scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 18 maggio 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
16/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Diagnosi preimpianto per coppie fertili «Centri privati pronti, i pubblici meno»
7
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Guariniello indaga sul superfarmaco contro l'epatite C
8
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Una nuova etica per l'oncologia
9
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Nel resto del mondo la copertura è possibile per lavoratori e studenti
10
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Assistenza oltreconfine Diritto nell' Ue e poco più
11
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Autorizzazione per le prestazioni programmate
13
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Con altri 13 Paesi ci sono accordi bilaterali
14
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Che cos'è l'emofilia ? E che cosa provoca?
15
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Diseducazione alimentare in aumento tra i ragazzi
16
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Il supporto di uno psicologo per affrontare senza «mezze verità» la diagnosi e le
scelte terapeutiche
18
17/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Chirurghi esperti per i tumori
20
17/05/2015 Corriere della Sera - Roma
Sanità laziale rafforzata per i pellegrini
22
18/05/2015 Il Sole 24 Ore
L'Irap per i medici convenzionati Asl
23
16/05/2015 La Repubblica - Bari
Cliniche private Paganini rieletto presidente Aiop
24
17/05/2015 La Repubblica - Roma
Medici e ambulanze l'Anno Santo della sanità vale 88 milioni di euro
25
17/05/2015 La Repubblica - Nazionale
Il farmaco dell'epatite C finisce sotto inchiesta "È riservato a pochi"
26
17/05/2015 La Stampa - Nazionale
Niente farmaco Guariniello indaga: omissione di cure e lesioni colpose
27
18/05/2015 La Stampa - Nazionale
L'ira psichiatrica e le meraviglie dell'abbandono
28
16/05/2015 Il Messaggero - Nazionale
Villaggio salute contro il tumore
29
16/05/2015 Il Messaggero - Ancona
Sanità, per Ceriscioli troppi sacrifici Spacca: evitato il crac
30
17/05/2015 Il Messaggero - Nazionale
Sanità, nuovi posti letto e altre 100 ambulanze non solo per il Giubileo
31
17/05/2015 Il Messaggero - Nazionale
Piano per i pronto soccorso ecco le misure anti-ingorgo
32
18/05/2015 Il Giornale - Nazionale
I pazzi pericolosi lasciati liberi e senza controlli
33
18/05/2015 Il Giornale - Nazionale
«Non ci sono controlli: così possono scappare i pazienti pericolosi »
36
17/05/2015 Il Fatto Quotidiano
Il farmaco anti-epatite C è troppo caro: aperta un ' indagine a Torino
37
18/05/2015 Il Fatto Quotidiano
Pediatri, riforma contro i bambini?
38
18/05/2015 Il Fatto Quotidiano
Il pediatra che non teme le burrasche
39
18/05/2015 Il Fatto Quotidiano
La " bella sorpresa " del Governo: il medico diventa una roulette
41
16/05/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Sfuggenti i due sfidanti big Platea pronta alle domande,loro abbandonano la scena
42
17/05/2015 Avvenire - Nazionale
Superfarmaco costoso Inchiesta a Torino sull'accesso alle terapie
43
17/05/2015 Il Gazzettino - Venezia
«Altro che rivoluzione drammatica ignoranza e numeri sbagliati»
44
17/05/2015 Il Gazzettino - Venezia
Zaia : dentista gratis per i poveri
45
17/05/2015 Il Gazzettino - Venezia
Superfarmaco caro e per pochi: inchiesta per lesioni
46
17/05/2015 Il Gazzettino - Venezia
Medici di famiglia da Auchan: «Ecco perché scioperiamo»
47
18/05/2015 QN - Il Giorno - Milano
Nuovi uffici, il Salvini si completa
48
16/05/2015 Il Manifesto - Nazionale
Il cerchietto magico contro l'eterologa*
49
16/05/2015 Libero - Nazionale
Regione Lazio e Asl sfrattano 230 malati
51
17/05/2015 Libero - Nazionale
Epatite C, nuovi farmaci risolutivi
52
18/05/2015 Libero - Nazionale
Ebola a Sassari, rischiata l'epidemia: «Analisi in laboratorio non sicuro»
53
16/05/2015 Il Secolo XIX - Genova
Martedì si fermano mutualisti e pediatri
54
17/05/2015 Il Secolo XIX - Genova
Livia Turco super-sponsor di Ferrando
55
16/05/2015 ItaliaOggi
BREVI
56
18/05/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Biotech, i record paralleli a Londra e al Nasdaq la "firma" è sempre la stessa
57
18/05/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Pinocchio col tablet dai bimbi in ospedale
58
18/05/2015 Corriere Economia
Dichiarazioni Modello Unico e 730: il risparmio va a braccetto con la salute
59
16/05/2015 Milano Finanza
Sanità dalle carte in regola
61
16/05/2015 Gente
prende il via il Bonus BeBè. Chi ne ha diritto e Come si fa a ottenerlo?
62
16/05/2015 Gente
curiamo i bambini nell'arcobaleno
63
16/05/2015 Gente
la tiroide attacca in silenzio
65
16/05/2015 Left
Comincia l'era della medicina ad personam
66
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
50 articoli
16/05/2015
Pag. 25
diffusione:619980
tiratura:779916
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Salute
Diagnosi preimpianto per coppie fertili «Centri privati pronti, i pubblici
meno»
L'Italia è pronta ad accogliere le coppie fertili che necessitano di diagnosi genetica preimpianto. Lo sottolinea,
dopo la decisione della Consulta che ha bocciato il divieto di accesso alla procreazione assistita per queste
coppie, Elisabetta Coccia, presidente di Cecos Italia, l'associazione che raggruppa i centri di procreazione
assistita, quelli privati e convenzionati. «I privati - sottolinea - sono già pronti ad effettuare la diagnosi
preimpianto alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche, che lo richiederanno». Meno lo sono i Centri
pubblici, che al momento, «non effettuano tale esame». Sono 20 i centri in Italia che hanno dichiarato di aver
attivato un servizio di diagnosi preimpianto. Distribuiti lungo tutta la Penisola (6 al Nord, 8 al Centro e 6 tra
Sud e Isole). Intanto, il ministero della Salute rende noto di attendere il deposito delle motivazioni della
sentenza della Consulta «per poterle dare piena attuazione, eventualmente integrando il testo delle nuove
linee guida della legge 40 approvate qualche giorno fa dal Consiglio superiore di Sanità, e che contengono gli
aggiornamenti relativi alla fecondazione eterologa. Prosegue invece l'iter di recepimento delle direttive
europee, insieme alla messa a regime del Registro nazionale dei donatori di gameti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Presidente
Elisabetta Coccia, alla guida di Cecos, che raggruppa
i centri di procreazione assistita,
privati e convenzionati
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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17/05/2015
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tiratura:779916
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Il caso
Guariniello indaga sul superfarmaco contro l'epatite C
Margherita De Bac
Il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha ipotizzato il reato di lesioni colpose e omissione di cure per
l'inadeguata distribuzione dei super farmaci contro l'epatite C, a cominciare dal primo registrato in Italia, il
Sofosbuvir cui sono seguite già quattro molecole. Terapie rivoluzionarie che riescono a eliminare
dall'organismo il virus capace di distruggere il fegato mandandolo in cirrosi, cioè rendendolo fibrotico. Cure
innovative, costosissime, circa 40 mila euro a ciclo. Per ora l'ipotesi di Guariniello è contro ignoti. Si punta il
dito sulle Regioni (per adesso il Piemonte da dove è partita l'inchiesta torinese) e lo Stato. Le Asl sono in
grossa difficoltà per mancanza di fondi, specie quelle di Regioni in deficit, dunque i farmaci anti epatite non
vengono distribuiti con la necessaria tempestività. Oltretutto, secondo le disposizioni nazionali, possono
essere prescritti solo a pazienti con un certo grado di malattia. Secondo l'associazione dei malati Epac sono
in corso 4-5mila trattamenti sui 20-25 mila che dovrebbero essere garantiti. Alle Molinette di Torino vengono
curate un centinaio di persone, altre 600 sono in lista di attesa. Il virus però non può attendere. Il governo
nella legge di Stabilità ha stanziato un budget speciale di 500 milioni quasi interamente dedicati ai nuovi
antivirali (una parte per il Parkinson). Il direttore dell'Aifa afferma che sono già stati distribuiti. L'unico
«gaudio» è il mal comune. Altri Paesi dell'Ue non sono messi meglio: lì i farmaci costano come in Italia se
non di più. È un problema da affrontare con urgenza, molte molecole innovative sono in dirittura di arrivo per
diverse patologie. Si fa largo un'idea: stabilire un prezzo unico europeo in base a un bando comunitario. Una
soluzione che forse potrebbe andar bene anche alle industrie, preoccupate di recuperare i miliardi investiti in
ricerca.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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17/05/2015
Pag. 43
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La riflessione
Una nuova etica per l'oncologia
Carmine Pinto*
Si è concluso da poco a Ragusa il IV Incontro Nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica
(AIOM) sul tema «Etica in oncologia». L'etica nella sua piena accezione entra in maniera preponderante nel
quotidiano dell'oncologo medico in tre aspetti cruciali della cura: la scelta, la sostenibilità e la ricerca.
Il primo punto riguarda il difficile equilibrio fra la comunicazione della diagnosi e del percorso di cura, il
rispetto delle decisioni del paziente e l'assunzione della migliore decisione terapeutica, che consideri le
volontà e le aspettative per la vita di ogni individuo. Il giorno in cui una persona scopre di avere il cancro non
è un giorno "qualunque", ma apre una nuova fase perché cambia il valore attribuito alla vita e al futuro, apre
una frattura importante nella vita del paziente, fra ciò che si è «prima» e il «dopo». Un difficile equilibrio che
pone le scelte dell'oncologo tra informazione, condivisione, quantità e qualità di vita. La ricerca di un equilibrio
etico diventa poi ancora più complessa per le decisioni nel «fine vita», quando prevale l'accompagnamento
sulla cura.
Il secondo aspetto riguarda la sostenibilità per la sanità pubblica delle terapie oggi sempre più efficaci e
costose. Esiste un rapporto fortemente etico tra garanzia di accesso per tutti i cittadini ai più efficaci farmaci
anti-cancro, e normative e strategie di politica sanitaria che possono produrre disparità nei diritti a poter
usufruire di uno stesso farmaco già registrato dall'Aifa tra cittadini di diverse Regioni. Etica dei diritti, ma che
si accompagna indissolubilmente all'etica del rapporto tra valore e costo di un farmaco e strategia di impiego
delle risorse in sanità. Si ripropone il dilemma e l'equilibrio nelle scelte: a quale costo accettabile? È davvero
necessario scegliere se investire in mesi di aumento in sopravvivenza o nei processi riabilitativi per patologie
invalidanti? Questa discussione per scelte etiche non può che coinvolgere tutti gli attori: Istituzioni, industria,
accademia, clinici e pazienti.
L'ultimo punto è costituito dall'etica della ricerca, che non può essere focalizzata solo nella "scoperta" del
farmaco più efficace, ma deve rispondere anche ai cosiddetti medical needs , ai bisogni clinici ancora
insoddisfatti, dalla prevenzione ai trattamenti attivi.
L'oncologia richiede quindi costantemente scelte etiche condivise perché i progressi siano davvero patrimonio
di tutta la società civile.
*Presidente Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM)
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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17/05/2015
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diffusione:619980
tiratura:779916
Esborsi elevati Se la Convenzione non c'è, tutto, persino il Pronto soccorso, è a carico del turista
M. G. F.
S
e viaggiate per turismo in Paesi extraeuropei che non hanno stipulato accordi bilaterali con l'Italia per
l'assistenza sanitaria, in caso di necessità - fatta eccezione per lavoratori e studenti, a determinate condizioni,
come si vedrà più avanti - non avrete diritto a cure gratuite (o rimborsate al rientro): di solito, infatti, le
prestazioni sanitarie vanno pagate interamente, compresi i servizi di Pronto soccorso.
In alcuni Paesi i costi dell'assistenza sono molto elevati, per questo il Ministero della Salute consiglia di
stipulare un'apposita polizza sanitaria prima della partenza. Ma «le assicurazioni in regime privatistico
possono prevedere clausole diverse, - avverte Sergio Acquaviva, direttore dell'ufficio che si occupa della
mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero
della Salute - perciò, il consiglio è di leggere molto attentamente la polizza prima di sottoscriverla».
Se invece siete lavoratori (anche non italiani, ma iscritti al nostro Servizio sanitario nazionale) o studenti
(vincitori di borsa di studio universitaria o stagisti) e vi recate in uno di questi Paesi (extraeuropei che non
hanno stipulato accordi bilaterali) per motivi di lavoro o di studio, in linea di massima, in caso di necessità
potete avere diritto alle cure mediche a carico del Servizio sanitario italiano in forma indiretta, cioè
anticipando le spese e presentando poi la domanda di rimborso.
Questa "copertura" però si ottiene a determinate condizioni. Innanzitutto, prima della partenza dovete
richiedere (voi oppure, per i lavoratori dipendenti, può farlo anche il datore di lavoro) l'attestato ex art. 15
DPR. n.618 del 31 luglio '80 alla vostra Asl di residenza.
Per averlo dovrete presentare una specifica documentazione: per tutti, codice fiscale e tessera sanitaria; poi,
se siete studenti, il certificato che attesti il conseguimento della borsa di studio presso Università o
fondazione estera (DPR 618/'80); se, invece, siete lavoratori, la nota di trasferimento all'estero e la
documentazione che certifichi l'appartenenza al sistema previdenziale italiano.
L'attestato va trasmesso dalla Asl di residenza dell'assistito all'ufficio competente del Ministero della Salute
presso il Ministero degli Affari Esteri MAE, preferibilmente in formato elettronico ([email protected] o
[email protected] ). Per i lavoratori del settore pubblico l'attestato può essere richiesto, previa
esibizione della documentazione necessaria, anche alla sede di servizio della Rappresentanza diplomatica
italiana nel Paese straniero di soggiorno , che è tenuta a trasmetterlo all'Asl di residenza e al Ministero della
Salute. In questo caso, la mancata comunicazione all'Asl comporta la perdita del diritto al rimborso delle
spese sanitarie all'estero.
Dunque, l'attestato (in genere, vale per un anno, rinnovabile) vi dà diritto - se siete lavoratori o studenti - a
usufruire delle cure necessarie durante il soggiorno, ma dovete anticipare le spese e poi chiedere il rimborso
- tramite Ambasciata (o Consolato) italiana all'estero territorialmente competente - all'ufficio apposito del
Ministero della Salute presso il MAE, entro tre mesi dalla data dell'ultima spesa per ciascun evento sanitario.
Gli italiani (iscritti nel registro Aire-Anagrafe italiani residenti all'estero) che invece trasferiscono la residenza
in uno di questi Paesi extraeuropei in cui non sono in vigore accordi bilaterali, non hanno più diritto
all'assistenza a carico del Servizio sanitario italiano, né all'estero né in Italia.
Per sapere se spetta o no una copertura sanitaria nel Paese (extraeuropeo senza accordo bilaterale) di
destinazione, si può consultare la guida interattiva "Se parto per..." del Ministero della Salute.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Nel resto del mondo la copertura è possibile per lavoratori e studenti
17/05/2015
Pag. 44
diffusione:619980
tiratura:779916
Assistenza oltreconfine Diritto nell' Ue e poco più
Compartecipazione alla spesa I ticket non sono mai rimborsati e a volte sono piuttosto alti. Anche le
esenzioni per malattie croniche non sono riconosciute ovunque
Maria Giovanna Faiella
Durante un soggiorno temporaneo all'estero ci spetta l'assistenza sanitaria gratuita se abbiamo bisogno di
cure impreviste? Dovremo pagare la visita dal dottore o le cure ricevute in ospedale o, addirittura,
l'ambulanza? Le spese sostenute saranno rimborsate una volta tornati in Italia? E come districarsi tra regole
e procedure spesso diverse nei vari Paesi del mondo?
Per rendere più semplice e accessibile l'assistenza sanitaria all'estero per coloro che viaggiano per turismo, o
per motivi di lavoro o di studio, il Ministero della Salute ha predisposto due nuovi strumenti (utili per
qualunque Paese si voglia raggiungere) nell'ambito del Progetto EESSI -Electronic Exchange of social
Security Information, finanziato dalla Commissione europea: un opuscolo dal titolo "Mobilità Sanitaria
Internazionale" - prodotto in 100 mila copie e già distribuito nelle Asl - e una app per cellulari, versione mobile
dell'applicazione "Se parto per...", già disponibile da alcuni anni sul portale del Ministero stesso. «Prima di
partire, è bene che il cittadino sappia quali sono i suoi diritti nel Paese meta del soggiorno - sottolinea Sergio
Acquaviva, direttore dell'ufficio che si occupa della mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione
generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute -. Se poi ha necessità di avere
informazioni sul posto, può accedere alla guida interattiva attraverso l'app "Se parto per...". Inoltre, può
consultare direttamente dal dispositivo mobile, ovunque si trovi, la normativa comunitaria vigente e, grazie al
sistema EESSI , anche la directory pubblica che consente di sapere quali istituzioni, in uno specifico Stato
dell'Unione europea, si occupano di tutelare i diritti in materia di sicurezza sociale, oltre che di assistenza
sanitaria. Non si trovano, invece, gli indirizzi di ospedali o strutture dove curarsi».
Come usare la guida interattiva? Collegandosi al portale del Ministero, o tramite l'app, bisogna scegliere il
Paese di destinazione alla voce "Dove vai?", poi selezionare il motivo del viaggio (temporaneo soggiorno,
turismo, lavoro, cure di altissima specializzazione, trasferimento di residenza o gravidanza-parto); alla fine del
percorso appare la schermata con le indicazioni su che cosa fare prima di partire, durante il soggiorno e altri
consigli per evitare brutte sorprese.
Ma iniziamo con l'ipotesi di un viaggio o di un soggiorno in Europa. Se vi recate in uno Stato dell'Unione
europea o in Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera (Stati che fanno parte della Associazione europea di
libero scambio, EFTA, dall'inglese European Free Trade Association), ricordatevi di portare con voi la TEAM Tessera Europea di Assicurazione Malattia. In pratica, è il retro della tessera sanitaria (quella che viene
rilasciata dall'Agenzia delle entrate a tutte le persone, non solo italiane, iscritte al Servizio Sanitario
Nazionale, per esempio anche a un lavoratore extracomunitario che svolge la sua attività presso una famiglia
italiana), e ha una validità di sei anni. Negli Stati Ue o EFTA, presentandola al dottore o in ospedale (pubblico
o convenzionato), potete accedere alle prestazioni mediche necessarie, non solo urgenti, alle stesse
condizioni dei cittadini del Paese visitato. In generale, le prestazioni sono gratuite, salvo il pagamento
dell'eventuale ticket o di altra partecipazione alla spesa prevista. Ma attenzione, avverte Sergio Acquaviva: «I
sistemi di assistenza sanitaria in Europa variano da un Paese all'altro. Servizi che sono gratuiti in Italia
potrebbero non esserlo in un altro Stato europeo, oppure può essere previsto un ticket per l'ambulanza, che
da noi, invece, non si paga. Per esempio, in Francia vige un sistema basato sull'assistenza in forma indiretta,
per cui va pagata la prestazione e poi va richiesto il rimborso, o direttamente all'istituzione competente (nello
specifico, CPAM), che provvede a darlo in giornata ( l'indirizzo si può trovare nella directory pubblica del
sistema EESSI, cui si accede tramite l'app ), oppure al rientro in Italia, rivolgendosi alla propria Asl che
rimborserà - previa presentazione delle ricevute e della documentazione sanitaria entro 90 giorni - dopo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Se andiamo all'estero e abbiamo bisogno di cure mediche, dove siamo protetti dal nostro Servizio sanitario?
È tutto gratuito oppure si paga qualcosa? E quali procedure dobbiamo seguire? È bene informarsi prima della
partenza e ora ci aiuta anche una app
17/05/2015
Pag. 44
diffusione:619980
tiratura:779916
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
avere verificato le tariffe con lo Stato di soggiorno». Va sottolineato che i ticket, in qualunque Paese si siano
pagati, non sono mai rimborsati. «E in alcuni Paesi sono piuttosto alti - riferisce Acquaviva -. Per esempio, in
Francia corrispondono a circa il 20% della prestazione erogata, tanto che molti francesi hanno una polizza
assicurativa per la loro copertura».
È bene sapere anche che l'esenzione dal ticket per determinate malattie croniche riconosciuta in Italia, non è
detto che lo sia in un altro Stato dell'Ue e EFTA. In questo caso le Asl di residenza possono decidere di
rimborsarla comunque. Ancora: i malati cronici, presentando la TEAM, hanno diritto alla "continuità delle
cure", cioè a tutte le cure necessarie in base al proprio stato di salute. Comunque, per esempio a chi è in
dialisi o in chemioterapia, il Ministero della Salute consiglia di prendere in anticipo i contatti con la struttura
estera a cui si chiederà la prestazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«S.O.S.»
Se non avete
la Tessera Europea di Assicurazione Malattia-TEAM o l'avete persa, prima di partire per un Paese dell'Ue o
della Associazione europea di libero scambio, chiedete all'Asl il certificato sostitutivo. Se siete già partiti
senza la TEAM fatevi inviare il certificato per fax o mail. Se non avete né TEAM né certificato sostitutivo,
dovete pagare le cure e poi chiedere il rimborso, presentando ricevute e documentazio-ne sanitaria.
Foto: Differenze L'organizzazione sanitaria in Europa varia da uno Stato all'altro. Ciò che
è offerto in Italia
può non esserlo in un'altra nazione
17/05/2015
Pag. 45
diffusione:619980
tiratura:779916
<p>Autorizzazione <br/>per le prestazioni programmate </p>
Autorizzazione per le prestazioni programmate
M. G. F.
Essere curati in un ospedale europeo specializzato, o poter usufruire oltre confine di una terapia non ancora
disponibile nel nostro Paese. Per ricevere in un altro Stato dell'Ue prestazioni programmate (cioè che
costituiscono il motivo del viaggio) sono due le procedure possibili. La prima (da Regolamenti comunitari
tuttora in vigore) prevede l'assistenza diretta: le cure effettuate in una struttura pubblica o convenzionata di
un Paese Ue sono a carico dello Stato italiano se si ha l'autorizzazione preventiva dell'Asl di residenza (di
norma, la rilascia se si tratta di prestazioni erogabili dal nostro Servizio sanitario, ma che non possono essere
garantite nei tempi adeguati). L'altra procedura (Direttiva Europea sulle cure transfrontaliere, recepita ad
aprile 2014) stabilisce che i pazienti possono scegliere dove farsi curare (anche presso erogatori di
assistenza sanitaria privati di un altro Paese Ue), ma devono pagare i costi delle prestazioni (che devono
rientrare nei Livelli essenziali di assistenza) e poi farsi rimborsare dall'Asl. In base a questa Direttiva, è
possibile ottenere in un altro Paese Ue una prestazione che non sia disponibile tempestivamente in Italia, ma
è bene accertarsi presso l'Asl se occorre l'autorizzazione preventiva per aver diritto al rimborso (e per alcune
prestazioni è sempre necessaria l'autorizzazione preventiva dell'Asl).
