Preferenze del consumatore -Assiomi -Utilità totale e marginale -Curva di indifferenza: pendenza e posizione nel piano Le preferenze del consumatore • Dobbiamo capire perché la domanda individuale e quella aggregata hanno un andamento per cui la quantità domandata si riduce al crescere del prezzo e viceversa. • Partiamo dal concetto di preferenze del consumatore. • Consideriamo due beni, ad esempio mele ed arance e, per il momento, non occupiamoci né di reddito del consumatore né di prezzi dei beni. Ciascuno di questi due beni può essere consumato in quantità illimitate (per ora!). • Denotiamo ogni combinazione di arance e di mele con una lettera dell’alfabeto: A, B e così via. Queste combinazioni sono chiamate panieri di beni. Le preferenze del consumatore • Rappresentiamo graficamente alcuni panieri su un grafico dove i due beni sono indicati sugli assi: Arance 12 10 E B 7 6 3 A C D 2 3 4 5 7 Mele Le preferenze del consumatore • Il problema del consumatore è quello di scegliere tra queste diverse combinazioni. • Immaginiamo che tra ogni coppia di diverse scelte possibili (A e B, B e C, e così via) : 1) il consumatore sappia sempre dire se preferisce l’una all’altra oppure se è indifferente. Ad esempio tra A e B: o preferisce A a B: A B o preferisce B ad A: B A oppure è indifferente tra A e B Questo è l’assioma di completezza delle preferenze. Le preferenze del consumatore 2) il consumatore abbia preferenze che rispettino il principio della transitività, cioé se A è preferito a B e B è preferito a C, allora A deve essere preferito a C: se A B e B C allora A C questo è l’assioma di transitività delle preferenze Le preferenze del consumatore 3) il consumatore abbia preferenze che rispettino il principio di monotonicità, ovvero: se un paniere ha, rispetto ad un secondo paniere,: • una quantità superiore di uno dei due beni. • una quantità non inferiore dell’altro bene allora il primo paniere è preferito al secondo. Questo è l’assioma di monotonicità (il consumatore sta meglio se consuma di più) . Ad esempio: il paniere A contiene una maggiore quantità di Y e una maggiore quantità di X rispetto al paniere D, quindi A D il paniere E contiene una maggiore quantità di Y e una maggiore quantità di X rispetto a A, quindi E A Le preferenze del consumatore • In termini grafici E appartiene all’area dei panieri sicuramente preferiti ad A mentre D appartiene all’area dei panieri rispetto a cui il consumatore preferisce A: Arance 12 E 7 A D 3 2 4 7 Mele Le preferenze del consumatore • Ma qual è la relazione tra un paniere con una certa quantità di mele ed arance (esempio: A, con 4 mele e 7 arance) ed un altro paniere: che ha meno mele ma più arance (esempio: B, 3 mele e 10 arance); che ha più mele ma meno arance (esempio: C, 5 mele e 6 arance)? In astratto sono possibili tutte e 3 le relazioni. Per procedere noi ci concentriamo: sulla nozione di curva di indifferenza; sul concetto di utilità. Preferenze e curve di indifferenza • Supponiamo che il consumatore tragga una certa soddisfazione dal consumo di un bene in una determinata quantità: questa è l’utilità totale del consumo di un bene. • Quando vengono consumati due beni, tale utilità viene tratta dal consumo di ciascuno dei due beni e l’utilità di un paniere è l’utilità tratta dal consumo di entrambi i beni. • Definiamo curva di indifferenza l’insieme di panieri di beni (arance e mele) che danno al consumatore la stessa utilità. Curva di indifferenza • Se consideriamo il paniere A (4 mele, 7 arance) sappiamo per certo che: né i panieri con più arance e più mele (esempio E) né quelli con meno arance e meno mele (es.: D) possono stare sulla stessa curva di indifferenza di A. • Possono stare sulla stessa curva di indifferenza di A i panieri che rispetto ad A: hanno più mele e meno arance (esempio C) oppure più arance e meno mele (esempio: D). Curva di indifferenza • In questo caso la relazione tra i tre panieri è di indifferenza Arance 10 7 6 I tre panieri A, B e C danno la stessa utilità e quindi sono sulla