macchina in corrente continua magneti permanenti a Struttura base del motore dc Il classico motore in corrente continua ha una parte che gira detta appunto rotore o anche armatura e una parte che genera un campo magnetico fisso (nell'esempio i due magneti colorati) detta statore. Un interruttore rotante detto commutatore o collettore a spazzole inverte due volte ad ogni giro la direzione della corrente elettrica che percorre i due avvolgimenti generando un campo magnetico che entra ed esce dalle parti arrotondate dell'armatura. Nascono forze di attrazione e repulsione con i magneti permanenti fissi La velocità di rotazione dipende da: Tensione applicata. Corrente assorbita dal rotore. Carico applicato. La coppia generata è proporzionale alla corrente ed il controllo più semplice agisce sulla tensione d'alimentazione, mentre nei sistemi più complessi si usa un Controllo automatico in retroazione che legge le variabili per generare la tensione da applicare al motore. Il motore CC a magneti permanenti ha un comportamento reversibile: diventa un generatore di corrente continua se si collega un altro motore all'albero. Si può allora prelevare l'energia elettrica prodotta collegandosi alle spazzole, inoltre da questo si può intuire la sua capacità di agire anche da freno e/o usato per il recupero dell'energia nei mezzi ibridi o essere semplificato come un semplice freno: applicando tra le spazzole un resistore l'energia meccanica trasmessa all'albero si dissipa su questo resistore). Riassumendo si può affermare che il motore CC ha tutte le funzioni necessarie per un mezzo mobile: oltre alla funzione di motore può recuperare l'energia funzionando da dinamo quando serve l'azione frenante o agire semplicemente da freno. Il suo limite principale è nella necessità del commutatore a spazzole: Le spazzole sono in grafite, mentre nei piccoli servomotori e nei tipi utilizzati nei lettori CD/DVD o registratori a cassette sono in lega metallica bianca. La differenza è nella frequenza della loro sostituzione, infatti nelle macchine utensili come smerigliatrici o trapani, si utilizzano spazzole in grafite, perché è molto semplice e veloce sostituirle, le spazzole in metallo, sono usate su apparecchi dove risulta scomodo o non conveniente cambiarle, come nei motori d'avviamento dei mezzi di trasporto. Le spazzole pongono un limite alla massima velocità di rotazione: maggiore è la velocità e più forte è la pressione che bisogna esercitare su di esse per mantenere un buon contatto, comunque i motori universali usati negli aspirapolvere e negli elettroutensili portatili (trapani, mole, ect.) possono raggiungere i 3.500-4.500 giri al minuto. Tra spazzole e collettore, nei momenti di commutazione, si hanno transitori di apertura degli avvolgimenti induttivi e quindi scintillio, attenuabile con l'anticipazione della commutazione dei vari avvolgimenti rotorici (le spazzole devono essere ruotate assialmente in anticipo rispetto alla rotazione dell'indotto), soluzione applicabile per motori che devono ruotare sempre un una sola direzione. Queste scintille comportano disturbi elettrici sia irradiati nell'ambiente circostante che trasmessi al generatore di tensione (che alimenta il motore); questi disturbi, in determinati settori di impiego, possono causare problemi di compatibilità elettromagnetica; è possibile attenuarli tramite dei filtri. La presenza di avvolgimenti elettrici sul rotore ha anche due aspetti negativi: Se il motore è di grossa potenza si hanno dei problemi di smaltimento del calore (gli avvolgimenti si riscaldano per effetto Joule e il campo magnetico alternato nel nucleo del rotore genera altre perdite, causate da isteresi magnetica e correnti parassite nel nucleo stesso, e quindi altro calore. Gli avvolgimenti appesantiscono il rotore (aumenta il momento d'inerzia): se il motore deve rispondere con rapidità e precisione (come avviene nelle automazioni industriali e nella robotica) il controllo diventa più complesso; per piccole potenze (da 1 a 200W) e servocontrolli a volte si usano particolari tipi di motori con rotore con avvolgimenti a forma di bicchiere e privo del nucleo di ferro, detti "ironless": hanno bassa inerzia e rendimento elettrico più elevato dei loro corrispondenti con rotore avvolto su nucleo di ferro. Cenni Teoria Se un conduttore è portato in un campo magnetico una forza F è esercitata sullo stesso Dove l è la lunghezza del filo, ed I e B formano un prodotto vettoriale (cioè