S t a g i o n e 2 0 1 3 - 2 0 1 4 Marco Paolini e Mario Brunello Verdi, narrar cantando Verdi, narrar cantando di Marco Paolini e Mario Brunello prima assoluta Musiche da Giuseppe Verdi Gerardo Guccini collaborazione alla drammaturgia e ai testi Stefano Nanni arrangiamenti Marco Paolini e César Brie regia Marco Paolini voce narrante Mario Brunello violoncello Stefano Nanni pianoforte e armonium Francesca Breschi canto e maestra del coro Michele Mescalchin luci Gabriele Turra suono Coro popolare formato dal pubblico Una produzione Antiruggine - Jolefilm - Teatro Regio Teatro Regio Novembre 2013 Giovedì 14 ore 20.30 Venerdì 15 ore 20.30 Sabato 16 ore 20.30 Ogni spettacolo è preceduto da una lezione di canto tenuta da Francesca Breschi e Mario Brunello al Piccolo Regio Puccini alle ore 18.30. Restate in contatto con il Teatro Regio: Preparatevi, perché stasera non sarete semplici spettatori. I due ragazzi terribili del palcoscenico, Mario&Marco, Brunello&Paolini, stavolta per rendere omaggio a Verdi ne hanno pensata una delle loro e così voi, il pubblico, sarete Violetta e Alfredo, Manrico e il Duca di Mantova. Toccherà a voi cantare, tutti insieme, in un teatro d’opera, non sul palco ma tranquillamente in platea. Volete mettere la gioia di cantare “La pira” a squarciagola in un teatro invece che in macchina al semaforo cercando di “doppiare” la voce di Corelli che vi arriva dalla radio? Ma andiamo con ordine. Mario Brunello e Marco Paolini sono due artisti che sfuggono alle rigide classificazioni, sui loro biglietti da visita non si può scrivere semplicemente “violoncellista” e “attore”, perché loro amano le sfide, amano sparigliare le carte, gettarsi in avventure che portano il pubblico in territori diversi ed emozionanti. I due ragazzi “terribili” nel 2000 hanno realizzato un progetto che riguardava Notte trasfigurata di Schönberg, in cui invece del testo di Dehmel che aveva ispirato il compositore Paolini scrisse una nuova storia: La donna dell’altro secolo. L’uomo e la donna nel bosco freddo sotto la luna della poesia di Dehmel sono adesso una clandestina sbarcata nel Salento (tredici anni dopo, una storia ancora tristemente attualissima) e un carabiniere che la lascerà scappare invece di portarla al centro di accoglienza. Paolini recitava il suo testo e Brunello dirigeva l’Orchestra d’Archi Italiana, poi ne proposero anche la versione per trio. Da Schönberg a Bach, con un concerto nel quale Brunello dirigeva l’Offerta musicale (in orchestra anche basso elettrico e chitarra) e Paolini recitava Quintiliano. Ancora musica e parole questa volta insieme al cantautore Gianmaria Testa in Binario illegale. E se Brunello decide di raccontarsi in un documentario, In tempo ma rubato, il suo alter ego narrante è proprio Paolini. Insomma, per loro non ci sono limiti: «A condizione che Paolini non suoni e Brunello non reciti, il resto si può fare» come ha dichiarato Paolini in un’intervista. Verdi, narrar cantando è uno spettacolo che debutta al Regio per raccontare Verdi, nell’anno del bicentenario, da un’angolatura diversa: in un impianto scenico «molto pop e un po’ didattico» (così lo descrivono i due artisti), Brunello e Paolini parleranno del Verdi librettista, regista, impresario, patriota, politico, delle sue radici nell’identità contadina, del suo amore per il teatro, della sua influenza sulla cultura italiana. Tra lettere, citazioni e storie ci sarà anche la lettura di Les Funérailles d’un Dieu, l’articolo (ritrovato dal musicologo Gerardo Guccini) che un giovane Filippo Tommaso Marinetti, non ancora padre del Futurismo, scrisse nel 1901 per la rivista francese «La Vogue» descrivendo proprio i funerali di Verdi. I brani musicali in programma sono ovviamente