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P e r i o d i c o b i m e s t r a l e a n n o X n° 5 6 o t t o b r e 2 0 1 4
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Il morbo di Parkinson
Nuova tecnica chirurgica nel tumore alla prostata
La cardiologia riabilitativa e preventiva
Il blocco negli studi universitari
Saperne di più sulla vitamina D
Mi rifaccio il naso
Sport & alimentazione
L’ipertiroidismo
La natura sa come aiutarci
a “rimettere in moto” l’intestino.
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individuato nella carenza di
Melatonina, sostanza ormonale prodotta di notte da
una ghiandola del cervello,
una delle cause alla base di
questo problema di cui soffre
circa un terzo della popolazione italiana.
La vita stressante e le preoccupazioni di tutti i giorni,
l’abuso di farmaci, la menopausa e per chi viaggia i continui cambi di fuso orario, sono
alcune delle ragioni o stili di
vita che sempre più frequentemente causano disordini nel
ritmo sonno/veglia.
L’assunzione di 1 mg di Melatonina, meglio ancora se
potenziata con estratti vegetali specifici, contribuisce alla
riduzione del tempo richiesto
per prendere sonno e, quando serve, ad alleviare gli effetti del jet-lag: non a caso è stato coniato un detto, “una bella
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spalle la sensazione di tensione dovuta alla stanchezza.
Periodico bimestrale di salute & benessere
Direttore Editoriale
On. Dott. Luigi Zocchi
Direttore Responsabile
Giovanni Nello Franchi
Arrivano nuovi
bambini. Che regalo
abbiamo per loro?
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Varese
Caporedattore
Luisa Nobili
Comitato di redazione
Rachele Aspesi
Gianluca Bonicalzi
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Hanno collaborato a questo numero
Marco Ambrosetti
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Segretaria di redazione
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Graffiti s.a.s.
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Anno X - n° 56 ottobre 2014
Copia Omaggio
Tiratura 20.000 copie
Distribuzione in 215 farmacie di Varese
e provincia.
Graffiti Editore
ROC - Registro Operatori di
Comunicazione
n° 13729
Registrazione testata Tribunale
di Varese
n° 871 del 22/4/2005
Stampa - Roto3
Sono vietati la riproduzione e l’uso
anche parziale di testi, illustrazioni e foto.
Troverai il prossimo
numero di Farmacia Fiducia
a dicembre nella tua farmacia.
Spazio riservato al timbro della farmacia
G
uardandomi in giro ed osservando le persone che entrano in farmacia
mi ero fatto l’idea che le nascite fossero tornate ad aumentare e che ci
fossero nuovamente famiglie con più figli.
Molti neonati in effetti non sono di famiglie italiane e molti sono figli di immigrati
che sono in Italia già da due o più generazioni.
E’ così che nelle strade di quasi tutte le nostre città ed anche nei piccoli centri
capita ormai di incontrare bambini di diverse razze e religioni che giocano tranquillamente tra loro, trasferendo spesso la loro amicizia anche alle famiglie.
Così si vedono ai “giardinetti” mamme di diversa origine che tranquillamente si
scambiano idee ed opinioni; sono lo stato globale e la società multietnica che progrediscono continuamente.
Una cosa molto interessante è anche il livello di attenzioni che i genitori rivolgono
ai neonati.
Indipendentemente dalla propria origine, la stragrande maggioranza delle famiglie
osserva con scrupolo le indicazioni del pediatra e, più in generale, dei medici che
seguono famiglia e bambini.
Certo non mancano a volte difficoltà di comunicazione e di comprensione precisa di quello che va somministrato al nuovo nato e sulla sua alimentazione, dal
momento che in alcune religioni non è previsto che sia la mamma a parlare con il
“dottore”, ma solo il padre.
In tutti i casi la farmacia diviene un punto di riferimento irrinunciabile per genitori
e bimbi.
Il linguaggio semplice del farmacista e il supporto di strumenti informatici idonei,
che permettono di riportare le indicazioni in molte lingue straniere, consentono
di migliorare la comprensione di ciò che va fatto e di portare alla corretta somministrazione di farmaci e di integratori vitaminici indispensabili per la positiva
crescita dei nuovi arrivati.
Questa attenzione sarà ancora aumentata in futuro con lo sviluppo di ulteriori
progetti portati avanti dalle associazioni delle farmacie in previsione della futura
EXPO mondiale del 2015.
Guardando un po’ di statistiche sulle nascite ho scoperto che i nuovi nati non sono
aumentati in modo rilevante e che, in molti ospedali dotati di importanti reparti di
neonatologia, il mantenimento dei numeri delle nascite è garantito dall’apporto di
figli di immigrati o da famiglie di stranieri già residenti in Italia da anni.
Una domanda che mi suggeriscono spesso amici e conoscenti riguarda cosa possa
offrire al neonato e quali prospettive per il futuro riservi il mondo in cui viviamo,
ed in particolare la nostra amata Italia che, evidentemente, offre un importante
richiamo a popolazioni che affrontano pericoli e difficoltà incredibili per cercare
di raggiungere questa ambita meta.
Ma qualche cosa di buono credo che ancora sia offerta.
In base alle statistiche la speranza di vita per i nuovi nati, in Italia, è di ben 84
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3
F A R M A C I A
F I D U C I A
Il morbo di Parkinson.
Seconda parte.
Dott.ssa Luisa Nobili
Farmacista
Continua l'approfondimento sul morbo
di Parkinson, malattia neurologica che
colpisce il 3 per mille della popolazione
generale per lo più maschi con un'età
d'esordio che si fa sempre più giovane.
I
l morbo di Parkinson è
dovuto all'alterazione di
una sostanza, la dopamina, neurotrasmettitore
coinvolto nel controllo dei
movimenti di tutto il corpo:
si manifesta con tremori, rigidità, lentezza nell'agire.
La levodopa è stata introdotta nella pratica clinica alla fine
degli anni Sessanta ed è tuttora il farmaco cardine della
terapia: agisce trasformandosi
nell'organismo in dopamina
che in questa malattia risulta
carente a livello cerebrale.
È presente in molte specialità
medicinali che vengono assunte per via orale in associazione
con alcune sostanze (benserazide, entacapone, carbidopa) inattive dal punto di vista
terapeutico, ma fondamentali
per rendere efficace a livello
centrale la levodopa. Ricordiamo i nomi commerciali di
farmaci più noti: Madopar®,
Sinemet®, Sirio®, Stalevo®.
L'importanza dell'alimentazione.
La necessità di proporre una
dieta specifica ai malati di
Parkinson in terapia con levodopa è avallata da numerose
ricerche scientifiche che confermano come la composizione dei pasti possa interferire
con l'efficacia della terapia farmacologica.
La levodopa chimicamente
è un aminoacido neutro che
viene assorbito con un mec-
canismo uguale a quello delle
proteine alimentari: il farmaco
e le proteine assunte ai pasti
utilizzano lo stesso "trasportatore" e competono tra loro,
cioè esiste una spiccata interferenza che può modificare il
risultato terapeutico.
La levodopa dopo essere stata
assorbita dal tratto gastrointestinale, passa nel sangue, supera un grande ostacolo, la barriera ematoencefalica, prima di
trasformarsi in dopamina nel
sistema nervoso centrale.
È importante che la concentrazione del farmaco sia costante
perchè, in caso contrario, può
ridursi il beneficio. L'alimentazione in questo caso ha davvero un ruolo fondamentale in
quanto la variazione dell'efficacia del medicinale si traduce
in un risultato poco stabile nel
controllo dei movimenti.
È necessario quindi:
• sottolineare che se il paziente
assume levodopa bisogna curare con particolare attenzione l'alimentazione per
controllare le manifestazioni
motorie tipiche della malattia
limitando l'apporto proteico
(latticini, pesce, uova, carne,
legumi) solo a cena, mentre a
pranzo è consigliabile la pasta
condita in modo leggero con
un sugo vegetale, seguita da
verdura e frutta.
• assumere la levodopa a stomaco vuoto cioè trenta minuti
prima del pasto. Nelle fasi
iniziali del trattamento (come
ben specificato nel foglietto
illustrativo ad esempio del
Madopar) possono verificarsi
disturbi gastrointestinali che
si cercherà di mitigare assu-
F A R M A C I A
mendo il farmaco con uno
spuntino ad esempio biscotti
ed attraverso un graduale aumento del dosaggio deciso
dal medico.
• è indispensabile determinare
individualmente la posologia
giornaliera ottimale e raggiungerla con un aggiustamento
ragionato delle dosi.
La necessità di bere.
L'acqua migliora e rende più
rapido l'assorbimento del farmaco ed idrata l'organismo
con un effetto benefico sulla
stitichezza, complicanza frequente del Parkinson: le compresse devono essere quindi
ingerite con abbondante acqua. Nell'arco della giornata
è consigliabile berne un litro:
una buona occasione è sorseggiare dell'acqua dopo avere
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4
Il morbo di Parkinson.
La danza irlandese
nella riabilitazione
del morbo di Parkinson.
La riabilitazione per i pazienti affetti da malattia di Parkinson è un punto fondamentale
considerata la ridotta attività
fisica, i problemi motori e la
qualità di vita, a volte compromessa. La musica fin dall'antichità è stata utilizzata ai fini
terapeutici come complemento nella riabilitazione di numerose malattie neurologiche: in
particolare la melodia ritmata
permetterebbe di migliorare
i disturbi come il blocco del
movimento prima di mettersi
in cammino o durante i cambi
di direzione tipici dei pazienti
con Parkinson.
Strettamente connessa alla
musica è la danza che migliora la mobilità, l'equilibrio e
genera buonumore: naturalmente va condotta in condizioni di grande attenzione e
con esperti vista la difficoltà
di movimento dei malati parkinsoniani.
La danza irlandese non è un
ballo qualunque: è nata in una
terra semplice e generosa, ricca di tradizioni e di leggende,
possiede un ritmo gioioso ed
è estremamente divertente e
coinvolgente.
Personalmente ho assistito
molti anni fa a Galway sulla costa Occidentale dell'Irlanda ad
un incredibile spettacolo di
danze irlandesi davvero indimenticabile per il calore umano e l'allegria generale.
Il progetto di ricerca è stato condotto presso l'Ospedale S. Raffaele Arcangelo Fatebenefratelli di Venezia in pazienti con Parkinson leggero e
moderato ed ha evidenziato
un significativo miglioramento
nella qualità della vita e nella
mobilità tanto che innumerevoli iniziative analoghe stanno nascendo nel mondo presso le Associazioni Parkinson,
specialmente nell'area anglosassone. In conclusione musica e danza, se scientificamente impostate, sembrano essere
una proposta significativa nella neuroriabilitazione.
5
assunto il farmaco. La malattia
di Parkinson ed i farmaci correlati non escludono l'uso di
piccoli quantitativi di bevande
alcoliche, per esempio mezzo
bicchiere di vino rosso a pasto, eliminando superalcolici
A proposito di pugilato.
È stato stilato da un'équipe
di medici inglesi un allarmante rapporto su encefalopatie
e pericolosità del pugilato: c'è
una vera e propria sproporzione tra i casi evidenziati tra i pugili (ben 284) ed ad esempio gli
atleti praticanti rugby (2) e calcio (5). I disturbi si manifestano
non come un vero e proprio
morbo di Parkinson, ma come
un "parkinsonismo" cioè tremore, rigidità, movimenti difficoltosi. In questo senso si parla
di una vera e propria malattia
professionale dei pugili dovuta
a lesioni per lo sbattere del cervello contro la scatola cranica
(non per la degenerazione progressiva delle cellule dei gangli della base cerebrale e mancanza di dopamina come nel
Parkinson). La sindrome viene
chiamata del punch-drunk ed
è uno stato di obnubilamento
delle facoltà cognitive, una specie di ubriacatura permanente. Indispensabile quindi l'uso
dei caschetti protettivi e round
più brevi per diminuire la fatica degli atleti perchè i colpi si
assorbono meno quando si è
più stanchi.
e le dannose bevande gasate e
zuccherine.
Concludiamo dicendo che
una corretta alimentazione
è un presupposto essenziale
nella terapia del morbo di Parkinson non solo per far sì che
la cura sia ottimale, ma anche
per evitare pericolose carenze
nutrizionali con conseguente
malnutrizione. La cura di una
malattia è fatta quindi di mille
aspetti: il farmaco rappresenta una parte importante, ma
comportamenti responsabili
consigliati dal proprio medico
e ricordati dal farmacista creano una vera e propria educazione sanitaria che coinvolge
non solo il malato, ma anche
e soprattutto i suoi cari.