stessa curva di indifferenza B A C 3 4 5 Mele Curva di indifferenza • Lungo la stessa curva di indifferenza la maggior utilità derivante dal maggior consumo di un bene è in grado di compensare la minor utilità derivante dal minor consumo dell’altro bene. • Ad esempio: se per il consumatore A è indifferente a B significa che la rinuncia di 3 arance da 10 a 7 è compensata dall’aumento di consumo di mele da 3 a 4: quindi 1 mela in + “vale” 3 arance; se per il consumatore B è indifferente a C significa che la rinuncia di 1 arancia da 7 a 6 è compensata dall’aumento di consumo di mele da 4 a 5: quindi 1 mela in + vale 1 arancia. Curva di indifferenza • Quindi lungo una stessa curva di indifferenza l’aumento del consumo di 1 mela viene compensato da 3 arance in un punto e da 1 arancia in un altro punto. Perché? • La risposta ha a che fare con il concetto di utilità marginale del consumo di un bene. • Definiamo come utilità marginale quella che il consumatore trae dal consumo di un’unità aggiuntiva di un bene. Curva di indifferenza • L’ipotesi che facciamo è che l’utilità marginale di qualsiasi bene sia decrescente al crescere del consumo totale del bene. • Questo significa che: mangiare una mela o un’arancia in più dà sempre una certa soddisfazione; mangiare la prima mela (o arancia) dà più soddisfazione rispetto a mangiare la seconda, che dà più soddisfazione rispetto al mangiare la terza e così via… Curva di indifferenza Quando nel paniere ci sono 3 mele e 10 arance 1 mela in più compensa 3 arance in meno Arance 10 7 6 B A C 3 4 5 Quando nel paniere ci sono 4 mele e 7 arance 1 mela in più compensa solo 1 arancia in meno Mele Pendenza della curva di indifferenza • Data una curva di indifferenza rispetto a due beni x e y, definiamo tasso marginale di sostituzione (TMS) il rapporto tra unità di y a cui il consumatore è disposto a rinunciare per un’unità in più di x. • Il tasso marginale di sostituzione determina la pendenza della curva di indifferenza. • Quando due beni sono tra di loro parzialmente sostituibili, il TMS è: maggiore quando la quantità di y inizialmente consumata è abbondante e la quantità di x consumata è scarsa ; minore quando la quantità di y inizialmente consumata è scarsa e la quantità di x consumata è abbondante. a 30 b Unità di bene Y 26 a b 20 10 0 0 6 7 10 Unità di bene X 20 30 a TMS = 4 b Y=4 26 Unità di bene Y X=1 20 Il consumatore è disposto a rinunciare a 4 unità di bene Y per avere in cambio 1 unità di X: il TMS è pari a 4 10 0 0 6 7 10 Unità di bene X 20 30 a TMS = 4 b Y=4 26 Il consumatore è disposto a rinunciare a 1 unità di bene Y per avere in cambio 1 unità di X: il TMS è pari a 1 Unità di bene Y X=1 20 c 10 9 Y=1 TMS = 1 d c d X=1 0 0 6 7 10 13 14 Unità di bene X 20 Pendenza della curva di indifferenza • Tuttavia, vi sono due casi particolari: se due beni sono perfetti sostituti, il TMS è costante e la curva di indifferenza è una retta con inclinazione negativa; se due beni non sono tra loro sostituibili nel consumo, si dice che sono perfetti complementi: in questo caso il TMS non è calcolabile e la curva di indifferenza assume la forma a L. Beni perfetti sostituti y TMS=k x Il TMS è costante lungo la curva (retta) Esempio: x=zucchero e y=dolcificante Beni perfettamente complementari Il TMS non può essere calcolato. Esempio: x=caffè, y=zucchero. Se aumento la quantità consumata di un bene (es caffè) ma non aumento la quantità di zucchero non ho un’utilità maggiore y x Posizione nel piano della curva di indifferenza • Ipotizziamo adesso di avere due o più curve di indifferenza rispetto ad una certa coppia di beni x e y: per gli assiomi di monotonicità e transitività due curve di indifferenza non possono MAI intersecarsi; per l’assioma di monotonicità una curva di indifferenza più lontana dall’origine degli assi contiene panieri che danno un’utilità superiore a quella dei panieri di una curva di indifferenza più vicina all’origine degli assi. • Quindi, dati due beni x e y, è possibile individuare una mappa di curve di indifferenza, cioè un insieme di curve che si allontanano progressivamente dall’origine degli assi e a cui sono associati livelli di utilità crescenti. Due curve di indifferenza non possono intersecarsi 30 Unità di bene Y Per l’assioma di monotonicità C è preferito a B ma per l’assioma di transitività D sarebbe indifferente rispetto a C e a B, quindi C dovrebbe essere indifferente rispetto a B. Ci sarebbe conflitto tra i due assiomi. 