materiali da costruzione

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PREMESSA
Le sezioni che seguiranno sono state realizzate con lo
scopo di incuriosire soprattutto chi non si occupa di edilizia
per professione, il linguaggio usato è perciò volutamente
semplificato, quando possibile, nel tentativo di esporre gli
argomenti nel modo più chiaro e comprensibile per chiunque
si trovi a leggere.
La tematica è molto complessa considerando che
descrive l’arte di costruire sulla quale sono stati scritti trattati
e manuali in quantità a cominciare da Vitruvio (I° sec. a.C.)
con il suo “De architettura”. Il tentativo quindi è, lungi
dall’essere esaustivo, quello di fornire qualche strumento a chi
si appresta a contattare un tecnico per chiedergli di realizzare
il progetto della sua nuova casa o la ristrutturazione di quella
vecchia o si accinge ad acquistarne una già realizzata.
Se riusciremo ad avere l’approccio giusto potremo
dire di aver contribuito anche noi, nel nostro piccolo, a
camminare sulla strada della sostenibilità.
1
CHE COS’E’ LA BIOEDILIZIA
Bioarchitettura, bioedilizia, edilizia ecologica, edilizia
compatibile, edilizia sostenibile, ecoarchitettura sono tutti
sinonimi e stanno a significare come la possibilità di costruire
un edificio limitando al massimo l’impatto che provoca
sull’ambiente circostante e offrendo a chi lo abita una
residenza senza arrecare danni, intesi come disturbi di vario
genere fino a vere e proprie malattie fisiche o psichiche.
Per vivere nel rispetto dell’ambiente naturale e urbano che ci
circonda ognuno di noi può, e deve, contribuire per la parte
che gli compete.
Tutte le figure e le istituzioni sociali hanno un peso sul
rapporto uomo-ambiente che, se viene sottovalutato, provoca i
disastri ecologici cui siamo chiamati a rimediare. Proviamo a
prevenirli.
Qual è il ruolo di ognuno di noi nel rapporto con l’ambiente?
Il settore urbanistico/edilizio, prima di arrivare al singolo
utente della singola abitazione, ha delle figure istituzionali
deputate alla programmazione e al controllo. Quindi Regioni,
Province, Comuni hanno il dovere di attuare una corretta
pianificazione territoriale e di dotarsi di strumenti idonei per
la realizzazione di una seria politica di sostenibilità
ambientale con relativi controlli. I professionisti incaricati di
redigere i progetti dovranno avere la sensibilità e la
conoscenza della materia che li metta in grado di eseguire
proposte coerenti con il rispetto dell’ambiente.
Infine il cittadino: colui che vive negli edifici, li fa funzionare
e si preoccupa della loro manutenzione non è meno
responsabile dei precedenti soggetti.
La costruzione di un edificio provoca sempre un danno
all’ambiente: dove prima c’erano piante, animali, zone umide,
boschi, adesso ci sono edifici che producono rifiuti,
consumano energia, acqua, suolo e inquinano l’aria.
Considerando che abbiamo bisogno di edifici per abitare, per
lavorare (non possiamo tornare nelle caverne dei primitivi!)
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facciamo in modo di gravare il meno possibile sul già grave
inquinamento ambientale.
UN ATTEGGIAMENTO CONSAPEVOLE
I nostri antenati, i romani e tutti gli altri popoli antichi
riuscivano benissimo in quello che per noi oggi sembra quasi
impossibile: un comportamento consapevole nei confronti
della terra che ci ospita, nel rispetto delle sue leggi e
compatibilmente con esse. Noi, uomini moderni, abbiamo
pensato che il progresso scientifico e tecnologico ci avrebbero
permesso di trovare sempre una soluzione ai problemi, a tutti i
problemi. Invece dobbiamo ammettere di esserci sbagliati,
questa cieca fiducia nella tecnologia e il disinteresse verso la
natura stanno irreversibilmente deteriorando l’ambiente in cui
viviamo con conseguenti seri danni per la nostra salute e per
la nostra stessa vita sulla terra.
Tutto il movimento ambientalista ha trovato un’ importante
conferma nel Summit della Terra di Rio de Janeiro 1992 dove
per la prima volta i rappresentanti di tutti gli Stati del mondo
si sono trovati d’accordo sulla gravità dell’emergenza
ambientale e sulla necessità di porvi rimedio. Così è stato
ratificato un documento, già da più parti sollecitato, sui
principi guida per una politica di sviluppo sostenibile per il
XXI secolo. Su quella “dichiarazione di principio” sono
basate tutte le successive azioni e accordi internazionali. Di
conseguenza le Agende 21 Locali, la Carta di Aalborg (1994)
il Protocollo di Kyoto (1997) sono state delle tappe successive
e strettamente legate a quel primo documento necessarie ad
estendere la filosofia della sostenibilità a tutte le attività
dell’uomo.
Il primo passo utile per conseguire unitarietà di intenti è di
intendersi sul significato dei termini chiave. Qual è il
significato di sviluppo sostenibile: sembra ormai accettata da
tutti la definizione che si trova nel rapporto della
Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo del
1987 (Rapporto Brundtland) “è uno sviluppo che soddisfa i
bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la
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capacità di quelle future di soddisfare i propri”. Tutto ciò in
relazione, ovviamente, alla vita dell’uomo sulla terra cioè a
contatto con aria acqua, suolo e vegetazione
Ognuno di questi componenti aveva il suo proprio ciclo di
vita, perfettamente integrato con quello degli altri. Adesso,
che l’intervento dell’uomo si è fatto più pesante, sentiamo
parlare di clima impazzito, disastri ecologici, scioglimento dei
ghiacci polari, desertificazione ecc. ecc. La frequenza con cui
avvengono i disastri ambientali e la loro gravità impediscono
alla natura di rimediare originando così una serie di
conseguenze non più controllabili.
