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RECENSIONI
A cura di Michele Aglieri
M. G. Di Tullio (a cura di)
Media attivi e solidali. Laboratori di comunicazione e
arti-terapie nella relazione educativa e d'aiuto
La Meridiana, Molfetta (BA) 2013
Il volume raccoglie numerose propose di laboratorio e di analisi dei
linguaggi dei media da attuarsi nei vari contesti educativi e di aiuto, al fine
di stimolare una cultura media educativa che vada nella direzione di uscita
da un atteggiamento passivo nei confronti dei media, uscire
dall'impotenza e ritrovare la creatività. La prima parte del libro propone
una introduzione generale al mondo dei media, la sua valenza socioculturale e il suo utilizzo con particolare riferimento alla media educativo
e alle arti-terapie. La seconda indica alcuni possibili percorsi ed
esperienze.
Michele Aglieri
P. C. Rivoltella (a cura di)
J. P. Gee, Come un videogioco Insegnare e apprendere
nella scuola digitale
Raffaello Cortina, Milano 2013
Il volume, recentemente tradotto da Alessandra Carenzio e curato da Pier
Cesare Rivoltella, è la traduzione italiana di un classico della letteratura
educativa, in cui uno dei più insigni linguisti americani propone una
provocatoria
analisi
degli
effetti
positivi
dei
videogiochi
sull'apprendimento. Gee considera il videogioco il banco di prova delle
nuove teorie dello sviluppo cognitivo: studiando come funziona si
comprende come gli individui valutino e seguano un comando, assumano
ruoli, percepiscano il mondo. Nel dibattito attuale sull'introduzione della
MEDIA EDUCATION – Studi, ricerche, buone pratiche
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ISSN 2038-3002 - Vol. 4, n. 1, anno 2013, pp. 105-113
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tecnologia nella scuola, il volume indica nel videogioco un esempio di
come uno strumento didattico debba essere progettato per produrre
apprendimenti efficaci. L'approccio di Gee al videogioco è originale nella
misura in cui sposta l'attenzione dalla tecnologia al linguaggio,
identificando l'aspetto interessante del videogioco non tanto nel
dispositivo (lo schermo, la grafica, il joystick o gli altri strumenti di
interfaccia), quanto piuttosto nel sistema di comunicazione. Gee lo studia
per comprendere quali siano gli elementi grazie ai quali il giocatore
apprende in maniera efficace, spontanea, motivata, applicandosi per ore,
provando e riprovando fino a quando non trova una soluzione:
esattamente quello che si auspica facciano gli studenti a scuola.
Michele Aglieri
F. Ieracitano
Produzione e consumi culturali. Uno sguardo alle
tendenze contemporanee
Franco Angeli, Milano 2012
I processi di produzione e consumo culturale variano non solo da società a
società, ma anche di epoca in epoca e rappresentano dinamiche complesse
attraverso le quali una società costruisce e rafforza la propria struttura e
le identità collettive in essa presenti. La proliferazione di nuovi modelli di
industrie culturali e di prassi di consumo fa registrare un'inversione di
tendenza non solo nelle modalità con cui la cultura è prodotta all'interno
della società, ma anche nelle relazioni che il pubblico instaura con esse.
Questo cambiamento di rotta individua traiettorie entro le quali si
ridefinisce il rapporto dei pubblici con la cultura materiale. Da qui
l'esigenza di individuare un paradigma interpretativo attraverso il quale
riconcettualizzare la dialettica produzione/consumo che, oggi più che mai,
si articola nei termini di un rapporto tra proporre e recepire.
Ripercorrendo le riflessioni di autori classici e contemporanei del pensiero
sociologico, il volume si propone di esaminare le ricadute del mutamento
culturale sui modelli di consumo e le strutture della produzione culturale.
Le ricerche richiamate dimostrano che, malgrado le trasformazioni in atto,
produzione e consumo non rinunciano a esercitare forme "creative" di
controllo sociale.
Michele Aglieri
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E. Menduni
I linguaggi della radio e della televisione. Teorie,
tecniche, formati
Laterza, Bari 2013
Nato dal vivo dell'esperienza didattica universitaria del suo autore, questo
manuale introduce all'intero complesso di conoscenze, teorie e tecniche
che radio e tv hanno sviluppato sul campo o mutuato dal cinema, dal
teatro, dalla musica, dall'informatica, dalla fotografia. Pensato e
strutturato per l'uso didattico, il testo è accessibile anche a un pubblico più
ampio che si interessi alla comunicazione di massa nella società
contemporanea e alle ragioni della sua vasta popolarità.
