Search SPECIALE. TASSARE LE RENDITE DI CAPITALE 13 JAN Posted by Paolo Barrai as Finanza operativa Il governo ha deciso: si devono colpire le rendite finanziarie. Non ha importanza a che prezzo ma lo si deve fare, e in fretta. E’ evidente a tutti che l’aumento della tassazione delle rendite colpirà solo e unicamente la classe medio bassa borghese italiana, OVVERO QUELLA FASCIA CHE COMPRENDE ALL’INCIRCA IL 60% DEGLI ITALIANI.. Infatti: -Gli investitori esteri non pagano all’Italia nessun tipo di tassazione sulle rendite. Investono, guadagnano e scappano. -Le aziende italiane che investono sono comunque tassate alla loro aliquota marginale, quindi se anche aumentano la tassazione ai privati, a loro non interessa. Se poi, grazie alla tassazione delle rendite ai privati, il governo abbatte la tassazione alle imprese…beh allora l’imprenditore (e solo lui) ne avrà un guadagno netto. – In questo caso la legge sposterebbe i soldi dai poveri ai ricchi (un Robin Hood all’incontrario). Se poi le aziende sono in parte cospicua in mano allo stato (vedi ,Enel, Eni ecc), ecco che la maggior ricchezza delle aziende si tramuterà in maggior dividendi che entreranno nelle casse delle stato in un circolo che definire vizioso è poco. Quindi si può affermare che la tassazione colpirà TUTTI i tipi di risparmi MA SOLO dei privati. A difesa dell’aumento della tassazione ci viene poi raccontato dal governo che tale tassa sulle rendite del capitale permetterà una migliore redistribuzione della ricchezza. Infatti verranno concessi sgravi fiscali e riduzioni di tasse. Il mio commento è che, così facendo, il governo vuole prendersi il POTERE di gestire una massa enorme di ricchezza. Il potere politico vuole gestire il potere economico grazie alla forza della redistribuzione. Secondariamente, la redistribuzione potrebbe andare a tagli del cuneo fiscale che andrebbero a beneficio dell’impresa e non del dipendente (che invece ha subito la maggiore tassazione). Infine, la tassazione andrà a colpire la maggior parte degli italiani (gli esclusi saranno i più ricchi, e vedremo in seguito il perchè, e i nullatenenti). Sempre a difesa dell’aumento della tassazione, il governo ci racconta che così facendo si limita l’attività degli speculatori domestici, alias i furbetti del quartierino. Si colpirà i veri ricchi che pagheranno maggiori tasse. Finalmente i ricchi pagheranno…ci raccontano! Questa è un’ennesima barzelletta. Innanzitutto i veri ricchi hanno sistemi per ridurre ai minimi l’effetto dell’aumento della tassazione. Verrà favorito l’espatrio illegale di capitali in Svizzera e in altri paesi, dopo che tremonti ne aveva assicurato il rientro di una buona parte. Se quella fosse la vera volontà del governo, basterebbe detassare le obbligazioni e le rendite finanziarie di piccoli capitali o che stanno investite nell’azionario per un certo numero di anni), e invece….Nulla di tutto ciò. Ultimo punto, la maggior parte dei grandi imprenditori italiani usa società estere dove si fermano i profitti godendo di tassazioni agevolate, da Della Valle (Dorint) a Montezemolo (con il suo fondo), giusto per non far nomi. Consideriamo poi la portata dell’aumento: Innalzare l’aliquota dal 12,5% al 20% vuol dire UN AUMENTO DEL 60%! E’ come se un prodotto costasse il 60% in più dalla sera alla mattina. Naturalmente questo aumento delle tasse non verrà calcolato come aumento dell’inflazione. Le tasse non sono considerate un prodotto da paniere per il calcolo dell’inflazione ma hanno un effetto anche peggiore: IMPOVERISCONO senza neppur aver comprato un bene o un servizio.. Ma quanto peserà la tassazione nelle tasche degli italiani? Per calcolarlo assumiamo due dati statistici: In media il mercato azionario genera profitti medi del 7% all’anno. Il mercato obbligazionario rende mediamente il 5%. (e’ vero che i tassi negli ultimi anni sono stati più bassi ma nel passato erano molto più alti e ora stanno crescendo, grazie a una vampata inflazionistica senza precedenti). Supponiamo che una famiglia disponga di attività finanziarie pari 150.000 euro. Non è una cifra alta. Le statistiche ci dicono che in media la media/bassa borghesia italiana (che rappresenta la maggior parte della popolazione) disponga di quella cifra (se si sommano tutti i prodotti assicurativi e del risparmio gestito). Supponiamo che questi soldi vengano investiti al 75% sul mercato obbligazionario e il 25% sul mercato azionario (media italiana). Quindi il capitale obbligazionario è di 112.500 EURO.Il capitale azionario è di 37.500EURO. Il rendimento al netto della tassazione sarà quindi pari a 5600 euro sulle obbligazioni e 2625 sulle azioni. Il rendimento totale lordo sarà quindi di 8225 EURO all’anno. La tassazione, passando dal 12,5% al 20% aumenterà quindi del 7,5%. Il 7,5% di 8.225 euro è pari a : 617 euro. Pensate quale possa essere l’impatto sulle famiglie italiane. Nelle scorse settimane ho letto articoli di giornale che riportano che il caro degli alimentari costerà 150 euro in più all’anno alle famiglie italiane, oppure che il petrolio a 100 dollari peserà per 200 euro in più