Le Tecniche IBA (Ion Beam Analysis) Sono tecniche analitiche che utilizzano come sonda particelle cariche per analizzare la composizione di un campione attraverso reazioni nucleari oppure reazioni atomiche. Si fa principalmente uso di protoni ed α, che sono normalmente prodotte da acceleratori elettrostatici (Van der Graaf, Tandem) con tensione al terminale fra i 2 ed i 6 MeV. La possibilità offerta dagli acceleratori di definire con precisione e di variare in modo controllato alcuni parametri essenziali alle tecniche IBA quali l'energia (al per mille), l'intensità (al per cento) e le dimensioni del fascio (dal millimetro a qualche micron) ha fatto espandere enormemente queste tecniche in molti campi applicativi: semiconduttori, beni artistici, applicazioni ambientali con prevalenze di studi sul particolato atmosferico, applicazioni biomediche. Citiamo, senza descriverle, le principali tecniche IBA: • • • • • • • • RBS ( Rutherford Back Scattering ) ERDA ( Elastic Recoil Detection Analysis ) HIERDA ( Heavy Ion Elastic Recoil Detection Analysis ) SIMS ( Secondary Ion Mass Spectrometry ) NRA ( Nuclear Reaction Analysis ) PIXE ( Particle Induced X-ray Emission ) PIGE ( Particle Induced Gamma-Ray Emission ) AMS ( Accelerator Mass Spectrometry ) Come informazioni analitiche potremmo ottenere 1. Composizione elementale di un campione attraverso l'analisi degli spettri X oppure γ oppure Ep. 2. Profili di profondità degli elementi per variazione dell'energia del fascio primario (acceleratori) o per variazione della geometria fascio-campione PIXE (Particle Induced X-Ray Emission) Conteggi 1E+5 Campione 2104--M Montelupo Maiolica Blu Graffito Fe 1E+4 Fe Ca Ca 1E+3 Ti Mn V Pb Pb Cr K Ni 1E+2 Sr Cu Zn Y Ga Ge Zr Rb 1E+1 1E+0 3 4 5 6 7 8 9 • E’ possibile l’analisi di molti elementi contemporaneamente con sensibilità dello stesso ordine di grandezza per la maggior parte di essi. • La sensibilità massima raggiungibile 0.1-1ppm, pur non elevata in assoluto, é tuttavia sufficiente per una vasta serie di problematiche senza dover ricorrere a costose preparazioni di campioni. • Si tratta di una tecnica non distruttiva in quanto il campione non viene sostanzialmente alterato durante l’esposizione. • Il meccanismo di eccitazione può essere controllato agendo sull’energia e sulla intensità del fascio di particelle primarie • É possibile l’analisi di minime quantità di materiale arrivando con l’ausilio della microsonda protonica (Ø ~1µm) a valori di 10−16 grammi. • La limitazione principale della PIXE sta nell’alto coefficiente di assorbimento dei raggi X prodotti da elementi leggeri (Z<11) La tecnica consente misure assolute con errori del 5-10% e misure per comparazione con standard con accuratezze del 2-3%. 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Energia (keV) Meccanismo di Interazione • Produzione di lacune elettroniche negli strati più interni ossia nelle shell K ed L creando configurazioni atomiche a vita media fra 10−9 ÷ 10−16 s • Ritorno ad una configurazione stabile con tutte le shell più interne piene, attraverso la transizione di elettroni più esterni verso le lacune e l’emissione dell’eccesso di energia anche sotto forma di radiazione X. 2 Equazione di Schroedinger relativistica: atomi idrogenoidi ( H He + Li + + ,... ) un solo e- soggetto ad un potenziale centrale U (r ) = − Ze 2 r n numero quantico principale. Definisce l’energia dello stato Z2 ⋅ 13598 . [eV ] n2 l E=− n=1,2,3 numero quantico azimutale. Definisce il momento angolare dell’elettrone L = l ( l + 1) h 2π l = 0,1,2,..,(n-1) ml definisce la proiezione del vettore momento angolare lungo una direzione prefissata (ad esempio quella di un campo magnetico esterno) − l ≤ ml ≤ l ms definisce la proiezione dello spin lungo una direzione prefissata (ad esempio quella di un campo magnetico esterno) ms = ± 12 E ( n, l , j ) = − Rhc MZ M Z + me Z2 α 2Z4 3 1 α 2Z4 l •s − − − 2 n 3 4n l + 12 n 3 l ( l + 1)( l + 12 ) n Termine classico Termine Rerelativistico 2πe 2 1 α= = é la costante di struttura fina. 137 hc Interazione Spin-Orbita 3 l φ s j Momento angolare totale j = j = l ±1 2 j 2 l•s = j ( j + 1) l = l (l + 1) = j • j = ( l + s) • ( l + s) = l 2 + s s = s( s + 1) = 3 4 2 E ( n, l , j ) = − Rhc + 2l • s 1 [ j ( j + 1) − l (l + 1) − s( s + 1)] 2 MZ Z 2 α 2Z 4 n 3 − 2+ 4 M Z + me n n j + 21 4 Livelli Degeneri • Nel caso non relativistico i livelli energetici degli atomi idrogenoidi sono degeneri in n. • Nel caso relativistico la degenerazione é rimossa per i livelli di uguale n ma diverso l. • Considerando l’interazione spin-orbita la degenerazione é rimossa e due livelli di uguale n e diverso j indipendentemente da l , danno luogo al cosiddetto doppietto di spin. 4 Caso Generale Caso generale: più elettroni nell’atomo, ciascuno dei quale non solo é sottoposto al potenziale centrale del nucleo, ma sente sia l’effetto di schermo degli elettroni che occupano le shell più interne a quella considerata, sia l’effetto di schermo globale degli elettroni esterni. 4 2 MZ (Z −σ1) α2(Z −σ2 ) n 3 + E(n,l, j) = −Rhc j + 1 − 4 MZ +me n2 n4 2 dove σ 1 e σ 2 sono costanti di schermo. σ 1 corregge il termine classico. La funzione d’onda dell’elettrone di numeri quantici n ed l determina la probabilità di trovarlo in un punto dello spazio (r,θ,φ). La funzione degli altri elettroni determina la probabilità che essi si trovino fra l’elettrone dato ed il nucleo. Dunque la carica del nucleo Z sarà schermata in funzione di Z e di n ed l. σ 2 tiene conto dell’interazione del momento magnetico orbitale e di spin dell’elettrone dato con quelli degli altri elettroni, che causa una variazione dell’energia del livello. Poiché elettroni in shell complete si accoppiano a momento nullo orbitale e di spin, la correzione non dipenderà da Z ma solo dal numero di elettroni presenti nella shell in cui si è prodotta la lacuna. Sperimentalmente si trova che σ 1 dipende da Z a parità di n ed l, mentre σ 2 non dipende da Z. É ora chiaro che gli stati ad uguale n ed uguale j, (ad esempio LI LII ), che risultano degeneri negli atomi idrogenoidi, nel caso più generale saranno separati in energia a causa del diverso valore delle costanti di schermo ed andranno a costituire un doppietto di schermo. Praticamente tutta l’emissione X di cui parliamo e parleremo é prodotta su materia allo stato solido. Confrontando le energie di interazione fra atomi nei solidi e le energie degli X emessi, che sono mille volte più grandi, si può assumere che l’emissione X possa essere attribuita ad atomi isolati. 5 Balmer Rel. Spin Screen l=0 j=1/2 n=1 1S1/2 K dopp.Schermo l=0 j=1/2 l=1 j=3/2 n=2 2S1/2 2P1/2 2P3/2 LI LII LIII dopp.Spin l=0 l=1 l=2 n=3 3S1/2 j=1/2 3P1/2 j=3/2 3P3/2 j=5/2 3D3/2 3D5/2 MI MII MIII MIV MV 2 4 2 3 MZ (Z − σ 1) α (Z − σ 2 ) n E ( n, l , j ) = − Rhc + − M Z + me n 2 n4 j + 12 4 6 Regole di Selezione e Spettro di Emissione Tenendo conto del fatto che la transizione di dipolo elettrico é quella dominante per intensità (sono pero osservabili deboli transizioni di quadrupolo elettrico e dipolo magnetico) , le transizioni permesse saranno quelle che soddisfano alle seguenti regole di selezione: ∆n ≠ 0 ∆j = 0 ∆j = ±1 ∆l = ±1 A Da L I K 1 0 1/2 LI 2 0 1/2 L II 2 1 1/2 L III 2 0 1/2 No j = 0 → j = 0 L II L III MI M II M III M IV MV 2 1 1/2 2 1 3/2 3 0 1/2 3 1 1/2 3 1 3/2 3 2 3/2 3 2 5/2 Kβ1 Kβ5 Kβ5 Lβ3 Lβ10 Lβ9 Vietata Kα2 Kα1 ∆l=0 Vietata Vietata ∆n=0 ∆n=0 Vietata ∆n=0 Vietata Kβ3 ∆l=0 Vietata Lβ4 ∆l=0 Vietata Lη ∆l=0 Vietata Lβ1 ∆l=0 Vietata ∆j=2 Ll Ls Lα1 Ls Lα2 2 1 3/2 La nomenclatura delle righe di emissione é dovuta a Siegbahn. Le righe spettrali sono generalmente identificate con • una lettera (K,L,M,...) che indica la shell nella quale si é prodotta la lacuna elettronica, • una lettera greca (non sempre) che indica progressivamente il salto di shell che un elettrone ha compiuto per riempire la lacuna (α una shell, β due shell, γ tre shell etc. etc.) • un numero che indica fra quali sottolivelli delle due shell coinvolte é avvenuta la transizione. 