Michele Aglieri
H. Rheingold
Perché la rete ci rende intelligenti
Raffaello Cortina, Milano 2013
Con questo corposo volume, il saggista americano Howard Rheingold
descrive le competenze essenziali per non farsi sommergere dal diluvio di
informazioni e per sviluppare tutto il potenziale dell'intelligenza collettiva
in rete. Nell'alfabetizzazione digitale sono in gioco conseguenze sociali e
personali assai più rilevanti che non il semplice arricchimento individuale.
Mettendo insieme i singoli sforzi, è possibile costruire una società più
seria, attenta e responsabile: innumerevoli piccoli gesti, come pubblicare
una pagina Web o condividere un link, se uniti fra loro, possono tradursi in
un patrimonio di beni comuni che migliora tutti.
Michele Aglieri
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N. Riccio (a cura di)
Schermi, finestre, cornici. L’esperienza mediale nel
tempo digitale
Liguori, Napoli 2013
I media digitali comportano una notevole semplificazione dei processi
comunicativi dall'ottica dell'utilizzatore e producono un effetto
prospettico per il quale in primo piano appare il contenuto comunicativo,
mentre gli aspetti strutturali che formano quel determinato contenuto
passano in secondo piano e tendono addirittura a scomparire. Le
interfacce, le cornici, ambiscono ad essere "naturali" imitando condizioni
pretecnologiche, riducendo la percezione degli elementi di artificialità e di
sintesi nell'interazione tra l'individuo e l'apparecchiatura tecnologica.
Questo testo si occupa proprio delle cornici mediali – quei processi
attraverso i quali i media intervengono a formare le nostre
rappresentazioni della realtà – che acquisiscono un'importanza
direttamente proporzionale all'evoluzione tecnologica dei media stessi.
L'indagine è condotta facendo dialogare fra loro approcci disciplinari
differenti, dalla mediologia alla linguistica.
Michele Aglieri
G. Riotta
Il web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel
mondo digitale
Einaudi, Torino 2013
«È possibile che il web ci renda liberi – afferma l’autore rispondendo alla
domanda posta dal titolo, e che sorregge implicitamente tutto il
ragionamento – solo nella misura in cui noi riusciremo a renderlo libero. Il
web ci renderà ignoranti se noi lo rendiamo ignorante. Il web sarà Inferno
o Paradiso se a programmarlo saranno Demoni o Angeli. Sarà invece solo
umano se a costruirlo saremo noi esseri umani» - Il volume propone un
contributo critico alla rivoluzione digitale che governa ormai la nostra vita.
Ci chiediamo, tra speranze e nevrosi, se il web ci renda liberi o ci opprima,
ci arricchisca o renda miserabili. Con la fine del Novecento si è chiuso il
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secolo delle Masse e si è inaugurato il XXI, quello delle Persone, gli
Individui. Ma a decidere le sorti della rivoluzione saranno i nuovi
contenuti che sapremo creare, senza lasciarci ipnotizzare dalla potenza
della tecnologia.
Michele Aglieri
A. Parola, A. Rosa, R. Giannatelli (a cura di)
Media linguaggi creatività. Un curricolo di media
education per la scuola secondaria di primo grado
Erickson, Trento 2013
Come affermano Ligorio ed Hermans, «nella società contemporanea gli
strumenti attraverso cui raccontarsi crescono in maniera esponenziale: il
testo diventa multimediale, oppure si frammenta per diventare chat, sms,
forum; le voci sono veicolate dal telefono e dalla webcam; le immagini
statiche o in movimento accompagnano in modo capillare la nostra
giornata (tv, giornali, pubblicità, videotelefonia, mondi virtuali)». Pertanto
«ogni formato comunicativo si ibridizza e si mescola con altri formando
nuovi scenari comunicativi»1. I nostri processi di comunicazione sono
caratterizzati da una crescente influenza dei nuovi media; il dialogo è
ampliato dalla comunicazione mediata che può rappresentare un labirinto
di percorsi alternativi e intricati, di strade e interazioni percorribili e poi
deviabili, di dialoghi confusi e senza filo.