Ognuno di noi può dare il suo contributo per migliorare
questa situazione
Risparmiando ed evitando di inquinare aria, acqua,
suolo, vegetazione.
Come?
ARIA ACQUA SUOLO VEGETAZIONE
ARIA: è indispensabile assumere comportamenti mirati a non
aumentare il già presente inquinamento per esempio
scegliendo per la nostra casa un impianto di riscaldamento ad
alta efficienza e mantenendolo tale con controlli tecnici
periodici, il camino o la stufa a legna alimentati con legna
stagionata per evitare la produzione di fumi e gas nocivi.
ACQUA: sappiamo che, soprattutto quella potabile, è un bene
presente sulla terra in quantità limitata. E’ una necessità
perciò usarla con parsimonia, recuperarla e fare in modo di
non inquinarla.
COME SI FA AD USARLA CON PARSIMONIA:
1) non lasciare il rubinetto aperto mentre ci si occupa di altro
2) per le docce o i lavabi dei bagni usare i rubinetti a
risparmio cioè quelli che utilizzano l’aria per aumentare la
pressione di uscita
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3) per gli scarichi dei sanitari usare quelli a due vie,
permettono di differenziare la quantità d’acqua scaricata
COME SI FA A RECUPERARLA: l’acqua più facile da
recuperare è quella piovana che si può raccogliere dalla
superficie coperta dell’edificio o da quella esterna di
pertinenza lastricata; opportunamente canalizzata si fa
confluire in una cisterna interrata alla quale si attinge per usi
irrigui, lavaggi dove non è indispensabile la purezza.
Attingendo dalla cisterna, con opportuno sistema di
pompaggio, si può utilizzare l’acqua per gli scarichi sanitari.
COME SI FA A NON INQUINARLA: una maggiore
consapevolezza e conoscenza delle conseguenze che le nostre
azioni, ancorché apparentemente insignificanti e isolate,
possono avere ci aiuterà a non inquinare le acque esistenti, sia
quelle superficiali che quelle sotterranee delle falde. Qualsiasi
tipo di liquido (vernici, solventi, oli industriali, carburanti),
anche piccole quantità per uso casalingo, non deve essere
gettato nei water e comunque non espulso attraverso i tubi di
scarico domestici, compresi quelli eventualmente presenti
nelle autorimesse o nei fondi ai piani più bassi, non va
smaltito neanche gettandolo abusivamente in una fognatura o
in un fosso. Spesso si compiono azioni che presuppongono la
certezza della capacità di assorbimento e neutralizzazione da
parte del suolo come quella di tirare un secchio pieno d’acqua
sulla benzina caduta a terra o su un altro liquido ritenuto
dannoso. L’effetto diluente dell’acqua ci salverà, forse, da un
possibile incendio, ma non impedirà al liquido di filtrare,
attraverso gli strati della terra fino alla falda acquifera
sotterranea inquinandola.
Dopo aver realizzato un pozzo non trascuriamo di sigillare le
pareti dello scavo con tubi impermeabili alle infiltrazioni e
accuratamente raccordati tra loro. Questa operazione impedirà
all’acqua piovana, sempre più acida, e ad altri liquidi
inquinanti di raggiungere immediatamente la falda acquifera
senza essere filtrati, e quindi depurati, dopo il passaggio
attraverso i vari strati del sottosuolo.
SUOLO Ci sono molti modi per inquinarlo, un esempio è
quello delle grandi superfici destinate a parcheggio, la perdita
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di liquidi delle auto è causa di inquinamento per il suolo,
ancora l’abbandono di rifiuti non organici soggetti a
deterioramento o di tipo plastico.
Le aree di pertinenza intorno agli edifici vengono spesso
lastricate e rese quindi impermeabili impedendo all’acqua
piovana di filtrare gradualmente nel terreno raccogliendosi
troppo velocemente e in quantità superiori a quelle previste
nei pozzetti stradali con le note conseguenze di allagamenti e
danni simili.
Ci sono anche molti modi per impiegare il suolo in modo
improprio che è un po’ come inquinarlo. La responsabilità di
individuare i terreni adatti per l’edificazione è esclusiva delle
Pubbliche Amministrazioni, ma spesso viene fatto con molta
leggerezza seguendo i criteri del puro vantaggio economico
con il risultato di permettere l’edificazione su terreni con
tutt’altra vocazione. E’ nota l’abitudine dei popoli antichi di
rivolgersi a sacerdoti e riti divinatori per individuare il sito più
adatto alla nascita di una nuova città, la scienza moderna ha
dato un nome, appunto scientifico, ai motivi che hanno fatto
preferire siti ad altri nella nascita di nuove città. Perturbazioni
del campo magnetico naturale provocate dalla presenza di
falde acquifere sotterranee con andamento inclinato,
fuoriuscita di gas venefici da cavità naturali, presenza di zone
umide, movimenti franosi o di instabilità naturale alcune delle
cause per cui antichi nuclei sono nati in determinate zone
relegando quelle perturbate, o comunque non ritenute adatte,
fuori dalla cinta muraria. La grande espansione urbana,
avvenuta negli anni successivi alla rivoluzione industriale, ha
unito le antiche città alle campagne inglobando queste, fino a
quel momento collocate fuori le mura, nel tessuto cittadino e
rendendo così edificabili i siti anticamente scartati perché non
considerati idonei allo scopo. Ci troviamo così a dover
risolvere, con grande difficoltà e impegno economico,
problemi riconducibili perlopiù alla mancanza di vocazione
edificatoria del sito trascurando spesso la causa di questi
inconvenienti da ricercare frequentemente nella leggerezza
con cui certe amministrazioni dichiarano edificabili aree non
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idonee, leggerezza tanto più grave se consideriamo la
dotazione attuale di strumenti di conoscenza..