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dalle Asl
17/05/2015
Pag. 45
diffusione:619980
tiratura:779916
Con altri 13 Paesi ci sono accordi bilaterali
M. G. F.
Durante un viaggio in un Paese che non fa parte dell'Unione europea abbiamo diritto a cure gratuite o
rimborsabili se ci ammaliamo inaspettatamente, o in caso di infortunio?
Il nostro Paese ha stipulato Convenzioni bilaterali con alcuni Stati che non fanno parte dell'Ue: Argentina,
Australia, Brasile, Capo Verde, Città del Vaticano e Santa Sede, Paesi dell'ex Jugoslavia (Macedonia, Serbia,
Montenegro, Bosnia-Erzegovina), Principato di Monaco, San Marino, Tunisia.
Le regole sull'assistenza sanitaria di cui abbiamo diritto in questi casi cambiano da Paese a Paese, in base
allo specifico accordo bilaterale, che definisce i destinatari, le situazioni protette, il campo di applicazione. È
possibile avere tutte le informazioni sul diritto alle cure, in caso di necessità, in uno di questi Paesi, e sapere
quali adempimenti sono necessari prima di partire, consultando la guida interattiva "Se parto per..." sul
portale del Ministero della Salute o, tramite l'apposita app sullo smartphone.
«Oggetto di tutte le Convenzioni bilaterali stipulate tra Italia e altri Stati è la sicurezza sociale e in alcune è
prevista anche la tutela sanitaria, soprattutto per i lavoratori autonomi che si spostano continuamente - spiega
Sergio Acquaviva, direttore dell'ufficio mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione generale della
programmazione sanitaria del Ministero della Salute -. La "protezione" può riguardare a volte specifici
destinatari, quali lavoratori o pensionati, con cittadinanza italiana e no ma iscritti al Servizio sanitario italiano,
oppure alcuni aspetti, come cure urgenti, infortuni, maternità».
Per esempio, in Argentina soltanto gli italiani titolari di pensione e i loro familiari in caso di soggiorno
temporaneo (per turismo o altri motivi) hanno diritto a tutte le cure urgenti: sono gratuite, salvo il pagamento
dell'eventuale ticket o di altra partecipazione alla spesa, che restano a carico dell'assistito (non saranno
rimborsati dalla Asl). Per avere la copertura in Argentina, prima di partire occorre chiedere alla propria Asl di
residenza l'apposito Modello I/RA 1. Attenzione, se per una qualsiasi ragione la prestazione all'estero è stata
pagata, al rientro in Italia non si potrà richiedere il rimborso alla Asl.
Un altro esempio: se vi recate in Tunisia per turismo, sappiate che la Convenzione non prevede alcuna forma
di tutela, nemmeno per le cure urgenti ed è esclusa anche la copertura delle prestazioni di pronto soccorso.
In base all'Accordo bilaterale, infatti, ad essere "protetti" per malattia, maternità, infortuni e malattie
professionali sono - con modalità diverse - i lavoratori subordinati, assimilati e autonomi, i titolari di pensione,
i relativi familiari a carico.
«È bene sapere, anche, che con alcuni Paesi, come per esempio in Brasile, la Convenzione esiste solo sulla
carta - segnala Sergio Acquaviva -. Anche se più volte è stato sollecitato un intervento delle autorità locali,
non si è riusciti a rendere operativo l'accordo».
Un'ultima annotazione: in genere, le Convenzioni bilaterali escludono l'assistenza indiretta, per cui, se non ci
si è premuniti, le cure pagate all'estero non saranno rimborsate dalla Asl al rientro in Italia.Va segnalata , per
completezza delle informazioni, che fa eccezione San Marino, dove gli iscritti al Servizio sanitario italiano
possono sia ricevere gratis (salvo i ticket) cure urgenti (presentando però il Modello I/SMAR 8 rilasciato dalla
propria Asl) sia pagare e poi richiedere il rimborso delle spese una volta rientrati in Italia.
Per avere informazioni prima di partire, oltre a consultare la guida interattiva "Se parto per...", si può chiedere
alla propria Asl. In caso di dubbi, si può contattare anche l'Ufficio relazioni con il pubblico del Ministero della
Salute ( vedi infografica ).
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Limiti
I benefici possono riguardare solo specifici destinatari, oppure alcuni aspetti, come infortuni o maternità
Foto: sulle p rofilassi per i viaggiatori, il sito della Organizzazione mondiale della sanità http://www.
who.int/ith/en
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Extra Unione
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Che cos'è l'emofilia ? E che cosa provoca?
Il sangue non coagula per un difetto genetico materno che danneggia quasi solo i maschi
Antonella Sparvoli
Nel nostro Paese sono più di 4 mila le persone che convivono con l'emofilia, malattia rara di origine genetica.
«Chi ne è affetto è soggetto a emorragie per la carenza o il difetto funzionale di alcune proteine coinvolte
nella coagulazione. In tal caso se ci si procura una ferita, la perdita di sangue si arresta con difficoltà. Questo
vale per lesioni superficiali, ma soprattutto e con ripercussioni più importanti, per emorragie interne - spiega
Romano Arcieri, del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità e consulente FedEmo (Fed.
Associazioni Emofilici) -. Esistono due forme principali: l'emofilia A e l'emofilia B . La prima forma è dovuta a
un deficit del fattore VIII della coagulazione e colpisce circa una persona ogni 10 mila, la seconda è dovuta
a difetti del fattore IX e interessa un individuo ogni 30 mila».
Come si eredita l'emofilia? «I geni difettosi sono sul cromosoma X. Le donne hanno due cromosomi X e in
genere non hanno mai disturbi perché se anche hanno ereditato un cromosoma difettoso da un genitore,
sono protette dal secondo cromosoma X, normale, che riesce a produrre abbastanza fattore VIII o IX . Nelle
donne l'emofilia è molto rara e può presentarsi in caso di figlie nate da un padre emofilico e una madre
portatrice, o in altre condizioni eccezionali (nuova mutazione). I maschi, che invece hanno un cromosoma Y e
un cromosoma X, quando ereditano un cromosoma X difettoso dalla madre portatrice, sviluppano l'emofilia,
perché il cromosoma Y non riesce a compensare il difetto. Per questo la malattia colpisce soprattutto i
maschi, mentre le femmine sono di solito solo portatrici»
Quali sono i segnali della malattia?
«I primi segnali, soprattutto nelle forme gravi, si hanno intorno all'anno di vita, con lividi per piccole emorragie
sottocutanee. Più insidiose sono le emorragie a livello dei muscoli (ematomi) e delle articolazioni ( emartri) ,
che, senza adeguato trattamento, possono causare deformità e risultare invalidanti, rendendo, per esempio,
più difficoltoso il cammino».
Come si cura l'emofilia?
«Somministrando i fattori mancanti per via endovenosa, il che costringe i pazienti affetti dalle forme più gravi
ad almeno 2 (emofilia B) o 3 (emofilia A) iniezioni a settimana. Il concentrato di fattore della coagulazione può
essere un plasmaderivato (cioè elaborato dal sangue di donatori), o un prodotto ricombinante (ottenuto con
tecniche di ingegneria genetica). Esistono linee guida sui criteri con cui somministrare l'uno o l'altro. Di solito
nei bambini si prediligono i fattori ricombinanti, mentre negli emofilici di vecchia data si usano spesso i
plasmaderivati, ora più sicuri, grazie ai maggiori controlli e ai trattamenti cui viene sottoposto il sangue dei
donatori. In passato, purtroppo, molti emofilici trattati con questi preparati sono stati contagiati da virus
presenti nel sangue dei donatori (Hiv e virus epatite B e C). Chi soffre di forme lievi di emofilia non ha bisogno
di iniezioni frequenti, in genere il fattore mancante viene somministrato solo al bisogno, in caso di interventi
chirurgici, dopo un incidente o un trauma. Un altro farmaco utilizzabile in chi presenta forme lievi di emofilia A
è la desmopressina, capace di determinare un aumento del 25-30% del fattore VIII nel plasma. La buona
notizia è che sono in arrivo farmaci a lunga emivita per l'emofilia B (ma sono allo studio anche prodotti per la
A) che consentirebbero di somministrare il fattore mancante ogni 10-15 giorni, con importanti ricadute sulla
qualità di vita dei pazienti».
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Foto: Ricercatore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità
Foto: Il sito della Federazione delle Associazioni Emofilici http://
fedemo.it/
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Lo specialista
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I genitori spesso non danno il buon esempio e così i figli saltano la colazione e hanno una dieta sbagliata Lo
segnala una ricerca dei medici dell'adolescenza
Maurizio Tucci
è un obiettivo ancora lontano per gli adolescenti italiani la distribuzione in cinque pasti delle calorie che
dovrebbero assumere ogni giorno: se pranzo e cena sono un appuntamento alimentare abituale pressoché
per tutti i ragazzi, colazione e spuntino di metà mattina hanno invece tra il 60 e il 70 per cento di adesioni,
mentre la merenda del pomeriggio risulta essere molto occasionale.
È quanto emerge dai primi risultati dell'indagine nazionale "Adolescenza, alimenti per crescere" che la
Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza (SIMA) ha realizzato (con il patrocinio di Expo 2015 e in
collaborazione con Coop) su un campione nazionale di 2 mila studenti di terza media (età 13-14 anni). I
risultati completi dell'indagine (dai quali emergeranno più in dettaglio stili e abitudini alimentari degli
adolescenti, ma anche il loro livello di conoscenza riguardo tematiche sociali come, ad esempio, lo spreco
alimentare), saranno presentati in Expo nella seconda metà di giugno.
Stando ai dati dell'indagine a "saltare" la colazione sono in particolare le ragazze: meno del 60% la fa
abitualmente e il 20% dichiara di non farla mai. E se la mancanza di tempo (per poter dormire fino all'ultimo
momento possibile) è una motivazione che vale per maschi e femmine, nelle giovanissime influisce molto
anche il fattore dieta. E, sia pure con distacchi meno evidenti, anche per quello che riguarda lo spuntino di
metà mattina e la merenda pomeridiana le femmine sono meno assidue dei maschi e tendono molto di più a
concentrare l'alimentazione della giornata nel pranzo e nella cena.
«Un comportamento sbagliato e controproducente proprio per quanto concerne il controllo del peso - spiega
Gianni Bona, Direttore della Clinica Pediatrica dell'Università del Piemonte Orientale ed esperto di
alimentazione - in quanto una non corretta distribuzione dell'apporto nutrizionale nell'arco della giornata
favorisce proprio il sovrappeso e l'obesità. È questo un aspetto sul quale tutti, famiglia, scuola, medici,
dovremmo insistere, per creare già dall'infanzia, ma soprattutto nell'adolescenza - quando ragazze e ragazzi
iniziano ad avere una autonomia molto maggiore per ciò che concerne i comportamenti alimentari - una vera
e propria cultura del corretto modo di nutrirsi».
Ma il paradosso è che le adolescenti "la teoria" la sanno e la ripetono: «non è vero che non facendo la
colazione si dimagrisce, anzi è peggio», ma in pratica non riescono ad abbandonare l'idea che, saltando la
colazione (o la merenda), comunque si mangi di meno. «Il tentativo di controllo alimentare è un
comportamento generalmente regolato molto più dall'irrazionale che dal razionale - dice Maria Francesca
Basoni, psicologa del'Associazione Laboratorio Adolescenza - e a quell'età c'è spesso ancora traccia di quel
"pensiero magico" infantile, per il quale il rapporto causa-effetto si sviluppa su un piano rituale piuttosto che
razionale».
«L'adeguatezza della dieta alimentare, a seconda dell'età, è l'aspetto fondamentale per una sano apporto
nutrizionale, - commenta Piernicola Garofalo, Presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza ma qui rileviamo un problema che sta addirittura a monte: non riusciamo ancora a radicare negli adolescenti
l'abitudine ad avere quotidianamente cinque appuntamenti con il cibo, molto differenti tra di loro per
composizione e quantitativi, ma tutti e cinque importantissimi».
«Del resto, non c'è troppo da meravigliarsi, - sottolinea Garofalo - perché siamo noi adulti i primi a non
rispettare questi cinque momenti nutrizionali. Ma non è tanto il nostro cattivo esempio ad indirizzare male i
bambini e, soprattutto, gli adolescenti, quanto l'impostazione complessiva delle nostre abitudini di vita.
Impegni lavorativi e scolastici, distanze (specie nelle grandi città) e stress hanno modificato drasticamente la
vita familiare e, con essa il momento dei pasti, tradizionalmente legato alla famiglia».
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Diseducazione alimentare in aumento tra i ragazzi
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A proposito di tradizione, quello che viene considerato da molti adolescenti intervistati il "pasto principale" per
la famiglia resta ancora il pranzo, salvo che nel nord-ovest e nelle grandi città, dove è indicata in prevalenza
la cena. Ma pranzo o cena che sia, dall'indagine SIMA emerge un'altra indicazione interessante: la
maggioranza degli intervistati ammette di avere una dieta limitata, per scelta o per proposta familiare
(«mangio solo quello che mi piace», «mangio sempre le stesse cose»).
«Mangiare solo ciò che piace - spiega Marina Picca, Presidente della Società Italiana di Cure Primarie
Pediatriche (SICuPP) - è una cattiva abitudine che arriva da lontano, cioè dalla troppo facile resa dei genitori
ad assecondare, fin dall'infanzia, i gusti alimentari dei figli, rinunciando, per il timore che non mangino, a
proporre loro, con la giusta insistenza, anche alimenti che non sono immediatamente graditi. E "giusta
insistenza" significa proporre un alimento rifiutato, preparandolo e presentandolo in modi diversi, almeno ottodieci volte. Alla base di una dieta corretta c'è anche la varietà: un bambino non abituato a sperimentare nuovi
sapori si trascinerà con grande probabilità questa pigrizia alimentare, con tutti gli effetti negativi che ne
potranno derivare, anche in adolescenza e in età adulta». Da questa sorta di "peccato originale" deriva
spesso, tra l'altro, un condizionamento complessivo del mix alimentare familiare, che si riduce sempre più a
quel minimo comune denominatore di pietanze che piacciono a tutti. Una scelta ovviamente non ottimale dal
punto di vista nutrizionale, ma che indubbiamente... semplifica la vita.
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I gusti
Le cucine
di altre etnie piacciono ai ragazzi italiani? Dai dati raccolti dalla Società Italiana di Medicina della
Adolescenza,
la cucina cinese risulta essere quella più sperimentata, seguono quella mediorientale, la giapponese,
l'indiana, l'africana. Per gradimento vince la cucina mediorientale, seguita da cinese, indiana, africana e
giapponese. E per una cena con gli amici? La pizza è al primo posto, seguita dal panino stile fast food,
«inseguito», specie al nord, dal Kebab.
L'esperto risponde
Foto: alle domande dei lettori sui temi di nutrizione all'indirizzo http://forum. corriere.it/ nutrizione
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L'auspicio Servono ambulatori dedicati, con un'attenzione specifica alla riabilitazione non solo fisica, ma
anche psichica
V. M.
Avere accesso alle migliori terapie disponibili è un passo fondamentale per curare con successo un tumore.
Altrettanto indispensabile è però prendersi cura del benessere psicologico dei malati, che devono essere
pienamente informati della loro condizione anche per poter prendere parte alle decisioni sulle terapie, come
peraltro è previsto dalla legge sul consenso informato alle cure.
«Gli studi più recenti suggeriscono che la maggior parte dei pazienti preferisce conoscere la verità sulla
propria salute e ricevere informazioni dettagliate sulla patologia, la prognosi e le possibilità di cura - spiega,
nel Rapporto 2015 della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Anna
Costantini, presidente della Società Italiana di Psico-oncologia -. Inoltre, i malati desiderano avere notizie
sulla prognosi, in un ambiente riservato, durante un colloquio (senza interruzioni) in cui potranno riuscire a
esprimere paure e preoccupazioni e il medico abbia modo di verificare che il paziente abbia compreso tutti gli
aspetti».
In Italia c'è sempre stata una tendenza alla "mezza verità" che vede spesso uniti medici e familiari nell'intento
di proteggere il malato, non sempre consapevole della diagnosi e delle condizioni reali in cui si trova.
L'atteggiamento paternalistico che minimizza il numero di nozioni date al diretto interessato si è però sempre
più ridotto negli ultimi dieci anni, anche per via dell'obbligatorio consenso informato introdotto nel 2006. Da
un'indagine italiana pubblicata lo scorso mese sulla rivista scientifica Psycho-Oncology è emerso che, in
effetti, la grande maggioranza dei malati interpellati (87%) era consapevole della diagnosi, ma la metà delle
persone con tumore metastatico valutava erroneamente le proprie possibilità di guarigione. Inoltre, circa un
terzo degli intervistati pensava che i familiari nascondessero spesso o sempre le cattive notizie per
proteggerli. «I malati - osserva Costantini, autrice principale dello studio e direttore della Psico-oncologia
all'ospedale Sant'Andrea di Roma - hanno dichiarato d'avere bisogno di parlare con i propri cari della
malattia, mentre queste mezze verità ostacolano un dialogo sincero, che è ciò di cui i pazienti hanno più
bisogno». Emerge anche chiaramente che conoscere la realtà delle cose non porta a disperazione, non
accresce lo stress dei malati, non influisce sui loro processi di adattamento mentale al cancro. «È quindi
fondamentale che dalla diagnosi in poi, per la scelta delle terapie e anche nella fasi più difficili della malattia
avanzata, i pazienti siano al centro anche della comunicazione - aggiunge Luigi Grassi, direttore della Clinica
Psichiatrica all'Università di Ferrara, tra gli autori dell'indagine -. Sempre più di frequente, davanti alle molte
nuove terapie disponibili, i pazienti sono chiamati a prendere decisioni importanti insieme ai loro curanti:
dev'essere chiaro, in questo percorso, quale sia il desiderio dei malati e se vogliano o meno condividere le
scelte con i parenti».
È facile capire che, se la situazione volge al peggio, ci si voglia preparare; ma anche nei casi in cui si arriva
alla guarigione accade che le persone, negli anni successivi alle terapie, soffrano di disagi fisici o psicologici
non trattati. O, peggio, non riconosciuti affatto. «Gli italiani che convivono con una diagnosi di tumore, recente
o lontana nel tempo, secondo le stime nel 2015 arriveranno a 3 milioni - conclude Stefania Gori, segretario
nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica e direttore dell'Oncologia all'ospedale Sacro CuoreDon Calabria di Negrar (Verona) -. Cresce anche il numero di guariti e lungosopravviventi, che hanno nuove
necessità a cui dobbiamo far fronte, sul piano medico e sociale. Servono ambulatori dedicati, con
un'attenzione specifica alla riabilitazione psico-fisica: la riorganizzazione degli ospedali, con la creazione delle
Reti Oncologiche Regionali, deve tener conto anche di questo».
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Il supporto di uno psicologo per affrontare senza «mezze verità» la
diagnosi e le scelte terapeutiche
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Migliore la sopravvivenza dei pazienti operati in centri con ampie casistiche. Lo conferma il nuovo Rapporto
sulla condizione assistenziale L'appuntamento I dati sono stati resi noti in occasione della Giornata nazionale
del malato oncologico Programmazione I tagli previsti per legge ai posti letto vanno fatti sulla base di queste
valutazioni di qualità
Vera Martinella
M olti studi scientifici lo hanno dimostrato negli ultimi anni: la sopravvivenza dei malati di cancro è di gran
lunga migliore quando vengono seguiti in centri specializzati, dove possono essere curati da un team di
medici multidisciplinare e da personale che abbia esperienza, importantissima soprattutto per i casi più
complessi. Alla stessa conclusione è arrivata l'indagine condotta per conto del Ministero della Salute
dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), contenuta nel Programma Nazionale Esiti
2014.
Gli esperti hanno analizzato i dati sull'attività chirurgica degli ospedali italiani in merito a vari tipi di tumori
(colon, polmone, stomaco e seno) collegandola poi alla mortalità, e i risultati non lasciano dubbi: dove si
opera di più e l'esperienza è maggiore si muore di meno.
Purtroppo, però, l'80 per cento degli ospedali italiani ha volumi di attività chirurgica oncologica troppo bassi.
«La chirurgia rappresenta il caposaldo dell'approccio multidisciplinare ai tumori solidi ed è spesso
determinante per il successo globale delle cure» sottolinea Alfredo Garofalo, past president della Società
italiana di Chirurgia Oncologica, che affronta questo tema nel Rapporto sulla condizione assistenziale dei
malati oncologici 2015, presentato nei giorni scorsi in occasione della Giornata nazionale del malato
oncologico (le cui iniziative si concludono oggi 17 maggio), organizzata dalla Federazione Italiana delle
Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo). «Il concetto alla base dei numeri è molto semplice: prosegue Garofalo - più si ha esperienza nel fare una cosa, maggiori sono le probabilità che quella cosa
riesca meglio. Ciò non significa che per i pazienti oncologici sia sempre necessario spostarsi alla ricerca dei
Centri più esperti, ma è sicuramente consigliabile farlo quando si tratta di patologie complesse o rare».
«Vanno creati percorsi di cura uniformi nelle varie regioni per garantire l'accesso alle cure più efficaci per tutti
i pazienti indipendentemente dal luogo di residenza - aggiunge Francesco De Lorenzo, presidente Favo -. Il
taglio dei posti letto previsto per legge, andrebbe attuato sulla base di questi dati del Rapporto, che mettono
in evidenza gravi problemi circa la sicurezza e la qualità degli interventi chirurgici. Inoltre, abbiamo più volte
rilevato che esistono enormi disparità anche nell'accesso rapido ai farmaci più innovativi: in alcuni casi ci
vogliono oltre 600 giorni perché ai malati arrivi un medicinale già approvato dall'Agenzia Italiana del Farmaco,
con notevoli differenze tra regione e regione».
Resta il fatto che i piccoli ospedali sono spesso il punto d'inizio per molti malati. «Ancora oggi circa il 20% dei
malati con cancro del colon o dello stomaco arriva al Pronto soccorso con sintomi acuti (occlusione o dolori) e
lì riceve la diagnosi di tumore - concorda Garofalo -. Sul modello delle reti per l'emergenza, anche i malati
oncologici, una volta stabilizzati e identificata l'indicazione chirurgica, dovrebbero essere inviati al centro di
riferimento più vicino, in grado di affrontare la situazione in maniera multidisciplinare integrata. Il chirurgo
degli ospedali periferici, se inserito in un gioco di squadra allargato, potrà svolgere un ruolo determinante
nella presa in carico dei pazienti».
