldi chiari Solleva innalza Riscalda innalza avvicina Intellettuale stimolante Colori caldi scuri Sicurezza al contatto col piede stabilità Vigoroso vicino che cinge Racchiude pesante dignitoso Colori freddi chiari Liscio favorisce il camminare Fresco distanzia allarga Rischiara innalza Colori freddi scuri Gravoso abbassa Freddo e triste per lo spirito Minaccioso rende buio Non dobbiamo dimenticare che la cromoterapia ha trovato i suoi primi sostenitori nei pitagorici ai quali era noto il principio della “somministrazione attraverso gli occhi” per riequilibrare una mancanza o un eccesso di colore, anche la medicina cinese, l’antica medicina ayurvedica, la tradizione indiana sostengono la corrispondenza tra colori e centri energetici o organi del corpo umano. Naturalmente questa schematizzazione, forse eccessiva, non racchiude tutte le risposte relative alle scelte cromatiche possibili, i colori sono anche legati al materiale e nel campo delle costruzioni questa è una riflessione importante perché ci rivela spesso la presenza autoctona di un materiale in una determinata area geografica o la soluzione ideale per alcune caratteristiche climatiche altrimenti fastidiose. Così ricorderemo il bianco degli intonaci di calce nelle zone molto soleggiate come alcune dell’Italia meridionale o della 21 Grecia oppure il rosso dell’argilla cotta al sole di alcune città africane. Giugno 2001 Arch. Anna Rita Guarducci Anna Rita Guarducci Architetto Tel/fax 075 398072 Via Ponte Vecchio 120 06087 Ponte S. Giovanni (Perugia) 22 BIBLIOGRAFIA “ BIOEDILIZIA Progettare e costruire in modo ecologicamente consapevole” di Mauro Bertagnin ed. GB Padova 1996 “Il grande libro della BIOEDILIZIA” di W. Pedrotti ed. Demetra (VR) 1998 “ PROGETTAZIONE BIOCLIMATICA E BIOEDILIZIA” di Stefano Bruno ed. Il sole 24 ore 1999 “ECOLOGIA DELL’ABITARE” di Sergio Lironi ed. GB Padova 1996 “ARCHI BIO architettura bioclimatica” di J.L. Izard A. Guyot ed. CLUP “ PROGETTARE CON IL SOLE” a cura di INBAR (Ist. Naz. Bioarchitettura) ed. Direct “L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO” di A. Taidelli. Palmizi ed Edicom “COSTRUIRE EDIFICI SANI” di S. Piardi, P. Carena, I. Oberti, A. Ratti ed.Maggioli “ARCHITETTURA BIOCLIMATICA” di IN/ARCH e ENEA 1983 “LA CASA BIOECOLOGICA” di K.E.Lotz ed. AAM Terra Nuova 1991 Atti del 6° EUROPA SYMPOSIUM 97 svoltosi a Bologna Fiere Coord. Ist.Naz. Bioarchitettura Dispense del “Corso di edilizia bioecologica” ANAB IBN 1999 “FERMARE IL TEMPO un’interpretazione estetico-scientifica della natura” di Enzo Tiezzi ed. Raffaello Cortina 1996 “IL CAPITOMBOLO DI ULISSE” di E. Tiezzi ed Idee/Feltrinelli ATTI DELLA CONFERENZA NAZIONALE ENERGIA E AMBIENTE Roma novembre 1998 23 24