A.E.D Associazione Europea Disgrafie CORSO DI SPECIALIZZAZIONE 2011/2012 “IMPARO LA MIA SCRITTURA” Educazione e rieducazione del gesto grafico LA DISCALCULIA EVOLUTIVA:QUANDO I NUMERI FANNO I CAPRICCI Caterina Ricco INDICE CAPITOLO 1 : I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO 1.1 Definizione di disturbi specifici 1.2 La Dislessia 1.3 La Disgrafia 1.4 La disortografia 1.5 La discalculia CAPITOLO 2: APPROFONDIMENTI SULLA DISCALCULIA EVOLUTIVA 2.1 La classificazione e diagnosi della discalculia - diagnosi 2.2 Sul piano pratico:l’intervento del rieducatore - Schede di lavoro CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA CAPITOLO I I DISTURBI SPECIFICI DELL’ APPRENDIMENTO 1.1 Definizione dei disturbi specifici Secondo i criteri utilizzati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità,inseriti nella classificazione internazionale della sindrome e dei disturbi comportamentali1 “i disturbi evolutivi specifici della abilità scolastiche comprendono gruppi di condizioni morbose che si manifestano con specifiche e significative compromissioni dell’apprendimento delle abilità scolastiche. Queste compromissioni dell’apprendimento non sono il risultato diretto di altre patologie ( come il ritardo mentale,grossolani deficit neuropsicologici, gravi problemi visivi o uditivi non corretti, disturbi emotivi) sebbene essi possano manifestarsi contemporaneamente a tali ultime condizioni. L’eziologia dei disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche non è nota, ma si suppone che vi sia un intervento significativo di fattori biologici i quali interagiscono in modo significativo con fattori non biologici”. Definire i disturbi dell’apprendimento non è comunque cosa facile; nel corso del tempo sono state date innumerevoli definizioni del problema, ognuna diversa dall’altra a seconda dei parametri che venivano di volta in volta presi come riferimento. La difficoltà maggiore sta nel riconoscere i tratti comuni di questi bambini e soprattutto riuscire a distinguere la cause dagli effetti. Le innumerevoli definizioni possono essere suddivise a grandi linee in due orientamenti: quelli di tipo descrittivo, che mirano a individuare le caratteristiche comuni e distintive dei bambini affetti da 1 ICD-10, Decima revisione della classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali,Masson, Milano1992 questi disturbi, e quelli prettamente cognitivisti, i quali ricercano nel funzionamento mentale le cause delle difficoltà di apprendimento.Ad ogni modo, i punti salienti e sui quali esiste un sostanziale accordo da parte della comunità scientifica sono: L’utilizzo del termine “disturbo specifico dell’apprendimento” si riferisce a difficoltà di lettura (dislessia) di scrittura (disgrafia e disortografia) e di calcolo (discalculia); Spesso le difficoltà di lettura, scrittura e calcolo si presentano insieme; I fattori biologici hanno il loro peso nei disturbi dell’apprendimento; È necessario escludere dalla categoria tutti quei bambini le cui difficoltà scolastiche sono da ricondurre ad altri motivi come minorazioni cognitive o sensoriali, problematiche psicologiche e relazionali; L’importanza di distinguere tra disturbi dell’apprendimento e difficoltà scolastiche è evidente se si pensa che se è probabile che un bimbo con disturbi dell’apprendimento abbia problemi a scuola non è necessariamente vero il contrario. È importante distinguere inoltre fra disturbi dell’apprendimento e difficoltà ad essi correlate, che non rientrano in tale categoria. Spesso molte altre difficoltà accompagnano i disturbi dell’apprendimento quali sintomi minori e non sempre evidenziabili a scuola, come incertezze linguistiche, spaziali, temporali, motorie. A volte i bambini fanno fatica ad imparare a leggere l’orologio, o ad allacciarsi le scarpe, o possono non eccellere in quelli sport che richiedono un’elevata coordinazione. Possono avere difficoltà a ricordare parole che appartengono a certe categorie oppure in sequenza (i mesi dell’anno, o i nomi delle città, contare all’indietro) o nello stimare le distanze tra due luoghi. Nessuno di questi sintomi può essere, di per sé, interpretato come un disturbo dell’apprendimento, cosi come nessuna attività riabilitativa potrà focalizzarsi su questi aspetti secondari. Ci sono poi un’altra serie di problemi, legati al rapporto tra l’ambiente e i disturbi dell’apprendimento, come la scarsa autostima, la frustrazione e la rabbia accumulate che spesso sfociano in aggressività, il voler evitare le prove o le situazioni difficili. Tutti questi aspetti però non possono essere generalizzati, ogni bambino in questo caso costituisce una storia a sé, nel senso che la risposta che l’ambiente da a questi problemi non è certamente sempre la stessa ma è inquadrabile nella storia personale di ognuno. Non è dunque semplice orientarsi nel groviglio di definizioni e di problemi che sottostanno ai disturbi dell’apprendimento, anche se gli organismi scientifici, i ricercatori e i clinici sono concordi nel riconoscere quattro categorie al loro interno: la disgrafia, la disortografia, la dislessia e la discalculia. 