VEGETAZIONE Tutto ciò che è inquinante per il suolo lo è di
conseguenza anche per la vegetazione vista la sua dipendenza
da questo. Fortunatamente da qualche tempo, grazie ad una
quanto mai opportuna legge, gli incendi non aprono più la
strada della edificabilità, ma ci privano ancora, tuttavia, di
ricchezze naturali difficilmente riproducibili.
Una riflessione utile può essere quella che ci spinge a
scegliere delle essenze vegetative piuttosto che altre da
mettere a dimora nel giardino di casa. La selezione deve
seguire il criterio della conoscenza relativa alle caratteristiche
dell’habitat naturale, è inutile pretendere di inserire una pianta
tropicale in un ambiente alpino, non vivrebbe a lungo. Non
dimenticheremo, inoltre, che la conoscenza delle essenze
arboree o arbustive ci parlano del luogo dove amano vivere,
del suo clima, dei venti dominanti, delle caratteristiche del
terreno. Sono informazioni che il tecnico dovrebbe avere per
eseguire il progetto della nostra casa. Se abbiamo la fortuna di
avere vegetazione intorno alla nostra casa sappiamo che le
piante sempreverdi ci ripareranno meglio dai venti invernali
se messe a dimora a Nord dell’edificio mentre le piante a
foglia caduca collocate a Sud offriranno ombra d’estate e si
lasceranno attraversare dai raggi del sole invernale.
GEOBIOLOGIA
E’ una disciplina relativamente giovane e per questo
rappresenta l’anello debole della bioedilizia proprio perché le
ipotesi avanzate non si possono ancora considerare
scientificamente attendibili a causa dei brevi tempi di
sperimentazione. Studia le interazioni a livello psico-fisico tra
le caratteristiche geofisiche di un determinato luogo e gli
organismi viventi che vi abitano. Le ipotesi sono numerose, da
quelle che mettono in relazione certi tipi di tumore con la
natura e composizione del terreno su cui insiste l’abitazione a
quelle che considerano dannosa la presenza di corsi d’acqua
sotterranei specie se hanno direzione est-ovest per arrivare a
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quella più controversa del Dott. Hartmann. La rete di
Hartmann, secondo lo stesso studioso, sarebbe una griglia
formata da rettangoli con altezza (orientamento nord-sud) di
m 2.50 e base (orientamento est-ovest) di m 2 presente su
tutta la superficie terrestre divisa da fasce di cm 21 lungo le
quali sarebbe concentrata una energia tellurica capace di
disturbare fino al danno in caso di permanenza prolungata. I
nodi dove queste fasce si incontrano sarebbero da evitare
assolutamente specie se si trovano in corrispondenza di luoghi
dove la permanenza è prolungata come letti, divani, postazioni
di lavoro ecc. Se poi a questi nodi si sovrappone un corso
d’acqua sotterraneo allora il punto diventa veramente
patologico.
PROGETTO: CHE COSA CHIEDERE AL PROGETTISTA
- un attento studio della esposizione al sole così che nella
stanze più importanti, come soggiorno e pranzo, il sole entri
anche d’inverno a riscaldare pareti e pavimenti favorendo il
risparmio energetico. D’estate le stesse stanze dovranno avere
un efficace sistema di ventilazione favorito dal
posizionamento delle finestre su pareti opposte.
- creare, possibilmente, un microclima ideale esterno alla casa
con la piantumazione di essenze sempreverdi sul lato nord e
nord-est, per riparare la casa dai venti freddi invernali, ed
essenze a foglia caduca a sud e sud-ovest per ombreggiare
d’estate e soleggiare d’inverno. Se la zona è particolarmente
calda la presenza di uno specchio d’acqua artificiale
contribuirà, con l’evaporazione, a rendere più accettabile l’afa
estiva,
compatibilmente
con
la
possibilità
di
approvvigionamento idrico.
- posizionare delle finestre più piccole (entro i limiti delle
prescrizioni igieniche) a nord, per combattere meglio il
freddo, e più grandi a sud e ovest per avere più sole d’inverno
- la distribuzione dei locali dell’alloggio dovrà prevedere la
zona giorno a sud e ovest, le camere a est o nord-est, a nord i
locali accessori come corridoi, bagni, ripostigli e scale che
servano da filtro rispetto alle pareti più fredde.
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- studiare l’ombra degli aggetti, cioè terrazzi pensiline o
sporgenze orizzontali in modo da avere riparo dal sole estivo e
accesso per i raggi obliqui del sole invernale
- la forma dell’edificio dovrà essere studiata per contribuire ad
aumentare il risparmio energetico: un volume compatto
(forma della pianta regolare, quadrata o di poco rettangolare)
riduce al minimo la dispersione di calore.
- al termine dei lavori di esecuzione del progetto sarebbe
importante che il progettista fornisse all’utente il “Fascicolo
del fabbricato” in cui illustra le scelte progettuali, i materiali e
le tecnologie usate, la manutenzione ordinaria e straordinaria
da eseguire e i relativi tempi, ecc. ecc.
