Fabrizio Bigotti LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA PRIMA DI FRESCOBALDI LE COMPOSIZIONI STRUMENTALI «SACRE» DI GIOVANNI FRANCESCO ANERIO, GREGORIO ALLEGRI, GIOVANNI BATTISTA ORGANISTA E ANONIMO* «Hoc est excom[municati]o contra furantes et minimum folium cuius absolutio riseruata est ad Sum[mum Pontificem]» Questa epigrafe latina, scritta a penna sul verso del piatto posteriore della cosiddetta collectio minor Altemps, attesta il carattere «riservato» e la dimensione «privata» cui le composizioni contenute nei codici altempsiani erano originariamente destinate 1. Collectio minor e collectio major sono, in effetti, i nomi con i quali a partire dal 1992 è stata riportata all’attenzione degli studiosi la serie di libri-parte raccolta da Giovanni Angelo Altemps (ca. 1586-1620) duca di Gallese, figlio di Roberto Altemps, nipote ed erede universale del cardinale Marco Sittico III Altemps (1533-1595)2. * Ho qui l’occasione di ringraziare la Dott.ssa Letizia Rustico del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps, alla cui cortese assistenza e disponibilità devo la consultazione dei preziosi manoscritti, ed il Prof. Arnaldo Morelli, che ha rivesto le prime bozze del presente contributo, offrendo preziosi suggerimenti integrativi. 1 La dicitura è scritta a mano sul libro-parte del cantus. Iscrizione simile, sempre in latino, si trova anche nel libroparte dell’altus, adorna di vari ghirigori. Sul carattere privato di queste composizioni riferiremo più avanti, in relazione alle vicende che portarono all’edificazione della cappella di S. Aniceto presso palazzo Altemps, ed alla pratica devozionale legata al culto del papa martire. Più in generale il carattere privato di queste composizioni, la cui esclusività appare del resto sancita dalla scomunica, era legato alla personalità nobile e riservata del giovane Giovanni Angelo Altemps, quale emerge dalle testimonianze dell’epoca. Benché vivace promotore di diverse attività artistiche, dal teatro alla musica, il duca fu prevalentemente un cultore di scienze ed in particolare di matematica, come attesta uno scambio epistolare con Galileo Galilei, datato Roma 30 Luglio 1616. Precisi riscontri di questa attitudine psicologica del duca risultano poi dalle epistole dedicatorie di opere teatrali in onore del duca quali, ad esempio, la commedia di Marcantonio Raimondi, La fede costante, data in Viterbo nel anno 1620 (Roma, Biblioteca Casantense, Comm. 52/2) che, al di là dei pure inevitabili cliché formali, descrive un uomo tutto dedito agli studi, ritirato nella quiete delle sue attività domestiche: «Oltre che sorge in favor mio il sapersi, che l’E.V. la quale viue del continuo di una virtuosa ritiratezza, & occupata sempre degnamente, suole in questi tempi rubare alquanto se medesima à i negotij, e studi graui, e permette all’animo, che respiri, e rimanga capace di qualche honorato gusto, & in particolare di quello delle Commedie». Cit. in A. SERRAI, La biblioteca altempsiana ovvero le raccolte librarie di Marco Sittico III e del nipote Giovanni Angelo Altemps, Roma, Bulzoni, 2008, p. 32, n. 12. 2 Grazie al contributo di Luciano Luciani in occasione del convegno su Ruggero Giovannelli tenutosi a Palestrina e Velletri nel giugno 1992, cfr. L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli contenute nei due codici manoscritti FABRIZIO BIGOTTI Entrambe le raccolte – 24 libri-parte degli originali 26, per la perdita rispettivamente del cantus e del’altus del III coro – appartennero alla biblioteca privata fatta allestire dal duca al secondo piano di palazzo Altemps per ospitare l’acquisizione dei fondi SirletoColonna, avvenuta il 16 Agosto 1611, così da ampliare la biblioteca di famiglia già in parte costituita da Marco Sittico III3. A testimoniare tale appartenenza non è soltanto l'epigrafe latina della collectio minor – che si presenta in modo simile anche nella major4 – quanto piuttosto il titolo latino che apre la prima delle carte non numerate della raccolta maggiore: «VARIA MUSICA SACRA / Ex bibliotheca Altempsiana, iussu / D. Io. Angelis Ducis ab / Altemps / collecta» [Fig. 1] la quale, sebbene non più visibile, si trovava anche sulla collectio minor5. Le due raccolte sono quanto resta oggi di una serie di codici musicali appartenuti al Duca – in parte dispersi, in parte conservati in Vaticano – tra cui figuravano alcune tra le più rare e non altrimenti note composizioni di Giovanni Pierluigi da Palestrina6. Oltre che per il nome, i codici Altemps – privi purtroppo di datazione – si differenziano anche per le dimensioni e per la tipologia delle composizioni raccolte. La collectio major (mm 264x205) si presenta, infatti, come una raccolta di libri-parte con rivestimento in pelle di colore rosso, con piatto anteriore e posteriore dorati – ritraenti lo stambecco stemma degli Altemps (fronte) e l’effigie del papa martire Aniceto (retro) –, mentre la collectio minor (mm 278x250) – ugualmente dorata in entrambi i piatti – è costituita da libri-parte con rivestimento in pelle nera. Le due serie di codici, dei quali a suo tempo Luciano Luciani ha fornito una prima descrizione7, testimoniano altresì un’ampia diacronia nella loro compilazione che va dai lavori di Palestrina a due cori, appartenenti con ogni probabilità ad una fase iniziale di compilazione della raccolta, sino alle composizioni di Ruggero Giovannelli, Giovanni Francesco Anerio e Gregorio Allegri, chiaramente recenziori. ex biblioteca altaempsiana detti «collectio major» e «collectio minor» in C. BONGIOVANNI e G. ROSTIROLLA, a cura di, Ruggero Giovannelli «musico eccellentissimo e forse il primo del suo tempo», Atti del convegno Internazionale di Studi (Palestrina e Velletri, 12-14 Giugno 1992), Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina, Palestrina, 1998, pp. 281-318. 3 Cfr. A. SERRAI, La biblioteca altempsiana cit., p. 38. 4 L’epigrafe testualmente recita «Della Biblioteca Altempsiana / dove è scomunica papale: riservata / l’assolutione ad esso Papa a chi / li rubba anche un solo foglio». Per un’introduzione generale allo studio dei codici altempsiani ed una ricostruzione storica delle vicende di trasmissione ed acquisizione di questi manoscritti si rimanda all’articolo di L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli cit., pp. 281-318. Importanti rimangono anche le annotazioni di Giuseppe Baini, che visionò i codici quando questi si trovavano ancora intatti presso il Collegio Romano e svolse anche un approfondito lavoro di ricerca sulle fonti musicali altempsiane custodite presso la Biblioteca Vaticana, v. G. BAINI, Memorie storico critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, vol. II, Roma, Società Tipografica, 1828, pp. 329-343. 5 La presenza del titolo si può dedurre con certezza dal negativo prodotto dall’inchiostro acido sul retro del piatto anteriore. L’acidità dell’inchiostro è stata peraltro causa, soprattutto nella minore delle due collezioni, di numerosi e gravi danni alla carta, che rendono oggi purtroppo illeggibile o difficilmente decifrabile gran parte del loro contenuto. La presenza del titolo sul primo foglio non numerato di entrambe le collezioni è attestata anche da G. BAINI, Memorie storiche critiche…vol. II, cit., p. 329. 6 Cfr. G. BAINI, Memorie storiche critiche…vol. II, cit., pp. 341 e ssg. 7 Va posto l’avviso che, pur fornendo un primo esame delle due collezioni e, come detto, un elenco dei titoli contenuti, l’articolo di Luciani accusa ormai il peso del tempo, sia a causa di alcune imprecisioni nelle attribuzioni delle canzoni strumentali, che avremo modo qui di correggere, sia per l’assenza di una bibliografia critica di riferimento. 