di (o da) Verdi, suonati dal violoncello di Brunello e dal pianoforte e dall’armonium di Stefano Nanni, e sono tratti dalle sue opere più celebri e amate, i tre titoli della “trilogia popolare”: Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Rigoletto, su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo, debuttò a Venezia l’11 marzo 1851: avrebbe dovuto intitolarsi La maledizione, poiché il dramma nasce proprio dalla maledizione che il Conte di Monterone lancia al Duca di Mantova (in Hugo era Francesco I) e al suo buffone Rigoletto. L’aria proposta è del Duca (che Alberto Moravia definiva un «vitellone di provincia»): si tratta della celebre «canzone» dell’ultimo atto, «La donna è mobile», di cui Stravinskij scrisse: «Me ne rincresce, ma sostengo che vi è più sostanza e autentica invenzione nell’aria “La donna è mobile” che non nella retorica e nelle vociferazioni della Tetralogia». Il trovatore, su libretto di Salvadore Cammarano tratto dal dramma El trovador di Antonio García Gutiérrez, debuttò a Roma il 19 gennaio 1853. La trama è complicatissima, tra bimbi bruciati per sbaglio e fratelli (che non sanno di essere fratelli) innamorati della stessa donna. Stasera è in programma il brano forse più famoso, «Di quella pira l’orrendo foco», vero “sesto grado” per i tenori di ieri e di oggi. La traviata, su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, debuttò a Venezia il 6 marzo 1853. Quello della prostituta redenta dall’amore che muore tra le braccia dell’amato Alfredo è il melodramma per antonomasia (oggetto fra l’altro, di un recente studio dell’Università Teikyo di Tokyo che ha dimostrato come l’opera faccia bene al cuore: i topi ai quali viene trapiantato il cuore sopravvivono in media una settimana; beh, quelli che hanno ascoltato La traviata sono rimasti in vita 27 giorni, mentre quelli che hanno ascoltato la cantante irlandese Enya solo 11!). Traviata è soprattutto l’opera nella quale Verdi costruisce meravigliosamente la crescita di un personaggio: la Violetta frivola del primo atto diventa la donna appassionata del secondo e la malata tremendamente attaccata alla vita del terzo. Stasera si cantano il brindisi più famoso del mondo dell’opera, «Libiamo, libiamo ne’ lieti calici», e «Parigi, o cara», ultimo “canto del cigno” dei due amanti prima della tragica fine. E se vi rimane qualche curiosità sul rapporto tra i due artisti e Verdi, sappiate che per Brunello Paolini sarebbe un ottimo Rigoletto, mentre Paolini vedrebbe bene Brunello come Alfredo in Traviata. Entrambi hanno uno stereotipo su Verdi che vorrebbero cancellare: Brunello quello che identifica il compositore con lo “zum-pa-pa” e Paolini quello che lo identifica con “Viva Verdi”. E ora schiaritevi la voce e preparatevi psicologicamente. Da domani potrete dichiarare con orgoglio: “io ho cantato al Regio con Brunello e Paolini”! Susanna Franchi Susanna Franchi si è laureata in Lettere con Guido Davico Bonino con una tesi sui libretti di Luigi Illica. È caporedattrice del «Giornale della musica», scrive per «La Repubblica» e collabora con Rai Radio3 conducendo trasmissioni e curando le dirette dal Teatro Regio; è stata consulente per la programmazione musicale del canale satellitare Rai Sat Show. Da una sua idea è nato lo spettacolo Citofonare Beethoven, prodotto dal Teatro Regio e presentato nell’ambito di La Scuola all’Opera. Testi per il Coro del pubblico La donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero. Di quella pira l’orrendo foco tutte le fibre m’arse, avvampò! Empi spegnetela, o ch’io fra poco col sangue vostro la spegnerò! Sempre un amabile leggiadro viso, in pianto o in riso, è menzognero. Era già figlio prima d’amarti, non può frenarmi il tuo