SE L’EDIFICIO E’ GIA’ COSTRUITO
Spesso si arriva nella casa al termine della realizzazione cioè
dopo l’esecuzione delle indicazioni progettuali.
A chi ci propone l’acquisto (agenzie immobiliari, progettista,
impresa di costruzioni) chiederemo una valutazione
bioecologica dell’edificio e dell’alloggio: potrà essere
completa di misurazioni strumentali relative a presenza di
radon, situazioni geologiche sfavorevoli, rete di Hartmann etc
con relative soluzioni oppure soltanto descrittiva delle scelte
progettuali bioecologiche. A questo punto l’utente può solo
verificare l’esistente, dove possibile. Allora dobbiamo
conoscere i requisiti secondo i quali un edificio può essere
considerato bioecologico. Suddividendo l’edificio in tutte le
sue componenti possiamo, molto sinteticamente, riassumere
così questi criteri.
MATERIALI DA COSTRUZIONE
Alcuni requisiti importanti che i materiali da costruzione
dovrebbero avere:
●
Disponibilità a breve distanza: i lunghi viaggi per il
trasporto sono causa d’inquinamento
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Ridotti processi di lavorazione: un materiale usato al
naturale non comporta il consumo di energia per i processi di
trasformazione.
●
Riciclabilità, durevolezza, ricuperabilità: in realtà un
materiale così si potrebbe considerare eterno, evita
l’operazione di smaltimento che è sempre molto costosa.
●
Igroscopicità e traspirabilità: perché l’umidità che è
sempre presente, deve poter attraversare un muro per uscire
all’esterno e non fermarsi dentro una parete a tenuta stagna
per dare origine poi a condense e muffe.
●
Assenza di processi di sintesi chimica: perché spesso
è la sintesi chimica del petrolio che sappiamo tutti essere un
combustibile fossile destinato ad esaurirsi, causa di grandi
disastri ambientali quando le petroliere affondano, oggetto di
ricatti da parte dei paesi produttori e quindi causa di grandi
crisi mondiali e, infine, i prodotti realizzati con la sintesi
chimica sono di difficile smaltimento e non sempre riciclabili.
●
CEMENTO
Se confrontiamo l’età di questo materiale da costruzione con
quella dei tradizionali laterizi, calce ecc. (conosciuti da
millenni) ci accorgiamo che è molto giovane (neanche 150
anni) il che determina una scarsa conoscenza delle risposte
comportamentali alle più svariate situazioni di lavoro. Da
poco abbiamo scoperto che non è eterno e indistruttibile come
pensavamo, anzi dopo 20 anni un manufatto in cemento
armato necessita di una pesante manutenzione.
E’ il materiale più pesante fra tutti quelli usati per le
costruzioni e la pesantezza non è sempre un vantaggio.
La sua caratteristica rigidità strutturale non rappresenta
sempre la soluzione ideale.
Gli additivi usati per migliorare le prestazioni sono altamente
inquinanti.
I tondini in acciaio che costituiscono l’armatura del cemento
determinano uno sfasamento della bussola che non trova più il
nord a causa dell’interferenza del metallo sul campo
magnetico naturale.
Durante la cottura delle pietre nei forni vengono spesso
aggiunte delle scorie d’altoforno, che possono essere
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radioattive, provenienti dagli scarti della produzione
industriale. La lista di questi inconvenienti ci potrà convincere
che il cemento armato non rappresenta la migliore soluzione
costruttiva comunque. Il suo impiego va calibrato con
attenzione e riservato a quelle parti strutturali dove la presenza
di queste negatività non provoca danni alla salute dell’utente e
nemmeno alla salvaguardia ambientale.
CALCE
E’ il legante più antico che si conosca perciò è stato testato nel
tempo e nelle condizioni più diverse offrendo sempre le
migliori prestazioni. Garantisce una traspirabilità ottimale se
usata come base per gli intonaci sia interni che esterni.
LATERIZI
Come la calce hanno rappresentato il materiale più usato da
quando gli antichi romani hanno imparato a cuocere l’argilla.
L’industria dei laterizi ci propone oggi dei prodotti adatti
all’uso strutturale con grandi qualità ecologiche. Un vantaggio
importante che i laterizi offrono rispetto al cemento è anche di
tipo energetico nella produzione: per la cottura del cemento i
forni devono raggiungere temperature che vanno dai 1200° C
in su, mentre per i laterizi bastano 900-1000°C, un notevole
risparmio energetico. Inoltre garantiscono una estrema
permeabilità al vapore, caratteristica fondamentale per una
edilizia che voglia definirsi bioecologica.
LEGNO
Prima ancora della pietra l’uomo usava il legno per costruire
la sua casa. E’ il materiale più antico e vivo che possiamo
impiegare nella costruzione. Proprio perché vivo può essere
attaccato da funghi e parassiti o marcire, se non protetto
opportunamente. Esistono dei trattamenti protettivi naturali
come i sali di boro, la cera d’api, l’olio di lino che ci
risparmieranno la tossicità di prodotti a base di benzeni o
simili diventati ormai di uso comune.