2 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA FIGURA 1 Epigrafe che apre la prima delle carte non numerate della cosiddetta Collectio major Altaemps. Per quanto riguarda invece la tipologia delle opere, a differenza della major che ospita per lo più composizioni polifoniche8, la collectio minor fornisce anche esempi di musica strumentale. Benché – come cercheremo di dimostrare tra breve – tali esempi rappresentino alcune tra le primissime e rare testimonianze di musica strumentale precedenti l’edizione frescobaldiana del 1628, che risulta la più significativa dal punto di vista quantitativo, le opere della collectio minor non hanno conosciuto ad oggi alcuna attenzione particolare, a tal punto che, se si escludono i fugaci ed incerti cenni a suo tempo forniti da Giuseppe Baini9, restano una delle fonti musicali meno note nel panorama della musicologia anche recente. 8 Ad eccezione di due mottetti a cinque voci di Domenico Massenzio, Sitientes (coll. maj. cc. 179r-v) e Homo quidam (coll. maj., c. 180r), concertati con violino, liuto, tiorba e cembalo. Cfr. in proposito anche L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli cit., p. 304. 9 «La lamentazione dell’Allegri [si riferisce qui alla lamentazione sabbato sancto, contenuta nel codice sistino 342, datata 1651, n.d.a.], non era dispregevole, quantunque a mio divisamento sapeva troppo delle maniere usate dal medesimo Allegri ne’ concerti strumentali»; Cfr. G. BAINI, Memorie storico critiche vol. II cit., p. 201. La citazione di per se stessa appare laconica. Non è infatti chiaro se Baini faccia riferimento ai brani strumentali che aveva avuto modo di visionare nella collectio minor, oppure ad altre, non meglio precisate, opere strumentali dell’Allegri. 3 FABRIZIO BIGOTTI L'obiettivo del presente contributo appare, dunque, quello di mettere in luce il carattere peculiare di tali fonti stabilendo, anzitutto, destinazione e cronologia relativa, quindi fornire un inquadramento generale dei codici da un punto di vista sia storico che stilistico. *** Il problema di risalire alla destinazione dei lavori è relativamente facilitato dal fatto che entrambe le raccolte10 presentino l'indicazione Varia musica sacra…collecta, titolo che suggerisce chiaramente una destinazione ecclesiastica dei lavori ed appare coerente sia con l'estrazione dei musici attivi presso palazzo Altemps – per lo più importatati dalla cappella papale –, sia con il tipo di committenza favorita da Giovanni Angelo Altemps, prevalentemente di tipo liturgico o devozionale. Tale committenza ruotava, in ogni caso, intorno alla figura del papa martire Aniceto cui, in occasione della conclusione dei lavori di completamento della cappella fatta erigere in suo nome, il duca aveva dedicato anche un ampio lavoro di erudizione, in parte condotto sotto la guida di Cesare Baronio11. Ugualmente legate alle vicende della cappella musicale ed alla biblioteca privata del duca sono, quindi, le ipotesi relative alla datazione dei codici, cui si aggiungono nel nostro caso indicazioni ulteriori desumibili dall'edizione a stampa di opere musicali dello stesso Altemps e di Gregorio Allegri. AMBITO E DATAZIONE DEI CODICI Il fatto, come visto, che le collezioni altempsiane venissero riunite (collectae) da Giovanni Angelo Altemps, una volta allestiti i locali della nuova biblioteca (ex bibliotheca altempsiana), non garantisce di per sé che tali musiche non fossero entrate in possesso della famiglia già in precedenza12. Da un’analisi dei cataloghi superstiti della 10 Dunque non unicamente la collectio major, come ipotizzato a suo tempo da Luciani, v. L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli cit., p. 284. 11 Si tratta della Vita S. Aniceti Papae et Martyris. Cum rebus memorabilibus quae eo Pontifice in Ecclesia sedente accidentur, edita a Roma nel1617. Il legame tra il duca ed il culto del papa martire, oltre che motivato dalla riabilitazione della figura paterna, appare motivato anche dalla possibile coincidenza tra il genetliaco di Giovanni Angelo Altemps e la festività del santo. Tale ipotesi fu avanzata a suo tempo da Jonathan Paul Couchman in base all’interpretazione di alcuni riscontri documentali, e sembra ancora oggi del tutto plausibile; v. J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music for the church and the Altemps Cappella, Umi, 1989 (tesi di dottorato custodita presso l’Istituto Storico Germanico di Roma, inv. H Anerio F. 1), pp. 195-196: «the date of second recently-discovered document, a payment of 17 April 1587 for a pair pigeons and eight chikens purchased for lunch in Frascati “to make a little sign of happiness on the duke’s birth,” confirm that the feast day of S. Aniceto was also duke’s birthday»; per le fonti documentarie si veda, inoltre, p. 462. 12 Un’epigrafe latina della collectio major, riferendosi al servizio di Ottavio Catalani come maestro di cappella del duca, riporta infatti la data del 1607. Essa si trova in coll. maj., altus primi chori, c. 255v, e recita: «Octavi Catalani mag[ist]ri / cappellae ex[cellentissi]mi ducis ab Altaemps / 1607». Tale data, tuttavia, mentre conferma del lungo periodo di sedimentazione delle opere raccolte nelle due collectiones, non contribuisce a fornire indicazioni utili circa la redazione ultimativa dei codici, che come vedremo dovrebbe annoverare anche il contributo di Gregorio Allegri, 4 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA biblioteca, si evince, infatti, che i lavori presenti nelle due collezioni hanno avuto una lunga gestazione e che proprio le composizioni polifoniche cronologicamente vicine alla generazione di Felice Anerio e Ruggero Giovannelli debbano considerarsi tra le prime accessioni della biblioteca. È possibile che le differenze nelle diciture comminanti la scomunica (riportate in latino nella minor, in italiano nella major) attestino altresì una diacronia nella compilazione dei manoscritti, ma tali riscontri sono tuttavia insufficienti a fornire un’indicazione sicura circa la priorità di un manoscritto rispetto all’altro. Come peraltro rilevato da Jonathan Paul Couchman, ed ulteriormente documentabile dalle risultanze dell’Archivio Altemps presso il castello di Gallese13, contatti tra la famiglia Altemps e musicisti a vario titolo retribuiti dalla stessa risalgono almeno alla data 1603, quando il duca non aveva che diciassette anni. La costituzione di una cappella musicale stabile presso palazzo Altemps, inoltre, non fu possibile prima che Clemente VIII consentisse la traslazione delle spoglie del papa martire Aniceto dalla via Appia a palazzo Altemps (1602) e, comunque, non prima che lo stesso duca facesse edificare una cappella in onore del santo, il che sarebbe avvenuto solamente l’anno successivo. L’effigie del papa martire, posta sul fronte posteriore di ciascuno dei libri-parte di entrambe le raccolte, conferisce ulteriore valore a questa ipotesi, testimoniando il carattere di ufficialità raggiunto dal culto del santo presso la residenza romana degli Altemps. In ogni caso, se a partire dal 1603 si venne di fatto consolidando un rapporto tra i musici della cappella papale ed il giovane duca, la compilazione dei codici dovette attendere ancora circa un decennio. Questa relativa certezza