7 Produzione di Raggi X: Campioni Sottili La produzione di Raggi X per eccitazione indotta da protoni di energia E 0 sarà data per un bersaglio sottile e per una riga all’energia EX da: YZ = I 0 N0ρ N Ω Ω ds dx ε (EZ ) wZ σ F (E Z , E0 ) = I 0 ε (E Z ) 0 wZ σ ion ( E 0 , i ) ω i ( Z )k ( E Z ) e − µ M ( E z )< s > 4π A cos ϑ 4π A cos ϑ dove: YZ I0 = é il numero di fotoni prodotti o “Yield” Q e é il numero di particelle incidenti dato dalla carica totale raccolta Q diviso la carica unitaria e é il numero di Avogadro ρ é la densità del campione che contiene l’elemento A é il peso atomico dell’elemento Ω 4π é la frazione di angolo solido sottesa dal rivelatore dx é lo spessore del campione in unità di lunghezza N0 wZ ϑ ε (EZ ) è la percentuale in peso dell’elemento rispetto al campione é l’angolo fra la direzione del fascio e la normale al bersaglio, che di solito é uguale a zero é l’efficienza del rivelatore incluso il contributo dell’attenuazione dei raggi X da parte di filtri intenzionalmente utilizzati o di spessori morti nel rivelatore e fra il bersaglio ed il rivelatore σ F ( E Z , E 0 ) é la sezione d’urto di produzione di X ds = ρ dx è lo spessore del campione in unità di massa per area che posso esprimere in funzione della perdita di energia dE p 1 ds = dE = p delle particelle dEp/dx=S(Ep) come dE p ds S ( E p ) 8 Produzione di Raggi X: Campioni Spessi In un campione spesso la “yield” si avrà integrando sullo spessore ovvero sull’energia della particella. Se questa entra con energia E0 alla profondità D, avrà un’energia Ep: D Stop or absorption dx E p = E0 − s θ φ e avrà percorso un tratto: s =∫ Ep E0 dT S (T ) gli X della riga caratteristica EZ percorreranno nel materiale un tratto t D 1 S ( E ) dδ cos ϑ ∫0 t= cos ϑ E p dT cos ϕ ∫ E0 S (T ) nel quale saranno attenuati di un fattore e − µ M ( EZ ) t con µM(EZ) coefficiente di attenuazione di masssa . Inoltre si dovranno considerare altri effetti come la fluorescenza secondaria e terziaria, la non uniformità del campione e la sua rugosità. L’integrazione sarà fatta X or p X fino all’energia con la quale la particella esce dal campione o, se il materiale è più spesso del range della particella , fino a zero Object surface 0 dE p I w YZ = 0 Z K ⋅ M ⋅ S ⋅ ∫ σ F ( E Z , E p ) e cosθ ( ) S E p E0 cosϑ − µ M ( EZ ) cosϕ Ep dT ∫ S (T ) E0 K,M,S tengono conto del rivelatore (K), della fluorescenza secondaria e terziaria (M) e della omogeneità e planeità (S). Le prestazioni del rivelatore sono ben modellate partendo da dimensioni, spessori morti, filtri, collimatori, rate di conteggio. Le sezioni d’urto, la S(E) ed i µ(E) sono estesamente tabulati. La fluorescenza secondaria è ben formalizzata mentre gli effetti di omogeneità e rugosità vanno considerati con attenzione, caso per caso. Materiale Range(µm) C (grafite) 74.2 Al 78.6 9 Si 92.0 Fe 37.5 Sezioni d’Urto di produzione di X: Modelli PWBA e BEA La sezione d’urto di produzione σ P di X all’energia EX da parte di protoni di energia Ep sarà data da: σP(Ep,EX)=σion(Ep,i)ωi(Z)k(EX) i=K,LI,LII,LIII,MI,.. • σ ion é la sezione d’urto di produzione di una lacuna nella shell considerata, • ω i é il prodotto di fluorescenza, ossia la probabilità che la lacuna venga riempita con emissione di un fotone (processo competitivo: emissione Auger con il fotone che fa effetto fotoelettrico su uno degli elettroni esterni e lo estrae. E’ proporz. a Z5 e domina per alti Z) • k é la branching ratio della riga EX rispetto a tutte le possibili righe che possono essere emesse nel riempimento della lacuna elettronica. La PWBA (Plane Wave Born Approximation) considera la particella incidente come un’onda piana ed il suo potenziale coulombiano come una perturbazione che da luogo alla transizione elettronica dallo stato discreto considerato ad uno stato nel continuo. Trascura la produzione di lacune con eccitazione dell’elettrone ad un orbitale non occupato ma legato. La PWBA corretta anche per effetti relativistici riproduce bene i dati sperimentali solo per energie elevate. Il limite di validità per la ionizzazione della shell K é ad esempio: Ep / uK ( Z ) > 24 (e.g. 0.1 MeV nel Ca e 0.6 MeV nello Ag) dove uK é l’energia di legame della shell. La BEA (Binary Encounter Approximation) considera che l’interazione avvenga fra il protone ed un elettrone sostanzialmente libero con il nucleo che stabilisce soltanto la distribuzione di momento dell’elettrone. La collisione é dunque calcolata esattamente come la collisione fra una particella incidente di momento k 1 con un elettrone libero di momento k 2 . La sezione d’urto é ottenuta sommando su tutti i possibili k = k 2 − k 1 compatibili con un salto energetico ∆E . Usando le distribuzioni di velocità calcolate per gli atomi idrogenoidi la BEA prevede una legge di scala per i valori di sezione d’urto: u2σ ion = z12 f [E1 / λu, λ ] dove λ é il rapporto fra la massa del proiettile e la massa dell’elettrone, u é al solito l’energia di legame per la shell considerata z1 E1 sono rispettivamente la carica e l’energia del proiettile ed f é una funzione universale che di fatto non dipende da λ. La BEA riproduce i dati in maniera molto soddisfacente anche a energie più basse. 10 Efficacia dei modelli PWBA e BEA massimo a E / λu = 1 , Vp~Ve fit polinomiale delle sezioni d’urto n =5 ln(σ [ b]u [ keV ]) = ∑ an [ln( E[ keV] λu [ keV]] 2 2 n=0 11 n n =5 ln(σ [ b]u 2 [ keV 2 ]) = ∑ an [ln( E[ keV] λu [ keV]] n n=0 Shell a0 K L LI LII LIII 11.2574 12.8185 12.470 12.071 12.417 a1 a2 -6.5887e-3 0.371231 3.9582 2.0572 1.6779 a3 -0.474481 -0.369711 4.9176 2.11108 0.89527 a4 0.0991885 -7.9758e-5 3.2639 1.0928 0.50750 0.0460625 2.50596e-3 0.83401 0.23106 0.10624 a5 6.08525e-3 1.26127e-3 0.0074187 0.020180 0.010534 Per particelle con massa A, carica Z ed energia E, diverse dai protoni si può considerare in prima approssimazione che la sezione d’urto di ionizzazione sia uguale a quella del protone di identica velocità moltiplicata per Z2: E A ,, σ ion ( A, Z , E ) = Z 2σ ion 11 12 Il prodotto di fluorescenza ω rappresenta la percentuale di atomi ionizzati che ritornano allo stato fondamentale con emissione di raggi X. Shell K: formule semiempiriche basate sull’evidenza teorica che le probabilità di transizione radiativa sono proporzionali a Z 4 e su estese tabulazioni Shell L : aggiustamenti non radiativi della lacuna prodotta. Lacuna da LI a LII con probabilità f12 , da LI a LIII con probabilità f13 . Lacuna da LII a LIII con probabilità f23 . Omega K 1.00 0.90 σ x , I = ω I ⋅ σ ion , I 0.80 σ x , II = ω II ⋅ ( f12σ ion , I + σ ion , II ) 0.70 σ x , III = ω III ⋅ ( f 23 ( f12σ ion , I + σ ion , II ) + f13σ ion , I + σ ion , III ) 0.60 σ total = σ x , I + σ x , II + σ x , III = ν I σ ion , I + ν II σ ion , II + v III σ ion , III 0.50 v I = ω I + f12ω II + ω III ( f13 + f12 f 23 ) ν II = ω II + f 23ω III ν III = ω III 0.40 0.30 0.20 ν prodotti di fluorescenza corretti 0.10 v = exp( b1 + b 2 Z + b 3 Z 2 ) 0.00 0.00 10.00 20.00 30.00 40.00 50.00 60.00 70.00 80.00 90.00 100.00 Z 4 LI LII LIII b1 -8.1139 -7.8754 -7.8215 0.135 b2 -0.14534 0.13725 