20 D 10 C B 0 0 10 Unità di bene X 20 Mappa delle curve di indifferenza 30 Unità di bene Y I1 I2 I3 La curva I3 è composta di panieri che danno tutti una stessa utilità. Questa utilità è maggiore di quella che danno i panieri della curva I2 che a sua volta è maggiore di quella che danno i panieri della 20 10 0 0 10 Unità di bene X 20 Scelta del consumatore -Vincolo di bilancio -Consumo ottimale Il vincolo di bilancio • La scelta di un consumatore dipende anche dai prezzi e dal reddito non solo dalle preferenze. • Dato il reddito che il consumatore può spendere e i prezzi dei beni, il vincolo di bilancio ci dice quante unità di x possono essere acquistate data una certa quantità di y, e viceversa. • Quindi il vincolo di bilancio ci dice quali combinazioni di x e di y possono essere scelte dal consumatore dato il suo reddito e i prezzi. Il vincolo di bilancio • Definiamo R= reddito che il consumatore può spendere y=quantità di y x=quantità di x Py=prezzo di ciascuna unità di y Px=prezzo di ciascuna unità di x il vincolo di bilancio si scrive R=yPy+xPx Il vincolo di bilancio • Esempio mele x e arance y: R=29 euro; Px=2 euro Py=3 euro. • Il vincolo di bilancio si scrive 29=3y+2x Il vincolo di bilancio • In questo caso: se acquisto 4 mele (x) posso acquistare 7 arance (y). Infatti 29=3y+2 *4 29=3y+8 3y=29-8=21 y=21/3=7 Il vincolo di bilancio • Inoltre: se acquisto 3 arance (y) acquistare 10 mele (x). Infatti 29=3*3+2x 29=9+2x 2x=29-9=20 x=20/2=10 posso Il vincolo di bilancio • Quindi i panieri mele (x)=4; arance (y)=7; mele (x)=10; arance (y)=3 soddisfano il vincolo di bilancio 29=3y+2x In termini grafici questo significa che questi due panieri sono punti del vincolo di bilancio. Il vincolo di bilancio: rappresentazione grafica • Dobbiamo rappresentare il vincolo di bilancio sullo stesso grafico su cui rappresentiamo le curve di indifferenza. • Quindi esprimiamo il vincolo indicando la y come variabile dipendente: R=yPy+xPx yPy=R-xPx y=(R/Py)-x (Px/Py) Il vincolo di bilancio: rappresentazione grafica • Esempio: 29=3y+2x 3y=29-2x y=(29/3)-(2/3)x • Intercette con l’asse y: se x=0, y=29/3≈10 con l’asse x: se y=0, x=29/2 ≈14 • Pendenza negativa, coeff. angolare=-2/3 10 Rappresentazione grafica del vincolo di bilancio 29=3y+2x Arance 30 20 A 7 10 F 3 0 0 4 10 10 14 Mele 20 Consumo ottimale • Il consumo ottimale da parte di un consumatore che massimizza la propria utilità si trova considerando insieme: le preferenze, espresse dalla mappa delle curve di indifferenza; le possibilità di acquisto dei beni, espresse dal vincolo di bilancio. Consumo ottimale • Più precisamente è ottimale la scelta di quel paniere che: è acquistabile dal consumatore, dati il reddito e i prezzi; tra quelli acquistabili, dà la maggiore utilità possibile. Consumo ottimale: rappresentazione grafica E’ acquistabile dal consumatore è un punto del vincolo di bilancio; tra quelli acquistabili, dà la maggiore utilità possibile tra i punti del vincolo di bilancio, appartiene alla curva di indifferenza più lontana possibile dall’origine degli assi => PUNTO DI TANGENZA 10 30 Arance punto di tangenza=punto di ottimo 20 7 A 10 0 0 4 10 14 Mele 20 Consumo ottimale: rappresentazione grafica Notiamo che: i punti appartenenti alla stessa curva di indifferenza cui appartiene il punto di ottimo ma diversi dal punto di ottimo non sono acquistabili; i punti appartenenti al vincolo di bilancio diversi dal punto di ottimo danno un’utilità inferiore. i punti appartenenti a curve di indifferenza più lontane rispetto a quello di ottimo non sono acquistabili. 