1.2 La disgrafia “La disgrafia 2 è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici, essa riguarda quindi esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche,sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e autocorrezione”. Il bambino disgrafico incontra difficoltà relative ai seguenti ambiti: Posizione del corpo e impugnatura (gomito non poggiato,busto inclinato,disimpegno dell’altra mano che giocherella o è impegnata in altri compiti) Orientamento nello spazio grafico (margini,righe,distanze) Pressione sul foglio (eccesso o difetto del tono muscolare) Direzione del gesto grafico (inversione) Riproduzione di oggetti e copia (scarsa coordinazione oculo-manuale) Dimensione dei grafemi (scarso rispetto alle dimensioni) Unione dei grafemi (difficoltà a seguire con lo sguardo la propria scrittura) Ritmo grafico (velocità o lentezza eccesivi,disarmonia,frequenti interruzioni) Finalmente si sta andando oltre il pregiudizio che fino a poco tempo fa vedeva il bambino disgrafico semplicemente pigro e svogliato. La disgrafia comincia ad essere considerata per quella che è: una difficoltà specifica di apprendimento al pari della molto più famosa dislessia. Tra i due fenomeni non sempre c’è un legame anche se spesso, il bambino dislessico, trovando difficoltà a decodificare quei segni convenzionali che chiamiamo lettere,sarà maggiormente ansioso nel momento di provarle a tracciare lui stesso. È possibile intervenire sulla disgrafia anzi, è importante farlo nel più breve tempo possibile per evitare conseguenze scolastiche e sulla personalità . La rieducazione può cominciare solo dopo un colloquio con insegnanti e genitori e un esame della motricità generale. Il percorso di rieducazione, assolutamente personalizzato, deve considerare la scrittura non come semplice atto motorio, ma predisporre il bambino alla comunicazione e a vedere la scrittura come strumento di espressione della personalità. Vengono usati esercizi di rilassamento muscolare, tecniche pittoriche e scrittografiche, interventi sulla postura e lavoro sull’organizzazione spazio-temporale. 2 Pratelli M. Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie. Erickson ,Trento,2009. Ogni rieducazione si accompagna di un miglioramento generale: -meno ansietà; -migliore fiducia in sé; -aumento della concentrazione; -miglioramento del rendimento scolastico; La rieducazione può dirsi terminata quando il bambino ha acquisito il piacere di scrivere. Sulla disgrafia ci sono diverse teorie che scavano più a fondo circa il suo significato, e le posizioni in merito più importanti sono le seguenti: • secondo Julian de Ajuriaguerra alla base della disgrafia ci sarebbero difficoltà motorie o emotive, in base alla quali distinguere cinque sottotipi: molli, rigidi, maldestri, impulsivi, lentiprecisi; • Susan Borel Maisonny riconduce il disturbo disgrafico alla dispercezione della forma e della grandezza dei segni da riprodurre, scarso orientamento spaziale e un’incapacità delle operazioni concrete; Per l'autrice un indizio possibile di disgrafia futura è già presente verso i 4 anni, se il bambino a questa età non ha ancora raggiunto la lateralità completa e ha scarsa coordinazione oculo-motoria. • Robert Olivaux parte dalla specificazione delle tre funzioni della scrittura: espressione del pensiero, comunicazione del pensiero e rappresentazione dello scrivente. A seconda di quale funzione sia compromessa si parla rispettivamente di disgrafia strumentale (difficoltà del gesto grafico), relazionale (problemi nella relazione con l’ambiente) o sintomatica (espressione di sé compromessa). 