UN ILLUSTRE MALATO DI PARKINSON: IL CARDINAL
MARTINI
Tra le personalità affette dal morbo di Parkinson il Cardinal Martini ha rappresentato sicuramente una delle figure
più significative per la profondità delle sue parole che riportiamo:
"...è molto importante non lasciarsi andare, scuotersi e favorire tutte quelle attività che possono indurre ad entusiasmo, gioia nell'agire, gusto di riuscire. La mia piccola
esperienza mi ha mostrato come può essere importante
anche l'uso della musica per un malato di Parkinson che ha
bisogno di muoversi in particolare camminare a tempo e
con ritmo. Vorrei descrivere ciò che mi ha aiutato: ho provato la melodia di vari autori, ma credo che ciascuno dovrà esercitarsi con l'ascolto di diversi musicisti e scegliere
il più adatto. Nel mio caso ritengo che la musica di Mozart
stimoli la fantasia ed il tono affettivo ad entrare in una
condizione ottimale per agire con impegno e superare le
remore ed i blocchi dell'azione..."
F A R M A C I A
F I D U C I A
da sapere
Diabete: raddoppia
il rischio bere più di
3 tazze di caffè al dì.
Bere più di tre tazze di caffè al
giorno può raddoppiare il rischio di sviluppare il diabete.
Almeno questo è quanto emerso da uno studio dell'Ospedale
Sant'Antonio di
San Daniele del
Friuli in provincia
di Udine, riportato sul quotidiano
britannico Daily
Mail. I ricercatori
hanno studiato 1.180 pazienti
di età compresa tra i 18 e i 45
anni, che hanno sofferto di una
prima fase di ipertensione ma
non di diabete. Dei soggetti l'87
per cento ha bevuto da una a
tre tazze di caffè al giorno, mentre il 13 per cento ne ha bevute
di più. Lo studio ha trovato che
il 42 per cento dei partecipanti
metabolizzavano velocemente
la caffeina mentre il 58 per cento
lentamente. Nel corso di 6 anni,
gli scienziati hanno diagnosticato prediabete nel 24 per cento
dei pazienti. I bevitori di caffè
moderati sono risultati avere un
34 per cento di rischio in più di
prediabete, mentre i bevitori
pesanti un aumento del 50 per
cento. Non solo. Il rischio di sviluppare il prediabete è risultato
più alto nei metabolizzatori lenti di caffeina. "L'effetto del caffè
sul prediabete dipende da due
fattori, cioè la quantità di assunzione di caffè al giorno e il
background genetico dell'individuo", ha concluso Lucio Mos,
autore dello studio.
Nuova tecnica chirurgica nel tumore
alla prostata.
Intervista al
Prof. Alberto Roggia
Primario Emerito di Urologia
Docente a contratto alla
Università degli Studi di Pavia
www.profroggia.it
Il Prof Alberto Roggia viene intervistato
dal Dott. Luciano Onder nella rubrica
Medicina 33 di RAI DUE: mantenimento
della continenza urinaria e buona qualità
della vita nel paziente operato.
In RAI DUE - Medicina
33, nella recente trasmissione di giugno 2014, è
stato intervistato dal Dott.
Onder su una nuova tecnica chirurgica da lei personalmente messa a punto
ed adottata nella cura del
tumore prostatico: cosa ci
può dire in proposito Prof.
Roggia?
Sono stato invitato a Medici-
tifiche di cultura urologica
internazionale.
Perchè una nuova tecnica operatoria, visto che
attualmente abbiamo il
robot chirurgico e la laparoscopia? Inoltre, non
è più utilizzata la tecnica
classica?
La domanda è molto interessante perchè mi permette di
risultati di “radicalità oncologica” e quindi di guarigione
dal tumore in altissime percentuali, per cui non sussiste supremazia di una tecnica
rispetto ad un'altra. Tuttavia
occorre subito segnalare che
tutte le tre tecniche sopra indicate possono purtroppo comportare due effetti indesiderati, rappresentati dall'impotenza e dall'incontinenza delle
na33 di Rai Due per segnalare gli ottimi risultati ottenuti
con una tecnica chirurgica a
cui ho apportato varianti e
modifiche personali innovative, e che è stata recentemente pubblicata su riviste scien-
subito segnalare che tutte le
tre tecniche chirurgiche oggi
utilizzate, e cioè sia la chirurgia tradizionale-classica sia la
chirurgia robot-assistita e la
laparoscopica consentono di
ottenere gli stessi ed identici
urine, in percentuali segnalate
in letteratura scientifica che
raggiungono anche il 15-20%
dei casi, e ciò, come è ben
intuibile, preoccupa non poco
il paziente che vede inficiata la
sua futura qualità di vita.
F A R M A C I A
Ma perchè sono possibili
queste due complicanze,
la perdita delle urine e la
disfunzione sessuale?
Preciso anzitutto che si tratta
di sequele indesiderate, ma
non si può certamente parlare di complicanze legate
all'intervento stesso, bensì
sequele legate essenzialmente
alla posizione topograficaanatomica della prostata. Mi
spiego meglio: la prostata è
anatomicamente posizionata
in strettissima continuità con
lo sfintere interno vescicale
(che è struttura definita “nobile” perchè importantissima
per la continenza dell'urina)
e con i nervi preposti alla erezione. Essendo quindi prioritario, in funzione della guarigione totale del paziente, la
rimozione di tutta la prostata
e della sua capsula, ma pure
dei tessuti peri - prostatici e
spesse volte anche dei linfonodi, è più che evidente che
non si possano preservare
completamente per “necessità chirurgica oncologica” i
nervi dell'erezione, così come
non si possa conservare nella
sua totalità anatomica lo sfintere vescicale interno.
Per evitare l'incontinenza
urinaria, lei Prof. Roggia
cosa ha inventato?
Per correttezza specifico che
F I D U C I A
6
Nuova tecnica chirurgica nel tumore alla prostata.
ho “rivisitato” con varianti e modifiche personali una
tecnica che è stata proposta
qualche anno fa al Congresso della Società Americana
di Urologia. In pratica ho
introdotto ed adottato alcune modifiche di tecnica operatoria difficili da spiegare
nei dettagli e che si sono
rivelate come importanti e
significativi “valori aggiunti”
di grande utilità rispetto alla tecnica classica, in quanto
l'incontinenza urinaria è ora
inferiore al 3% dei casi. Posso sintetizzare le modifiche
e pure chirurgia delicata e
quindi la meno traumatica
possibile sulle strutture anatomiche più “nobili”, così
definite in quanto sono di
rilevante importanza per la
futura qualità di vita del paziente; con la strumentazione
da microdissezione si riesce
infatti a salvaguardare o conservare totalmente lo sfintere
vescicale interno che svolge
un ruolo fondamentale per la
continenza delle urine.
b. inoltre ho introdotto la
tecnica “tension free” nella
sutura tra vescica e l'uretra,
da me introdotte nei seguenti
due punti essenziali:
a. utilizzo anzitutto sistemi
di forte ingrandimento del
campo operatorio mediante
lenti telescopiche di alta
definizione o microscopio
frontale al fine di consentire di poter effettuare una
microdissezione anatomica,
con strumentazione dedicata
estremamente fine, finalizzata alla rimozione accurata
e quanto mai precisa della
prostata.
Ciò consente di realizzare
una “chirurgia del particolare anatomico” cioè chirurgia di massima precisione
dopo l'asportazione della prostata quindi anche dell'uretra
prostatica e ciò contribuisce
ad ottenere una perfetta continenza urinaria in più del
97% dei pazienti operati.
Ci può dire come è nata questa sua geniale idea
chirurgica? Un lampo di
genio o un colpo di fulmine?
Nulla di tutto ciò, perchè la
variante tecnica operatoria da
me introdotta scaturisce sia
dalla lunga esperienza chirurgica urologica maturata in
più di quarant'anni di attività
e realizzata spesse volte con
Se il lettore desiderasse visionare la recente intervista in Medicina 33 potrà seguire il seguente link:
VideoRai.TV-TG2-Medicina33 del 17.06.2014.
Se invece volesse visionare la registrazione di intervento chirurgico effettuato dal Prof. Roggia e trasmesso in TG2 Medicina 33 dovrà seguire il seguente
link: VideoRai.TV-TG2-Medicina33 del 15.06.2011.
Continua a pagina 30
7
F A R M A C I A
F I D U C I A
da sapere
Terapia a sei mesi di vita elimina i sintomi dell'autismo.
Intervenendo già a sei mesi con giochi mirati e piccole terapie psicologiche che possono essere fatte dai genitori i
bambini con autismo a tre anni non mostrano i sintomi e
hanno una vita normale. Lo afferma un piccolo studio preliminare pubblicato dal Journal of Autism and
Developmental Disorders coordinato da Sally
Rogers dell'università della California Davis.
Il metodo ideato da una ricercatrice è stato
usato con sette bambini tra 6 e 15 mesi che
mostravano i primi segni di autismo, come la
diminuzione del contatto visivo, la difficoltà a
interagire con gli altri o i movimenti ripetitivi,
sei dei quali all'età di tre anni non hanno mostrato sintomi. Il metodo, chiamato Infant Start,
consiste nell'insegnare ai genitori piccoli 'trucchi' per aumentare le interazioni con i piccoli. Se ad esempio un bimbo era attirato da un animale di pezza il genitore doveva entrare nel campo visivo del bimbo e giocare
anche lui con l'animale, nascondendolo sotto la maglia, in
modo da attirare su di sè l'attenzione. Dato lo scarso numero di soggetti studiati, scrivono gli autori, è presto per
sapere se la terapia può funzionare anche a lungo termine
e su tutti i bambini con questo problema, ma i risultati sono
promettenti.
Lo zucchero è l'unica causa delle carie
di grandi e piccini.
Il consumo va ridotto al massimo al 3% dell'energia giornaliera. Spiega in una nota Aubrey Sheiham, a capo di
una review internazionale pubblicata su BMC Public health: "Abbiamo confrontato la diffusione di
carie nel mondo con l'alimentazione di bambini ed adulti - precisa lo scienziato -"Negli
Stati Uniti il 92% degli adulti fra i 20 e i 64
anni ha almeno una carie nei denti permanenti e nel mondo l'incidenza è aumentata in
modo vertiginoso correlato con il consumo
di zucchero. Nei bambini un incremento nel
consumo di zucchero da zero al 5% raddoppia la prevalenza delle carie e il consumo di
alimenti dolci continua ad aumentare". I ricercatori sono a favore della 'sugar tax' per
le industrie alimentari e auspicano che riformulino dolci
e bevande riducendo progressivamente il contenuto di
zucchero al massimo al 2,5%.
La cardiologia riabilitativa e preventiva:
preziosa alleata contro l’infarto
e le malattie cardiovascolari.
Dott. Marco Ambrosetti
Specialista in Cardiologia e Medicina Interna
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
L
e malattie cardiovascolari costituiscono tuttora la prima causa
di morte e ospedalizzazione, con notevoli ripercussioni sulla qualità di vita delle
persone affette. L’infarto del
miocardio è uno degli eventi maggiormente temuti: in
Italia sono circa 120.000 i ricoveri annuali per infarto e
l’aumento della sopravvivenza - dovuto al miglioramento
delle tecniche di riperfusione coronarica - rende ancora
più importante la gestione del
“dopo”. La fase successiva
all’infarto infatti, dopo la dimissione dal reparto per acuti,
pone spesso l’esigenza di un
ulteriore recupero clinico-funzionale e comunque, in tutti i
casi, è essenziale predisporre
un intervento personalizzato
di rinforzo terapeutico e modifica dello stile di vita. Esiste
però anche un “prima”, ovvero quella fase della vita in
cui è importante valutare e
correggere i comuni fattori di
rischio cardiovascolare. L’età è
il principale fattore di rischio:
il rischio di infarto aumenta
con il passare degli anni (il
picco di incidenza si colloca
tra i 65 e i 75 anni) e con differenze legate al sesso. Avere
un parente di primo grado
che ha accusato un evento
cardiovascolare prima dei 60
anni, inoltre, rappresenta un
importante fattore di rischio.
Anche la presenza di iperten-
«L’uomo passa la prima metà della sua vita
a rovinarsi la salute e la seconda metà alla
ricerca di guarire»
Leonardo da Vinci
sione, diabete o colesterolo
alto in famiglia è un elemento
da non sottovalutare. Tuttavia,
se nulla possiamo fare contro
l’età che avanza e i vincoli
di parentela, esistono fattori di rischio inerenti lo stile
di vita individuale e pertanto
modificabili. Fumare 20 sigarette al dì produce un gra-
dentarietà, ovvero non camminare o muoversi almeno per
30 minuti al dì o almeno per
60 minuti 3 volte alla settimana, produce di per sé un aumento del rischio. L’esercizio
fisico è quindi un importante
fattore di protezione contro le
malattie cardiovascolari e aiuta a contrastare il sovrappeso
ve aumento del rischio, così
come anche fumare solo 2-3
sigarette. Una alimentazione
scorretta - con troppe calorie,
troppi grassi e proteine animali, l’assenza o la scarsità di
frutta e verdura ed un eccesso
di alcool e di sale - produce
anch’essa un aumentato rischio cardiovascolare. La se-
e l’obesità. Vi sono due tipi di
obesità: una obesità generale
(calcolata mediante l’indice di
massa corporea [BMI], con
valori maggiori di 30) e, ancora più importante, una obesità
definita viscerale in base alla
circonferenza alla vita. Valori
superiori a 102 cm nell’uomo
e a 88 cm nella donna defini-
F A R M A C I A
scono la presenza di obesità
viscerale, che rappresenta un
fattore di rischio cardiovascolare. La diagnosi di diabete
mellito è di per sé una condizione di alto rischio, tuttavia è
necessario prestare attenzione
anche alla sola “alterata glicemia a digiuno”, ovvero a
valori di glicemia maggiori di
100 mg/dl in assenza di un
pasto precedente. Il colesterolo rappresenta un importante fattori di rischio e attualmente i limiti superiori a cui il
soggetto “sano” deve prestare
attenzione sono stati rimodulati in modo ancora più rigido:
un colesterolo totale maggiore
di 190 mg/dl, un colesterolo
LDL maggiore di 115, un colesterolo HDL minore di 40
nell’uomo o minore di 46 nella donna, trigliceridi maggiori
di 150, sono tutti fattori di rischio lipidico che aumentano
il rischio di un primo evento
cardiovascolare. Il controllo
della pressione arteriosa è
un ulteriore caposaldo della
prevenzione cardiovascolare e
i valori a cui bisogna tendere
sono inferiori a 140 mmHg
per la pressione sistolica e 90
per la pressione diastolica.