«Le Reti oncologiche regionali potrebbero risolvere molti dei problemi ancora aperti: dall'accesso rapido ai
farmaci più innovativi ai tagli sugli sprechi, nell'ottica di offrire il meglio ai malati e con costi sostenibili dal
Servizio sanitario» conclude De Lorenzo.
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Foto: sui tumori
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Chirurghi esperti per i tumori
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Pag. 49
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salute/
sportello_
cancro
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Pag. 3 Ed. Roma
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Ristrutturati ospedali e Pronto soccorso, in arrivo 100 nuove ambulanze. Ottocento assunzioni Zingaretti
«Misure che restano»
Monica Ricci Sargentini
Sono 88 i milioni di euro stanziati dalla Regione Lazio per finanziare gli interventi sanitari a Roma in vista
dell'arrivo di 30 milioni di pellegrini durante il Giubileo. Il piano è stato presentato ieri dal presidente Nicola
Zingaretti, dal delegato all'Anno Santo Massimiliano Smeriglio, da Alessio D'Amato, responsabile della cabina
di regia della sanità del Lazio, e da Giovanni Bisson, sub-commissario della Sanità del Lazio. «Non si tratta di
realizzare grandi opere o opere straordinarie - ha detto Zingaretti -, ma semplicemente di un'accelerazione di
quanto già deciso. Una riorganizzazione che sarà utile anche in futuro».
Oltre 33,5 milioni di euro serviranno all'adeguamento e messa a norma di 12 Pronti soccorso e dei Dea di I e
II livello. Le strutture coinvolte, nello specifico, sono: Policlinico Gemelli, Policlinico Umberto I, San Giovanni
Addolorata, San Camillo Forlanini, Policlinico Tor Vergata, Sandro Pertini, Sant'Eugenio, Grassi di Ostia,
Sant'Andrea, San Filippo Neri, Santo Spirito, SS. Gonfalone..
Prevista anche l'assunzione di 300 operatori sanitari a tempo indeterminato, grazie allo sblocco del turn over
dal 15% al 30% richiesto ai ministeri dell'Economia e della Salute. Altre 500 persone avranno, invece, un
contratto a tempo determinato per tutta la durata del Giubileo, di queste 200 saranno assegnate all'Ares 118
che sarà rafforzato dall'arrivo di 109 nuove ambulanze attraverso l'integrazione di un recente bando che ne
prevedeva 45.
Tra le azioni messe in campo dalla Regione Lazio l'attivazione di 10 nuovi punti medici avanzati: si tratta di
strutture sanitarie mobili che forniranno assistenza immediata in alternativa a pronto soccorso e ospedali.
Prevista, inoltre, l'implementazione di 122 posti letto di area critica (terapia intensiva, unità coronarica,
medicina d'urgenza, unità trattamento neurologico, psichiatria), accanto al rafforzamento del personale
impegnato in prima linea a fornire soccorso ai pellegrini.
Nel pacchetto sanitario c'è, infine, il progetto Oltre l'accoglienza , grazie al quale la Regione Lazio, in
collaborazione con l'Ares 118 e la Croce Rossa Italiana Comitato provinciale di Roma, formerà circa 400
volontari che si dedicheranno all'accoglienza socio-sanitaria e psicologica dei pellegrini. A questo progetto e'
stata richiesta la collaborazione del Vicariato di Roma.
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800 Le assunzioni
Trecento professionisti avranno un contratto a tempo indeterminato. Cinquecento operatori sanitari e
medici saranno assunti a tempo determinato
400 I volontari
che saranno formati dall'Ares 118
e dalla Croce Rossa italiana per fornire l'assistenza socio-sanitaria e psicologica ai pellegrini.
Il progetto si chiama Oltre l'accoglienza
10 Punti medici
ossia strutture sanitarie mobili che saranno approntate
in zone strategiche della città
per fornire assistenza immediata
nelle urgenze
in alternativa a pronto soccorsi e ospedali
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Sanità laziale rafforzata per i pellegrini
18/05/2015
Pag. 30
diffusione:334076
tiratura:405061
L'Irap per i medici convenzionati Asl
L'applicabilità dell'Irap ai medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale è stata oggetto di ripetute
attenzioni da parte della Corte di cassazione e da ultimo con la sentenza 11197/2013, con la quale ha
riconosciuto la non applicabilità Irap a un medico generico convenzionato dotato una struttura organizzativa
«aderente» ai requisiti imposti dal Regolamento di settore. Il regime di convenzione non è idoneo a
configurare l'autonoma organizzazione del medico ai fini Irap pur prevedendo la dotazione «minima» di mezzi
ai fini dell'esercizio della professione.
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GIURISPRUDENZA AI RAGGI X
16/05/2015
Pag. 7 Ed. Bari
diffusione:556325
tiratura:710716
Cliniche private Paganini rieletto presidente Aiop
Max Paganini è stato confermato alla guida dell'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). L'assemblea
annuale lo ha confermato alla presidenza della federazione che aderisce a Confindustria e che in Italia
rappresenta cinquecento case di cura con 53mila posti letto, di cui 45mila accreditati con il servizio sanitario
nazionale, per il triennio 2015-2018.
Paganini, avvocato romano, è l'amministratore delegato di Cbh Bari hospital, acquirente del polo sanitario
Ccr, di Francesco Cavallari. Le attività del gruppo si concentrano nella clinica Mater Dei, dove entro il mese di
luglio nascerà il quarto pronto soccorso della città dopo Policlinico, San Paolo e Di Venere. Per questo a
febbraio scorso la giunta Vendola aveva sbloccato un finanziamento pari a 7 milioni 500mila euro.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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LA NOMINA
17/05/2015
Pag. 2 Ed. Roma
diffusione:556325
tiratura:710716
Medici e ambulanze l'Anno Santo della sanità vale 88 milioni di euro
Il piano della Regione in sei punti: previste 800 assunzioni Dall'Umberto I al San Giovanni il restyling dei
pronti soccorso In arrivo dieci "centri assistenza" mobili e 38 nuove postazioni di elisoccorso
MAURO FAVALE
ADEGUAMENTO dei pronti soccorso, 100 nuove ambulanze, 122 posti letto in più nelle cosiddette "aree
critiche" (da terapia intensivaa medicina d'urgenza), oltrea un potenziamento dell'elisoccorso. E poi,
soprattutto, 300 operatori sanitari assunti a tempo indeterminato e altri 500 con un contratto di un anno,
dall'inizio del Giubileo, l'8 dicembre prossimo, alla sua conclusione il 20 novembre 2016. Numeri lontani da
quelli messi in campo, in un'altra era, per l'Anno Santo di quindici anni fa ma che, secondo la Regione Lazio,
serviranno per affrontare, dal punto di vista del servizio sanitario, l'afflusso di pellegrini che arriveranno a
Roma nei prossimi mesi. «Rispetto al 2000 ci sono tremila posti letto in meno, 3.800 unità di personale in
meno e due ospedali in meno, il San Giacomo e il Forlanini», sottolinea il governatore Nicola Zingaretti. Per
tamponare questa situazione, la Regione ieri ha presentato un pacchetto di 6 provvedimenti che vale 88
milioni di euro: azioni che «avevamo già deciso di fare», ricorda Zingaretti, ma che ora vengono accelerate.
«Sarà una riorganizzazione utile anche per il futuro».
I lavori di adeguamento e messa a norma dei pronti soccorso, (33,5 milioni) insomma, resteranno alla città
anche al termine dell'Anno Santo e riguarderanno i Dea di I e II livello di Umberto I, San Giovanni, San
Camillo-Forlanini, Policlinico Tor Vergata, Pertini, Sant'Eugenio, Grassi di Ostia, Sant'Andrea, San Filippo
Neri, Gemelli, Santo Spirito, SS. Gonfalone di Monterotondo. Così come le 100 ambulanze che costeranno
3,5 milioni di euro e verranno utilizzate in città.
Qualche speranza c'è anche per il personale sanitario a contratto per un anno: «Se si continuerà a lavorare
così - spiega il subcommissario alla sanità della Regione Lazio, Giovanni Bissoni - si potranno stabilizzare i
precari assunti per il Giubileo». L'ampliamento delle deroghe dello sblocco del turn over dal 15 al 30%
costerà 14 milioni di euro, mentre gli ultimi 35,5 milioni sono fondi che la Regione ha chiesto di attivare sul
fondo sanitario nazionale e che saranno utilizzati per il potenziamento del personale dei pronti soccorso e per
finanziare i corsi di formazione dei volontari. La macchina della sanità regionale, infatti, farà ricorso per l'Anno
Santo anche a 400 volontari che si dedicheranno all'accoglienza socio-sanitaria e psicologica dei pellegrini.
Tra le altre iniziative messe in campo ci sono anche 10 punti medici avanzati (strutture sanitarie mobili, stile
tendopoli, per fornire assistenza immediata in alternativa proprio ai pronti soccorso) e il potenziamento
dell'elisoccorso con l'aumento da 6 a 38 dei punti di atterraggio anche notturno in città, di cui 10 sul grande
raccordo anulare. Tutti i lavori infrastrutturali, ricorda Alessio D'Amato, capo della cabina di regia della Sanità
regionale, «devono essere pronti, conclusi e collaudati entro il 30 novembre». Nel frattempo nei prossimi
giorni il delegato per l'Anno Santo di Zingaretti, il suo vice Massimiliano Smeriglio, presenterà quattro altri
pacchetti che riguardano trasporti, accoglienza, protezione civile e "cammini" religiosi. Domani pomeriggio
nuova riunione in Vaticano.
I NUMERI
122 POSTI LETTO In vista del Giubileo, il governatore Nicola Zingaretti (foto sotto), ha annunciato
l'attivazione di 122 posti letto in più di "area critica"
800 OPERATORI SANITARI Per l'Anno Santo verranno assunti 300 operatori sanitari a tempo indeterminato
e 500 a tempo determinato per un anno
38 POSTAZIONI DI ELISOCCORSO Le postazioni di elisoccorso passeranno da 6 a 38. Di queste, dieci
verranno predisposte sul grande raccordo anulare
Foto: LE AMBULANZE Con 3,5 milioni di euro di stanziamento, verranno acquistate 100 nuove ambulanze in
vista del Giubileo che partirà l'8 dicembre prossimo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Il nuovo Giubileo
17/05/2015
Pag. 16
diffusione:556325
tiratura:710716
Il farmaco dell'epatite C finisce sotto inchiesta "È riservato a pochi"
TORINO. Finisce sotto inchiesta la costosa terapia per l'epatite C grazie al farmaco "Sovaldi" (o Sofosbuvir): il
procuratore Raffaele Guariniello ipotizza il reato di lesioni colpose dato che le condizioni dei pazienti che non
riescono ad ottenere il medicinale si potrebbero aggravare. «Omettendo la terapia viene leso il diritto alla cura
e alla salute» spiegano in Procura dove il fascicolo al momento è a carico di ignoti: gli investigatori stanno
acquisendo informazioni per capire sia i requisiti di accesso alla cura individuati dall'Aifa, sia i motivi di un
prezzo tanto elevato - 50 mila euro - nonché i criteri con cui le Regioni dovrebbero ottenere il rimborso dallo
Stato per le spese sostenute. Il Ministero ha stanziato un miliardo di euro per quest'anno e per il 2016, ma la
sanità regionale non conosce ancora le modalità del decreto e negli ospedali il farmaco è disponibile solo per
pochi. In Italia sono almeno 50 mila le persone affette da epatite C che ne avrebbero bisogno e in Procura
stanno già esaminando le schede dei pazienti che lamentano di non riuscire a ottenere il medicinale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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TORINO
17/05/2015
Pag. 16
diffusione:309253
tiratura:418328
Niente farmaco Guariniello indaga: omissione di cure e lesioni colpose
[C. L. - P. R.]
TORINO Il farmaco per curare l'epatite C esiste. E pure a carico dello Stato per i malati più gravi, ma a
qualcuno la cura è stata negata. «Farmaco non disponibile, mancano i soldi» è stata la risposta ricevuta in
ospedale. Per questo il Procuratore torinese, Raffaele Guariniello, ha aperto un'indagine con due ipotesi di
reato: omissione di cure e lesioni colpose. Tutto parte dalla denuncia di una associazione di pazienti sulla
situazione estremamente critica del Piemonte. Qui il Sofosbuvir, la pillola d'oro che costa allo Stato 37 mila
euro a ciclo terapeutico, 70 mila a comprarla di tasca propria in farmacia, è stato fino ad ora somministrato
con il contagocce. Alle Molinette di Torino, appena 100 malati hanno iniziato il trattamento e altri 600 sono in
lista d'attesa. I casi di epatite in Piemonte sono 2 mila. Ma il problema, come denuncia il presidente
dell'associazione dei malati Epac, Ivan Gardini, è nazionale: in tutta Italia, hanno iniziato la terapia (promette
di estirpare il virus in 12 settimane) appena 5 mila malati sui 50 mila che ne hanno diritto in base alla delibera
dell'Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) che ha stilato l'elenco delle priorità per le cure gratis. L'indagine del
pm Guariniello punta ora ad accertare se la mancata erogazione del farmaco costituisca un reato. La vicenda
giudiziaria si innesta su quella politica, dato che su questo punto è in atto da mesi un braccio di ferro tra le
Regioni e il ministro della salute, Beatrice Lorenzin. La legge di stabilità di quest'anno per i farmaci innovativi
ha stanziato un miliardo in due anni. Ma di questi solo 100 milioni sono risorse aggiuntive; i restanti 900
milioni stavano già nel calderone dei 109 miliardi del fondo sanitario nazionale. Per questo le Regioni
chiedono soldi in più, considerato anche l'arrivo sul mercato dell'Harvoni: costa 80 mila euro per una terapia
ancora più efficace e meno debilitante, perché privo di interferone. Ma i soldi non ci sono. E lo Stato li vuole
chiedere alle case farmaceutiche.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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EPATITE C
18/05/2015
Pag. 33
diffusione:309253
tiratura:418328
L'ira psichiatrica e le meraviglie dell'abbandono
Van Gogh
Paolo Crepet si arrabbia di brutto, nell'Arena Bookstock, discutendo di anoressia e terapia con Alessandra
Arachi (lei con Non più briciole , Longanesi, lui con Il caso della donna che smise di mangiare , Einaudi). Si
parla di cure farmacologiche. Alessandra Tedesco, la moderatrice, ha il suo bel da fare, ma alla fine sbotta:
«Se Van Gogh fosse capitato sotto le grinfie del professor Cassano avrebbe dipinto splendide tele bianche».
Si tratterà dell'illustre collega Giovanni Battista o del focoso campione di Bari Vecchia? Sangue e arena. Petit
tour C'è anche chi viaggia allo stretto. Carmen Pellegrino, autrice rivelazione con Cade la terra (Giunti),
dialoga con il critico Massimo Onofri. Lei è una «abbandonologa», esploratrice di fantasmi, lui, con Passaggio
in Sardegna (sempre Giunti), ha scoperto la «slow life». Nel senso, spiega, di «una grande resa dei conti con
il proprio stilnovismo patologico». Dolce stil loro. La tentazione Lorenzo Marone, con La tentazione di essere
felici , storia tenera e persino un po' stronza d'un Barney napoletano, gran botto di Longanesi, sbarca al
cinema. Diverrà un film con la regia di Gianni Amelio, annuncia l'editore. La tentazione di essere a Cannes.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Cartesio in Fiera
16/05/2015
Pag. 53
diffusione:210842
tiratura:295190
Villaggio salute contro il tumore
Si è aperto ieri il Villaggio della XVI edizione di Race for the Cure, la tre giorni di salute, sport e benessere
promossa dalla Regione Lazio che fino al 17 maggio animerà il Circo Massimo nel segno della prevenzione
del tumore al seno. Madrine dell'evento, Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi (nella foto). Qui sarà
possibile gratuitamente sottoporsi a consulti medici e prestazioni specialistiche per la diagnosi precoce delle
malattie femminili, partecipare a stage di apprendimento di discipline sportive e laboratori di sana
alimentazione, oltre a iniziative educative e ricreative dedicate alle Donne in Rosa. Domenica, la competitiva
e l'amatoriale di 5 chilometri e la passeggiata di 2 chilometri (si parte alle 10).
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Race for the Cure
16/05/2015
Pag. 42 Ed. Ancona
diffusione:210842
tiratura:295190
REGIONALI
ANCONA Governatori all'esame dei medici, Sanità al centro dell'incontro di ieri al Teatro delle Muse di
Ancona tra i candidati presidenti e gli operatori. Appuntamento organizzato dal sindacato dei dirigenti medici
Anaao Assomed, che ha avanzato ai candidati le urgenze e le difficoltà più sentite del personale medico e
sanitario. Assenti Acquaroli (Fdi-Lega) e Mentrasti (Altre Marche), sostituiti dai candidati consiglieri Ciccioli e
Volponi. Turn over bloccati, pronto soccorso intasati, la mancanza di strutture per la prevenzione e le fasi
post acute per alleggerire gli ospedali di alta specialità, i dubbi sul futuro di Marche Nord, nuovi Inrca e Salesi,
l'appello per una informatizzazione delle pratiche, queste le principali necessità raccolte dal segretario
regionale Oriano Mercante, interpellando gli iscritti. «Come in passato, il sindacato si impegna ad una leale e
costruttiva collaborazione con il futuro governo» ha premesso Mercante.
E proprio dai risultati raggiunti è partito Spacca (Ap-Marche2020, Fi, Dc). «Abbiamo attraversato il deserto:
nel 2004 la sanità bruciava 153 milioni all'anno, oggi siamo in equilibrio. Questo ci consente di ottenere
premialità e risorse per investimenti» spiega Spacca, definendolo «un miracolo». «Potevamo finire in default
come altre strutture complesse finanziarie tipo Banca Marche - ha affermato Spacca - Ci siamo riusciti anche
caricando i costi sulla comunità, applicando un'aliquota altissima del 4,5% sui redditi più alti. Oggi questo non
è possibile perché il reddito si è consumato, il gettito fiscale ridotto: per questo vogliamo tornare a produrre
reddito». «Anche io rivendico il valore dei conti a posto, ma per farlo abbiamo chiesto sacrifici che si sono
scaricati sugli operatori - ha dichiarato Ceriscioli, Pd - Ora serve dare un messaggio di fiducia alla comunità,
dare risposte ai bisogni, come sulle liste di attesa». Quindi, l'edilizia. «Dobbiamo recuperare il ritardo enorme
accumulato, come su Salesi e Inrca. Marche Nord non è un tema solo di parte, è questione regionale se
serve a trattenere nella Regione milioni di euro di mobilità passiva. Il prossimo mandato - ha concluso
Ceriscioli - non potrà concentrarsi sulla costruzione del consenso, dovrà essere una stagione di
realizzazioni».
Maggi (M5S) ha ricordato come «il nostro programma - ha spiegato - è stato costruito attraverso l'ascolto
degli utenti e dicono la stessa cosa dei medici: questa Regione non è virtuosa. La politica dei tagli lineari non
tiene conto delle priorità cliniche». Maggi non ha risparmiato la denuncia di dirigenti medici assunti «non per
merito ma per motivi clientelari» oltre alla «volontà politica di massacrare strutture di eccellenza come il
Salesi». Ciccioli ha attaccato la Regione per la mancanza di velocità nelle decisioni, il turn over bloccato, il
rischio di perdere attrattività e demotivare gli operatori. Volponi invece ha ricordato i 1.400 precari su cui si
regge la sanità regionale, denunciando la mancanza di strutture post acuzie e quelle per evitare gli accessi
impropri agli ospedali.
Emanuele Garofalo
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Sanità, per Ceriscioli troppi sacrifici Spacca: evitato il crac
17/05/2015
Pag. 40
diffusione:210842
tiratura:295190
Sanità, nuovi posti letto e altre 100 ambulanze non solo per il Giubileo
Dalla Regione stanziamento di 88 milioni: negli ospedali 300 tra medici e infermieri anche per il dopo-Anno
Santo DAL MAGGIORE SBLOCCO DEL TURN-OVER SONO IN ARRIVO CINQUECENTO OPERATORI A
TEMPO ZINGARETTI: «PIÙ DIRITTO ALL'ASSISTENZA»
M.Ev.
Ottocento assunzioni e 88 milioni di euro di investimenti. Questa è la sintesi dello sforzo che la Regione e la
sanità romana faranno in vista del Giubileo, con effetti benefici che resteranno anche dopo la conclusione
dell'Anno Santo. Ieri il presidente Nicola Zingaretti ha messo in fila gli interventi decisi per farsi trovare pronti
all'appuntamento dell'8 dicembre. Con un dato di partenza: rispetto al 2000, molte cose sono cambiate, ci
sono meno posti letto a disposizione. Zingaretti: «Il sistema sanitario romano, rispetto al Giubileo del 2000, si
presenta con in meno 3.000 posti letto, 3.800 unità di personale, e due ospedali, cioè il San Giacomo, che
ricade proprio nell'area del Giubileo, e il Forlanini. Noi assumeremo nuovo personale e metteremo al centro
della nostra azione il diritto all'assistenza». DIPENDENTI Vediamo, allora, nel dettaglio gli interventi principali.
