scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 07 febbraio 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
07/02/2014 Il Sole 24 Ore
Metà rosso ospedaliero sarà a carico delle aziende
5
07/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Guarire senza medicine il boom dell'autoterapia
6
07/02/2014 La Repubblica - Nazionale
In gita sul pedalò annegò il figlio, assolta "È malata e quel giorno era fuori di sé"
8
07/02/2014 La Repubblica - Nazionale
"Ma attenzione a trattare così patologie serie"
9
07/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Medicina, le iscrizioni non vanno tagliate
10
07/02/2014 La Repubblica - Bari
Ambulanze inutili un obeso muore in attesa della gru dei vigili del fuoco
11
07/02/2014 La Repubblica - Genova
Meno letti, caccia al posto in corsia il Bed Manager dirigerà il traffico
12
07/02/2014 La Repubblica - Roma
Business del caro estinto incastrati i boss delle camere mortuarie
13
07/02/2014 La Stampa - Nazionale
Antibiotici e vitamine Gli italiani si scoprono farmaci-dipendenti
15
07/02/2014 La Stampa - Nazionale
"Stamina, il Parlamento blocchi le pseudo-cure"
16
07/02/2014 La Stampa - Nazionale
Due morti per polmonite dopo le infusioni di cellule Nuovo filone d'indagine
18
07/02/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Un colpo alla tosse: al Sant'Orsola esperti a confronto
19
07/02/2014 Avvenire - Nazionale
L'Aifa su Stamina: «Mai autorizzata» Ma un ok ci fu
20
07/02/2014 Avvenire - Nazionale
La «malattia» di pillole e vitamine Ogni italiano ne usa 23 confezioni
21
07/02/2014 Avvenire - Nazionale
«Staminali farmaci» La scelta degli Usa
22
07/02/2014 Avvenire - Nazionale
Domani torna la Giornata di raccolta del farmaco
23
07/02/2014 Il Gazzettino - Venezia
Arriva l'ambulanza 4x4 per intervenire in spiaggia
24
07/02/2014 Il Manifesto - Nazionale
Troppi medici per la sanità tagliata Il Miur riduce l'accesso alla facoltà
25
07/02/2014 Libero - Nazionale
L'università taglia il 20% di posti In migliaia pronti a far ricorso
27
07/02/2014 Libero - Nazionale
Aifa: «Mai autorizzato l'ingresso di Stamina a Brescia»
28
07/02/2014 Libero - Nazionale
L'Asl regala altri quattro milioni alla cooperativa rossa fuorilegge
29
07/02/2014 Il Secolo XIX - Genova
Crociata dei soldi alla Asl «Basta premi ai dirigenti»
31
07/02/2014 Il Secolo XIX - Genova
Infezioni al San Martino, controlli in tutti gli ospedali
32
07/02/2014 QN - La Nazione - Firenze
«In politica per salvare il Serristori»
33
06/02/2014 Famiglia Cristiana
TRA LE DONNE È IN AUMENTO IL CANCRO AL POLMONE
34
07/02/2014 Il Mondo
Con un poco di Telit la pillola va giù
35
07/02/2014 Il Venerdi di Repubblica
trasparenza nella sanità? la basilicata stacca tutti
36
07/02/2014 Il Venerdi di Repubblica
lo spot sui risarcimenti fa arrabbiare i medici
37
07/02/2014 Osservatore Romano
Sanità per tutti
38
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
29 articoli
07/02/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 41
(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Farmaceutica
Metà rosso ospedaliero sarà a carico delle aziende
R. Tu.
ROMA
Un rosso della farmaceutica ospedaliera che vale almeno un miliardo e che per la metà del disavanzo sarà a
carico delle aziende farmaceutiche. E una spesa a carico dei cittadini che tra ticket e prezzi di riferimento è
cresciuta in quattro anni del 40%, toccando quota 1,074 miliardi. L'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco) ha
presentato ieri un rapporto sull'andamento della spesa farmaceutica ancora fermo ai primi nove mesi del
2012 che fotografa una situazione dei conti per pillole e sciroppi a carico dello Stato, ancora avvolta da troppe
ombre.
I conti sempre in bilico dei farmaci erogati in ospedale, in particolare, confermano le criticità di sempre: un
tetto di spesa nazionale sempre sottofinanziato rispetto alle reali necessità, soprattutto perché proprio alle
cure ospedaliere sono destinati i farmaci innovativi e più costosi. «Credo che sia arrivato il momento di
guardare a questo tetto di spesa con serietà e non, come sempre, stabilire limiti sbagliati in partenza», ha
dichiarato non a caso il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ricordando che «il tetto è nato
già sforato perché inadeguato a coprire le esigenze del Paese».
Se i conti della farmaceutica ospedaliera vanno in rosso, regge invece quella sul territorio, che anzi ha fatto
segnare un calo del 3,9 per cento. Anche perché tra ticket e dintorni, i cittadini pagano sempre più di tasca
propria: dai 615 milioni del 2009 a 1,074 miliardi fino a settembre scorso, un dato che a fine 2013 potrà
aumentare dunque almeno di altri 300 milioni. E che si somma alla spesa privata non solo legata ai ticket
degli italiani: in nove mesi è stata pari in totale a 6 miliardi, quasi il 4% in più rispetto a un anno prima.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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07/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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L'inchiesta
Guarire senza medicine il boom dell'autoterapia
MICHELE BOCCI
GUARIRE senza farmaci, affrontare malattie e problemi di salute sfruttando le potenzialità del nostro
organismo, in particolare del cervello. Aumentano anche in Italia le persone che si rivolgono, quando è
possibile e le patologie non sono gravi, a rimedi che non prevedono l'uso di ricavati della chimica. E a ben
vedere anche le medicine complementari fanno leva sul paziente.
OMEOPATIA, fitoterapia e agopuntura sono scelte da almeno il 15-20 per cento degli italiani. La loro
convinzione e la loro fiducia sono un pezzo importante della cura. Chi cerca prove scientifiche sulla forza del
cervello troverà risposte nell'effetto placebo, un meccanismo ben noto che viene utilizzato anche per testare il
funzionamento dei farmaci. Il professor Fabrizio Benedetti di Torino è il più importante studioso italiano in
questo campo. In alcuni casi il placebo, cioè la pasticca di zucchero, è efficace più delle medicine stesse. «Ci
sono studi che dimostrano come il 75 per cento dell'effetto antidepressivo deriva da questo fattore. Ma le
percentuali di efficacia sono alte anche se viene confrontato a medicinali per il dolore, per i disordini del
movimento, per il morbo di Parkinson e per i problemi del sistema immunitario ed endocrino». Come funziona
il placebo? «È un meccanismo psicologico e sociale, nel senso che è richiesta l'interazione con un terapeuta.
L'aspettativa di un beneficio mette il cervello in un determinato stato, inibisce il dolore, migliora la
performance motoria. Per certi versi si tratta di un inganno per far agire i neuroni».
Non hanno a che fare con la menzogna ma puntano sulla forza del cervello altre due discipline, che
richiedono invece un ruolo attivo della persona: la meditazione e il neurofeedback.I copiosi studi sulla prima
sono stati raccolti dallo psichiatra bolognese Alberto Chiesa. «È stato visto che otto settimane di meditazione
riducono l'attivazione dell'amigdala, una parte del cervello che risponde prepotentemente agli stimoli di
rabbia, paura, ansia, desiderio incontrollato.
Inoltre si sviluppa l'attività della corteccia prefrontale, deputata alla gestione in tempo reale delle emozioni».
Chi medita riduce stress e ansia ma stimola anche il sistema immunitario. «In generale queste persone sono
più stabili, e questa pratica infatti aiuta anche contro le dipendenze». Il neurofeedback invece è utilizzato per
deficit di attenzione, iperattività, dolori cronici, insonnia e stress. Consiste nel mettere il paziente davanti a
uno schermo dove viene proiettato un oggetto (per i bambini può essere un trenino) che si sposta seguendo i
segnali del suo encefalogramma. Questa specie di "specchio" della mente serve ad insegnare al soggetto,
facendogli cambiare il percorso del trenino, ad intervenire sul suo cervello. Daniela Palomba, professore di
psicologia a Padova, spiega che «è un po' come imparare a camminare: la persona deve cavarsela da sola e
capire come agire sulle varie fasi encefalografiche, quella rilassata, quella vigile e così via».
Agire sull'organismo per contrastare le malattie vuol dire fare anche attività fisica. Non la corsa nel parco di
chi è sano, bensì la ginnastica in palestra di persone malate, anziani che hanno avuto infarto o ictus e
soffrono di problemi cronici.
Molte Asl italiane, per prime quelle toscane, offrono questa attività ai cittadini. Poi c'è lo sconfinato fronte
dell'alimentazione. Vari i benefici dimostrati di alimenti come mandorle e nocciole, broccoli, succo di
melagrana, pesce.
La capacità del corpo di curarsi da solo, o comunque senza medicinali, sta alla base delle cosiddette
medicine complementari. «Se vai dall'omeopata o dall'agopuntore - spiega Sonia Baccetti, che dirige il "Fior
di prugna" di Campi Bisenzio (Firenze), il primo ambulatorio pubblico di agopuntura e fitoterapia in Italia - ti
chiederanno di fare attenzione agli stili di vita. Le nostre sono medicine curative e preventive, e agiscono
anche attraverso la psiche. Partono cioè dal potere dell'organismo di affrontare i problemi di salute da solo.
Ma aggiungono anche altro: la fitoterapia punta sui principi attivi delle erbe e l'agopuntura stimola zone
dell'organismo attraverso gli aghi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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07/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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PER SAPERNE DI PIÙ www.sifit.org www.sia-mtc.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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07/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Il caso Il delitto tre anni fa davanti alla spiaggia della Feniglia, all'Argentario. "Incapace di intendere e di
volere"
In gita sul pedalò annegò il figlio, assolta "È malata e quel giorno era fuori
di sé"
Il padre del piccolo condannato invece a otto mesi per concorso colposo in omicidio volontario
FRANCA SELVATICI
GROSSETO - È stata assolta per infermità di mente e non andrà neppure in ospedale psichiatrico giudiziario
la commercialista romana Laura Pettenello, 47 anni, che il 9 agosto 2011 annegò il suo figlio più piccolo,
Federico Cassinis, di 18 mesi, nelle acque della Feniglia,a Porto Ercole.È stata dichiarata incapace di
intendere e di volere ma non socialmente pericolosa. Perciò è libera, sebbene fosse accusata di omicidio
volontario pluriaggravato. Così ha deciso ieri, al termine del giudizio abbreviato, il giudice dell'udienza
preliminare di Grosseto Valeria Montesarchio. Il padre di Federico, Lorenzo Cassinis, ha patteggiato 8 mesi
per concorso colposo in omicidio volontario, per non aver ascoltato le raccomandazioni della pediatra e dello
psichiatra che aveva in cura la moglie: più volte avevano consigliato il ricovero della donna e l'allontanamento
del bambino dalla madre. Lorenzo Cassinis e la moglie hanno altri due figli e avevano molto desiderato il
terzo. Ma la nascita di Federico aveva sconvolto l'equilibrio della madre.