Vi sono poi casi sempre più
frequenti di pazienti che presentano segni di aterosclerosi precoce asintomatica
in totale assenza di fattori di
rischio cardiovascolare. Trovare placche nelle carotidi o
nell’aorta o nelle femorali di
F I D U C I A
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La cardiologia riabilitativa e preventiva: preziosa alleata contro l’infarto
e le malattie cardiovascolari.
giovani pazienti è diventato
un riscontro molto comune
e significa che il soggetto è a
rischio aumentato. In questo
paziente si dovrà intervenire
con energia anche in assenza
dei comuni fattori di rischio.
Un’alimentazione adeguata,
l’esercizio fisico, la riduzione
del colesterolo pur in assenza
di ipercolesterolemia, saranno
rimedi utili come la più moderna ricerca epidemiologica
ha ampiamente dimostrato.
Cosa succede quando sfortunatamente si è andati
incontro a un evento cardiovascolare acuto, quale
ad esempio l’infarto del
miocardio? In questo caso,
la Cardiologia Riabilitativa e
Preventiva offre alle perIl medico mi dice di far
sone con
passeggiare spesso il cane per
mantenermi in forma...
problemi di cuore programmi
medici coordinati, diretti ad
ottenere una guarigione più
rapida, a migliorare la propria
capacità fisica, il proprio equilibrio psicologico ed affettivo
e a consentire una migliore
ripresa della proprie attività
relazionali in ambito famigliare, sociale e lavorativo.
Gli obiettivi di un programma di Cardiologia Riabilitativa sono di stabilizzare e,
quando possibile, di invertire
la progressione della malattia
cardiovascolare, riducendo
così il rischio di nuovi eventi
cardiaci e di morte. I programmi di riabilitazione generalmente comprendono: 1)
una gestione specialistica cardiologica della fase post-acuta
dopo evento cardiaco, finaliz-
9
zata a individuare e trattare
le complicanze e a stabilire
un’appropriata terapia di prevenzione per ulteriori eventi;
2) l’avvio di un programma
personalizzato di attività fisica, utile al recupero e alla salute del cuore e non solo; 3)
interventi educazionali diretti
a fornire al paziente che ha
avuto problemi cardiaci elementi di comprensione della
propria malattia; 4) interventi
diretti a favorire la modifica
dei fattori di rischio per la
progressione della malattia;
5) istruzioni e consigli relativi
alla possibilità di affrontare
sforzi fisici, attività ricreative o sportive e anche alla
possibilità e alle modalità di
riprendere la propria attività lavorativa o professionale;
6) supporto psicologico nella
gestione dello stress e delle
emozioni negative.
La Cardiologia Riabilitativa e
Preventiva è quindi la branca
della Cardiologia che si occupa elettivamente del “prima”
e del “dopo”. Per fare questo,
mette in campo una vera e
propria équipe multidisciplinare nella quale, oltre al
cardiologo, sono anche presenti infermieri, fisioterapisti,
psicologi, dietisti e assistenti
sociali, al fine di una completa presa in carico delle
problematiche presenti.
Presso la Casa di Cura Le
Terrazze di Cunardo è attiva
una Unità di Cardiologia
Riabilitativa e Preventiva dal 2006, che opera in
stretto legame con le strutture cardiologiche ospedaliere territoriali ed è integrata
nel network nazionale delle
strutture aderenti alla Società
Italiana di Cardiologia Riabilitativa GICR-IACPR.
Una presenza importante nel
territorio e, soprattutto, un’ulteriore opportunità per tutti
coloro che “hanno veramente
a cuore il proprio cuore”.
F A R M A C I A
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Accreditata con il Servizio Sanitario Regionale
La cura e la salute
del paziente:
la nostra missione.
▶ Specialità ambulatoriali
■ Cardiologia
■ Diagnostica vascolare
■ Diagnostica per immagini
(ecografia, radiologia,
risonanza magnetica, TAC)
■ Laboratorio Analisi
■ Medicina fisica e riabilitativa
■
■
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Moc-dexa
Neurologia
Oculistica
Ortopedia
Otorinolaringoiatria
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▶ Specialità ambulatoriali erogate solo in regime privato
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■ Endocrinologia
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■ Dermatologia estetica ■ Ossigeno-ozonoterapia:
infiltrazione di miscela
ossigeno-ozono intra-articolare,
paravertebrale
▶ Servizi di degenza con 185 posti letto di riabilitazione
specialistica neuromotoria, cardiologica, respiratoria
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FASI, FASI OPEN, FASCHIM, FASDAC, BLUE ASSISTANCE, SISTEMI
SANITARI, GRUPPO GENERALI, PREVIMEDICAL, JOINT RESEARCH
CENTRE-JRC, AIACE, MEDIC4ALL, BBWAY, FONDO SALUTE
Casa di Cura Privata le Terrazze S.r.l.
Direzione Sanitaria
Dott.ssa Angela Superchi
Cunardo, Varese · Via Ugo Foscolo 6/b
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Rescue Remedy.
Dott. Gianluca Bonicalzi
Farmacista
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“La salute dipende dall’essere in armonia con la propria
anima.”
Dr. Edward Bach
I
l Dr. Edward Bach fu
un famoso medico e un
omeopata e dedicò la sua
vita alla ricerca di un metodo
di cura che fosse il più puro
possibile. La sua convinzione
era che l’atteggiamento emotivo svolgesse un ruolo chiave
nel mantenimento della salute
e nel superamento delle malattie. Quando morì, nel 1936,
aveva sviluppato un sistema di
cura completo basato sui 38
Rimedi Floreali da lui sco-
perti. Ogni rimedio è ottenuto
dai fiori di piante selvatiche,
alberi o arbusti. Questi Rimedi trattano la persona e non la
sua patologia o i suoi sintomi.
I Fiori sono un’ottima cura
preventiva in periodi di fatica
e stress e sono di grande aiuto
per tutti coloro che, senza un
particolare motivo, si sentono
oppressi da un senso generale
di spossatezza o di disagio.
Possono essere utilizzati da
soli o come coadiuvanti di altre forme curative. Non hanno interazioni con altri medicinali. L’assunzione dei Fiori
di Bach non presenta alcun
rischio, non ha effetti colla-
I Fiori di Bach aiutano la persona nella
lotta contro la malattia agendo sui fattori emozionali come depressione, stati d’ansia o traumi, visti come elementi
che ostacolano il processo di guarigione
del corpo. I Fiori, rimedi dolci e naturali, sono privi di rischi e controindicazioni.
terali e non dà assuefazione;
essi esplicano la loro azione
benefica in maniera dolce e
possono essere utilizzati da
persone di ogni età senza alcuna controindicazione: dal
neonato alla persona di età
avanzata.
Il Dr. Bach creò un Rimedio
per le situazioni di emergenza, alla quale diede il nome
di “Rescue Remedy”. Questo
Rimedio si compone di cinque Fiori: Impatiens (contro l’agitazione e la tensione
mentale), Star of Bethlehem
(contro lo spavento e lo stordimento e come “integratore
F A R M A C I A
della personalità”), Cherry
Plum (contro la paura di perdere il controllo), Rock Rose
(contro il terrore ed il senso
di panico) e Clematis (contro
la tendenza a cedere, contro
la sensazione di essere troppo
lontani, che interviene spesso
prima di perdere conoscenza).
Si consiglia di averne sempre
una piccola boccetta a portata
di mano per i casi di emergenza. La Rescue Cream, oltre
ai 5 fiori appena nominati
contiene anche Crab Apple.
Nelle situazioni di emergenza
Rescue Remedy è il rimedio
ideale. Ad esempio, quando
si ricevono inaspettatamente
F I D U C I A
10
Rescue Remedy.
brutte notizie, a fronte di dissidi o di problemi familiari, in
caso di lutto, o per combattere
paure, confusione o un grande spavento, Rescue Remedy può aiutare la persona ad
affrontare la situazione con
maggiore sicurezza. Rescue
Remedy può inoltre essere
impiegato anche prima di un
avvenimento che è fonte di
preoccupazione: ad esempio
quando si è in attesa di una
comunicazione importante,
prima di un esame o dell’esame di guida, di un meeting
verifica un incidente in casa,
per strada o all’aperto, spesso
le persone coinvolte sono disorientate e confuse. In attesa
che giunga il medico Rescue
Remedy può essere impiegato per mitigare i timori della
vittima dell’incidente e delle
persone che la circondano,
aiutandole a donare conforto e assistenza. A fronte di
una situazione di emergenza
Rescue Remedy può dare un
aiuto molto prezioso, è un
rimedio sicuro, dolce e naturale che non porta assue-
Prevenzione delle patologie invernali.
Come ogni anno la fine delle vacanze estive sancisce il ritorno alla vita
abituale. E’ in questo periodo che, in soggetti particolarmente predisposti, sarebbe opportuno iniziare un’adeguata terapia naturale utile a
prevenire fastidiose patologie legate all’arrivo della stagione fredda. Nei
bambini sotto i due anni di età rimedi utili sono quelli omeopatici ed oligoterapici. Per quanto riguarda l’omeopatia, oltre alla terapia di fondo
legata al terreno del singolo soggetto consigliata dal “medico” esperto in
medicina naturale, esistono in commercio diversi derivati ad azione immunostimolante. Gli oligoterapici più utilizzati sono il Manganese/Rame
(Mn/Cu), oppure nei casi più complicati, Oro/Argento/Rame (Au/Ag/
Cu). Sopra i due anni di età si può introdurre la gemmoterapia con l’utilizzo di Ribes nigrum, Rosa canina e Betulla pubescens. Nell’adulto infine si possono utilizzare anche derivati fitoterapici ad azione immunostimolante quali Propoli, Echinacea
ed Uncaria. Il trattamento con questi rimedi naturali dovrebbe essere
prolungato fino all’arrivo dei primi
mesi primaverili. (Per maggiori approfondimenti consultare il sito internet: www.farmaciamascheroni.it)
impegnativo o di un colloquio
di lavoro, prima di entrare in
scena o di tenere un discorso
di fronte a un pubblico, prima
di andare dal dentista o di un
ricovero ospedaliero. Rescue
Remedy aiuta a ridurre la paura e il nervosismo. Questo rimedio è particolarmente indicato per ristabilire l’equilibrio
interiore in situazioni cariche
di stress o particolarmente
impegnative. L’assunzione di
Rescue Remedy subito dopo
un incidente può essere di valido aiuto a controbattere gli
effetti negativi dello stesso e
ad avviare il naturale processo di guarigione. Quando si
11
fazione e non pregiudica o
influisce sugli effetti di altre
cure mediche.
Avvertenza: Analogamente a
quanto accade per tutti gli altri
Fiori di Bach, anche Rescue Remedy non costituisce di per sé un
surrogato delle cure mediche.
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l’aumento del peso
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si “addormenta” e
perde la sua regolare puntualità è possibile
andare incontro ad episodi
di stitichezza che possono
causare cattiva digestione,
senso di gonfiore con tensione addominale e alitosi.
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Il blocco negli studi universitari:
un fenomeno con molti perché.
Dott.ssa Renata Radici
Psicologa e Psicoterapeuta
Specializzata in Psicoterapia
dell'Adolescente e dell'Adulto
[email protected]
Le situazioni di blocco possono essere
molto diverse tra loro e sopraggiungere in
momenti differenti, talvolta nelle fasi iniziali
del corso di studi, a volte dopo diversi
esami superati con costanza e successo,
altre volte a pochi passi dalla laurea.
C
ome ogni lungo
percorso, anche
lo studio universitario può comprendere momenti di difficoltà
temporanei o, addirittura,
situazioni di “blocco”,
quando per qualche ragione non si riesce più a dare
esami e il percorso verso
la laurea sembra essersi
fermato. Le situazioni di
blocco possono essere
molto diverse tra loro e
sopraggiungere in momenti differenti, talvolta
nelle fasi iniziali del corso
di studi, a volte dopo diversi esami superati con
costanza e successo, altre
volte a pochi passi dalla
laurea.
