Guerre macedoniche Serie di conflitti combattuti tra romani e macedoni e che si conclusero con la
conquista della Macedonia da parte di Roma.
La prima guerra macedonica (213-205 a.C.) fu in realtà una vicenda parallela alla seconda guerra
punica: il re Filippo V il Macedone, infatti, aveva stretto alleanza con Annibale in funzione
antiromana, sperando di ottenere il controllo delle coste orientali dell’Adriatico; Roma, d’altra
parte, poteva contare in Oriente sull’appoggio della Lega etolica e del re Attalo I di Pergamo. Gli
eventi bellici furono numerosi e complessi, anche a causa dell’instabilità dei rapporti di alleanza di
entrambi i contendenti, e si conclusero nel 205 a.C. con la stipula della pace di Fenice: Roma
concedeva a Filippo parte dei territori “alleati” (alcune città greche del continente), ma lo
persuadeva – contrariamente a quanto Annibale sperava – a una pace separata, liberandosi così
dell’impegnativo fronte di guerra balcanico.
La seconda guerra macedonica (200-197 a.C.) vide Roma andare in aiuto di Rodi, Atene e
Pergamo contro le mire espansionistiche di Filippo V, nel frattempo alleatosi anche con Antioco III
di Siria; il conflitto culminò nella battaglia di Cinoscefale (197 a.C.), nel corso della quale il
console Tito Quinzio Flaminino sconfisse Filippo, costretto a rinunciare a ogni velleità egemonica
sulle città greche e a pagare a Roma un pesante tributo. Successivamente, i romani sconfissero
anche Antioco nella battaglia di Magnesia (190-189 a.C.) e, quando il nuovo re Perseo di
Macedonia, figlio di Filippo V, sembrò covare disegni imperialistici analoghi a quelli paterni,
intrapresero la terza guerra macedonica (171-163 a.C.).
Con la vittoria del console Lucio Emilio Paolo a Pidna (168 a.C.) e la fuga di Perseo, il regno
macedone fu smembrato in quattro distretti disarmati e autonomi, finché nel 148 a.C. la Macedonia
divenne provincia romana. Roma, in conseguenza dell’atteggiamento ambiguo tenuto dai suoi
alleati durante la terza guerra macedonica, prese provvedimenti a danno della Lega etolica e della
Lega achea; creò inoltre un porto franco a Delo, mandando così in rovina l’economia di Rodi, di cui
non aveva gradito l’eccessiva indipendenza durante il conflitto; si conservarono invece buoni, come
era ormai tradizione, i rapporti dei romani col regno di Pergamo.