Nell'ottobre 2010 lo psichiatra Athanasios Koukopoulos, che l'aveva in cura, aveva diagnosticato una grave
depressione post partum degenerata in depressione psicotica puerperale. E anche la pediatra Elena Porro
era molto preoccupata per il rapporto della madre con il bambino. Il 13 marzo 2011 Laura Pettenello, sola in
casa nel grande appartamento romano, tentò di affogare Federico nella vasca da bagno. Il bambino fu
soccorso quando era ormai in arresto cardiaco e si salvò per miracolo. Nonostante le raccomandazioni dei
medici, la mattina del 9 agosto 2011 Laura Pettenello arrivò in spiaggia, alla Feniglia, sola con Federico,
prese un pedalò e si diresse verso il mare aperto, dove, secondo le accuse, affogò il figlio tenendolo
sott'acqua per almeno 5 minuti. Poi tornò in spiaggia e lo depose, avvolto in un asciugamano, sul lettino,
come se fosse addormentato. Non lanciò l'allarme, non chiese aiuto. Quando arrivò al pronto soccorso il
bambino era morto. Laura Pettenello ha sempre detto che era stata una disgrazia. Ma nel suo personal
computer, sequestrato dai carabinieri, il perito della procura ha scoperto che per mesi aveva digitato
ossessivamente parole chiave come «infanticidio in Italia», «tecniche infanticidio», «annegamento lattante»,
«abbandono nella vasca da bagno». E a un amico conosciuto in chat aveva confidato: «Vorrei solo che
questo bambino sparisse dalla mia vita.
Non riesco ad amarlo».
I periti psichiatrici nominati dal gip, Massimo Ammanniti e Romano Fabbrizzi, hanno diagnosticato una
gravissima «psicosi affettivo puerperale biologica» che si è tradotta in un vizio totale di mente. Hanno escluso
però la pericolosità sociale.
Le madri assassine hanno in Italia destini diversi. Ad Annamaria Franzoni, la madre di Cogne, non è stato
diagnosticato alcun vizio di mente. Ad altre madri killer è stata invece riconosciuta l'infermità o la seminfermità
mentale, ma anche una pericolosità sociale, per cui sono state mandate in ospedale psichiatrico giudiziario.
Unica eccezione, la nobildonna Alessandra Bresciani Torri che nel '95 uccise a Firenze il figlio Ludovico di 5
anni: in appello fu assolta per vizio totale di mente e lasciata libera perché ritenuta non più pericolosa.
Foto: LA SPIAGGIA I carabinieri sulla spiaggia della Feniglia dopo la tragedia di tre anni fa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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07/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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L'intervista Carlo Nozzoli, primario di Medicina interna del Policlinico di Careggi
"Ma attenzione a trattare così patologie serie"
La componente psicologica aiuta ma in alcune situazioni è necessario ricorrere alle medicine
mi. bo.
ROMA - «La componente psicologica è importante, ma di fronte a certi problemi ci vogliono i farmaci e
semmai la chirurgia». Carlo Nozzoli ex presidente della Società scientifica di medicina interna. Lavora al
policlinico di Careggi di Firenze e ha a che fare ogni giorno con malattie serie. È vero che il cervello può
curare? «La predisposizione del malato verso le malattieè sempre importante. E questo ci insegna molto
anche sull'importanza del rapporto tra il medico e il paziente. Perché si va dall'omeopata? perché ascolta,
parla, convince sulla bontà delle cure. Dedica tempo al malato, cosa che la medicina tradizionale a volte non
fa».
Quando non c'è spazio per le medicine complementari? «Le patologie importanti devono essere affrontate
con i farmaci e se necessario con la chirurgia. Più in generale con trattamenti sperimentati. Su questo non
bisogna cedere di un millimetro. Poi ovvio cheè meglio se il paziente è positivo e ottimista».
Ci sono problemi non particolarmente seri su cui il placebo non funziona? «Certo. Ad esempio si è visto che
sulla pressione alta questo ha un effetto bassissimo. Anche per questo bisogna valutare bene la patologia
prima di rivolgersi a pratiche o trattamenti che stanno fuori dalla medicina occidentale».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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07/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 34
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Medicina, le iscrizioni non vanno tagliate
Antonio De Palma [email protected] SONO un medico radiologo pugliese. Scrivo in merito al taglio di
oltre 2mila posti per accedere all'iscrizione alla facoltà di Medicina. Mi dispiace contraddire il ministero
dell'Istruzione secondo cui ci sono troppi medici in Italia e quindi bisogna tagliarei posti per accedere
all'università. Ma lo sanno al ministero che invece di assumere, anche a tempo determinato, giovani medici si
propone a chi già lavora di superare le 38 ore settimanali come da contratto e svolgere ulteriori ore? In
questo periodo di crisi è il momento di guadagnare tutti un po' di meno e permettere ai giovani di avere
un'opportunità in più.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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LETTERE, COMMENTI & IDEE
07/02/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Ambulanze inutili un obeso muore in attesa della gru dei vigili del fuoco
CHIARA SPAGNOLO
È MORTO mentre aspettava che le autorità competenti trovassero un modo per trasportarlo in ospedale,
vista la sua mole enorme e l'insufficienza respiratoria in corso. La sua obesità gli è stata fatale. È accaduto a
San Cesario, piccolo centro alle porte di Lecce, dove da anni M.Z. conviveva con un peso davvero eccessivo,
arrivando a toccare negli ultimi mesi i 350 chili. Troppi davvero, per le barelle in dotazione alle ambulanze del
118 e persino per l'attrezzatura dei vigili del fuoco, che non sono riusciti a caricarlo in un mezzo e a farlo
arrivare nel nosocomio in tempo per cercare di strapparlo alla morte.
Nessun ritardo nei soccorsi, a quanto pare, ma solo l'incredibile sorpresa dai sanitari costretti a fare i conti
con una barella troppo piccola, che non può sopportare pesi superiori a 300 kg e il dramma di vedere il
paziente morire mentre si cercava una soluzione. Minuti ad altissima tensione durante i quali non è stato
possibile salvare l'uomo. L'Asl ha ricostruito le fasi della vicenda e chiarito che la prima ambulanza è arrivata
12 minuti dopo la richiesta di soccorso, poi ne sono giunte altre due e infine i vigili del fuoco, che hanno poi
allertato prefettura e protezione civile. L'uomo, in preda a un'insufficienza respiratoria, è stato assistito dai
sanitari e da uno pneumologo che hanno cercato di rianimarlo nell'attesa della barella, ma l'arresto cardiaco
gli è stato fatale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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La storia
07/02/2014
La Repubblica - Genova
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Meno letti, caccia al posto in corsia il Bed Manager dirigerà il traffico
In ogni presidio agirà un team con un medico, un assistente sanitario e un infermiere
g. fil.
VENTI giorni di tempo agli ospedali liguri per nominare il "Bed Manager", nuova figura che entro la fine di
febbraio dovrà entrare a far parte dello staff dirigenziale delle dieci aziende sanitarie. Sarà destinato alla
gestione dei posti letto nei vari reparti ospedalieri, ma anche nelle strutture che si occupano di cure
intermedie e nelle residenze sanitarie.Secondo le indicazioni della giunta regionale che a fine dicembre 2013
ha approvato la delibera (su proposta dell'assessore alla Sanità, Claudio Montaldo), in questi giorni le
aziende ospedalieree le Asl sono alla ricerca di nomi e di figure in grado di svolgere questa mansione. Ogni
presidio dovrà avere un team composto appunto da un responsabile (un medico), un infermiere ed un
assistente sanitario. A loro non spetterebbe alcuna indennità aggiuntiva. A questo poolè affidato il delicato e
difficilissimo compito di risolvere, o quantomeno alleviare, l'annoso problema dei posti letto, gli ingorghi che
tutti i santi giorni si formano soprattutto negli ospedali dotati di Dipartimenti di EmergenLA RIVOLUZIONE Un
manager per gestire le degenze degli ospedali za; ridurre il numero delle barelle con sopra i pazienti presenti
nei pronto soccorso e in attesa di ricovero. San Martino, Villa Scassi di Sampierdarena e Galliera sono quelli
che presentano più criticità, verso i quali si riversa la maggiore utenza, soprattutto nei periodi di maggiore
afflusso, coincidenti col le epidemie influenzali, nei fine settimane e durante i ponti festivi.«All'interno di
ciascuna azienda i Bed Manager dovranno occuparsi del controllo e della gestione dei posti letto- spiega Ida
Grossi, direttore sanitario della Asl Tre (sotto cui ricadono gli ospedali Villa Scassi, Sestri Ponente, Colletta di
Arenzano e Gallino di Pontedecimo - in ogni momento della giornata dovranno avere il quadro della
situazione, tenendosi in collegamento con tutte le strutture». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Entro venti giorni le strutture liguri dovranno creare la nuova figura che gestirà l'accesso ai reparti Il caso
07/02/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Scoperto giro di tangenti per politici e funzionari Asl Nel mirino della procura due società che gestirebbero i
funerali Dietro il monopolio delle cerimonie la bocciatura delle linee guida della giunta Polverini
RORY CAPPELLI
OPERAZIONE Caronte.
Potrebbe chiamarsi così la torbida vicenda sulla quale si sono appena chiuse le indagini. All'orizzonte di
questa inchiesta si profila di tutto, tra ipotesi accusatorie bomba - associazione per delinquere, corruzione, e
persino un 416 ter - e il coinvolgimento di decine di persone: oltre ad alcuni impresari funebri, anche dirigenti,
impiegati, imprenditori e politici, tra cui nomi noti della Regione Lazio e del Campidoglio.
Caronte era il traghettatore dell'Ade che trasportava i morti da una riva all'altra del fiume Acheronte. E i
protagonisti di questa storia sono i discendenti di quella mitologica e religiosa figura: gli impresari di pompe
funebri. Un settore commerciale che non vede mai declino: un qualsiasi prodotto può infatti rivelarsi obsoleto,
superato, assorbito da altri prodotti, ma la morte, si può stare certi, non passa mai di moda.
Al centro dell'inchiesta, di cui si sono appena chiuse le indagini, la gestione delle camere mortuarie di
ospedali della Regione Lazio e in particolare della capitale, gestione che dovrebbe essere affidata, secondo
le linee guida che molte regioni hanno adottato, a dipendenti delle strutture ospedaliere stesse o a società di
servizi. Ma che invece è in mano in toto a imprese funebri private, che in tal modo gestiscono i decessi
ospedalieri e finiscono per assorbire l'80 per cento dei funerali con grave danno per tutta la categoria. Sono
infatti 530 le imprese funebri del Lazio: e molte di queste stanno lottando per non chiudere i battenti, per non
parlare di tutto il comparto in sofferenza (marmisti, fiorai, facchini, autisti).
Per capire il volume di affari, basta pensare che al Sandro Pertini, nel 2011, ci sono stati 993 decessi. Se si
moltiplica questo numero per una cifra che, a funerale, si aggira intorno ai 2000 euro, quanto sia appetibile il
giro è presto detto. Parliamo infatti di quasi due milioni di euro che vanno moltiplicati per decine di altri
ospedali, ma anche cliniche private, di Roma e del Lazio. La storia ha inizio con l'insediamento di Renata
Polverini alla guida della Regione: la governatrice infatti nel novembre del 2010 emana delle linee guida per
la gestione delle camere mortuarie nelle Aziende Sanitarie stabilendo che «nel caso in cui si registri la
mancanza di una struttura» interna all'azienda stessa, si può indire una gara.
«Le aziende sanitarie tuttavia dovranno avvalersi del divieto di partecipazione alla gara per le imprese di
onoranze funebri e/o società "compartecipate" delle stesse». Fin qui, tutto bene. Ma poi il Pertini indice una
gara. Una ditta di pompe funebri impugna allora il bando e per estensione le linee guida. E quella ditta vince il
ricorso di fronte al Tar. Un atto che rende immediatamente nulle le linee guida «che sembravano scritte
apposta per essere impugnate» dice oggi una fonte investigativa. L'impresa che ha presentato il ricorso viene
chiamata dal Pertini a gestire la camera mortuaria: in maniera irrituale, perché il bando dopo il
pronunciamento del Tar avrebbe dovuto essere indetto di nuovo con la partecipazione di tutte le imprese.