Il passaggio dalla scuola superiore all’università
rappresenta in sé un significativo cambiamento, che
richiede sotto vari aspetti
uno sforzo di adattamento
considerevole, per quanto
possa essere vissuto con
slancio ed entusiasmo.
Generalmente intraprendere lo studio universitario implica, per un giovane, l’uscire dai “confini”
del gruppo che costituiva la
classe delle scuole superiori,
in cui anche con i docenti
era possibile un rapporto di
conoscenza personale, per
passare ad un mondo che
può apparire più “anonimo”
oltre che più ampio: le possibilità di scambio con i docenti sono più limitate, farsi
delle amicizie e instaurare
dei legami con altri giovani
dipende molto dall’iniziativa
dei singoli, dato che il numero degli studenti, la scelta
dei piani di studi e l’ordine
degli esami (non uguali per
tutti) non sempre favoriscono le frequentazioni e
il consolidarsi di rapporti
stabili. A volte frequentare l’università comporta anche la lontananza
dalla famiglia per tempi
prolungati, il che porta il
ragazzo a riorganizzare il
proprio mondo relazionale. Il prepararsi agli esami,
inoltre, richiede capacità
in parte diverse da quelle coinvolte nello studio
alle scuole superiori: occorre organizzarsi da sé e
mantenere una costanza
nello studio su tempi più
lunghi, oltre a saper valutare quando si è sufficientemente pronti da poter
affrontare un esame.
Tutto questo in un’età caratterizzata da importanti
cambiamenti, generalmente quella in cui gradualmente ci si lascia indietro
l’adolescenza e si diventa
adulti. Un’età in cui è centrale per il giovane la questione di quale futuro stia
costruendo, sia in termini
professionali, sia sul piano
affettivo e sentimentale,
senza dimenticare l’interrogativo sul come e sul quando
diventerà autonomo rispetto
ai propri genitori anche dal
punto di vista economico.
Non è raro che coloro che si
Continua a pagina 15
13
F A R M A C I A
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Il blocco negli studi universitari: un fenomeno con molti perché.
Continua da pagina 13
trovano “bloccati” nel loro
percorso di studi, soprattutto
quando questo avviene dopo
qualche anno e dopo diversi
esami superati, si pongano
il problema se continuare a
studiare o, piuttosto, lasciare
l’università e lavorare. Scelta, questa, non facile innanzi
tutto perché il giovane ha la
sensazione di “buttare via”
tutti gli sforzi fatti in passato,
ma anche perchè a volte non
riesce ad immaginarsi in un
ambito lavorativo che magari
ha poco a che vedere con il
percorso di studi intrapreso,
o si interroga sul proprio futuro lavorativo senza riuscire
a prendere una decisione. In
questa situazione può succedere che il giovane non
sappia più cosa vuole, oppure
che, pur sapendolo, non creda più nella propria capacità
di realizzarlo.
Va considerata la complessità
dei fattori che rendono ragione di queste situazioni. A volte
sono centrali alcune difficoltà
che hanno origine al di fuori
dello studio, che riguardano la
vita familiare o le relazioni di
amicizia e sentimentali.
I vissuti spiacevoli legati a questi ambiti possono essere tali
da compromettere le capacità
della persona di concentrarsi e utilizzare le proprie doti
intellettive per studiare. Altre
volte sono le esperienze di
insuccesso nello studio (ad
esempio un esame andato male, anche più volte) o vissuti
di ansia nei confronti degli
esami (come il non sentirsi
mai pronti) che determinano
una sfiducia nella propria possibilità di farcela e, di conseguenza, la difficoltà a studiare
in modo proficuo. Ci si sente
come “impantanati” in una
situazione da cui non si riesce
ad uscire. Il vissuto può essere
di ansia, impotenza, confusione, delusione nei confronti di
15
se stessi, depressione. Questi
vissuti esulano talvolta dalla
sfera dello studio e vanno
a minare profondamente la
stima che il giovane ha di sé.
Spesso egli sente di avere deluso anche le aspettative altrui
(oltre che le proprie), in primis
quelle dei familiari.
È difficile in queste situazioni chiedere aiuto.
Si tende a colpevolizzarsi,
senza però darsi modo di
comprendere le proprie difficoltà. Spesso si fanno e rifanno programmi di studio,
talvolta irrealistici perché ci
si pongono obiettivi troppo
elevati, quasi a voler cancellare il periodo in cui non si è
riusciti a produrre i risultati
auspicati. In realtà, se si vuole realmente uscire dal blocco, il primo passo (talvolta
il più doloroso) è prendere
coscienza della propria situazione, perché solo da quella
si può ripartire. “Ripartire”
non significa necessariamente dare esami a pieno ritmo,
magicamente, come se nulla
fosse successo... Ma piuttosto
rimettere in moto le proprie
capacità che si erano bloccate e ricostruire la propria
stima di sè, comprendere
cosa è successo e riorientarsi verso il futuro (di studio
o lavorativo). Consultare
uno psicologo può essere
molto utile in quest’ottica
e non a caso presso molti
atenei sono attivi servizi che
lo permettono. Per quanto
possa essere difficile portare
la propria difficoltà a uno
psicologo, quando si riesce a
farlo ci si sente innanzi tutto
meno soli e, soprattutto, si
viene aiutati a dare un senso
al blocco e a comprenderlo
nel quadro della propria vita. Questo rende possibile
“farci i conti” e rimettere in
moto le proprie risorse per
“rialzarsi”.
F A R M A C I A
F I D U C I A
da sapere
Allarme pediatri: oltre un milione
di bimbi con insonnia.
Ciondolano sonnolenti sui banchi, a volte diventano
aggressivi senza un motivo, spesso non riescono a stare
attenti o sono agitati in classe. I bambini che dormono
poco e male si riconoscono non di rado proprio perchè
hanno disagi o disturbi del comportamento di giorno, a
scuola e in famiglia. E sono tantissimi: oltre un milione di
piccoli fra 3 e 14 anni soffre di una
forma d'insonnia, stando alle stime
diffuse dai pediatri dell'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidoss) durante loro 1° Forum Internazionale
che si svolge a Napoli dal 25 al 27
settembre. Gli esperti sottolineano
che nell'ultimo secolo i bimbi italiani hanno "perso" almeno un'ora di
sonno e oggi la maggioranza dorme in media 40 minuti
meno del dovuto. Per favorire un buon riposo, i pediatri
lanciano le 'regole dei cinque sensi' che devono favorire
il rilassamento di vista, gusto, tatto, olfatto e udito, le nostre finestre sul mondo. Spegnere tv e computer entro
le otto di sera, cena leggera con latte tiepido prima di
dormire, cameretta mai troppo calda, lenzuola di cotone fresche e cambiate di recente, camera più silenziosa
possibile.
Malattie della pelle: prevenirle con
la dieta mediterranea.
Molte patologie cutanee come l'acne e la psoriasi si manifestano anche a causa di malattie legate all'alimentazione,
ma è sempre a tavola che possono essere efficacemente
prevenute". E' quanto sottolineato
da Gabriella Fabbrocini, docente di
Dermatologia e venereologia all'Università di Napoli Federico II, che a
Palazzo Poli, nell'ambito della sesta
edizione del convegno 'Dermart', è
intervenuta sul tema 'Gli alimenti che
guariscono le malattie cutanee'. In
tal senso sono stati ampiamente documentati i benefici della dieta mediterranea come fattore protettivo
della pelle. "E' scientificamente dimostrato - ha aggiunto
l'esperta - che una dieta ricca di olio extra-vergine di oliva, quindi di acidi grassi insaturi, ci consente di ridurre in
maniera significativa l'invecchiamento cutaneo che, insieme al photoaging, è l'anticamera del cancro".
Elastografia Shear Wave epatica.
Dr. Alfredo Goddi
Specialista in Radiologia
Centro Medico SME
Diagnostica per Immagini
Diagnosi non invasiva della fibrosi epatica.
L
e malattie diffuse del
fegato, uno dei principali problemi sanitari
nel mondo, sono principalmente causate da epatite virale di tipo B o C, steatosi epatica non-alcolica o alcolica,
epatite autoimmune, danno
epatico indotto da farmaci,
cirrosi biliare primitiva. Quelle con il maggior impatto
sociale sono le forme virali:
si stima siano state infettate
360 milioni di persone dal
virus B e 180 milioni
dal virus C. Il danno
epatico cronico da
esse causato determina aumento della
matrice extracellulare,
con conseguente sviluppo di fibrosi che può progredire sino alla cirrosi.
Per quanto la valutazione
clinica del paziente con
epatopatia debba tenere
conto di diversi fattori,
un’accurata stadiazione
del grado di fibrosi è
utile per determinare
se sia opportuna la
terapia antivirale e
prevedere il risultato del trattamento:
la fibrosi in fase
precoce può infatti essere reversibile
con la terapia farmacologica.
Il “gold standard” per la
diagnosi e la stadiazione della fibrosi è
a tutt’oggi la biopsia epatica. La valutazione istologica utilizza sistemi
di punteggio per
le varie categorie di
infiammazione (grado) e di fibrosi (stadio). Ha tuttavia dei
limiti: è una procedura invasiva, con potenziali complicanze
emorragiche; il campione costituisce solo
1/50.000 del volume
epatico ed è pertanto relativamente poco
rappresentativo di un
processo eterogeneo qua-
F A R M A C I A
le l’epatite cronica. Inoltre
l’interpretazione istologica
risente della variabilità interoperatore. Per ovviare alle
problematiche connesse con
la biopsia sono stati sviluppati metodi non invasivi di
diagnosi della fibrosi epatica.
In particolare marcatori ematici e algoritmi che valutano
indirettamente la fibrosi, e
soprattutto modalità diagnostiche come l’elastografia
in grado di misurare accuratamente la rigidità o “stiffness” tessutale su un’area di
maggiori dimensioni rispetto
alla biopsia. I valori di “stiffness”, espressi in kiloPascal
(kPa), definiscono il grado di
fibrosi correlandolo a score
istologici di riferimento.
Cos’è lo “stiffness” e come
si misura?
La presenza della fibrosi rende il fegato meno elastico;
lo “stiffness” rappresenta
pertanto un indicatore del
grado di fibrosi; il suo progressivo incremento esprime
la progressione di malattia.
L’elastografia quantitativa valuta lo “stiffness” utilizzando
onde di pressione, chiamate
“shear wave”, che si propagano trasversalmente nei tessuti
a bassa velocità; la loro velocità di propagazione è correlata alla rigidità e viscosità
F I D U C I A
16
Elastografia Shear Wave epatica.
Immagini di fegato con Elastografia shear wave, dall'alto:
fegato normale, fegato con fibrosi, fegato cirrotico.
del tessuto. Poichè le onde
viaggiano a maggior velocità
nei tessuti rigidi, la misura
della velocità di propagazione
consente di risalire al modulo
elastico tessutale.
Esistono diverse soluzioni
tecnologiche per generare le
shear wave e misurarne la
velocità derivando lo “stiffness”. In ambito epatico le
due soluzioni più affidabili
sono l’Elastometria transiente (TE), nota con il nome
commerciale di FibroScan,
e l’Elastografia shear wave
(SWE).
Le tecnologie shear wave.
L’Elastometria transiente utilizza una piccola sonda ecografica per misurare la velocità delle onde trasversali che
sono generate da un vibratore meccanico. Analizza una
sezione cilindrica di tessuto
con dimensioni di 40 x 10
mm, circa 100 volte maggiori di un campione bioptico
17
standard. Fornisce tuttavia
solo una misura regionale
dell’elasticità, correlata alla
modesta ampiezza del fascio
di ultrasuoni, senza associare
immagini ecografiche di riferimento; raggiunge inoltre
una profondità limitata ed
esamina con difficoltà i pazienti obesi.
L’Elastografia shear wave,
di recente introduzione, è
integrata in apparecchiature
ecografiche e utilizza sonde
per ecografia addominale; è
disponibile in due varianti
che si differenziano per il
livello tecnologico e per l’ampiezza dell’area in esame che
è di 10 x 5 mm per l’elastografia a punto (p-SWE) e di
40 x 40 mm per l’elastografia
bidimensionale (2D-SWE).
La p-SWE usa un impulso acustico focalizzato in un
singolo punto per generare
le shear wave di cui calcola
la velocità di propagazione
mediante alcuni impulsi ul-
F A R M A C I A
F I D U C I A
trasonori di interrogazione
distribuiti nei tessuti circostanti. Offre un singolo valore di misura dello stiffness
dell’area in esame e richiede
plurimi campionamenti.