La provenienza delle essenze è importante nel bilancio
ecologico, se scegliamo un legno esotico africano dobbiamo
sapere che il costo ambientale è altissimo, consideriamo solo
il trasferimento fino a noi, e quasi sicuramente non proviene
da una foresta dove si pratica il taglio programmato e la
riforestazione, l’habitat naturale e quindi l’umidità relativa
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saranno completamente diversi dagli originali quindi c’è
bisogno di pesanti trattamenti di stabilizzazione spesso nocivi
per la nostra salute. Una scelta veramente bioecologica
sarebbe quella di una essenza europea proveniente da una
foresta con taglio e riforestazione programmati. Nel caso di
parquet sarebbe ideale il posizionamento tramite inchiodatura
anziché l’uso delle colle, sempre nocive per le esalazioni
anche dopo molto tempo dal montaggio.
Le grandi strutture possono essere realizzate in legno grazie
alla capacità portante del legno lamellare, finora non è stato
trovato un rimedio migliore delle colle usate per unire le varie
tavole che costituiscono la trave lamellare. Queste colle,
realizzate chimicamente, emanano dei vapori tossici
nell’ambiente specie sotto l’azione del riscaldamento.
ACCIAIO
Parlando del cemento si è accennato alla capacità dei tondini
in acciaio dell’armatura di influenzare e disorientare l’ago
della bussola alla ricerca del Nord. Questa capacità di variare
il campo magnetico terrestre in quel punto potrebbe provocare
dei disturbi sull’uomo se si trovasse a stazionare, per un
tempo prolungato (6-8 ore come quando si dorme), su una
zona così perturbata. In questo caso la soluzione, ancora un
po’ costosa, è rappresentata dalla sostituzione degli acciai
tradizionali con quelli austenitico diamagnetici non in grado
di influenzare il campo magnetico naturale. Visto il costo di
questo materiale, ancora poco competitivo, si può limitarne
l’uso ai solai corrispondenti alle stanze da letto.
ISOLANTI TERMICI E ACUSTICI
Se accettiamo i requisiti dei materiali da costruzione sopra
descritti possiamo solo scegliere tra i prodotti naturali come:
sughero, fibre di cocco, pannello di paglia, argilla espansa ,
perlite, fibre di cellulosa, canna palustre, materassini di lana di
pecora, feltro di iuta ecc.
IMPERMEABILIZZANTI
Accettando il requisito della traspirabilità si capirà come
risulti impensabile introdurre nella costruzione una guaina
impermeabilizzante, impedirebbe al vapore acqueo formatosi
all’interno della costruzione di uscire all’esterno attraverso la
copertura con le conseguenze note a tutti di condensa e muffe.
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Invece per interrompere la via di risalita dell’umidità
capillare si può usare una guaina impermeabilizzante in
fondazione, ma solo su superfici limitate e sempre con la
presenza di una circolazione d’aria a garantire l’asciugatura di
ogni possibile infiltrazione.
PER UN USO PROPRIO DEI MATERIALI DA
COSTRUZIONE
Il miglior materiale da costruzione può risultare inadatto o
addirittura dannoso se usato impropriamente rispetto alle sue
caratteristiche. Allora sarà importante conoscere i requisiti che
l’elemento strutturale deve avere per poter impiegare i
materiali più idonei.
Così chiederemo alle fondazioni di reggere il peso del
fabbricato e di distribuirlo in modo equilibrato sul terreno
sottostante, di impedire all’umidità presente nel terreno di
risalire fino alle strutture dell’edificio, di essere realizzate in
modo tale da permettere agli eventuali gas (gas radon per es.)
presenti nel sottosuolo di fuoriuscire e non concentrarsi nei
locali dell’abitazione. A questo proposito è opportuno parlare
di un gas radioattivo naturale, il radon, che può essere molto
dannoso per l’uomo. E’ il risultato del decadimento
dell’uranio e si trova in alcuni tipi di roccia. In seguito alla
misurazione di una quantità eccessiva di radon è opportuno
realizzare le fondazioni con una circolazione d’aria provocata
dalla diversa esposizione delle facciate (nord-sud) e
canalizzando la fuoriuscita fino al tetto. Con questo sistema
della ventilazione in fondazione si risolve anche l’eventuale
problema dell’umidità.
Alle strutture verticali oltre alla funzione strutturale
chiederemo la protezione dagli agenti atmosferici e per
assolvere a questo compito dovranno avere delle
caratteristiche specifiche come:
a) grande inerzia termica e per ottenerla è più idoneo un muro
realizzato interamente in laterizi (forati o pieni) di spessore
intorno ai cm 50 piuttosto che i pacchetti convenzionali
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formati da parete esterna, isolante termico, controparete
interna.
b) omogeneità dei materiali che risolve facilmente il problema
dei ponti termici. E’ noto infatti che la risposta di materiali
differenti all’escursione termica determina più frequentemente
problemi di condensa
c) la tenuta stagna di certe chiusure verticali come gli infissi
metallici trasforma spesso le condense in muffe perciò un
altro grande requisito è la traspirabilità. Gli intonaci, per
esempio, se realizzati a base di calce garantiscono una
elasticità e traspirabilità maggiori di quelli a base cementizia.
Alle strutture orizzontali chiederemo anche di isolare
acusticamente i due piani e quindi nello spessore del solaio
dovrà trovare posto un materiale idoneo all’assorbimento dei
rumori come la fibra di cocco, pannelli di sughero, pannelli di
canne, ecc. L’uso di tecnologie metalliche per la realizzazione
dei solai come il cemento armato è causa di una variazione del
campo magnetico terrestre naturale che viene amplificata con
la sovrapposizione di più piani, quindi ai piani alti questa
distorsione sarà più accentuata e conseguentemente anche
maggiormente dannosa.