Prima di tutto è in programma la ristrutturazione di dodici pronto soccorso, per un investimento di 33,5 milioni
di euro. Sul fronte del personale, una delle voci maggiormente in sofferenza della sanità laziale, ci sarà
l'assunzione di 300 unità a tempo indeterminato, grazie allo sblocco del turnover dal 15 al 30 per cento
richiesto ai Ministeri dell'Economia e della sanità. Altre 300 unità invece saranno assunte solo per i dodici
mesi del Giubileo. Infine, sarà rafforzato anche l'organico dell'Ares 118 (agenzia regionale per l'emergenza
sanitaria), necessariamente in prima linea quando si tratta di grandi eventi: sono previste 200 assunzioni a
tempo determinato. Non c'è un problema solo di uomini, ma anche di mezzi: per questo si andrà all'acquisto
complessivamente di 100 ambulanze (alle 48 per le quali è già stato pubblicato il bando, se ne
aggiungeranno 52 grazie a un ulteriore investimento di 3,5 milioni di euro). Altro strumento chiave è quello dei
Punti medici avanzati, vale a dire le tende super attrezzate dove si presterà la prima assistenza. Saranno
dieci e saranno distribuite nei punti chiave, da piazza Risorgimento a piazza Pio XII fino alle zone a ridosso
delle basiliche. Alcuni punti medici saranno stabili, per tutta la durata del Giubileo (ad esempio in piazza
Risorgimento). Negli ospedali saranno incrementati i posti di terapia intensiva (112 in più) con particolare
attenzione a quella pediatrica del Policlinico Umberto I. Ultimo dato: il coinvolgimento del volontariato:
saranno 400 gli operatori che collaboreranno al primo soccorso, formati da Ares e Croce Rossa. RISORSE
Come sono stati trovati questi 88 milioni di euro? Venti sono fondi della Regione, altri 33 sono fondi nazionali
destinati all'edilizia sanitaria del Lazio, 35 sono stati richiesti come quota di accantonamento del Fondo
sanitario nazionale 2015. Spiega Zingaretti: «Non si tratta di grandi opere o opere straordinarie, ma di una
accelerazione di quanto avevamo già deciso: per il Giubileo abbiamo lavorato insieme ai nostri uffici e
costruito un programma chiaro e finanziato. Una riorganizzazione che sarà utile anche in futuro». 800 19
milioni 33,5 milioni per il potenziamento dei pronto soccorso 35,5 milioni per l'ampliamento del personale
nuovi operatori nel settore sanitario per l'emergenza straordinaria dell'Anno Santo Le risorse in camp o2,5 4,4
4,7 2milioni milioni 3milioni milioni milioni 4milioni
UMBERTO I SAN GIOVANNI SAN CAMILLO GEMELLI SANT'ANDREA GRASSI I principali investimenti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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GLI INVESTIMENTI
17/05/2015
Pag. 41
diffusione:210842
tiratura:295190
Piano per i pronto soccorso ecco le misure anti-ingorgo
In cantiere la manutenzione degli spazi Nuove attrezzature per le sale operatorie Dal policlinico Umberto I a
Tor Vergata interventi per 33,5 milioni in 12 strutture
Mauro Evangelisti
Il prefetto Franco Gabrielli lo aveva detto durante un forum al Messaggero: «Mancano sette mesi al primo
Giubileo ai tempi dell'Isis. Dopo Londra, Madrid, i più recenti attacchi a Parigi, temo che un episodio
terroristico possa riguardare la Capitale. E noi dobbiamo tarare la nostra capacità di reazione di fronte
all'effetto sorpresa». Ecco, nella grande macchina della sanità del Lazio che si organizza in vista dell'Anno
Santo c'è anche il sistema di reazione dell'emergenza in caso di attentato. Il meccanismo, su cui si sta
lavorando anche da prima della proclamazione dell'Anno Santo, prevede che i pronto soccorso romani
possano trattare 300 codici rosso (i casi più gravi), nella prima mezz'ora. Ma anche restando alla gestione
ordinaria del Giubileo della Misericordia per la quale tutti speriamo non vi siano brutte sorprese, ma solo una
quota fisiologica di persone che necessitano di cure - è evidente che molto dipenderà dalle risposte dei
pronto soccorso che già normalmente nel Lazio (in realtà in tutta Italia) sono sotto stress. Ecco perché il
grosso degli investimenti riguarderà proprio queste strutture, in particolare dodici pronto soccorso. Spiega il
presidente della Regione, Nicola Zingaretti, insieme al dirigente della cabina di regia della sanità, Alessio
D'Amato: «Grazie alla collaborazione con i Ministeri della Finanza e della Salute, i cittadini da dicembre
avranno pronto soccorso rinnovati e maggior accoglienza e ospitalità. Si tratta di interventi che rimarranno
alla Regione, anche dopo il Giubileo». RISORSE In totale su questo fronte saranno investiti 33,5 milioni di
euro, anticipazione della quota spettante al Lazio dai finanziamenti statali dell'edilizia sanitaria. Vediamo nel
dettaglio come saranno spesi. Al Policlinico Umberto I, dove c'è un Dea (dipartimento di emergenza e
accettazione) di II Livello, verranno spesi 4,710 milioni di euro per la manutenzione straordinaria e
l'adeguamento dei locali. Sarà realizzata l'holding area (dove stazionano i pazienti in attesa di ricovero).
Inoltre è confermata la realizzazione della terapia intensiva pediatrica, con la fornitura di attrezzature
sanitarie. Ecco, ad esempio, la presenza della terapia intensiva pediatrica è un beneficio che resterà
all'Umberto I anche dopo la conclusione del Giubileo. Altri 4,333 milioni saranno invece spesi a pronto
soccorso del San Giovanni: anche qui ci saranno interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento
dei locali del pronto soccorso generale, di maternità, del centro di rianimazione. Quasi 4 milioni andranno al
San Camillo, per la manutenzione straordinaria del Dea di II Livello e di Terapia intensiva. Inoltre, saranno
fornite attrezzature sanitarie per il potenziamento delle sale operatorie. Al Policlinico Gemelli ci sarà la
ristrutturazione e l'ampliamento della piastra polifunzionale (2,984 milioni di euro) Gli altri interventi, con
investimenti che oscillano tra 1 e 3 milioni di euro, saranno al Policlinico Tor Vergata, al Sandro Pertini, al
Sant'Eguenio, al Grassi di Ostia, al Sant'Andrea, al San Filippo Neri, al Santo Spirito, a Monterotondo.
Foto: Operatori del 118 in azione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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I PROVVEDIMENTI
18/05/2015
Pag. 1
diffusione:192677
tiratura:292798
I pazzi pericolosi lasciati liberi e senza controlli
Giuliana De Vivo
alle pagine 16-17 I pazzi pericolosi lasciati liberi e senza controlli Sullo sfondo grigio del cielo biellese villa
Sella è un edificio tetro. Quasi viene da credere alle voci che la vogliono abitata da fantasmi. Colpa dell'antica
leggenda per cui, prima della sua edificazione nel 1879, in quel punto c'era un santuario con un affresco della
Madonna, che un folle sfregiò a pietrate. Oggi la villa, quasi per nemesi, dovrebbe ospitare chi dalla follia
dev'essere aiutato a guarire. La legge 81 del 2014 ha sancito, dopo anni di dibattiti e proroghe, la chiusura
degli ospedali psichiatrici giudiziari. Almeno sulla carta. Di fatto, villa Sella adesso è vuota. Bisogna
ristrutturarla, ma «i 12 milioni erogati dallo Stato alla precedente giunta, quando sono arrivato non li ho
trovati», si giustifica l'assessore alla sanità Antonio Saitta. Intanto si pensa a strutture alternative temporanee - come il vecchio ospedale degli Infermi a Biella, oppure a Grugliasco (To) o Voltaggio,
nell'alessandrino. Per ora tutte ipotesi, mentre fioccano le proteste dei cittadini. STRUTTURE FANTASMA Il
Piemonte è paradigma di quel che sta accadendo nel Paese. Tutti d'accordo a chiudere le celle dei sei
ospedali psichiatrici (Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Aversa, Napoli e
Barcellona Pozzo di Gotto), rivelatisi talvolta luoghi da brivido: pazienti legati ai letti e bottiglie calate nei buchi
dei gabinetti per sbarrare l'accesso ai topi di fogna, come rese pubblico una commissione parlamentare
d'inchiesta nel 2010. Ma delle nuove strutture (le Rems, Residenze per l'esecuzione della misura di
sicurezza) che dovevano entrare in funzione dal 1 aprile, non c'è traccia. Dovevano ospitare gli internati
ritenuti da periti e giudici «non dimissibili» (cioè ancora bisognosi di cure e potenzialmente pericolosi) e
assistiti da personale medico dei dipartimenti di salute mentale delle Asl, più che controllati da guardie
penitenziarie. Luoghi con un massimo di 20 posti letto; una, due o più strutture in ogni Regione, a seconda
della capienza richiesta per accogliere chi da quel territorio proviene. In tutto, poco più di 400 persone: non
numeri da esodo biblico. Ma il passaggio «dalla contenzione alla cura», annunciato come una svolta epocale
e finanziato con 172 milioni di euro, è di là da venire. Per i ritardi ma anche per le proteste dei cittadini che
non vogliono «i matti» dietro casa, specie se non è pronto ciò che per legge doveva esserlo. Paola Di Nicola,
magistrato del Tribunale di Roma che ha seguito e giudicato parecchi casi di reati commessi da malati
psichiatrici, non ha dubbi: «Il principio della riforma è giusto e la magistratura lo ha fortemente voluto.
Purtroppo, però, sono certa che siamo di fronte a una "Basaglia 2": c'è stata disattenzione da parte delle
istituzioni, gli enti locali hanno cercato di prendere tempo, chiedendo l'ennesimo rinvio invece di trovare
soluzioni adeguate». Nessuno pensava che dal 1 aprile gli ospedali psichiatrici avrebbero chiuso come per
magia. E infatti molti sono ancora in funzione. «Sarà un passaggio graduale», hanno ribadito gli addetti ai
lavori, a partire dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo. Ma nemmeno metà delle regioni è pronta .
OGNUNO A MODO SUO Si scopre che «regionalizzazione» fa rima con confusione. Con l'eccezione della
Lombardia, dove l'Opg di Castiglione delle Stiviere era già gestito da personale a prevalenza sanitaria. Qui
saranno ospitati anche i detenutipazienti liguri: la giunta Burlando infatti anziché predisporre Rems, ha scelto
di pagare 300 euro al giorno per ogni suo malato. Il Veneto è stata la prima Regione a rischio
commissariamento, l'unica a essersi all'inizio persino rifiutata di elaborare un piano. Ora corre ai ripari con il
progetto di una Rems a Nogara (Vr), accanto all'ospedale Francesco Stellini. Siccome i tempi sono lunghi, si
pensa a «residenze intermedie». Nel Paese dove il provvisorio tende a durare all'infinito lo stesso concetto è
applicato in quasi tutto il centrosud. Sono «di passaggio» due delle quattro strutture laziali. Bloccata da ricorsi
anche la pre-Rems di Guardiagrele (Chieti), destinata agli ex internati abruzzesi e molisani. Le Asl si
arrovellano su altre soluzioni, mentre sul terreno scelto per la struttura definitiva a Ripa Teatina c'è un
ecomostro ancora da abbattere. In Toscana sono state individuate quattro sedi, dopo che la battaglia dei
radicali ha scongiurato l'ipotesi di trasferire i pazienti non dimissibili assieme ai detenuti in semilibertà a
Solliccianino, accanto al carcere Mario Gozzini. Nella lista c'è anche il complesso appendice dell'ospedale di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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MANICOMI CHIUSI IL CONTRO CORENTE
18/05/2015
Pag. 1
diffusione:192677
tiratura:292798
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Volterra. E cosa c'era lì, prima? Un manicomio. Si cambia per tornare indietro, «intanto gli internati toscani
sono ancora nell'Opg di Montelupo», fa notare il radicale Maurizio Buzzegoli, «perciò invochiamo la nomina di
un commissario ad acta, come prevede la legge in caso di ritardi». Stessa richiesta arriva dalla Camera
penale di Reggio Calabria, perché le Rems di S. Sofia d'Epiro (Cs) e Girifalco (Cz) non sono pronte.
Rimandata a fine mese anche l'apertura delle strutture pugliesi e sarde - sempre provvisorie- a Spinazzola
(Bt) e Capoterra (Ca). In Campania, in attesa che le Rems casertane e avellinesi vedano la luce, le Remsponte sono previste a Roccaromana e a Mondragone, il paese della rivolta degli immigrati del 2014. Va un
po' meglio in Sicilia, dove le Rems nel catanese e nel messinese sono aperte, e già quasi piene: il rischio è
«arrivare subito a saturazione, se non partono piani di recupero alternativi», avverte Nunziante Rosania,
direttore dell'ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto. STALKER E OMICIDI C'è un dato tecnico
che preoccupa il giudice Di Nicola: «È una riforma fatta di commi sparsi inseriti nei decreti legge, senza
modifiche nel codice e nella procedura penale, che continuano a prevedere la misura di sicurezza in Opg. Ma
se questi sono superati e le Rems non ci sono ancora, dove si sconta questa misura?». Bisogna poi capire
chi si prenderà cura sanitariamente di queste persone. «Se un soggetto è considerato pericoloso è perché
purtroppo esiste il rischio che commetta nuovamente gli stessi reati. Che nel 60% dei casi sono contro la
persona: stalking, aggressioni ripetute, tentativi reiterati di omicidio, spesso nei confronti di mogli e
compagne. Inutile, poi, disperarsi dei tanti femminicidi se non si assicura un percorso di cura efficace, vero, a
chi commette atti persecutori nei confronti delle donne». Twitter @giulianadevivo
LIGURIA Ha stipulato un accordo con Regione Lombardia perché questa ospiti gli internati liguri
Costo annuo
Le peggiori
547.000
312.500
240.000
180.000
115.000
114.000
160
24
10
Le migliori
183.750 VENETO A rischio commissariamento: è prevista una struttura a Nogara (Vr) entro 3 anni. Si discute
ancora sull'ubicazione delle "Rems intermedie" CALABRIA La Camera penale di Reggio Calabria ha chiesto
la nomina di un commissario ad acta: le due Rems previste nelle province di Cosenza e Catanzaro non sono
pronte ABRUZZO/MOLISE EMILIA ROMAGNA BASILICATA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO
LOMBARDIA La Rems di Ripa Teatina (Ch) sarà pronta nel 2018: su quel terreno c'è un ecomostro ancora
da demolire. Ferma anche la "Pre-Rems" di Guardiagrele, su cui pende un ricorso al Tar dei cittadini
PIEMONTE La struttura di Bioglio (Biella) non è pronta, quella in provincia di Alessandria è bloccata dalle
proteste dei cittadini. Si vaglia l'ipotesi di spostare i 43 internati nell'ex ospedale Degli Infermi di Biella Aperte
le due Rems a Casale di Mezzani (Parma) e Bologna Inaugurata il 30 marzo la struttura di Pisticci (MT) Già
dal luglio scorso è attiva la residenza S. Isidoro a Bolzano Castiglione delle Stiviere (Mantova) era l'unica
struttura già gestita da personale sanitario Costo Costo Costo Costo Costo Costo posti letto
per saperne di più
Libri «Volti e maschere della pena. Opg e carcere duro, muri della pena e giustizia riparativa» di Franco
Corleone e Andrea Pugiotto (Ediesse); «Opg. Socialmente pericolosi» di Antonio Recupero (Round Robin)
Film «Lo stato della follia», di Francesco Cordio (2013): il racconto in prima persona di un attore, ex internato
in uno degli ospedali psichiatrici; «Qualcuno volò sul nido del cuculo» di Milos Forman (1975) con Jack
18/05/2015
Pag. 1
diffusione:192677
tiratura:292798
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
35
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nicholson; «Ragazze interrotte» di James Mangold (1999) con Winona Ryder e Angelina Jolie Internet « w w
w . s a l u t e . g o v . it», sito del ministero della Salute, sezione dedicata al «Superamento degli Opg»
Gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) chiusi dallo scorso 1° aprile: a Castiglione delle Stiviere, Montelupo
Fiorentino, Reggio Emilia, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto
172
milioni
In euro, i fondi stanziati per passare «dalla contenzione alla cura» attraverso le Rems (Residenze per
l'esecuzione della misura di sicurezza)
60%
Percentuale dei reati contro la persona commessi dai detenuti negli Opg: stalking, aggressioni ripetute,
tentativi di omicidio, spesso nei confronti di mogli e compagne
18/05/2015
Pag. 17
diffusione:192677
tiratura:292798
«Non ci sono controlli: così possono scappare i pazienti pericolosi »
Il perito psichiatrico del tribunale di Roma avverte: «La legge non prevede più obblighi di sorveglianza E molti
centri non sono adatti a curare i malati mentali»
GDeV
Asorpresa sono gli psichiatri ad avere le maggiori perplessità sulla chiusura degli ospedali psichiatrici
criminali.Il pericolo, dicono, è che le nuove residenze finiscano per essere dei piccoli manicomi sotto mentite
spoglie. Il professor Piero Rocchini, perito psichiatrico presso il tribunale di Roma, alle novità tecniche
introdotte dalle legge di recente ha dedicato una relazione. Professore, perché esiste questo rischio? «I
malati mentali gravi hanno bisogno di un iter di riabilitazione fatto di tecniche psicoterapiche e dell'inserimento
in un ambiente con attività strutturate: laboratori di teatro, pittura, sartoria, falegnameria. Non si tratta,
banalmente, di "farli lavorare", ma di far recuperare loro, attraverso queste abilità, il contatto diretto con la
realtà. È quello che si fa a Castiglione delle Stiviere, ma questo non sarà mai possibile nelle Rems, proprio
perché sono piccole. Alcuni dei centri aperti nel Lazio sono dei mini pronto soccorso psichiatrici: adatti alle
urgenze, non al percorso di lungo periodo». Quindi è un problema di spazi? «Non è solo questo. Nessuno ha
sollevato questo problema finora ma c'è una percentuale di appartenenti alla criminalità organizzata che,
sfruttando perizie false di medici conniventi, è riuscita ad ottenere l'infermità o seminfermità mentale. Un caso
noto è quello di Michele Senese 'o pazzo (il camorrista napoletano oggi al carcere duro per i suoi legami con
Massimo Carminati emersi nell'inchiesta su Mafia Capitale, ma che in passato ha più volte ottenuto
proscioglimenti o domiciliari in clinica per asserite infermità mentali, ndr ), ed è ovvio che questo fenomeno
tenderà ad aumentare perché i controlli nelle Rems saranno molto più blandi, e fuggire molto più facile». Un
gruppo di 64 psichiatri del dipartimento di salute mentale di Bologna ha scritto una lettera al ministro Lorenzin
proprio sul tema sicurezza... «Sì, appunto, perché il controllo non è prefissato per legge ma affidato ad
accordi che le strutture stipulano con questura e polizia locali». La nuova legge però mette fine alla stortura
del cosiddetto «ergastolo bianco», cioè la possibilità di prolungare di continuo la misura di sicurezza: l'effetto
era che il malato restava internato per decenni, spesso a vita . «La norma prevede che il malato resti nella
Rems per un tempo pari al massimo della pena prevista per il reato che ha commesso. Questa previsione
però è un controsenso rispetto agli obiettivi di cura proclamati dalla legge stessa, perché vuole dire prefissare
l'uscita del malato con un calcolo per legge, che prescinde totalmente dall'iter terapeutico e dalla sua
valutazione. Faccio notare che, purtroppo, esiste una percentuale - seppur piccola, pari a circa l'8% - di malati
cronici, che nonostante le cure più avanzate rispondono con un aggravamento costante. Infatti in questi anni
ci sono stati pazienti usciti e poi rientrati in Opg, compreso quello di Castiglione delle Stiviere, proprio per il
fallimento di misure alternative di sicurezza». In ogni caso, l'obiettivo culturale e politico del legislatore è il
reinserimento sociale dei pazienti: farli uscire gradualmente dalle Rems con dei percorsi terapeutici
personalizzati... «Anche su questo fronte i problemi aperti sono più complessi di quanto possa sembrare: tra i
pazienti che saranno dimessi ve ne sono alcuni appartenenti a tipologie di malattie penso al
tossicodipendente psicotico - che non sono trattate dai dipartimenti di salute mentale delle Asl, ma dai Sert.
Quindi, in generale, si pone un problema di organico, considerando che i dipartimenti sono già sottostimati: a
Roma il Tuscolano serve già un bacino di 400mila abitanti. Poi c'è un'altra questione, tecnica». Quale? «Le
nuove maglie della legge restringono troppo il raggio d'azione dello psichiatra sui pazienti dimessi: si limita
tutto al Tso (trattamento sanitario obbligatorio, ndr ), che peraltro va fatto nei centri di diagnosi ospedalieri.
Vuol dire che lo psichiatra che opera sul territorio può intervenire solo in caso di "pericolo in atto", oppure se
chiamato dal 118 per una "necessità terapeutica"». "I mafiosi ora usano falsi certificati per avere l'infermità
mentale Le scorciatoie Il nostro potere d'intervento su chi esce è ridotto alle emergenze Rischio sociale L'iter
di recupero è sempre complesso Non basta solo farli lavorare Sfida difficile
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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L'ALLARME DELL'ESPERTO
17/05/2015
Pag. 13
tiratura:100000
Andrea Giambartolomei
Èun trattamento che guarisce dall ' epatite C nel 90 per cento dei casi, ma è troppo costoso e così pochi
malati sono stati sottoposti alle cure autorizzate nell ' inverno scorso. C ' è qualcosa che non va nella fornitura
e nell ' uso del Sovaldi e per questo il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello indaga contro ignoti
ipotizzando i reati di omissione di cure e lesioni colpose. Molti sono i punti da chiarire. In primis c ' è l ' aspetto
del costo pattuito dallo Stato italiano con l ' azienda farmacologica Gilead per ogni singolo trattamento. Si
parla di una cifra leggermente inferiore ai 40mila euro, più bassa dei 66mila euro previsti negli Stati Uniti, ma
molto più alta di quella adottata con alcuni Stati in via di sviluppo. C ' è un secondo punto da approfondire:
nella legge di stabilità lo Stato italiano ha previsto di spendere un miliardo di euro per questi trattamenti nel
biennio 2015-16, però i fondi non sarebbero ancora arrivati alle regioni, molte delle quali a inizio 2015 non
avevano ancora avviato le cure. Infine, bisogna verificare se i centri autorizzati per la prescrizione del
farmaco stiano rispettando le linee guida dell ' Agenzia italiana del farmaco (Aifa). SPIEGA UNA FONTE
investigativa: la mossa di Guariniello è l ' evoluzione di un ' inchiesta avviata a novembre dai carabinieri del
Nucleo antisofisticazione e sanità (Nas) di Torino per monitorare il trattamento dei pazienti con il Sovaldi,
Olysio e altri nuovi farmaci capaci di eradicare il virus dell ' epatite C. A metà febbraio l ' indagine ha avuto
una spinta a livello nazionale quando il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha incaricato il nucleo di fare
accertamenti nelle regioni perché, stando ai dati dell ' Aifa, non tutti gli assessorati avevano avviato le cure. In
attesa dei fondi previsti dalla legge di Stabilità, molte regioni avevano dovuto anticipare le spese per la
somministrazione del trattamento e altre invece era rimaste ferme. E dire che sono molti i malati da
sottoporre a queste cure: in Italia, secondo delle stime, sarebbero stati diagnosticati circa 300mila casi di
epatite C, malattia che causa 11mila morti l ' anno. Il farmaco " Sofosbuvir " , commercializzato dalla Gilead
come " Sovaldi " , è in grado di inibire l ' en zima che permette al virus di replicarsi e porta alla guarigione nel
90 per cento dei casi. È tuttavia costa molto: negli Stati Uniti la terapia, che consta nella somministrazione del
farmaco quotidianamente per almeno tre mesi insieme a un altro medicinale, costa 84mila dollari, pari a
66mila euro. L ' Italia, come la Francia, ha cercato di trattare il prezzo con l ' azienda abbassandolo a circa
40mila euro, ancora troppo alto per la casse statali se si considera che i pazienti in attesa del trattamento
sarebbero circa 50mila. " Siamo troppi lenti - ha spiegato ieri all ' Ansa il presidente dell ' associazione di
pazienti Epa C onlus, Ivan Gardini - Le nostre segnalazioni ci danno 4-5 mila trattamenti in corso, mentre i
pazienti con cirrosi sono 20-25 mila. L ' obiettivo deve essere trattare tutti i cirrotici entro fine anno, in modo
che nessuno muoia più di epatite C " .