Il volume Media, linguaggi, creatività. Un curricolo di media education per
la scuola secondaria di primo grado nasce dall’esperienza del MED,
Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, che
intende promuovere lo studio della comunicazione in funzione educativa.
Il testo, che fa parte della collana “Media Education: Studi e proposte”
edita da Erickson, costituisce il seguito ideale del volume pubblicato nel
2006 Primi passi nella media education2, in cui si proponeva un curricolo
integrato per fornire una completa e progressiva competenza mediale ai
bambini dai 5 agli 11 anni.
Media, linguaggi, creatività propone una serie di percorsi dedicati alla
scuola secondaria di primo grado che possono essere realizzati da
educatori ed insegnanti che desiderino innovare la propria didattica,
creando occasioni di sperimentazione per i più giovani che consentano di
M.B. Ligorio e H. Hermans, Identità dialogiche nell’era digitale, Erickson, Trento 2005.
F. Ceretti, D. Felini e R. Giannatelli (a cura di), Primi passi nella media education.
Curricolo di educazione ai media per la scuola primaria, Erickson, Trento 2006.
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integrare la vita quotidiana dei ragazzi e i loro interessi all’utilizzo dei
media e alle materie scolastiche.
Il volume si articola in dieci percorsi mediaeducativi che puntano
sull’aspetto creativo e ludico dell’uso degli strumenti mediali, dal
videogioco ai format televisivi, dai cellulari (e smartphone) alla carta
stampata, dal web ai fumetti al teatro. Ciascun percorso comprende
un’introduzione teorica al medium considerato, attività organizzate con
metodi specifici e schede didattiche che propongono sia lavoro individuale
sia in piccoli gruppi, per promuovere il confronto dei ragazzi con il gruppo
classe, l’espressione delle proprie opinioni e la conoscenza di sé. Il testo è
suddiviso in due parti: la prima sezione presenta il contesto teorico e
metodologico di riferimento mentre la seconda è dedicata alla descrizione
dei percorsi curricolari.
Il testo risulta essere di facile consultazione grazie alla struttura leggera
che prevede all’interno dei percorsi un’accurata descrizione delle attività
proposte, numerosi collegamenti, approfondimenti e l’intreccio di vari
linguaggi, offrendo al lettore idee, spunti e nuove possibilità di lavoro e di
sviluppo oltre che di adattamento dei contenuti al proprio contesto di
lavoro. Ogni attività riferita al medium trattato viene ricondotta a
proposte disciplinari con riferimenti a materie scolastiche attraverso
l’elaborazione di progetti di ricerca, l’utilizzo di forme di scrittura creativa
e la sperimentazione dell’utilizzo integrato di più codici.
La proposta educativa alla base della metodologia adottata nel testo
intende considerare l’analisi e la riflessione sui prodotti mediatici come lo
strumento per sviluppare nei ragazzi competenze e abilità per lo sviluppo
personale e sociale e forme di cittadinanza attiva attraverso la promozione
del pensiero critico, inteso come capacità di reagire attivamente ai
messaggi proposti dai mezzi di comunicazione imparando a confrontarsi
per ricercare significati e condividere schemi di comprensione della realtà.
Il cellulare ad esempio, all’interno del percorso n.4, Racconto e mi racconto
con il cellulare (pp. 143 ss.), viene proposto come nuova risorsa per
l’apprendimento. Tale strumento costituisce un archivio della vita
quotidiana, grazie alla possibilità di scattare foto, fare filmati, ricordare e
tenere traccia di informazioni ed eventi. Questo materiale è oggetto di
scambio, condivisioni, discussioni, pubblicazioni. Per stimolare un utilizzo
più riflessivo del cellulare viene proposta un’attività di mobile-storytelling,
narrazione di storie individuali e collettive finalizzata alla produzione di
brevi segmenti narrativi connotatati da intenzionalità comunicativa e
supportati da social network come Facebook. Alcuni interessanti spunti
per la didattica disciplinare presentano la possibilità di studiare storia
creando timeline interattive (linee del tempo) oppure imparare la
geografia dando voce alla mappe del luogo in cui ci si trova, attraverso la
creazione di audiorgistrazioni.