deriva dallo spoglio diretto di due dei tre cataloghi superstiti, riferiti alle segnature di libri della Biblioteca Altempsiana custoditi rispettivamente in Vaticano e a Roma, presso la Biblioteca Casanatense, e da quello indiretto del terzo, custodito presso la Newberry Library of Chicago, riportato come fonte nella minore delle due raccolte. Luciani, invece, fuorviato da questa indicazione, pensò che essa potesse indicare la data di redazione dei codici (cfr. L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli cit., p. 284). In realtà, indicazioni di questo tipo, unitamente alle risultanze dei cataloghi della biblioteca conservati e a quelle dell’Archivio Altemps di Gallese, coerenti peraltro con il titolo “varia musica sacra…collecta”, sono utili a ricostruire unicamente l’arco temporale delle acquisizioni musicali, durato circa un ventennio, nel quale vennero di fatto trascritte, talvolta forse commissionate, ed infine raccolte insieme diverse opere dei maestri romani, da lui prediletti, alcune in forma collectanea, altre in forma di volume autonomo. Per queste ultime, il caso è del tutto diverso, poiché la data ne indica la redazione definitiva. È il caso dei codici musicali Altemps confluiti dal1691 nella biblioteca ottoboniana e conservati in Vaticana (Ott. lat. 3386, 3388, 3389, 3391) che riportano gli unica di Giovanni Pierluigi da Palestrina tenuti in originale dal duca, dei quali abbiamo già accennato. Alcuni di questi codici, ricorda Baini, recano l’ex libris originale della biblioteca Ex codicibus Joannis Angeli ducis Ab Altaemps. Il codice Ott. Lat. 3389 riporta, invece, anche altre indicazioni quali Hymni feriales. Missa in maioribus duplicibus. Missa in minoribus duplicibus Ioannis Petri Aloyisii Praenestini dove si sottolinea ma.[nu] scr.[ipta] transumpta ex propriis originalibus, ed il codice ott. lat. 3387 aggiunge anche l’indicazione di ben due date; quella del 1607, in cui il copista trascrisse l’originale palestriniano della Missa «Assumpta est», specificando apud Altaemps, e quella del 1611, anno in cui, aggiornando la sua precedente osservazione, il copista specifica primus liber nondum impressus usque ad hunc annum 1611, sed fidelissime transcriptus a propriis originalibus, conferendo così maggior valore al prezioso codice. In proposito si veda anche G. BAINI, Memorie storico critiche, vol. II, cit., p. 342. 13 J. P. COUCHMAN, Musica nella cappella di palazzo Altemps a Roma, in R. LEFEVRE e A. MORELLI, a cura di, Musica e musicisti nel Lazio, Lunario Romano 1986, XV, Gruppo editoriale di Roma e del Lazio, F.lli Palombi Editori, 1985, pp. 167-183; A. SERRAI, La biblioteca altempsiana cit., pp. 65-68. Il lavoro di Couchman risulta, anche a distanza di tanto tempo, un contributo prezioso per la conoscenza dei maestri di cappella, cantori e addetti vari alla cappella del duca, e per un primo spoglio dei documenti relativi all’archivio Altemps di Gallese condotto in modo molto più dettagliato in J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music cit., pp. 432-482. 5 FABRIZIO BIGOTTI da Jonathan Paul Couchaman14. Il primo catalogo, quello ottoboniano datato 7 Luglio 1609, non reca infatti traccia di segnature riferibili a volumi di interesse musicale e testimonia indubbiamente di una fase di costituzione della biblioteca anteriore l’intervento del duca. Questione diversa si pone, invece, per il grande catalogo in cinque volumi, conservato privo di datazione nel fondo manoscritti della Biblioteca Casanatense. Secondo le ipotesi formulate da Alfredo Serrai, questo catalogo risalirebbe ad un periodo sicuramente successivo al 1609 ma non posteriore al 1617. Couchman, invece, ritiene il manoscritto databile intorno al 161115. In realtà, un’attenta consultazione rivela che il catalogo venne aggiornato almeno fino almeno al 1620, evidenza che si deduce proprio dall’analisi delle segnature riferite all’acquisto di titoli musicali. La sezione del catalogo casanatense riservata alla musica copre infatti tre sezioni distinte che si alternano alla lista dei cosiddetti libri prohibiti: cc. 298r-299v (super port.[am] rubeam / in abaculo III); cc. 318r-319r (In abaculo IV / ad dext.[eram] Figurae. S. Thom[ae]. Musica [e]t c.); c. 319v (Arm.[arii] Sup.[eriori] Matr[?]. Matem.[aticae] Ad dext.[eram] Fig.[urae] Thom.[ae] Abac.[ulo]/ super corr.); cc. 326r-327r (In abaculo IV / ad sinist.[ram] Figurae S. Th.[omae]Musica). Al periodo ipotizzato da Serrai debbono con ogni probabilità essere attribuite tutte le acquisizioni ad eccezione di quelle riferite alla c. 319v, che indicano l’acquisto di volumi – sia a stampa sia manoscritti – di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Felice Anerio, Giovanni Maria Nanino, Pomponio Nenna, Francesco Guerrero e Ludovico da Victoria, compresi tra la data del 1591 e quella del 160716. A c. 319v, infatti, scritto con penna diversa, a mo’ di appendice, si trova un’aggiunta che riporta i titoli contenuti nell’armadio superiore e tra, musia pratica e teorica, compare ultimo della lista un non meglio precisato Jo Fran[ces] co Betratti [o Petratti] Musica Folio Perg[ame]no, datato Venezia 162017. Si tratta chiaramente di un tentativo fatto per aggiornare l’indice, la cui stesura 14 Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Ott. Lat. 1872 cc. 29-167 Roma, Biblioteca Casanatense, Mss. 3218-3222. Da notare che, a differenza del manoscritto ottoboniano 1872 – in perfetto stato di conservazione –, l’indice della Biblioteca Casanatense è stato scritto con lo stesso inchiostro corrosivo che ha segnato le due collezioni musicali Altemps e il manoscritto Ott. Lat. 3388. Il terzo catalogo, dal titolo Inventarium omnium mobilium ab Altaemps è oggi conservato presso la Newberry Library of Chicago con segnatura Case MS oversize Z 491 A468. In mancanza di un riscontro diretto di questo manoscritto faremo riferimento alla documentazione fornita da J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music cit., pp. 438-488. 15 J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music cit., pp. 218-219, 223. 16 Roma, Biblioteca Casanatense, Ms. 3219. 17 A c. 319r, il catalogo del Ms. 3219 riporta anche la segnatura del volume Diuersorum chori seu opera varia quae inter officia occurrerunt, et non inveniuntur in antiphonariis. Pro capellae excell. mi D. Ducis ab Altaemps, conservato presso la Biblioteca Vaticana (Ott. Lat. 3389) il quale, tra antifone e mottetti, raccoglie una lista di composizioni destinate ad entrare nell’uso ordinario della cappella di S. Aniceto a palazzo Altemps. Il codice, infatti, non è datato ma, data la tipologia degli autori e delle composizioni, risale quasi certamente al periodo iniziale di costituzione della cappella. Tali composizioni testimoniano dei precoci interessi del giovane duca Altemps per la musica, dal momento che gli autori rappresentati appartengono alla generazione fiorita intorno alla metà o all’ultimo quarto del XVI secolo 6 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA non teneva conto delle acquisizioni musicali nel frattempo intervenute e che dovettero ancora succedersi sino alla morte del duca. L’aggiunta testimonia, però, anche un certo interesse da parte del duca per la musica strumentale e in particolare per quella veneziana, vi compaiono, infatti, intavolature di Giovanni Bassano, Claudio Merulo e Girolamo Frescobaldi. Nel catalogo casanatense non si trovano musiche di Giovanni Francesco Anerio e Gregorio