1.3 La Dislessia La definzione adottata dall’Associazione Italiana Dislessia è la seguente : “ la dislessia è il disturbo specifico dell’apprendimento della lettura e della scrittura,per cui permane una difficoltà a rendere automatica la corrispondenza fra i segni grafici e i suoni(vocali e consonanti);pertanto la lettura risulta faticosa e rallentata. Allo stesso modo risultano rallentate molte altre attività che richiedono l’uso di questi processi mentali di codifica dell’informazione. Il bambino si stanca rapidamente,commette errori,rimane indietro,non impara”. Ritengo sia utile distinguere due tipi fondamentali di dislessia:quella acquisita e quella evolutiva Fa riferimento ai disturbi di lettura in seguito ad un danno celebrale in persone in cui le abilità di lettura,prima del danno subito,erano normali. Può essere riscontrata negli adulti e nei bambini. Fa riferimento al disturbo di lettura di persone che non hanno mai imparato a leggere rapidamente e correttamente. Si tratta di bambini o adulti solitamente vivaci,intelligenti e creativi. Le difficoltà di un bambino dislessico compaiono già nei primi anni di scuola e persistono nel tempo. Spesso il bambino finisce con l’avere anche problemi psicologici, ma questa è una conseguenza,non la causa della dislessia. Il bambino dislessico spesso compie errori nella lettura e nella scrittura, ad esempio l’inversione di lettere e di numeri( 18 con 81)e la sostituzione di lettere(m/n;v/f;b/d). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto,i giorni della settimana,i mesi dell’anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra,ieri/domani). In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie( per esempio allacciarsi le scarpe),nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione. I lavori scritti richiedono un forte dispendio di tempo ed energie e il bambino appare disorganizzato sia a casa che a scuola, a causa delle difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota di istruzioni impartite oralmente. 1.4 La disortografia La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici; essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti: Confusione tra fonemi simili: Il soggetto confonde cioè i suoni alfabetici che si assomigliano, ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R, ecc. Confusione tra grafemi simili: In questo caso il soggetto ha difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma, ad esempio: b e p; Omissioni: E’ frequente che il soggetto tralasci alcune parti della parola, ad esempio la doppia consonante (palla-pala); la vocale intermedia (fuoco-foco); la consonante intermedia (cartolina-catolina). Inversioni: Questo tipo di errore riguarda le inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parole, ad esempio: sefamoro anziché semaforo. La disortografia può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita, da un processo lento nella simbolizzazione grafica. La disortografia è, quindi, la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici. Per semplificare, dunque possiamo schematizzare i principali elementi di riconoscimento della disortografia: Principali elementi di riconoscimento: - Confusione tra fonemi simili - Difficoltà nel discriminare suoni alfabetici (F-V P-B S-Z C-G ...) - Confusione tra grafemi simili - Difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma ( b- p a-e m-n ...) - Omissioni - Mancanza di alcune parti della parola( la doppia consonante; la vocale intermedia; la consonante intermedia. - Inversioni - Difficoltà nel rispettare la sequenza dei suoni all’interno della parole (sefamoro anziché semaforo). Abilità di base particolarmente compromesse: - Difficoltà di linguaggio - Scarse capacità di percezione e discriminazione visiva e uditiva - Organizzazione e integrazione spazio-temporale non ancora acquisita - Processo lento nella simbolizzazione grafica. - Difficoltà metafonologiche - Dominanza laterale non adeguatamente acquisita 1.5 La Discalculia Con discalculia evolutiva si definiscono le difficoltà nei compiti numerici e aritmetici di base,come ad esempio leggere e scrivere correttamente i numeri o eseguire calcoli a mente con sufficiente rapidità e precisione. Il bambino con discalculia presenta due caratteristiche:da una parte una capacità di calcolo e ragionamento matematico al di sotto di quanto previsto in base alla sua intelligenza, alla sua età e al suo livello di istruzione e dall’altra questa sua difficoltà interferisce in modo significativo con gli apprendimenti e con la vita quotidiana. Molti bambini possono avere incertezze con i numeri e con l’aritmetica, ma per alcuni queste difficoltà presentano caratteristiche comuni che vanno sotto il nome di