b3 6.982e-4 -6.209e-4 6.3e-4 ωK = 0.015 + 0.327 ⋅ Z − 0.64 ⋅ 10−6 Z 3 1− ωK 13 LIII f23 f13 LII f12 LI Branching Ratio Le branching ratio k delle varie righe che possono essere emesse durante il processo di riempimento della lacuna sono estesamente tabulate nei programmi di deconvoluzione degli spettri X. Produzione di X: Conclusioni • Il numero di X prodotti aumenta rapidamente con l’energia fino a raggiungere un massimo quando la velocità del proiettile uguaglia la velocità media dell’elettrone avente una energia di legame u (assunta uguale alla energia cinetica) ossia quando: E≈ Am p me u • Per ciascun elemento é più alta la produzione per le righe L che per le K. Le righe M, non sono normalmente considerate nell’analisi quantitativa. Di fatto si opera sulle principali righe K per una analisi quantitativa degli elementi fino a Z=50 e sulle principali righe L per elementi di Z più alto, tenendo conto delle righe M principalmente per migliorare la qualità dei fit. • Il problema della identificazione di un elemento e della sua quantificazione é sempre legato alla ottimizzazione del rapporto segnale rumore. Per uno spettro X prodotto con PIXE il fondo, di cui discuteremo brevemente la natura fisica, é rappresentato da una curva continua alle quale sono eventualmente sovrapposte righe X dovute ad impurezze presenti nei substrati sui quali sono depositati in molti casi i campioni da analizzare. 14 Fondi di Misura: Bremsstrahlung degli Elettroni Secondari Due passi: espulsione dell’e- ed emissione di radiazione di frenamento Nel campo di un nucleo di carica Ze la sezione d’urto differenziale per l’emissione di un γ di energia fra k e k+dk da parte di un e- di energia cinetica Ee (sezione d´urto di bremmsstrahlung) é data da: dSigma/dE [barn/keV] 1.00E+1 1.00E+0 1.00E-1 1.00E-2 2 e 2 E e + m e c 2 dk 1 dσ r = BZ 2 2 137 Ee k me c Ep=3 MeV su C 90 gradi dσ r Z2 ∝ dk Ee k 1.00E-4 electrons Exp 1.00E-6 2 se E e << m e c 2 1 e2 = 0.580 [ mb / nucleo] σ0 = 137 m e c 2 • B praticamente costante (B~5 per elettroni da 60 keV). • Scala con la massa M: per particelle diverse da e-,e+ è assai ridotta • Emissione praticamente isotropa: lo e- diffuso ed il nucleo assicurano la conservazione del momento. Il γ porta con se un momento assai minore e può essere emesso in tutte le direzioni. • Lo spettro risulta divergente a grandi lunghezze d'onda (divergenza infrarossa). 1.00E-3 1.00E-5 protons 1.00E-7 1 10 Energy [keV] [cm 2 / nucleo] EX ≈ 4m e m p (me + m p ) 2 Ep max Ecin che il proiettile (p) può impartire ad un e- libero (urto frontale). Es. Ep = 3 MeV EX = 7 keV 15 Fondi di Misura: Bremsstrahlung del Proiettile Nucleo ( Z , A) , proiettile ( Z p , Ap ) e-cin. Ep emissione di X con sezione d’urto: 2 4Ep Ap Z p2 Z 2 Z p Z dσ =C − = 4.3 ⋅ 10−4 [b keV]ln dE EE p Ap A Z p ZE 2 E p [keV] Ap Z p2 Z 2 Z p Z − ; E ≤ Ep ⋅ 100 Ap EE p Ap A interferenza fra la BS del proiettile e quella del nucleo o Fondi di Misura: Contributi minori 5 Compton Electron spectrum Reazioni nucleari. Sono possibili se l’energia della particella incidente supera la soglia di canali nucleari in cui sono prodotti fotoni di energia 511 keV che interagendo con il rivelatore Si(Li) danno origine, tramite le loro spalle compton, a fondi nella zona delle righe di interesse. X-Section (relative) 4 3 2 1 0 hν hν ′ = 1+ hν (1 − cosϑ ) me c 2 ′ = ⇒ hν min hν ′ ⇒ E eMax = hν − hν min 1 + 2 hν m e c 2 Il fotone diffuso normalmente fugge dal rivelatore mentre l'elettrone Compton rilascerà uno spettro continuo di energia fino alla massima indicata in formula. Le sezioni d’urto nucleari sono molto inferiori a quella di ionizzazione per cui questo fondo é significativo solo per Ep >>3 MeV e per concentrazioni da rivelare al limite delle possibilità del metodo. Scariche elettriche. Se il campione irraggiato non conduce bene corrente si può creare su di esso un accumulo di carica che verrà equilibrato con scariche verso i conduttori più vicini. Scarica Æ elettroni secondari Æ fondo di bremsstrahlung. Neutralizzare la carica positiva con un emettitore termoionico. 16 0 200 400 600 800 1000 Electron Energy (keV) 1200 Minimum Detection Limit (MDL) • Il fondo dipende dalla composizione del campione ed é dunque difficilmente valutabile a priori. • Fissate le condizioni sperimentali esso può essere misurato disponendo di un campione bianco, che é idealmente del tutto identico a quello di interesse salvo che per la mancanza dell’elemento che ci interessa. • Nella pratica se il picco del segnale risulta visibile, calcoliamo il fondo mediando in due zone al di sopra e al di sotto del picco entrambe di larghezza pari agli n canali su cui si estende il picco. • Se il picco non risulta visibile possiamo calcolare il fondo integrando sugli n canali (6σ di norma) sui quali ci aspetteremmo di vedere il picco. Definiamo un criterio di misurabilità attraverso lo MDL (Min. Detect. Limit): Scelta a) MDL ÅÆ Area picco ÅÆ conteggio fondo MDL = fondo Scelta b) MDL ÅÆ area picco che eccede l’incertezza statistica del conteggio del fondo ad un livello di confidenza definito. A livello di confidenza = 95 % MDL = 3.29 fondo • Livello misurabile occorre definire a priori un errore di misura. Se vogliamo un errore statistico al più del 5% per un picco che si estende su 10 canali con un fondo medio per canale di 100 conteggi dovremo contare almeno 500 colpi dovuti alla sola emissione ossia un totale di 1500 colpi sotto il picco. 17 Sensibilità del metodo PIXE NX = • ( ρx ) Z Q N0ρ Ω x ε (E X ) σ p (E X , E p ) e e A 4π cosϑ −µ <s> cos ϕ ≈ Q ( ρx ) Z FXZ la quantità che ci interessa determinare • FXZ è una funzione dell’energia del fotone (X) e dell’elemento cercato (Z). • Intervallo ∆E esteso 3σ attorno al picco dell’elemento Z • NX conteggi dell’elemento N SX conteggi di fondo dovuti ad un eventuale substrato in cui l’elemento é contenuto. N X = Q( ρx )Z FXZ N SX = Q( ρx )S FXS N MX conteggi dovuti alla matrice N MX = Q( ρx ) M FXM Se adottiamo ad esempio come criterio di significativi della misura che: N X ≥ 3.29 N SX + N MX avremo Q( ρx )Z FXZ ≥ 3.29 Q( ρx )S FXS + Q( ρx ) M FXM Assumiamo che il fondo nella zona del picco dipenda molto dagli spessori in gioco e poco dal tipo di materiale: in altre parole che FXS = FXM = FB . Minimizzare ρx ! ( ρx ) Z ≥ 3.29 Q FB ( ρx ) S + ( ρx ) M 2 FXZ 18 a) Aumento Q incrementando la corrente di fascio. Æ processi di impilamento di segnali, distorsioni dello spettro danneggiamenti del campione. b) Aumento Q aumentando la corrente di fascio ma distribuendola su una superficie ampia (defocheggiamento). Diminuiscono danni al campione, ma problemi di angolo solido e di impilamento. c) Aumento Q aumentando il tempo T di misura. Lo spessore minimo misurabile varia con T-1/2 ma il costo macchina varia almeno con T. d) E’ possibile migliorare il rapporto segnale fondo scegliendo l’angolo di di rivelazione degli X . L’emissione delle righe X è isotropa; la BS é leggermente depressa a 90 gradi rispetto al fascio. Il vantaggio é relativo. e) Si deve diminuire lo spessore dei substrati se non pregiudica il campione f) Ottimizzare il rapporto Se adottiamo invece 2 FB FXZ come che dipende dalla sezioni d’urto e da criterio di significativi della misura che: N X ≥ N SX + N MX ( ρx ) Z ≥ ( FB F XZ )[( ρx ) S + ( ρx ) M ] che non dipende dalla carica e dunque dal tempo e dalla corrente. 