Ogni successiva gara o deroga, poi, viene vinta sempre dalle stesse due ditte o da società da queste
controllate. Non solo. Quelle ditte offrono i loro servizi a prezzi decisamente concorrenziali, tanto da aver
spinto gli inquirenti a indagare anche in altre direzioni, tra bare che arrivano dalla Romania e forniture che
giungono dall'Africa e dalla Cina. Tra l'altro, vincere il bando per esempio al Pertini significa versare
all'ospedale più di 40 mila euro al mese. In più all'interno del nosocomio, nella camera mortuaria, deve essere
garantita la presenza di personale H24, vale a dire giorno e notte ininterrottamente: un altro costo che si va a
sommare alla "retta" mensile.
Intanto le prove generali di questa indagine si sono svolte a Tivoli dove il pm Giuseppe Mimmo ha mandato a
processo per corruzione l'ex consigliere regionale del Pdl e attuale sindaco di Sacrofano Tommaso Luzzi che
riceveva da un impresario funebre mazzette per migliaia di euro in cambio dell'interessamento per la gestione
di servizi funebri presso cliniche e strutture sanitarie, con l'obiettivo di ottenere la gestione delle camere
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Business del caro estinto incastrati i boss delle camere mortuarie
07/02/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
mortuarie di Frascati: c'è anche un'intercettazione che lo vede chiamare al telefono Luca Gramazio per
chiedere rassicurazioni circa la gestione della camera mortuaria dell'ospedale di Nepi, che ha paura di
perdere.
Tra sentenze del Consiglio di Stato, pareri negativi dell'Avcp (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici),
linee guida decadute e che nessuno in regione Lazio ha pensato di riscrivere, il punto potrà forse metterlo
solo quest'inchiesta. Il problema vero è che il Parlamento non riesce a emanare una normativa che disciplini
l'attività: c'è un disegno di legge partito in una sua prima stesura venti anni fa e ancora bloccato in qualche
angolo polveroso del Transatlantico.
Le tappe L'INCHIESTA Nasce dalla denuncia sul monopolio delle camere mortuarie negli ospedali. Tra le
accuse: corruzione e scambio elettorale GLI AFFARI La gestione della camera mortuaria di un ospedale
come il Pertini, fa incassare per i funerali oltre due milioni di euro l'anno LA REGIONE Le linee guida
approvate dalla giunta Polverini dovevano regolamentare la gestione delle camere mortuarie nelle Asl IL
PROCESSO Per mazzette legate alle imprese funebri, la procura di Tivoli ha mandato a processo l'ex
consigliere Pdl Luzzi LA BOCCIATURA Le linee guida Polverini sono state rigettate anche dal Consiglio di
Stato. I giudici hanno affermato vanno applicate le norme civilistiche sulla tutela della concorrenza IL
PERTINI L'impresa che ha presentato ricorso al Tar contro la Regione era stata chiamata dal Pertini a gestire
la camera mortuaria in maniera irrituale perché doveva essere indetto un nuovo bando
Foto: DALLA CAMERA MORTUARIA AL CIMITERO Qui sopra l'ospedale Pertini da cui è partita l'inchiesta.
Sopra l'ingresso del cimitero
07/02/2014
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Antibiotici e vitamine Gli italiani si scoprono farmaci-dipendenti
Paolo Russo
Antibiotici e vitamine Gli italiani si scoprono farmaci-dipendenti/ A PAGINA 10 ROMA Mandiamo giù una
pillola al giorno che però spesso non leva il medico di torno. Sì perché il rapporto dell'Aifa, l'agenzia
ministeriale dl farmaco, dice che consumiamo sempre più medicine (+3,2% rispetto all'anno precedente) ma
troppe volte in modo inappropriato, ossia quando non servono, oppure distrattamente, interrompendo
anzitempo una cura o prendendo il medicinale irregolarmente. Tutte cose che rendono inutile la terapia se
non dannosa, come nel caso degli antibiotici, che quando si smette di prenderli anzitempo o si mandano giù
per infezioni virali che non sono in gradi di curare, finiscono per produrre le cosiddette «antibioticoresistenze», che generano super batteri difficili poi da combattere. E che di antibiotici si faccia cattivo uso lo
conferma il boom di prescrizioni, in aumento del 5,4% soprattutto per effetto dei consumi al Sud. Il direttore
generale dell'Aifa, Luca Pani, spiega che «il fenomeno si deve in parte alla rilevante riduzione della
vaccinazione antinfluenzale, dovuta al falso allarme nel 2012 sulla contaminazione degli stessi vaccini». «E
questo - spiega Pani - conferma che si continuano impropriamente a prescrivere antibiotici per influenze che
non sono in grado di combattere». Ma l'uso inappropriato dei farmaci interessa tante altre categorie, come le
statine per abbattere il colesterolo quando basterebbe un po' di moto e una sana dieta. Oppure i medicinali
contro l'osteoporosi, che si consumano molto più al Sud dove dovrebbe essercene meno bisogno, visto che il
sole da una bella mano a fissare il calcio nelle ossa, evitando così l'insorgere della malattia. E che dire poi
della moda importata dagli Usa di mandar giù pillole di testosterone nell'illusione dei maschi italiani di veder
così aumentare le proprie performance sotto le lenzuola. O ancora la leggenda metropolitana della vitamina
D che fa dimagrire. I consumi dal 2007 crescono al ritmo di un più 20% l'anno anche se non esiste uno
straccio di prova scientifica che faccia perdere almeno un etto. Un consumismo farmaceutico che pesa anche
sulle tasche degli italiani, visto che l'aumento della spesa privata per pillole e sciroppi è aumentata quasi del
4%, superando quota sei miliardi, ai quali vanno poi aggiunti 500 milioni sborsati per i ticket. Ma anche le
casse dello Stato ne risentono. Apparentemente il tetto fissato per la spesa pubblica tiene. Ma si tratta solo
delle medicine acquistate in farmacia. Il problema è che sempre più farmaci vengono classificati come ad uso
ospedaliero e qui la spesa sta invece esplodendo. La previsione per fine anno è di un buco pari a un miliardo.
In base alla normativa vigente metà del ripiano spetta all'industria farmaceutica ma il resto devono mettercelo
le Regioni. Magari aumentando l'Irpef o altre imposte locali, come hanno fatto fino ad oggi quando c'era da
dare una sbiancata ai conti in rosso della sanità. I problemi di oggi sono però niente rispetto a quello che
accadrà nel domani prossimo, quando faranno il loro ingresso sul mercato nuovi e costosissimi farmaci salvavita. Come quelli in grado di combattere più efficacemente l'Alzheimer e la sclerosi multipla o di sradicare una
volta per tutte l'epatite C, mandando in soffitta l'interferone, che causa non pochi problemi a tanti pazienti.
Una pillola a base della nuova e rivoluzionaria sostanza, il sofosbuvir, negli Usa costa la bellezza di mille
dollari. «Le proiezioni che abbiamo fatto sul mercato italiano - rivela Pani dicono che il costo per il nostro
sistema sanitario pubblico potrebbe essere di almeno 9 miliardi di euro». Cifre esorbitanti. Che impongono di
mettere al più presto un freno alla spesa per quel che non serve.
Foto: Prescrizioni Quelle degli antibiotici sono in aumento del 5,4% soprattutto per effetto dei consumi al Sud
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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In un anno i consumi cresciuti del 3,2%
07/02/2014
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L'Aifa: "Questi sciacalli sono un problema globale". Riserbo sui nuovi nomi della commissione ministeriale Il
direttore generale Pani: «Grave che i pazienti trattati non siano stati monitorati»
GRAZIA LONGO ROMA
Da una parte, l'Avvocatura dello Stato che boccia - come avevamo anticipato martedì buona parte della
nuova Commissione scientifica, a partire dal presidente Mauro Ferrari, che deve verificare la bontà del
metodo Stamina. Dall'altra, il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca Pani, che sentito
ieri in commissione Sanità del Senato, si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Innanzitutto si schiera contro il
«rischio globale per quel piccolo gruppo di sciacalli che pensa solo di arricchirsi», riferendosi agli «interessi
personali, commerciali, pseudoscientifici di coloro che, in tutto il mondo, vogliono modificare o cancellare le
regole che tutelano i malati per sostituirle con il business». Q uindi passa la palla al «Parlamento che
dovrebbe prendere le distanze dal business delle pseudo terapie, non solo mettendo la parola fine al caso
Stamina, ma evitando altri scenari simili che non sono degni del Paese». Pani si scaglia inoltre contro
l'inadeguatezza del «monitoraggio dei pazienti curati con il metodo Stamina». Perché se è vero che «non
possiamo stabilire un nesso tra le morti di alcuni malati trattati e la somministrazione di staminali
mesenchimali», è altrettanto certo «in modo eclatante che quei pazienti trattati non erano adeguatamente
monitorati e questo è grave». Mette poi in guardia «dal tentativo di derubricare le terapie cellulari avanzate a
trapianti per facilitarne il commercio». Tanto più che c'è un «caso Stamina» anche negli Stati Uniti, dove la
Corte d'Appello del Distretto della Columbia ha riconosciuto all'Agenzia americana per il controllo sui farmaci
(Fda) l'autorità per regolare le procedure relative alle terapie basate su cellule prelevate dallo stesso
paziente, bocciando le richieste della società Regenerative Sciences. La Corte d'Appello della Columbia ha
dato ragione alla Fda ribadendo che le colture di cellule staminali possono essere definite come farmaci in
quanto «sono derivare principalmente da tessuto umano al fine di trattare malattie ortopediche e avere effetti
sulle funzioni muscolo-scheletriche». Ma il direttore generale dell'Aifa polemizza anche sul ruolo dei giudici:
«Non si capisce in base a quale logica siano state emesse le sentenze che autorizzano questo trattamento».
Quanto al ruolo dei mass media, «il caso mediatico relativo a Stamina è creato ad hoc per coprire e
camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee». Sulla
latitanza delle istituzioni interviene, invece, la presidente della Commissione Sanità, Emilia De Blasi, che
annuncia l'esigenza di «ascoltare anche che i ministri della Salute dal 2009 ad oggi». E ancora: «Bisogna
capire le responsabilità politiche del percorso che ha portato Stamina all'interno di un decreto. Com'è
possibile che il Parlamento abbia votato una sperimentazione su un metodo secretato?». Al ministero dello
Salute, intanto, stanno rifinendo il decreto di nomina della nuova Commissione scientifica dopo che, per
«problemi di imparzialità», l'Avvocatura dello Stato ha ritenuto a rischio di nuovi ricorsi al Tar, e quindi ha
cassato, le nomine di buona parte della Commissione indicata lo scorso 28 dicembre. Saltano dunque le
poltrone del presidente Mauro Ferrari, il cervello italiano emigrato in Usa, esperto mondiale di nanotecnologie
applicate alla medicina (il suo intervento alle Iene ha scatenato le critiche dei colleghi scienziati) e degli
esperti di cure staminali Vania Broccoli (Milano), Antonio Uccelli (Genova). In via di definizione anche la
sostituzione di Carlo Dionisi Vici (Roma) e Francesco Frassoni (Genova).
Hanno detto Luca Pani Emilia De Blasi Commissione Sanità Direttore generale Aifa Dobbiamo bloccare il
tentativo di derubricare le terapie cellulari avanzate a trapianti per facilitarne il commercio Bisogna capire le
responsabilità politiche del percorso che ha portato Stamina all'interno di un decreto
Le tappe RIL NUOVO COMITATO 1Gli scienziati sono nominati a giugno 2013 2I professori lo stroncano Il
guru ricorre 3I giudici chiedono nuovi esperti RLA PRIMA COMMISSIONE RIL NO AL METODO VANNONI
RLA BOCCIATURA DEL TAR 4Viene bloccata la nomina di Ferrari e altri 3
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"Stamina, il Parlamento blocchi le pseudo-cure"
07/02/2014
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Foto: Una manifestazione pro-Stamina a Roma
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07/02/2014
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Due morti per polmonite dopo le infusioni di cellule Nuovo filone
d'indagine
Per i Nas si tratta di "coincidenze allarmanti" IL LEGAME «Tutto quello che scorre nelle vene finisce nei
polmoni Anche le staminali infuse» GLI ALTRI RISCHI I detriti ossei contenuti nel cocktail potrebbero causare
micro-embolie
[PAO.RUS.]