discalculia.Non è sufficiente dunque avere difficoltà in matematica per essere definiti discalculici, ma occorre che siano rispettati alcuni parametri,condivisi dalla comunità scientifica. Christine Temple3definisce la discalculia con queste parole: “Un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta in bambini di intelligenza normale,che non ha subito danni neurologici. Essa può presentarsi associata alla dislessia, ma è possibile che ne sia dissociata”. Fra i vari disturbi specifici di apprendimento purtroppo la discalculia non ha goduto di studi e approfondimenti sufficientemente ampi sia in chiave diagnostica che riabilitativa,mancano materiali e indicazioni circa il come, il quando e addirittura il se riabilitare il disturbo di calcolo. 3 La Discalculia evolutiva,dai modelli neuropsicologici alla riabilitazione,Ed.Franco Angeli 2003. Secondo quanto indicato nell’ ICD-10 e in accordo con il DSM-IV, le difficoltà aritmetiche presentano questi sintomi: Incapacità di comprendere i concetti di base di particolari operazioni; Mancanza di comprensione di termini o dei segni matematici; Mancato riconoscimento dei simboli numerici; Difficoltà ad allineare correttamente i numeri o ad inserire decimali o simboli durante i calcoli; Incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le “tabelline”della moltiplicazione; I casi di discalculia sono meno frequenti rispetto a disgrafici e dislessici, probabilmente perché la lettura dei numeri si basa su processi più semplici: ci sono un numero limitato di cifre e la loro combinazione è più facile. Nel caso delle quattro operazioni è necessario che il bambino abbia sviluppato la simbolizzazione e la capacità d’astrazione. Alcuni recenti studi hanno sottolineato che alla base di questo disturbo ci sarebbe una sorta di sbilanciamento cognitivo, per cui il bambino si trovava a livello operatorio concreto per alcune operazione e a quello operatorio formale per altre. CAPITOLO II APPROFONDIMENTI SULLA DISCALCULIA EVOLUTIVA 2.1 Classificazione e diagnosi della discalculia Il DSM-IV-TR e l’ICD-10 propongono i principali sintomi legato all’elaborazione del numero: - incapacità di comprendere i concetti di base di particolari operazioni; ‐ mancanza di comprensione dei termini o dei segni matematici; ‐ mancato riconoscimento dei simboli numerici; ‐ difficoltà ad attuare le manipolazioni aritmetiche standard; - difficoltà nel comprendere quali numeri sono pertinenti al problema aritmetico che si sta considerando; ‐ difficoltà ad allineare correttamente i numeri o a inserire decimali o simboli durante i calcoli; -scorretta organizzazione spaziale dei calcoli; ‐ incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le “tabelline” della moltiplicazione. Questa classificazione comprende varie forme di disturbo, tutte accomunate da deficit nelle abilità di elaborazione numerica e di calcolo, ma con differenze considerevoli per quanto riguarda la natura del deficit e le specifiche abilità compromesse: dalla comprensione dei simboli aritmetici, alla comprensione del valore quantitativo dei numeri; dalla scelta dei dati per la soluzione di un problema, all’allineamento in colonna; dalla semplice memorizzazione di combinazioni tra numeri (come nel caso delle tabelline), all’uso competente delle procedure di calcolo. La discalculia (acalculia nei casi di estrema gravità) è una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta in bambini di intelligenza normale, che non hanno subito danni neurologici. Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione,moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età cronologica, all’intelligenza generale e alla classe frequentata. Tra i DSA è l’ultimo a essere stato riconosciuto e studiato probabilmente perchè la matematica è una materia considerata universalmente “difficile”. A differenza di molte altre discipline, infatti, la matematica costringe l’alunno a riconoscere e a fronteggiarsi in modo quasi immediato con il proprio errore. Da ciò derivano due importanti implicazioni: una a livello emotivo, in termini di evitamento per non provare la frustrazione di sbagliare, e l’altra a livello strategico riferita all’incertezza della causa dell’errore ( ad es. se si tratta di un errore di calcolo o di procedura). Per capire di che cosa si tratta bisogna tenere presente che per affrontare adeguatamente un qualsiasi lavoro di matematica l’alunno deve possedere conoscenze e abilità che gli consentano di valutare le