La 2D-SWE, tecnologicamente più sofisticata, combina una forza pressoria indotta nei tessuti a velocità
supersonica da fasci di ultrasuoni focalizzati per generare
le shear wave e un’innovativa
tecnica di campionamento,
basata sull’UltraFast Imaging,
che interroga i tessuti con una
sequenza di 10.000 immagini
al secondo per catturare in
tempo reale, con risoluzione
millimetrica, la propagazione
delle shear wave. Le velocità
rilevate con la 2D-SWE sono convertite in una mappa
2D a colori, aggiornata più
volte al secondo, che offre
all’operatore una panoramica
qualitativa dell’elasticità del
tessuto in esame. Gli esatti
valori quantitativi del modulo elastico dell’intera area in
esame o di singoli punti sono
valutati dall’operatore sulle
immagini memorizzate.
La SWE ha il vantaggio rispetto alla TE di utilizzare
un ecografo adatto anche per
altre applicazioni e di visualizzare contemporaneamente
l’immagine anatomica ecografica del fegato per la corretta selezione della zona da
valutare. Offre inoltre miglior
riproducibilità e accuratezza
nel diagnosticare la fibrosi
significativa (≥ F2).
Come si esegue l’elastografia shear wave epatica.
L’analisi della rigidità del fegato può essere eseguita nel
corso di un esame ecografico
di routine, purchè si disponga
dell’apparecchiatura adeguata, selezionando una regione
di interesse in una zona di
parenchima priva di vasi o
strutture biliari. L’operatore
esegue una serie di misurazioni della durata di pochi
secondi mentre il paziente è
in apnea. La media di queste
misure viene poi utilizzata
per stimare il grado di rigidità
del fegato.
Vantaggi e limiti dell’elastografia
shear wave.
L’elastografia SWE è una metodica innocua, di semplice esecuzione, ben tollerata dai Pazienti ed accurata. Presenta alcune limitazioni che possono
falsare i risultati: ad esempio infiammazione acuta e congestione del fegato, oltre che l’ostruzione biliare, aumentano lo stiffness. In alcuni casi può essere
difficile distinguere il tessuto
normale da una
malattia di grado lieve; inoltre nelle epatopatie moderate
o severe i valori
possono essere
similari. Ciò nonostante grazie
alla stretta correlazione con il
quadro istologico di epatopatia l’elastografia può limitare o
evitare le biopsie epatiche in
un significativo numero di casi.
Informazioni
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Saperne di più sulla vitamina D.
Dott.ssa Anna Carnelli
Farmacista
[email protected]
L
a vitamina D è molto importante nell’organismo tanto che la
sua carenza causa una malattia
chiamata rachitismo, conosciuta sin dall’antichità e descritta
in maniera specifica nella metà
del 1600. Il rachitismo è una
malattia comune che ha colpito soprattutto i bambini nel
1800 e in questo periodo viene
scoperto il potere antirachitico
dell’olio di fegato di merluzzo.
Nel 1865 il medico francese
Trousseau raccomanda l’olio
di fegato di merluzzo per il
trattamento del rachitismo e
capisce anche l’importanza dei
raggi solari per la prevenzione
di questa malattia. Bisogna però arrivare all’anno 1922 per
dimostrare l’esistenza di una
nuova vitamina, la vitamina D
appunto.
Le diverse forme della vitamina D.
La vitamina D è un gruppo di
pro-ormoni solubili nei grassi
e costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3,
D4 e D5. Le due più importanti forme nelle quali la vitamina D si può trovare sono la
vitamina D2 (scientificamente
chiamata ergocalciferolo) e
la vitamina D3 (il cui nome
scientifico è colecalciferolo),
entrambe forme dall'attività
biologica molto simile. Il cole-
L’attività della vitamina D è quella
di aumentare la quantità di calcio assorbito
e mantenere un pool di fosforo e calcio
nel sangue tale da garantire
la mineralizzazione delle ossa.
calciferolo (D3), derivante dal
colesterolo, è prodotto negli
organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D nell’organismo.
La vitamina D viene prodotta
nell’organismo a livello della
pelle a partire da un precursore del colesterolo, per effetto
dell’esposizione alla luce ultravioletta del sole. La forma
attiva della vitamina D è il calcitriolo e viene formata grazie
a due reazioni chimiche che
avvengono nel fegato e nei
reni. Diverse sono le funzioni
della vitamina D nell’organismo: a livello dell’intestino la vitamina D
stimola l’assorbimento intestinale di calcio
e di fosforo; mentre
a livello delle ossa (che
contengono
il 99% del
calcio dell’organismo) provoca
un riassorbimento
del tessuto osseo stimolando l’attività di cellule
chiamate osteoclasti; a livello
del rene provoca il riassorbimento del fosforo.
Globalmente possiamo dire
che l’attività della vitamina
D è quella di aumentare la
F A R M A C I A
F I D U C I A
18
Saperne di più sulla vitamina D.
Fonti alimentari.
Gli alimenti e soprattutto i vegetali contengono poca vitamina D. Gli alimenti più ricchi sono l’olio di fegato di merluzzo,
con 250-750 microgrammi per
100 grammi, seguito dai pesci
grassi come le aringhe, il salmone e le sardine. Poi vengono
le uova e in particolare i tuorli
che ne contengono da 2 a 12
microgrammi per 100 grammi.
A seguire gli alimenti che contengono più vitamina D sono il
fegato di vitello e manzo, il latte
intero, il burro e i formaggi.
quantità di calcio assorbito
(attività ipercalcemizzante) e la
finalità delle sue diverse azioni
è quella di mantenere un pool
di fosforo e calcio nel sangue
tale da garantire la mineralizzazione delle ossa.
Fabbisogno e tossicità.
Gli adulti, a meno che non
siano costretti a rimanere in
casa senza ricevere la luce del
sole, non hanno bisogno di
un apporto di vitamina D con
la dieta. I neonati invece necessitano di 10 microgrammi
di vitamina D al giorno e lo
stesso vale per bambini e adolescenti, in quanto essendo in
una fase di rapido accrescimento dello scheletro hanno
una richiesta particolarmente
elevata di questa vitamina. Le
donne in gravidanza e allattamento hanno un aumentato
fabbisogno di vitamina D per
l’aumentato utilizzo di calcio
e fosfato durante la mineralizzazione delle ossa del feto
19
e necessitano anch’esse di 10
microgrammi al giorno. Infine
gli anziani sono un gruppo a
rischio di carenza di vitamina
D sia per mancanza di esposizione alla luce solare sia per
la diminuita capacità di produzione dell’organismo legata
all’avanzare dell’età.
In caso di prolungata assunzione di vitamina D, superiore
a 250-1250 microgrammi al
giorno si possono verificare
fenomeni di tossicità acuta
o cronica con comparsa di
nausea, ipercalcemia, diarrea,
poliuria, calcificazione dei tessuti molli.
Carenza di vitamina D.
La carenza di vitamina D nell’organismo provoca
una diminuzione
dei livelli di calcio e
fosforo nel sangue, alterazione dei processi di
mineralizzazione delle ossa
con rachitismo nel bambino e
osteomalacia nell’adulto. Inoltre i soggetti con carenza mostrano debolezza muscolare,
deformazione ossea e dolori.
Studi scientifici recenti hanno
evidenziato come la carenza
di vitamina D possa essere
collegata anche con la sindrome influenzale.
Bibliografia:
• J. Le Grusse, B. Watier, Le vitamine dati biochimici nutrizionali
e clinici
• S. Adami, E. Romagnoli, V.
Carnevale, A. Scillitani, A. Giusti, M. Rossini1, D. Gatti, R.
Nuti, S. Minisola "Linee guida su
prevenzione e trattamento dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo"
Reumatismo, 2011; 63 (3): 129147
• Aldo Mariani Costantini, Carlo
Cannella, Giovanni Tomassi. Fondamenti di nutrizione umana; Il
Pensiero Scientifico Editore.
• www.valori-alimenti.com
F A R M A C I A
F I D U C I A
da sapere
Sì alla produzione di cannabis da
parte dell'Esercito. Racca: farmacie
pronte.
Ci sarebbe il via libera dei ministeri di Salute e Difesa
al provvedimento del Governo che autorizza lo Stabilimento chimico-militare dell’Esercito (con sede a Firenze) a coltivare marijuana per uso terapeutico. Il tavolo
di lavoro istituito dai due dicasteri per organizzare la
produzione starebbe approntando i protocolli attuativi,
tanto che pare sia possibile «che entro il 2015 i farmaci
cannabinoidi divengano già disponibili nelle farmacie
italiane».
«I titolari sono pronti come sempre a farsi
carico anche di questo impegno» è il commento di Annarosa Racca, presidente di
Federfarma «non va dimenticato che la dispensazione di oppiacei a fini palliativi non
è certo una novità per le farmacie. Opereremo sulla base delle indicazioni operative
che il Ministero fornirà a tempo debito e
delle prescrizioni rilasciate dai medici».
Come si ricorderà, l’ipotesi di affidare
all’Esercito la produzione di marijuana per
uso soltanto terapeutico cominciò a circolare all’indomani dei provvedimenti adottati
da alcune regioni (Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata) per agevolare l’uso della cannabis
nella terapia del dolore. Le leggi che lo permettono già
esistono, ma problemi di approvvigionamento e relativi
costi ne hanno di fatto scoraggiato l’applicazione (secondo il quotidiano la Stampa, sarebbero una sessantina in
tutto le persone che finora hanno potuto avvalersi della
marijuana a fini palliativi). Alcune regioni, come la Basilicata, hanno anche già previsto il coinvolgimento delle
farmacie del territorio laddove le strutture pubbliche
mancassero di laboratori adeguatamente attrezzati.
Tumore: mieloma multiplo, nuova
cura raddoppia la sopravvivenza.
Studio coordinato da Molinette e
Università di Torino.
L'introduzione di nuovi farmaci, come talidomide, lenaldiomide e bortezomib, e il trapianto di midollo osseo
autologo raddoppia la sopravvivenza di pazienti affetti
da mieloma multiplo. E' quanto emerge da uno studio
coordinato dal professor Antonio Palumpo, dell'Ematologia dell'Ospedale Molinette e dell'Università di Torino, pubblicato su the New England Journal of Medicine,
la 'bibbia' della medicina internazionale.
Mi rifaccio il naso.
Dott.ssa Silvia Magnani
Specialista in Chirurgia Plastica
Libera professionista in Varese
I
n chirurgia estetica l'intervento di rinoplastica,
cioè la correzione chirurgica del naso per motivazioni
estetiche, ma pure funzionali
quando il paziente lamenta
anche difficoltà nella respirazione nasale, è l'intervento
ad oggi più richiesto, essendo
il naso una della strutture
fondamentali di caratterizzazione del volto che
pongono l'individuo in
immediata relazione
con l'ambiente esterno: di conseguenza, pazienti di sesso sia
femminile che maschile,
ne richiedono la correzione
operatoria in egual misura,
qualora il proprio dismorfismo nasale procuri loro, magari da sempre, un disagio
relazionale con se stessi e con
gli altri che attualmente è ben
correggibile: la tecnica operatoria infatti si è così raffinata
nel tempo che oggigiorno i
risultati estetici danno luogo
ad una decisiva armonizzazione dei tratti senza peraltro stravolgere le fattezze
di base dell'individuo. Ad
esempio, eliminando la gibbosità del dorso del naso
(quella che comunemente
viene chiamata gobba) per
una donna occorre ricavarne un armonizzato addolcimento del viso, mentre per
un uomo occorre ottenere un
nuovo profilo che rispetti però le proporzioni insite in un
naso maschile.
Rinoplastica estetica: correzione chirurgica
del naso per motivazioni estetiche e
funzionali con tecniche moderne, delicate
e senza cicatrici esterne.
Si tratta di una chirurgia estremamente precisa e delicata,
definita come chirurgia “soft
o dolce” in quanto effettuata con strumenti chirurgici
finissimi e di
alta precisione che
F A R M A C I A
operano all'interno del naso
e quindi senza assolutamente
creare cicatrici visibili all'esterno. Nel caso sussistessero
anche disturbi della respirazione è possibile durante lo
stesso intervento di rinoplastica estetica correggere chirurgicamente la deviazione
del setto nasale o l'ipertrofia
dei turbinati: in tali casi si riesce a realizzare una chirurgia
estetica armonizzante, ma
anche funzionale per la migliorata respirazione nasale.
Il naso è un organo molto
complesso, costituito da strutture fisse a componente ossea
e da strutture leggermente
elastiche a componente cartilaginea, mucosa e cutanea che
possono venire ridimensionate, asportate adeguatamente e
levigate.
Il tutto viene poi realizzato
secondo il “progetto” preoperatorio concordato durante una visita specialistica accuratissima rispettando sia le
richieste estetiche del paziente, sia anche considerando
le necessità tecniche operatorie in funzione dell'anatomia del naso specifico
da operare e dei suoi
difetti da correggere, non trascurando
gli utili consigli da
parte del chirurgo
plastico-estetico
F I D U C I A
20
Mi rifaccio il naso.
operatore e del suo buon gusto estetico.
Dal momento che la struttura nasale presenta numerosi
varianti anatomiche, la correzione delle sue imperfezioni implica l'uso di procedure
chirurgiche di diverso tipo
in una strategia chirurgica
“personalizzata” allo specifico caso clinico.