ROMA Due morti sospette per polmoniti fulminanti, una a Brescia e l'altra all'ospedale triestino «Burlo
Garofolo», entrambe avvenute dopo la somministrazione di infusioni Stamina. E altre due infezioni alle vie
respiratorie che avrebbero messo in serio pericolo due bambine in trattamento con il «metodo Vannoni». Una
correlazione certa non c'è ma Nas e Procura di Torino da un po' di tempo hanno acceso i riflettori su l'aspetto
più inquietante dell'«affare Stamina»: quello della sua presunta pericolosità per la vita dei pazienti. Un filone
nuovo delle indagini che potrebbe portare a richieste di rinvio a giudizio anche per omicidio colposo in una
fase due dell'inchiesta. Dopo aver messo il punto sulla prima fase, quella che per fine mese dovrebbe portare
alla richiesta di rinvio a giudizio per Vannoni e soci con l'accusa di truffa non più semplice ma aggravata,
finalizzata alla somministrazione di medicinali pericolosi. La novità è che i carabinieri dei Nas avrebbero
rilevato una coincidenza allarmante tra le infusioni Stamina e la successiva insorgenza di gravi infezioni
respiratorie che avrebbero colpito due piccole pazienti, tra le più esposte mediaticamente nell'ultimo anno. E
lo stesso tipo di infezioni sarebbero la causa di due decessi sospetti». Il primo, per polmonite, riguarda un
paziente trattato a Trieste prima che lo stesso ospedale «Burlo» decidesse di mettere la parola fine ai
trattamenti Stamina. Il secondo caso è quello di un malato di atrofia multisistemica, patologia simile al
Parkinson che solitamente non determina il rischio di morte repentina. Infatti le cause del decesso, dopo
un'infusione praticata agli Spedali Civili di Brescia, non sono legate alla malattia neurodegenerativa ma,
anche in questo caso, a una gravissima forma di polmonite, come aveva svelato a suo tempo lo stesso
Davide Vannoni. Un modo per mettere in chiaro che in alcun modo la morte poteva essere collegata alle
infusioni. Ma per gli scienziati un legame invece ci può essere eccome. I primi a dirlo sono stati gli esperti del
comitato scientifico numero uno, quello che bocciò sul nascere la sperimentazione prima di essere dichiarato
«non imparziale» dai giudici del Tar Lazio. Nel documento consegnato a suo tempo al Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, gli esperti dopo aver esaminato passo dopo passo il protocollo Stamina coperto da un
discusso segreto industriale, avevano a chiare lettere ritenuto il terreno di coltura delle cellule a rischio di
tossicità. Denunciando inoltre il pericolo che la presenza di detriti ossei nel cocktail somministrato ai pazienti
potesse provocare «micro embolie polmonari e cerebrali». Il professor Paolo Bianco, una cattedra in
anatomia patologica alla Sapienza di Roma e tra i massimi esperti italiani di cellule staminali, fa capire ancor
più nel dettaglio perché può esserci una correlazione tra infusioni e polmoniti. «Tutto quello che scorre nelle
vene va nei polmoni e le cellule staminali mesenchimali non fanno eccezione», spiega in premessa. «Negli
stessi polmoni -precisa- vengono trattenute da un filtro vascolare e questo, teoricamente, può facilitare
l'insorgenza di polmoniti. Pericolo che sussiste nel caso le cellule infuse siano in qualche modo infette, ma
anche in caso contrario». «Q uesto perché comunque - conclude il professore- le cellule sono in grado di
provocare danni alla micro circolazione polmonare, esponendo così il paziente al rischio di infezioni anche
gravi». Tutte ipotesi al vaglio dei periti medici nominati dal Procuratore Raffaele Guariniello, che stanno
cercando di verificare se esistono connessioni tra le infusioni Stamina e i casi di morte sospetta.
Foto: Il guru
Foto: Davide Vannoni è il presidente e fondatore di Stamina È un esperto di pubblicità e comunicazione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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il caso
07/02/2014
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 13
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Un colpo alla tosse: al Sant'Orsola esperti a confronto
ALL'APPARENZA banale, la tosse è invece un sintomo più che complesso. Tanto da guadagnarsi un
convegno: oggi e domani, nell'aula Murri del Sant'Orsola-Malpighi, è in programma il decimo Congresso
nazionale dell'Associazione Italiana per Lo studio della Tosse (l'Aist) dal titolo «La tosse nella pratica
quotidiana». Medici ed esperti, chiamati a raccolta dal presidente del congresso Alessandro Zanasi, si
ritrovano ogni due anni sotto le Due Torri dal 1996. Un'attenzione dovuta, dato che in Italia, durante l'inverno
la tosse colpisce oltre il 50% della popolazione e costituisce, in ordine di frequenza, la terza causa che induce
il paziente a consultare il proprio medico di base. Secondo le ultime ricerche, sono cinque milioni gli italiani
colpiti ogni anno da tosse acuta e due da quella cronica. I DATI di incidenza della tosse negli ultimi anni
mostrano un andamento in aumento, con i valori maggiori nelle regioni del nord. A soffrirne in particolare le
donne, in particolare quelle in età pediatrica e quella in età superiore ai 65 anni. IL PROGRAMMA oggi
prevede un approfondimento sulle nuove prospettive terapeutiche della tosse, mentre domani verranno
presentati i risultati definitivi dello studio 'Respirare Bologna'. Il progetto di ricerca, durato due anni, è stato
condotto in città dal dipartimento di Farmacologia e biochimica dell'Università, dal Dipartimento di Salute
Pubblica dell'Asl e dall'Istituto di Pneumologia del Sant'Orsola, grazie al contributo della Fondazione del
Monte. Infine, torna la manifestazione di auto d'epoca, organizzata dal Club Bologna Autostoriche, per
sensibilizzare sul tema dell'inquinamento atmosferico, un evento a cura del dottor Mario Sandolini Cortesi
presidente del Club. Image: 20140207/foto/1537.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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SANITÀ SARANNO PRESENTATI I DATI DI 'RESPIRARE BOLOGNA', UNA RICERCA DURATA DUE ANNI
07/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
In una email il via libera a Brescia Che i pazienti usano nei tribunali Nell'agosto del 2011 il direttore Ricerca e
sperimentazione Carlo Tomino disse sì all'applicazione del metodo Vannoni «a uso compassionevole»
VIVIANA DALOISO
Non c'entra, l'Aifa, con Stamina». Il direttore dell'Agenzia del farmaco, Luca Pani, ieri ha battuto i pugni sul
tavolo della commissione Sanità del Senato, dove toccava a lui ricostruire la vicenda e dare spiegazioni. Una
su tutte: come sia stato possibile che un metodo "fantasma" abbia trovato ospitalità in una struttura pubblica
(gli Spedali Civili di Brescia). La risposta è stata netta: non si sa. O meglio, per usare le parole di Pani: «L'Aifa
non diede alcuna autorizzazione». Il che è lo stesso, visto che un protocollo di cura a base di cellule
staminali, in Italia, non può nemmeno essere definito come tale senza l'ok della massima autorità competente
in merito. L'Aifa appunto. Secondo Pani, invece, a Brescia hanno agito in totale autonomia: «Nella
deliberazione del 9 giugno 2011, con cui gli Spedali decidono di sottoscrivere l'accordo di collaborazione con
la Stamina Foundation onlus - ha spiegato Pani in Senato -, vi è dichiarato che tale fondazione è "soggetto
qualificato e in possesso di idonea metodica per il trattamento di cellule mesenchimali staminali". Non è dato
comprendere - ha concluso Pani - come gli Spedali di Brescia siano giunti a tale affermazione». Posto
dunque che l'ingresso di Davide Vannoni nell'ospedale (e delle sue infusioni nelle prestazioni coperte dal
Sistema sanitario nazionale) sia stata una leggerezza, se non una vera e propria follia, resta tuttavia da
spiegare cosa accadde dopo. Il 27 luglio 2011, per esempio, a una richiesta di chiarimenti via mail sulla
possibilità di dare il via a trattamenti con metodo Stamina, Carlo Tomino, direttore Ricerca e sperimentazione
clinica dell'Aifa, rispose all'ospedale che «per quanto riguarda le cellule prodotte dalla Stamina, non mi risulta
che queste siano fatte in accordo alle Gmp». «Gmp» è il termine che indica le buone pratiche di produzione
delle cellule, in una parola le regole da rispettare. E secondo Tomino in questo caso non erano state
rispettate. Autorizzazione negata, dunque. Ma due giorni dopo è l'allora direttore generale dell'ospedale
Cornelio Coppini (scomparso un anno fa) a scrivere a Tomino: «L'ospedale, in base alla legge Turco/Fazio,
intende iniziare a trattare casi compassionevoli di pazienti in imminente pericolo di vita». La legge in
questione consente di usare anche farmaci che non abbiano seguito l'iter di autorizzazione classico su
pazienti terminali e a uso non ripetitivo (cioè al di fuori di sperimentazioni). Alla lettera Tomino risponde il
primo di agosto 2011: «Presa visione della vostra nota (...) pur non avendo ricevuto ancora la
documentazione citata, si ritiene il trattamento rientrante nella classificazione di uso "non ripetitivo". Pertanto,
fermo restando la responsabilità delle affermazioni rese e di quelle del direttore del laboratorio di produzione
(...), al fine di evitare ogni ritardo che possa compromettere il buon esito della procedura, e nell'esclusivo
interesse dei pazienti, si comunica che non si ravvedono ragioni ostative al trattamento indicato». Insomma,
le infusioni possono partire. Tomino certo chiedeva di ricevere la documentazione e ragionava sulla base di
una norma precisa dello Stato, ma la mail è restata inevitabilmente agli atti. Finendo persino nei siti pro
Stamina, che ancora oggi la inseriscono tra la documentazione da esibire in tribunale, quando si fa ricorso
per accedere alla lista d'attesa di Brescia. È un ok, di fatto, sulla base della legge Turco/Fazio, e così viene
interpretato anche da molti giudici del lavoro. Quelli sul cui operato proprio il direttore dell'Aifa ieri ha
espresso tutto il suo sconcerto: «Non si capisce in base a quale logica siano state emesse le sentenze che
autorizzano il metodo Stamina», ha detto Pani. I numeri 20 miliardi LA SPESA FARMACEUTICA NEI PRIMI
NOVE MESI DEL 2013 1.398 I MILIONI DI CONFEZIONI COMPERATE DAGLI ITALIANI -4% SCENDE LA
SPESA PER IL SERVIZIO SANITARIO +4% SALE LA SPESA AFFRONTATA DAI CITTADINI +46%
CRESCE IL CONSUMO DEI FARMACI EQUIVALENTI
Foto: Qui sopra, la mail con cui Carlo Tomino dell'Aifa dichiarava di «non ravvedere ragioni ostative al
trattamento». Di fatto, un via libera all'uso del metodo Stamina A sinistra, gli Spedali Civili di Brescia
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L'Aifa su Stamina: «Mai autorizzata» Ma un ok ci fu
07/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La «malattia» di pillole e vitamine Ogni italiano ne usa 23 confezioni
uso di farmaci in Italia è lungi dal sentire gli effetti della crisi. Il consumo di medicinali infatti aumenta sia nel
privato che nel pubblico. Così, mentre la recessione sta provocando un forte calo delle visite specialistiche, lo
stesso non avviene per l'utilizzo di terapie farmacologiche, come rivela l'Agenzia nazionale del farmaco, che
ieri ha presentato il documento tematico dell'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (OsMed). Nei primi nove
mesi del 2013 la spesa farmaceutica nel complesso è stata di quasi 20 miliardi di euro, oltre il 74% della
quale rimborsata dallo Stato; quella territoriale pubblica è invece pari a circa 8,8 miliardi, ovvero 148 euro
procapite. Un segno più che riguarda tutte le voci del settore: i consumi in regime di assistenza
convenzionata sono aumentati, sia per quel che riguarda il numero di ricette che per il numero delle
confezioni. Nello stesso periodo anche la spesa strettamente privata, a carico del cittadino, è aumentata, così
come quella per i medicinali acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Secondo i dati riportati nel periodo
considerato gli italiani hanno acquistato un totale di 1.398 milioni di confezioni di medicinali, per una media di
circa 23 confezioni a testa, con una crescita pari al 2,0% rispetto ai primi nove mesi dell'anno precedente,
mentre per gli antibiotici le prescrizioni sono salite del 5%. Nell'ambito delle tipologie farmacologiche, «gli
italiani - ha commentato il Direttore generale Aifa, Luca Pani -, si sono confermati grandi utilizzatori di
medicinali per l'apparato cardiovascolare, che restano in testa alla graduatoria». Al secondo posto figurano i
farmaci per l'apparato gastrointestinale e metabolico. E poi non mancano gli antidepressivi. Il rapporto
evidenzia anche una crescita nella percentuale di utilizzo dei farmaci a brevetto scaduto, che hanno
rappresentato il 46% della spesa farmaceutica convenzionata (il 5% in più rispetto all'anno precedente). Di
questi una buona parte sono stati rappresentati dai farmaci equivalenti. Ma, uno dei dati ritenuti importanti
dall'Aifa, è l'aderenza alle terapie farmacologiche, ovvero la costanza con cui il paziente le segue per una
guarigione completa. Questa si evidenzia in particolare per gli ipertensivi e antidepressivi. «Un fattore cruciale
- ha aggiunto Pani - che ci dà la dimensione di assenza di "sprechi" e sovraprescrizioni o abusi privati».