Alla copertura oltre a proteggere l’edificio dagli agenti
atmosferici chiederemo di favorire la fuoriuscita del vapore
eventualmente formatosi all’interno dell’abitazione e perciò
non dovrà avere una tenuta stagna. Per risolvere il problema di
piccole infiltrazioni di acqua dal tetto basterà creare un
sistema di microventilazione sottotegola idoneo ad asciugare
l’umidità e ad abbassare la temperatura del manto di copertura
durante l’estate.
Se necessita la presenza di un materiale più denso si può
posizionare una carta oleata, impregnata di resine naturali, che
è permeabile al vapore.
Le finiture interne dovranno essere selezionate tra quelle
esenti da sostanze chimiche le quali diventano dannosissime
in ambiente riscaldato rilasciando vapori che è fortemente
sconsigliato respirare come solventi tipo acetone, benzolo,
butanolo, cloroformio, trielina. Lo stesso discorso vale per
tessuti d’arredamento, tappeti e altri simili: non garantiscono
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un’adeguata traspirazione se sono realizzati con fibre
sintetiche.
IMPIANTI TECNOLOGICI
Anche gli impianti tecnologici che ci forniscono energia
elettrica, acqua, gas per riscaldamento e cucina possono essere
realizzati con criteri di risparmio ed ecologicità. Intanto
sarebbe opportuno concentrare tutte le canalizzazioni
tecnologiche verticali in appositi cavedi ispezionabili per
facilitare le operazioni di riparazione, pulizia e manutenzione,
il che rappresenta un criterio di buonsenso e di qualità
progettuale.
Per cominciare con l’impianto elettrico diremo che anche le
basse frequenze (50-60 Hertz) dell’impianto domestico sono
causa di inquinamento elettromagnetico e risultano spesso più
dannose proprio perché, essendo erroneamente considerate
innocue, vengono canalizzate e passate in punti non
opportuni, come dietro le testate dei letti o dietro i divani,
luoghi destinati alle lunghe permanenze. Questo rappresenta
un fattore discriminante per la scelta del percorso dei cavi
lungo i pavimenti o le pareti dell’abitazione. La sistemazione
di tutte le tubature orizzontali nell’alloggio va fatta scegliendo
percorsi che risultano di passaggio per la vita degli abitanti.
Le indicazioni principali per una corretta progettazione sono:
preferire uno schema lineare (a stella o lisca di pesce)
anziché ad anello per evitare un possibile effetto antenna
creare blocchi indipendenti, se possibile tra zona
giorno, zona notte, zona idrico-sanitaria, zona lavori domestici
con disgiuntori bipolari. L’utilità del disgiuntore si evidenzia
soprattutto nelle camere da letto dove, durante la notte, non ci
dovrebbe essere richiesta di energia elettrica (quindi si
sconsiglia l’uso di radiosveglie, televisori o altri apparecchi
dotati di stand-by). La funzione del disgiuntore è quella di
eliminare la tensione di rete, e quindi il campo
elettromagnetico, che esiste sempre anche quando non c’è
richiesta di elettricità. La tensione originaria viene sostituita
da una bassissima non alternata, ma continua che non supera
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gli 11-12 Volt non sufficiente a provocare un campo elettrico
significativo e dunque nocivo
se non è possibile creare questi blocchi indipendenti
si dovrebbe almeno cercare di schermare tutta la rete degli
elettrodomestici alcuni dei quali, dovendo rimanere sempre in
funzione, non possono subire interruzioni di fornitura elettrica
Relativamente ai punti luce si osserverà un’ accurata
progettazione con la realizzazione delle prese necessarie
evitando di costellare le pareti di scatole e prese spesso inutili.
Altro importante requisito è l’impianto di messa a
terra del circuito elettrico che dovrà realizzare dei valori di
resistenza bassi, intorno a 5 Ohm, e avere i dispersori in zone
non perturbate dal punto di vista geobiologico. Una buona
soluzione per lo scarico sono le gabbie di ferro delle
fondazioni.
Infine il contatore dovrà essere collocato fuori dal
perimetro dell’edificio o nella zona più a sud in
considerazione del fatto che i campi indotti vengono deflessi
verso sud dal campo magnetico terrestre, quindi all’esterno
dell’alloggio.
Per chiudere l’argomento elettricità si parlerà dei pannelli
fotovoltaici e della loro capacità di trasformare l’energia
solare in energia elettrica. Sono realizzati principalmente con
un materiale abbondante sulla terra come il silicio, usano una
fonte energetica praticamente inesauribile come il sole,
attualmente l’unico neo sembra il costo elevato dovuto all’alto
livello tecnologico e alla loro scarsa diffusione. L’Italia è tra
gli ultimi paesi industrializzati a promuovere la diffusione di
questo sistema per la produzione di energia elettrica.
Per l’impianto idrico-sanitario oltre a quanto già detto si dovrà
disporre le tubature a diramazione aperta, per evitare l’effetto
antenna, e in zone di passaggio, come per l’impianto elettrico.
Usare un buon isolamento termico e acustico intorno ai tubi e
dotarli di opportuni sfiati che permettano al gas radon
eventualmente presente di fuoriuscire.
L’acqua calda per usi sanitari viene prevalentemente prodotta
dalla caldaia che serve anche per il riscaldamento, ma è
possibile integrare, e in alcuni periodi dell’anno, sostituire
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questo sistema con l’uso dei collettori solari, sappiamo infatti
che, dopo la spesa iniziale per l’impianto l’energia usata è
quella del sole: gratis e praticamente inesauribile.
