Foglio di
informazione
professionale
N.60
21 dicembre 1998
IL MAL D’ORECCHIO
Il mal d’orecchio, o otalgia, è uno dei problemi che lascia meno spazio all’intervento del farmacista, perché la
sintomatologia riferita dal paziente è spesso imprecisa e fuorviante ed è quasi sempre necessario un controllo medico
per una diagnosi accurata. Fatta questa necessaria premessa, un approfondimento del tema è comunque importante per
capire le ragioni che stanno alla base di questa affermazione e individuare quale sia il ruolo, anche se limitato, del
farmacista.
Un’otalgia può avere cause diverse a seconda della parte colpita e dell’origine del problema.
Anatomicamente, l’orecchio si divide in tre parti: l’orecchio esterno è formato dal padiglione auricolare e dal condotto
uditivo, che termina con la membrana timpanica; questa struttura fa già parte dell’orecchio medio, assieme alla catena
di ossicini (martello, incudine e staffa) che servono per la trasmissione del suono. Collegato all’orecchio medio è anche
il condotto, detto tuba di Eustachio che canalizza l’aria dalla faringe per fare in modo che la pressione interna al
timpano sia uguale a quella esterna. L’orecchio interno è situato in una cavità dell’osso temporale ed è costituito dal
labirinto e dalla coclea, da cui partono il nervo acustico e vestibolare rispettivamente, per portare al cervello gli impulsi
che permettono la percezione dell’equilibrio e la sensazione uditiva propriamente detta. I disturbi che colpiscono
quest’ultima parte dell’orecchio (tinnito, vertigini, sordità) non si manifestano mai con una sintomatologia dolorosa. Il
dolore è invece un sintomo che accompagna quasi sempre le affezioni dell’orecchio esterno e medio. A volte viene
avvertito nella zona auricolare un dolore che ha la sua origine altrove, ad esempio nel naso, nei seni paranasali, nella
rinofaringe, nei denti, nelle gengive e nelle articolazioni temporo-mandibolari. Pur trattandosi di casi rari, vanno tenuti
presenti laddove sia ragionevolmente possibile escludere una causa localizzata all’orecchio, per sollecitare il paziente a
maggiori approfondimenti.
Un dolore all’orecchio è spesso il sintomo di un’otite: in base alla porzione dell’orecchio in cui si localizza il problema
si parlerà di otite esterna o di otite media. In genere è possibile, rivolgendo al paziente alcune semplici domande,
individuare se il problema è localizzato al condotto uditivo esterno o interessa l’orecchio medio, tenendo conto anche di
alcune caratteristiche peculiari che per semplicità vengono riportate nel prospetto.
Otite esterna
• Il dolore si accentua con la manipolazione del
lobo, tirando il padiglione auricolare o
esercitando una pressione sul trago (la
prominenza cartilaginea all’imbocco del
padiglione auricolare). Il dolore si acuisce anche
masticando o coricandosi
• Frequenza più elevata durante i mesi estivi
• Spesso il dolore è accompagnato da prurito e
irritazione
• La cute del condotto uditivo esterno appare
arrossata, tumefatta.
Otite media
• Assenza di dolore alla compressione del trago
• Frequenza più elevata durante i mesi invernali
• L’otite media è quasi sempre accompagnata da febbre
e malessere generale
• Nessuna lesione visibile
La presenza di secrezioni può essere comune sia all’otite esterna che a quella media (in caso di rottura della membrana
timpanica) così come lo è un temporaneo indebolimento dell’udito, nel primo caso per la presenza di secrezioni e per il
gonfiore del canale auricolare mentre nel secondo per una compromissione nella trasmissione dei suoni.