La rinoplastica estetica è come ho precisato un intervento delicato: con le nuove
tecniche chirurgiche “soft”
l'intervento è pressochè completamente senza dolore ma
richiede che venga eseguito
tassativamente in idonea sala
operatoria, in anestesia, prevedendo eventualmente una
notte di ricovero dopo l'intervento. Il paziente dovrà portare una medicazione rigida, ma
molto piccola e leggerissima
sul dorso del naso, onde contenere il modesto ma possibile gonfiore post-operatorio e
ciò non precluderà al paziente
21
di uscire di casa.
Dopo l'intervento chirurgico i
tessuti si ristabilizzeranno nella rinnovata situazione anatomica e la persona potrà di certo risocializzare rapidamente
in quanto l'intervento non
lascia nessuna cicatrice
esterna, poiché è effettuato
all'interno del naso, passando
attraverso le vie naturali rappresentate dalle narici.
Occorreranno comunque tre
mesi prima che tutti i tessuti
si stabilizzino definitivamente
ma si tratta di sfumature: alla
rimozione della sottile medicazione contenitiva sul dorso
del naso, che si effettua alla
prima visita di controllo dopo
una settimana dall'intervento,
il risultato estetico del cambiamento richiesto sarà già
visibile al 90-95%, con grande
soddisfazione del paziente che
potrà facilmente riprendere la
vita normale senza rischi né
difficoltà.
Per concludere sono oramai
trascorsi più di cento anni dai
primi pionieristici interventi di rinoplastica estetica: le
tecniche e le possibilità chirurgiche si sono sempre più
soffermate su importanti varianti di scelta estetica, come
la correzione della punta del
naso più naturale possibile,
per offrire ai pazienti il risultato estetico richiesto a patto
che l'operatore sia un medico
Specialista Chirurgo Plastico
con solida esperienza, prudenza e buon gusto estetico.
Infatti l'abilità del Chirurgo
plastico-estetico in questa
specifica chirurgia nasale rappresenta un fattore importantissimo ai fini del risultato: in
sintesi la “mano del chirurgo”
rimane di estrema importanza
per cui è consigliabile affidarsi sempre a medici Specialisti
in Chirurgia Plastica che effettuino la Chirurgia Estetica
in modo mai occasionale ma
costante e continuativo.
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estive, ripresa la routine lavorativa, molti
di noi decidono di iscriversi
in palestra, di riprendere il
nuoto o la sana abitudine
dello jogging. La ricerca della
salute incomincia da qui, dalla ripresa mentale di abitudini
e regole da portare con sé
per tutta la stagione invernale. Ormai sappiamo quanto nutrirsi correttamente sia
fondamentale per una buona
qualità della salute; lo è ancora di più quando decidiamo
di inserire nel nostro stile di
vita una corretta attività fisica
regolare.
Nutrirsi e muoversi sono necessità
dell’uomo, metterle in pratica
con intelligenza è un’opportunità
da non lasciarci sfuggire.
quantità extra di proteine o
grassi: l'apporto medio di
1,1-1,5 grammi/kg di peso
corporeo per quanto riguarda le proteine è sufficiente a mantenere il
perfetto funzionamento
delle masse muscolari;
le fonti principali da cui
trarre proteine ad alto
valore biologico sono
latte e derivati magri,
carne bianca e ros-
Quanto ci alleniamo?
Normalmente, chi pratica
sport si allena in media 2-3
volte a settimana, per una
durata massima di 2 ore
circa. Un'attività fisica di
questa entità non comporta quasi mai un fabbisogno
energetico aggiuntivo, né tanto meno richiede particolari
aggiustamenti della razione
alimentare: lo sportivo non
agonistico può e deve mangiare abitualmente di tutto in
quantità proporzionali al tipo
di attività fisica che svolge.
Necessità nutrizionali.
Quando facciamo sport
non abbiamo bisogno di
F A R M A C I A
sa magra, pesce, uova, legumi
e derivati della soia (abbinati
a cereali integrali).
Anche per i grassi è necessario evitare eccessi e conservare il giusto rapporto di
1:3 tra grassi animali e grassi
vegetali (olio extravergine di
oliva in primis).
Non dobbiamo eccedere nel
consumo di carboidrati, poiché un eccesso di zuccheri
nell'apporto calorico complessivo comporta disturbi
digestivi (meteorismo, costipazione o diarrea,
dolori addominali),
riduzione dell'appetito e possibile
carenza dell'apporto di calcio.
Inoltre, sono sufficienti le normali
quantità di vitamine ricavabili da una dieta adeguata e
variata ricca di frutta e ortaggi di stagione.
Tutti gli sportivi devono prestare molta attenzione al proprio fabbisogno di acqua.
Nei periodi di allenamento
intenso l'apporto consigliato
è di 50 ml/kg di peso corporeo ed è utile bere sia durante
l'allenamento sia dopo l’attività fisica, ricordando che
l'acqua è la bevanda migliore
per la reidratazione. L'integrazione con zuccheri, vitamine e minerali è secondaria:
F I D U C I A
22
Da non dimenticare:
•Masticare con cura e non mangiare in modo frettoloso
• Non saltare mai i pasti, ma consumare 3 pasti completi + 2 spuntini
• Evitare di fare sport nelle 2 ore successive a un pasto completo
• Fare tranquillamente sport dopo mezzora - un’ora da uno spuntino povero di grassi e facilmente digeribile
• Scegliere spuntini leggeri un’ora prima di fare attività fisica: frutta + yogurt magro, spremuta + 1 cucchiaio di frutta secca, 30 g pane integrale
+ 2 fette di affettato magro
• Se si avverte un calo delle energie dopo l’attività fisica, mangiare un
frutto per il riequilibrio della glicemia e successivamente consumare il
pasto previsto
•Fare sempre una colazione completa e ricca di carboidrati complessi
(pane integrale, fette biscottate integrali, fiocchi di avena) con un piccolo frutto e una porzione di proteine (yogurt o una porzione di frutta
secca)
•Non separare mai, a ogni pasto, una discreta porzione di carboidrati integrali da una di proteine di origine animale (carne bianca, carne rossa
magra, pesce, formaggio magro, uova) o vegetale (legumi, derivati della
soia)
•Utilizzare quotidianamente verdure cotte a vapore o crude
•Idratarsi correttamente con acqua
naturale (preferibilmente a basso
residuo fisso) arrivando fino ai 3
litri al giorno quando si fa attività
fisica. No a bevande gassate e alcooliche.
è scorretto, al termine di un
allenamento, sciogliere diversi cucchiaini di zucchero o di
presunti energetici, magari in
una spremuta di frutta già ricca di zuccheri naturali, perché
in questo modo si ritarda notevolmente la reidratazione.
Attenti anche a non esagerare
con le bevande analcoliche a
base di cola, che hanno un discreto contenuto di caffeina
o con altre bevande arricchite
di zucchero e quindi troppo
ricche di calorie.
Cosa consumare in pratica.
Qualche ora prima e dopo lo
sforzo fisico, il nostro corpo
necessita di nutrienti essenziali, poveri di grassi e proteine animali, ma ricchi di carboidrati complessi, vitamine
e Sali minerali, grassi della
serie omega3 e 6, proteine di
natura vegetale (vedi riquadro “Da non dimenticare”).
Questi elementi sono in grado
di fornire al nostro organismo
energia, rinnovamento cellulare per tutti i tessuti, vigore ai
23
sistemi di depurazione, forza
a ossa, muscoli e cartilagini.
Quindi, non eliminiamo nulla dalla nostra alimentazione, nemmeno i tanto odiati
carboidrati sempre imputati
dell’aumento del peso.
Imparare a fare le corrette
scelte alimentari e i giusti
abbinamenti a tavola ci permetterà di trarre i migliori
benefici dall’attività fisica dal
mantenimento di un corretto
peso corporeo, al benessere
cardiovascolare e respiratorio, alla riduzione dei processi
di invecchiamento, alla produzione di endorfine fondamentali per il buonumore.
F A R M A C I A
F I D U C I A
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Una corretta alimentazione è fondamen-
tale per una buona qualità di vita: la salute
si conquista e conserva soprattutto a tavola, imparando, fin da bambini, le regole del
mangiare sano.
I SERVIZI
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Sport & alimentazione. L’importanza di allenarsi in salute.
Quando la tiroide lavora troppo:
l’ipertiroidismo.
Dott. Fabio Colombo
Dottore di Ricerca e Specialista
in Endocrinologia.
Endocrinologo, diabetologo, dietologo
per la Dieta a Zona e consulente
per la Chirurgia Bariatrica presso il
Poliambulatorio Sanigest di Luino (VA)
S
i definisce tireotossicosi la sindrome clinica da eccesso di ormoni tiroidei (FT3 ed FT4)
circolanti indipendentemente dalla sua causa. Il termine
ipertiroidismo indica invece le forme di tireotossicosi
dovute ad aumentata sintesi
e secrezione di FT3
ed FT4 da parte della tiroide. L’incidenza dell’ipertiroidismo
nella popolazione
generale è dello 0.10.2% negli uomini e
dell’ 1.2-2.0% nelle
donne.
Le principali forme di
ipertiroidismo sono
il morbo di Flajani
- Basedow - Graves, il gozzo multi
nodulare tossico e
l’adenoma tossico
(morbo di Plummer).
Le cause di tireotossicosi in assenza di
ipertiroidismo sono
dovute alla liberazione di ormoni tiroidei
già formati per lesioni tiroidee (tiroiditi)
o all’assunzione di ormoni
tiroidei, ad esempio una dose erroneamente eccessiva in
chi è già in trattamento per
ipotiroidismo o un’assunzione volontaria sperando in un
Le principali forme di ipertiroidismo
sono il morbo di Flajani - Basedow Graves, il gozzo multi nodulare tossico e
l’adenoma tossico (morbo di Plummer).
effetto dimagrante.
Vi sono infine un ipertiroidismo ed una tireotossicosi
da assunzione di iodio, soprattutto nelle persone che
assumono amiodarone (es:
Amiodar, Cordarone, Multaq), un farmaco usato nella
cura delle aritmie cardiache.
subclinico quando non sono presenti sintomi ma si
riscontrano solo alterazioni
del TSH con FT3 ed FT4
ancora nella norma. Quello
‘conclamato’ si ha invece
quando sono presenti manifestazioni cliniche ed anche
i livelli degli ormoni tiroi-
casione della concomitante
presenza di fattori scatenanti quali infezioni, traumi o
eventi stressanti. La crisi è
caratterizzata da febbre oltre i 39°, tachicardia, fibrillazione atriale, scompenso
cardiocircolatorio, agitazione
psico-motoria, confusione
Dato che questo farmaco
può causare anche ipotiroidismo, chi lo assume dovrebbe
sottoporsi a periodici controlli della funzione tiroidea.
L’ipertiroidismo può essere
dei sono aumentati. Se non
curato, l’ipertiroidismo, seppur raramente, può portare
ad una crisi tireotossica,
quadro clinico molto grave;
questo può succedere in oc-
mentale, convulsioni, nausea,
vomito, disidratazione e può
portare fino al coma ed alla
morte del paziente.
I principali effetti di un eccesso di ormoni tiroidei a
F A R M A C I A
F I D U C I A
24
Quando la tiroide lavora troppo: l’ipertiroidismo.
livello dei principali organi
ed apparati sono:
• manifestazioni metaboliche: aumento del metabolismo basale, febbricola, intolleranza al caldo, eccessiva
sudorazione, diminuzione di
peso, ridotta tolleranza agli
zuccheri.
• manifestazioni cardiovascolari: cardiopalmo, tachicardia, dispnea da sforzo,
aritmie, scompenso cardiaco,
aumento di tutti gli indici di
sintomi (tachicardia, dispnea,
sudorazione, irritabilità) sono comuni al normale stato
gravidico. Il rischio maggiore
per il feto di una madre ipertiroidea è di sviluppare ipertiroidismo in seguito al passaggio, attraverso la placenta,
degli anticorpi anti recettori
per il TSH (TRAb). Un mancato trattamento di questa
patologia può comportare
per la donna un aumento del rischio di distacco di
ipotiroidei, la positività della
ricerca degli anticorpi anti
Tg ed anti TPO, così come quella dei TRAb, può
rivelare una patogenesi autoimmune.
Saranno però necessarie anche altre indagini: gli accertamenti più comunemente
richiesti sono la scintigrafia tiroidea, la captazione
del radioiodio e l’ecografia/ecocolordoppler della
tiroide.
Da sinistra: una facies ipertiroidea, il risultato scintigrafico di un morbo di Basedow e il
risultato scintigrafico di un adenoma tossico.
contrattilità ventricolare.
• manifestazioni neuropsichiche: nervosismo, insonnia, fini tremori, agitazione
psico-motoria fino alla psicosi.
• manifestazioni a carico
dell’apparato digerente:
aumentata frequenza dell’alvo fino alla diarrea.
• manifestazioni neuro muscolari: astenia, facile stancabilità.
Nell’iperfunzione tiroidea si
ha inoltre gozzo. Nel morbo
di Basedow il gozzo è diffuso e generalmente associato
ad oftalmopatia. I noduli sono multipli nel gozzo multinodulare tossico e singoli
nell’adenoma tossico.