Allegri, attestate invece nell’Inventarium omnium mobilium ab Altaemps dal manoscritto Z 491 A 468 della Newberry Library, citato da Jonathan Paul Couchman. Qui compaiono sia i due libri di Concertini di Gregorio Allegri, datati 1619, sia alcuni salmi per il vespro di Giovanni Francesco Anerio, unitamente al titolo Varia musica sacra manu scrita di varij Auttori. Priva di data o di ulteriore specificazione. Tale raccolta non sembra tuttavia potersi identificare direttamente con le due collezioni Altemps in nostro possesso, dal momento che sia il numero dei volumi (tomi 13) sia il colore della rilegatura (cuoio bianco rigato di nero) paiono incompatibili; al più, è possibile ipotizzare una prima fase di compilazione dell’omonima raccolta18. Benché privo di data, il catalogo della Newberry Library rappresenta la fonte più tarda delle collezioni musicali appartenute al duca: vi sono infatti riportati tutti i titoli già quotati nel catalogo casanatense, più alcune accessioni risalenti al 1619 o di poco posteriori. Da questo e da altri riscontri, che forniremo tra breve, è comunque possibile dedurre con una certa sicurezza che, se intorno alla metà degli anni dieci del secolo il duca aveva già predisposto l’acquisto di vari titoli musicali, i fogli di musica sparsi che compongono le due collezioni Altemps vennero riuniti solo in un secondo momento, plausibilmente intorno agli anni ‘20, comunque in un periodo precedente, o di poco successivo, la morte del duca. In tal senso, la data del 5 dicembre 1620 deve considerarsi il terminus ante quem per la raccolta delle due collezioni; stante la dicitura apposta (iussu D. Jo. Angeli ab Altaemps collecta) appare inverosimile che altri, all’infuori del duca stesso, abbia potuto compilare in via definitiva tale raccolta19. Giovanni Angelo fu, in effetti, non solo il maggiore cultore di musica del suo casato, ma anche l’esponente della famiglia Altemps più influente nella Roma dei primi decenni del Seicento, almeno quanto ad erudizione scientifica, collezionismo e mecenatismo musicale. Con ogni probabilità, dunque, entrambe le raccolte furono collectae dal duca in persona, oppure da altri ma immediatamente a ridosso della sua morte ovvero su materiale già da tempo acquisito. Il termine del 1620 pare attestato in via definitiva anche dall’inventario coevo di libri posseduti dal duca, custodito oggi presso l’archivio Altemps del castello di Gallese, dove un resoconto dettagliato della disposizione dei mobili e dei volumi della biblioteca riporta segnature di libri musicali manoscritti in numero notevole: nella libraria manu scrita: libri di musica manu scriti in folio reale et più piccolo n.° 9320. (Felice Anerio, Annibale Zoilo, Fabrizio Dentice e Giovanni Maria Nanino ed, in fine, cosa più importante di tutte, il mottetto In die solemni dello stesso Giovanni Angelo Altemps, la cui edizione citeremo in seguito per fissare la data di redazione ultimativa dei codici. 18 Inventarium omnium mobilium ab Altaemps, US-Chicago, NewBerry Library, MS Oversize Z 491 A 468, c. 869v, cit. in J. P. Couchmann, Felice Anerio’s music cit., p. 448. 19 Gli eredi del duca si dimostrarono, in effetti, molto meno attivi nel collezionismo musicale del loro predecessore, v. J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music cit., p. 288. 20 Archivio Altemps di Gallese, Inv. 1620, MS 122, c. 69v, cit. in J. P. COUCHMAN, Felice Anerio’s music cit., p. 448; cfr. anche A. SERRAI, La biblioteca altempsiana cit., p. 67. 7 FABRIZIO BIGOTTI Come accennato in precedenza, sia pure nell’ambito di una simile cronologia relativa, alcuni documenti sembrano fornire motivi per un’identificazione più precisa della redazione ultimativa dei codici. Tra questi ultimi va considerata la composizione di Giovanni Angelo Altemps In die solemni, trascritta nel codice Ott. Lat. 3389, cc. 59v e ssg. che è da mettere in relazione con una successiva edizione a stampa. Alcuni mottetti del duca, Tota Pulchra es, Vidi coniuctos viros e In die solemni confluirono, in effetti, nel secondo libro dei Concertini, comprendente anche una composizione di Roberto Vaileri, fatto stampare a Roma da Gregorio Allegri nel 1619 per i tipi di Luca Antonio Soldi. La presenza di tali composizioni può a mio avviso fornire una chiave decisiva per determinare la data di compilazione dei manoscritti altempsiani. La dedicatoria al duca Altemps del secondo libro di Concertini appare, infatti, firmata dall’editore, anziché dall’autore. Sembra dunque plausibile che Gregorio Allegri non avesse avuto contatti effettivi con la cappella Altemps se non dopo la pubblicazione di questi brani, che segnano anche i suoi esordi di compositore. Diverso appare il caso di Luca Antonio Soldi. Allievo di Antonio Cifra e cantore della Cappella Giulia, Soldi si era dedicato poi all’editoria musicale, dando vita ad una tra le più importanti e fiorenti officine musicali della capitale, pubblicando autori quali Giovanni Francesco Anerio, Annibale Orgas, Paolo Tarditi, Antonio Cifra e Gregorio Allegri. Contatti tra l’Altemps e lo stampatore romano furono dunque facilitati dall’interesse musicale del duca, e sono comunque attestati dalla dedica dei Concertini che vale qui la pena di citare qui per esteso: Illustriss.mo et Excellentiss.mo Principi D. D. Ioanni Angelo Duci ab Altaemps. Lucas Antonius Soldus. Tam effusa est per omnes laudes Humanitatis tuae vis (Excellentissime Princeps) ut homines virtutum amicos cuiuscumque ordinis sint, facilem in augustissimam tuam domum adytum habere possint. Sicuti ad solis amplissimum lumen, et omnibus terrarum angulis adniti possumus. Neque enim graviorum disciplinarum sapientissimos viros excipis solum, sed habere possint. Sicuti ad solis amplissimum lumen, et omnibus terrarum angulis adniti studiosus liberalium artium omnium alis, ac protegis. Inter quos tu ipse musicae etiam gloriae cum summa pietate coniunctae laude, adeo praestas, ut sacris tuis concentibus, non modo nobilissimum tuum domesticum sacellum, sed totius Urbis etiam famam impleveris. Quod sane fuit in causa, ut ex meae tenuitatis angustiis ad te quasi publicum benignitatis solem accesserim, et varios hosce musicos modos a primi nominis authoribus elaboratos tuo nomini dedicarim: et quod caput, et ornamentum est totius operis, tuos aliquos etiam concentus, qui per manus eruditorum hunc harmoniae annulum exornarent. Excipe igitur serena fronte exiguum hoc maximi animi mei monumentum, et si industriam meam dedigneris, tuas certe virtutes hic agnosce, et fove.21 Dall’epistola dedicatoria si evince che, intorno agli anni ‘20 del XVI secolo, il Soldi dovette trovarsi in ristrettezze economiche e che, conoscendo l’intensa attività musicale patrocinata dal duca, pensò di offrire allo stesso hosce musicos modos unitamente a quattro delle composizioni dell’Altemps qui per manus eruditorum tradebantur, confezionando una proposta cui il duca non poteva che guardare con benevolenza (si 21 Cit. da Concertini / a due tre a tre, et a quattro voci /di / Gregorio Allegri/con il basso continuo / Libro secondo. In Roma, Per Luca Antonio Soldi, M.DC.XIX, c.2. 