Franco Cambi, L’autobiografia come metodo formativo. Editori Laterza, Roma
- Bari 2002; pp. 145
Recensione di Francesca Lazzari (giugno 2007)
Dottorato in Scienze della Cognizione e della Formazione, Cà Foscari Università, Venezia, Dipartimento di Filosofia e
Teoria della Scienza – Centro di Eccellenza per la Ricerca l'Innovazione e la Formazione Avanzata
([email protected])
Review by Francesca Lazzari (June 2007)
PhD in Cognitive and Educational Sciences, Cà Foscari University, Venice, Department of Philosophy and Theory of
Science – Centre of Excellence for Pedagogical Research and Advanced Learning
Abstract
L’autore propone una rilettura della pratica autobiografica sottolineandone la valenza formativo- psicologica. Nel
saggio si evidenzia come questa metodologia offra alla pedagogia e alla ricerca educativa la possibilità di porre al
centro i soggetti e non lo status e i ruoli sociali dei soggetti stessi. La narrazione autobiografica diviene metodo per
dotare di profondità e spessore quelle professionalità educative che oggi hanno perduto ogni identità autoritaria,
conformistica e trasmissiva e sono chiamati ad assumere la ben più complessa e problematica specifica funzione
formativa.
The author presents a reinterpretation of the autobiographical practice underlining its formative-psychological value. In
the essay it is pointed out how this methodology offers pedagogy and educational research the possibility to centre the
attention on the subjects, not on the status or social roles of the subjects themselves. The autobiographical narration
becomes a method to give depth and extent to those education professions which today have lost every authoritarian,
conformist and transmissive identity and are called to assume the much more complex and problematic specific
formative function.
Recensione
Negli studi pedagogici, la pratica narrativa autobiografica occupa uno spazio centrale.
L’autobiografia per Cambi è metodo culturalmente, soggettivamente, formativamente efficace;
assume significato antropologico nella capacità di connettere cultura e vissuto, elevando il
vissuto stesso ad azione sui/nei soggetti, piuttosto che a sistema astratto e formale.
Il testo di Franco Cambi individua il processo autobiografico come modalità per configurare
strumenti cognitivi interpreti della realtà.
Attraverso la categoria della “cura di sé”, che Foucault riconosce come centrale nelle filosofie
stoiche, si produce valore pedagogico , assunto come paradigma metodologico, nella
formazione dei formatori. Chi, per professione, deve “prendersi cura” di altri soggetti, non può
prescindere dalla riflessione pedagogica indotta dalla narrazione autobiografica come
strumento per decostruire pregiudizi, condizionamenti, dogmi, certezze, norme, originati dai
contesti individuali e collettivi e radicati nelle coscienze. L’autobiografia rompe la coazione a
ripetere modelli.
L’autore ripercorre la linea del tempo attraverso la storia della pratica narrativa nelle diverse
epoche culturali. Da Platone (VII lettera) ai Commentari di Cesare fino a Sant’Agostino, ci
racconta le inquietudini del Medio Evo formalizzando autobiografie marcate sul versante della
scienza (Vico), della speculazione intellettuale (Cartesiano) , dell’etica (Pascal)
Con il trionfo della raison borghese e della critica modellizzata da Rousseau si delinea un sé
narrante, in continua tensione di ricerca, che si confessa, che si racconta epicamente o si
interroga sulle questioni intellettuali e morali del secolo dei lumi.
In epoca romantica, l’autobiografia assume rilevanza per problematizzare le soggettività e
diviene diario, epistolario, memoriale.
La contemporaneità è segnata dall’inquietudine e dal dubbio, dalla consapevolezza della
propria difficoltà alla felicità. La laicizzazione della soggettività produce insoddisfazione latente
ed assume l’essenza di un sé nevrotico.
Mediante l’interpretazione storica dell’autobiografia (Gramsci, Gusdorf-Lejeune, Foucault, De
Man e Derida), si ricostruiscono tradizioni e forme che hanno determinato l’evoluzione del
genere.