Negli anziani l'espressione
clinica tende ad essere particolarmente insidiosa potendosi manifestare solo con
aritmie saltuarie, astenia o
adinamia.
In gravidanza l’ipertiroidismo è raro ma il suo riconoscimento può essere difficoltoso dato che alcuni segni e
25
placenta, morte endouterina
del feto, aborto spontaneo,
parto prematuro, ipertensione, preeclampsia, scompenso
cardiaco ed anemia. Le complicanze fetali e neonatali
sono invece rappresentate
da basso peso alla nascita,
prematurità, malformazioni
congenite (es: labbro leporino) e segni e sintomi di
ipertiroidismo (gozzo, tachicardia).
Se l’ipertiroidismo è diagnosticato e corretto prima
dell’inizio della gravidanza
la prevalenza di tali complicanze viene drasticamente
ridotta.
Per diagnosticare una tireotossicosi occorre eseguire
il dosaggio del TSH. Nel
caso questo risultasse soppresso, dovrebbe essere seguito dalla determinazione di
FT3 e FT4 per distinguere
le condizioni di franca tireotossicosi da quelle dette
"subcliniche".
Anche nei pazienti affetti da
tireotossicosi, come in quelli
F A R M A C I A
F I D U C I A
Per il trattamento dell’ipertiroidismo sono disponibili tre
opzioni:
a) terapia farmacologia
con anti-tiroidei (metimazolo, propiltiouracile) è da utilizzare in prima istanza per
normalizzare rapidamente la
concentrazione di ormoni tiroidei ed è in grado di indurre una remissione stabile del
morbo di Basedow nel 3050% circa dei pazienti dopo
un periodo adeguato di trattamento (12-24 mesi); molti
dei sintomi cardiovascolari
rispondono favorevolmente
ai farmaci beta-bloccanti che
hanno quindi una funzione
coadiuvante;
b) terapia radio metabolica
con Iodio 131 non deve essere prescritta in donne con
gravidanza in corso; eventuali gravidanze devono essere
iniziate almeno sei mesi dopo la somministrazione del
radiofarmaco;
c) terapia chirurgica: va
utilizzata solo in casi selezionati.
da sapere
Difendersi dall'influenza con il vaccino e l'igiene.
La scorsa stagione influenzale è
stata 'lieve', ma questo non deve
far abbassare la guardia. Ogni
anno, infatti, l'influenza colpisce
tra il 4 e il 12% della popolazione italiana e, secondo i dati del
Centro Europeo per il controllo
delle Malattie (ECDC), in media 40.000 persone, ogni anno
nell'UE, muoiono prematuramente a causa dell'influenza, il
90% dei casi riguarda gli over
65 con malattie pregresse. Per
ridurne al minimo l'impatto sulla
salute, anche quest'anno, come
ogni autunno, il Ministero della salute, diffonde la Circolare
"Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la
stagione 2014-2015". In primo
luogo, per prevenire il contagio,
è fortemente raccomandato,
anche se spesso sottovalutato,
un gesto semplice ed economico come lavarsi spesso le mani.
Inoltre si consiglia di coprire
bocca e naso quando si starnutisce o tossisce e l'isolamento
volontario a casa delle persone
con malattie respiratorie febbrili, specie se in fase iniziale.
A queste raccomandazioni si
aggiungono quelle basate sui
presidi farmaceutici, ovvero la
campagna vaccinale. Il Servizio
Sanitario Nazionale, la fornisce
gratuitamente, secondo il Piano
Nazionale Vaccini, alle donne
nel 2 e 3 trimestre di gravidanza, a tutti i soggetti a rischio
di complicanze per patologie
pregresse o concomitanti, agli
over 65 anni e agli operatori sanitari che hanno contatto diretto con pazienti o altri soggetti
a rischio.
Al servizio del cittadino
I servizi offerti dalla farmacia.
FEDERFARMA VARESE
Associazione Varesina
Titolari di Farmacia
L
a farmacia oggigiorno
non è più solamente il
luogo della dispensazione dei farmaci, ma rappresenta un punto di riferimento
fondamentale per il benessere del cittadino, attraverso
l’offerta di servizi, consigli,
informazioni e prestazioni
diagnostiche che trasformano la farmacia stessa in un
centro capace di dispensare
“salute”, nel senso più
ampio della parola.
In un’ottica che, secondo i dettami della Spending Review,
spinge il Sistema Sanitario Nazionale verso
una massiva deospedalizzazione e alla domiciliarizzazione delle
principali cronicità,
la nuova concezione
di “farmacia dei servizi” rappresenta una
validissima alternativa
per il cittadino che
necessiti di richiedere
informazioni o prenotazioni di prestazioni sociosanitarie, senza doversi recare
presso i presidi Ospedalieri o
i Distretti ASL.
Con la realizzazione del
progetto di Federfarma Nazionale “La farmacia dei
servizi”, si è notevolmente
ampliata la gamma delle prestazioni supplementari, che
ora comprende:
• prenotazione di esami diagnostici on-line
• sistemi di autoanalisi per
i parametri più comuni (emo-
globina, colesterolo, glicemia,
trigliceridi, ecc.)
• elettrocardiogramma, holter cardiaco e pressorio (in
collaborazione con importanti
centri cardiologici, con costo
equiparabile al ticket)
• servizio gratuito di consegna a domicilio di farmaci in orari notturni e festivi (Il
farmaco a casa tua)
• servizio a pagamento di
consegna a domicilio di
farmaci in orario diurno (Il
farmaco a domicilio)
• servizio di guardia farmaceutica notturna e festiva
(Farmacie di turno)
• consulenza nutrizionale e
dietetica e test delle intolleranze alimentari
• assistenza psicologica
(Lo psicologo in farmacia)
• programmi di educazione sanitaria e campagne di
prevenzione, informazione,
sensibilizzazione e partecipa-
zione a screening di massa
(ad esempio riguardo al tumore del colon-retto)
• realizzazione di un’indagine epidemiologica sul
consumo e sull'abuso di psicofarmaci
• preparazioni galeniche
(fatte in farmacia) per realizzare farmaci (altresì presenti
in commercio) con dosaggi
personalizzati, soprattutto
per neonati, bambini
e portatori di malattie
rare
• indicazioni circa
il corretto utilizzo, i
dosaggi e la conservazione dei farmaci
(I consigli del farmacista) e relativo monitoraggio attraverso
un programma di farmacovigilanza
• richiesta di assistenza domiciliare
integrata (ADI), attraverso un collegamento virtuale con
l’ASL, senza spese
a carico del cittadino: nel
caso di piano assistenziale
assegnato ad un Paziente ritenuto temporaneamente o
permanentemente non autosufficiente e/o fisicamente
impossibilitato a recarsi presso gli ambulatori per ottenere
le prestazioni sanitarie di cui
necessita, (a seguito, ad esempio, di dimissioni dall’Ospedale o in quanto portatore di
patologia cronica), possono
essere erogati dall’ASL dei
Voucher socio-sanitari per
F A R M A C I A
prestazioni infermieristicoassistenziali, riabilitative e
medico-specialistiche a domicilio o presso strutture di
degenza. Il Farmacista può
consigliare al Paziente l’azienda, la società o la cooperativa
più indicata, tra quelle convenzionate con l’ASL, per
tipologia di servizio o per
vicinanza geografica.
• possibilità di accedere
tramite la farmacia a servizi di tipo infermieristico
con l’acquisto di Voucher
che permettono la fruizione
a domicilio di prestazioni
fisioterapiche, mediche e
socio-assistenziali, erogate da strutture che offrono
all’utenza servizi con elevati standards di affidabilità,
competenza e professionalità delle figure professionali
coinvolte.
Si potrà pertanto usufruire
di attività infermieristiche
più basilari (medicazioni,
iniezioni, gestione/controllo
flebo e cateteri, prelievi, ecc)
così come di un sostegno
più duraturo e continuativo,
(assistenza post-parto, postricovero, assistenza per malati di Alzheimer, Parkinson
o altre patologie croniche e
non), oppure di veglie notturne o di servizio badante.
N.B.: alcuni di questi servizi
sono presenti solamente in determinate farmacie, ma molti di essi
sono assolutamente gratuiti per i
cittadini e, quasi sempre, senza
alcun costo neppure per l’ASL.
F I D U C I A
26
News dalle aziende News dalle aziende News dalle aziende
Smagliature, cicatrici, disidratazione, invecchiamento cutaneo?
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malattia, ma è un sintomo
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equilibri situazionali
ambientali”.
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del jet lag ed è quindi perfetto per i viaggiatori.
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sublinguale si evita inoltre in
parte il passaggio dei principi attivi dallo stomaco e dal
fegato, massimizzandone la
biodisponibilità e la velocità
di assorbimento. Gli estratti naturali di Papavero e di
Biancospino contribuiscono
al raggiungimento di uno
stato di rilassamento e di
benessere mentale.
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Il racconto… in pillole
Vado a fare un giro.
Giovanni Nello Franchi
Giornalista
[email protected]
D’
estate era il sole a svegliarmi
presto entrando
prepotente dalle fessure delle
persiane sconnesse. Mi alzavo cercando di non fare
rumore perchè credevo di
essere il primo in casa a levarmi. Nell'altra stanza invece sentivo la mamma intorno
ai fornelli e la colazione era
già pronta. Era meraviglioso: latte appena munto della
vacca (un tempo si chiamava
ancora così) del vicino e fetta
di pane con spalmata la marmellata preparata unicamente
dalla nonna.
Dopo correvo subito fuori.
La mamma mi gridava “Dove vai Luca!?” io rispondevo
sempre “A fare un giro”. Era
come se qualcosa o qualcuno
mi aspettasse, ma non era così. Semplicemente andavo alla
scoperta del mondo, del mio
piccolo universo tutt’intorno
a casa: forse era una prima
ricerca di indipendenza, di
felicità. In fondo al campo
c’erano due filari d’uva, una
bianca piccola e dolce ed
una nera dai chicchi grossi,
quella che il nonno chiamava
uva americana. Già in quella
parola mi sembrava di sentire
un primo profumo di libertà.
Staccavo gli acini uno ad uno
passandomeli sulla maglietta per renderli lucidi lucidi;
quella bianca era dolcissima,
l’americana più aspra e con la
buccia più dura che sputavo
sempre dopo averne succhiato il nettare. Non avevo più
di sei anni ed il mio raggio d’azione comprendeva le
corti vicine dove c’era sempre qualcosa da scoprire o la
possibilità di giocare. Quello
era il significato di “andare
sti. Ognuno giocava con un
tappo a corona di un’aranciata od un chinotto, sapientemente appesantito con dei
pezzettini di stucco a riempire il tappo per renderlo più
veloce e stabile nella corsa.
Il mio tappino era sempre
Cobler oppure Bobet. I corridori stranieri erano i più
desiderati. La pista per la cor-
Anche questo per noi era
fare un giro.
La prima volta ne sentii parlare dalla Niccolina del cortile vicino a casa mia. “Sì, sì
è come una radio, ma con una
tendina” spiegava alle vicine
“Quando la levi si vedono le figure in bianco e nero”. “Come al
cinema” soggiunse la vicina.
L’insolita descrizione fece
a fare un giro”. Due cortili
più avanti si giocava “a tappini”, una gara di abilità che
ci vedeva coinvolti a maggio
quando iniziava il giro d’Italia
e volevamo essere protagoni-
sa era tracciata sulle sdrucite
mattonelle della corte con la
punta di un mattone rosso
o di un carbone. Ricordo di
aver battuto più volte Bartali
e Coppi, Maggini e Magni.
scaturire in me una curiosità
morbosa. La mattina dopo
con una squadra di quattro
coetanei si decise di tentare l’avventura. La radio con
la tendina si trovava a due
F A R M A C I A
F I D U C I A
28
Vado a fare un giro.
chilometri nel vicino paese,
in un bar non meglio conosciuto. In casa ognuno disse
“vado a fare un giro”. Alle nove
di mattina tutti riuniti sotto il
grande noce: io, Marisa, Laura, Carota, per i capelli rossi,
e Marcello. Dalla strada polverosa di quell’estate asciutta, al nostro passaggio, si
alzavano nuvolette di polvere
pronte a depositarsi sui nostri scarponcini neri e logori.
Durante il percorso nessuno
si lasciò distrarre nè dai filari
d’uva bianca in maturazione
nè dai ranocchi che saltavano
nei fossi al nostro rumoroso
passaggio. Tutti eravamo concentrati sulla meta vagheggiata. Il paese si annunciò con il
campanile in pietra grigia e la
piccola chiesa con i tre scalini
all’entrata e la croce in ferro.
Percorremmo quella strada
d’ingresso al paese e trovammo subito una porta ad arco:
“Bar Tabacchi” dichiarava.
Dopo una breve adunanza
è la conta per decidere chi
dovesse entrare a chiedere,
entrò Marisa la più spigliata.