8 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA industriam meam dedigneris, scrive). Data la rosa di nomi proposta dal Soldi – che tra Giovanni Francesco Anerio, Antonio Cifra, Annibale Zoilo, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Jacopo Trinciavelli, Giovanni Boschetto Boschetti, Paolo Tarditi e Gregorio Allegri aveva pubblicato nei soli anni 1619-1620 non meno di 20 edizioni di musica pratica –, è in alcuni casi certo, in altri assai probabile, che tramite l’editore romano l’Altemps abbia conosciuto e successivamente acquistato, anche in forma manoscritta, gran parte delle musiche di autori oggi presenti nelle nella collectio minor. Emerge così il ruolo di Luca Antonio Soldi quale tramite tra questi autori e Giovanni Angelo Altemps, in particolare nel caso di Gregorio Allegri e Roberto Vaileri. Il carattere di tributo e di speciale privilegio che legava Soldi al Duca Altemps è sottolineato, infatti, dallo stemma della famiglia Altemps, posto sul frontespizio del secondo libro dei Concertini di Allegri. Dato il ruolo di esordiente nel panorama musicale coevo (il primo libro dei Concertini di Allegri era apparso, in effetti, solo l’anno precedente), e poiché è lecito supporre che, se avesse avuto un precedente contatto con il duca, Allegri non avrebbe certo mancato occasione di vantarlo, la formula scelta da Luca Antonio Soldi costituì il più efficace viatico affinché il musicista romano entrasse nella cerchia dei usici della cappella Altemps, occasione che, possiamo ragionevolmente presumere, ebbe luogo non prima dell’edizione del secondo libro di Concertini. In assenza dunque di ulteriori, più precise indicazioni che permettano di aggiornare la cronologia qui proposta, la redazione ultimativa delle due collezioni Altemps, ed in particolare della minor, deve essere collocata nell’arco del biennio 1619-1620, in concomitanza con morte del duca, dato inoltre il fatto che il titolo con cui si pare la raccolta (Varia musica sacra…collecta) non compare come tale in nessuno dei cataloghi manoscritti da me consultati. La datazione ‘alta’ giustifica anche il carattere eterogeneo delle due collezioni, la cui varia origine, la lunga stratificazione temporale ed il frequente impiego nell’ambito delle funzioni liturgiche della cappella privata del duca, dovettero ostacolare le operazioni di raccolta unitaria e schedatura, onde rimanere nella disposizione immediata dei musici. Riesce tuttavia confermato quel carattere di prototipo delle due collezioni altempsiane, ed in particolare della collectio minor, per quanto attiene allo sviluppo nell’ambito romano di un linguaggio strumentale autonomo, se non addirittura anteriore, alla raccolta frescobaldi del 162822. *** 22 L’unico esempio di produzione strumentale frescobaldiana antecedente tale data è uello rappresentato dalle tre canzoni (à 4, 5 et 8) che apparvero nella raccolta di Alessandro Raveri Canzoni per sonare con ogni sorte di stromenti a quattro, cinque, et otto, con il suo Basso generale per l'Organo, Novamente raccolte da diversi eccellentissimi musici, et date in luce, Libro primo edita a Venezia nel 1608, alla quale più avanti faremo riferimento. 9 FABRIZIO BIGOTTI LE COMPOSIZIONI STRUMENTALI DELLA «COLLECTIO MINOR» Escludendo i brani vocali concertati ed una sinfonia «con istrumenti» di Ottavio Catalani che funge da ritornello al Dixit dominus di Ruggero Giovanelli, le composizioni strumentali contenute nella collectio minor risultano complessivamente una decina. La paternità di alcune di esse, in mancanza di indicazioni esplicite, risulta complessa e non sempre affidabile. Fatta eccezione per una canzone di Giovanni Francesco Anerio, due di Gregorio Allegri ed una sinfonia di Giovanni Battista Organista, la cui paternità è segnata in chiaro accanto ai relativi titoli, le rimanenti sei composizioni possono essere identificate in via congetturale. Laddove non esplicite, dunque, le attribuzioni debbono essere ricostruite a partire dagli indici tematici posti alla fine di ciascun libro parte, i quali talvolta equivocano le diverse paternità o le omettono. Può capitare, ad esempio, che sotto la lettera S, alla voce «sinfonia», siano riportate prive di attribuzione tutte le composizioni contraddistinte da un medesimo titolo: così la Sinfonia a 4, attribuita in chiaro a Giovanni Battista Organista, diviene improvvisamente adespota. Altre volte, invece, l’indice si presenta meno avaro di informazioni, ma queste debbono essere interpretate con il beneficio del dubbio. Di norma, sulle composizioni delle quali non riesce realmente a definire la paternità, il copista appone la dicitura «incerti». In assenza di tale dicitura l’indice appare scritto come quello che definiremmo oggi un menù a discesa, per cui sembrano riferibili allo stesso autore tutti i titoli posti in sequenza sotto il primo titolo con accanto il nome. In tal senso, considerando a parte la Sinfonia a 4 a c. 31v che riporta la dicitura «incerti», le ulteriori cinque composizioni andrebbero ripartite tra Giovanni Francesco Anerio (Canzoni e B e C) e Gregorio Allegri (Canzona [Sinfonia], Canzona «La scamfortina», Sinfonia «Sancta Maria»). In effetti, gli indici concordano solo parzialmente sulle attribuzioni relative alle composizioni delle cc. 9r-10r, che alla lettera C nell’indice del cantus (violino I) si trovano sotto il nome Gio. Fr. Anerio, mentre in tutti gli altri sono riportate concordemente sotto il nome Greg. Alegri (Figg. 2-3). Sommando le indicazioni in chiaro con quelle desunte non senza contraddizioni dall’indice dei libri parte, è possibile delineare un quadro d’insieme della produzione strumentale altempsiana [TABELLA 1]. Della difficoltà di attribuire una paternità certa alle composizioni strumentali raccolte nella collectio minor (sia di quelle riportate a cc. 9r-10v che di quelle alle cc. 7r-v), si era già avveduto Carl Proske (1794-1861) il quale, formulando la nostra stessa ipotesi circa la modalità di attribuzione fornita dagli indici dei libri-parte, notò l’incongruenza tra la modalità di attribuzione fornita dagli indici dei libri-parte, optando tuttavia, nel caso delle Canzoni B e C, per la paternità di Allegri piuttosto che per quella di Anerio, basandosi apparentemente su criteri di compatibilità stilistica23. 23 Proske ebbe modo di studiare e trascrivere i codici altempsiani intorno agli anni ‘30 dell’Ottocento, quando questi ancora si trovavano nella biblioteca del Collegio Romano. Gran parte delle annotazioni di Proske sono oggi conservate presso a Mappenbibliothek Proske di Regensburg. Le annotazioni di Proske circa la paternità delle Canzoni B e C sono riportate da K. HELFRICHT, Gregorio Allegri. Biographie, Werzeichnis, Edition und Untersuchungen zu den geringstimming-konzertierenden Mottetten mit Basso continuo, Texband, Verlegt Bei Hans Schneider, Tutzig, 2004, p. 47 n. 117: «D-MÜs [Pr-M Fr. Anerio 10] Die Canzone A ist in den Registern der Stimmbücher überall mit Giova[anni] Fr[ancesco] Anerio bezeichnet. Die beiden folgenden Stücke B., C. stehen ohne wiederholte namensangabe in den Stimmenregistern unmittelbar darunter, nur in dem Register des Altbandes sind dieselben ausdrücklich mit Vorsetzung 10 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA TABELLA 1. PROSPETTO DELLE COMPOSIZIONI STRUMENTALI DELLA COLLECTIO MINOR ALTEMPS Titolo del brano Autore Collocazione Organico Canzona A Giovanni Francesco ANERIO c. 6v I coro: violino, tiorba II coro: cornetto, liuto basso per l’organo Canzona B [Giovanni Francesco ANERIO] c. 7r I coro: violino, tiorba II coro: cornetto, liuto basso per l’organo Canzona C [Giovanni Francesco ANERIO] c. 7v I coro: violino, tiorba II coro: cornetto. liuto basso per l’organo Canzona P.[rim]a Gregorio ALLEGRI c. 8r violino I, violino II, alto viola, basso viola, basso per l’organo Canzona S.