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E se Facebook diviene lo spazio virtuale in cui tracciare la propria vita
personale, leggendo a ritroso la bacheca, la musica può rappresentare un
grande racconto sociale, prendendo vita nell’atto della narrazione e nei
discorsi che genera tra i suoi fruitori. Il percorso n.10, Un mondo di suoni
(pp. 285 ss.), presenta un esempio di proposta da integrare al percorso
didattico tradizionale che consiste nel far comprendere le potenzialità
comunicative ed espressive del rap attraverso sperimentazione del ritmo
della parola. Giocare con i testi delle canzoni per trovare e realizzare
composizioni poetiche, metafore, neologismi. La musica sostiene un ruolo
fondamentale nei processi di comunicazione e socializzazione, non
conosce barriere culturali, linguistiche, razziali e agisce profondamente su
stati umorali, emotivi e sensoriali nell’ascoltatore.
Attraverso l’integrazione di testo e immagini i fumetti possono diventare
lo spunto per comprendere le caratteristiche psicologiche del proprio
personaggio preferito e le intenzioni comunicative dell’autore, per
riflettere sulla tonalità e sulle emozioni espresse attraverso le vignette e
per dare vita a una sceneggiatura o addirittura al proprio avatar. Un
approfondimento del percorso n.3, I miei pensieri a strisce (pp. 99 ss.),
suggerisce di intrecciare questa attività a educazione fisica, dando spazio
all’approfondimento del codice non verbale attraverso l’utilizzo del mimo
e della drammatizzazione.
All’interno dei percorsi proposti dal testo i linguaggi digitali si intrecciano
con i linguaggi espressivi come il teatro. L’esperienza teatrale pone al
centro l’individuo nella sua totalità favorendo nell’individuo la presa di
consapevolezza del proprio corpo, la comprensione della relazione con il
corpo dell’altro, la presa di coscienza delle proprie capacità espressive. Il
percorso n.8, L’enigma del burattino (pp. 229 ss.), propone un’attività di
costruzione di burattini sviluppata attraverso la possibilità di realizzare
improvvisazioni in piccoli gruppi, scrivere la carta d’identità del burattino,
che rappresenta il doppio del suo creatore, e creare una drammaturgia a
partire da libri di poesie scelti da ragazzi o da opere letterarie inerenti al
programma scolastico.
Altre attività proposte nel percorso n.2, 3, 2,1…Cinema (pp. 99 ss.) mirano
a fornire ai ragazzi chiavi di lettura e di interpretazione dell’universo
cinematografico, proponendo attività di editing, di analisi e di lettura di
audiovisivi e di trailer, dotati di complessità semiotica e di obiettivi
comunicativi interessanti da trattare anche in ottica interculturale in
relazione a come viene modificato il trailer dello stesso film nei diversi
contesti culturali in cui viene trasmesso.
La media education e i percorsi tracciati in questo volume si configurano,
come viene dichiarato nel testo, «una nuova e potente arma a disposizione
di insegnanti e studenti impegnati nella costruzione di una cultura nuova,
realmente condivisa, capace di fondarsi anche sulle competenze pregresse
e le passioni degli allievi, trovando spazi di ricongiungimento con il
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territorio e i tempi di educazione informale di cui i media fanno parte» (p.
37). L’intreccio di linguaggi digitali ed espressivi è interessante e
stimolante in ambito educativo. Anche in rete come in teatro si possono
incarnare diversi ruoli e indossare diverse maschere, una proposta
educativa che tenga conto di differenti codici permette di esplorare diversi
mondi e di ampliare i confini della propria identità.
L’insegnante che intendesse muoversi in un ottica di apprendimento
esperienziale è chiamato a sua volta a un percorso (auto)formativo, in
quanto non si tratta solo di padroneggiare nuove tecniche ma di incarnare
una logica con la quale guardare le tradizionali pratiche formative per
rigenerarle oppure ideare nuove pratiche.
Ilaria Caelli
B. Ballardini
La morte della pubblicità. La stupidità nell’epoca della
sua riproducibilità tecnica
Lupetti, Milano 2012 (edizione aggiornata)
In quanti e quali modi è possibile, oggi, parlare di pubblicità? Come fare il
punto su un mondo che appare più che mai complesso e che – da sempre –
difficilmente svela le sue logiche profonde? Quali relazioni la pubblicità
intesse con l’universo generale dei media e con la nostra cultura e la
nostra libertà intellettuale? Quali rischi corriamo nella società della
comunicazione?