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La costruzione del processo autobiografico passa attraverso tre sequenze : la narrazione di sé,
la scrittura e l’interpretazione. La sequenza narrativa si dipana linearmente per fasi successive
in relazione di causa-effetto. La Storia fa da riferimento contestuale e rende complesse le
relazioni tra le fasi, provocando inediti intrecci. La scrittura rende visibile l’io narrante, lo rende
esplicito e lo definisce. Attraverso la parola scritta la narrazione si arricchisce di dettagli,
assume spessore e significati. Si ridefiniscono gli itinerari del sé attraverso associazioni,
metafore, collegamenti ricorsivi. La dimensione cronologica assume distanze inedite attraverso
la lente della memoria. Conseguentemente, interpretare l’io narrante diviene esercizio di
formazione, di auto riflessione e rielaborazione ricostruttiva attraverso un processo progressivo
di problematizzazione dei propri vissuti.
In un gioco degli specchi l’individuo costruisce e ricostruisce la propria identità attraverso
l’interpretazione della narrazione del sé e contemporaneamente del feedback del vissuto e
agito reali. La coscienza assume nuovo senso tramite la lettura selettiva della propria storia e
dello scenario che la evoca. La trama di questa autoesplorazione è la traccia di questo faticoso
percorso che prende forma e si materializza nella scrittura.
Nella cultura contemporanea l’autobiografia è ritenuta uno degli strumenti essenziali
d’interpretazione, di indagine e di conoscenza. La storia, la filosofia, la psicologia, la politica ,
la sociologia utilizzano l’autobiografia come mezzo d’indagine per far emergere dalla
complessità sguardi parziali, marginali, differenti, altri che altrimenti verrebbero oscurati .
Cambi approfondisce il contributo di Rousseau alla storia dell’autobiografia. Ne coglie la
portata innovativa che di fatto sdogana il pensiero classico (ma anche cristiano e agostiniano)
proponendo un modello laico di interpretazione della soggettività basata sulla vita ee sul
quotidiano scevro da senso divino del destino, sofferente nell’animo perché interrogante e
perché consapevole della coscienza di sé. In questa parte l’autore definisce il “patto
autobiografico”, e racconta il “gioco delle maschere dell’io”. I differenti modelli identitari si
sovrappongono, si contraddicono, si annullano reciprocamente e si confondono. Il processo
autobiografico può far chiarezza tra i volti cangianti del sé e restituirci l’identità vera matrice di
tutte le altre. La cultura francese a partire da Rousseau, è ricca di contributi al genere
letterario autobiografico, sia nella forma diretta che negli studi critici e teorici. Le ragioni di
questo primato vanno ricercate nella storia evolutiva del pensiero che ha percorso il tempo e lo
spazio di questo paese dall’Illuminismo, alla Rivoluzione, dal Romanticismo al Naturalismo e
Decadentismo. Come non citare Proust, Sartre, De Beauvoir, Yorcenaur , o la scrittura
autobiografica di Rousseau, Goethe, Joyce ? Sono esempi magistrali di costruzione di senso
del proprio vissuto ermeneuticamente strutturato all’interno della trama della narrazione stessa
che insiste su movimenti concentrici
di riflessione e ri-costruzione di sé che attivano
conseguentemente processi formativi di de-costruzione e interpretazione.
In Italia ricordiamo quattro biografie settecentesche che hanno segnato l’attenzione al genere
(La Vita di Alfieri, le Memorie di Goldoni, le Memorie di Casanova e l’Autobiografia di Vico).
Tale ricchezza di produzione narrativa perde interesse nell’ottocento, periodo in cui prevale
l’eroe politico e civile e di conseguenza la letteratura ridimensiona il genere autobiografico.
D’Annunzio,
influenzato da Nietzsche e dall’Ecce Homo,
dà voce alle inquietudini, ai
frammenti disgregati di un sé problematico, sofferente, complesso ,in profonda e perenne crisi
attraverso la scrittura autoreferente. La letteratura offre altri interessanti esempi di scrittura
autobiografica (Papini, Svevo, e, con voce di donna, Ginzburg, Romano, Aleramo, Maraini,
….). Nei secoli diciannovesimo e ventesimo, sia in Francia che in Italia, è la letteratura a dare
costrutto e forma all’autobiografia.
Cambi individua in Proust e nella Recherche , il paradigma della sua tesi e lo definisce come
romanzo sociale, riflessione filosofica sull’Esistenza, sul Tempo e sul Senso del vissuto.