condizioni del compito, di comprendere il significato delle singole informazioni attraverso concetti matematici e di costruirsi una rappresentazione. Inoltre, accanto a queste attività di analisi, devono essere attivate scelte procedurali, azioni di monitoraggio e valutazione dei risultati parziali e finali delle attività compiute nelle quali vengono coinvolti diversi tipi di conoscenza che risultano in stretta relazione tra loro. La discalculia, infatti, interessa : · il riconoscimento e la denominazione dei simboli numerici, · la scrittura dei numeri, · l’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, · la numerazione in ordine crescente e decrescente, · la risoluzione di situazioni problematiche. Un bambino affetto da discalculia, infatti, pur essendo in grado di denominare le singole cifre, non differenzia tra 15 e 51 oppure tra 316 e 631. La sua difficoltà consiste nell’incapacità ad attribuire significato alla loro posizione all’interno dell’intero numero. Alla base ci possono essere difficoltà di orientamento spaziale e di organizzazione sequenziale che si evidenziano sia nella lettura che nella scrittura dei numeri (il numero 9 viene confuso con il 6; il numero 21 con il 12; il 3 viene scritto al contrario così come altri numeri…). Esistono anche coppie di numeri che hanno tra loro una lieve somiglianza, come ad esempio il numero 1 e il numero 7; il 3 e l’8; il 3 e il 5. Confondere queste cifre significa non attribuirle alla giusta quantità, per cui è facile che anche semplici esercizi vengano svolti in modo inesatto. La discalculia comporta difficoltà nella numerazione in senso regressivo: il bambino discalculico riesce a numerare in senso progressivo, cioè partendo da zero in poi (0-1-2-3-4…) ma non riesce a compiere l’operazione inversa (10-98…). Compromessa è anche la capacità di memorizzare la tavola pitagorica, e di conseguenza la capacità di eseguire correttamente moltiplicazioni e divisioni. I vari studi condotti hanno messo in evidenza come alla base della discalculia ci siano carenze relative alle abilità percettivo-motorie, ma non solo, le difficoltà logico matematiche risultano essere attribuibili anche a una insufficienza di esperienze concrete. È indiscussa, fin dalla primissima infanzia (scuola materna e primo ciclo di scuola elementare) l’importanza che rivestono la manipolazione di oggetti e il loro raggruppamento secondo criteri: si tratta di operazioni che consentono al bambino di conoscere il mondo e di costruire strutture sempre più complesse. L’uso dei simboli, la memorizzazione delle regole esecutive e delle cosiddette“tabelline” vengono dopo e devono essere conquiste graduali e non meccanismi superficiali che facilmente si dimenticano. In circa il 60% dei casi la discalculia è associata alla dislessia ma si presenta anche da sola e il suo riconoscimento è difficile nel primo ciclo delle scuole elementari. Le difficoltà emergono invece con più evidenza quando i bambini, in terza elementare, devono utilizzare in modo rapido ed efficiente i numeri per eseguire calcoli e risolvere i problemi. DIAGNOSI Per una corretta diagnosi della discalculia è necessario tenere in considerazione il fatto che essa viene spesso associata erroneamente alla dislessia, perché si manifesta come difficoltà a riconoscere il segno grafico anche numerico e quindi viene a galla la relativa difficoltà a collegare il numero alla quantità interessata. In questi casi, molto spesso, il riconoscimento delle quantità e quindi la capacità di riconoscere i numeri e di eseguire calcoli è intatto. La discalculia si presenta dunque come una difficoltà limitatamente all’ambito matematico; l’incidenza di tale disturbo è molto ristretta, anche se sembra che la matematica crei problemi a tantissimi bambini della scuola elementare. Una diagnosi precoce consente di mettere in pratica adeguate strategie di insegnamento che facilitino il superamento delle difficoltà che i bambini discalculici incontrano ogni giorno. Accade però che ci si accorge che un bambino è affetto da questo genere di disturbi soltanto al suo ingresso nella scuola primaria. Il problema infatti risale ad un periodo anteriore e potrebbe essere individuato attraverso segnali che non devono essere sottovalutati. Alcuni bambini presentano, infatti, problemi prevalentemente a carico dei processi di calcolo numerico, altri hanno difficoltà anche nella semplice manipolazione o nel riconoscimento dei simboli aritmetici, altri ancora padroneggiano