1030 B: non può essere acquistato 30 Arance punto di ottimo 20 20 7 F: dà un’utilità inferiore rispetto ad A A 10 10 3 0 0 0 0 3 4 10 10 10 14 Mele 20 20 Arance 30 punto di ottimo 20 panieri non acquistabili 7 A 10 0 0 4 10 20 Mele Spostamenti del vincolo di bilancio Variazione del prezzo di un bene • Chiediamoci cosa accade nel vincolo di bilancio se, dato il reddito, il prezzo di uno dei due beni varia. • Ad esempio, riduzione del prezzo di x: vincolo di bilancio iniziale 29=3y+2x 3y=29-2x y=29/3-(2/3)x il prezzo di x passa da 2 a 1, il vincolo diventa 29=3y+x ovvero 3y=29-x y=29/3-(1/3)x 30 • 20 10 Variazione del prezzo di un bene: rappresentazione grafica Per rappresentare il nuovo vincolo di bilancio y=29/3-(1/3)x. Intercetta con l’asse y: se x=0, y=29/3≈10 Intercetta con l’asse x: se y=0, x=29 • Rispetto al vincolo precedente abbiamo: la stessa intercetta con l’asse y un’intercetta più grande con l’asse x 0 0 10 20 10 Nuovo vincolo di bilancio con Px=1 Arance 30 Vecchio vincolo di bilancio con Px=2 20 10 0 0 14 10 29 Mele 20 Aumento del prezzo di un bene e vincolo di bilancio • Al contrario, dato il reddito, il prezzo di un bene aumenta e l’altro rimane costante, il vincolo di bilancio ruota verso l’interno intorno al punto di intersezione con l’asse dove è rappresentato il bene il cui prezzo non varia. • La rotazione verso l’interno rappresenta la riduzione delle possibilità di consumo a reddito invariato. Arance 30 Spostamento del vincolo di bilancio se aumenta il prezzo delle arance e rimane invariato quello delle mele 20 10 0 0 10 Mele 20 Aumento del prezzo di un bene e vincolo di bilancio • Quindi se, dato il reddito, il prezzo di un bene aumenta e l’altro rimane costante, il vincolo di bilancio ruota verso l’interno intorno al punto di intersezione con l’asse dove è rappresentato il bene il cui prezzo non varia. Variazione del reddito • Chiediamoci cosa accade nel vincolo di bilancio se, dati i prezzi, il reddito che il consumatore può spendere varia. • Ad esempio, aumento del reddito: vincolo di bilancio iniziale 29=3y+2x 3y=29-2x y=29/3-(2/3)x il reddito passa da 29 a 60 60=3y+2x ovvero 3y=60-2x y=60/3-(2/3)xy=20-(2/3)x Variazione del reddito: rappresentazione grafica • Per rappresentare il nuovo vincolo di bilancio y=20-(2/3)x Intercetta con l’asse y: se x=0, y=20 Intercetta con l’asse x: se y=0, (2/3)x=20 =>x=(3/2)20=30 • Le due intercette sono entrambe aumentate rispetto a prima: si tratta di uno spostamento parallelo verso l’esterno del vincolo di bilancio. 20 L’aumento del reddito disponibile, a prezzi invariati, comporta uno spostamento parallelo verso l’esterno del vincolo di bilancio Arance 30 20 10 10 0 0 14 10 30 Mele 20 Variazioni dei prezzi, del reddito e del consumo Derivazione della domanda individuale • Chiediamoci cosa accade al consumo di ciascuno dei due beni: 1) al variare del proprio prezzo, dato il prezzo dell’altro bene; 2) al variare del reddito, dati i due prezzi; 3) al variare del prezzo dell’altro bene, dato il proprio prezzo. Derivazione della domanda individuale • Solitamente, per un bene x: 1a) se diminuisce il prezzo di x, la quantità consumata di x aumenta; 1b) se aumenta il prezzo di x, la quantità consumata di x si riduce; 2a) se aumenta il reddito, dati i due prezzi, la quantità consumata di x aumenta; 2b) se si riduce il reddito, dati i due prezzi, la quantità consumata di x si riduce; Derivazione della domanda individuale 30 y P1x>P2x>P3x x1<x2<x3 1 Se si riduce il prezzo di x, aumenta la quantità di x consumata e viceversa 20 2 3 10 0 0 x1 R/P1x x2 10 R/P2x x3 3 R/P 20 x Derivazione della domanda individuale P1 P2 P3 X1 x2 x3 R/P2y 30 y R/P1y y2 P1y>P2y y1< y2 Se si riduce il prezzo di y, aumenta la quantità di y consumata e viceversa 20 y1 10 0 0 10 x 20 R1/Py R1>R0 L’aumento del reddito disponibile, a prezzi invariati, comporta un incremento delle quantità domandate di entrambi i beni se si tratta di beni normali (in caso contrario beni inferiori) 30 Y 20 R0/Py 10 0 0 R0/Px 10 R1/Px x 20 Effetto di reddito ed effetto di