[econ]da Gregorio ALLEGRI c. 8v violino I, violino II, alto viola, basso viola, basso per l’organo Sinfonia “Sancta Maria” [Gregorio ALLEGRI ] c. 9r I coro: violino, liuto II coro: cornetto, tiorba basso per l’organo Canzona [Sinfonia] [Gregorio ALLEGRI] c. 9v I coro: violino, liuto II coro: cornetto, tiorba basso per l’organo Canzona “La Scamfortina” [Gregorio ALLEGRI] c. 10r I coro: violino, II coro: cornetto basso per l’organo Sinfonia a 4 Giovanni Battista ORGANISTA cc. 13v-14r violino, liuto, tiorba o trombone, spinetta, basso per l’organo Sinfonia a 3 (a 4) ANONIMO c. 31v violino, tiorba, trombone, spinetta, basso per l’organo von Greg[orio] Allegri bezeichnet. Neben den Kompositionen selbst findet sich nirgends die überschrift eines Verfasser. D-MÜs [Pr-M Allegri 28] Diese zwei 4-stimmigen Instrumental-Canzonen sind in dem Registern des Sopranbandes unter die Stücke des [Giovanni] Franc[esco] Anerio gesetzt, jedoch ohne eindeutigen Beisatz des Names dieses Verfassers, in den 4 übrigen Büchern stehen sie hingegen unter den Stücken des Allegri ebenfalls ohne wiederholte Vorsetzung dieses Namens. Neben den Kompositionen selbest steht gleichfalls kein Name eines Verfassers. Obgleich die Authorität Allegris nicht so bestimmt bezeichnet ist, wie bei 2 umfangreicheren Stücken wo in den Registern und über den Kompositionen überall Allegri angegeben ist, so läßt sich doch aus dieser überwiegenden Bezeichnung der 4 Register eher auf Allegri als Fr[ancesco] Anerio schließen». Sull’argomento della paternità di Allegri è tornata peraltro la studiosa stessa, cfr. K. HELFRICHT, Gregorio Allegri cit., pp. 48-49. 11 FABRIZIO BIGOTTI FIGURA 2 Indice del libro-parte del cantus primi chori della Collectio minor Altaemps 12 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA FIGURA 3 Indice del libro-parte dell’organum della Collectio minor Altaemps. 13 FABRIZIO BIGOTTI Poiché, ad eccezione dell’indice del libro parte del cantus, i restanti indici lasciano intendere Gregorio Allegri quale autore delle composizioni alle cc. 9r-10v, è possibile ipotizzare un lapsus calami nel libro parte del cantus, dove il copista ha semplicemente omesso di ripetere la dicitura Alegri [Fig. 2]. Per lo stesso motivo, tuttavia, diversamente da Proske e, più di recente, anche dalla musicologa tedesca Kerstin Helfricht, non sembra possibile confermare l’attribuzione ad Allegri delle Canzoni B e C, le quali compaiono invariabilmente sotto il nome di Giovanni Francesco Anerio. ANALISI STILISTICA DELLE CANZONI STRUMENTALI Come è possibile notare dal prospetto d’insieme fornito poc’anzi, le composizioni strumentali della collectio minor appaiono distribuirsi coerentemente intorno a tre nuclei differenti per organico: a) Canzoni a 4 parti di violino e organo per il basso continuo (G. Allegri Canzona P.a, Canzona S.da); b) Canzoni a 4 parti in due semicori e organo per il basso continuo (G. F. Anerio, Canzoni A, B, C; G. Allegri, Canzona [Sinfonia], Sinfonia «Sancta Maria», Canzona «La Scamfortina»); c) Canzoni a 4 parti con violino, liuto, tiorba e/o trombone, spinetta e basso per l’organo (G. B. Organista, Sinfonia a 4, Anonimo, Sinfonia a 3 [a 4]) Il gruppo c) comprende anche la sinfonia erroneamente denominata Sinfonia a 3, errore che nasce dall’omissione della quarta parte, costituita dalla tiorba obbligata, confusa probabilmente con la parte analoga nella sinfonia di Organista, che in quel contesto appare in alternativa al trombone (tiorba overo trombone). Questa indicazione conferma, in ogni caso, la scarsa cura posta dal copista anche nella trascrizione dell’organico. L’organico delle canzoni sembra in gran parte rispondere all’effettiva dotazione della Cappella Altemps. Oltre che di vari organi e cembali, la cappella disponeva già nel 1609 di almeno 5 viole24, che divennero sei intorno al 1620 ed a cui fu aggiunto un violono overo contra basso25. Strumenti come la spinetta fecero la loro comparsa circa lo stesso anno, mentre il regale pare fosse tra le prime acquisizioni della cappella26. In nessuno degli inventari compaiono invece strumenti a pizzico, quali tiorbe e liuti, il che induce a credere che tali strumenti venissero trasportati in sede in base alle esigenze del momento. Sorte non diversa dovette avere anche il trombone, il cui uso, di per se raro nella musica 24 Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. Ott. Lat. 1872, f. 193r: «[nella terza stanza della sala] n. 5 Viole grande, e piccole con li archi a tre, sc.[udi] 18 Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. Ott. Lat. 1872, f. 193r. 25 Archivio Altemps di Gallese, Inv. 1620, f. 56v. 26 Archivio Altemps di Gallese, Inv. 1620, ibidem. Un ulteriore spinetta piccola con cassa di smalto, et suo calamaro dentro con specchio sopra, et altre galanterie è registrata invece nel f. 11r del manoscritto Z 491 A 468, Inventarium omnium mobilium ab Altaemps, Newberry Library of Chicago, citato da Couchman, v. J. P. COUCHMANN, Felice Anerio’s music, cit., p. 457. Per il regale [regalo] si veda Archivio Altemps di Gallese, Inv. di diversi tempi, n. 34, f. 423r. 14 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA romana del primo Seicento ed attestato nel nostro caso dalle due sinfonie – per giunta nella prima in alternativa alla tiorba – dovette essere del tutto sporadico. Oltre che per organico le composizioni strumentali appaiono differenziarsi anche per stile. Ora, deve chiaramente essere rilevata la difficoltà di offrire un’analisi stilistica di opere che costituiscono degli unica nel panorama complessivo degli autori citati. Se, infatti, di Giovanni Francesco Anerio erano note alcune composizioni strumentali, una Simphonia per violini, cornetti, tiorba, liuto e organo inclusa nel Dialogo del figliol prodigo della raccolta Teatro armonico (Roma, G. B. Robletti, 1619) ed anche il primo libro le Gagliarde a quattro voci (…) intavolate per sonare sul cimbalo et sul liuto (ca. 1607), l’unica opera strumentale nota di Gregorio Allegri era rappresentata dalla Symphonia pro chelybus omnibus numeris absolutissima a 4 parti di violino, riportata da Athanasius Kircher nella Musurgia Universalis (Roma, 1650)27, mentre non esistevano notizie relative alla biografia ed alla produzione strumentale di Giovanni Battista Organista. Per quanto riguarda Organista, rimane incerto se si tratti o meno di un meno oscuro Giovanni Battista Locatello, organista, o di Giovanni Battista Ferrini, detto ‘della spinetta’28; fatto sta, che la sua musica rivela, come tra poco mostreremo, una stretta concomitanza – se non addirittura una derivazione – dai modelli di canzone e sinfonia strumentale sviluppati nei medesimi anni ‘20 del secolo da autori attivi in aria lombardoveneta, soprattutto Lodovico da Viadana e Giovanni Battista Fontana. Nonostante le 27 A. KIRCHER, Musurgia Universalis sive ars magna consoni et dissoni, Roma, ex typographia haeredum Francisci Corbelletti, libro VI, parte II, capitolo II, pp. 487-494. Elogiata già dallo Ambros, che riteneva provenisse come le altre composizioni strumentali note di Allegri dalla collezione altempsiana, la sinfonia di Allegri è stata oggetto nei primi decenni del secolo scorso di un vivace interesse, in relazione soprattutto al dibattito circa l’origine del quartetto d’archi moderno; cfr., in tal senso, A. EAGLEFIELD HULL, The Earliest Known String-Quartet, in The Musical Quarterly, Vol. 15, No. 1 (Jan., 1929), pp. 72-76 e pp. I-XI che presenta anche una trascrizione moderna della sinfonia kircheriana. 