Foto: Raffaele Guariniello La Pre ss e
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Il farmaco anti-epatite C è troppo caro: aperta un ' indagine a Torino
18/05/2015
Pag. 1
tiratura:100000
Pediatri, riforma contro i bambini?
Ferruccio Sansa
In due settimane due proteste che riguardano entrambe i bambini. Prima la scuola, domani i pediatri. Forse si
pensa poco al futuro. Forse è più facile fare le riforme sulla pelle di chi non ha voce e non vota. » pag 18 con
articoli di Tosa pag. 12 Fanno un po ' paura e insieme rassicurano. I pediatri. Ognuno ricorda il proprio: la
voce tonante che all ' arrivo ti faceva venire una voglia fisica di scappare. Poi quel maledetto cucchiaio in
gola. L ' odore di alcol e magari la puntura. Le manone sulla tua schiena a sentire i polmoni e il timore che
trovasse qualcosa, il male, anche se non ne sapevi esattamente il significato. Infine la mamma che ritrovava il
sorriso, e il timore che si scioglieva in sollievo. La febbre che da brivido si trasformava in tepore. Il pediatra
che per consolazione con lo stetoscopio ti faceva ascoltare quei battiti misteriosi: il tuo cuore. Tutti li
ricordiamo. Riconosceremmo tra mille la loro calligrafia, quella con cui ci prescrivevano alla fine sciroppo o
punture. I pediatri non sono soltanto i nostri primi medici. Ci aiutano a cercare un senso a parole che
dovremo affrontare durante tutta l ' esistenza: malattia, speranza, guarigione. Perfino consolazione, ma
diversa da quella del padre e della madre. E poi c ' è quell ' affidare il proprio corpo a un estraneo, la scoperta
della fiducia. Domani i pediatri di famiglia scioperano. Sostengono che il rinnovo del contratto nazionale mette
in discussione proprio quel rapporto fondamentale di fiducia tra il medico e il loro assistito. Ancora più delicato
quando il paziente è un bambino. Sarà più difficile, dicono, scegliere il medico cui affidare i nostri figli. Curarli
rischia di diventare una roulette. Non solo: dal 2020, per colpa delle crisi, rischiano di formarsi ogni anno
soltanto duecento specialisti (ne servirebbero il doppio). Eppure quasi nessuno in Italia parla della protesta,
come fosse il capriccio di una categoria che difende i propri privilegi. Chissà, magari perché i pediatri di
famiglia sono soltanto 7.800 e portano pochi voti. Questo segnale dovrebbe preoccuparci quanto le
conseguenze della riforma: non sappiamo più misurare la dignità e l ' importanza delle persone e del ruolo
che hanno nella società. Per valutarle ci affidiamo al reddito, alla fama. Magari al potere. Ma poche
professioni sono più delicate del pediatra. Pensate soltanto alla responsabilità di avere tra le mani una vita
così piccola, all ' importanza di aggiornarsi, di saper ascoltare e scegliere le terapie giuste. Alla delicatezza di
dare risposte ai genitori, al peso di comunicare le diagnosi dolorose. In due settimane due proteste che
riguardano entrambe i bambini. Prima la scuola, domani i pediatri. Forse si pensa poco al futuro. Forse è più
facile fare le riforme sulla pelle di chi non ha voce e non vota.
Foto: il Fatto Quotidiano del lunedì a cura di Ferruccio Sansa con Alessandro Ferrucci, Emiliano Liuzzi, Paola
Porciello Progetto grafico Paolo Residori Grafica Fabio Corsi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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EDITORIALE Domani sciopero per il nuovo contratto
18/05/2015
Pag. 12
tiratura:100000
Il pediatra che non teme le burrasche
Lorenzo Tosa
Quattro volte a settimana, s'imbarca a bordo dell'aliscafo e raggiunge gli unici tre ambulatori in servizio per le
sette isole dell'Eolie. Prima fermata: Vulcano, 350 abitanti mal contati e un ricordo sbiadito di Anna Magnani,
che nel 1950 girò qui l'omonimo film di William Dieterle per fare un dispetto a Roberto Rossellini, che l'aveva
appena tradita - e non solo per finzione - con Ingrid Bergman. SONO PASSATI 65 ANNI , sembrano tre
secoli. Il neo-realismo oggi lo trovi nel 14enne in shock anafilattico salvato dal pediatra a Lipari (l'unico, oltre a
Rando) nel marzo scorso. Nella mamma di Stromboli che, a gennaio, ha inviato su Whats App a un'amica
pediatra la registrazione del respiro del figlio piccolo affetto da bronchite. Tanto è bastato alla dottoressa
Delia Russo per intuire il problema e indicare una cura. In breve la sua storia fa il giro d'Italia e il telefono
comincia a squillare. "Quel giorno - racconta Delia - mi hanno chiamato tutte le testate nazionali, Le Iene ,
persino Barbara D'Urso. Tutti volevano sapere, conoscere i dettagli". E, insieme all'improvvisa notorietà, è
arrivata anche qualche critica per quella diagnosi digitale poco ortodossa. "In qualunque altra situazione le
avrei consigliato di correre in ospedale - ricorda Russo - Ma a Stromboli esiste solo una guardia medica e
nessun pediatra. Per fortuna è andato tutto bene, altrimenti mi avrebbero massacrata". Lontano dai riflettori,
sono decine le piccole, grandi, emergenze che il dottor Rando si ritrova a fronteggiare tutti i giorni. Qui anche
curare un raffreddore può diventare un'impresa. "Per questo il rapporto di fiducia tra il medico e le famiglie è
così forte. I genitori conoscono gli enormi sacrifici che deve fare il dottore per essere sempre Sarà
suggestione. Eppure ti pare di sentirlo, il rumore delle onde, quando il dottor Rando risponde al telefono, a
bordo dell'aliscafo diretto a Lipari. Ad attenderlo ci sono decine di bambini, mamme, a volte qualche papà,
venuti dagli scogli più remoti delle isole Eolie. Stromboli, Alicudi, Filicudi, Panarea. Un grumo di roccia
vulcanica e case bianche in cui il pediatra non esiste. Se tuo figlio ha un problema, l'unica soluzione è
metterti in mare, molto presto, e chiedere di Francesco Rando, che da queste parti è semplicemente "il
pediatra". L'unico che conoscono, insieme ad un collega con cui presta servizio a rotazione per tutto
l'arcipelago. In 25 anni di servizio non c'è un bambino eoliano che, prima o dopo, non sia passato da lui, per
una febbre, un vaccino, un controllo. O anche solo per sentire una voce amica. Questa mattina, davanti al
suo ambulatorio, c'è il solito codazzo di famiglie in religiosa attesa. Alcuni sono lì da ore, ma nessuno si
lamenta. Se scegli di vivere su un'isola, lo sai. Il concetto di tempo è diverso rispetto al continente. "Immagina
di fare una visita medica in città, il traffico, le code, l'attesa, e moltiplica tutto per tre" traduce una mamma
isolana, ed hai il sospetto che sia stata ottimista. Alle 10.20 arriva il pediatra. Ha giusto una decina di minuti
per parlare, prima di cominciare il suo giro quotidiano di visite. "Qui siamo in prima linea. Cerchiamo di
seguire e curare il maggior numero di bambini, ma non è facile. Per fare il pediatra, in queste condizioni,
bisogna sapersi adattare a orari e disagi di ogni tipo, oltre ad avere una certa vocazione al sacrificio che è
vitale per garantire la continuità assistenziale". Rando vive e ha lo studio a Messina. presente, perché lo
vivono quotidianamente sulla loro pelle". Il viaggio del dottor Rando prosegue verso Lipari. Se abiti a
Stromboli o a Panarea, è il posto più "vicino" dove far visitare tuo figlio. Un'odissea che per gli strombolani
può durare anche una giornata. "Significa partire alle 7 del mattino racconta Carolina, una mamma - Solo per
arrivare a Lipari ci vuole un'ora e mezza. Dopo una coda interminabile, se tutto va bene, alle 12 sei fuori. Ma
il primo aliscafo ritorna indietro solo alle 14.30 e non sei a casa prima del pomeriggio tardi. S'immagini tutto
questo in inverno, col mare mosso e un bambino malato". Rando questa storia l'ha sentita raccontare chissà
quante volte, e ora si sta organizzando per raggiungere le isole più lontane almeno una volta al mese.
Sembra la vita di un missionario, e invece è solo un "servizio che siamo tenuti a garantire, come in qualsiasi
altro posto". Ci sarà anche domani, mentre i colleghi di tutta Italia sciopereranno per manifestare contro il
rinnovo dell'accordo collettivo nazionale che rischia di cancellare la libertà dei pazienti di scegliersi il proprio
pediatra di fiducia. "Condivido totalmente le ragioni dello sciopero - dice - ma la mia presenza in ambulatorio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Curare i bambini delle Eolie
18/05/2015
Pag. 12
tiratura:100000
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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sarà garantita regolarmente. Qui è troppo importante esserci". Dieci chilometri di onde più in là e sei a Salina.
Altro set, altro capolavoro: Il postino di Massimo Troisi. E certi fondali trasparenti di sassi e sabbia che
d'estate accecano, se li osservi dalla barca. "QUANDO LA SPIEGHI , la poesia diventa banale" diceva, in una
scena del film, Philippe Noiret alias Pablo Neruda. Il fatto è che anche al paradiso, prima o poi, ci fai il callo.
"Dopo decenni trascorsi avanti e indietro per queste isole, finisce che non ci fai più caso. Ti dimentichi della
bellezza che hai intorno. Sei lì solo per fare il tuo lavoro, e per farlo bene - confessa Rando - Quello a cui non
ci si abitua mai è lo sguardo pieno di gratitudine della mamma a cui hai appena risolto un problema di salute
importante". In sottofondo si sente il vociare di decine di bambini in coda. "Ora mi scusi, la devo proprio
lasciare. Mi stanno reclamando...". La poesia, ancora questa volta, può aspettare.
Aiuto via mare
A Stromboli, Salina, Alicudi, Filicudi,
Panarea e Vulcano il dottore per i bambini non esiste. Se tuo figlio ha un problema, l ' unica soluzione è
chiamare Messina e chiedere di Francesco Rando: lui da 25 anni prende l ' aliscafo e fa il giro quattro volte la
settimana
Domanilosciopero
Martedì i pediatri si fermeranno
per la prima volta dopo anni per manifestare contro il rinnovo dell'accordo collettivo nazionale. Rando, però,
non si fermerà: " Non posso permettermelo, qui è troppo importante esserci. Non posso saltare manco un
giorno "
Chi è STETOSCOPIO E ALISCAFO Il dottor Francesco Rando vive e ha lo studio di pediatra a Messina. Ma
quattro volte la settimana s'imbarca a bordo dell'aliscafo e raggiunge gli unici tre ambulatori in servizio per le
sette isole Eolie. Sarà costretto a lavorare anche domani per non lasciare soli i suoi pazienti. Intanto in tutta
Italia i colleghi sciopereranno contro il nuovo contratto previsto dal gove r n o.
Foto: L ' interno di un ospedale: domani scioperano i pediatri in tutta Italia
18/05/2015
Pag. 12
tiratura:100000
La " bella sorpresa " del Governo: il medico diventa una roulette
Lo. To.
Più che un medico, un amico. Un punto di riferimento quotidiano. Questo sono stati per 37 anni i pediatri di
famiglia. Domani potrebbe non essere più così, se dovesse essere approvata la linea della Sisac e del
Ministero della Sanità, pronti a rivoluzionare il ruolo clinico, giuridico e organizzativo dei "dottori dei bambini".
Le lancette corrono veloci. L'accordo collettivo nazionale dei medici di base è fermo al 2011 e a breve dovrà
essere rinnovato. Già, ma in che modo? In ballo c'è l'essenza stessa dell'assistenza pediatrica, la cosiddetta
"libera scelta": il diritto delle famiglie - sancito dalla legge 883 del 1978 di decidere a quale medico affidare le
cure dei propri figli fino ai 14 anni. È questa la novità che più salta agli occhi tra le decine contenute nella
bozza del nuovo ACN, che punta su nuove forme di aggregazione strutturata. Tradotto: "Se suo figlio sta
male, sarà curato dal medico di turno in quel momento. Chi trova, trova... spiega Giovanni Semprini, pediatra
genovese - Salta del tutto il rapporto fiduciario e individuale tra dottore e paziente. Si spersonalizza una figura
che oggi segue, passo dopo passo, la crescita fisica ed emotiva del bambino". Per questo domani buona
parte dei 7.800 pediatri di famiglia italiani incroceranno le braccia dalle 8 alle 20, uniti con i medici di famiglia
contro una manovra che Giampietro Chiamenti - presidente della Fimp (Federazione Italiani Medici Pediatri) ha definito "un cambiamento epocale". "Siamo di fronte a un maldestro e pericoloso tentativo di rivoluzione
con cui si vuole uniformare il modello assistenziale della pediatria di famiglia a quello della medicina
generale. In questo modo l'assistenza sarà erogata indifferentemente da pediatri diversi, non solo per
l'emergenze ma anche nella routine di tutti i giorni". Ad essere messa in discussione è l'indipendenza stessa
dei pediatri di famiglia, che rischiano di trasformarsi in semplici dipendenti delle aziende sanitarie ragionali. Le
prossime settimane saranno caldissime e forse decisive, all'interno di una partita che si gioca su più tavoli e spesso - con regole diverse. "Il nuovo ACN, così come è stato pensato - fa sapere la Fimp - accentuerà la
diversità assistenziale fornita dalle varie regioni, aumentando il divario tra quelle sane e quelle in difficoltà, a
tutto discapito dei pazienti". Solo il capriccio di qualche legislatore? Non proprio. In realtà, il problema esiste e
ha radici lontane. A partire dalla formazione. Le borse di studio per gli specializzandi in pochi anni si sono
quasi dimezzate, sempre meno i pediatri prodotti dalle università. Con numeri da allarme rosso: in seguito
agli ultimi tagli all'istruzione, si calcola che, a partire dal 2020, si formeranno ogni anno circa 200 pediatri,
contro i 300-400 necessari. Secondo la Sisac, l'unica via d'uscita è aggregare, associare, fare rete, anche
attraverso forme telematiche di trasmissione dei dati. "Ma non basta accedere alla cartella clinica in rete per
avere un quadro completo della situazione - conclude Chiamenti - Qualunque medico può curare una
tonsillite. Il pediatra deve conoscere in profondità la storia del bambino, i rapporti relazionali, gli eventuali
disturbi dell'infanzia e qualunque elemento possa aiutare le famiglie nel difficile compito di essere genitori".
Foto: Una pediatra cura un bambino Ansa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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IL PEDIATRA FONDATA SUL LAVORO
16/05/2015
Pag. 10 Ed. Ancona
diffusione:165207
tiratura:206221
Sanità, Ceriscioli e Spacca si pungolano e se ne vanno
di STEFANO STRANO A CIRCA due settimane dal voto per le regionali del 31 maggio, i candidati alla
presidenza delle Marche tornano a misurarsi sul tema di maggior peso nel bilancio: la sanità. Ieri mattina, al
teatro delle Muse, la segreteria regionale dell'associazione dei medici dirigenti Anaao-Assomed ha
organizzato un incontro per discutere del ruolo degli ospedali nella sanità marchigiana, a cui hanno
partecipato Gian Mario Spacca, Luca Ceriscioli Gianni Maggi, Carlo Ciccioli e Maria Paola Volponi, in
rappresentanza, rispettivamente, dei candidati Francesco Acquaroli ed Edoardo Mentrasti assenti per
precedenti impegni. L'atmosfera è ancora quieta, priva di attacchi polemici agli avversari. Tra Spacca e
Ceriscioli è una partita a scacchi: i due studiano le mosse reciproche, uno tiene il passo dell'altro, si
inseguono nella «girandola» degli incontri elettorali e hanno lasciato il tavolo dei relatori (come in simbiosi)
prima del tempo previsto per le domande del pubblico in sala. Un dibattito che quindi non c'è stato per
rispetto della par condicio: aspetto che non poteva sfuggire alla puntualizzazione del pentastellato Maggi,
attento all'ascolto delle istanze dei cittadini «dal basso». Nella misurazione del tempo della risposta dei
candidati, Ceriscioli, scherzando, ha tenuto «il cronometro» dell'intervento di Spacca che ha reagito con
sorridente cordialità. TRA le priorità elencate dal segretario regionale di Anaao-Assomed Oriano Mercante:
«Necessità di un'adeguata rete informatica per le strutture sanitarie. Post-acuzie, con percorsi più definiti per
la medicina generale e un migliore utilizzo del pronto soccorso. Slocco del turnover e dei contratti, e maggiore
tutela della maternità». «La situazione della nostra sanità non è affatto drammatica ha dichiarato Spacca :
siamo tra i migliori, dopo Emilia Romagna e Toscana. La «morsa» del governo nazionale ha stressato i
lavoratori nella sanità: ha imposto di ritornare ai livelli di dotazione organica del 2004, ridotti ulteriormente
dell'1,4 percento. L'adeguamento della rete informatica è già in corso con un progetto di cloud e il prossimo
governo regionale lo porterà a compimento». «Concordo sulla maggiore attenzione alla maternità e
sull'informatizzazione ha affermato Ceriscioli . Serve un ospedale di Marche Nord, così come un polo di
Marche Sud, e un'integrazione tra Inrca e Osimo. La mia fissazione è lavorare per risolvere il problema delle
liste di attesa». «D'accordo sulla rete informatica, siamo da sempre per la banda larga ha rimarcato Maggi . Il
bilancio della sanità è sì in pareggio, ma per tagli lineari, e invece bisogna ridurre gli sprechi. Perché hanno
deciso di abbandonare strutture che già ci sono e che stanno diventando fatiscenti, come Salesi e Inrca, per
costruirne di nuove?». «E' fondamentale il turnover del personale ha detto Ciccioli -. Il Cup sta dando un
servizio inadeguato e basta con questo sistema «perverso» delle liste di attesa». «Abbiamo troppi precari ha
sottolineato Volponi : sono 1.400 e ci sono anche medici del 118. Queste liste di attesa spingono alla
privatizzazione e incentivano la mobilità passiva dei pazienti fuori regione».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
42
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sfuggenti i due sfidanti big Platea pronta alle domande,loro abbandonano
la scena
17/05/2015
Pag. 11
diffusione:105812
tiratura:151233
Superfarmaco costoso Inchiesta a Torino sull'accesso alle terapie
( V. Sal. )
C'è il difficile accesso al "superfarmaco" Sofosbuvir, legato al costo elevato, al centro dell'inchiesta del
pubblico ministero Raffaele Guariniello. Il suo prezzo in Italia, 40mila euro, impedisce a molte persone affetta
da epatite C di guarire. Di qui le ipotesi formulate dalla Procura di Torino: lesioni colpose e omissione di cure.
Per gli inquirenti le Regioni si sarebbero attivate per garantire le cure necessarie ai casi più gravi, ma non
avrebbero ricevuto il necessario aiuto dallo Stato, nonostante lo scorso anno sia stata approvata una legge
per finanziare la somministrazione di farmaci innovativi. Di conseguenza, il numero di pazienti in cura con il
Sofosbuvir è di gran lunga inferiore a quello dei malati complessivi. Soltanto in Piemonte i casi di epatite C
sono circa 2 mila. In base ai dati a disposizione del pubblico ministero Guariniello, all'ospedale Molinette di
Torino, per esempio, sono attualmente trattati con l'innovativo farmaco 100 pazienti, ma ce ne sarebbero altri
600 in lista d'attesa. A livello nazionale, i nuovi farmaci sarebbero arrivati a 4-5 mila persone, molte meno di
quelle che ne avrebbero diritto, e la distribuzione troppo lenta. Questi ultimi dati sono contenuti nella
campagna di informazione sulla malattia promossa dall'associazione di pazienti "Epa C" onlus. «Dal nostro
punto di vista siamo troppo lenti - ha spiegato il presidente dell'associazione, Ivan Gardini -, le nostre
segnalazioni ci danno 4-5 mila trattamenti in corso, mentre i pazienti con cirrosi sono 20-25mila. L'obiettivo
deve essere trattare tutti i cirrotici entro fine anno, in modo che nessuno muoia più di epatite C, ma a questi
ritmi non ce la faremo». La difficoltà principale, ha spiegato Gardini, è che manca il decreto che ripartisce i
fondi stanziati dal governo, senza il quale «le Regioni devono anticipare i soldi, e questo crea problemi»
spiega. Non solo in Piemonte: «La Campania non è partita con il secondo farmaco, la Sicilia ha appena
iniziato, ma anche l'Umbria, ad esempio, ha stanziato i fondi per 25 trattamenti in tre mesi, ma non si sa
quanti ne servano effettivamente». Ma per l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) le notizie diffuse in queste ore
sul prezzo del "superfarmaco" «sono largamente imprecise». L'agenzia evidenzia che per il farmaco Sovaldi
ha «concluso un accordo negoziale a un prezzo medio di gran lunga più basso di tutta l'Europa. I pazienti
attualmente registrati in trattamento con questo farmaco sono oltre 7.000 anche se - aggiunge in una nota permangano preoccupanti variabilità regionali». Si indaga per lesioni colpose e omissione di cure L'"EpaC":
solo 45mila i pazienti trattati. Ma l'Aifa: sono 7mila e da noi i costi più bassi dell'Ue
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Epatite C
17/05/2015
Pag. 13 Ed. Venezia
diffusione:86966
tiratura:114104
«Altro che rivoluzione drammatica ignoranza e numeri sbagliati»
VENEZIA - "Rivoluzione sanità", titola l'agenzia di stampa Ansa dopo la conferenza stampa di Luca Zaia,
dedicata appunto alla presentazione del programma elettorale in materia sanitaria e riportando i dati citati dal
governatore: «In Veneto ci sono 75 ospedali, 95 mila dipendenti, 2 milioni di accessi al pronto soccorso nel
2014, 4mila medici di base». È così che a stretto giro da Verona arriva la replica del suo avversario Flavio
Tosi: «Altro che "rivoluzione sanitaria". Il programma di Zaia sulla sanità dimostra a pieno l'ignoranza in
materia del Governatore uscente. E la cosa è drammatica visto che Zaia guida la Regione da cinque anni e
che la Sanità rappresenta circa il 70% della spesa totale, e la funzione principale. Il massimo dell'ignoranza
Zaia lo dimostra quando afferma che i dipendenti del settore sarebbero 95 mila: se così fosse la nostra Sanità
sarebbe la più sprecona d'Italia. E invece i dipendenti sono esattamente 59738».