Una chiave di lettura ci viene data dalla riedizione aggiornata di
quest’opera del pubblicitario e saggista Bruno Ballardini, di piacevole
lettura e con il sapore – in molte sue pagine – di un’invettiva.
Due – ci sembrano – le principali tesi del libro: da un lato, l’Autore ci porta
con competenza in un contesto intricato, di cui traccia un’analisi
diacronica e ricca di esempi, enumerando errori e ingenuità commessi in
virtù di una ricerca affannosa alla persuasione, rea di aver fatto mancare
alla professione creatività reale, onestà intellettuale e capacità di lettura
critica; dall’altro lato, la “stupidità” del linguaggio pubblicitario sarebbe
colpevole di avere – nel tempo – narcotizzato l’uomo.
Sul primo versante, appaiono di sicuro interesse la capacità di questo libro
di alfabetizzare il lettore alle logiche pubblicitarie e la produzione di un
punto di vista originale, tanto più se si pensi che l’Autore proprio a questo
mondo ha dedicato buona parte della sua vita professionale: in tempi di
crisi dialogica fra la media education e il mondo dei media un testo
MEDIA EDUCATION – Studi, ricerche, buone pratiche
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“arrabbiato” scritto da un professionista del settore ci appare un
contributo di una certa importanza.
Sul secondo – su cui ci soffermiamo maggiormente – il libro ha la capacità
di attualizzare un aspetto che la media education – parliamo di alcune sue
derive evidenti – rischia di perdere di vista pericolosamente: «Baudrillard
osservò che tutti i codici di comunicazione si sono prima o poi conformati
al modello persuasorio della pubblicità. Ne consegue che su questo
modello si sono strutturati sempre di più non solo i tradizionali ‘mezzi di
comunicazione’ o la pubblicità stessa, ma anche una cospicua parte
dell’ambiente che ci circonda. Gli oggetti intorno a noi si sono via via
ricoperti di una ‘patina comunicazionale’ che li ha trasformati in altrettanti
emittenti di segnale. Ciò costituisce un gravissimo pericolo anche per l’era
della comunicazione ipermediale e interattiva» (p. 103). In questa
considerazione crediamo risieda il pericolo centrale della società in cui
viviamo, una società centrata sulla comunicazione i cui contenuti
sostanzialmente rischiano di diventare soltanto una componente
marginale e necessaria al suo funzionamento. Nel gioco, oggi spesso
perverso, tra «emittente reale», «emittente virtuale» (il pubblicitario, il
comunicatore) e « ricevente», la significatività dei contenuti e la capacità
di senso critico sono in fortissimo rischio.
Ballardini sostiene però anche che « […] non riusciremo a fare a meno dei
media, in quanto strumenti di interazione con il mondo. L’unica possibilità,
dunque, è quella di provocare una sorta di ‘distacco cosciente’ dallo
spettacolo che noi stessi abbiamo creato e quindi di riacquistare
autocoscienza. Occorre in sostanza svelare le modalità e i meccanismi del
virtuale, affinché esso non prenda il posto del reale, sostituendolo» (p.
101).
Il rischio è grande, ma se il volume appare – per lunghi tratti – un viaggio
verso la ferinizzazione dell’uomo, nella parte conclusiva del testo l’Autore
traccia per noi la direzione di uscita dal «Mediaevo», tempo lunghissimo di
«stupidità metodologica» da parte dei pubblicitari: un resettamento del
know how fin qui acquisito, una stabilizzazione del sistema mediatico
(totalmente collaborativo e interattivo) capace di sfruttare appieno il
potenziale delle nuove tecnologie e l’adeguamento a una fase
«rinascimentale», in cui il «dialogo» diverrebbe la parola chiave e in cui il
«peso della comunicazione» si sposterebbe «dall’infotainment al
trasferimento di pura informazione», verso «scenari in cui la
comunicazione diventa sempre meno persuasione e sempre più
informazione e servizio» (cfr. pp. 165-172).
Utopia? Speriamo di no.
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