le basi del calcolo ma hanno difficoltà ad eseguire calcoli a più cifre, o a risolvere problemi complessi. Spesso la discalculia evolutiva si manifesta solo con elevati livelli di lentezza nell’esecuzione di calcoli o di operazioni, il cui risultato è spesso corretto. In seconda elementare, sintomi precoci di un possibile disturbo discalculico sono la significativa difficoltà ad enumerare all’indietro da 20 a 0, difficoltà nella lettura e scrittura dei numeri ad una cifra, difficoltà ad eseguire l’addizione di numeri in coppia ( 2+2, 3+3,4+4, 5+5) ricorrendo al fatto aritmetico ( senza dover calcolare). Una volta rilevata l’anomalia è possibile approfondire la conoscenza dei processi che non funzionano come dovrebbero, per elaborare un piano di intervento. Bisogna, cioè, osservare il bambino durante l’esecuzione di vari tipi di compito (ad esempio, nelle attività di seriazione, di classificazione, di riordino delle sequenze secondo la successione temporale, di confronto tra quantità) e capire perché fallisce in quel compito. Bisogna, in altre parole, scomporre il compito in varie fasi ed individuare l’anello mancante della catena. Se il bambino non riesce ad eseguire un compito di classificazione, dobbiamo anzitutto verificare che non ci siano a monte problemi di attenzione. Una volta escluso questo, passiamo ad esaminare la sua capacità di discriminazione visiva, sottoponendogli stimoli sempre più ricchi di particolari e dalle differenze sempre meno marcate. Se anche la discriminazione visiva è a posto, dobbiamo verificare che il bambino sia in possesso delle abilità cognitive e linguistiche necessarie a comprendere la consegna e a ricordarsene. Se i “processi che non funzionano” riguardano soltanto l’esecuzione di compiti di natura logico-matematica, se vengono esclusi, cioè, carenze in processi più generali di attenzione, comprensione e memoria, ci troviamo di fronte ad un potenziale soggetto con discalculia evolutiva. Quanto più si riesce ad individuare eventuali difficoltà nelle diverse competenze coinvolte, tanto più si riesce a definire una diagnosi che non sia solo di classificazione, ma che offra anche un profilo funzionale capace di fornire indicazioni utili per il trattamento o per la gestione del disturbo,così da permettere una scelta mirata dell’intervento riabilitativo. 2.2 Sul piano pratico: l’intervento del rieducatore Trisciuzzi individua tre tipi di discalculia: a) una discalculia legata a disturbi dello schema motorio, in cui è compromessa la capacità di formarsi un’immagine mentale, che a sua volta sta alla base della formazione del concetto di quantità; b) una discalculia legata ad una difficoltà nel riconoscere i numeri, a leggerli secondo la posizione delle cifre, a eseguire operazioni in colonna, a memorizzare tabelline e così via. Questa forma sarebbe spesso associata a dislessia; c) una discalculia legata ad una carenza nella formazione dei concetti di tempo e di spazio e nell’attribuzione di un ordine cronologico alle operazioni e agli eventi. Ritengo che questa ulteriore differenzazione tra diversi tipi di discalculia sia importante perchè deve portarci a pensare che il nostro intervento come rieducatori non debba consistere soltanto nella proposta di operazioni logico-matematiche. Se il bambino, ad esempio, ha avuto difficoltà non nell’individuare, ma solo nel raggruppare gli elementi simili e nel collocarli dentro un’area delimitata da uno spago sul pavimento, non diremo semplicemente che quel bambino ha difficoltà nel classificare gli oggetti, ma che ha soprattutto dei problemi di orientamento spaziale. In questi casi è molto utile fare dei giochi motori che sviluppino le sue capacità di orientamento e favoriscano l’acquisizione di concetti spaziali di base: sopra/sotto, dentro/fuori, davanti/dietro. Qualche proposta di attività può essere: -Definire la posizione di oggetti presenti nell’ambiente. - Disporre una serie di oggetti rispettando le indicazioni spaziali fornite dall’adulto. -Disegnare oggetti rispettando le indicazioni verbali dell’adulto (disegna una palla a destra,disegna un bambino vicino alla palla,disegna una nuvola a destra/sinistra) -copiare una serie di segni rispettandone l’orientamento spaziale. Se la difficoltà principale consiste nel nominare gli oggetti possiamo proporre giochi linguistici, filastrocche con o senza accompagnamento musicale, tombole o altri giochi da tavolo in cui vengano coinvolte le abilità lessicali. La conoscenza dei