Cambi ne coglie è l’anomalia: la Recherche è romanzo di formazione in chiave autobiografica,
condotto attraverso la memoria intesa come ricostruzione interpretativa ed autobiografica. La
Recherche non rievoca, ma dialoga tra l’attore del vissuto(Proust), il protagonista (Marcel) e il
narratore (io narrante, Marcel e Proust ) che attraverso la rievocazione analizza e coglie il
“perduto”. L’io di Marcel vive gli eventi e l’io di Proust, vero attore protagonista, interprete
autentico della propria vita, compenetra gli altri due attraverso la vita stessa di Proust
(famiglia, amori,
luoghi, cultura,
passioni entrano circolarmente nella Recherche) che
ricorsivamente , involontariamente, ritrova e perde suggestioni .
Nel quarto capitolo del saggio, Cambi propone l’analisi della soggettività individuale.
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Se per Platone, l’immagine metafisica del soggetto vive la sua natura problematica e
conflittuale contesa tra istinti e passioni, per il pensiero Cristiano si esplica attraverso
il
dualismo anima/coscienza. Nel medioevo , nell’Empirismo, nell’Illuminismo e nel Criticismo di
Kant l’intreccio dualistico permane pur assumendo rapporti differenti
in relazione alle
categorie prevalenti. Per Kant l’io trascendentale definito dalle categorie agisce secondo il
Dovere e l’autodeterminazione della Volontà. Con lo sviluppo del pensiero post kantiano lo
statuto etico del soggetto si decostruisce e diviene la sintesi di contraddizioni e problematicità.
Il focus del soggetto è centripeto condizionato da sovrastrutture potenti quali il potere, le
istituzioni, l’inconscio…La coscienza diviene poco trasparente e rispoonde alla decostruzione
frammentandosi in parti senza unicità. La soggettività diviene ansia ed inquietudine. La
ricostruzione identitaria recupera il tempo perduto, il senso della vita attraverso la memoria e
la narrazioone autobiografica. L’io si vive come soggetto problematico e sente il bisogno
profondo di autoindagarsi, di conoscersi, di interpretarsi, di darsi senso. L’ autobiografia
diviene rielaborazione salvifica è esperita come restituzione di identità, come ri-costruzione.
Posto
il ruolo nodale che l’autobiografia si è conquistata nella cultura attuale, risulta
consequenziale che molte istituzioni lavorino su questa frontiera, la organizzino, la indaghino,
la custodiscano favorendo “giacimenti” di scritture autobiografiche e promuovendo studi,
ricerche, riflessioni intorno al ruolo sociale e non di tali strutture. L’esempio italiano più
significativo in tal senso è l’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano, che nasce con finalità
storico-sociali nel 1984 per opera di Saverio Tutino. Ha la finalità di raccogliere testimonianze
di una storia quotidiana vista dal basso, dalla gente comune che danno valore e
riconoscimento di vite e biografie reali. L’Archivio è promotore di studi sull’autobiografia e
promuove la pratica autobiografica attraverso seminari e studi, non è solo deposito di testi
ma soprattutto laboratorio di produzione autobiografica, è stato istituito un premio annuale,
sostenuto da importanti iniziative editoriali. Nel 1999 è stata fondata ad Anghiari una Libera
Università dell’Autobiografia.
Queste esperienze costituiscono un unicum nel panorama
italiano ed europeo delle scritture di sé.
Gli autori di diari, epistolari, resoconti di viaggi
accettano di entrare a far parte di una documentazione collettiva, di una rete di destini e
semplicemente lasciano il segno di sé, della propria normalità e unicità, del proprio vissuto,
del proprio tempo.