martir! Madre infelice, corro a salvarti, o teco almeno corro a morir! La donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensier, e di pensier, e… di pensier! (Il trovatore, parte III, Manrico) (Rigoletto, atto III, Duca di Mantova) Libiamo, libiamo ne’ lieti calici che la bellezza infiora, e la fuggevol, fuggevol ora s’inebrii a voluttà. Libiam ne’ dolci fremiti che suscita l’amore, poiché quell’occhio al core onnipotente va. Libiamo, amore, amor fra i calici più caldi baci avrà. Ah… ne scopra il dì! Ah… ne scopra il dì! Ah… sì! (La traviata, atto I, Alfredo e Coro) Parigi, o cara noi lasceremo, la vita uniti trascorreremo: de’ corsi affanni compenso avrai, la tua salute rifiorirà. Sospiro e luce tu mi sarai, tutto il futuro ne arriderà. Parigi, o caro noi lasceremo, la vita uniti trascorreremo: de’ corsi affanni compenso avrai, la mia salute rifiorirà. Sospiro e luce tu mi sarai, tutto il futuro ne arriderà. (La traviata, atto III, Alfredo e Violetta) Attore, autore e regista, Marco Paolini è nato a Belluno nel 1956. Dagli anni Settanta al 1994 ha fatto parte di vari gruppi teatrali. È in uno di questi, il Teatro Settimo di Torino, che inizia a raccontare storie; nascono gli Album, i primi episodi di una lunga biografia collettiva che attraversa la storia italiana dagli anni Sessanta ai giorni nostri. Noto al grande pubblico per Il racconto del Vajont, si distingue quale autore e interprete di narrazioni di forte impatto civile (I-TIGI racconto per Ustica, Parlamento chimico, Il Sergente, Bhopal 2 dicembre ’84, U 238, Miserabili) e per la capacità di raccontare il cambiamento della società attraverso i dialetti e la poesia sviluppata con il ciclo dei Bestiari. Appassionato di mappe, di treni e di viaggio, traccia i suoi racconti con un’attenzione speciale al paesaggio, al suo mutarsi e alla storia (come nel Milione). Artigiano e manutentore del mestiere di raccontare storie, sa portare quest’arte antica al grande pubblico con memorabili dirette televisive (tra cui i recenti ITIS Galileo e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, seguiti da quasi due milioni di telespettatori su La7). Nel 1999 ha fondato Jolefilm, la società con cui produce tutti i suoi spettacoli e con cui sviluppa la passione per il cinema e il documentario. Attualmente è in tournée con ITIS Galileo e il suo ultimo spettacolo Ballata di uomini & cani, dedicato a Jack London. Mario Brunello è tra i violoncellisti più apprezzati al mondo. Dopo la vittoria nel 1986 del Concorso internazionale Čajkovskij di Mosca, primo artista italiano ad aggiudicarselo, la sua carriera è stata inarrestabile. Si è esibito in tutte le principali sale da concerto internazionali, ha suonato con le più prestigiose orchestre e ha collaborato con direttori quali Claudio Abbado, Valerij Gergiev, Antonio Pappano, Myung-Whun Chung, Daniele Gatti, Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Seiji Ozawa e Carlo Maria Giulini. È molto attivo in formazioni cameristiche ed ha collaborato con solisti quali Gidon Kremer, Martha Argerich, Frank Peter Zimmermann, Jurij Bašmet, Maurizio Pollini, Andrea Lucchesini, Valerij Afanas’ev e i Quartetti Borodin e Alban Berg. Nella sua vita artistica ha riservato ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d’arte diverse (letteratura, filosofia, scienza, teatro). Ha interagito con attori e musicisti di altra estrazione culturale quali Uri Caine, Paolo Fresu, Gianmaria Testa, Moni Ovadia e Vinicio Capossela e ha realizzato spettacoli teatrali con Marco Paolini e Maddalena Crippa. La sua discografia è molto ampia ed è di recente pubblicazione il suo ultimo cd per Emi con il Concerto di Dvořák con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano. Mario Brunello ha studiato con Adriano Vendramelli, perfezionandosi in seguito con Antonio Janigro. È direttore musicale del festival «Arte Sella - Arte e natura» e accademico di S. Cecilia. Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del Seicento appartenuto a Franco Rossi. Francesca Breschi, musicista di formazione classica, cantante, attrice, compositrice e didatta, è da sempre legata al teatro e a mondi paralleli come la video-arte, le arti plastiche, la poesia, la canzone d’autore, la musica elettronica, la musica medievale e antica. Collabora con numerosi artisti tra i quali spiccano Nicola Piovani, Elio De Capitani, Antoni Muntadas, Raúl Rodríguez e José Antonio Hergueta, Francesco De Gregori, Serena Nono, Giancarlo Cobelli, Roberto Roversi, Patrice Kerbrat, Giulio Bosetti, Hans Günther Heyme, Franz Marijnen, David Riondino, Emilio Isgrò, l’Ensemble Micrologus, Ensemble Lucidarium, Mario Brunello e Giovanni Sollima, Paolo Fresu e Marco Paolini. Dal 1990 fa parte del Quartetto Vocale di Giovanna Marini, della quale è anche assistente musicale e direttrice dei cori per le musiche di scena. César Brie nasce a Buenos Aires, arriva in Italia a 18 anni con il gruppo di teatro indipendente Comuna Baires di cui è cofondatore. Nel 1975 lascia la Comuna e crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nell’Odin Teatret, in Danimarca, nelle vesti di autore, regista e attore. Nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes, con cui ha creato spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo. Edita cinque numeri della rivista di studi teatrali e documentazione «El tonto del pueblo» (Lo scemo del villaggio) e, nel 2007 in Bolivia, scrive un romanzo autobiografico, La vocación. Nel 2008 realizza due documentari in Bolivia, Umiliati e offesi e Tahuamanu, dedicati a un pestaggio subito da campesinos e a un massacro nella giungla boliviana. Oggi Cesar Brie è in Italia come pedagogo e come autore/attore. Le sue ultime produzioni sono: Karamazov, Il vecchio principe (basato sul Piccolo principe e ambientato in un ospedale geriatrico), InDolore (sulla violenza domestica) e Viva l’Italia. Ellington e Amii Stewart a grandi jazzisti italiani come Paolo Fresu, Gianni Basso, Gianni Cazzola, Massimo Moriconi, Luciano Zadro, Gabriele Mirabassi, Fabrizio Bosso, dal grande Luciano Pavarotti a Vinicio Capossela, dal tenore italoportoghese Giovanni D’Amore a interpreti classici come Danilo Rossi e Mario Brunello, fino a lavorare con artisti teatrali come Marco Paolini. Dal 2001 stringe un felice sodalizio artistico con il grande musicista, produttore e arrangiatore Michele Centonze, collaborando alla composizione e realizzazione della musica per le cerimonie di apertura e chiusura delle XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 e attualmente per la musica delle XXII Olimpiadi invernali che si terranno a Soči, in Russia, nel 2014. Gerardo Guccini è docente di Storia del teatro e dello spettacolo al Dams di Bologna, nonché attento studioso e profondo conoscitore del teatro di narrazione e fondatore della rivista letteraria «Prove di drammaturgia». Ha collaborato, tra gli altri lavori, anche alla drammaturgia del Racconto del Vajont di Marco Paolini. Melomane, è il curatore delle voce dedicata a Giuseppe Verdi nell’Enciclopedia Einaudi. Stefano Nanni, pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra jazz, dal 1992 dirige la Moon Cin Jazz Orchestra, una big band di venti elementi, curandone anche gli arrangiamenti e le orchestrazioni. Ha collaborato con artisti di estrazione musicale tra le più diverse, dagli americani Steve Immagini di copertina: foto © Giulio Favotto Otium © Copyright, Fondazione Teatro Regio di Torino Prezzo: € 1