19 avremo Concentrazione 1.00E-2 1.00E-3 1 nA 90 gradi 100 ug/cm2 C 1 sec S=3sqrt(F) Concentrazione 1.00E-1 2 3 E 4 10 7 6 5 5 4 6 7 1.00E-3 3 1.00E-4 2 10 1.00E-4 1 nA 90 gradi 100 ug/cm2 C 1 sec S=3sqrt(F) Picco delle σ a Vp~Ve Righe K 1.00E-5 Righe L 1.00E-5 10.00 20.00 30.00 40.00 Z 50.00 60.00 70.00 30.00 40.00 50.00 60.00 70.00 Z 20 80.00 90.00 100.00 1.00E-3 Concentrazione 1.00E-4 1.00E-3 Concentrazione 90 gradi 100 ug/cm2 C S/F=1 1.00E-4 10 2 1.00E-5 1.00E-5 3 4 3 5 6 7 2 4 1.00E-6 5 6 7 1.00E-6 1.00E-7 10 1.00E-7 90 gradi 100 ug/cm2 C S/F=1 Righe K 1.00E-8 Righe L 1.00E-8 10.00 20.00 30.00 40.00 50.00 60.00 70.00 Z 40.00 50.00 60.00 70.00 Z 21 80.00 90.00 100.00 Misure per confronto con Campioni Standard La tecnica principalmente adottata per estrarre da una analisi PIXE lo spessore incognito dell’elemento cercato ρx consiste nell’utilizzare campioni di spessore noto, eventualmente certificato, quali standard di riferimento. Si eseguono due misure distinte con il medesimo fascio ed il medesimo apparato. Supponiamo di operare su campioni sottili. Con lo standard si ottiene: QS N 0 ρ Ω x S NS = ε( E X ) σ p ( E X , E p ) e A 4π cos ϑ Col campione incognito si ottiene: NX QX N 0ρ Ω x = ε(E X ) σ p (E X , E p ) e A 4π cos ϑ N X QX x = NS QS x S → N X QS x = xS N S Qx Col che si ottiene la misura dello spessore incognito a partire da misure di aree il cui errore statistico può essere facilmente ridotto, da misure di cariche il cui errore corrisponde alla sensibilità dello strumento utilizzato e da una misura di spessore effettuabile per altra via (R.B.S.) e affetta solitamente da un errore di + 5%. Si elidono invece i termini geometrici e le sezioni d’urto che sono difficilmente misurabili e che possono portare ad errori molto più alti. 22 Misure autoconsistenti: Campioni spessi Problema 1. Preparazione di standard molto complessa: concentrazione nota dell’elemento Z in una matrice identica a quella del campione incognito (= assorbimento X, = fluorescenza secondaria). Problema 2. La misura di Q, raccolta in aria, è difficoltosa ed affetta da errori sistematici (ionizzazione secondaria, perdita verso le superfici metalliche,…). Procedura iterativa. ⇒ Elementi non visibili alla PIXE (O, C, N) si assumono tutti legati ad elementi visibili (Na-Pb) secondo rapporti stechiometrici noti; nessun elemento “nascosto” o suo composto è presente in forma libera (es. CO2 NO, CaCO3SI). ⇒ La somma delle concentrazioni di tutti gli elementi (visibili e non) deve valere 1 (106 ppm, 100 %). Non conoscendo Q ci basterà normalizzare ad 1 la somma delle concentrazioni ottenute. ⇒ Date le yield Nx (x=1,n) per gli n elementi visibili calcolariamo un valore di partenza per le concentrazioni trascurando il rallentamento degli e- e l'attenuazione degli X nel bersaglio (ipotesi di bersaglio sottile). ⇒ s N Q N0 Ω Q Ω st 1 Nx = ε ( E x )C x t σ p ( E x , E p ) ⇒ C x = x N0 e A 4π A ε ( E x )σ p ( E x , E p ) cos ϑ e 4π cos ϑ −1 ⇒ Noto il rapporto Rx fra gli NO(x) atomi di ossigeno e gli Ne(x) atomi dell'elemento x associati nel legame ipotizzato e detti gx, gO(x) e gt il peso dell'elemento, dell'ossigeno associato e totale del campione, si calcolano la concentrazione parziale di ossigeno CO(x) portata da ciascun elemento e la concentrazione totale di ossigeno CO Fattore comune, sparisce nella normalizzazione ad 1 g N ( x) A N gC Cx = x = e ⇒ N e ( x) = 0 t x gt N 0 gt A Matrice di prova CO ( x ) = g O ( x ) N O ( x ) ⋅ 16 R x N e ( x ) ⋅ 16 16 = = = C x Rx gt N0 gt N0 gt A 16 Q Ω st CO = ∑ C x R x = 16 N 0 A e 4π cosϑ x =1 n 23 −1 n ∑ ε (E x =1 N x Rx x )σ p ( E x , E p ) ⇒ Dalla matrice di prova calcoliamo la S(E) degli e- e il coefficiente di attenuazione µ degli X alle varie energie. ⇒ Date le yield Nx (x=1,n) per gli n elementi visibili calcoliamo nuove concentrazioni dalla formula per bersagli spessi: ⇒ NX Q N0 Ω = ε (E X ) e A 4π C cos θ 0 ∫ σ p (E X , E p ) Einiz dE p S(E p ) −µ ( EX ) e cos ϑ cos ϕ Ep ∫ E iniz dT S (T ) ⇒ Date le nuove concentrazioni ricalcoliamo CO e, rinormalizzando le concentrazioni ad 1, una nuova matrice. Si procede iterativamente, fino a quando le differenze fra due valori successivi delle concentrazioni sono al di sotto di un limite fissato (1% o meno) per tutti gli elementi. Convergenza al termine di 5-6 iterazioni. Procedure di iterazione disponibili all'interno dei pacchetti software di analisi (GUPIX). Controllo possibile misurando lo spettro X di campioni di composizione nota (ad es. vetri standard) e calcolando iterativamente la composizione Box & Whisker Plot: SIK CORNING C Box & Whisker Plot: COK1 CORNING C 48 0.30 44 40 0.25 36 32 0.20 24 COK1 SIK 28 20 16 0.15 0.10 12 ±1.96*Std. Dev. 8 ±1.00*Std. Dev. 4 0 ±1.96*Std. Dev. 0.05 ±1.00*Std. Dev. Mean Mean 0.00 Sep98 Mars99 Avr99 Jun99 Avr2K Mai2k Jun2k jun2ka Set99fi Feb2Kfi SERIE 24 Sep98 Mars99 Avr99 Jun99 Avr2K Mai2k Jun2k jun2ka Set99fi Feb2Kfi SERIE Apparato PIXE Wits University • Pensata per l’analisi automatizzata sotto vuoto, di campioni “standard” (filtri, streakers, pellets) e non (frammenti geologici) in numero elevato. • dotata di un braccio retrattile per il supporto e la movimentazione di uno streaker circolare (FSU) o di una ruota porta campioni a 6 posizioni • Dall’esterno é possibile la selezione manuale di diversi filtri per il bilanciamento dello spettro X. • Collimazione a due stadi (collimazione + antiscattering) per spot di fascio circolare o rettangolare per una ottimale copertura del campione. • Camera elettricamente isolata usabile come Faraday Cup, per campioni spessi. • Introduzione di campioni singoli e caricatore Carousel Kodak a 80 posizioni. • Per campioni che temono il surriscaldamento, quali quelli biologici, é possibile separare la camera dal vuoto di macchina tramite una sottile finestra di Kapton ed operare in aria o in atmosfera di elio. vuoto della camera (10 −6 ÷ 10 −5 mbar). 25 Apparato PIXE Università di Firenze • • • • • • • 26 Ottimizzato per l’analisi di campioni di dimensioni notevoli ed anche di facile danneggiabilità , che dunque impongono di essere irraggiati in aria. Fascio, collimato esce in aria attraverso una finestra di Kapton Campione e due rivelatori sono in atmosfera. Bilanciamento dello spettro Æ sul contatore Small diminuiamo ∆Ω e aumentiamo l’efficienza alle basse energie flussando elio sul contatore Big filtriamo il contributo dei bassi Z (Mylar >0.5 mm) e aumentiamo ∆Ω. Critico l’uso di Faraday Cup in aria Misure normalizzabili ai conteggi ottenuti da uno spessore sottile e noto di nichel che ruota con periodo fisso intercettando il fascio per un tempo pari a circa il 10% del totale. Gate elettronici smistano i segnali per poter raccogliere separatamente il contributo portato dal riferimento di nichel. Apparato largamente usato per misure su reperti storicoarcheologici di grosse dimensioni. La struttura é stata anche utilizzata per lo studio di aerosol. Apparato PIXE museo del Louvre Finestra Sottile Si3N4, 0.1µm spessore, 1mm2 su telaio Si 0.5x2.6x2.6 mm Energy loss α 94 keV p 8.5 keV Fascio @ 3mm ∼10µm p ∼20µm d ∼50µm α • Ottimizzato per l’analisi di campioni in aria dalle sezioni sottili a oggetti interi di facile danneggiabilità , che dunque impongono di essere irraggiati in aria. • Campione e i due rivelatori sono in atmosfera. • Bilanciamento dello spettro Æ Small piccolo ∆Ω e maggiore efficienza alle basse energie con flusso di elio. Big filtrato con 50 µm Al e maggiore ∆Ω. • Misure normalizzate ai conteggi della riga 1.740 keV del Si della finestra. Finestra molto resistente (2-4 settimane) e stabile sotto fascio. • Utilizzato per ogni oggetto d’arte resistente al fascio (ceramiche, vetri, metalli, gemme, carta, inchiostri pigmenti,…) 27 