fatti aritmetici è legata al concetto di tempo, al concetto di quantità e alle trasformazioni. Il concetto di tempo può essere sviluppato attraverso l’ascolto e l’invenzione di storie, il riordino di fotografie scattate durante un’attività svolta a scuola dal bambino stesso, la “lettura” di libri illustrati, l’ascolto di canzoni con un testo sufficientemente lungo. La manipolazione di oggetti e materiali diversi favorisce l’acquisizione dei concetti di quantità e di trasformazione. Come si vede non occorre per forza predisporre delle attività specifiche per l’intervento precoce sulla discalculia evolutiva nella scuola dell’infanzia. È auspicabile però condurre le attività didattiche con un “occhio di riguardo” per le abilità di cui abbiamo parlato poco sopra. È anche molto importante organizzare gli spazi della scuola in modo da favorire l’orientamento del bambino, fornire contenitori in plastica colorata di grandi e piccole dimensioni, scaffali e cassetti contrassegnati da simboli noti al bambino. L’attività del “mettere in ordine le costruzioni” non deve essere vista come sgradevole interruzione dei giochi, ma come una preziosa opportunità per mettere in gioco le proprie capacità di classificazione. Il bambino prova una grande soddisfazione nel mettere da solo, senza l’aiuto dell’adulto, ogni cosa al proprio posto; così come la prova nel distribuire oggetti, nell’accumularli, nel nominarli e perché no nel trasformarli in qualcos’altro. La rieducazione di un bambino discalculico può essere eseguita con l’ausilio di schede4 utilizzate anche per la rieducazione del bambino disgrafico, seguendo un itinerario relativo alla valutazione e allo sviluppo delle competenze di base( organizzazione spaziale,temporale;orientamento destrasinistra;memoria e attenzione).* Molto utile è l’utilizzo dei puzzle numerati, attraverso cui il bambino è chiamato a ricostruire un puzzle attaccando i pezzi secondo la sequenza numerica rappresentata accanto al disegno, e del gioco dell'oca. Data la fatica dei bambini discalculici a memorizzare le tabelline, una strategia d'aiuto può essere quella di associare alla sequenza una melodia, diversa per ogni tabellina. 4 M.Pratelli, Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie,Erickson,Trento,2009. Nel corso del trattamento si propongono esercizi tecnici anche sull’impugnatura e sulla postura,esercizi sul rilassamento e sulla respirazione controllata,forme prescritturali sulle quali ricreare una nuova e adeguata attività grafica. Più precisamente il lavoro da svolgere può basarsi sulle seguenti seguenti attività: 1. Educazione al gesto grafico: attraverso consegne di attività di prescrittura, disegno e pittura: postura, impugnatura della matita, movimento del braccio, avambraccio, polso e mano in attività di disegno su fogli macro utilizzando la tecnica dei tracciati scivolati. 2. Orientamento nello spazio grafico: sviluppando l’acquisizione della lateralità, della direzionalità di riferimenti topologici e l’organizzazione spaziale, concetto spazio-tempo nella successione di avvenimenti e nei numeri. 3. Percezione del sé corporeo: attraverso giochi allo specchio, osservazione e riproduzione mimica del viso-emozione che cambia ed esercizi specifici,il bambino esegue consegne verbali del tipo “tocca con la destra il tuo piede sinistro, batti un piede, salta, apri la bocca”; oppure imita le posizioni assunte dall’adulto, descrivendole verbalmente. Ci sono poi una serie di esercizi finalizzati alla presa di coscienza del proprio corpo del tipo: prono, rotolare il corpo su una palla, o spostare il corpo a destra e a sinistra facendo forza sulle braccia, procedere gattoni mantenendo una palla sotto di se, denominare le parti del corpo, completare immagini relative allo schema corporeo, 4. Ascolto del proprio corpo e del proprio respiro,rilassamento: per calmare, tranquillizzare e favorire una maggiore concentrazione e capacità di autocontrollo. Favorire il rilassamento è molto importante visto che: 5la discalculia, la disgrafia, e in genere i disturbi dell’apprendimento, sono spesso associati a un’alterazione del tono muscolare e a un’eccessiva tensione della muscolatura causata anche da ansia e da un senso di malessere nei confronti di compiti che il soggetto non si sente in grado di affrontare. Il rilassamento ha quindi un effetto positivo e benefico, in quanto favorisce stati d’animo postivi, e al tempo stesso, predispone a un miglioramento esecutivo. 