o che infine che il caro mutui pesa per 600 euro in più all’anno in media. Ecc ecc. Ebbene nessuno, dico nessuno, vuol fare i conti in tasca di quella che sarebbe una GRAVOSISSIMA tassa che tenderebbe a ridurre pesantemente i consumi del ceto medio basso. Toglieranno 617 euro all’anno per poter forse concedere sconti di tassazione pari a 200 euro all’anno per il lavoro dipendente quando andrà bene. Vi rendete conto? Siamo alla follia di un governo che ha saputo ridurre il fabbisogno, non grazie a una riduzione delle spese della pubblica amministrazione (che anzi sono lievitate) ma grazie ad un inasprimento fiscale senza precedenti nella storia della repubblica, oggi ha deciso di spolpare anche le rendite da capitale. Questi inasprimenti fiscali continuano a portare a una riduzione pesante della ricchezza media dell’italiano. Ma andiamo oltre; In Italia l’applicazione della tassazione è annuale (sul risparmio gestito). Questo penalizza fortemente la generazione di ricchezza rispetto alla tassazione solo al momento della vendita effettuata nel resto d’Europa. Qui di seguito provo a calcolarvi l’impatto: Investire in un fondo lussemburghese vuol dire spostare la tassazione al momento della vendita, investire in un fondo italiano vuol dire pagare immediatamente il capital gain. Vediamo di calcolarne l’impatto… Prendiamo per esempio il mercato tedesco (Dax) che in 4 anni e’ salito del 350% (da 2260 a 7910). Prendiamo due investitori italiani che abbiano deciso di comprare, il primo un fondo lussemburghese, il secondo, un fondo comune italiano, entrambi che investivano sul DAX. Ipotizziamo che i due gestori abbiano ottenuto le stesse performances e supponiamo , per semplicita’ di calcolo che il rendimento sia stato costante in tutti i 48 mesi. Se il rendimento lordo mensile fosse stato del 2,6% per entrambi i gestori a fine periodo il valore della quota per l’investitore del fondo lussemburghese sarebbe stato di 342.825 euro. (rendimento lordo finale del 342% in 4 anni). Al momento della vendita si applicherebbe un’aliquota del 12,5% e quindi il capitale sarebbe pari a 299.000 euro. Vediamo ora cosa accadrebbe all’investitore del fondo comune italiano. Ipotizziamo sempre un rendimento lordo del 2,6%. Ipotizziamo tassazione mensile con rendimento netto (e non lordo) al 2.275%. Il capitale netto dopo 48 mesi sara’ pari a 294.000 Quindi l’italiano che avesse investito 100.000 euro in un fondo sul Dax 4 anni fa avrebbe perso circa 5000 euro se avesse scelto un prodotto italiano rispetto ad un prodotto lussemburghese! Se poi la tassazione salisse al 20% l’impatto sarebbe non di 5.000 euro ma salirebbe a oltre 6.000. Per finire ricordo che nella maggior parte dei paesi europei la tassazione sulle rendite è più alta che in Italia ma esistono delle importanti agevolazioni a seconda dei paesi quali la detassazione degli interessi bancari fino ad una certa cifra, la detassazione dei profitti da investimenti azionari per capitali fino a un certo ammontare (i primi 100.000 euro per esempio) o la detassazione per aver detenuto per un certo numero di anni delle partecipazioni azionarie. In Italia invece di queste agevolazioni non se ne parla, anzi si vuole uccidere il capitale, come ai tempi del marxismo. Ma l’obiettivo è di restutiire il capitale ai ricchi. Oggi il capitale e in mano a una popolazione troppo ricca rispetto ad altre popolazioni mondiali. Bisogna redistribuire la ricchezza a favore dei ricchi imprenditori e dello stato. E ancora…, se la tassazione entrasse in vigore a giugno i prezzi di borsa si troverebbero, a quel punto sui minimi. Le eventuali minusvalenze accumulate fino a quel momento verranno conteggiate al 12,5%, i successivi aumenti dei prezzi delle azioni e il relativo capital gain al 20%. Sarebbe un’ingiustizia colossale, per giunta UNA INGIUSTIZIA PREMEDITATA. Infatti, se l’aumento della tassazione fosse entrato in vigore a gennaio 2008 le perdite sui mercati di questo primo mese e dei prossimi (infati siamo in piena recessione), sarebbero state conteggiate al 20%, spostando l’entrata in vigore dell’aumento ad un momento con il mercato più basso si viene a sfavorire ancora una volta il contribuente. Il tutto sembra studiato a tavlino da una mente diabolica che ha come unico interesse l’impoverimento della classe medio bassa. Infatti, se poi i mercati tornassero a crescere velocemente l’impatto fiscale sarebbe ancor di più accentuato. Ultima conseguenza….l’impoverimento delle classi medio basse italiane e la disaffezione al risparmio azionario (grazie anche a una maggiore tassazione) porterà i nostri imprenditori e le nostre banche a cercare altrove capitale di rischio, con il risultato che i fondi sovrani cinesi, arabi e indiani acquisteranno pezzi della nostra economia a prezzi stracciati e continueranno a colonizzarci. Dopo la caduta dell’impero romano, l’eventuale caduta dell’impero americano porterà alla continuazione dell’imbarbarimento della penisola Italia, grazie anche alla miopia dell’economia politica del nostro paese. Tags: AZIONI, investimenti, risparmio, RISPARMIO GESTITO