Applicazioni della PIXE: Particolato Atmosferico Tecnica ideale per tutti quei campioni che contengono una ventina di elementi significativi con massa attorno al milligrammo Æ particolato atmosferico. Approssimazione di bersaglio sottile 100.00 • A partire dai conteggi calcolo lo spessore incognito tramite la formula più generale per campioni spessi • Calcolo lo spessore tramite la formula per campioni sottili • Costruisco le curve su cui la formula per spessori sottili approssima la formula generale al 10, 20 o 30 % rispettivamente in funzione di Z. • Confronto con gli spessori che ci si possono attendere in un campionamento tipico di aerosol, valutati prendendo le concentrazioni medie annue misurate in diverse zone della città di Milano, ed ipotizzando un campionamento di una ora con un flusso di 2 litri/minuto e con deposizione del particolato su una superficie di 2x5 mm2. • Gli spessori raccolti sono tutti ben al di sotto delle curve calcolate. Dunque in un campionamento di aerosol siamo normalmente nella condizione ideale di poter considerare il nostro campione sottile. Correzione di Target Sottile 10.00 30% SPESSORE (MG/CM2) 1.00 20% 10% 0.10 0.01 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 10.00 20.00 30.00 40.00 50.00 60.00 70.00 80.00 90.00 100.00 ELEMENTO (Z) 28 Processi di Generazione del Particolato Atmosferico GENERAZIONE TRASFORMAZIONI CHIMICHE TRASPORTO RIMOZIONE DIMENSIONI E NATURA CHIMICA EFFETTI ATMOSFERA MATERIALI VEGETAZIONE Riduzione di visibilità Formazione e precipitazione di nebbie Riduzione della Radiazione solare Alterazione della distribuzione di temperature e regime dei venti Mutazioni climatiche globali Copertura Superficiale Fenomeni di corrosione in particolare in presenza di composti solforati ed ossidanti 29 Accesso attraverso gli stomi e messa in circolo degli inquinanti Distruzione della clorofilla e blocco della fotosintesi Crescita ridotta o morte della pianta UOMO Molti, spiacevoli, sempre più noti ed anche fatali! Il diametro aerodinamico Dae é definito come il diametro di una sfera di densità ρ ae = 1 che si depositi su un supporto con la stessa velocità della particella di diametro Dp e densità ρ p . Dae Cae ρ ae = Dp Cp ρ p D >1µ p → Dae = Dp ρ p • Cp é un fattore di correzione (detto di "slip correction") per la particella dovuto al frenamento degli strati d’aria sulla superficie della particella in moto • Cae é un fattore di correzione dell'equivalente aerodinamico della particella 2λ D + 0 .40 2 λ exp − 1 .1 p C p = 1 + 1 .257 2λ D D p p −2 0 .1659 5 .28 ⋅ 10 Cp =1+ + exp (− 8 .33 D p [ m ] P [ atm ] ) D p [ µ m ] P [ atm ] D p [ µ m ] P [ atm ] λ libero cammino medio delle molecole d’aria λ[cm] = 0.66 ⋅10-5 / P[atm] a T data. A 20 0C 1 atm e diametro di 1 µm Cp=1.16. Solo per particelle con ρp <1 µm la correzione é considerata significativa e non é trascurata nel calcolo di Dae.. 30 Distribuzione di massa: definizione e caratteristiche • Meccanismo di produzione ÆDp, Dp e ρp Æ trasporto e deposizione. • La conoscenza di Dp e ρp delle particelle di un aerosol equivale al conoscered Dae e la massa: Dp e ρ danno Dae=Dpρ1/2 e m=1/6πDp3 • Istogramma della massa contenuta in un intervallo δ di Dae: per δ Æ0, ho una distribuzione continua con integrale equivalente alla massa totale dell'aerosol. • Per il particolato emesso da una sorgente singola la distribuzione dei logaritmi dei diametri aerodinamici é gaussiana (distribuzione lognormale) tipica dei processi in cui il valore della variabile ad un certo istante dipende dai valori assunti precedentemente e determina i valori successivi Per una generica si introducono alcune grandezze di uso frequente. • Il valore medio della distribuzione lognormale, corrispondente al 50% percentile, é detto diametro aerodinamico medio di massa (MMAD) • La dev. standard (deviazione standard geometrica, GSD) é data dai rapporti (equivalenti fra loro): GSD = 50 50 40 30 frequenza Ferro 20 30 Silicio 20 10 10 0 0 -2.7 -1.7 -0.7 0.3 -3.2 1.3 -2.2 -1.2 -0.2 0.8 log[C(Si)] log[C(Fe)] 80 frequenza frequenza 40 60 Silicio 40 20 0 -0.1 0.3 0.7 1.1 Concentrazione[microg/m3] 31 1.5 D84% D50% = D50% D16% Distribuzione di massa: caso generale • Sovrapp. pesata di più sorgenti (multimodale) con distribuzione lognormale Distrib. reale determinata dai processi di generazione, trasporto e rimozione • A Dae<2-3 mm ho la frazione fine [H2SO4 ,(NH4)2SO4, NH4HSO4 ,NH4NO3, C] che ha origine da combustione ad alte T e/o condensazione di gas. • Particelle di nucleazione emesse direttamente per combustione ad alte T. Coagulano. • Particelle di accumulazione sono più stabili (troppo piccole per cadere al suolo, troppo lente per ricombinarsi). Rimosse principalmente dalla pioggia. Generate da coagulazione di part. ultrafini, da condensazione di composti volatili, da conversione di sostanze dallo stato gassoso allo stato solido e, in qualche caso, dalla macinazione ripetuta di polveri per processi naturali. • La frazione grossa è generata da frazionamento di materiale geologico. A 2-3 µm troviamo part. prodotte per formazione di gocce (nebbia, nubi) su un nucleo solido fine, seguito da raccolta di altre particelle, e da evaporazione della parte liquida: ammassi. • Definiamo PTS PM10 e PM2.5 ( o frazione respirabile ) 32 Deposizione del particolato nell’Apparato Respiratorio BOCCA Impatto (ridotto) o intercettazione da muco, umidità e ciglia TRACHEA Ø 1.5cm, V-fluido 140 cm/s impatto per Dae alti, diffusione per Dae molto bassi 100 Condizioni di Riposo Volume Inspirato 0.75 l 90 BRONCHI Ø <1.5cm S=2-5cm2 Arresto per impatto BRONCHIOLI Ø 0.05cm V-fluido 7 cm/s. ALVEOLI Ø 0.02cm Sup=50m2 0.5µm<Dae<1µm sedimentazione ossia caduta per gravità Con Dae<0.5µm diffusione per moto browniano 33 Percentuale di Ritenzione NASO Impatto nei turbinati. 80 70 Naso 60 50 Bocca Norme ISO Polmoni 40 30 Trachea 20 10 0 0.01 0.10 1.00 10.00 Diametro Aerodinamico [ µ m] 100.00 La curva di deposizione relativa ai polmoni é bimodale, con un primo picco a 3 µm (efficienza del 20% circa), ed un secondo (efficienza del 40%), a 0.03 µm. Poiché il corpo umano é caratterizzato da un tasso di umidità > 99%, se le particelle di Dae ~ 1 µm sono igroscopiche, la loro efficienza di deposizione può aumentare. Tecniche di campionamento di aerosol 1) il supporto deve essere sottile e privo di impurità per limitare il contributo alla radiazione di fondo se l’analisi avviene per induzione di fluorescenza 2) la deposizione del particolato deve avvenire sulla superficie per evitare l’assorbimento della radiazione da parte del supporto stesso 3) deve avere alta efficienza di raccolta 4) deve essere chimicamente inerte, (inquinanti gassosi in particolare) 5) se poroso deve garantire una bassa caduta di pressione 6) deve essere meccanicamente resistente I campionatori si distinguono in filtri ed impattori (secondo la tecnica di raccolta adottata) e in contini o cumulativi (secondo il modo di gestione dei tempi di campionamento) BATELLE Impattore Cumulativo PARTISOL Filtro (Quasi)-Continuo 34 I Filtri Sono supporti porosi, cioè membrane in policarbonato (NUCLEPORE) o acetato di cellulosa (MILLIPORE). La porosità é ~ 5-10% dell’area totale del filtro per il Nuclepore, ~ 80% per il Millipore. I filtri Millipore (150 µm + 5%) sono usati per la determinazione a norma di legge del PTS, filtrando grandi volumi d’aria (20 l/min per 24 ore) e pesando prima e dopo l’esposizione. Per la PIXE, si utilizza il Nuclepore (10 µm + 5%). Membrane Nuclepore (fori da 0.4) hanno efficienza di raccolta ~ 1 a tutti