Dannosi non solo per la salute dei cittadini, ma anche per le tasche dello Stato.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Il fenomeno
07/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Staminali farmaci» La scelta degli Usa
C'è un caso Stamina anche negli Stati Uniti, dove la Corte d'Appello del Distretto della Columbia ha
riconosciuto all'Agenzia americana per il controllo sui farmaci (la Fda, ovvero la nostra Aifa) l'autorità per
regolare le procedure relative alle terapie basate su cellule staminali, bocciando le richieste della società
Regenerative Sciences. Quest'ultima pretendeva che le sue infusioni non rispettassero le norme della buona
fabbricazione stabilite dalle autorità (le cosiddette «Gmp», Good manufacturing practices, le stesse vigenti in
Europa e che Vannoni avrebbe violato). Ora i giudici hanno dato ragione alla Fda, sottolineando un punto
fondamentale anche nel caso italiano: le colture di cellule staminali devono essere considerate alla stregua di
farmaci (non di trapianti) e in quanto tali seguire complessi iter di valutazione e approvazione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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IL CASO
07/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Domani torna la Giornata di raccolta del farmaco
In 3.400 farmacie di 1.200 Comuni sarà possibile acquistare un medicinale per aiutare circa 600.000 persone
in difficoltà Gradnik (Banco Farmaceutico): con un gesto semplice possiamo donare speranza a chi l'ha persa
VITO SALINARO
Domani in oltre 3.400 farmacie di 1.200 Comuni di 94 province italiane, si potranno acquistare farmaci da
automedicazione da donare a persone in stato di povertà. Torna infatti la Giornata di raccolta del farmaco,
giunta alla 14ª edizione, sotto lo slogan Dona un farmaco a chi ne ha bisogno . L'iniziativa è realizzata dalla
Fondazione Banco Farmaceutico onlus, in collaborazione con Federfarma e Cdo Opere Sociali. Nelle
farmacie che espongono la locandina della Giornata, oltre 14.000 volontari accoglieranno i cittadini che
vorranno aderire all'iniziativa. Secondo le stime degli organizzatori, la raccolta aiuterà 600.000 persone in
Italia che quotidianamente vengono seguite dai 1.506 enti assistenziali convenzionati con la Fondazione. In
13 anni la Giornata ha consentito di raccogliere oltre 3.050.000 farmaci, per un controvalore commerciale
superiore ai 20 milioni di euro. «Di fronte a una crisi economica che colpisce sempre più famiglie e anziani spiega Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus -, siamo convinti che iniziative
come questa possano donare speranza a chi l'ha persa con un gesto semplice come la donazione di un
farmaco. I dati sull'aumento della povertà sanitaria in Italia - aggiunge Gradnik - sono drammatici, con un
incremento del 60% in 5 anni e il coinvolgimento di oltre 4,8 milioni di persone che materialmente non hanno
la possibilità di acquistare i medicinali, nemmeno quelli che necessitano di prescrizione medica». Domani
dunque, conclude Gradnik, «siamo chiamati tutti a compiere un gesto di responsabilità e di solidarietà.
Possiamo superare la crisi la solo facendo rete». Quest'anno, per la prima volta, la raccolta si svolgerà anche
a Crotone, Arezzo, Caserta, nella provincia autonoma di Bolzano e nella Repubblica di San Marino. «Appena
abbiamo lanciato l'idea - spiega Francesco Avanzini, delegato per la raccolta a Bolzano - 15 farmacie hanno
subito aderito ma in 50 si sono fatte avanti. Anche se l'Alto Adige conserva in generale un tenore di vita alto,
stimiamo comunque che le persone in difficoltà siano tante: ben 3.500 quelle che risultano sotto la soglia
della povertà a Bolzano». Le premesse per una raccolta fruttuosa ci sono tutte: «Istituzioni pubbliche,
farmacie, realtà come Unifarm (che sta distribuendo latte per i bambini molto richiesto dal locale Centro di
aiuto alla vita) e anche i media, hanno già mostrato di voler fare fronte comune. Non c'è risposta migliore di
questa». L'emergenza sociale «che stiamo vivendo - dichiara Giacomo Rondella, delegato per Palermo - ci
chiama alla costruzione di reti di solidarietà che, se ben attivate, siano in grado di innescare sinergie capaci di
rispondere al bisogno crescente in modo intelligente e creativo». La conseguenza sarà «la creazione di una
autentica cultura della solidarietà» per la quale occorre «una vasta opera di sensibilizzazione». La Giornata di
Raccolta si svolge sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica e grazie al sostegno
dell'Associazione nazionale delle industrie farmaceutiche dell'automedicazione, della Federazione ordini
farmacisti italiani, delle aziende che hanno risposto all'appello con proprie donazioni: Boehringer Ingelheim,
Eg EuroGenerici, Doc, Johnson&Johnson, Zambon, Mylan, Nova Argentia e Pfizer, di Alliance Healthcare per
l'assistenza logistica. E anche grazie al supporto dei media partner: l'agenzia di stampa Dire , Avvenire , e la
collaborazione della testata nazionale della Tgr .
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L'iniziativa.
07/02/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 23
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Arriva l'ambulanza 4x4 per intervenire in spiaggia
L'Asl 10 presenta due nuovi mezzi di emergenza collegati anche al Centro cardiologico. Investimento di
190mila euro
Due nuove ambulanze per l'Asl 10 ed a breve arriverà un'altra auto medica. Ieri mattina sono stati presentati
ufficialmente i due mezzi acquistati dall'azienda sanitaria: si tratta di un Fiat Ducato per il Pronto soccorso di
San Donà ed un Volkswagen T5 per quello di Jesolo. Quest'ultima è un'ambulanza particolare e in un certo
senso sperimentale: è di dimensioni contenute (soprattutto in larghezza) e con quattro ruote motrici, adatto al
transito negli accessi al mare e in condizioni di viabilità più estreme. Sono costati circa 190mila euro ed
entrambi i veicoli sono provvisti di impianti e apparecchiature dedicate al soccorso avanzato. Per la
rianimazione cardiopolmonare è presente un monitor-defibrillatore multiparametrico con un sistema di
trasmissione ECG a 12 derivazioni tramite telefono. Questo consente la trasmissione dei dati
elettrocardiografici al centro cardiologico di riferimento e la verifica, a distanza, del quadro clinico del
paziente. I mezzi sono inoltre provvisti di ventilatore polmonare automatico e dal punto di vista traumatologico
di moderni dispositivi di estricazione e di immobilizzazione. Le ambulanze acquistate dal 2008 salgono
complessivamente a cinque: due al Pronto soccorso ospedaliero di Portogruaro, due a San Donà ed una a
Jesolo. Il direttore generale, Carlo Bramezza, ha anticipato che l'Asl acquisterà un'auto medica che andrà a
sostituire quella andata distrutta in un incidente stradale e che era stata ricavata da una "auto blu". ©
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Venerdì 7 Febbraio 2014,
07/02/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Troppi medici per la sanità tagliata Il Miur riduce l'accesso alla facoltà
Roberto Ciccarelli
Per l'università italiana ci sono troppi medici nel sistema sanitario nazionale che nel 2015 subirà un taglio da
540 milioni di euro e di 610 milioni nel 2016. La conseguenza di questa decisione si registra nel decreto
ministeriale pubblicato dal Miur il 5 febbraio: i posti disponibili per i test di accesso ai corsi di laurea in
Medicina, odontoiatria e veterinaria per l'anno accademico 2014-2015 saranno tagliati del 23%. Ci saranno
7918 posti, 2.239 in meno dal 2013. Si calcola che i candidati saranno poco meno di 100 mila. Con numeri
diversi, ma proporzioni simili, lo stesso avverrà a Veterinaria (meno 193 posti, in totale 632) e a Odontoiatria
(meno 197 posti, in totale 787).
Dopo essere stata costretta a ritirare il "bonus università", la ministra dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza si
è soffermata ieri su un problema che annuncia nuove tensioni nel mondo universitario. Il numero di posti per i
futuri medici «è determinato dalle regioni che calcolano il fabbisogno - ha detto Carrozza - in attesa di avere
quello definitivo noi abbiamo già fatto il bando per permettere agli studenti di prepararsi». Il numero definitivo
dei posti sarà stabilito per tutti i corsi dai decreti di programmazione emanati entro l'11marzo, prima della
scadenza delle iscrizioni alle prove che si effettuerà sul portale on line Universitaly dal 12 febbraio all'11
marzo.
Questa non è l'unica anomalia nel sistema di accesso alla formazione universitaria. Dal 2014, infatti, i
maturandi saranno costretti a recarsi in un'aula universitaria ad aprile (8-10, il 29 per le prove di inglese per
Medicina e Chirurgia), dunque due mesi prima dell'esame di maturità. Un fatto mai avvenuto in precedenza,
ma fortemente voluto da tutti i ministri dell'Istruzione dopo la riforma Gelmini. L'ansia di anticipare
l'inserimento universitario, indipendentemente dagli esiti dell'esame di maturità e dalle decisioni o preferenze
degli studenti, è almeno pari a quella di ridurre l'accesso al sapere e di tagliare i posti disponibili nei corsi di
laurea a numero chiuso (il 57,3% di quelle esistenti, il 100% di quelle mediche). «Stanno attaccando il diritto
allo studio e il diritto alla salute dell'intero paese - sostiene Alberto Campailla, portavoce di Link
Coordinamento Nazionale - il numero chiuso è anche dannoso per la necessità reale di medici, pediatri,
chirurghi e personale sanitario: dal 2018 se ne stimano 22mila in meno e la responsabilità è di questo sempre
più iniquo sistema di selezione. Chiediamo che si faccia un passo indietro immediato».
Oltre a rivelare l'ingiustizia in atto, la stima fatta da Campailla rivela anche l'inconsistenza del numero chiuso
rispetto alle esigenze reali del sistema sanitario nazionale. Ma queste non sono valutazioni ben accette alla
governance universitaria, e tanto meno alla politica impegnata a tagliare la sanità pubblica. Di solito chi
governa giustifica l'estensione del numero chiuso con la necessità di prevenire la disoccupazione dei laureati.