sostituzione • Per un bene x, dato il suo prezzo e il reddito: la quantità domandata del bene x diminuisce quando diminuisce il prezzo del bene y se prevale l’effetto di sostituzione; la quantità domandata del bene x aumenta quando diminuisce il prezzo del bene y se prevale l’effetto di reddito. Scelte dell’impresa: il breve periodo Le scelte dell’impresa • Un’impresa deve scegliere quanto produrre. • Per produrre l’impresa deve utilizzare dei fattori produttivi (inputs). Ne consideriamo due: il lavoro (numero di lavoratori, numero di ore di lavoro); il capitale (macchinari, attrezzature, capannoni, computer). • Analizziamo la scelta dell’impresa distinguendo tra breve e lungo periodo. Produzione di breve periodo Q q K, L Il breve periodo ha una durata talmente breve da non consentire all’impresa di variare liberamente le quantità di tutti i fattori produttivi (input). Assumiamo che nel breve periodo il lavoro sia variabile, mentre il capitale è fisso. Q è il prodotto totale ottenuto impiegando, dato K, quantità variabili di L. La relazione tra Q e L è quindi la funzione di produzione di breve periodo. Funzione di produzione di BP nel discreto 50 Q 40 40 42 42 40 35 30 24 20 La funzione di produzione mi dice quale sarà l’output Q per ogni livello impiegato di L (dato K fisso) 10 10 3 0 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Funzione di produzione di BP nel continuo 50 Q 40 Q 30 20 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Produttività marginale (PMG) • La produttività marginale (del fattore lavoro) è l’incremento dell’output ottenibile variando di una unità l’input variabile. In formula PMG= Q/ L dove L=1. La legge dei rendimenti marginali decrescenti Aumentando le unità impiegate di fattore variabile, si giungerà ad un punto in cui un’unità addizionale di fattore variabile darà un contributo alla produzione totale inferiore rispetto all’unità precedente, cioè un punto in cui la produttività marginale comincia a ridursi. Prodotto totale e produttività marginale 50 42 40 40 42 40 35 30 24 20 14 10 5 3 3 0 11 10 7 2 0 0 1 2 3 4 5 6 0 7 -2 8 -10 Quantità di fattore variabile (L) Produttività marginale nel discreto 15 14 13 10 7 5 5 3 2 0 0 0 1 2 3 4 5 6 7 Quantità di fattore variabile (L) -5 8 -2 Produttività marginale nel continuo 20 15 14 13 10 7 5 5 PMG 3 2 0 0 0 -5 1 2 3 4 5 6 7 8 -2 Quantità di fattore variabile (L) Rendimenti decrescenti PMG 15 10 5 PMG 0 0 1 2 3 4 5 6 7 Quantità di fattore variabile (L) -5 8 Prodotto totale e produttività marginale L’andamento della tipica funzione di produzione di breve periodo, cioè del prodotto totale in funzione del lavoro, dipende dall’andamento della produttività marginale. Prodotto totale e produttività marginale 50 40 Rendimenti Marginali crescenti Q Rendimenti Marginali negativi 30 Rendimenti Marginali decrescenti 20 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) L 0 1 2 3 4 5 6 7 8 50 40 30 20 Prodotto totale e produttività marginale Q PMG 0 3 3 10 7 24 14 35 11 40 5 42 2 42 0 40 -2 Q PMG 10 0 0 -10 1 2 3 4 5 6 7 Quantità di fattore variabile (L) 8 Produttività media • La produttività media (del fattore lavoro) è definita come il rapporto tra output prodotto e quantità di lavoro impiegata per produrlo: PMEL Q L • Questa quantità può anche essere definita prodotto medio. Prodotto totale e produttività media 50 40 Q 30 20 PMEL Q L 10 2 5 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Prodotto totale e produttività media 50 40 Q 30 20 PMEL Q L 24 3 8 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Q, PME 50 40 Q 30 20 Massimo PME 10 PME 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Q, PME L 0 1 2 3 4 5 6 7 8 50 40 30 20 Q 0 3 10 24 35 40 42 42 40 PME 3 5 8 8.75 8 7 6 5 Q 10 PME 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità di fattore variabile (L) Relazione tra PME e PMG • La funzione PMG raggiunge il suo punto di massimo più a sinistra rispetto alla PME. • La funzione PMG incrocia la funzione PME nel punto di massimo della PME: quando la