I e B devono essere sfasati di 90°). Da questa ne deriva che: F = l * I * B * sen(α) Dove α è l’angolo tra il vettore corrente ed il vettore del campo magnetico B. essendo un prodotto vettoriale la forza F risultante sarà sfasata di 90° rispetto al vettore corrente e 90° rispetto al vettore del campo magnetico B. In base a questa legge fisica possiamo gia delineare il ruolo dei magneti permanenti presenti nella cassa statorica. Essi non fanno altro che generare un campo magnetico lineare (come si vede nella figura 3). Dalla figura 3 si notano le linee di campo magnetico ortogonali all’asse di rotazione del motore. Ora se mettiamo delle spire sul rotore e le facciamo percorre da corrente, essendo il vettore corrente ed il vettore del campo magnetico ortogonali tra loro (solo quando la spira è orizzontale) su codesta spira viene applicata una forza, pari alla forza di Lorenz. Quando questa si trova nelle altre condizioni l’angolo α risulta inferiore a 90°. Ciò comporta una riduzione della forza applicata sulla spira e quindi sull’asse del rotore del motore. Le forze vanno una verso l’alto e una verso il basso e sono applicate sui lati lunghi della spira cioè quelli paralleli all’asse del motore. Invece nel secondo quadrante si nota la spira in rotazione ed in questo caso il vettore corrente ed il vettore del campo magnetico non sono ortogonali tra loro e quindi la coppia applicata sulla spira è inferiore a quella precedente. In particolare si evidenzia la fase in cui sulla spira non viene applicata alcuna forza perché questa è fuori dalle linee del campo magnetico. Con una spira quando questa arriva a posizionarsi come mostrato nella figura 5 terzo quadrante, il rotare non è capace più di ruotare. Per ovviare a questo problema, e quindi mantenere in motore in rotazione, bisogna utilizzare almeno due spire poste in maniera incrociata. Il problema che si ha, è che le due spire devono essere alimentate. Se mettessimo due fili collegati alle spire avvolte sul rotore dopo pochi giri questi si aggroviglierebbero tra loro. Per risolvere questo problema si utilizza un pezzo meccanico caratteristico solo del motore a corrente continua, il “collettore”. Il collettore è costituito da una serie di lamelle di rame poste vicine tra loro ed ognuna isolata elettricamente dalle altre, nella seguente figura si può notare un collettore di un motore a corrente continua: Forza controelettromotrice Quando il rotore inizia a ruotare ogni spira vede come se ci fosse un campo magnetico variabile, perché essa si sposta nello spazio dove sono presenti le linne di forza del campo magnetico. Un campo magnetico variabile genera all’interno di una spira una forza controelettromotrice, cioè una tensione che si oppone alla forza che la ha generata, questa tensione è descritta dalla legge di Lenz. Come detto la tensione generata si oppone alla tensione di alimentazione. Questa forza controelettromotrice (dora in avanti la indicheremo con E), essendo il modulo del campo magnetico costante, risulta linearmente dipendente alla velocità di rotazione del motore (velocità angolare ω): E = Ke * ω Ke costante elettrica della macchina che dipende dal numero di conduttori e dal tipo di avvolgimento. Modellazione matematica del motore a corrente continua Ad ogni lamella del collettore vi è collegata un capo di ogni spira, quindi se il motore ha due spire il collettore deve avere 4 lamelle. Sopra il collettore vi strisciano due spazzole le quali forniscono l’alimentazione elettrica necessaria alle spire per poter per mettere al rotore di ruotare. Le spire sono collegate su lamelle opposte tra loro, quindi per poter alimentare la spira completa le spazzole devono alimentare le lamelle giuste. Perciò anche le spazzole si trovano distanziate tra loro di 180° (opposte tra loro). I motori a corrente continua oggi presenti sul mercato presentano un numero di spire (o meglio un numero di avvolgimenti di spire) anche superiore a 20. . Il motore a corrente continua può essere visto come l’insieme di due parti fondamentali, una elettrica ed una meccanica. Entrambe fanno parte del rotore. Lo statore ha solo il compito di genera il campo magnetico per tale motivo non necessita alcuna modellazione. Ma sicuramente il campo magnetico B risulterà nelle equazioni descrittive del motore. La parte elettrica è caratterizzata dalla resistenza e dall’induttanza che caratterizzano le spire avvolte sul rotore: Come si può notare dalla figura, essendo la