28 L’attribuzione a Locatello è stata ipotizzata da Luciani (L. LUCIANI, Le composizioni di Ruggero Giovannelli cit., op. 284). Nato probabilmente nella seconda metà del XVI secolo in area emiliano-veneta, Giovanni Battista Locatello [o Lucatello] fu attivo a Roma tra il 1592 ed il 1628, anno in cui, con la pubblicazione del suo Primo Libro de Madrigali a due, tre, quattro, cinque, sei, e sette voci. con il basso continuo per sonar il clavecimbalo, et altri stromenti simili si perdono le tracce. Sulla produzione madrigalistica di Giovanni Battista Locatello [Organista] si veda in particolare il volume I musici di Roma e il madrigale «Dolci Affetti (1582)»; «Le Goie (1589)» a cura di Nino Pirrotta e Giuliana Gialdroni, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 1993. Più recentemente, invece, Arnaldo Morelli mi ha suggerito l’ipotesi che l’epiteto ‘organista’ potrebbe essere compatibile con quello di Giovan Battista Ferrini, detto ‘della spinetta’, strumento che – argomenta Morelli – non a caso compare nella sinfonia a lui a attribuita ed in quella dell’anonimo che – sic stantibus rebus – potrebbe ugualmente essergli attribuita. Benché in gran parte perdute, Morelli segnala poi citazioni da opere strumentali di Ferrini nella’unica copia superstite della Guida Armonica di Giuseppe Ottavio Pitoni, che ne riporta esempi alle cc. 59, 97, 100. A tale ipotesi, pur plausibile ed autorevolmente argomentata, osta il fatto che Giovanni Battista Ferrini (1601-1674) appartiene ad un periodo successivo – e non di poco – alla generazione dei musicisti generalmente attivi presso la Cappella Altemps intorno agli anni ’20 del XVII secolo; gli esempi citati da Pitoni, poi, si limitano a sole due battute di incipit, che non permettono di chiarire in alcun modo il carattere delle composizioni strumentali di Ferrini; infine, lo stile delle sinfonie di Organista ed Anonimo, benché tecnicamente più evoluto di quello dei compositori romani a lui coevi, si dimostra più affine allo sviluppo della canzone lombardo-veneta di fine Cinquecento, che non a quello del pieno Seicento. L’alternativa tra Locatello e Ferrini sembra, dunque, restare insoluta, con una possibile opzione per il Locatello. Su Giovanni Battista Ferrini ed il suo stile strumentale si veda, comunque, A. MORELLI, Giovan Battista Ferrinni ‘della spinetta’ e l’intavolatura cembaloorganistica Vat. Mus. 569, in S. GMEINWIESER, D. HILEY, J. RIEDLBAUER, a cura di, Musicologia Humana, Studies in honor of Warren and Ursula Kirkendale, «Historiae Musicae Cultores» Biblioteca, LXXIV, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1994, pp. 383-392. 15 FABRIZIO BIGOTTI difficoltà poc’anzi riferite, dunque, un’analisi stilistica comparata delle composizioni strumentali della collectio minor, compiuta mediante i diversi raffronti delle composizioni tra loro o in relazione ad altre fonti musicali coeve, può risultare fruttuosa, rivelando precise cifre stilistiche, ad iniziare dall’agogica e dalla distribuzione interna dei tempi. Le composizioni in due semicori di Anerio e Allegri rivelano in questo senso un alternanza che potremmo definire di tipo circolare. La circolarità è anzitutto formale, rivelata dall’uso dei tempi che, in ossequio alla prassi vocale – specie di quella derivata dal mottetto a quattro voci –, si presentano sempre nella forma binario (C / c) – ternario ( ° ) – binario (C / c) talvolta anche con un’articolazione interna al primo tempo, costituita da una lenta introduzione seguita subito dal ritmo dattilico della canzone (Canzona C, Canzoni I e II), procedimento che costituisce in certo senso la fase embrionale della costituenda sonata da chiesa, come dimostrato nel dettaglio dalla TABELLA 2. La circolarità è sottolineata, inoltre, dallo sfruttamento di un tema, o di parti sostanziali dello stesso, nei due tempi estremi [APPENDICE, batt. 28-49; 74 e ssg ]. In questo senso lo sviluppo della canzona può presentare anche due o più temi dei quali, di norma, solo il secondo viene ripetuto nel tempo estremo, mentre sfuggono a TABELLA 2. ARTICOLAZIONE E SVILUPPO DEI TEMI NELLE COMPOSIZIONI STRUMENTALI DELLA COLLECTIO MINOR ALTEMPS TEMPI BRANI Binario Ternario Binario (C / c) (°) (C / c) Canzona A Acn – B – C (c) – D E – F (f) C (c) – D Canzona B Acn – B – C D–E–F B–C Canzona C Ai – Bcn – (a) C (d) B Canzona P.[rim]a Ai – Bcn C D Canzona S.[econ]da A (a)i – Bcn C D Sinfonia «Sancta Maria» A (a) --- --- Canzona/Sinfonia Acn – B (b) – C (c) – D E–F–G B (b) – C (c) – D Canzona «La Scamfortina» A (a)cn – B C (c) A (a) Sinfonia a 4 A (a1,…, an)i – B (tutti) – Ccn – (d) – E F – G – H (h) I (tutti) Sinfonia a 3 [a 4] A (a1,…, an) – B (tutti) – C D–E --- * Le lettere poste tra parentesi tonde () indicano sviluppi secondari del tema o episodi di transizione; La lettera i indica il carattere che il tema ha carattere introduttivo; La lettera cn indica che il tema è quello della canzone; L’indicazione (a1,…, an) specifica che il tema è composto di micro-episodi solistici non legati tra loro da uno sviluppo unitario. 16 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA questo schema le sinfonie di [Locatello] Organista e Anonimo, la cui articolazione – pur presentando lo stessa lenta introduzione iniziale, definita «sinfonia», per distinguerla dalla «canzona» propriamente detta – è scandita nei soli tempi binario-ternario29. Più in generale, è possibile che il particolare sfruttamento circolare delle composizioni altempsiane supplisca all’assenza di un nucleo tematico centrale. A differenza, infatti, della forma classica dialogo-ritornello, dove gruppi di strumenti diversi dialogano tra loro alternandosi ad un medesimo ritornello, secondo lo schema Ab–Ac–Ad–An, (forma questa che nella sua struttura elementare appare codificata da Giovanni Gabrieli nelle Sacrae simphoniae, Venezia 1597), le composizioni altempsiane non ruotano introno ad un ritornello chiaramente delineato, ma prevedono la ripetizione, più o meno variata, del tema iniziale o di parte di esso. Lo stesso Frescobaldi aveva dimostrato nella raccolta di musiche strumentali Canzoni per sonare con ogni sorte di stromenti a quattro, cinque, et otto, con il suo Basso generale per l'Organo pubblicate da Alessandro Raveri a Venezia nel 1608 che il modello veneziano poteva essere utilmente adottato. Negli esempi del Frescobaldi, che pure non mostrano tratti di originalità rispetto allo stilema strumentale veneziano, non compare però mai l’uso del ritornello. Sempre all’interno della raccolta di Raveri compare, però, anche una Canzon Trigesimaquarta a quattro viole e quattro chitarroni o leuti in due cori di Tiburtio Massaino che introduce l’alternanza tra strumenti ad arco e strumenti pizzicati, importante precedente, questo, delle composizioni strumentali altempsiane. Se la raccolta del 1608 fu conosciuta in ambito romano, essa vi giunse verosimilmente veicolata dalla fama dello stesso Frescobaldi, del quale – come attesta il catalogo casanatense – il duca possedeva musica manoscritta. Tali antecedenti – se pure possono essere considerati tali – non esauriscono l’originalità degli esempi strumentali di Anerio ed Allegri che mostrano precisi tratti distintivi non solo nell’uso del doppio semicoro, nello sfruttamento alternato del tema e nella coerenza di sviluppo (ancora in parte debitrice alla coeva prassi vocale), ma anche nella chiara indicazione degli strumenti impiegati. Nelle sinfonie di [Locatello] Organista e Anonimo, laddove presente, il procedimento imitativo consiste nel ripetere, all’interno del tempo ternario, brevi incisi, esposti nel tempo precedente, in forma di dialogo tra due gruppi di strumenti ineguali (violino/tiorba o liuto – trombone/spinetta), prassi analoga all’uso del semicoro nelle composizioni di Anerio e Allegri, dove compare peraltro lo stesso sviluppo tematico, e funge in certo senso da ritornello [ESEMPI 1-2 e APPENDICE, batt. 39-44]. Per il libero gioco delle parti, che accorda grande peso al ‘solo’, e per lo sviluppo di una prassi strumentale chiaramente debitrice allo stile lombardo-veneto sviluppato nei primi decenni del Seicento, e nell’impiego di alcuni timbri inusuali per la schola romana, questi esempi costituiscono l’immediato precedente della raccolta strumentale frescobaldiana del 1628, e rappresentano stilisticamente le acquisizioni più recenti della collectio minor30. 