i Dp. Le membrane con pori da 8 µm hanno valori di efficienza assai vicini a quelli di deposizione nell’area laringo-faringea. Possono essere, quindi, vantaggiosamente utilizzate per determinare le proprietà e gli effetti, in questo tratto delle vie respiratorie, del particolato di diametro maggiore di 1 µm. 35 Gli impattori inerziali: principio di funzionamento • Sfruttano le proprietà inerziali delle particelle • Sono versatili, poiché é possibile variarne alcune caratteristiche (dimensioni e tipo degli ugelli, loro posizione all’interno del campionatore; valore del flusso) per selezionare frazioni di massa differenti (solitamente 2.5-3 µm) • Si definisce diametro di taglio efficace (ECD), il valore di Dae per cui il 50% delle particelle impatta, mentre il restante 50% riesce a passare indenne. • Supporti non porosi sottili (8 µm) di Mylar [C10H8O4] o Kapton [C22N2O5H10] lubrificati con paraffina o simili (APIEZON,vaselina,olio) per evitare rimbalzi. • Possono venire utilizzati a più stadi di raccolta componendo sezioni d'impatto nelle quali aumenti progressivamente la velocità del fluido: lo stadio finale é solitamente un filtro con pori di diametro 0.4 µm per il particolato ultrafine. D Quando le linee di flusso di un fluido, tenuto in regime laminare, in uscita da una fenditura sottile si curvano per superare un ostacolo piano posto perpendicolarmente alla direzione del moto, le particelle di massa elevata in esso sospese non riescono a seguire il cambiamento di direzione e impattano sulla superficie. Se si assume che, dopo l’impatto, rimangano aderenti alla superficie, allora avranno una distribuzione di diametri caratterizzata da un limite inferiore ben definito. Così per stadi successivi se si aumenta progressivamente la velocità. Rettangolo o Cilindro T Gola W x y fuga linee di flusso S Impatto 36 Deposizione libera del particolato Particella immersa in un fluido (tipicamente aria) subisce la forza gravitazionale, la forza di Archimede e la drag force. In un sistema di riferimento fisso al suolo la velocità del fluido u è nulla e l’equazione del moto si scriverà: 3πµD p dv mp = m p g − FA − v dt Cp ovvero 3 3πµD p dv πD p mp ( ρ p − ρ air )g − = v dt Cp 6 La particella, sotto l’effetto della forza gravitazionale aumenterà la sua velocità fino a quando la risultante delle forze di gravitazione e di Archimede sarà bilanciata dalla forza di resistenza del fluido. Allora l’accelerazione della particella sarà nulla e la velocità di sedimentazione della particella si ricaverà dalla: Il tempo caratteristico τ del processo è molto rapido come si deduce dalla Tabella nella quale esso è calcolato per sfere di πD p3 6 ( ρ p − ρ air )g = 3πµD p Cp v ⇒ v= C p D p2 ( ρ p − ρ air ) 18µ g = τg densità unitaria a 20 gradi C in aria. Tabella Dp (µm) τ (sec) 0.05 4 10-8 0.1 0.5 -8 9.2 10 1 10-6 1.0 5.0 10.0 50. -6 -5 -4 3.6 10 7.9 10 3.1 10 7.7 10-3 Analogamente, se una particella entra in un flusso di aria ad alta velocità, occorrerà un tempo τ perché la particella assuma la velocità del fluido. 37 Campionatori continui Pb [microg/m3] 0.6 Risoluzione temporale con cui si vuole effettuare il campionamento dell’aerosol la cui natura e distribuzione sono influenzate da processi fisici che avvengono su scale temporali anche molto diverse fra loro: 1) Cicli sinottici: corrispondono alle inversioni meteorologiche che avvengono con periodicità di alcuni giorni 2) Cicli stagionali: corrispondono alle inversioni meteorologiche che avvengono con periodicità almeno mensile. Occorre inoltre tenere conto delle turbolenze atmosferiche che possono avvenire su scale temporali anche molto brevi (ad esempio, variazioni della direzione e/o intensità del vento). Genova-Multedo 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 Cicli orari 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 ora Pressione [mbar] 1014 Genova-Multedo 1010 1006 1002 998 994 Cicli sinottici 990 0 24 48 72 96 120 144 168 192 ora STREAKER 38 Analisi di Aerosol: Andamenti temporali (Ge-Multedo) 1.2 Nuclepore Na(ug/m3) 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora Cl(ug/m3) 0.8 Nuclepore 0.6 0.4 0.2 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora Cl(ug/m3) 8 Kapton 6 4 2 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora 39 2.4 Kapton Na(ug/m3) 2 1.6 1.2 0.8 0.4 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora Al(ug/m3) 0.8 Nuclepore 0.6 0.4 0.2 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora 0.6 Kapton Al(ug/m3) 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora 0.12 Nulcepore Ti(ug/m3) 0.1 0.08 0.06 0.04 0.02 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora 40 Ti(ug/m3) 0.1 Kapton 0.08 0.06 0.04 0.02 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora Fe(ug/m3) 100 Nuclepore 10 1 0.1 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora Fe(ug/m3) 10 Kapton 1 0.1 0 24 48 72 96 120 144 168 192 Ora 41 La distribuzione del particolato 0.60 Legend Title GROSSA FINE Percentuale di Massa La proporzione fra le frazioni fine e grossa del particolato emesso dipende dal meccanismo di produzione che caratterizza la sorgente. La distinzione fra le frazioni di massa é uno dei criteri che consentono di identificare le sorgenti le cui emissioni sono distribuite prevalentemente in uno dei due stadi ed i cui elementi caratteristici sono statisticamente significativi. Ad esempio la massa del particolato emesso da una centrale termoelettrica é più abbondante nella frazione fine perché il principale meccanismo di produzione é la combustione ad alta temperatura. Per il suolo invece la massa sarà più concentrata nella parte grossa perché il principale meccanismo di produzione é la polverizzazione delle rocce e dei terreni. In prima istanza é possibile derivare da dati di letteratura i profili di sorgente, vale a dire gli elementi caratteristici e la frazione della massa emessa che questi rappresentano, nonché le dimensioni del particolato emesso. Esistono tabelle compilate dalla EPA (Environmental Protection Agency degli Stati Uniti). 0.40 0.20 Pb 0.00 10.00 15.00 20.00 25.00 Numero Atomico 42 30.00 Correlazione fra elementi Una sorgente si caratterizza dal suo profilo, che si assume (e generalmente é) stabile entro il tempo di misura e dunque emette elementi che sono in rapporto costante fra di loro ossia sono fortemente correlati. Negli esempi gli alti coefficienti di correlazione testimoniano della comune origine delle coppie di elementi considerati. Sodio e Cloro sono generati dalla sorgente mare. Per bromo e rame la correlazione può essere interpretata con la origine dei due elementi dal traffico urbano. Per nichel e vanadio la correlazione sostanzia l’ipotesi che l’origine comune dei due elementi sia nella combustione di oli pesanti. Ovviamente risultati cosi semplici si possono solo ottenere quando per ciascun elemento il contributo maggiore viene da una sola sorgente. In caso contrario solo le analisi multivariate possono evidenziare correlazioni significative. (X 0.001) 24 2.4 Kapton 20 1.6 Na 16 12 1.2 0.8 8 4 0.4 R=0.74 0 0.02 0.04 0.06 Cu 0.04 R=0.95 0 0 0 0.08 2 Kapton 0.03 Ni Br Kapton 2 0.02 0.01 R=0.94 0 0 0.02 0.04 43 0.06 V 0.08 4 6 Cl 8 Analisi delle periodicità (stagionalità) 0.6 In pratica é logico ipotizzare una periodicità di 24 ore e, a partire dall’inizio della misura, analizzare assieme i valori che si susseguono a 24 ore di distanza uno dall’altro. Si osservano per Pb massimi in corrispondenza delle ore 8-9 ed ore 18-19 di ciascun giorno; un minimo nel primo pomeriggio ed un minimo più profondo e largo nelle ore della notte. 