Quando riapparve, districandosi tra i fili della tendina
parasole dell’ingresso, disse
“Qui non ce l’hanno”. Indicando con la mano la strada di
fronte “E’ alla Casina delle
Rose, un bar ristorante in fondo
a quella strada”. Ci incamminammo eccitati: la radio con
la tendina era ormai vicina.
La Casina delle Rose era una
bassa costruzione in pietra:
entrai senza indugi. All’interno un ambiente scuro, con
tutte le pareti rosa che in
quella penombra assumevano un color vinaccia. I tavoli
apparecchiati con tovaglie rosa, sedie in legno. Non c’era
alcuno nel locale. Un silenzio
ovattato ed avvolgente. Mi
guardai in giro: un mobile
con posate e bicchieri lungo
una parete, una serie di finestre socchiuse, una grande
29
pianta verde in un angolo.
Poi voltandomi, proprio dietro le mie spalle, troneggiava
una struttura in ferro di color
grigio alta il doppio di me.
Sulla mensola in legno che
chiudeva in alto la struttura
un cubo misterioso perchè
coperto da una stoffa chiara
con centinaia di minuscoli
fiorellini arabescati. Mentre
mi chiedevo se quello fosse
il motivo della mia presenza,
uscì dalla porta di fronte un
signore alto, con un grembiule bianco. “Cosa cerchi bimbo?”
mi chiese avvicinandosi. Stavo per rispondere qualcosa
e per la prima volta mi resi
conto che non sapevo di preciso cosa in effetti stessi cercando. “Volevo vedere la nuova
radio con la tendina!” alla fine
riuscii a dire farfugliando.
“La radio con la tendina, come
la chiami tu” m’informò sorridendo “Si chiama televisione”
e nel dire così con un gesto
da prestigiatore tolse il panno
che ricopriva il misterioso
parallelepipedo. Un cubo di
legno con gli angoli morbidi
ed un vetro grigio rivolto
dalla nostra parte rispecchiava due piccole sagome deformi. Soltanto questa fu la
mia prima televisione, perchè
quando chiesi se potessi vedere le immagini: “Non si
vede niente ora” iniziò con noia “Le trasmissioni sono solo la
sera e non tutti i giorni”. Così
dicendo ricoprì il televisore
e mi accompagnò alla porta
concludendo: “Ho da fare”.
Fuori, alla evidente curiosità
dei miei quattro compagni di
avventura, spiegai l’accaduto.
Tra vari mugolii di scontento, Carota concluse: “Abbiamo
fatto un giro per niente”. Ma io
ero felice lo stesso ed avrei
continuato ogni mattina ad
alzarmi con la voglia di fare
ancora tanti giri per crescere
ed affrontare i miei appuntamenti con la vita.
F A R M A C I A
F I D U C I A
da sapere
Troppi farmaci inutili se l'ipertensione è lieve.
I benefici dei farmaci contro l'ipertensione di lieve entità sono ancora una questione aperta e potrebbero fare
più male che bene perché non è dimostrato che superare leggermente i limiti aumenti il rischio di avere malattie
cardiovascolari, diabete, patologie renali e morte. Lanciano l'allarme gli specialisti della Oxford University e della
Massachusetts medical school di Worcester, in una ricerca pubblicata su Preventing Overdiagnosis e presentata
al meeting dedicato al problema della somministrazione
esagerata di farmaci in corso ad Oxford, in partnership
con la campagna "Troppe medicine!" del British Medical
Journal. "Il 40% degli adulti negli Stati Uniti - spiega Stephen Martin, responsabile dell'indagine - è iperteso. Di
questi il 50% ha livelli leggermente elevati e la metà viene curato con i medicinali anche se non sono a rischio di
incorrere nelle patologie correlate con l'ipertensione. Il
costo di questi farmaci è di 24 miliardi di euro all'anno,
pari all'1% dei costi sanitari annuali". "Più che assumere
medicinali - conclude l'esperto - sarebbe opportuno investire in iniziative che puntino a modificare lo stile di vita,
promuovendo e incoraggiando quei comportamenti che
sicuramente hanno effetti curativi, come la riduzione del
peso corporeo, smettere di fumare, diminuire il consumo
di alcol e aumentare il tempo dedicato all'esercizio fisico".
Dormire 7-8 ore a notte riduce le
assenze sul lavoro.
Dormire 7-8 ore a notte fa bene anche alla salute degli
uffici, infatti riduce il numero di giorni di malattia tolti al
lavoro. L'impatto è tale che eliminando i problemi di insonnia, disturbi del sonno o apnea notturna, si potrebbero ridurre ben del 28% i costi totali legati alle assenze
sul lavoro. Lo rivela uno studio di Tea Lallukka dell'istituto
finlandese di Salute occupazionale a Helsinki pubblicato
sulla rivista Sleep. L'esperta ha considerato 1.875 donne e
1.885 maschi cui ha fatto compilare una serie di questionari per stimarne la qualità, durata e i problemi eventuali del
sonno. Poi attraverso il database ufficiale finlandese che
registra le assenze sul lavoro ha calcolato quante assenze
ciascuno aveva totalizzato ogni anno dal 2000 al 2008.
Confrontando i dati sulle assenze con il livello di qualità
del sonno di ciascun volontario è emerso che coloro che
dormono meglio e che riposano circa 7-8 ore a notte fanno in media 5-9 assenze in meno all'anno. Per esempio i
maschi con problemi di insonnia si assentano mediamente
10 giorni l'anno per malattia contro i 5 dei coetanei senza
disturbi del sonno.
Nuova tecnica chirurgica nel tumore alla prostata.
Continua da pagina 3
Continua da pagina 7
anni e mezzo per le femmine
e di 79 e mezzo per i maschi,
contro una media mondiale
di 70 anni o poco più.
L’Italia è ben piazzata sotto
questo profilo, settima nel
mondo per l’aspettativa di
vita dei maschi e al quinto
posto nella stessa classifica
per le donne.
Soltanto 50 anni fa la stessa
speranza di vita era di 65
anni o poco più per entrambi
i sessi.
Ancora più interessante è
l’attesa di vita dei sessantacinquenni: 18,4 anni per gli
uomini, 21,9 per le donne.
Anche la qualità della vita,
nei confronti di altre nazioni,
non è assolutamente disprezzabile.
La lunghezza media della vita
nei paesi meno sviluppati,
tra i quali quelli di origine di
molti immigrati, è più bassa, soprattutto a causa della
mortalità infantile e dell’impossibilità di disporre dei
presidi terapeutici necessari
per combattere molte malattie, malattie completamente
sconfitte e addirittura scomparse alle nostre latitudini.
Comunque, siate i benvenuti,
nuovi bambini.
Forse non potremo più offrirvi molte opportunità di
lavoro quando sarete più
grandi, ma la speranza di una
vita lunga e con la disponibilità di tutti i farmaci e di
tutto ciò che può essere utile
a raggiungere e mantenere un
buono stato di salute possiamo offrirvela sin da ora.
tecniche microchirurgiche, e
pure da studi istopatologici grazie alla collaborazione
del Dott. Maurizio Salvadore,
Direttore della U.O. di Anatomia ed Istologia Patologica
dell'Ospedale di Gallarate.
Nella mia lunga attività professionale ho effettuato interventi chirurgici per la cura
delle patologie malformative
di reni, vescica ed uretra in
pazienti in età neonatale e pediatrica, e tutto
ciò ha comportato la necessità di
utilizzare ovviamente strumentazione finissima
di microchirurgia e lenti telescopiche di forte
ingrandimento;
per tale finalità ho conseguito anche la
specializzazione in chirurgia
pediatrica ed in chirurgia plastica. L'Università degli Studi
di Pavia mi ha affidato, quale
professore a contratto alla
Scuola di Specializzazione in
Urologia, il corso integrativo
di microchirurgia urologica.
Tutto questo bagaglio professionale si è rivelato ora
di estrema utilità perchè mi
ha permesso di realizzare le
varianti tecniche operatorie
da me introdotte in questa
delicata chirurgia.
On. Dr. Luigi Zocchi
Presidente Federfarma
Varese
Le è stato conferito dalla
Direzione dell'Ospedale
di Gallarate il prestigioso
titolo di Primario Emerito
di Urologia: ma ora chi
continuerà questa tecnica
chirurgica che ha registrato eccellenti risultati?
La Direzione dell'Azienda
Ospedaliera di Gallarate,
considerando la lunga curva di apprendimento di tale tecnica, mi ha affidato le
funzioni di docente “in sala
operatoria” verso i Medici
dell'Urologia per cui partecipo personalmente a tutti
gli interventi chirurgici per
tumore alla prostata al fine di
contribuire alla corretta formazione ed addestramento
dei medici urologi nella tec-
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Arrivano nuovi bambini.
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nica operatoria specifica prostatica. Inoltre, come professore a contratto, insegno alla
Scuola di specializzazione in
Urologia dell'Università degli
Studi di Pavia, contribuendo
alla formazione dei medici
specializzandi in tale tecnica
operatoria.
La mano del chirurgo è ancora importante visto l'alto
contenuto tecnologico della moderna chirurgia?
Assolutamente sì! Nella chirurgia urologica, così in tutte
le altre specialità, l'abilità ed
esperienza del chirurgo-operatore svolgono e mantengono un ruolo importantissimo
e decisivo, assolutamente insostituibile, tanto che spesse
volte ed ancora oggi i pazienti si affidano al chirurgo
dicendo “dottore, la mia vita è
nelle sue mani”.
La Legge Bersani (n. 248 del 4 agosto 2006) CONSENTE la pubblicità delle professioni
sanitarie ed ausiliarie, delle case di cura private e degli ambulatori mono o polispecialistici
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F I D U C I A
30
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NUOVO
DALLA RICERCA
“L’OROLOGIO
DELLA NOTTE”
MELATONINA
L’ormone naturale
che promuove il sonno
favorendo
un riposo di qualità.
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Combatte il
GONFIORE
Anice Verde - Melissa - Finocchio
Favorisce la
DIGESTIONE
Finocchio - Melissa - Anice Verde
Riequilibra la
FLORA INTESTINALE
e avete difficoltà a
prendere sonno e il
riposo notturno fa a
“pugni” con il vostro cuscino
non preoccupatevi.
La ricerca scientifica ha
individuato nella carenza di
Melatonina, sostanza ormonale prodotta di notte da
una ghiandola del cervello,
una delle cause alla base
di questo problema di cui
soffre circa un terzo della
popolazione italiana.
La vita stressante e le
preoccupazioni di tutti i
giorni, l’abuso di farmaci, la
menopausa e per chi viaggia
i continui cambi di fuso
orario, sono alcune delle
ragioni o stili di vita che
sempre più frequentemente
causano disordini nel ritmo
sonno/veglia.
L’assunzione di 1 mg di
Melatonina, meglio ancora se potenziata con estratti vegetali specifici, contribuisce alla riduzione del tempo
richiesto per prendere sonno
e, quando serve, ad alleviare gli effetti del jet-lag: non a
caso è stato coniato un detto, “una bella dormita e sorridi
alla vita”.
Bifidobacterium Breve - Lactobacillus Plantarum
Triocarbone Pancia Piatta è il nuovo integratore
alimentare a base di enzimi, carbone ed estratti
vegetali, con fermenti lattici e vitamine del gruppo B.
La particolare associazione di enzimi aiuta a favorire i
processi digestivi e l’assorbimento dei nutrienti.
Gli estratti vegetali di anice verde, melissa e finocchio
favoriscono la funzione digestiva e una regolare motilità
intestinale, con eliminazione dei gas responsabili del
gonfiore addominale.
I fermenti lattici vivi ad azione probiotica favoriscono
l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Triocarbone Pancia Piatta. Sgonfia pancia.
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Melatonina Melatonina 1 mg
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rilascio”.
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Avena, utili per favorire il
rilassamento, il benessere
mentale e il normale tono
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con serenità.
Chiedi l’originale al Farmacista.
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partire dall’autunno, il
nostro organismo può
andare in difficoltà.
Il fisiologico adattamento alle
temperature, che si abbassano, e alla riduzione delle ore
di luce può, infatti, toglierci
preziose energie. Ci sentiamo
spossati e fiacchi e facciamo
fatica a concentrarci.
Questa condizione, unita a
stress e ad un’alimentazione
spesso scorretta, può indebolire le nostre difese. Rischiamo
così di essere più vulnerabili ed
esposti alle conseguenze del
freddo e dei frequenti sbalzi di
temperatura cui ci sottoponiamo nel corso della giornata.
protetti, sicuri e sorridenti
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Il Magnesio aiuta a ridurre
stanchezza e affaticamento,
il Potassio è utile per la funzione muscolare e il funzionamento del sistema nervoso.
L’e.s. di Echinacea contribuisce a stimolare le naturali difese dell’organismo, l’e.s. di Uncaria favorisce la funzionalità
articolare, l’e.s. di Salice aiuta
a contrastare gli stati di tensione localizzati.
Zinco e Vitamina C contenuti in MG.K VIS IMMUNO più
contribuiscono, in sinergia, alla
normale funzione del sistema
immunitario.
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da sciogliere in bocca.
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