L’impianto termico L’incidenza che l’edilizia civile ha sul
consumo di combustibile è del 30% e sul relativo
inquinamento ambientale da anidride carbonica è del 30-40%,
sono cifre che non possono considerarsi trascurabili, da ciò
deriva la responsabilità che dobbiamo assumerci anche per il
funzionamento della nostra caldaia da riscaldamento.
In una casa veramente bioecologica l’impianto di
riscaldamento
dovrebbe
rappresentare
soltanto
un’integrazione per raggiungere il comfort termico. Infatti il
compito di innalzare la temperatura delle masse murarie e
quindi dei locali abitati durante le giornate invernali è di
alcuni accorgimenti progettuali come l’orientamento verso
sud o sud-ovest dei locali più frequentati tipo il soggiorno: la
parete esposta a sud specie se vetrata permetterà al sole di
entrare e innalzare di qualche grado la temperatura. Un altro
accorgimento è la serra cioè un locale quasi completamente
vetrato, sempre esposto a sud, che cattura il calore del sole
invernale riscaldando i locali interni; ancora il muro di
Trombe è un sistema di accumulo e distribuzione del calore.
Secondo i biologi della costruzione il riscaldamento ottimale
deve possedere i seguenti requisiti:
calore prevalentemente per irraggiamento con
temperatura dell’aria abbastanza bassa e temperatura delle
pareti abbastanza alta (es. la stufa di ghisa o ceramica) questo
produce una limitata circolazione d’aria ( es. i termoconvettori
con la loro produzione di aria calda creano una grande
circolazione d’aria) limitando così anche la quantità di polveri
e particelle circolanti che possono essere causa di disturbi per
la salute come allergie, asma, ecc.
temperature superficiali dei corpi scaldanti
adeguatamente basse: massimo 60°C per quelli di metallo e da
80°C a 110°C per quelli di ceramica
bassi gradienti di temperatura dell’aria ( la differenza
di temperatura tra la zona in prossimità del pavimento e quella
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in prossimità del soffitto in locali con altezza tra m 2.70 e 3.20
non dovrebbe superare i 2°C)
sufficiente riscaldamento delle superfici interne (il
riscaldamento eccessivo è dannoso per la salute innanzitutto
oltre che essere causa di consumi energetici elevati,
inquinamento ecc.)
temperature
diversificate
nei
vari
locali
dell’abitazione, questo serve anche a stimolare la circolazione
sanguigna
umidità relativa sufficientemente alta ( 40%-60% )
assenza di emissioni di odori sgradevoli
assenza di emissioni di rumori
alta efficienza, questo si ottiene anche con una
puntuale manutenzione
uso di combustibili considerati fonti rinnovabili come
sole, legna, biomasse ecc.
regolazione della temperatura possibile in ogni locale
tramite la sistemazione di valvole termostatiche
facilità di pulizia e di uso dei corpi scaldanti
costi contenuti sia per l’acquisto dell’impianto nuovo
che per la sua manutenzione o riparazione
Un sistema di riscaldamento in grado di soddisfare tutti questi
requisiti non esiste, ma ce ne sono alcuni che si avvicinano
molto alla completa soddisfazione e sono:
la stufa di maiolica o in muratura, fornisce calore
soprattutto per irraggiamento (circa l’80%), è dotata di massa
termica in grado di accumulare calore e cederlo
all’occorrenza. La sua posizione ideale è quella centrale
rispetto all’abitazione in modo da scaldare tutte le stanze
circostanti. Dello stesso genere si possono citare impianti
simili come le stufe in pietra ollare, in ghisa, in acciaio a
doppia combustione.
Il camino aperto tradizionale con funzionamento a
legna ha una resa molto bassa (20%-30%), per aumentarla va
completato con il focolare costruito in ghisa e chiuso con
vetro termico, raggiunge così una resa fino all’85%. Un
aspetto certamente non trascurabile è quello dell’impatto
psicologico positivo che il camino ha rispetto a tutti gli altri
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sistemi di riscaldamento, questo contribuisce alla sensazione
di benessere che un sistema riscaldante deve offrire.
Quelli appena descritti possono essere considerati impianti
principali o secondari a seconda delle scelte, se vengono
integrati con un impianto a radiatori oppure no. Visto che il
più comune impianto di riscaldamento è proprio quello a
radiatori l’argomento merita alcune considerazioni soprattutto
in relazione a un tipo fortemente consigliato come quello a
battiscopa. Il funzionamento è quello di un corpo radiante ad
acqua calda con temperature di esercizio (60°C-75°C) molto
più basse degli altri radiatori tradizionali, questa soluzione
permette di scaldare i muri a cui sono addossati i battiscoparadiatore e creare quindi una maggiore resistenza termica e
una temperatura uniforme nel locale. Non sono necessarie
nicchie per l’alloggiamento quindi lo spessore dei muri
rimane invariato, sono facilmente posizionabili e forniscono
una temperatura ideale fino ad un’altezza di cm 150-180 senza
creare un’eccessiva circolazione d’aria.
Un altro sistema consigliabile è la parete radiante con
serpentina in rame o materiale plastico contenente acqua calda
oppure con appositi laterizi forati nei cui canali circola aria
riscaldata a ciclo chiuso. Quest’ultimo tipo è stato usato fin
dal tempo dei Romani per riscaldare le Terme attraverso il
pavimento, si chiama ipocausto.