Tosi dice inoltre che Zaia «smentisce goffamente il suo assessore alla Sanità, Luca Coletto, che giusto pochi
giorni fa ci aveva attaccato parlando dell'impossibilità di azzerare il ticket sanitario. E invece guarda caso, noi
presentiamo il programma in anticipo su tutti (grave che Zaia ancora non l'avesse), e improvvisamente ci
viene scopiazzata la proposta dell'azzeramento». Nulla di nuovo, poi, per le protesi - dice Tosi. Che liquida
l'"Azienda zero": «Un ulteriore baraccone».
Anche la candidata del centrosinistra, Alessandra Moretti, è intervenuta sul tema: «La sanità soffre e il
settore sociale ha lasciato soli i disabili. È ora di cambiare ed oltre a Luca Zaia manderemo a casa anche il
direttore generale di sanità e servizi sociali Domenico Mantoan». (al.va.)
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L'ATTACCO DI TOSI
17/05/2015
Pag. 13 Ed. Venezia
diffusione:86966
tiratura:114104
Zaia : dentista gratis per i poveri
Dentista gratis per chi non può permetterselo. «Vedo sempre più gente con problemi ai denti», dice Luca
Zaia. Siamo al Laguna Palace, Mestre, e il governatore del Veneto ricandidato per la propria lista civica, la
Lega, Forza Italia e i Fratelli di Giorgia Meloni, presenta il secondo capitolo del programma elettorale dedicato
alla sanità. In ordine di tempo, arriva ultimo: la candidata del Pd Alessandra Moretti è da giorni che martella
sulla riduzione delle Ulss, mentre Flavio Tosi ha promesso di eliminare nientemeno che i ticket sanitari di
competenza statale. In attesa che in questo gioco al rialzo qualcuno assicuri che non ci ammaleremo mai più,
ieri è stata la volta del governatore uscente e ricandidato. "Scelgo una sanità eccellente a misura di persona",
è il titolo del capitolo sanitario del suo programma, in cui, più che la riduzione delle Ulss (con Zaia siamo
addirittura all'"Azienda zero"), spiccano le cure odontoiatriche gratuite. Zaia non parla espressamente di
dentiere come aveva fatto l'anno scorso Silvio Berlusconi, ma è indubbio che il tema sia sentito. Anche
perché - come dice Zaia - in Italia e in Veneto non c'è la mentalità di andare in ospedale per farsi vedere dal
dentista. Ergo, chi non può permetterselo, si trascura. "Una sanità a misura di persona - recita il programma
di - deve ampliare il più possibile le prestazioni a disposizione soprattutto delle fasce più deboli. In tale ambito
andranno senz'altro ricomprese le cure odontoiatriche per le cui spese saranno previste esenzioni per i
disoccupati, i titolari di assegni sociali e di pensione minima e i loro familiari a carico in possesso di
determinati redditi". Di più: "Ulteriori particolari agevolazioni saranno previste anche per cure odontoiatriche a
pazienti over 65 in possesso di reddito non superiore a 22mila euro con rimborso pari a 200 euro ad arcata
su presentazione di regolare fattura".
Zaia rivendica quanto fatto in questi anni. A partire dal fatto che il Veneto è l'unica regione d'Italia a non aver
applicato l'addizionale Irpef. Stiamo parlando di una mancata tassazione di 180 milioni totali. «Ci sono solo i
ticket nazionali - dice Zaia - che vorremmo eliminare, ma è necessaria una trattativa col ministero
dell'Economia». In soldoni: posto che il 55% dei veneti è esente ticket, resterebbe comunque un importo da
versare a Roma di 240 milioni di euro. E su questo tema Zaia promette che studierà la materia e presenterà
un progetto.
Quel che invece assicura è la riduzione delle Ulss, suo vecchio cavallo di battaglia infrantosi in consiglio
regionale. Zaia ne vuole 7, una per provincia più le due aziende universitarie di Padova e Verona più lo Iov. E
in testa ha pensato a una "azienda zero: «Accentreremo tutto in un'unica azienda, e siamo gli unici a poterlo
fare perché abbiamo costruito un percorso di legge, che farà per esempio gli acquisti, mentre nei territori ci
saranno i servizi al cittadino». Accentramento anche per il Cup, il Centro unico prenotazioni, così che per una
visita si possa avere una panoramica e una disponibilità su ambito veneto. E ancora: ampliamento del
numero della medicina integrata di gruppo per assicurare anche di notte la reperibilità del medico e
l'istituzione, per legge, di un giorno alla settimana in cui i direttori generali dovranno ricevere il pubblico.
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VERSO LE ELEZIONI Il governatore illustra il programma sanitario. Agevolazioni per pensionati e disoccupati
17/05/2015
Pag. 9 Ed. Venezia
diffusione:86966
tiratura:114104
Superfarmaco caro e per pochi: inchiesta per lesioni
TORINO - Costa troppo e, per questo motivo, fino ad ora sono pochi i malati che possono utilizzarlo. Ipotizza
le lesioni colpose e l'omissione di cure l'inchiesta - al momento senza indagati - del pm Raffaele Guariniello
sul Sofosbuvir. Il superfarmaco contro l'epatite C fa davvero miracoli, ma al magistrato torinese, che il mese
scorso ha avviato una serie di accertamenti esplorativi, interessa capire come la sanità italiana stia
affrontando il problema del dell'impatto economico del trattamento terapeutico. Se all'inizio si parlava di 77
mila euro (l'equivalente degli 84 mila dollari ipotizzati in partenza) oggi si è scesi più o meno a quarantamila.
La somma è giustificata, come dice un recente studio coordinato dal Brigham and Women's Hospital di
Boston. Ma resta alta. Soprattutto tenendo conto che sarebbero almeno 50 mila in tutta Italia le persone in
attesa del Sofosbuvir. Le cifre sono però contestate dall'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, che parla di «un
accordo negoziale raggiunto a un prezzo medio di gran lunga più basso di tutta l'Europa». In procura, a
Torino, ci si chiede come faranno le Regioni italiane a sostenere l'urto. Ci si interroga anche sui costi
decisamente inferiori del farmaco in altri Paesi, come l'Egitto, dove può essere acquistato ad appena 900
euro. Guariniello ha scritto all'Aifa, al Ministero della Salute e alla Regione Piemonte per avere delucidazioni
anche sul fatto che gli enti locali siano costretti quasi sempre ad anticipare le somme per le cure, nonostante
la legge sul finanziamento alla somministrazione dei farmaci innovativi approvata dal Parlamento lo scorso
anno.
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EPATITE C
17/05/2015
Pag. 47 Ed. Venezia
diffusione:86966
tiratura:114104
Medici di famiglia da Auchan: «Ecco perché scioperiamo»
Non è uno sciopero per avere più soldi. Pur attendendo da oltre sei anni il rinnovo del contratto di lavoro, i
medici di famiglia chiudono per un giorno gli ambulatori per difendere la loro professione e la salute dei
cittadini. Alcune proposte della Conferenza delle Regioni mettono in discussione il rapporto di fiducia che
caratterizza le relazioni tra medico e cittadino. Per spiegare le ragioni dello sciopero il segretario nazionale
della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Giacomo Milillo, ieri pomeriggio ha incontrato
i cittadini all'interno di Auchan. Assieme ai medici Malek Mediati, Emanuela Blundetto, Tiziana Ponzetto e
Cristina Zennaro ha spiegato le ragioni della protesta di martedì 19. Dalle otto del mattino alle otto di sera è
previsto che rimangano chiusi tutti gli studi dei medici famiglia. Saranno garantite le prestazioni indispensabili:
visite domiciliari urgenti, di assistenza programmata a pazienti terminali, prestazioni di assistenza domiciliare
integrata. Sul sito www.fimmg.org i cittadini possono firmare la petizione a sostegno della figura del medico di
famiglia.
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MARTEDÌ AMBULATORI CHIUSI
18/05/2015
Pag. 2 Ed. Milano
diffusione:69063
tiratura:107480
Nuovi uffici, il Salvini si completa
GARBAGNATE MILANESE IL NUOVO ospedale «Guido Salvini» è sempre più una realtà. Di settimana in
settimana, rispettando le «tabelle di marcia» sono sempre di più i servizi trasferiti dal vecchio al nuovo
nosocomio. Da oggi, anche la Direzione Medica di Presidio, l'Ufficio Cartelle Cliniche ed il Servizio
Infermieristico, saranno operativi nella nuova e moderna struttura, sorta a fianco di quella storica,
nell'immenso verde delle Groane. GLI UFFICI si trovano al primo piano ed il trasloco, iniziato il 14 maggio si
concluderà ieri. I numeri telefonici della nuova sede rimarranno gli stessi. Da oggi, per mantenere un
collegamento tra il vecchio ed il nuovo ospedale, verrà mantenuto aperto presso l'attuale Direzione Medica di
Presidio - sito nel vecchio ospedale dalle 9 alle 12,30 dal lunedì al venerdì, una postazione dove saranno
presenti un operatore della Direzione Medica, uno dell'Ufficio Cartelle Cliniche e uno del Servizio
Infermieristico. Nel nuovo «Salvini», oltre a tutti gli uffici amministrativi, tecnico e le direzioni generale,
amministrativa e sanitaria d'azienda, sono già aperti il centro unico di prenotazione, tutti gli ambulatori, il
centro prelievo per le analisi e le palestre di fisioterapia. Saranno trasferiti la radiologia, il servizio di
endoscopia, il pronto soccorso e per il 15 giugno anche i reparti di degenza. I posti letto sono circa 500 ed i
parcheggi auto oltre mille. Nella nuova struttura, oltre al punto ristoro, già aperto, lungo la «man street» ci
saranno anche quattro negozi ed una banca. Giulio Dotto
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GARBAGNATE DA OGGI È PIÙ OPERATIVO IL NUOVO OSPEDALE
16/05/2015
Pag. 31
diffusione:24728
tiratura:83923
Il cerchietto magico contro l'eterologa*
Nonostante 33 decisioni di tribunali e Corte Costituzionale, nel ministero della salute e nel Centro nazionale
trapianti continua a lavorare chi è contro la Legge 40
Valentina Stella, Marco Cappato
La Corte Costituzionale ha cancellato il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente
assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. L'anno scorso due coppie si erano rivolte
all'Associazione Luca Coscioni perché una struttura vietava loro di accedere alla diagnosi pre-impianto.
Assistite dagli avvocati Filomena Gallo, Gianni Baldini e Angelo Calandrini si sono rivolte al tribunale di Roma
che ha sollevato due dubbi di legittimità costituzionale su cui la Consulta è stata chiamata a pronunciarsi. E
ora? La storia della legge 40 non è fatta solo di coppie che vanno all'estero per la fecondazione, o di aborti
che si sarebbero potuti evitare con la diagnosi pre-impianto, o di scienziati che importano linee cellulari
dall'estero. E' fatta anche di potere, incarichi e soldi. E mentre la giurisprudenza a poco a poco l'ha fatta a
pezzi, nessuno ha pagato per le proprie responsabilità e nessuno ha chiesto scusa. La legge è stata
promulgata oltre dieci anni fa: da allora sono passate quattro legislature, sette governi, sette ministri della
Salute, 13 presidenti della Corte Costituzionale. Sullo sfondo una società civile sempre più consapevole dei
suoi diritti, purtroppo molti dei quali lesi dalla legge 40, tra cui quello per le coppie fertili e portatrici di
patologie genetiche di accedere alle tecniche di fecondazione assistita, e in particolare alla diagnosi preimpianto, sui cui siamo in attesa della decisione della Corte Costituzionale. Nonostante 33 decisioni a loro
avverse da parte dei tribunali e della Corte Costituzionale, c'è un piccolo cerchietto magico del quale vale la
pena segnalare qualche nome. Partiamo da Eugenia Roccella, vicepresidente della Commissione affari
sociali alla camera nel gruppo Ncd-Udc, con un passato da radicale nel Movimento di liberazione della
donna. Roccella rivendica il sostegno a una legge che impone alle donne pratiche mediche dannose e scrive
sul suo sito «mi sono schierata per l'astensione al referendum sulla Legge 40, nel 2005, contro la selezione
genetica e quella che alcune teoriche femministe hanno definito 'espropriazione tecnoscientifica della
maternità'». Nel 2009, da sottosegretario alla Salute, insieme con l'allora ministro Sacconi, all'indomani della
sentenza della Corte costituzionale che cancellava il limite dei tre embrioni producibili e l'obbligo di
contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti, convocò una conferenza stampa in cui dichiarò che
nulla era cambiato («Resta il divieto di congelamento degli embrioni»). Non era così, ma puntare sulla paura
degli operatori funziona sempre, e ci vollero mesi di diffide e azioni legali affinché nel pubblico si potesse
crioconservare se necessario e avere più embrioni. Terminato il Governo Berlusconi IV, Roccella lascia in
"buone" mani le questioni bioetiche in ambito sanitario: stiamo parlando del suo braccio destro Assuntina
Morresi. Come si legge dal sito del governo, Morresi «dal luglio 2008 al gennaio 2010, e dal febbraio al
novembre 2011 è stata consulente scientifico del ministro Maurizio Sacconi, in relazione ai temi eticamente
sensibili, ed in qualità di esperta in questo ambito ha partecipato ad audizioni parlamentari, ha fatto parte di
alcune commissioni ministeriali e di un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità. Dal luglio 2012 è
consulente esperta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Già consulente Aifa (Agenzia Italiana del
Farmaco) su 'Aspetti etici, giuridici, normativi di biobanche di materiale biologico di origine umana', è esperta
della Consulta Nazionale Trapianti». Nella sua qualità di "esperta", Morresi difende tutti i divieti della legge
40, nessuno escluso, senza minimamente farsi impressionare dai parere quasi unanimi di tutto il mondo
scientifico, degli operatori del settore, delle coppie, oltre che dalle sentenze della Corte costituzionale.
L'"esperta" non sente ragioni e continua a fornire consulenze di parte alla Lorenzin. Tra gli enti vigilati dal
ministero della Salute, c'è l'Istituto Superiore di Sanità presso cui è costituito il Centro Nazionale Trapianti,
diretto da Nanni Costa. Come fecero presente nel 2009 i senatori radicali Poretti e Perduca, nonostante le
sentenze di condanna (la Corte dei Conti aveva allora confermato in appello la condanna nei confronti di
Sergio Licheri, ex direttore generale dell'Istituto Superiore della Sanità, e Alessandro Nanni Costa, direttore
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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LE LETTERE
16/05/2015
Pag. 31
diffusione:24728
tiratura:83923
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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del Centro Nazionale Trapianti, a risarcire 78 mila euro all'ente amministrato, per avere attribuito incarichi a
due conoscenti personali di Licheri per due consulenze non necessarie al Centro nazionale trapianti) , «il
signor Nanni Costa continua a rimanere in servizio come Direttore del Centro Nazionale Trapianti (Cnt).
Inoltre, il 23 giugno scorso proprio a lui è stato conferito dal ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali
l'incarico di coordinatore del nuovo Osservatorio sull'applicazione del decreto legislativo 191/07 alla
procreazione medicalmente assistita (Pma), ente che pone in essere una sovrapposizione di competenze con
il Registro nazionale Pma, istituito presso l'Iss con la legge 40/2004». Non si comprende inoltre come mai il
registro dei donatori per eterologa sia stato istituito presso lo stesso Cnt con aumento di spesa per lo Stato
mentre il registro nazionale Pma avrebbe competenza su questa funzione e non vi sarebbe aumento di spesa
per raccogliere i dati dei donatori. Addirittura, tra le informazioni che il Cnt chiede, insieme ai dati dei donatori,
esce fuori una domanda sulla circonferenza del cranio dei nati da Pma eterologa: perché? Eppure il Garante
della privacy nel 2005 ha vietato l'istituzione dei registri nati. *Associazione Luca Coscioni
16/05/2015
Pag. 12
diffusione:125215
tiratura:224026
Regione Lazio e Asl sfrattano 230 malati
I tagli alle prestazioni della struttura viterbese mettono a rischio il futuro dei degenti e 160 operatori sanitari
TOMMASO MONTESANO
Una lettera aperta per comunicare che Villa Buon Respiro , il centro di Viterbo specializzato in riabilitazione
fisica psichica e sensoriale, è prossimo alla «sospensione dell'attività». Il tempo di convocare, peraltro in «via
d'urgenza», il consiglio di amministrazione della San Raffaele Spa, la holding di controllo della struttura. È un
durissimo atto di accusa contro Asl di Viterbo e Regione Lazio la nota con la quale il gruppo sanitario
denuncia «l'insostenibilità della gestione della Struttura e l'impossibilità di garantire l'assistenza necessaria ai
nostri pazienti e le retribuzioni ai lavoratori». A causare la cessazione delle attività, ricorda San Raffaele Spa,
sono i «tagli imposti dalla Asl di Viterbo e dalla Regione alle prestazioni sinora rese dalla struttura, ai quali va
aggiunto ora il ritardo nei pagamenti e il rifiuto della stessa Asl, su indicazione della Regione Lazio, di
certificare integralmente tutte le prestazioni autorizzate e accreditate». A carico dei due Enti, prosegue la
lettera aperta, c'è anche la mancata risposta alle «innumerevoli sollecitazioni» di Villa Buon Respiro e delle
famiglie dei pazienti (230) «ad affrontare i gravi problemi insorti». Asl e Regione Lazio, attacca la San
Raffaele Spa, «hanno assunto atteggiamenti del tutto dilatori al limite dalla presa in giro, con evidente
disinteresse per la salute dei pazienti e il futuro di 160 lavoratori». Il riferimento è anche alla lettera, del 10
aprile scorso, indirizzata al prefetto di Viterbo, Antonella Scolamiero, per sollecitare un suo intervento per la
soluzione della vertenza. Nella missiva, il gruppo segnalava «il grave stato di crisi di Villa Buon Respiro a
causa dell'immobilismo della Regione Lazio che, nonostante il parere positivo della Asl di Viterbo, da oltre un
anno omette di rilasciare l'accreditamento definitivo per tutte le attività» svolte dalla struttura. Cinque giorni
dopo Carlo Trivelli, presidente del gruppo, scriveva alle rappresentanze istituzionali e sindacali ribadendo il
rischio della chiusura di Villa Buon Respiro in «mancanza di decisioni regionali sul pieno riconoscimento delle
attività assistenziali». Grida di allarme cui è seguito «l'immobilismo regionale». Da qui la decisione, ieri, di
passare all'ultimo atto: la cessazione delle attività assistenziali che Villa Buon Respiro svolge «da oltre
trent'anni». Adesso spetterà ad Asl di Viterbo e Regione, avverte la San Raffaele Spa, prendere in carico
«tutti i pazienti, con gli evidenti, traumatici effetti per gli stessi e le loro famiglie». Non solo: la cessazione
delle attività, «non potrà che determinare la cessazione dei 160 rapporti di lavoro in essere, con conseguenti
gravi riflessi socio-economici nella realtà viterbese». In serata è arrivata la replica della Asl di Viterbo, che
definisce «incomprensibili le motivazioni addotte per la sospensione delle attività» di Villa Buon Respiro . Per
l'Azienda sanitaria locale sono «strumentali» le responsabilità addossate all'Ente e «alla Regione Lazio».
«Negli ultimi due anni l'impegno dell'Azienda sanitaria locale è sempre stato costante». Impegno, ricorda la
Asl, che «si è concretizzato con l'accreditamento della struttura Villa Buon Respiro ».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Villa Buon Respiro verso la chiusura
17/05/2015
Pag. 17
diffusione:125215
tiratura:224026
Epatite C, nuovi farmaci risolutivi
(F. MAR.)
Uniformare l'accesso alle cure, riallocare le risorse e mantenere il sistema salute sostenibile anche in virtù
degli ingenti risparmi che saranno conseguiti curando definitivamente i pazienti. Con questi obiettivi, ACE,
Alleanza Contro l'Epatite, ha voluto condividere e confrontarsi con tutti gli stakeholders coinvolti nel processo
di diagnosi, cura e assistenza del paziente, per permettere di migliorare e uniformare su tutto il territorio
nazionale l'accesso alle cure, riallocando le risorse per curare tutti i pazienti con epatite C mantenendo il
sistema salute sostenibile. «Con l'aiuto di questi nuovi dati, insieme alle certezze che abbiamo grazie alle
nuove terapie disponibili, la lotta all'epatite C e la speranza di sconfiggerla si fa sempre più reale. Ma proprio
per andare verso questo obiettivo, diventa ancor più indispensabile un'azione programmatica, che renda il
sistema sostenibile», ha dichiarato Antonio Gasbarrini, Professore di Gastroenterologia 'Università Cattolica
del Sacro Cuore' di Roma. «Dobbiamo far sì che i pazienti abbiano pari accesso alle nuove cure su tutto il
territorio nazionale e che tutti possano essere curati senza distinzioni. Il primo, grande e ambizioso obiettivo
intermedio deve essere quello di curare tutti i malati di cirrosi epatica entro quest'anno. Nessuno deve più
morire di epatite C e con l'impegno di tutti ce la possiamo fare», ha affermato Ivan Gardini, Presidente
dell'Associazione EpaC Onlus.
Foto: Antonio Gasbarrini
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Istituzioni, medici e pazienti insieme al Ministero
18/05/2015
Pag. 15
diffusione:125215
tiratura:224026
Ebola a Sassari, rischiata l'epidemia: «Analisi in laboratorio non sicuro»
Il caso di Ebola manifestatosi a Sassari (un infermiere volontario rientrato dall'Africa col virus) poteva avere
conseguenze catastrofiche. Mente il paziente migliora grazie alle cure, emergono dettagli inquietanti riguardo
la gestione dell'emergenza da parte del sistema sanitario sardo. Mariangela Campus, segretario territoriale
della Federazione sindacati autonomi, denuncia una serie di irregolarità: «Mancano i kit di trasporto chiuso
dei campioni infetti previsti nelle linee guida del ministero; è stata contaminata la centrifuga del macchinario
d'analisi; non erano presenti dispositivi di protezione individuali; il laboratorio di analisi si presume sia di livello
2, dal momento che non vengono processati neppure i campioni di virus Bk che rientrano nel livello 3, mentre
Ebola è di livello TlsB4».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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DENUNCIA DEI SINDACATI
16/05/2015
Pag. 21 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Martedì si fermano mutualisti e pediatri
Studi chiusi tutto il giorno. Guardia medica: stop di quattro ore ma è pronta la precettazione
G. FIL.
STUDI CHIUSI tutto il giorno. Marted ì 19 si fermano, in tutta Italia, anche i medici di famiglia e i pediatri.