0.5 Pb 0.4 0.3 0.2 0.1 0 0 4 8 12 16 20 24 Stagionalita' Analisi di Episodi Gli episodi si caratterizzano per il periodo limitato di tempo (qualche ora al massimo) e per la prevalenza di una sola sorgente a causa, per esempio, delle particolari condizioni meteorologiche quali la costanza del vento. Un esempio é dato in figura 36 per la parte fine del particolato: tale episodio é caratterizzato da una marcata variazione in fase di Cu, Fe, Zn, Mn, Pb, Ni ossia da elementi di tipica produzione industriale. 24 20 20 Cu_bc1 16 Fe_bc1 12 Zn_bc1 16 Mn_bc1*10 12 8 8 4 4 0 0 128 130 132 134 Elem. Fe Cu Zn S Mn Pb Cl K Ca Ni % 39.9 10.8 7.8 0.8 1.4 1.7 1.6 1.5 0.8 33.7 24 Nuclepore Variables 44 ora 136 Un Esempio Pratico di analisi dei fattori: Cornigliano 1997 Fattori = 7.93143/18*100 Fattore Autovalore 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 7.93143 2.85438 1.72715 1.19215 0.880224 0.69281 .66822 0.508097 0.328593 0.30778 0.263188 0.173392 0.162433 0.123014 0.081959 0.0537906 0.0350027 0.016378 Percentuale di Varianza 44.064 15.858 9.595 6.623 4.890 3.849 3.712 2.823 1.826 1.710 1.462 0.963 0.902 0.683 0.455 0.299 0.194 0.091 Cumulativo 44.064 59.921 69.516 76.140 81.030 84.879 88.591 91.414 93.239 94.949 96.411 97.375 98.277 98.960 99.416 99.715 99.909 100.00 Σ λα=18 45 Variabili Analizzate: concentrazioni di Al,Br, Ca, Cl, Cr, Cu, Fe, K, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, S, Si, Ti, V, Zn Matrice X : 488 ore • 18 elementi Metodo: Standardizzazione dei dati, analisi dei soli casi completi Pesi dei Fattori (nessuna Rotazione) Il vettore Al è identificato in Rn dagli n valori di concentrazione (1 ogni ora). La sua proiezione sulla prima componente principale individuata in Rn è data dalla prima riga della matrice (o vettore) X’v1 (p1) che corrisponde alla prima riga del vettore (λ1)1/2u1 (p1) BW =B0Λ Al Br Ca Cl Cr Cu Fe K Mg Mn Na Ni Pb S Si Ti V Zn Σ |ui|2λi u1(λ1)1/2 u2(λ2)1/2 u3(λ3)1/2 u4(λ4)1/2 0.78783 0.725526 0.845388 0.546492 0.717195 0.456064 0.771338 0.712333 0.854241 0.411404 0.524328 0.737388 0.596166 0.678727 0.775242 0.732828 0.490861 0.211152 -0.438629 0.449629 -0.305506 0.699527 -0.135332 0.349752 0.0371515 0.478967 0.156571 -0.208865 0.647525 -0.252555 0.514936 -0.219218 -0.46354 -0.450174 -0.465122 0.0861778 -0.0661601 -0.0663677 -0.0955351 -0.397052 0.0669602 0.747954 -0.090919 0.190922 -0.308303 -0.167639 -0.442422 0.0805609 0.429639 0.0538368 -0.0424675 -0.021698 0.139936 0.638929 0.337431 0.151363 -0.132361 0.0964851 -0.235802 0.0375441 -0.418618 -0.299512 0.253464 -0.304009 0.221426 -0.0773949 -0.151031 -0.21842 0.299748 0.271638 -0.148096 0.488693 Σelem |u2|2λ2 = λ2 Σelem |u1| λ1 = λ1 2 46 Comunalità 0.920255 0.755923 0.834661 0.954951 0.59277 0.891165 0.77985 0.862987 0.913536 0.333402 0.93975 0.620006 0.827974 0.559332 0.907522 0.813951 0.498797 0.699063 Σelem Com = Σ i=1,4 λι Pesi dei Fattori (Dopo Rotazione Varimax) Σ |ui|2λi B= 0 B ΛT Al Br Ca Cl Cr Cu Fe K Mg Mn Na Ni Pb S Si Ti V Zn u1(λ1)1/2 u2(λ2)1/2 u3(λ3)1/2 u4(λ4)1/2 0.91858 0.26055 0.639058 -0.010684 0.397846 0.0561662 0.242215 -0.009277 0.578294 0.229444 0.0730206 0.560805 -0.037397 0.433615 0.909466 0.859933 0.496159 0.299291 0.159991 0.725623 0.199887 0.964855 0.160796 0.114589 0.345653 0.522174 0.71531 0.0617784 0.965496 0.114024 0.410238 0.0929849 0.120413 0.0940262 -0.196645 -0.0409622 0.215753 0.218573 0.619885 0.135595 0.608506 0.164133 0.767775 0.573774 0.248993 0.508264 0.0283598 0.50518 0.379118 0.684366 0.246625 0.24409 0.454236 -0.305118 0.0657242 0.337244 0.0453203 0.0741992 0.195841 0.920837 0.110578 0.5109 0.0737964 -0.136412 0.0256411 0.193122 0.717321 0.145536 0.0712045 0.0777553 0.0873151 0.717435 Suolo Mare Comunalità 0.920255 0.755923 0.834661 0.954951 0.59277 0.891165 0.77985 0.862987 0.913536 0.333402 0.93975 0.620006 0.827974 0.559332 0.907522 0.813951 0.498797 0.699063 Acciaio Zincatura 47 Σelem Com = Σ i=1,4 λι Applicazioni della PIXE: Beni Culturali ed Arte Le tecniche analitiche, IBA e non, servono di supporto agli studi tradizionali di stile, di forma, di "mano" e di colore con problematiche tutte molto particolari. La quantità di reperti potenzialmente interessanti ai fini analitici è davvero notevole. Il valore delle opere, la necessità della loro salvaguardia, la loro complessità, la prudenza dei conservatori, sono spesso fattori che sconsigliano l'applicazione di tecniche analitiche di natura chimica (anche solo su micro-campioni estratti dalle opere). Queste limitazioni hanno prodotto una sostanziale crescita nell'utilizzo della PIXE che ha caratteristiche specifiche assai utili nel campo dei beni artistico-storici: 1. E' multi-elementale e rapida. Il tempo di rimozione del campione dalla sua sede naturale è minimo. 2. E' praticamente non distruttiva. Limitati fenomeni di surriscaldamento locale e perdita di componenti volatili e minime modificazioni nei coloranti possono essere controllati agendo sui parametri di fascio e hanno effetti visibili normalmente recuperati col tempo dopo l'esposizione. E’ comunque non invasiva: prelievi minimi dalle opere sono facilmente analizzabili 3. La geometria è piuttosto flessibile soprattutto con fasci estratti in aria. E’ possibile esporre opere integre di dimensione anche notevole e analizzarle nelle varie parti, con risoluzione attorno ai 10 µm, in una unica sessione di misura. 4. La sensibilità è buona per la maggior parte degli elementi, dell'ordine del per mille in concentrazione con cariche accumulate tali da non favorire alcun segno di alterazione. 5. Il software di analisi è sufficientemente evoluto da consentire la deconvoluzione degli spettri di campioni spessi indipendentemente dalla conoscenza della carica accumulata. 6. E' possibile integrare altre tecniche (ad esempio la PIGE ) nella stessa sessione di misura per migliorare la sensibilità ad elementi leggeri ( Na ) o ad elementi che la PIXE non vede ( F ). 7. Esistono acceleratori idonei in prossimità di alcuni dei maggiori musei del mondo ed anche tecniche portatili. 8. Con la PIXE possono essere analizzati tutti i materiali non organici, anche se mescolati nella stessa opera a materiali organici. 9. PIXE è la tecnica ideale, ad esempio nell'analisi di disegni a punta secca (argento o piombo) su pergamena in quanto le dimensioni dei fasci di particelle sono confrontabili con quelle dei tratti a disegno e la sensibilità della PIXE per i metalli è buona mentre non risultano visibili gli elementi base del substrato organico. 48 Sodio Ferro 49 Linee di utilizzo 1. Analisi delle tecniche costruttive di opere d'arte attraverso la determinazione degli elementi e possibilmente dei composti chimici ( ad esempio i pigmenti usati per produrre un certo colore) che si trovano nelle varie parti di un'opera. 2. Datazione indiretta di documenti attraverso il confronto fra la composizione di parti dei documenti non datati (ad esempio inchiostri o colori delle miniature) con parti analoghe di documenti datati. 3. Analisi di provenienza e collocazione storico-artistica di reperti attraverso la costituzione di basi dati (ad esempio la composizione di paste ceramiche o paste vetrose, la presenza di particolari metalli in traccia nelle gemme) per oggetti di provenienza certa (regione, bottega o anche autore) con le quali confrontare le composizioni misurate in oggetti di provenienza non nota o di autore sconosciuto. 4. Ausilio al restauro per l'individuazione di eventuali rifacimenti precedenti e per la scelta dei materiali più idonei alla esecuzione dei lavori. 