produttività marginale diviene inferiore a quella media, la produttività media inizia a ridursi. Produttività media e produttività marginale 15 10 PME 5 PMG 0 0 1 2 3 4 5 6 7 Quantità di fattore variabile (L) -5 8 Relazione tra Q, PME e PMG • La PMG è prima crescente, poi decrescente (“a campana”). • Questo andamento determina: • quello della produttività media, prima crescente e poi decrescente; • quello del prodotto totale, prima con rendimenti crescenti e poi con rendimenti decrescenti. L 0 1 2 3 4 5 6 7 8 50 40 30 Q PME PMG 0 3 3 3 10 2 7 24 8 14 35 8.75 11 40 8 5 42 7 2 42 6 0 40 5 -2 Q, PMG e PME Q 20 PMG 10 PME 0 0 -10 1 2 3 4 5 6 7 Quantità di fattore variabile (L) 8 Costi di breve periodo L’andamento dei costi di breve periodo è determinato dagli andamenti della produttività che abbiamo appena esaminato. • •In generale, maggiore è la produttività del fattore variabile, minori sono i costi di produzione, e viceversa. Costo medio di breve periodo •Il costo medio è il costo totale diviso per le quantità prodotte. •Se i prezzi dei fattori produttivi sono costanti, la forma del CME riflette specularmente quella della produttività media: se quest’ultima è a campana, la forma del CME è tipicamente ad U. •Ad esempio, ipotizziamo che il salario sia pari a 10 per ogni lavoratore e calcoliamo il costo medio in corrispondenza delle diverse quantità prodotte. Costo medio di breve periodo L 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Q w 0 3 10 10 20 24 30 35 40 40 50 42 60 42 70 40 80 CME 3,3 2 1,25 1,1 1,25 1,4 1,6 2 Costo marginale •E’ possibile definire anche il costo marginale di breve periodo. •Il costo marginale è l’incremento di costo totale che si verifica quando viene prodotta un’unità addizionale del bene. •In formula CMG= CT/ Q dove Q=1. Costo marginale •L’andamento del costo marginale dipende da quello della produttività marginale. •Poiché la produttività marginale ha un andamento “a campana” il costo marginale ha un andamento ad U. •Inoltre, il costo marginale interseca il costo medio nel punto di minimo del costo medio. Costo marginale e costo medio: breve periodo 35 CMG 30 25 20 CME 15 10 5 0 0 1 2 3 4 5 6 Q 7 Costo marginale e scelte dell’impresa • Il CMG è particolarmente importante per le scelte dell’impresa nel breve periodo in concorrenza perfetta. Infatti, si dimostra che: • 1) l’impresa non trova mai ottimale produrre lungo il tratto decrescente della curva di CMG (sarebbe in perdita sempre e non riuscirebbe a minimizzare questa perdita); • 2) l’impresa trova ottimale far coincidere la propria curva di offerta con il CMG. • Tuttavia, non è detto che l’impresa in concorrenza perfetta ottenga un profitto nel breve periodo. Equilibrio di breve periodo Settore Impresa P € S D = RME=RMG Pe D O O Q (milioni) (a) settore Q (00) (b) impresa Equilibrio di breve periodo Settore Impresa P € CMG S Pe = RME=RMG Pe D O O Q (m) (a) settore Q* Q (00) (b) impresa Equilibrio di breve periodo Settore Impresa P € CMG S Pe CME D CME (Qe) D O O Q (m) (a) settore Q* Q (00) (b) impresa Equilibrio di breve periodo Settore Impresa P € CMG S Pe CME D CME (Q) D O O Q (m) (a) settore Q* Q (00) (b) impresa Equilibrio di breve periodo: casi particolari Settore Impresa P € CMG S CME Pe D O O Q (m) (a) settore Q* Q (00) (b) impresa CME Scelte dell’impresa: il lungo periodo Le scelte dell’impresa • Nel lungo periodo l’impresa può liberamente variare entrambi i fattori produttivi. • Anche in questo caso deve scegliere: quanto produrre; quanti fattori produttivi utilizzare, ma questa è una scelta di una combinazione di fattori produttivi (nel breve periodo, invece, viene scelta solo la quantità di un fattore produttivo). • Per analizzare questa scelta utilizziamo due strumenti: l’isocosto e l’isoquanto. Isocosto • Immaginiamo che l’impresa utilizzi due fattori produttivi: capitale K e lavoro L. • Il prezzo del lavoro è il salario w, il prezzo del capitale è normalmente indicato con r e viene a volta denominato tasso di interesse o come prezzo di ogni unità di