Ancora il riscaldamento a pavimento dovrà essere
opportunamente progettato e collocato negli ambienti adatti
perché la temperatura dell’acqua di passaggio, se supera i
27°C-28°C, può dare problemi alla circolazione sanguigna
periferica degli arti inferiori. Il moto dell’acqua produce
elettricità per attrito che provoca un’alterazione del campo
magnetico terrestre, infine la differenza di temperatura tra
pavimento e soffitto è di 7-8°C e lo strato di aria calda in
prossimità del pavimento risulta alquanto instabile causando
circolazione d’aria e quindi di polveri. Per i suddetti motivi si
consiglia l’installazione in ambienti di passaggio o grandi
spazi non residenziali (palestre, palazzetti dello sport ecc.).
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INTERNI E ARREDAMENTO
Se abbiamo costruito un edificio sano, dal punto di vista
strutturale, dobbiamo prestare la stessa attenzione anche nel
realizzare gli interni. La tinteggiatura delle pareti, la scelta dei
corpi illuminanti e dei mobili sono importanti come la
realizzazione della struttura anche perché hanno un contatto
più immediato con l’uomo e quindi possono avere maggiore
influenza sulla sua psiche e sulla sua salute.
La scelta dei colori con cui tinteggiare le pareti è spesso legata
esclusivamente ad un criterio estetico oppure al comodo luogo
comune “il bianco non stanca mai”, invece la presenza di un
colore piuttosto che un altro può determinare uno stato
d’animo o una reattività decisamente differenti. Infatti,
secondo studi cromoterapici, il colore è una sensazione che la
sua lunghezza d’onda produce su una specifica zona cerebrale.
Valgano, a dimostrazione dell’influenza che le varie scelte
cromatiche possono avere anche sull’immaginario del
potenziale utente-fruitore, le varie campagne pubblicitarie
molto spesso focalizzate sulla scelta di un colore.
Con l’attenzione a questo argomento si dovranno affrontare le
scelte cromatiche a seconda che ci troviamo in un’abitazione,
un ufficio, una biblioteca, una palestra, una scuola, un
ristorante, una macelleria o qualsiasi altro luogo che necessiti
di essere arredato a cominciare dalla tinteggiatura delle pareti.
La prima grande suddivisione dei colori è quella tra caldi e
freddi. Ai caldi appartengono il giallo, il rosso e l’arancione,
oltre a tutte le gamme intermedie di rosa aranciati ecc. sono
colori attivi, positivi, vicini, sono chiamati colori ”salienti”
perché sembrano uscire dalla superficie e sono associati
all’azione, alla sonorità, al moto continuo. Ai freddi
appartengono l’azzurro, il blu, il violetto, il verde e tutti gli
altri intermedi; sono calmi, passivi, negativi, lontani, portano
alla meditazione, sembrano “sprofondare” nella superficie e
sono chiamati quindi “rientranti”. Alcune semplici regole ci
aiuteranno a capire quali scelte preferire perché se ci siamo
stancati del colore del nostro soggiorno forse significa anche
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che è cambiato il nostro atteggiamento psicologico nei
confronti della vita.
TIPO DI
COLORE
PAVIMENTO
PARETI
SOFFITTO
Colori caldi
chiari
Solleva
innalza
Riscalda
innalza
avvicina
Intellettuale
stimolante
Colori caldi
scuri
Sicurezza al
contatto
col piede
stabilità
Vigoroso
vicino
che cinge
Racchiude
pesante
dignitoso
Colori freddi
chiari
Liscio
favorisce
il camminare
Fresco
distanzia
allarga
Rischiara
innalza
Colori freddi
scuri
Gravoso
abbassa
Freddo e
triste
per lo spirito
Minaccioso
rende buio
Non dobbiamo dimenticare che la cromoterapia ha trovato i
suoi primi sostenitori nei pitagorici ai quali era noto il
principio della “somministrazione attraverso gli occhi” per
riequilibrare una mancanza o un eccesso di colore, anche la
medicina cinese, l’antica medicina ayurvedica, la tradizione
indiana sostengono la corrispondenza tra colori e centri
energetici o organi del corpo umano.
Naturalmente questa schematizzazione, forse eccessiva, non
racchiude tutte le risposte relative alle scelte cromatiche
possibili, i colori sono anche legati al materiale e nel campo
delle costruzioni questa è una riflessione importante perché ci
rivela spesso la presenza autoctona di un materiale in una
determinata area geografica o la soluzione ideale per alcune
caratteristiche climatiche altrimenti fastidiose.
Così ricorderemo il bianco degli intonaci di calce nelle zone
molto soleggiate come alcune dell’Italia meridionale o della
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Grecia oppure il rosso dell’argilla cotta al sole di alcune città
africane.
Giugno 2001
Arch. Anna Rita Guarducci
Anna Rita Guarducci Architetto
Tel/fax 075 398072
Via Ponte Vecchio 120 06087 Ponte S. Giovanni (Perugia)
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BIBLIOGRAFIA
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consapevole” di Mauro Bertagnin
ed. GB Padova 1996
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Atti del 6° EUROPA SYMPOSIUM 97 svoltosi a Bologna Fiere
Coord. Ist.Naz. Bioarchitettura
Dispense del “Corso di edilizia bioecologica” ANAB IBN 1999
“FERMARE IL TEMPO un’interpretazione estetico-scientifica della
natura” di Enzo Tiezzi ed. Raffaello Cortina 1996
“IL CAPITOMBOLO DI ULISSE” di E. Tiezzi ed Idee/Feltrinelli
ATTI DELLA CONFERENZA NAZIONALE ENERGIA E
AMBIENTE Roma novembre 1998
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