Nel 2012 è stato calcolato che su 10.173 studenti passati ai test quell'anno, nel 2018 sarebbero rimaste
disoccupate 3mila persone. I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono infatti 5 mila e quelli per
medicina generale circa mille. Queste cifre diminuiranno a causa della spending review già messa in conto
dal governo. Il numero chiuso è funzionale al ridimensionamento della sanità pubblica, alla precarizzazione
delle professioni mediche e, in generale, di quelle intellettuali. Questa misura non è dunque il rimedio
all'esplosione della "bolla formativa", cioè l'incapacità da parte del mercato del lavoro di assorbire l'eccedenza
di laureati, ma al contrario la premessa per creare nuovi disoccupati.
Contro questa strategia l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti hanno annunciano un maxi ricorso.
«Ignorando l'evidenza di un sistema che non funziona - afferma Gianluca Scussimarra, coordinatore dell'Udu
- la ministra Carrozza va avanti sulla strada dei test anziché aprire un confronto con gli studenti». «Anziché
ridiscutere il sistema - aggiunge Daniele Lanni della Rete - anticipa i test ad aprile, compromettendo il
percorso formativo di migliaia di studenti medi». L'avvocato Michele Bonetti ha vinto un ricorso al Tar del
Lazio che ha permesso a oltre mille studenti di essere riammessi con riserva alle facoltà di medicina
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Università/ DA QUEST'ANNO, I TEST DI INGRESSO PRIMA DELLA MATURITÀ
07/02/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
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(diffusione:24728, tiratura:83923)
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(sentenza da confermare il 20 febbraio) sosterrà un nuovo ricorso: «Impugneremo e bloccheremo il decreto
Carrozza prima dei test».
Nella legge di stabilità approvata dal governo Letta c'è anche un codicillo che taglia di un anno (da 5 a 4) la
durata dei corsi delle scuole di specializzazione in medicina.
07/02/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:125215, tiratura:224026)
L'università taglia il 20% di posti In migliaia pronti a far ricorso
Nel decreto sui test di ammissione nuova stretta sul numero chiuso. Il legale degli studenti: chiederemo
l'annullamento al Tar prima delle prove di aprile
ALESSANDRA MORI
Test di ammissione nelle facoltà a numero chiuso ad aprile e 20% in meno dei posti disponibili. Tanto per fare
un esempio, a Medicina l'anno scorso i posti erano 10.157, quest'anno sono 7.918. Ce n'è abbastanza non
solo per far infuriare gli studenti italiani, ma anche per spingerli a impugnare il decreto del ministero dell'Istru
zione pubblicato mercoledì sul sito del Miur. Decreto che, appunto, fissa modalità e posti per i test di accesso
ai corsi a numero chiuso. «Ancora un anno di lotteria a discapito degli studenti. Pronti al ricorso contro i test
di aprile», commentano l'Unione degli Universitari (Udu) e la Rete degli studenti medi. «Anziché ridiscutere il
sistema, si è riusciti a peggiorarlo anticipando i test ad aprile», dice Daniele Lanni, portavoce della Rete degli
studenti medi. «Il ministro va avanti sulla strada dei test anziché aprire un confronto con gli studenti per
rivedere il sistema d'ac cesso universitario», aggiunge Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale
dell'Udu. «Questo nonostante le centinaia di ricorsi che la nostra organizzazione ha già vinto e continua a
portare avanti, e che hanno dimostrato tutte le falle di un sistema che ha lo scopo di garantire gli interessi
degli ordini professionali, a scapito del diritto allo studio». L'intenzio ne è quella di portare la discussione nelle
scuole e nelle università e «smascherare le balle sull'Europa che chiede il numero chiuso e il fatto che esso
sia un modo per non avere disoccupati». Il primo passo è proprio il ricorso al Tar del Lazio. «Ci stiamo
preparando in modo da avere la decisione prima dei test di aprile», ci spiega l'avvocato Michele Bonetti, che
sta conducendo la battaglia per conto di Udu e Rete. Anche perché il fatto di anticipare i test ha fatto sì che il
ministro Carrozza non avesse in mano i numeri effettivi. Lo ha detto lei stessa: «Ci siano regolati sulla base
delle previsioni e per ora sono quelle dell'80% dei posti disponibili ma aspettiamo di vedere cosa dicono le
Regioni. Intanto abbiamo fatto il bando perché i test sono ad aprile». Della serie, vogliamo fare i test ad
aprile, ma ad aprile non conosciamo i numeri, allora prendiamo quelli dell'anno scorso e li tagliamo del 20%.
Ma perché allora non del 5 o del 10%? Non si capisce. Si capisce invece perché il numero è indicativo. «Il
numero chiuso viene determinato in base alla capienza strutturale degli atenei e al fabbisogno sociale: per
esempio ci si chiede di quanti medici ha bisogno la Lombardia e quanti sono i posti negli atenei, si fa una
media e si determina il numero», ci spiega ancora Bonetti. «Ma per arrivare a questo ci sono tavoli tecnici tra
Asl, Regioni, ordini professionali e associazioni di medici presso il ministero della Salute che poi elabora il
tutto. Intervenendo ad aprile l'istruttoria non è fatta». Senza contare che fare i test mentre i ragazzi dei licei
sono ancora sui banchi genera una disparità di trattamento con altri studenti, ad esempio del primo anno di
Biologia, che optano per il passaggio a Medicina, i quali hanno una preparazione più completa. Inoltre
potrebbe accadere che uno studente per prepararsi al test non studi per la maturità, col risultato paradossale
di superare il test ed essere bocciato all'esame di Stato. E poi c'è la questione del danno erariale. «La
mancata messa a disposizione di un consistente numero di posti configura un danno erariale non solo per gli
studenti, ma anche per gli atenei e per il sistema generale del nostro Paese che, per sopperire nell'im
mediato alla carenza di professionisti, li importerà dall'estero» aggiunge l'avvocato Bonetti. «Con il nostro
ricorso chiederemo l'an nullamento di questo decreto con conseguente abolizione dell'uni ca normativa
annuale che attua il numero chiuso». Che si passi dal numero chiuso al numero aperto? I NUMERI LE
RIDUZIONI I posti per Medicina passano da 10.157 a 7.918; per Odontoiatria da 984 a 787; per Veterinaria
da 825 a 632 L'ISCRIZIONE L'iscrizione dei candidati su www.universitaly.it è attiva dal 12 febbraio alle ore
15 dell'11 marzo. L'iscrizione si perfeziona col pagamento, entro il 18 marzo, del contributo per la
partecipazione al test secondo l'indicazione dell'ate neo in cui si sostiene la prova I RISULTATI I risultati dei
test saranno resi noti il 22 aprile per Medicina, il 23 per Veterinaria e il 24 per Architettura LA GRADUATORIA
La graduatoria nazionale sarà pubblicata il 12 maggio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Proteste per Medicina e gli altri corsi
07/02/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Aifa: «Mai autorizzato l'ingresso di Stamina a Brescia»
ANTONELLA LUPPOLI
«Stamina è una battaglia contro le regole». Ne è convinto il direttore dell'Ai fa (Agenzia Italiana del Farmaco)
Luca Pani, che ieri mattina in Senato ha raccontato la sua versione dei fatti. Pani ha spiegato quali sono i
punti deboli del metodo e, riguardo alla somministrazione di cellule staminali all'interno degli Spedali Civili di
Brescia, si è detto convinto della malafede di qualcuno, «noi non abbiamo mai autorizzato l'ingresso a
Brescia». Inoltre, per quanto riguarda il Comitato Scientifico che dovrà valutare l'at tendibilità e l'eventuale
sperimentazione del metodo, non è ancora stata confermata ufficialmente la nomina di Mauro Ferrari, messa
in discussione nei giorni scorsi. Il «caso Stamina» ha detto Pani «è la porzione italiana di questa battaglia
globale, che origina oltreoceano e prosegue, in modo organizzato». L'obiettivo dei promotori del metodo è
«modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali,
commerciali, pseudoscientifici» ha tuonato Pani a Palazzo Madama. E prosegue ancora il direttore generale
dell'Aifa: «I pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati. Niente della procedura seguita a Brescia
configura una sperimentazione o neppure un trattamento medico, che impone anamnesi, visite, monitoraggi,
follow-up e test di laboratorio». L'Aifa si sente di confermare di non aver mai autorizzato l'ingresso di Stamina
Foundation a Brescia. E al Parlamento, Luca Pani consiglia «di prendere le distanze dalle pseudoterapie».
Per quanto riguarda il Comitato Scientifico, ormai da settimane si attende la nomina ufficiale di coloro a cui
spetterà il compito di analizzare pro e contro del metodo Stamina e decidere se vale la pena investire - in
termini economici e di coscienza - su una sperimentazione di questo tipo. Nelle scorse settimane si era fatto il
nome di Mauro Ferrari, scienziato italiano, impegnato principalmente nella ricerca sulle nanotecnologie e nel
campo della bioingegneria. Anche i beninformati del ministero della Salute davano il suo nome tra i più
accreditati. Ma la conferma ufficiale della nomina non è ancora arrivata. Il motivo del ritardo potrebbe
risiedere nelle dichiarazioni rilasciate in tv da Ferrari. «Stamina» ha detto «è il primo caso importante di
medicina rigenerativa in Italia, un'occa sione per il nostro Paese di assumere un ruolo di leadership
straordinario». Ciò avrebbe scatenato le ire di alcuni esperti. Come riporta la rivista Nature : «In una lettera
del 26 gennaio, quattro influenti scienziati clinici dicono di essere estremamente preoccupati dalle
esternazioni televisive di Ferrari». Il ministo Beatrice Lorenzin avrebbe così deciso di far slittare la nomina
ufficiale del Comitato Scientifico. Secondo qualcuno sarebbe solo questione di ore, ma la Lorenzin non
avrebbe dubbi sull'affidare la presidenza del Comitato a Ferrari. Altri invece lo danno ormai fuori dai giochi, si
sarebbe autoescluso con quelle dichiarazioni. Staremo a vedere.