capitale. • Isocosto indica le combinazioni di K ed L che possono essere acquisite dall’impresa sostenendo un determinato costo complessivo. Se TC è il costo l’isocosto è: TC=rK+wL Isocosto • Esempio: l’impresa può sostenere un costo per l’acquisto dei fattori produttivi non superiore a 400mila euro in un anno. • Il salario annuale di ciascun lavoratore è pari a 10mila euro. • Il prezzo di ogni unità di capitale impiegato è pari a 20mila euro. • L’isocosto si scrive quindi 400000=20milaK+10milaL Isocosto • Dato il costo totale e i prezzi, l’isocosto indica quante unità di fattore produttivo è possibile acquistare se si sono fissate le unità da acquistare dell’altro fattore produttivo. • Nell’esempio: se K=10, L=20; se K=5, L=30. Nozione di isoquanto • L’isoquanto è l’insieme delle tecniche efficienti per la produzione di un livello dato di output: dato un livello di fattore produttivo (ad esempio, K) sull’isoquanto è indicata la quantità minima dell’altro (ad esempio, L) necessaria per produrre il corrispondente livello di Q. • Per semplicità immaginiamo che ogni unità aggiuntiva di fattore abbia una produttività positiva (rendimenti marginali positivi). • Ad esempio: immaginiamo di rappresentare graficamente l’isoquanto per la produzione di 50 unità di prodotto. Rappresentazione di un isoquanto K Unità di capitale (K) a Unità Unità punto sul di K di L grafico 40 5 a 20 12 b 10 20 c 6 30 d 4 50 e d Q 50 e L Unità di lavoro (L) Rappresentazione di un isoquanto K a Unità di capitale (K) Il punto f dà un output inferiore a 50 f Q 50 L Unità di lavoro (L) Rappresentazione di un isoquanto Unità di capitale (K) K a Il punto g dà un output superiore a 50 g Q Unità di lavoro (L) 50 Pendenza dell’ isoquanto e STS • La pendenza dell’isoquanto dipende dal saggio tecnico di sostituzione (STS). • Il STS indica di quante unità è necessario aumentare un fattore produttivo per sostituire un’unità dell’altro fattore produttivo mantenendo inalterato il livello di output. • Poiché la produttività marginale di ogni fattore è decrescente nella quantità di fattore utilizzato, il STS tende: ad essere elevato quando il fattore sostituito è relativamente poco utilizzato; ad essere ridotto quando il fattore sostituito è utilizzato molto. Pendenza dell’ isoquanto e STS • Nell’esempio precedente, immaginiamo di considerare, per l’isoquanto corrispondente a Q=50, due ulteriori punti: il punto K=34 e L=6 (punto h); il punto K=5 e L=39 (punto m). Il punto h, se confrontato con il punto a, ci dice che servono 6 unità di K per sostituire 1 unità di L quando K=40 e L=5. Il punto m, se confrontato con il punto e, ci dice che servono 11 unità di L per sostituire 1 unità di K, quando K=5 e L=39. Rappresentazione di un isoquanto Unità di capitale (K) K a Unità Unità punto sul di K di L grafico 40 5 a 34 6 h 5 39 m 4 50 e Q 50 m e Unità di lavoro (L) L Rappresentazione di un isoquanto Unità di capitale (K) K a Il STS del capitale rispetto al lavoro è 6 Il STS del lavoro rispetto al capitale è 11 Q 50 m Unità di lavoro (L) e L Mappe di isoquanti e rendimenti • Se la produttività marginale di ciascuno dei due fattori, seppure decrescente, non è negativa, aumentare uno dei due fattori, tenendo fisso l’altro, consente sempre di aumentare la produzione totale. • Questo implica che è possibile disegnare una mappa di isoquanti che corrispondono a livelli più elevati di output allontanandosi dall’origine degli assi. Una mappa di isoquanti 30 Unità di capitale (K) K 20 10 Q 0 0 10 Unità di lavoro (L) Q 100 Q Q 50 70 60 20 L Tecnica produttiva ottimale • La tecnica produttiva ottimale per l’impresa è quella combinazione di fattori produttivi che, dati: i prezzi degli stessi fattori produttivi; il costo totale che l’impresa può sostenere per acquistare i fattori produttivi; consente di ottenere il massimo livello di output possibile. Tecnica produttiva ottimale • In termini grafici, la tecnica produttiva ottimale è rappresentabile come il punto di tangenza tra l’isocosto e un isoquanto. • Date