5 M.Pratelli, Disgrafia e recupero della difficoltà grafo-motorie, Trento, Edizioni Erikson, 2009. È comunque necessario a questo proposito, proporre attività che preparino a una più compiuta coscienza del proprio corpo e alla capacità di percepire sensazioni ad esso relative.» A tal fine, l’adulto guiderà il bambino verso un rilassamento graduale del proprio corpo, aiutandolo a verbalizzare il benessere percepito, cosi come le varie sensazioni muscolari, le differenze percepite tra la contrazione muscolare e il successivo rilassamento. 5. Sviluppo della motricità fine: attraverso esercizi specifici e percorsi con l’uso delle mani, giochi con le dita e le braccia, in abbinamento a numeri in forma ritmica, disegno-ritaglio-incollo. 7. Sviluppo del coordinamento oculo-manuale: attraverso il completamento di percorsi tratteggiati, labirinti, figure geometriche, percorrere con una macchinina una pista disegnata sul pavimento, colpire con la palla dei birilli o un bersaglio nella parete, lanciare una palla verso l’alto e riprenderla con le mani o con una mano. Per la coordinazione occhio-piede: palleggiare con i piedi, camminare spostando con i piedi la palla, sollevare alternativamente i piedi da terra e poggiarli sulla palla, seguire delle consegne verbali percorrendo delle strisce tracciate sul pavimento. CONCLUSIONI A conclusione di questo lavoro, nel quale ho descritto i disturbi dell’apprendimento e le relative caratteristiche,con un occhio di riguardo alla discalculia, disturbo ancora poco conosciuto e poco approfondito data la penuria di strumenti valutativi e diagnostici, e alle diverse difficoltà che ho elencato all’interno del capitolo dedicato,non possiamo non continuare a riflettere su cosa possiamo fare noi rieducatori per aiutare realmente questi bambini che si trovano frenati e anche bloccati nella loro crescita scolastica ed emotiva a causa di queste difficoltà. Biancardi nel libro “Quando un bambino non sa leggere” *, evidenzia come in ogni intervento riabilitativo si possono individuare tre linee guida, da tenere sempre presenti, sulle quali basarsi per impostare un programma che il bambino deve seguire con la collaborazione della famiglia e della scuola. Questi sono: «1. Il benessere, la motivazione, la salute psicologica e la forza nel convivere e nell’affrontare una situazione difficile, come è quella di un distrubo dell’apprendimento. 2. i progressi nell’apprendimento, la possibilità di imparare, di coltivare i propri interessi culturali, di poter accedere all’informazione e alle materie di studio. 3. Il miglioramento della propria situazione di difficoltà concreta – nella lettura, nella scrittura, nel calcolo – per tentare di raggiungere il maggior livello di capacità e autonomia possibile.» È dall’equilibrio di questi tre aspetti, (motivazione, possibilità di apprendere e possibilità di migliorare), che scaturisce il modo migliore per affrontare un disturbo dell’apprendimento. È necessario tenere sempre ben presenti questi aspetti, considerando il bambino nella sua interezza, nella sua globalità; solo così potremo aiutarlo in modo reale e concreto. Può sembrare semplice e utile talvolta offrire “scorciatoie” cosidetti “strumenti compensativi”per alleviare le loro sofferenze consigliando l’uso del computer o della calcolatrice con la convinzione che tanto quel bambino non imparerà mai a scrivere manualmente senza difficoltà e neanche a far di conto attraverso operazioni semplici mentali,ma non è così, dobbiamo cercare di guardare il bambino “attraverso nuovi occhi”con uno sguardo diverso, senza etichette, ma come portatore di potenzialità nascoste che aspettano solo di essere riportate alla luce attraverso un’opera di fiducia e di empatia reciproca. Vorrei riportare parte del pensiero di Maria Montessori che spiegano perfettamente il ruolo e l’operato del rieducatore e di qualsiasi figura educativa: C’è un uomo nascosto, un bambino sconosciuto, un essere vivo sequestrato che bisogna liberare…”. … “Così, preparando l’ambiente aperto, l’ambiente adatto al momento vitale, deve venire spontanea la manifestazione psichica naturale e perciò la rivelazione del segreto del bambino. Senza questo principio è evidente che tutti gli sforzi della educazione possono inoltrarsi in un labirinto senza uscita…”. Principio, purtroppo, spesso trascurato nelle concezione della scuola di oggi. * A.Biancardi, G. Milano, Quando un bambino non sa leggere. Vincere la dislessia i disturbi dell’apprendimento, 2001, p. 23