29 Al di là di piccole variazioni accidentali, queste due sinfonie mostrano tratti talmente simili per organico, struttura formale, stile, sfruttamento tematico ed innovazioni tecniche introdotte, da lasciar ipotizzare con una relativa sicurezza che si tratti in realtà dello stesso autore. 30 Per un’analisi formale dello strumentalismo seicentesco, specie di area lombardo-veneta, si rimanda al saggio di F. PIPERNO, Modelli stilistici e strategie compositive della musica strumentale del Seicento, in Enciclopedia della Musica Einaudi, vol. IV, Storia della musica europea, Torino, Einaudi, 2004, pp. 430-446. 17 FABRIZIO BIGOTTI Per converso, le canzoni I e II di Allegri rappresentano un modello di contrappunto osservato, i cui procedimenti imitativi e la cui foggia stilistica appaiono in linea con lo stile tardo rinascimentale, comunque più vicine all’eredità del primo Frescobaldi (si notano in particolare analogie strutturali tra la Canzona Prima di Allegri e la Canzon Vigesimaprima a 5 della raccolta del 1608), non senza, tuttavia, che si noti la presenza occasionale di alcuni virtuosismi [ESEMPIO 3]. 18 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA Rispetto a tale esempio «canonico», le sinfonie di [Locatello] Organista e Anonimo mostrano un minore utilizzo dei principi dell’imitazione, optando, come già detto, per una condotta generalmente omofonica, specie nella sezione ternaria, cui fa eccezione in parte la Sinfonia a 4 di Organista, la cui canzona prevede invece una stretta imitazione tra le parti, in forma di canone. Domina per lo più, in entrambe le sinfonie, l’aspetto virtuosistico che viene opportunamente sottolineato sia dalla prima sezione del tempo binario («sinfonia»), in cui gli strumenti sono presentati in successione di brevi episodi solistici culminanti poi in un inciso d’insieme («tutti»), sia dal rarissimo utilizzo dello stile concitato in forma di ribattuto di crome, che in entrambi i brani conclude il tempo binario [ESEMPIO 4]. Si notano, in particolare, l’impiego della scala cromatica ascendente nella parte del violino [ESEMPIO 5], assai raro in ambito romano e, l’utilizzo inusuale del trombone nella veste di solista, accompagnato dal basso di spinetta, come pure la durata delle 19 FABRIZIO BIGOTTI composizioni, notevolmente superiore alle analoghe composizioni di Allegri (ben 111 misure, più l’accordo finale, nella Sinfonia di [Locatello] Organista e 75 misure, più l’accordo finale, in quella di anonimo, contro le 63 con corona della Canzona P.a di Allegri). Il trattamento dei semicori nelle composizioni di Allegri e Anerio è in genere di tipo antifonale, un’eccezione è tuttavia costituita dall’episodio solistico sviluppato in forma di dialogo nella Canzona «La scamfortina» [ESEMPIO 6]: 20 *** Le novità più importanti introdotte dalle composizioni strumentali di Anerio, Allegri, [Locatello] Organista e Anonimo sembrano consistere soprattutto nella loro cifra stilistica, che adatta alla concezione polifonica della schola romana, evidente nello sfruttamento intensivo del contrappunto, le novità derivanti dal coevo sviluppo dell’idioma strumentale, soprattutto in area lombardo-veneta, novità il cui primo sviluppo si ebbe a partire dal 1605, con gli esempi di Salomone Rossi e, più tardi, di Biagio Marini31. Rispetto a questi modelli, tuattavia, le composizioni di Anerio ed Allegri restano legate alla concezione della canzona polifonica, pur testimoniando di una estrema, interessantissima fase di sviluppo, che si manifesta nella consapevolezza dell’organico e nella peculiare forma circolare. Benché oggetto di una fruizione originariamente limitata, legata alle cerimonie liturgiche della Cappella di S. Aniceto presso Palazzo Altemps, la produzione strumentale della Collectio minor Altemps rappresenta comunque una sintesi originale ed innovativa, e sarà forse d’ora in poi necessario affiancare allo studio dello strumentalismo frescobaldiano questi esempi, minori certo, ma significativi del grado di sviluppo maturato nell’ambito strumentale dai compositori romani a ridosso degli anni ’20 del XVII secolo. Insieme a tali esempi, ma non in subordine, andrebbero inoltre considerate le composizioni concertate per coro e strumenti di Giovanni Francesco Anerio (collectio minor) e Domenico Massenzio (collectio major), cui in questa sede è stato possibile accennare solo cursoriamente. A conclusione di questo saggio dedicato alla musica strumentale delle raccolte altempsiane del 1620, mi è perciò gradito offrire un esempio della qualità di tali lavori, in attesa che la l’edizione critica di tali musiche, da me curata, possa al più presto concludersi. 31 La fortuna editoriale delle canzoni e delle sonate strumentali maturò soprattutto a partire dall’inizio del Seicento e, così come analizzata da Piperno, fu legata soprattutto alle edizioni a stampa, ma pur sempre subordinata alla straripante produzione sacra. Nel caso delle composizioni altempsiane, invece, ci troviamo di fronte al paradosso di una produzione strumentale manoscritta, che maturò in stretta concomitanza con le esigenze liturgiche della Cappella di S. Ancieto presso Palazzo Altemps, e dunque un rapporto, per quanto possibile, inverso. Ciononostante la periodizzazione fornita da Franco Piperno rimane del tutto valida; v. F. PIPERNO, Modelli stilistici cit., p. 5: «Nel nostro caso – quello della musica strumentale – la costanza produttiva delle edizioni e la crescita in determinati periodi (16051630 e 1665-1670 [cfr. Fabbri 1991, p. 213]) vanno rapportate alle dimensioni reali del prodotto stesso che si materializzano in cifre (numero di volumi per anno) comprese fra 1/3 e 1/5 di quelle nel contempo raggiunte ad esempio dalle edizioni di musica sacra: dunque un genere comunque secondario nel panorama editoriale seicentesco. Ma è un genere che “tiene”, che vanta un proprio mercato, un proprio pubblico; se l’editoria musicale sacra può contare sulla funzionalità del proprio prodotto e sull’ampiezza (geografica non meno che sociale) del proprio potenziale bacino di utenze ed è dunque in grado di confezionare e smerciare quindici-venti prodotti l’anno (…), i cinque sei volumi annui di musica strumentale (ma sono almeno dieci attorno al 1620 e nel 1680-1690) certificano la vendibilità del repertorio e la recettività del mercato, (…)». APPENDICE 22 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA 23 APPENDICE 24 LA BIBLIOTECA PRIVATA DEGLI ALTEMPS E LA MUSICA STRUMENTALE A ROMA 25 APPENDICE 26