Scioperano, dalle 0tto di sera a mezzanotte, sempre di marted ì , anche i medici della guardia medica. Per
scelta o per ordine dall'alto dovranno comunque lavorare per garantire un servizio che non può restare
scoperto. Se in città non ci sarà la garanzia che in tutti circa venti poli genovesi ci sarà un medico, interverrà
la Asl 3 e scatterà la precettazione. Sicuramente sarà una giornata di disagi perché i mutualisti garantiranno
soltanto le visite domiciliari urgenti, quelle programmate ai malati terminali, oltre alle prestazioni di assistenza
domiciliare integrata. Sarà dunque impossibile chiedere una ricetta per una medicina o per una visita
specialistica e chi marted ì avrà bisogno del certificato di malattia è comunque il medico che lo invia all'Inps,
ndr) dovrà aspettare mercoled ì oppure rivolgersi al pronto soccorso. Marted ì mattina è in programma un sit
in di due ore, dalle 10 alle 12, in piazza De Ferrari, davanti al palazzo della Regione, tutti rigorosamente in
camice bianco. È un anno che attendono il rinnovo del loro contratto che, sottolinea il segretario genovese
della Fimmg Angelo Canepa «presenta insidie per noi e per i pazienti». Gli "studi associati" allargati (le
aggregazioni funzionali territoriali) che già riuniscono a distanza tra i 25 e i 30 mutualisti e almeno 25 mila
pazienti, rientrano nella riforma dell'ex ministro Balduzzi sono per ora solo sulla carta «ma hanno in mente di
farli gestire da personale amministrativo ella Asl. Una follia che mette a rischio il posto di lavoro di un
centinaio di persone, segretarie e infermiere, che non abbiamo formato assunto. Sono un punto di riferimento
per i nostri pazienti». I mutualisti temono che venga tolto ai pazienti il diritto di scegliere il loro medico di
fiducia. E poi il ruolo dei medici di guardia medica: «Devono integrarsi con noi, accedere ai dati dei pazienti e
prendere il posto di chi va in pensione».
Foto: Studi medici chiusi marted ì
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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LA PROTESTA DEI CAMICI BIANCHI CON SIT IN A DE FERRARI
17/05/2015
Pag. 18 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Livia Turco super-sponsor di Ferrando
Ma l'ex ministro frenò la libera professione dei medici ospedalieri
IL FILO che unisce la sanità alla politica. Spesso, resistente, lungo. Ieri al teatro Cargo quella matassa è stata
srotolata. Trecento persone in sala e in gran parte medici, compresi i piani alti della professione, per
l'iniziativa elettorale di Valter Ferrando, chirurgo del San Martino, consigliere regionale uscente e nuovamente
ricandidato sotto le insegne del Pd. Sponsor elettorale Livia Turco. Con qualche incongruenza, però: lei
quando era ministro della Sanità rese più stringenti le regole sulla libera professione dei primari; lui, Ferrando.
è stato tra i promotori della legge "salva primari", che ha cancellato l'obbligo per i vertici di esercitare la libera
professione solo nel pubblico. A sostenere Ferrando nella sua corsa al secondo passaggio in via Fieschi, la
sanità che conta: Gianni Testino, Michele Carella, Eugenio Romairone, Carlo Serrati e Costantino Troise del
San Martino-Ist; Paola Ponzani della Colletta; Giorgio Schiappacasse del Sert genovese; Carmelo Gagliano,
presidente dell'Ipasvi di Genova. E ancora Rodolfo Sirito dell'Evangelico; Mauro Garaventa, ginecologo al
Galliera. In sala anche l'ex consigliere regionale Luigi Cola e il presidente di Municipio Mauro Avenente.
IL SIMBOLO DIMENTICATO PER ERRORE Nell'intervista di ieri al candidato Luca Pastorino, per un errore
del quale ci scusiamo, sono state pubblicate solo due delle tre liste che lo sostengono.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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IL PADRE DELLA LEGGE SALVA-PRIMARI IERI AL TEATRO CARGO
16/05/2015
Pag. 20
diffusione:88538
tiratura:156000
Il tema del rapporto tra amministrazione della giustizia e i media nei procedimenti giudiziari emergea ogni
inchiesta che coinvolga grandi aziende, istituzioni o politici.È conciliabile la «spettacolarizzare» di inchieste e
processi con il diritto alla difesa e la presunzione di innocenIl ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha
firmato il decreto di riparto delle risorse stanziate dalla legge di stabilità 2015 per l'assistenza alle persone
non autosuffi cienti pari a 400 milioni di euro, con un incremento, rispetto all'anno precedente, di 50 milioni di
euro. Con la fi rma del ministro Lorenzin si perfeziona il provvedimento, già fi rmato dai ministri Poletti e
Padoan, con cui le risorse stanziate dalla legge di stabilità vengono assegnate alle singole regioni e destinate
al fi nanziamento di prestazioni, interventi e servizi assistenziali nell'ambito dell'offerta integrata di servizi
sociosanitari in favore delle persone non autosuffi cientie delle loro famiglie. Tali risorse sono
prioritariamentefi nalizzate per interventi in favore delle persone in condizione di disabilità gravissima, ivi
incluse quelle affette da sclerosi laterale amiotrofi ca. za? Come possono tutelare la propria reputazione
imprenditori e aziende condannate prima mediaticamente e poi assolte in tribunale? Su questi temi verte il
convegno «Giustizia e Informazione» che si svolgerà lunedì 18 maggio (dalle 9 alle 13) al Circolo della
stampa a Milano. Trai partecipanti Daniela Stigliano (presidente del Circolo della stampa) che introdurrà i
lavori, Marcello Maneri (professore associato presso il dipartimento di sociologiae ricerca sociale
dell'Università di Milano Bicocca), Edmondo Bruti Liberati (procuratore della Repubblica di Milano), Gabriele
Dossena (presidente dell'Ordine dei giornalisti Lombardia) e Rosanna D'Antona (presidente Havas PR Milan),
Ennio Amodio (professore emerito di procedura penale Università di Milano), Antonio Calabrò (consigliere
Assolombarda), Giovanni Canzio (presidente della Corte d'appello di Milano). In relazione al pronunciamento
della Corte costituzionale riguardo la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che ha abolito il
divieto per le coppie fertili (si veda ItaliaOggi di ieri), il ministero della salute rende noto di attendere il
deposito delle motivazioni della sentenza per poterle dare piena attuazione, eventualmente integrando il testo
delle nuove linee guida della legge 40 approvate qualche giorno fa dal Consiglio superiore di sanità, e che
contengono gli aggiornamenti relativi alla fecondazione eterologa. Prosegue invece l'iter di recepimento delle
direttive europee collegate all'eterologa, insieme alla messa a regime del Registro nazionale dei donatori di
gameti. Sulla Gazzetta Uffi ciale n. 110 di ieri è stata pubblicata la legge 8 maggio 2015, n. 59, «Conversione
in legge del decreto legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento
contemporaneo delle elezioni regionali e amministrative». Insolvenza transfrontaliera e disciplina comunitaria,
diritto societario della crisi, crisi dei gruppi, liquidazione concorsuale, procedure conservative e risanamento,
aspetti penali e processuali, limitazione dei diritti dei creditori, Procedure di allerta. Sono i temi di cui si
occuperanno gli otto sottogruppi in cui è stata articolata la commissione di studio sulla legge fallimentare,
insediatasi nelle scorse settimane presso il Consiglio nazionale dei commercialisti. Sulla Gazzetta Uffi ciale n.
110 del 14 maggio 2015 è stata pubblicata la determina n. 6 del 28 aprile 2015 dell'Autorità nazionale anti
corruzione recante « Linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti (cosiddetto
whistleblower)». È Achille Variati, sindaco di Vicenza eletto presidente della provincia nella tornata elettorale
dell'autunno scorso, il nuovo presidente dell'Upi. Eletto all'unanimità nel corso dell'Assemblea generale che si
è appena conclusa a Roma, Variati è sindaco della città dal 2008, carica che ha già ricoperto dal 1990 al
1995. Il 12 ottobre 2014 viene eletto presidente della provincia di Vicenza con il 63,7% dei voti e il 16
dicembre 2014 è riconfermato come delegato dell'Anci per il welfare e le politiche sociali.
Foto: Beatrice Lorenzin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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BREVI
18/05/2015
Pag. 14 N.18 - 18 maggio 2015
diffusione:581000
Biotech, i record paralleli a Londra e al Nasdaq la "firma" è sempre la
stessa
L'ITALIANO GABRIELE CERRONE È IL FONDATORE SIA DI TIZIANA LIFE CHE DI TROVAGENE,
PROTAGONISTE DI DUE FRA LE PIÙ CLAMOROSE IMPENNATE IN BORSA DELL'ANNO: MA LA
RICERCA È FATTA A MILANO
Eugenio Occorsio
Due notizie da un lato all'altro dell'oceano hanno scosso la settimana scorsa il settore biotech sulle Borse di
Londra a New York. La Tiziana Life Sciences, quotata al London Stock Exchange, ha comunicato che sta per
avviare la fase 2 per un innovativo farmaco contro il tumore al seno, e il titolo è schizzato da 100 a 148
pence, dopo che già era salito vertiginosamente nelle settimane precedenti. Collocato nell'aprile 2014 a 12
pence, ancora nel febbraio 2015 ne valeva 44: ha registrato la miglior performance dell'intera borsa britannica
per la prima parte dell'anno. Spostiamoci sul Nasdaq: qui la compagnia biotech si chiama Trovagene, ed è
giunta ad una svolta nella sua ricerca per un kit di analisi in grado di diagnosticare il tumore dall'esame delle
urine senza bisogno di biopsia. Entro pochi mesi il kit sarà in commercio e sembra addirittura che sarà più
preciso dell'esame tradizionale perché l'analisi abbraccia l'intero organismo e non un singolo organo. Intanto
il titolo è partito a razzo: dai 5 dollari dell'inizio di marzo (e dai 3 dell'agosto 2014) è già arrivato a 12, e anche
qui si tratta di uno dei maggiori scatti di mercato dell'anno. La cosa interessante per noi italiani è che è
italiano il creatore di entrambe queste società oltre che di diverse altre sempre nel biotech: Gabriele Cerrone,
operativo da 23 anni tra New York e Londra, Mba alla Nyu, una solida gavetta dietro le spalle e un oggettivo
senso degli affari nel settore. Cerrone appena possibile cerca di mettere il suo "tocco di Mida" al servizio della
ricerca scientifica italiana. «Tiziana Life sta sviluppando un test diagnostico per il tumore al seno con l'equipe
dell'Istituto europeo oncologico di Milano fondato da Umberto Veronesi. Ha poi firmato un accordo con il
Nerviano medical center sempre di Milano per un farmaco contro lo stesso tumore che ora stiamo
sviluppando. Tutte le mie aziende hanno tratto sempre enormi vantaggi dalla collaborazione con centri medici
del nostro Paese». Quanto a Trovagene, è membro dello scientific board Alberto Bardelli, ricercatore
all'Istituto dei tumori di Candiolo (Torino) celebre per aver scoperto il cosiddetto test di Kras nel sangue, che
commenta: «La liquid biopsy è un campo promettente e rivoluzionario sia in sede di diagnosi che di scelta
della terapia più appropriata. I tumori rilasciano del dna nel sangue e da esso si ricavano informazioni
fondamentali». L'ultima avventura di Cerrone si chiama Rasna Therapeutics, azienda fondata stavolta proprio
in Italia, che mette sotto un unico tetto di ricerca lo stesso Ieo e poi medici, chimici e biologi di prestigio come
Brunangelo Falini e Roberto Pellicciari, lo scienziato dell'Intercept che produce farmaci epatici molto
importanti. Si aggiungono ad altri due ricercatori di prestigio come Riccardo Della Favera, appena cooptato
dalla National academy of science americani, e Napoleone Ferrara che già ne faceva parte. «Il focus di
Rasna - spiega Cerrone - è la lotta alla leucemia nelle sue varie forme. Con lo Ieo abbiamo iniziato a lavorare
per accelerare lo sviluppo di due serie di inibitori LSD1 per il trattamento di alcune leucemie finora senza cura
specifica. La Rasna sponsorizzerà due anni di ricerca del team dello Ieo coordinato dal professor Pier
Giuseppe Pelicci. I termini dell'accordo di licenza prevedono un finanziamento da parte di Rasna per 4 milioni
di euro, soggetto al raggiungimento di una serie di pietre miliari, il tutto con l'obiettivo di raggiungere al più
presto la fase dei test clinici per i nuovi farmaci anti-leucemia». S.DI MEO
Foto: L'imprenditore italiano Gabriele Cerrone: sta finanziando importanti studi biotecnologici in Italia con le
sue società a Londra e New York
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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[ IL PERSONAGGIO ]
18/05/2015
Pag. 61 N.18 - 18 maggio 2015
diffusione:581000
Pinocchio col tablet dai bimbi in ospedale
INTITOLATO AL PERSONAGGIO DI COLLODI UN PROGETTO SOSTENUTO DA DIASORIN. I DOCENTI
UTILIZZERANNO LA TECNOLOGIA PER FARE LEZIONI DI PERSONA E A DISTANZA AGLI STUDENTI
ASSENTI PERCHÉ RICOVERATI
(st.a.)
Milano Tablet e tecnologia per aiutare i bambini piemontesi a studiare durante un lungo ricovero in ospedale.
É questo il cuore del progetto, sostenuto anche da DiaSorin, multinazionale italiana della diagnostica in vitro.
Un'iniziativa che porta il nome del personaggio partorito dalla fantasia dello scrittore Carlo Collodi: Pinocchio.
«La distanza dalla famiglia e dagli amici, la difficoltà della terapia in un nuovo ambiente, fanno sentire spesso
i giovani pazienti soli e confusi - spiegano dall'azienda - Queste sensazioni diventano un grande ostacolo al
proseguimento degli studi e di una vita normale». Proprio come Pinocchio, il bambino in ospedale si trova
immerso in una nuova esperienza e in un mondo poco conosciuto. Così rischia di perdere motivazione e
voglia di studiare. Adesso, attraverso i tablet, gli studenti ricoverati avranno la possibilità di restare più in
contatto con la vita di sempre. Anche se molte lezioni saranno tenute da insegnanti scelti ad hoc per andare a
trovare i pazienti in ospedale, questi potranno collegarsi anche con gli insegnanti della propria classe. Si
parte già dal prossimo anno scolastico. I docenti utilizzeranno le nuove tecnologie fornite per poter fare in
tempo reale le lezioni sia di persona, che a distanza. I corsi in ospedale saranno tenuti da quattro insegnanti,
due dei quali provengono dalle scuole medie di Torino, mentre gli altri arrivano uno da Cuneo e l'altro da Asti,
e sono abilitati all'insegnamento nelle scuole elementari fino alle scuole superiori. Grazie ai tablet, agli
studenti ricoverati sarà anche consentito, al di fuori degli orari di visita, di collegarsi in videochiamata con le
proprie famiglie. A ideare Progetto Pinocchio è stato il Comitato Rotariano Promotore del Salone
Internazionale del Libro, in collaborazione con l'Istituto Peyron di Torino. DiaSorin sosterrà anche
economicamente l'iniziativa: nei prossimi tre anni acquisterà e distribuirà i tablet che consentiranno uno studio
interattivo.
Foto: Nella foto qui sopra Carlo Rosa amm. delegato di Diasorin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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[ PIEMONTE ]
18/05/2015
Pag. 32 N.18 - 18 maggio 2015
Dichiarazioni Modello Unico e 730: il risparmio va a braccetto con la salute
Gli ultimi chiarimenti del Fisco: sì ai biologi nutrizionisti, no agli osteopati
DOMENICO LACQUANITI
Sedici milioni di dichiarazioni dei redditi, sui 40 milioni di modelli che vengono presentati ogni anno,
contengono tra gli oneri detraibili al 19% almeno una spesa sanitaria. Quasi un modello su due.
Complessivamente il totale degli oneri detraibili ammonta a 27,2 miliardi e il 57% deriva da spese per la
salute.
E questo spiega perché, sollecitata da Caf e Ordini professionali a pronunciarsi su questioni interpretative,
con la circolare n. 17/E del 24 aprile scorso l'Agenzia delle Entrate torna a dettare novità e preziosi
chiarimenti in materia di spese sanitarie. Prima di vederli ricordiamo che in edicola potete trovare la guida
«TuttoFisco 2015». Un manuale pratico, redatto dal pool di esperti di Corriere Economia, che contiene molti
consigli utili per sfruttare al massimo le spese taglia tasse, quelle che consentono di ridurre il conto del Fisco.
Terapie
Acquisito il parere del ministero della Salute, l'Agenzia delle Entrate ha precisato che il diploma di
massofisioterapista, conseguito entro il 17 marzo 1999 con formazione triennale, equivale al titolo
universitario che abilita all'esercizio della professione di fisioterapista. Pertanto, sono detraibili le spese per le
prestazioni effettuate dai massofisioterapisti in possesso del diploma, anche senza la specifica prescrizione
del medico. Le stesse regole sono applicate da tempo ai fisioterapisti.
Procreazione
Anche in questo caso, e non potrebbe essere altrimenti, è il ministero della Salute a «tirare la volata» alle
decisioni dell'Agenzia delle Entrate. Nel quadro della legge 40 del 2004, mirata a favorire la soluzione dei
problemi riproduttivi indotti da sterilità o infertilità umana, il congelamento degli ovociti viene considerato
finalizzato alla cura e alla prevenzione a tutela della salute della donna. Questo è previsto nei casi in cui è a
rischio la fertilità, a causa di patologie tumorali, chemioterapia e radioterapia, patologie autoimmuni,
urologiche e ginecologiche. Il trattamento di crioconservazione degli ovociti deve essere eseguito solo presso
le strutture autorizzate, iscritte nell'apposito registro nazionale del l'Istituto superiore di sanità. Le spese
sostenute per questa metodologia vengono ammesse tra quelle sanitarie per cui compete la detrazione del
19%.
Trasporto disabili
Richiesto il parere circa la detraibilità dei contributi versati volontariamente ad una Onlus per il trasporto dei
disabili, che necessitano di cure mediche periodiche, l'Agenzia delle Entrate si è espressa favorevolmente,
ribadendo però che la Onlus deve emettere la relativa fattura. Restando in tema di detrazioni in favore delle
persone disabili, nella medesima circolare l'Agenzia ribadisce che il beneficio compete anche per le spese di
riparazione dei veicoli acquistati per i portatori di handicap, fermo restando, però, che non può essere
«sforato» l'importo massimo detraibile ogni quattro anni per l'acquisto del veicolo e per le riparazioni
straordinarie, fissato a 18.076 euro.
Altre cure
Nemmeno un anno fa, peraltro, l'Agenzia delle Entrate aveva dettato altre importanti precisazioni in merito al
trattamento fiscale di alcune spese sanitarie. Le ricordiamo:
1) non sono detraibili le spese sostenute per cure prestate da osteopati (la professione non è riconosciuta tra
quelle sanitarie);
2) sconto del 19% ammesso per le spese sostenute per visite nutrizionali, con successivo rilascio di diete
alimentari personalizzate, eseguite da biologi.
Le regole di sempre
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Guide Ancora in edicola «TuttoFisco 2015»: tanti consigli utili per ridurre il peso dell'Irpef
18/05/2015
Pag. 32 N.18 - 18 maggio 2015
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
60
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Novità e interpretazioni a parte, restano valide le regole di sempre: deve trattarsi di spese sostenute nell'anno
d'imposta per cui si presenta la dichiarazione (e quindi nel 2014), nell'interesse proprio e degli eventuali
familiari a carico, e non vi sono tetti di spesa da rispettare. Resta inteso che il beneficio della detrazione
compete per la parte di spesa eccedente la franchigia complessiva di 129 euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16/05/2015
Pag. 2 N.95 - 16 maggio 2015
diffusione:100933
tiratura:169909
Sanità dalle carte in regola
La presidente cita Piersanti Mattarella. E chiede a tutti un'assunzione di responsabilità. No a nuovi tagli per i
privati. Promossa la politica di Baccei
Antonio Giordano
Barbara Cittadini continuerà a guidare l'Aiop Sicilia, l'Associazione italiana dell'ospedalità privata. L'elezione è
avvenuta nel corso dell'assemblea dell'associazione partecipata da tutti gli iscritti e alla quale ha partecipato il
presidente nazionale di Aiop, Gabriele Pelissero. Alla vicepresidenza è stato confermato Luigi Nesi,
amministratore unico della casa di cura Mater Dei di Catania. Marco Ferlazzo, titolare del Cot di Messina, e
Sergio Castorina, titolare della casa di cura Morgagni di Catania, sono stati designati rispettivamente nel
consiglio nazionale e in quello regionale. Barbara Cittadini, presidente del consiglio di amministrazione della
casa di cura Candela di Palermo, nel ripercorrere le tappe degli ultimi tre anni d'impegno sul fronte
associativo ha auspicato, ricordando l'insegnamento dell'ex presidente della Regione Siciliana, Piersanti
Mattarella, un sistema dalle «carte in regola». «Per Mattarella la Sicilia, prima di rivolgersi a Roma per
chiedere il dovuto, doveva dimostrare di avere le "carte in regola". Ritengo che quell'insegnamento sia oggi
attualissimo». Cittadini ricorda come «in Sicilia stiamo vivendo una stagione drammatica, stretti, come siamo,
nella morsa di una crisi economica che non accenna a diminuire». Obiettivo è quello di «continuare la
battaglia sulla riorganizzazione della rete ospedaliera», ha spiegato la presidente appena eletta, «c'è da
impegnarsi per far comprendere, a quella politica che cerca scorciatoie nelle scorrettezze, che la sanità
privata accreditata è sanità pubblica. E che non può e non ci deve essere ottuso dualismo e sterile
contrapposizione tra sanità pubblica e privata, ma si deve ragionare in termini di complementarità e sinergie
virtuose». Ma non c'è solo il riordino della rete. Sono i problemi di natura finanziaria che preoccupano
l'associazione. «In questi anni abbiamo dovuto fare i conti con il Piano di rientro 2008-2010; con la spending
review 2011-2013; il tutto con reiterate e continue riduzioni delle risorse, penalizzanti manovre tariffarie e di
setting assistenziali e il blocco degli aggiornamenti Istat al cospetto di costi che sono, indiscutibilmente,
cresciuti», afferma il presidente di Aiop Sicilia, «in questo scenario, il Governo nazionale stabilisce altri 4
miliardi di tagli alle Regioni. E che fanno le Regioni? Invece di assumersi la responsabilità politica di operarli
dove ci sono evidenti sacche di sprechi, hanno chiesto al Governo nazionale di destinare 2 miliardi di euro di
tagli a una sanità già stremata. E, dinanzi a un reiterato diniego del ministro Lorenzin e del Premier Renzi,
che continuano a sostenere che non vogliono ridurre le risorse destinate alle prestazioni sanitarie, reagiscono
non approvando il Patto per la salute, con un comportamento di inqualificabile irresponsabilità politicoamministrativa. La vicenda è sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni. Con la prospettiva di ulteriori tagli alla
farmaceutica e alla sanità convenzionata. Ipotesi che ci preoccupa e nei confronti della quale l'Aiop sta
manifestando tutto il suo dissenso». Sul fronte della politica regionale, infine, Cittadini afferma di «apprezzare
lo sforza dell'assessore all'economia, Alessandro Baccei, di mettere ordine nei conti provando a eliminare gli
sprechi. E abbiamo apprezzato la sua precisazione che, numeri alla mano, le difficoltà finanziarie della
Regione non hanno nulla a che vedere con la sanità siciliana, che è e rimane un settore sano. Mentre i
problemi finanziari della Regione, ha aggiunto l'assessore, vanno ricercati in altri rami dell'Amministrazione
regionale. Ma un conto è eliminare gli sprechi, altra cosa è penalizzare, oltremodo, la nostra Regione. E ci
auguriamo che il Governo nazionale e il Governo regionale sapranno trovare la giusta misura». (riproduzione
riservata)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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CITTADINI RIELETTA ALLA GUIDA DELLA SEZIONE SICILIANA DELL'AIOP
16/05/2015
Pag. 11 N.20 - 26 maggio 2015
diffusione:372741
tiratura:488629
prende il via il Bonus BeBè. Chi ne ha diritto e Come si fa a ottenerlo?