Foto: Mauro Ferrari [Imago]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Il giallo su Ferrari presidente del Comitato
07/02/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:125215, tiratura:224026)
L'Asl regala altri quattro milioni alla cooperativa rossa fuorilegge
L'azienda di Salerno autorizza l'accreditamento dell'Ises, la clinica affiliata alla Lega Coop che si occupa di
disabili. Ma la struttura non ha l'agibilità ed è destinata ad abitazioni
PEPPE RINALDI
C'è un'Asl in Italia che ha appena autorizzato l'accredita mento di una struttura privata presso il servizio
sanitario nazionale nonostante questa non abbia i requisiti chiesti dalla legge. Quando diciamo
«accreditamento» parliamo di danaro sonante. Pubblico, ovviamente: in questo caso qualcosa come 4 milioni
di euro annui. L'Azienda sanitaria è quella di Salerno, una delle più grandi d'Italia, guidata oggi da un direttore
generale «in quota» Fratelli d'Italia, si chiama Antonio Squillante, molto vicino al deputato Edmondo Cirielli. Il
centro si chiama "Ises", si trova ad Eboli, è una cooperativa affiliata al circuito della Lega delle Cooperative, si
occupa di disabili e riabilitazione, da sempre è gestita da figure legate al vecchio Pci e alle sue successive
declinazioni «democratiche». L'attua le sindaco della città, Martino Melchionda, ne è stato per dieci anni
amministratore, ma da quando è stato eletto ha formalmente abbandonato la carica. Formalmente. Nel centro
lavorano - oltre ai parenti dello stesso primo cittadino, in primis cognato e sorella - mariti, mogli, cognati,
fidanzati, fidanzate, sorelle, fratelli, zii e chi più ne ha più ne metta, di assessori, consiglieri comunali, dirigenti
Asl, nipoti di prefetti, parenti di magistrati, sindacalisti, membri degli uffici sanitari preposti alle autorizzazioni,
dipendenti del ministero della sanità (che non potrebbero): Libero se n'è già occupato lo scorso anno,
allorquando saltò fuori che la struttura, vecchia e fatiscente, non aveva neppure i permessi di base, non tanto
per essere autorizzata a fare quel che fa ma addirittura per stare aperta. Non ha la certificazione di agibilità,
vale a dire il requisito minimo di legge, un po' come se un individuo dello stato italiano non risultasse iscritto
all'anagrafe e pretendesse l'erogazione della pensione; la palazzina ha una destinazione d'uso per civili
abitazioni (sic!) tant'è che dentro vi abitano famiglie così dette normali (la legge lo vieta); le scale antincendio
non ci sono nonostante i Vigili del Fuoco abbiano sempre attestato la regolarità nel corso del tempo; la pianta
organica, in genere «vivisezionata» dagli enti pubblici quanto devono erogare soldi, presenta figure non
compatibili, con stipendi succosi incassati col prelievo dal monte accreditato e non con soldi propri (in pratica,
se vuoi avere la figura di direttore generale o amministrativo e dargli 50/80/100 mila euro annui, i soldi non
puoi prenderli dalla retta che la Regione ti ri conosce per ogni paziente ma devi farlo con altri soldi), per non
dire di tutta un'altra serie di requisiti e condizioni richiesti a chiunque intenda operare in questo settore. Com'è
giusto che sia, del resto, trattandosi di pazienti con disabilità i quali alla collettività costano circa 190 euro al
giorno. Dovrebbero stare in un hotel a 5 stelle, le cose invece appaiono completamente diverse: sarebbe
sufficiente un banalissimo sopralluogo da parte dei responsabili Asl, Vigili del Fuoco, uffici tecnici comunali e
le cose diventerebbero d'un tratto chiare: per molto meno, una mattonella sporca o un areatore non
funzionante i solerti burocratici della sanità stangano e chiudono fior di attività economiche. Nel caso dell'Ises
sembra che nessuno riesca a venirne a capo: men che meno la magistratura (a parte un'ordinaria, stanca
indagine per abuso d'ufficio sul sindaco e un ex amministratore) che da almeno tre anni ha sul tavolo un
corposo dossier, anche fotografico, dal contenuto ora irriferibile. La novità è che l'altro giorno, nell'elenco
ufficiale delle strutture accreditate dall'Asl (quindi meritevoli di lavorare col servizio pubblico), compare ancora
una volta la «coop del Pd», come la conoscono ormai quasi tutti sul territorio. Il che sarebbe tecnicamente
impensabile, tranne che per il management dell'Asl: il quale, informato dell'abusività della struttura (risulta
dagli atti ufficiali in possesso di Libero ) e della impossibilità del rilascio della concessione, ha comunque
inserito il centro nell'elenco degli enti accreditati. Possibile che si regalino e si siano regalati in tutti questi anni
(almeno dal 1984) tanti soldi a chi non poteva riceverli? Evidentemente sì. Qualcuno ha anche avanzato
l'ipotesi che si stia tentando di cedere a terzi l'accreditamento: infatti in Campania già da tempo girano strane
società con molto danaro liquido a disposizione, che acquistano e vendono strutture del genere, decotte o
prossime alla chiusura e poi le riaprono altrove puntando sulla differenza tra il prezzo pagato e il rimborso
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Scandalo a Eboli
07/02/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:125215, tiratura:224026)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
erogato dalla Regione. Tanto per capirci: il Ministero dello Sviluppo economico ha chiesto il
commissariamento della coop, se ne deduce che - oltre al resto - nessun si sognerebbe di autorizzare
l'esborso di tanti soldi pubblici. Nessuno proprio no, a quanto pare. LA SCHEDA L'ASL DI SALERNO
L'Azienda sanitaria di Salerno è una delle più grandi d'Italia ed è guidata oggi da un direttore generale «in
quota» Fratelli d'Italia: si chiama Antonio Squillante, molto vicino al deputato Edmondo Cirielli IL CENTRO
"ISES" Si trova ad Eboli, è una cooperativa affiliata al circuito della Lega delle Cooperative, si occupa di
disabili e riabilitazione: da sempre è gestita da figure legate al vecchio Pci e alle sue successive declinazioni
«democratiche». L'Asl ha autorizzato l'accredita mento di 4 milioni anche se la struttura non ha l'agi bilità
Foto: Il palazzo in cui ha sede l'Ises a Eboli
07/02/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Crociata dei soldi alla Asl «Basta premi ai dirigenti»
Uil contro i bonus: c'è anche l'assessore part-time Lanzone
GUIDO FILIPPI
«POTEVANO evitare di moltiplicare le poltrone. Ora ce ne sono cinque in più e non ha senso». Lella Trotta ,
segretaria della Uil Liguria apre la battaglia del grano con la Asl 3. Un colpo basso che provoca la reazione
del direttore del Personale Davide Amodeo : «Ma che spreco di risorse? Abbiamo ridotto la spesa rispetto
allo scorso anno perché, complessivamente, abbiamo diminuito i nostri dirigenti». Una manovra, in tre atti,
partita a maggio che ha scatenato la reazione e gli attacchi della segretaria della Uil: «Negli ultimi due anni i
tre direttori piemontesi (il manager Corrado Bedogni , il direttore amministrativo Piero Reinaudo e il direttore
sanitario Ida Grossi , ndr) hanno sbandierato ai quattro venti che avrebbero ridotto le strutture, sia
amministrative che sanitarie per evitare sprechi e risparmiare risorse. Lo hanno fatto, ma ora si sono inventati
cinque nuove strutture che, a parte quella di prevenzione, sembrano fatte apposta per dare un posticino a
qualcuno: non mi sembra il momento anche perché si continuano a ridurre i fondi per gli ospedali e per
l'attività ambulatoriale. Una decisione assurda che, mi stupisco, abbia avuto il via libera dalla Regione».
Amodeo difende la manovra e sottolinea che «Sono stati presi in considerazione soltanto i dirigenti che
hanno avuto un maggiore impegno perché hanno assorbito altri incarichi. Non sono premi, ma riconoscimenti
dovuti e previsti dal contratto». Assicura che l'operazione non ha portato un aumento della spesa «semmai
c'è stato un risparmio». La prima parte, ossia quella della valutazione dei carichi di lavoro, dopo gli
accorpamenti, è stata fatta dalla società Praxi, a cui è stata data una consulenza». I primi riconoscimenti
sono stati dati a maggio: 30 mila euro al direttore sanitario ospedaliero Bruna Rebagliati e al direttore delle
Chirurgie della Asl 3 Sergio Bondanza , mentre 27 mila euro sono andati a Gianni Tunesi (primario di
Anatomia patologica), Franco Pleitavino (primario di Ortopedia), Claudio Simonassi (primario di Pneumologia)
e Maura Bonvento (direttore del servizio infermieristico). Con un atto di fine anno la direzione della Asl ha
valutato e premiato una decina di dirigenti amministrativi a partire dallo stesso Amodeo che ora gestisce
anche il personale "esterno" (i medici di famiglia, gli specialisti ambulatoriali, la guardia medica): per lui 30
mila euro lordi, sei in più di Giovanna Depetro che guida gli Affari generali. Sul podio con 21 mila euro anche
Cecilia Solari (Organizzazione e sviluppo risorse umane), Luisa Pareto (Sistemi informativi aziendali) e
Benedetto Macciò (Prevenzione e protezione), mentre è rimasto escluso Domenico Gallo che ora lavora in
piazza della Vittoria, all'Agenzia regionale sanitaria. Nella lista c'è anche Carlo Pedemonte (responsabile
delle Telecomunicazioni), finito al centro di una bega giudiziaria per aver "contestato" Datasiel e il suo
modello organizzativo nella sanità ligure: la direzione gli ha attribuito 18 mila euro per il 2014. Tra i fortunati
c'è anche Isabella Lanzone , dirigente part time (di una struttura semplice e agli ordini di Giovanna Depetro )
della Asl 3 e assessore al Personale della giunta Doria, indigesta ai sindacati: 15 mila euro come per
Francesco Zampini (Gestione e monitoraggio banca dati aziendale). Nelle prossime settimane, quando si
concluderà il concorso, verrà nominato il nuovo responsabile del servizio ispettivo e attività extra-istituzionali:
il nome che circola con insistenza è quello del sociologo Alessandro Cataldo . [email protected] ©
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Foto: Isabella Lanzone, assessore comunale al Personale e dirigente Asl
Foto: PAMBIANCHI
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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IL SINDACATO CONTESTA I VERTICI DELL'AZIENDA SUI RICONOSCIMENTI A MEDICI E
AMMINISTRATIVI IL CASO
07/02/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Infezioni al San Martino, controlli in tutti gli ospedali
G. FIL
DOPO che i carabinieri del Nas hanno sequestrato - su disposizione della procura - le cartelle cliniche dei
due pensionati morti al San Martino Ist sabato scorso per una sospetta infezione batterica, ieri si è mossa la
Regione. L'assessorato alla Salute ha deciso di istituire una commissione tecnico- scientifica con il compito di
avviare una verifica delle procedure di prevenzione e di controllo delle infezioni ospedaliere. «La
commissione - spiega l'assessore Claudio Montaldo - avrà il compito di valutare i casi di infezione ospedaliere
all'ospedale San Martino Ist, sia più in generale monitorare il rischio clinico a livello di tutta la regione,
verificando procedure e situazioni singole». Ovviamente verranno controllati tutti i principali ospedali liguri La
commissione è composta sia da esponenti dell'agenzia regionale sanitaria, sia da professori provenienti da
Università italiane utilizzerà, in alcuni casi, gli studi fatti anche recentemente dai responsabili del servizio
igiene. Tre esperti su sei sono genovesi: Roberto Carloni, dirigente dell'Agenzia regionale sanitaria (Ars)
molto legato al direttore del dipartimento Salute della Regione, il savonese Franco Bonanni; Giorgia Auteri è
la responsabile degli accreditamenti dell'Ars e in passato si è occupata spesso di residenze per anziani e
Alessandra Moisello (referente del rischio clinico dell'Ars). I tre esterni sono: Pierluigi Viale (Policlinico
Sant'Orsola di Bologna), Silvio Brusaferro (docente di Igiene a Udine) e Vittorio Demicheli, ex direttore della
sanità in Piemonte e responsabile del servizio di Epidemiologia alla Asl di Alessandria.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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LA REGIONE INTERVIENE
07/02/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 29
(diffusione:136993, tiratura:176177)
figline-incisa La lista di Clara Mugnai si presenta alle elezioni
PAOLO FABIANI
di PAOLO FABIANI «L'OSPEDALE va difeso, e per farlo occorre essere presenti nelle istituzioni, perché
anche l'ultimo protocollo firmato fra i sindaci, l'Asl e la Regione non è stato ancora applicato interamente, e se
facciamo tanto di mollare rischia grosso». Clara Mugnai, dopo 13 anni dalla nascita della sua lista "Salvare il
Serristori", rilancia la necessità di partecipare ancora una volta, come Comitato, alla kermesse elettorale, e
questa volta in occasione della nascita del Comune Unico: «Comunque - tiene a precisare - io non sarò
candidata a sindaco, perché adesso ho bisogno di riposarmi, però 'Salvare il Serristori' sarà rappresentata dai
giovani che hanno a cuore l'ospedale. Il candidato lo abbiamo già individuato, e al momento opportuno verrà
presentato e con il quale io collaborerò». QUELLA a difesa del Serristori è stata la prima lista civica di Figline,
nel 2001 Clara Mugnai si affiancò a quella di David Ermini, mentre nel 2006 scese in campo come aspirante
sindaco e conquistò due consiglieri, nel 2011 'Salvare il Serristori' venne assorbita in una lista di centro
destra, mentre il 25 maggio prossimo sarà presente da sola riproponendo il logo originale: «Il nostro invito sottolinea la Mugnai - è rivolto a tutta quella gente che è scesa in piazza con noi l'autunno scorso, a quegli
oltre diecimila cittadini che hanno sottoscritto il documento trasmesso poi all'Asl e alla Regione e comunque a
tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Serristori, che sicuramente - precisa - farà parte della campagna
elettorale dei vari candidati a sindaco i quali, una volta raggiunto lo scopo, si dimenticheranno dell'ospedale».