La memoria rivive , è pubblica e fruibile, dà voce alle “storie di vita” per conoscersi, per dare
senso e identità nel tempo di cui l’individuo, attraverso la scrittura, si fa interprete. Si compie
un’azione formativa rivolta alla cura di sé. Cambi conclude con una postilla pedagogica : “ La
professionalità educativa (di genitori, maestri, mentori, etc.) si è fatta, così, più drammatica,
più complicata, più sottile anche, e nel proprio agire e nell’autocoscienza che essa ha e deve
avere di se stessa. La rottura rispetto al passato è forte. Non l’autorità, non l’esemplarità, non
l’intreccio di “cura e controllo” sono più al centro dell’agire educativo. Sono sì - ancora - suoi
momenti, ma non ne delineano più l’identità. Al centro sta, invece, l’interpretare e il sostenere,
che sono attività di aiuto al soggetto e non di legiferazione del suo iter di sviluppo. Essere
genitore, essere maestro, essere mentore (che è un maestro interiorizzato), etc., significa
capire e/o comprendere il soggetto-in-crescita, disporsi in condizione di aiuto, leggere i segni
della sua individualità, fissare (dall’interno di quel processo individuale) traguardi e obiettivi,
lavorare con un’ottica di diagnosi e di terapia, un’ottica clinica. [………] La letteratura
pedagogica contemporanea ha ben riconosciuto questa svolta nell’educatore, quel suo
riqualificarsi come formativo, mettendo al centro la relazione educativa e classificandola come
relazione-d’-aiuto, tipica non solo nel trattamento del disagio o della devianza, ma - come ci ha
ricordato Bettelheim - di ogni rapporto educativo, a cominciare da quello primario: quello
genitoriale. Si pensi agli studi sugli stili della relazione educativa, si pensi alla clinica della
formazione, si pensi alla decostruzione/ricostruzione (storico-sociale) del rapporto educativo, si
pensi alle ricerche sulla comunicazione educativa (con valorizzazione degli affetti e/o della
conversazione, etc.): sono tutte indagini in corso che hanno cambiato volto all’agire educativo
e alla stessa professionalità educativa. Come ha fatto anche la riflessione intorno
all’autobiografia. Fare-autobiografia è formarsi; anzi, è formarsi due volte. E’ rileggere la
propria formazione e mettere in moto un altro processo di formazione. Tale pratica, inoltre,
appare centrale, irrinunciabile nella formazione dei formatori.”
Indice
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1. L’autobiografia tra ieri e oggi. Un genere in fermento
2. L’autobiografia letteraria contemporanea: modelli e percorsi
3. Alla ricerca dell’autobiografia: studio su Proust
4. Il soggetto come problema e il suo “ statuto narrativo”
Appendice. La questione del soggetto nel pensiero contemporaneo: appunti
5. Il bisogno di autobiografia. Navigando nell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano
6. Postilla pedagogica
Note sull’autore: Franco Cambi
Franco Cambi Professore ordinario di Pedagogia generale presso l'Università degli Studi di
Firenze, insegna Filosofia dell’educazione e Storia della Pedagogia. Si occupa di ricerca teorica
in pedagogia, di indagini storico – pedagogiche, di letteratura per l'infanzia e di studi filosofici.
Direttore scientifico dell'Archivio della pedagogia italiana del Novecento, dirige collane editoriali
presso varie case editrici, fra le quali “Le Lettere” di Firenze, “La Nuova Italia” di Milano,
“Carocci” di Roma, “Unicopli” di Milanoi.
Bibliografia essenziale dell’autore
-
Collodi, De Amicis, Rodari. Tre immagini d'infanzia, Bari, Dedalo, 1985
Storia della pedagogia, Bari, La Terza, 1995;
Mente e affetti nell'educazione contemporanea, Roma, Armando, 1996;
Nel conflitto delle emozioni. Prospettive pedagogiche, Roma, Armando, 1997;
La Toscana e l'educazione, Dal Settecento ad oggi Firenze, Le Lettere, 1998;
Itinerari nella fiaba, Pisa, ETS, 1999;
Manuale di filosofia dell'educazione, Bari, La Terza, 2000;
Erasmo da Rotterdam, Le buone maniere dei ragazzi, Roma, Armando, 2000;
L’arcipelago dei saperi (a cura di), Firenze, Le Monnier, 2000 e 2001 (6 voll.);
Pedagogia generale (con E. Colicchi, M. Muzi, G.Spadafora), Firenze, La Nuova
Italia, 2001
Manuale di filosofia dell’educazione), Firenze, La Nuova Italia, (2001)
La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane (a cura di), Firenze, Le
Monnier, 2001
Mostri e paure nella letteratura per l’infanzia di ieri e di oggi (a cura di),
Firenze, Le Monnier, 2001
Intercultura: fondamenti pedagogici, Roma, Carocci, 2001
(a cura di), La progettazione curricolare nella scuola contemporanea, Roma,
Carocci, 2001
Storia della pedagogia, Firenze, La Nuova Italia, (2002)
L’autobiografia come metodo formativo, Roma-Bari, Laterza, 2002
Formare alla complessità (con M. Callari Galli e M. Ceruti), Roma, Carocci, 2003
(et altri), Le professionalità educative, Roma, Carocci, 2003
Links
www.autobiografia.it/ (Libera Università dell’Autobiografia)
www.archiviodiari.it/ (Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano)
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