50 Esempio: le vetrine nelle sculture invetriate dei Della Robbia Una delle storie artistiche che hanno certamente caratterizzato il Rinascimento italiano è quella della famiglia fiorentina dei Della Robbia. La storia comincia con Luca (1399-1482), un talentuoso scultore che riscoprì la terracotta invetriata come forma d'arte e la rese fiorente per circa un secolo grazie al contributo del nipote Andrea (1435-1525) e dei di lui figli: Marco, Giovanni, Luca il Giovane, Francesco e Girolamo. Il successo di questa forma d'arte dipese certamente dal talento degli artisti ma molto anche dalle caratteristiche di cromaticità, durevolezza ed economicità delle opere. L'attività della famiglia e di molti imitatori contemporanei, quali i Buglioni (zio e nipote), ci ha lasciato una notevolissima raccolta di pezzi “..infinite opere..” (G.Vasari), visibili nei maggiori musei, e sui quali c'è la possibilità e l'interesse a costituire una base di dati analitici che possa servire ai restauratori ed agli storici dell'arte come ausilio alla ottimale conoscenza delle tecniche costruttive ed alla attribuzione delle opere. 51 Va osservato che la parte più caratterizzante di tali sculture è la vetrina colorata: una pasta vetrosa a base silicea e piombifera che ricopre la terracotta e che è caratterizzata da minerali specifici a base ad esempio di antimonio, cobalto, ferro, stagno etc. che le conferiscono la colorazione voluta: giallo, blu , rosso, bianco etc. La vetrina si presente come uno strato di spessore variabile fra i 150 ed i 400 µm con una composizione strutturata come mostrano immagini prese al SEM Bolle Quarzo Cassiterite Feldspato Silicato di Pasta vetrosa Antimoniato di Piombo 52 Analisi PIXE degli smalti •Più punti o area su ogni Struttura campione per consistenza & omogeneità di risultati. • 2 Si(Li) per ottimizzare rivelazione X-ray SEM EDS.fast • GUPIX 2000 • Vetri standard per controlli di riproducibilità e corrispondenza. • Rivelatori risultano ben µ-PIXE Louvre Mapping normalizzati • Elementi degli Std sono riprodotti in entrambi I laboratori Scanning PIXE INFN Punti 53 Si può costituire un data base comune Deconvoluzione GUPIX: controllo con vetri STD 1-Normalizzazione della risposta fra i 2 Si(Li) • La concentrazione degli elementi Maggiori (matrice) é valutata dallo spettro di bassa energia con normalizzazione al 100% (procedimento iterativo) • Le concentrazioni degli elementi in Traccia é valutata dallo spettro di alta energia assumendo valida la matrice precedente • La concentratione degli elementi Comuni ai due spettri é normalizzata sulla base della media di Fe Cu and Pb. 5 10 std256all 5 PbL1 4 10 3 10 2 10 1 10 5 5 5 5 0 0 4 10 3.5 10 3 10 2.5 10 2 10 1.5 10 1 10 1 10 5 2 10 5 3 10 PbL 5 4 10 5 5 10 5 std256all 4 4 FeK1 4 4 4 4 4 5000 0 0 54 5000 1 10 4 1.5 10 4 4 2 10 FeK 2.5 10 4 3 10 4 3.5 10 4 4 10 4 Deconvoluzione GUPIX: controllo con vetri STD Box & Whisker Plot: SIK CORNING C 2-Affidabilità e confronto fra I due laboratori 48 44 40 • La concentratione degli elementi 32 28 SIK Comuni ai due spettri é normalizzata sulla base della media di Fe Cu and Pb 36 12 ±1.00*Std. Dev. 4 Mean 0 Sep98 Mars99 Avr99 Jun99 Avr2K Mai2k Jun2k jun2ka Set99fi Feb2Kfi Box & Whisker Plot: COK1 CORNING C SERIE • Si rinormalizza al 100% di 0.30 concentrazione (<2% σ) 0.25 • I Dati sono divisi per Serie e I casi critici ±1.96*Std. Dev. 8 spettro in cui é a più alta statistica 0.20 COK1 • Doppio controllo SEM-EDS per 20 16 • Ciascun elemento é scelto dallo Laboratorio 24 0.15 0.10 0.05 ±1.96*Std. Dev. ±1.00*Std. Dev. Mean Set99fi 0.00 Sep98 Avr99 Mars99 Avr2K Jun99 Mai2k SERIE 55 Jun2k jun2ka Feb2Kfi Stima degli errori di misura Una serie di misure di concentrazione di un elemeto in un dato campione saà distribuita attorno ad un valore medio con dispersione: 2 2 2 2 2 2 2 σ = σ ST + σ NS = σ ST + (σ NH + σ MET + σ SR + σ POS ) dove • σST é l’errore statistico sull’area dei picchi PIXE. In condizioni tipiche (5-10 minuti @ I < 200 pA) é di qualche percento per la maggior parte degli elementi 70 20 ma può andare al 40-50% per elementi in traccia. 60 • σNH dipende dalla non-omogeneità. L’esperienza dice che le vetrine, specialmente le bianche possono essere 15 50 diverse in varie parti di un oggetto. Anche in alcuni 40 vetri, assunti come standard (Corning C) e peraltro 10 molto omogenei per gli elementi al di sopra del 1% si 30 verificano variazioni ∼ 10% per Al e Co. Per gli 20 elementi in traccia la misura di σNH é problematica. 5 • σMET è portata dall’incertezza del calcolo. E’ possibile 10 che una differente scelta delle concentrationi di 0 0 partenza del metodo iterativo, cambi il risultato Na Mg A l S i P S K Ca Ti C rMn Fe Co Ni Cu Zn A s S r Zr Ag Sn Sb Ba Pb finale. Questo termine dovrebbe corrispondere allo Element scarto della somma delle concentrazioni dal 100%, che è in media inferiore a 1%. • σPOS é prodotto dai disallineamenti fascio-bersaglio-rivelatore da una misura all’altra. Con microfasci il disallineamento può raggiungere 100 microns mentre con fasci ordinari rimane al di sotto di300 microns. • σSR é l’effetto della rugosità di superficie. Negli standard la superficie è lucidata al diamante. Nelle vetrine le immagini SEM mostrano una non planarità di al più 20-30 µm su 100 µm. σSR dovrebbe essere inferiore a σPOS . • σNS é la combinazione di tutti i termini non statistici ed é un limite superiore per σPOS + σSR, se σNH non è conosciuto ed equivale a σ se σST è trascurabile. 56 Glazes Sept 1999 10 Small-K Small-L Big-K Big-L 4 1000 100 10 1 10 15 20 25 30 35 40 45 57 50 55 60 65 70 75 80 85 Z Robbiane 1200 1000 800 200 All Objects Standards 150 600 100 400 50 200 0 0 Considerazioni su gruppi di oggetti stilisticamente o funzionalmente correlati Attribuzione degli oggetti (con qualche cautela poiché il trattamento statistico dei dati può essere più completo e meglio compreso) 58 Gli angeli della collezione Campana al Louvre 59 14 8 B 12 K2O 12 Al2O3 10 A A 6 6 4 4 2 2 0 0 60 F-C65 F-C65 F-C62 F-C62 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C64 F-C64 F-C64 F-C69 F-C69 F-C68 F-C68 F-C67 F-C66 F-C67 F-C69 F-C61 F-C61 F-C69 F-C67 F-C66 F-C67 F-C65 F-C65 F-C69 F-C69 F-C61 F-C61 10 C613 C614 C621 C622 C623 C633 C634 C643 C644 C66A4 C66A5 C66B4 C66B5 C66B6 C67B1 C67B3 C67B4 C67B9 C69A1 C69A2 C69A3 C69A4 C651 C652 C653 C70V3 C70V4 C70V5 C70V6 C70V7 C70A7 C70A1 C70A2 C70A3 C70A8 C711 C712 Blue Glazes Blue Fragments 14 CaO CaO K2O Al2O3 8 Nelle sezioni sottili può verificarsi qualche interferenza con la pasta (>Al,Fe): più misure sulla stessa sezione ed in caso di dubbio una mappatura In questo punto lo smalto era bruciato: ogni punto da informazioni complementari 3 3 2 2 1 1 0 0 F-C65 F-C65 F-C63 F-C62 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C61 F-C64 F-C64 F-C64 F-C69 F-C69 F-C68 F-C68 F-C67 F-C66 F-C67 F-C69 F-C61 F-C61 F-C69 F-C67 F-C66 F-C67 F-C65 F-C65 F-C69 F-C69 F-C61 F-C61 4 C613 C614 C621 C622 C623 C633 C634 C643 C644 C66A4 C66A5 C66B4 C66B5 C66B6 C67B1 C67B3 C67B4 C67B9 C69A1 C69A2 C69A3 C69A4 C651 C652 C653 C70V7 C70V4 C70V5 C70V6 C70V7 C70A7 C70A1 C70A2 C70A4 C70A8 C711 C712 Blue Glazes Blue Fragments 5 5 ZnO CuO 4 Fe2O3 61 ZnO CuO Fe2O3 Blue Glazes 1,6 Fragment Flying Angel Seraph Cherub 1,4 1,2 CoO [%] 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 As2O3 [%] 62 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 White Glazes 35 Fragment Flying Angel Seraph Cherub 30 SnO 2 [%] 25 20 15 10 5 0 0 1 2 3 Al2O3 [%] 63 4 5