BIOGRAFIA Mario Sturzo nacque da Felice Sturzo Taranto e da Caterina Boscarelli il 1° novembre 1861 a Caltagirone. Dopo essere entrato in seminario ne uscì per iscriversi nel 1881 alla Facoltà di Giurisprudenza di Catania; successivamente si trasferì a Roma ove conseguì la laurea in Legge. Negli anni dell’università si dedicò all’apostolato della carità e fondò nel 1884 il circolo della Gioventù Cattolica S. Tommaso d’Aquino. Nel 1887, a 26 anni, entrò nel seminario di Caltagirone e il 21 settembre 1889 venne ordinato sacerdote da Mons. Saverio Gerbino. Insegnò in Seminario diverse materie letterarie e teologiche. Mario, più grande del fratello Luigi di dieci anni, ebbe un influsso particolare sulla maturazione della vocazione sacerdotale e sulla formazione intellettuale e spirituale del fratello minore, di cui durante il periodo seminaristico a Caltagirone fu professore, Rettore del Seminario e Direttore degli Studi. Fra i due fratelli c’è un rapporto di complementarietà e interdipendenza. Il loro progetto fondamentale resta la rigenerazione della società partendo dall’operosità sociale e dal rinnovamento culturale e puntando come fine ultimo alla ricerca della santità. Don Mario sulla rivista fondata dal fratello Luigi “La Croce di Costantino” pubblicò a puntate alcuni romanzi di carattere moralistico – popolare e di impronta psico – sociologica che firmava con lo pseudonimo di Eneléo e vari bozzetti. I due fratelli ritennero che il compito più importante della loro prima attività pastorale fosse quello di insistere sulla formazione spirituale, culturale e pastorale del clero e sull'educazione religiosa e civile del popolo incoraggiando i laici ad impegnarsi nell’Azione Cattolica. Una loro preoccupazione fu quella di preparare dei sacerdoti impegnati a stare in mezzo al popolo animati da un'ardente carità pastorale. Nel 1903 Papa Leone XIII lo nominò vescovo di Piazza Armerina: venne ordinato Vescovo nella Cattedrale di Catania dal cardinale Francica Nava il 19 luglio 1903. Si impegnò per la formazione dei candidati al sacerdozio e dei presbiteri che voleva preparati culturalmente e impegnati nell’apostolato. La sua attenzione al seminario e all’educazione religiosa sfocerà in una lettera pastorale intitolata “Il Seminario” e nella chiusura temporanea del medesimo dal 1904 al 1907. Per la formazione permanente del clero fondò la Congregazione sacerdotale degli Oblati di Maria, sull'esempio di quella voluta da S. Carlo Borromeo, per la quale stese le costituzioni e della quale organizzò la vita comune guidando personalmente nella formazione spirituale i suoi membri. Ebbe un atteggiamento intransigente nei confronti del regime fascista attirandosi ingenerose calunnie e larvate persecuzioni, che sopportò con fermezza e pazienza evangelica. Un tratto tipico della pastoralità di Mario Sturzo fu la sua ansia per la conversione delle anime, che si tradusse in un attivismo apostolico, animato dalla carità pastorale tesa a valorizzare la centralità della parrocchia e la missione del laicato. Favorì il sorgere di opere sociali cattoliche a favore dei contadini e dei minatori, moltiplicò il numero delle parrocchie e rivolse particolare attenzione alle famiglie alle quali a partire dal 1934 era indirizzato il bollettino interparrocchiale: “L’Angelo della Famiglia”. Come studioso e come pastore meditò molto sul lavorio psicologico della conversione, dedicando a questo tema molti lavori. Ebbe viva la vocazione agli studi filosofici: dal 1915 in poi collaborò con la “Rivista di filosofia neoscolastica”. Negli anni Venti iniziò la sua attività di insegnamento della filosofia istituendo a Piazza Armerina il Liceo “Prospero Intorcetta”, gesuita piazzese missionario in Cina, noto per la sua traduzione in latino di alcune opere di Confucio. Uomo di vasta cultura, Mons. Mario Sturzo amò lo studio soprattutto della filosofia per allargare il suo apostolato anche fra gli intellettuali. Cercò di favorire un rinnovamento della filosofia cristiana, pubblicando dal 1927 al 1930 la “Rivista di autoformazione filosofica-letteraria”, che si ispirava come struttura alla “Critica” di benedetto Croce. Si confrontò criticamente con alcuni tra i principali esponenti della filosofia occidentale fra cui Maurice Blondel, Etienne Gilson, Benedetto Croce e Giovanni Gentile opponendosi al positivismo e all’idealismo. Nel 1931 dopo un‘ammonizione da parte della Congregazione del S. Ufficio, obbedendo con prontezza e serenità alle indicazioni della Santa Sede, cessò di occuparsi di filosofia e si dedicò a studi di ascetica, mistica, psicologia religiosa e ad una intensa attività pastorale di cui ci offrono una testimonianza le numerose lettere pastorali in cui tratta vari temi fra cui la formazione del clero, l’educazione cristiana, la conversione, la conoscenza di Dio, la vita in Dio, la preghiera, la devozione alla Madonna. Si dedicò alla poesia e compose le Visite e le Letture in versi al SS. Sacramento e alla Madonna, ispirate per contenuto e metodo alle “Visite” di Sant’Alfonso Maria de Liguori e agli Inni sacri del Manzoni. Per un decennio fu anche Segretario della Conferenza Episcopale Sicula ed estensore d’alcune lettere pastorali collettive. Si tenne sempre in stretto rapporto con il fratello Luigi. Il carteggio tra i due fratelli si incrementerà, allorquando Luigi, in esilio a Londra e Mario vescovo a Piazza Armerina, tra il 1924 e il 1940, si terranno in corrispondenza disputando su interessanti questioni di teologia, di spiritualità e di filosofia. Da queste lettere emerge, pur nella differenza delle loro personalità e delle loro storie personali, la loro profonda spiritualità, la comune ansia di santità, la grande apertura intellettuale e la carità pastorale che li portò ad approfondire la rilevanza culturale e sociale della fede vissuta all’interno della Chiesa. Gli autori citati più spesso sono S. Agostino, S. Bonaventura, S. Tommaso d’Aquino, S. Giovanni della Croce, S. Teresa d'Avila, S. Alfonso M. de' Liguori, S. Francesco di Sales, e tra i moderni, i filosofi francesi H. Bergson e M. Blondel, lo storico della spiritualità H. Bremond, il teologo domenicano R. Garrigou Lagrange. Precorrendo i tempi considerò l’educazione cristiana ai valori fondamentali della morale e della fede orientata alla santità tra le “ragioni supreme” del suo apostolato. Morì a Piazza Armerina il 12 novembre 1941, all’età di 80 anni. Mons. G. Jacono, vescovo di Caltanissetta e suo amico fraterno, nell’elogio funebre sottolineerà la totale obbedienza del Vescovo alla Chiesa, quale unica via di obbedienza a Dio. Mons. Francesco Olgiati, anche a nome di p. Agostino Gemelli, inviando un telegramma alla diocesi Piazzese per la dipartita del Vescovo Sturzo ebbe a dire che la sua morte non rattristava solo la sua diocesi, ma anche tutta l’Italia, espressione che mette in risalto la stima e il rapporto di amicizia personale che legava i tre pensatori.