Effettivamente Clara Mugnai è stata la promotrice di tante iniziative per la salvaguardia del presidio,
supportata da un Comitato di cittadini dal quale, adesso, dovrà uscire il candidato per la poltrona più alta del
nuovo Comune Image: 20140207/foto/1692.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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«In politica per salvare il Serristori»
06/02/2014
Famiglia Cristiana - N.6 - 9 febbraio 2014
Pag. 93
(diffusione:587400, tiratura:685739)
TRA LE DONNE È IN AUMENTO IL CANCRO AL POLMONE
II motivo è che da 30 anni a oggi fumano sempre di più. In più del 60% dei casi la relazione tra sigarette e
tumori è inequivocabile
Filippo Tradati Medico e docente universitario
Il cancro del polmone rappresenta da solo oltre il 20% di tutti i tumori maligni che colpiscono il sesso maschile
ed è la prima causa di morte oncologica nei Paesi industrializzati. In Italia si hanno circa 34 mila casi l'anno.
Colpisce più gli uomini delle donne ma l'incidenza tra le donne è in aumento (+ 1,5% l'anno) mentre nell'uomo
la tendenza è alla diminuzione (- 2% l'anno). La ragione è che da trent'anni a oggi le donne fumano sempre di
più. Il fumo è anche la prima causa di cancro al polmone. Non ne esiste un solo tipo e non tutti sono
direttamente collegati al fumo, ma in più del 60% dei casi questa relazione è assoluta e inequivocabile e non
fumare o smettere di fumare è la migliore prevenzione. ESSENZIALE LA DIAGNOSI PRECOCE. Il tumore al
polmone spesso ha una sintomatologia estremamente scarsa e a volte si fa diagnosi di tumore, anche
avanzato, in pazienti senza alcun sintomo. Inoltre, i sintomi possono essere spesso comuni e ad altre
affezioni dell'albero respirato| rio, tipiche del fumatore, come una tosse con più 0 meno catarro, a volte striato
di sangue. Solo tardi compaiono dolore al torace, mancanza di fiato, febbre, perdite di sangue con colpi di
tosse. Per migliorare la sopravvivenza è fondamentale la diagnosi precoce ed è in questo campo che la
ricerca si è più impegnata. La radiografia del polmone, anche periodica, non è un metodo di prevenzione
efficace, come s'è invece dimostrata la Tac spirale a basso dosaggio, capace di ridurre la mortalità da cancro
polmonare in soggetti ad alto rischio. SPERANZE DALLA RICERCA ITALIANA. Purtroppo gli alti costi, i falsi
positivi (cioè la presenza di noduli che dopo altre indagini non si rivelano essere un tumore), i possibili danni
da raggi hanno spinto a ulteriori ricerche per trovare altre metodiche di diagnosi precoce. Un recente studio
tutto italiano ha evidenziato nel sangue la presenza di piccole molecole, i microRNA, rilasciate dal cancro. La
loro presenza ha un valore sia diagnostico sia prognostico permettendo, insieme alla Tac spirale, una
diagnosi molto precoce, fondamentale per guarire da questo così frequente tumore. Questa ricerca italiana
sta aprendo nuove ed entusiasmanti prospettive e si spera che presto diventi un esame di routine disponibile
nei comuni laboratori. •
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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IL MEDICO DI FAMIGLIA / VITA IN CASA NEOPLASIE E PESSIME ABITUDINI
07/02/2014
Il Mondo - N.5 - 14 febbraio 2014
Pag. 48
(diffusione:79889, tiratura:123250)
Con un poco di Telit la pillola va giù
A.M.C.
Secondo alcune ricerche, l'aderenza ai trattamenti farmaceutici tra i pazienti affetti da malattie croniche si
riduce del 50% dopo sei mesi e del 33% in cinque anni. Insomma, i malati si stancano o si dimenticano di
curarsi. Ma ospedali, organizzazioni sanitarie, strutture di accoglienza per anziani e altri organismi di
assistenza ora possono evitare l'alto tasso di riammissione ospedaliera e i costi sanitari legati alla scarsa
costanza con le cure terapeutiche (che comporta spesso anche cinque farmaci diversi al giorno) se
disponessero di un sistema di monitoraggio a distanza. Ci ha pensato Vaica , produttore israeliano di
soluzioni sanitarie e applicazioni di telemedicina basate su cloud, con il dispositivo SimpleMed+ ( foto ), che
integra un modulo per la connettività mobile di Telit Wireless Solutions . Si tratta di dispenser automatico di
pillole, programmabile, anche sette giorni alla settimana. Grazie alla connettività, il dispositivo è in grado di
trasmettere dati e informazioni a un software cloud based, che a sua volta li invia tramite sms, mail o
messaggi vocali sia ai pazienti che ai medici curanti: è in grado, per esempio, di trasmettere un promemoria
quando il farmaco deve essere assunto, o comunicazioni per allertare i dottori in caso di scorretta assunzione
dei medicinali. Il prodotto sarà commercializzato inizialmente negli Stati Uniti, Canada, Brasile, Nuova
Zelanda e Australia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Salute Ecco l'e-dispenser
07/02/2014
Il Venerdi di Repubblica - N.1351 - 7 febbraio 2014
Pag. 38
(diffusione:687955, tiratura:539384)
Andrea Gaiardoni
ROMA . Il vero obiettivo è la trasparenza. Arrivare alla certezza che nel Sistema sanitario nazionale non ci
siano afari privati, doppi o tripli giochi giocati sulla pelle dei cittadini, peraltro con i soldi dei contribuenti.
Utopie? Comunque, bisogna provarci. «Riparte il futuro» è la campagna promossa dalle associazioni Libera e
Gruppo Abele che si propone di contrastare il fenomeno della corruzione. Perciò è stata avviata la petizione
«Salute: obiettivo 100 per cento, per aziende sanitarie trasparenti», praticamente un termometro che misura il
grado di trasparenza delle 240 aziende sanitarie italiane, regione per regione, provincia per provincia. «La
legge 190/2012 prevede che tutti gli enti pubblici si dotino di strumenti per contrastare la corruzione»
spiegano i promotori. «Le Aziende sanitarie erano tenute a nominare (il termine è scaduto il 31 gennaio 2014)
il responsabile locale anticorruzione, a pubblicare online il Piano triennale anticorruzione e a fornire
informazioni complete sui vertici (direttore generale, direttore sanitario, direttore amministrativo) rendendo
pubblici il loro curriculum, l'atto di nomina e il compenso». Maggiore è il numero di criteri soddisfatti, maggiore
è il punteggio raggiunto da ogni Azienda sanitaria nella classifica di Libera e Gruppo Abele. La Regione più
virtuosa per ora è la Basilicata, che raggiunge un 92 per cento di trasparenza (4 aziende sanitarie, 3 delle
quali toccano il 100 per cento), seguita dal Friuli Venezia Giulia (90 per cento, con 4 al 100 per cento) dalla
Valle d'Aosta (89 per cento, ma con una sola Asl), e dalla Lombardia (77 per cento di trasparenza, frutto però
della media di ben 49 Asl). Le maglie nere sono il Molise (19 per cento), la Campania (28 per cento, con l'Asl
Napoli Nord e l'Istituto tumori fondazione Pascale fermi allo 0 per cento), la Calabria (35 per cento) e le
Marche (37 per cento). Ma i dati, nonostante il termine ormai scaduto, sono in continuo aggiornamento. La
Sardegna per esempio, che a metà gennaio era appena al 27 per cento, è passata in pochi giorni al 52 per
cento.
Foto: In alto e qui a destra, i manifesti di Riparte il futuro, la campagna promossa da Libera e dal Gruppo
Abele
Foto: Le regioni ai primi (e agli ultimi) posti della classifca di Libera e Gruppo Abele che indica la trasparenza
delle Asl in percentuale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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trasparenza nella sanità? la basilicata stacca tutti
07/02/2014
Il Venerdi di Repubblica - N.1351 - 7 febbraio 2014
Pag. 39
(diffusione:687955, tiratura:539384)
Michele Bocci
FIRENZE. Quella pubblicità deve essere bloccata. I camici bianchi italiani, che siano chirurghi, rianimatori,
ginecologi o medici di famiglia vanno all'attacco di Obiettivo Risarcimento, una società con base a Treviso
che ofre assistenza alle persone «vittime di un caso di malasanità». Gli spot della società vanno in onda
periodicamente su Rai, Mediaset e La7, mandando su tutte le furie i dottori. Che accusano: «Questi spot
fanno aumentare la conittualità». Tanto che il collegio dei chirurghi ha proclamato uno sciopero sul web
oscurando i siti di 65 società scientifiche. «Con questa pubblicità si procura stress ai pazienti e agli operatori
sanitari e si ingolfano i tribunali di cause infondate» sono le accuse dei camici bianchi. Il timore è anche
quello che cresca la «medicina difensiva», che spinge i medici ad essere superprudenti e quindi a far
aumentare il numero degli esami, delle visite al pronto soccorso e di quelle specialistiche, per paura di
sbagliare. Sullo sfondo, inoltre, c'è la richiesta di una revisione parlamentare della legge sul contenzioso
medico-legale. Obiettivo Risarcimento, tuttavia, non viene scalfito dagli attacchi, anzi rilancia, chiedendo un
incontro al ministro alla sanità Lorenzin con una lettera dove si parla di 45 mila morti ogni anno nel nostro
Paese dovuti alla malasanità. Un dato che appare sovrastimato, visto che per Ania (l'associazione della
assicurazioni) sono circa 35 mila l'anno le richieste di danni di qualunque tipo. Da Obiettivo Risarcimento
spiegano poi di vagliare circa ottomila casi all'anno. «E quando decidiamo di fare una richiesta» dicono dalla
società, che tra consulenti e assunti collabora con circa 230 persone, «vediamo riconosciuto l'errore medico
nel 98,6 per cento dei casi».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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lo spot sui risarcimenti fa arrabbiare i medici
07/02/2014
Osservatore Romano
Pag. 7
(tiratura:60000)
Sanità per tutti
È urgente garantire «un più equo accesso alle cure e alle medicine ovunque e per tutte le fasce di
popolazione, con particolare riguardo a quelle più deboli: i bambini e gli anziani, i poveri e gli emarginati». Lo
scrive l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, nel
messaggio per la giornata della raccolta del farmaco che si terrà sabato prossimo, 8 febbraio, in tutta Italia e
in alcuni Paesi europei. «Ancora oggi - denuncia l'a rc i vescovo - in circa 90 Paesi del mondo, la popolazione
riceve, dal sistema sanitario di appartenenza, meno della metà dei farmaci di base necessari. Dobbiamo
dunque fortemente impegnarci anche in questo ambito perché, come sottolineato da Papa Francesco
nell'ottobre scorso a Lampedusa, non solamente "i principali diritti civili e politici" siano garantiti, ma si offra
"ad ognuno la possibilità di accedere effettivamente ai mezzi essenziali di sussistenza, il cibo, l'acqua, la
casa, le cure sanitarie, l'istruzione e la possibilità di formare e sostenere una famiglia». Un problema, quello
dell'accesso alle terapie farmacologiche necessarie, che incide gravemente nei Paesi economicamente
svantaggiati e non solo. Dunque è sempre più urgente che gli Stati più sviluppati facciano «il possibile per
destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/02/2014
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Messaggio per la giornata della raccolta del farmaco
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