spira composta da rame questa avrà una resistenza caratteristica del filo, ed essendo il filo avvolto a spirale questo si comporta come un induttore e quindi la spira sarà caratterizzata anche da una induttanza caratteristica. Come detto la forzacontroelettromotrice E dipende dalla velocità di rotazione del motore, quindi all’avvio questa risulterà pari a 0 V. Considerando il circuito elettrico che caratterizza la spira si ha che l’equazione di tale circuito è la seguente: V a R a i a La Riassumendo il comportamento del motore dal punto di vista dinamico è dato dalle 4 equazioni di a eg dt Dove Va è la tensione di alimentazione e Ia è la corrente che circola nelle spire. Per quanto riguarda la legge di Lorenz vista in precedenza possiamo affermare che sia il campo magnetico che la lunghezza del filo sono costanti, quindi la Coppia Tm applicata sul rotore è la seguente: Tm kt I a Kt costante meccanica della macchina di a eg dt d B J tr dt V a (t ) V a (s ) V a R a i a La tm i a (t ) I a (s ) (t ) (s ) t m (t ) T m (s ) t m kt ia e g (t ) E g (s ) t r (t ) T r (s ) eg k e Ke=Kt=Km costante di macchina Trovare le soluzioni di un’equazione differenziale non è sempre facile. In alcuni casi si può utilizzare la “trasformata di Laplace”, ossia: un operatore che trasforma una funzione della variabile reale (y = f(x)) in una funzione della variabile complessa (y = F(s)). Praticamente questo operatore trasforma l’equazione differenziale in un’equazione algebrica facilmente risolvibile L: f(x) F(s) L’equazione che descrive la parte meccanica e quindi la parte rotorica è la seguente: tr: coppia resistente B: coefficiente di attrito J: inerzia Tm B J d tr dt ω : velocità angolare del motore Quando il rotore comincia a ruotare all’interno delle spire si genera una forza controelettromotrice che si oppone alla tensione di alimentazione applicata al motore. Questa forza controelettromotrice (espressa in volt) è generata dalla seguente equazione: E=K*ω Sostituendo le variabili in funzione di s nelle nostre equazioni abbiamo: V T a m R a g a s La I B s J T Tm kt I a E I ke a r E g Inserendo nello schema a blocchi la formula: Trovare le fdt Per ricavare lo schema a blocchi iniziamo a ricavare Ia da questa formula: V a R a I a s La I a E g V a E g I a R a s La Ia 1 Va E g R a s La E g ke Otteniamo lo schema a blocchi finale del Motore C.C. E ricordando che Tm kt I a Possiamo disegnare la prima parte dello schema: Se la coppia resistente e l’attrito sono trascurabili: k Ricordando che: Tm B s J Tr 1 T m T r B s J ( R sL) sJ N.B. Le soluzioni possono essere reali o complesse e coniugate: e ricavando da tale formula Ω abbiamo: 1 t ( ) G kt R sL sJ Gch 2 kt kv 1 GH s LJ sRJ kt k v 1 In questa formula compare Tm, che sottratta a Tr e moltiplicata per la f. di trasferimento dà la velocità Ω. Quindi aggiungendo lo schema a blocchi precedentemente illustrato a quello che si ricava da questa formula otteniamo Radici distinte trascuro attrito G(S ) 1 / Ke 1 / Ke 2 1 (1 s e ) s m s e m s m 1 NB la costante di tempo elettrica (te) e la costante di tempo elettromeccanica (tm) che valgono rispettivamente e = La / Ra m = Ra*J / KT*KE I poli possono essere reali o complessi e coniugati quella elettrica t e = La / Ra La costante di tempo elettrica è in genere molto più piccola di quella elettromeccanica ( il polo elettromeccanico è dominante) Trascurando nella somma la costante più piccola G (S ) 1/ Ke 1/ Ke 2 (1 s m )(1 s e ) ( s m e s ( m e ) 1 Si arriva alla seguente approssimazione della fdt del motore in cc Esercizio Trovare la fdt ANALISI A REGIME Con coppia resistente Tr 0 LA CARATTERISTICA DEL MOTORE C.C. Tm kt I a Ia Facendo trascorrere molto tempo, in modo tale che i sistemi in regimi transitori siano sicuramente esauriti, abbiamo: lim f(t) = lim s F(s) = F(s = 0) t s 0 Ponendo s = 0, lo schema a blocchi del motore a regime sarà il seguente: Va E g Ra Dalle relazioni a sinistra possiamo ricavare l’equazione della retta V k T m k t a R a E g k Tm k t V a k t k Ra Ra Da qui ricaviamo le intersezioni con gli assi Quando Ω = 0 =0 Quando Tm = 0 Tm kt Va Ra Va k 0 Riportando questi valori sul grafico otteniamo … La velocità Ω in questo caso sarà: kt Ra B kt V V k t k a R a B k t k a 1 Ra B Tm k t V a k t k Ra Ra T m kt Va kt k Ra Ra V Kv k t R V a a Variando la tensione Va si ottiene una famiglia di rette in cui cambia l’intercetta ma non il coefficiente angolare Tm kt Va kt k Ra Ra Effetto della reazione d’indotto