le assunzioni, tale punto di tangenza è ottimo perché: le altre combinazioni di K e L che sono acquistabili (cioè che sono punti dell’isocosto) non massimizzano l’output; combinazioni di K e di L che aumentano l’output non possono essere acquistate dall’impresa (dati i prezzi dei fattori e il costo totale sostenibile). Tecnica produttiva ottimale • Immaginiamo che l’impresa, dato w=10mila e Pk=20mila, sia in grado di sostenere costi pari a 400 mila euro. • In questo caso l’isocosto è dato da 400mila=20milaK+10milaL. • Consideriamo l’isoquanto dell’esempio precedente: il punto K=10 e L=20 è l’unico che può essere acquistato dall’impresa. • Tecniche produttive che consentono di ottenere la stessa sarebbero anch’esse eccessivamente costose (a, b, d, e sul grafico). • Altre tecniche che possono essere utilizzate sono meno produttive (f). Rappresentazione della tecnica produttiva ottimale Unità di capitale (K) a Unità Unità di K di L 40 5 20 12 10 20 6 30 4 50 d Q Costo totale 850mila 520mila 400mila 420mila 580mila 50 e Unità di lavoro (L) Rappresentazione della tecnica produttiva ottimale a Unità di capitale (K) Q<50 Unità Unità di K di L 40 5 20 12 10 20 6 30 4 50 f d Q Costo totale 850mila 520mila 400mila 420mila 580mila 50 e Unità di lavoro (L) Tecnica produttiva ottimale: cambiamento dei prezzi • Se cambiano (in misura proporzionalmente diversa) i prezzi dei fattori produttivi, cambia la pendenza dell’isocosto. • L’impresa sceglierà una tecnica produttiva diversa da quella precedente. • Ad esempio, un aumento del salario comporta normalmente una sostituzione di lavoro con capitale. • Anche in questo caso possono tuttavia esserci degli effetti di reddito. Effetti di un aumento del salario 35 Unità di capitale (K) 30 Assunzioni PK = €20 000 W = €10 000 25 20 15 TC = €400 000 h 10 5 Q=50 0 0 10 20 30 Unità di lavoro (L) 40 50 Effetti di un aumento del salario 35 Unità di capitale (K) 30 25 Assunzioni PK = €20 000 W = €10 000 = €20 000 20 TC = €400 000 15 h’ 11 10 h 5 Q=50 0 0 9 10 20 30 Unità di lavoro (L) 40 50 Tecnica produttiva ottimale: cambiamento del costo totale • Se cambia il costo totale che l’impresa può sostenere, a prezzi costanti, cambia la posizione dell’isocosto ma non la sua pendenza. • L’impresa sceglierà una tecnica produttiva diversa da quella precedente. • Questo è ciò che accade, ad esempio, se l’impresa vuole aumentare il livello di produzione: deve aumentare il costo totale e quindi la dotazione di fattori produttivi (di uno o di entrambi). Effetti di una variazione del costo totale Unità di capitale (K) 35 30 Assunzioni 25 PK = €20 000 W = €10 000 TC = €500 000 20 h’ 15 TC = €400 000 10 h 5 Q=50 0 0 10 20 30 Unità di lavoro (L) 40 50 Equilibrio di lungo periodo Nel lungo periodo è possibile che un’impresa consegua un profitto (CME<RME) solo transitoriamente… …la presenza di un profitto attira nuove imprese che, a causa dell’assenza di barriere all’entrata e data la possibilità di variare tutti i fattori produttivi, entrano sul mercato: questo fa aumentare l’offerta e scendere il prezzo… …fino a quando per tutte le imprese il RME copre semplicemente i costi (zero profitti) Lungo periodo- realizzazione di profitti P € S1 Producendo nel punto di minimo del CMELP le imprese conseguono un profitto CMELP P1 D 1= P1 D O O Q (m) (a) settore Q* Q (00) (b) impresa Lungo periodo-equilibrio senza (extra)profitti P …il profitto attira nuove imprese che entrano e aumentano l’offerta riducendo il prezzo… € S1 Se …questo processo prosegue fino a quando il prezzo si riduce a livello tale che non ci sono più (extra)profitti P1 CMELP D1 PL DL D O O Q (m) (a) settore QL Q (00) (b) impresa Equilibrio di lungo periodo L’equilibrio di lungo periodo avviene quindi in un punto di tangenza tra il prezzo e la curva di costo medio di lungo periodo. Dato che il costo medio di LP è l’inviluppo delle curve di costo medio di BP, l’equilibrio di LP corrisponde anche ad una soluzione di equilibrio di breve periodo. € P (BP)CMG (BP)CME CMELP Y DL RMe = RMg O Q Q