Risponde beatrice lorenzin ministro della salute
Dall'11 maggio le famiglie a basso reddito possono inoltrare domanda per i figli nati o adottati dal 1° gennaio
2015 in poi. Quali sono i parametri? Il bonus bebè di 80 euro al mese introdotto dalla legge di stabilità per il
2015 riguarda tutti i genitori di bambini nati o adottati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Esso
spetta alle famiglie il cui reddito calcolato con l'indice Isee non superi i 25 mila euro l'anno. Potranno
beneficiarne sia i cittadini italiani, sia quelli di uno Stato dell'Unione Europea, sia extracomunitari con
permesso di soggiorno di lungo periodo. Il bonus di 80 euro al mese, pari quindi a 960 euro l'anno, è
riconosciuto fino al compimento del terzo anno di età o del terzo anno di ingresso in famiglia per i bambini
adottati. Ed è raddoppiato se il nucleo familiare del genitore richiedente abbia un valore Isee non superiore a
7 mila euro l'anno. Per ottenere il bonus bisogna fare domanda all'Inps, tramite il sito www.inps.it o
chiamando il numero verde 803.164 o rivolgendosi ai patronati. È necessario che la domanda sia presentata
entro 90 giorni dalla nascita o dall'entrata in famiglia del bimbo; per i nati tra il 1° gennaio e il 27 aprile 2015,
entro il 27 luglio 2015. Accolta la domanda l'Inps verserà ogni mese il bonus, a decorrere dal giorno di nascita
o di ingresso nel nucleo familiare a seguito dell'adozione, per i successivi tre anni.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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Domande e risposte d'attualità
16/05/2015
Pag. 112 N.20 - 26 maggio 2015
diffusione:372741
tiratura:488629
curiamo i bambini nell'arcobaleno
«in un ambiente accogliente si guarisce più in fretta»: parola di luca bernardo, che ci apre le porte del suo
nuovo reparto. pieno di murales d'autore e attività ricreative
Federica capozzi foto di dante Valenza
curiamo i bambini nell'arcobaleno casa pediatrica: hanno voluto chiamarla così. "Casa", anche se siamo in
ospedale. "Casa", perché qui non si viene solo per guarire, ma per "stare bene, come nella propria dimora".
Al Fatebenefratelli di Milano è appena stato inaugurato il nuovo reparto per bambini affetti dalle patologie più
disparate: dalle infezioni polmonari ai traumi, dai problemi nutrizionali al disagio adolescenziale. A parlarcene
è il professor Luca Bernardo, primario di Pediatria e ideatore del progetto: «Numerosi studi provano che un
contesto positivo accelera la guarigione. Per questo abbiamo creato un ambiente accogliente e colorato,
insolito, un "non reparto", dove i genitori possono restare con i figli anche 24 ore al giorno, e dove i ragazzi,
soprattutto gli adolescenti (che in genere tendono a isolarsi), hanno l'occasione di creare rapporti e legami.
Lo scopo è attenuare l'inevitabile "stress da ricovero", quel malessere dovuto alla separazione forzata dalla
propria abitazione, dalla scuola, dagli amici». Alla struttura si accede tramite il normale Servizio sanitario
nazionale. Ma già dall'ingresso si capisce che non siamo in un ospedale come gli altri. L'entrata è separata
da quella principale per non far incontrare ai piccoli i malati adulti, la reception è variopinta e "anti ansia". Ma
sono soprattutto le stanze a lasciare a bocca aperta. Non solo le pareti sono pitturate con tinte accese, scelte
secondo i dettami della cromoterapia. In ognuna c'è anche un murales dipinto da un artista diverso: da Elio
Fiorucci ad Alessandro Mendini, sono 24 i creativi che hanno aderito all'iniziativa "Arte come terapia",
regalando un'opera, unica e originale, alla Casa. Ci sono fiori e uccelli, gnomi e robottini: tutti soggetti allegri
e in sintonia con il mondo dei bambini. Così belli che il reparto è stato riconosciuto galleria d'arte
contemporanea dal Comune di Milano, e come tale sarà aperto ai visitatori, seppure nel rispetto della privacy
dei degenti. «Ora che le stanze sono finite, vorremmo completare la facciata esterna. Stiamo cercando uno
street artist che ci aiuti a farlo, magari coinvolgendo i ragazzi ricoverati», dice Donata Berger, curatrice del
progetto. Colorati anche gli arredi, rigorosamente ecologici, nuovi fiammanti e donati, nella maggior parte dei
casi, da aziende e benefattori. «In tanti ci hanno dato una mano. Groupon, per esempio, ha raccolto 41 mila
euro con una campagna dedicata a noi», racconta Bernardo. Poteva bastare? Certo che no. «La cosa più
difficile per i ragazzi è passare il tempo. Per questo abbiamo studiato per loro una serie di proposte che li
tengano occupati». L'elenco è lungo: ci sono i corsi di musica e di pittura, gli incontri con i clown per i più
piccoli, persino la possibilità di organizzare festicciole di compleanno con amici e parenti. E ancora, le favole
preregistrate da ascoltare seduti sulle poltroncine da cinema, un giardinetto dove farsi venire a trovare dai
propri animali domestici, il giornalino. E la scuola online, per non rimanere indietro con gli studi. Per non
parlare delle attività ad hoc per gli adolescenti problematici, dall'arteterapia al krav maga, tecnica di difesa
personale di origine israeliana che insegnano alle vittime di bullismo. «La nostra è la prima palestra di
autodifesa gestita all'interno di un reparto, perdipiù da un istruttore donna, la bravissima Gabrielle Fellus»,
chiosa Bernardo. A questo si aggiungono tecnologie innovative di primo livello, che fanno della Casa un
centro d'eccellenza. «Curiamo patologie acute, neurologiche, endocrinologiche, disturbi nutrizionali e disagio
adolescenziale. Abbiamo camere per gli infettivi e una, telesorvegliata, per i tentati suicidi. Fiore all'occhiello,
il programma per desensibilizzare i gravi allergici, che vengono gradualmente resi meno a rischio di choc
anafilattico. Siamo gli unici in Italia, e tra i primi in Europa, a lavorare su frutta da guscio, pesce e uova».
Immancabile un pizzico di futurismo: dopo l'estate arriverà un piccolo robot, che permetterà ai pazienti e alle
famiglie di comunicare a distanza, via video. Non ha ancora un nome: saranno i bambini a darglielo. Come si
fa con i cuccioli, in ogni casa che si rispetti. Federica Capozzi
la hunziker tra le madrine taglio del nastro per l'inaugurazione del reparto: con il professor Bernardo, le
madrine e sostenitrici. da sinistra, margherita Sigillò, donata Berger, michelle hunziker e Gabriella magnoni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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tecnologica e colorata: è la casa pediatrica del fatebenefratelli di milano
16/05/2015
Pag. 112 N.20 - 26 maggio 2015
diffusione:372741
tiratura:488629
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/05/2015
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dompé. dietro il presentatore alvin (Foto Sarah tarves).
alleGria anche in paleStra Milano . Sopra, il professor luca Bernardo, 47 anni, primario di pediatria, in una
delle stanze per i piccoli degenti. a sinistra, Gabrielle Fellus, istruttrice di krav maga, nella palestra del reparto
dove insegna questa tecnica di difesa alle vittime di bullismo.
reCeption anti-ansia il professor Luca Bernardo e la nostra giornalista sui divani della reception. L'ingresso è
colorato: allontana l'ansia e la paura del ricovero.
si visita tra opere d'arte Milano . La dottoressa alessandra Ferrero, che fa parte del team della Casa
pediatrica del Fatebenefratelli, in uno degli ambulatori del nuovo reparto. alle pareti uno dei tanti murales
d'autore realizzati per rallegrare l'ambiente: questo è opera dell'atelier Biagetti.
Foto: i Genitori poSSono reStare con i FiGli per 24 ore al Giorno
16/05/2015
Pag. 116 N.20 - 26 maggio 2015
diffusione:372741
tiratura:488629
la tiroide attacca in silenzio
Il 50 per cento dI chI ha alterazIonI a questa ghIandola non lo sa perché I sIntomI sono generIcI. dal 18 al 25
maggIo vIsIte gratuIte e IncontrI su Ipo e IpertIroIdIsmo
camilla tagliabue
ha la forma di una farfalla, ma molti la definiscono "la centrale elettrica" del corpo umano: la tiroide, infatti, è
la ghiandola che controlla il metabolismo e altre funzioni vitali quali battito cardiaco, sviluppo del sistema
nervoso centrale, accrescimento corporeo, pressione, colesterolo, peso, forza, acutezza mentale, parola,
vista, condizioni della pelle e dei capelli e tante altre... Ecco perché è importante contrastare i disturbi tiroidei,
classificati in disfunzioni (ipertiroidismo e ipotiroidismo), alterazioni morfologiche (gozzi e noduli) e tumori
(benigni e maligni). In Italia soffrono di queste patologie circa 6 milioni di persone e si stima che più del 50%
di chi ha una malattia della tiroide non sa di averla, perché spesso i sintomi sono lievi, generici e quindi non
facili da classificare. «L'informazione è fondamentale: i pazienti e i medici devono essere ben consapevoli dei
rischi che comporta il ritardo nella diagnosi e nel trattamento delle malattie della tiroide, senza allarmismi ma
nemmeno sottovalutazioni del problema», spiega il dottor Tommaso Sacco, endocrinologo e responsabile
scientifico della Fondazione Cesare Serono, che aderisce alla Settimana mondiale della tiroide, che si svolge
dal 18 al 25 maggio, con un centinaio di eventi in tutta Italia, dagli incontri informativi alle visite gratuite.
Quest'anno il tema della campagna di sensibilizzazione è "Poco sale ma iodato: la prevenzione delle malattie
tiroidee si fa mangiando sano" (info: www.settimanadellatiroide.it ). «Infatti, fra le misure di prevenzione di
alterazioni della tiroide, è importante l'assunzione di adeguate quantità di iodio». L'ipertiroidismo si verifica
quando la tiroide "lavora" troppo e si può manifestare con sintomi quali dimagrimento, accelerazione del ritmo
cardiaco, nervosismo, tremori delle mani, ansia, insonnia, sudorazione eccessiva. Nel caso, invece,
dell'ipotiroidismo la tiroide produce inadeguate quantità di ormoni e quindi i processi metabolici rallentano. Si
verificano allora aumento di peso, sensazione di freddo immotivata, stitichezza, depressione, sonnolenza,
difficoltà di concentrazione, cute secca e ruvida, gonfiore del viso, caduta di capelli, perdita di memoria,
difficoltà di concentrazione e disturbi mestruali. Ma come si può capire, ad esempio, se il nervosismo o la
stitichezza dipendono dalla tiroide? Dopotutto, sono sintomi comuni a molte patologie... «La vera difficoltà,
infatti, è arrivare a una diagnosi corretta in tempi brevi: è importante che si registrino e si riportino in maniera
dettagliata i sintomi al medico. Poi, per escludere un disturbo tiroideo, bastano pochi esami del sangue. Ad
esempio, è importante determinare i livelli del Tsh, l'ormone tireostimolante, prodotto dall'ipofisi, che regola
l'attività tiroidea. Se è più basso della norma si può pensare a un ipertiroidismo; viceversa, se è superiore agli
standard, ci può essere un ipotiroidismo. Altri esami del sangue, come i dosaggi degli ormoni tiroidei, e
strumentali, ad esempio l'ecografia, permetteranno di precisare le caratteristiche dell'alterata funzione della
tiroide ed eventuali noduli. Fatta la diagnosi, si prescriverà una terapia appropriata. Di solito, l'ipo e
l'ipertiroidismo si curano agevolmente con i farmaci, che servono a supplire alla carenza degli ormoni della
tiroide o a ridurne una produzione in eccesso». l anche garko ne soffre gabriel garko, 42 anni, ha spiegato di
essere apparso con il viso gonfio in tv a L'Arena perché soffre di disturbi alla tiroide. In effetti, dice il nostro
esperto, il gonfiore del viso è un sintomo di ipotiroidismo. ma il chirurgo plastico interpellato da Gente ,
osservando gli zigomi sporgenti dell'attore, non esclude un ritocco.
le donne sono più a rischio Una paziente si sottopone a una visita di controllo alla tiroide. le donne soffrono di
alterazioni a questa ghiandola in misura otto volte maggiore degli uomini.
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la "centrale elettrica" del corpo fa soffrire 6 milioni di italiani SALUTE
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Comincia l'era della medicina ad personam
Parte negli Usa la rivoluzione dei test sui farmaci: valutati non più su base statistica ma sull'osservazione di
ogni singolo paziente. Il dubbio è che questo sistema accentuerà la diseguaglianza tra chi potrà pagarsi le
cure individualizzate e chi no
Pietro Greco
Il farmaco più venduto negli Stati Uniti d'A merica, l'Abilify (aripiprazolo), somministrato per combattere
malattie come la schizofrenia, le psicosi, la depressione, funziona - ovvero porta a un miglioramento - solo
per un paziente su cinque (20% dei casi). Il secondo farmaco tra gli highest-grossing , di maggior successo
(commerciale), è il Nexium (esome prazolo): è utilizzato contro la pirosi, sì insomma il bruciore di stomaco e i
fastidi gastrici. Funziona solo con un paziente su venticinque (appena il 4% dei casi). Il Nexium è il caso più
eclatante. Ma non è un caso isolato. Tra i dieci farmaci più venduti negli Stati Uniti vantano i maggiori
successi (clinici) lo Humira (adali mumab), l'Enbrel (etanercept) e il Remicade (iniximab), utilizzati
rispettivamente contro l'artrite, la psoriasi e la malattia di Crohn (un'enterite regionale, ovvero
un'infiammazione dell'intestino): funzionano con un paziente su quattro (25% dei casi). Tutti gli altri sette
farmaci highest-grossing hanno performance peggiori. A pubblicare la lista della "medicina dell'imprecisione"
è stata, di recente, l'inglese Nature, la rivista scientifica più diffusa al mondo, a supporto dell'articolo con cui
Nicholas J. Schork, direttore del dipartimento di biologia umana al J. Craig Venter Institute di La Jolla, nonché
docente presso la University of Cali fornia di San Diego, commenta un processo che è già in atto: la radicale
trasformazione dei trials clinici, ovvero delle procedure attraverso cui la scienza moderna accredita farmaci e
tecniche mediche. Con una rivoluzione copernicana, nell'era della medicina personalizzata, si dovrà passare dice Schork - da trials di tipo statistico, con la partecipazione di migliaia di volontari, a N-of-1 trials : test e
osservazioni su una singola, specifica, persona. In realtà la rivoluzione è già iniziata. E ai mas simi livelli della
scienza medica. Entro questo mese di maggio o al massimo ai primi di giugno, infatti, parte Match (Molecular
Analysis for Therapy Choice), un progetto del National Cancer Institute degli Stati Uniti che consiste in un trial
che coinvolge 1.000 malati terminali di cancro, divisi in gruppi di 30 persone. Ogni gruppo è omogeneo per
specifici marker ge netici. In pratica ogni gruppo presenta alcune specificità a livello di Dna. A ciascun
paziente in ogni gruppo verrà somministrato un farmaco dei 25 del menù di cui si intende verificare l'efficacia.
I dati saranno poi comparati a quelli di un campione trattato con metodi standard. Il concetto di base che ha
portato a Match e ad altri N-of-1 trials è questo: in biologia, com presa la biologia umana, non esiste un
individuo uguale all'altro. Ciascuno di noi ha un genoma diverso da ogni altro. E, inoltre, ha una storia
evolutiva, di rapporto con l'ambiente, diverso da un altro. Ciascuno di noi è un'entità unica e irripetibile. Ecco
perché alcuni farmaci o alcune pratiche cliniche funzionano su alcu ni e non su altri. Per restare in ambito
oncologico, sappiamo, per esempio, che il Gleevec (imatinib) è un farmaco capace di raddoppiare gli anni di
sopravvivenza degli ammalati di leucemia, ma solo in pazienti portatori di un'anomalia cromosomica chiamata
"traslocazione di Filadelfia". Allo stesso modo, segnala Nicholas Schork, l'Erbitux (cetuximab) aumenta la
sopravvivenza di pazienti con cancro al colon-retto che hanno una mutazione a livello del gene EGFR ma
non a livello del gene KRAS. Non basta neppure avere l'anomalia genetica giusta. Perché il tumore è una
malattia quasi sempre multifattoriale. E vi possono concor rere molti fattori genetici. Il principio attivo
vemurafenib, per esempio, viene utilizzato nel trattamento dei malati terminali di melanoma e funziona in
persone dove il Dna presente nelle cellule tumorali porta una mutazione del gene BRAF(V600E). E, tuttavia,
in queste per sone altre anomalie genetiche fanno aumentare la resistenza al farmaco, rendendo inutile se
non dannoso il trattamento. Ne deriva, nota ancora Schork, che i medici clinici dovrebbero tenere presente
l'intero quadro genetico di ogni singolo paziente prima di prescrivere vemurafenib. E, ancor meglio,
prescrivere un farmaco "su misura" per ogni singolo paziente. Se prima questa era un'indicazione puramente
accade mica, oggi che è diventato possibile conoscere il profilo genetico di ciascuno di noi e di associarlo agli
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stili di vita e alla storia personale, allora l'antica utopia diventa concretamente realizzabile. Per fare questo,
per avere una "medicina della precisione" calibrata in maniera specifica su ciascuno di noi occorre modificare
la struttura delle sperimentazioni cliniche, soprattutto quelle nella cosiddetta "Fase III", quando - dopo aver
ottenuto dati promettenti sulla sicurezza e sulla efficacia su piccoli campioni - un farmaco o una qualsiasi
procedura ven gono sperimentati su campioni di migliaia di persone. I risultati hanno una base statistica. E,
dunque, si portano dietro una certa imprecisione, che nel caso dell'efficacia è, come abbiamo visto, piuttosto
alta. La Match, l'analisi molecolare per mettere a punto scelte precise di terapia che il National Cancer
Institute è pronto a far partire, preve de biopsie per 3.000 pazienti adulti portatori di un tumore solido o di
linfomi. Il Dna di questi pazienti sarà sottoposto a un sequenziamento completo, al fine di individuare alcune
specifiche anomalie genetiche, scelte tra quelle che si presume possano rispondere a trattamenti con
potenziali farmaci. Dopo lo screening genetico, 1.000 pazienti saranno scelti per la fase di sperimentazione
vera e propria. Saranno divisi in gruppi di 30, come abbiamo detto, ma non sulla base dell'omo geneità della
malattia (lo stesso tumore), ma dell'omogeneità genetica (la stessa anomalia genica). Il tentativo è quello di
trovare il farmaco che meglio si adatta al profilo genetico del paziente. Per aumentare il tasso di precisione
della cura. La prospettiva è quella di giungere a trial che coinvolgano una singola persona, per trovare un
farmaco che calza a pennello sul suo spe cifico profilo genetico e sulla sua storia individuale. In questa
prospettiva si muove lo Stand Up To Cancer and Melanoma Research Alliance Dream Team, il gruppo di
ricerca di cui fa parte anche Nicholas J. Schork, che si è dato un nome (team da sogno) forse non proprio
consono al compito che si è assunto, metten do insieme le competenze della Yale University di New Haven
(Connecticut) e del Translational Genomics Research Institute di Phoenix (Arizona). I due progetti, quello del
National Cancer Institute e quello del team di Schork, sono certamente l'annuncio di una nuova era. Che non
sarà una cavalcata trionfale. Ma che, anzi, va molto ben pensata e governata. Per tre motivi, essenzialmente.
Uno di tipo concettuale. Il secondo di tipo procedurale. Il terzo di tipo economico e, quindi, sociale. Il
problema concettuale è come passare da una medicina fondata sul concetto di omo geneità e di media a una
medicina fondata sul concetto di diversità e di individuo. Gli scienziati dovranno trovare nuovi sistemi per
verificare la sicurezza e l'efficacia dei farmaci e delle procedure, che tengano conto della ge netica e della
storia di ciascuno di noi. I medici dovranno ritornare all'antica arte del rapporto personale con il paziente. Il
problema procedurale è come giungere a un sistema pubblico e affidabile in grado di validare la sicurezza e
l'efficacia di un farma co. Ogni farmaco "personalizzato" avrà un iter separato che lo porterà a essere validato
dalle autorità statali? La domanda è retorica: è una dichiarazione di impossibilità. E allora, come fare a fornire
le dovute garanzie ai pazienti? Il terzo problema è il più difficile da risolvere. Gli N-of-1 trials , gli studi clinici
su singole per sone sono costosi. E ancor più lo è approntare medicine e procedure personalizzate. Il fatto
che sia una persona di gran livello scientifico come Nicholas J. Schork che, tuttavia, lavora per un istituto di
ricerca privato fondato dal pioniere della "scienza imprenditrice", Craig Venter, rende più chiare e
imprescindibili alcu ne domande, cui trovare con urgenza risposta. Chi pagherà il conto? Andremo verso una
medicina personalizzata e precisa per chi è abbastanza (chi è molto) ricco da permetterselo e una medicina
obsoleta e meno precisa per chi non potrà permettersi di farsi disegnare il profilo genetico e il farmaco ad
personam? Andremo verso nuove forme della più odiosa delle disuguaglianze, quelle della salute, o
riusciremo ad avere un sistema di cura universale anche nell'era della medicina personalizzata? Illustrazione
Antonio Pronostico
Foto: Ciascuno di noi ha un genoma e una storia evolutiva, di rapporto con l'ambiente, diversi da un altro.
Ecco perché alcuni farmaci o cure funzionano su alcuni e non su altri
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