L’otite esterna può essere localizzata o diffusa. Nel primo caso, l’infezione di una ghiandola sebacea nel condotto
uditivo, generalmente dovuta a Stafilococco aureo, porta alla formazione di un foruncolo. Il più delle volte la causa è
imputabile a microtraumi prodotti dalla pulizia del condotto con i bastoncini per le orecchie. Il dolore può essere intenso
ma viene alleviato dalla somministrazione di analgesici OTC e dall’applicazione di calore secco. Gli antibiotici per uso
locale sono inefficaci. I foruncoli devono essere lasciati risolvere spontaneamente: la fuoriuscita di pus misto a sangue
fa scomparire anche il dolore. L’otite esterna diffusa è comune durante la stagione balneare tanto che spesso viene usato
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il termine di otite del nuotatore. Detriti e cerume tendono a trattenere l’acqua entrata nel condotto: in presenza di
umidità e di calore, la macerazione della cute del canale auricolare favorisce l’invasione di batteri patogeni (Escherichia
coli, Pseudomonas aeruginosa, Proteus vulgaris). Il condotto si infiamma producendo abbondanti secrezioni
accompagnate da pus. Queste ultime devono essere delicatamente rimosse prima di applicare farmaci topici. Soluzioni
otologiche contenenti polimixina B e neomicina (Otosporin e Anauran) sono efficaci ma, spesso, la tumefazione ne
impedisce la penetrazione all’interno del condotto. Per questo alcune preparazioni (soggette però a prescrizione medica)
associano un corticosteroide che, riducendo l’infiammazione e il gonfiore, ne migliora la penetrazione. In attesa che
l’infezione si risolva, può essere utile il ricorso ad analgesici orali. Alcune persone vanno particolarmente soggette
all’otite esterna: in questi casi è importante la prevenzione consigliando l’uso di tappi per le orecchie durante i bagni in
piscina e al mare e mettendo in guardia sull’uso di possibili sostanze irritanti come spray, profumi e lacche per capelli.
L’otite media acuta è un’infezione batterica o virale, generalmente secondaria ad infezioni acute delle vie respiratorie
superiori e questo spiega la sua maggiore frequenza nei mesi invernali. I microorganismi (H. influenzae, B. catarrhalis,
Streptococco ß-emolitico) migrano dal rinofaringe all’orecchio medio attraverso la mucosa della tuba di Eustachio. E’ la
causa più frequente di otalgia nei bambini, spesso accompagnata da malessere generale e febbre. Ne vanno più soggetti
i bambini non allattati al seno e quelli che frequentano comunità infantili. Nei bambini il mal d’orecchio richiede
sempre un controllo medico per instaurare un adeguato trattamento laddove necessario e scongiurare la possibilità di
complicazioni (es. mastoidite, danni permanenti all’udito). Per alleviare il dolore nell’attesa si può consigliare la
somministrazione di paracetamolo. Le gocce a base di anestetici hanno una efficacia modesta e non offrono alcun
vantaggio rispetto agli analgesici orali e inoltre non vanno utilizzate in caso di sospetta perforazione spontanea (nel 1020% dei pazienti) della membrana timpanica che si evidenzia con otorrea ematico-purulenta. Nel caso di una persona
adulta con dolore di modesta entità, se dopo 48 ore di trattamento analgesico il dolore non scompare si impone una
visita medica. Se il mal d’orecchi si accompagna ad altri sintomi tipici del raffreddore quali naso chiuso e difficoltà di
respirazione può essere utile consigliare delle irrigazioni nasali con soluzione fisiologica (per i bambini) o gocce
vasocostrittrici (2-3 giorni) che, favorendo la respirazione dal naso, decongestionano l’imbocco del canale auricolare e
possono contribuire a ridurre il dolore.
Non sempre l’otalgia è sintomo di otite. Potrebbe infatti essere dovuta ad una variazione della pressione atmosferica
come quella che si manifesta, ad esempio, durante le fasi di atterraggio di un aereo o nel caso di una immersione
subacquea. Si parla in questi casi di barotrauma. In presenza di disfunzioni delle tube di Eustachio, come ad esempio
può accadere in corso di infezioni acute delle vie respiratorie superiori, la pressione esterna risulta maggiore di quella
dell’orecchio medio e questo squilibrio può provocare la retrazione della membrana timpanica con trasudazione dai
piccoli vasi della mucosa dell’orecchio medio e formazione di un versamento. Sbalzi di pressione molto forti possono
provocare emorragie nell’orecchio medio e rotture della membrana timpanica. La tradizionale manovra di Valsalva
(espirazione forzata a bocca chiusa e naso tappato), effettuata al momento, è in genere efficace. In caso di congestione
delle vie respiratorie superiori può essere utile l’applicazione di un vasocostrittore nasale 30 minuti prima
dell’atterraggio. Il dolore e la sordità di norma scompaiono spontaneamente in un paio di giorni. Se perdurano occorre
consultare il medico.
Il cerume, accumulandosi nel canale auricolare, può dar luogo alla formazione di un tappo che in generale provoca solo
un po' di fastidio e diminuzione dell’udito per occlusione del condotto. In alcune persone la pressione esercitata sulla
membrana timpanica da questo accumulo indurito può causare dolore. Le gocce per sciogliere il cerume non sempre
sono efficaci, contengono sostanze potenzialmente irritanti, manifestano il loro effetto dopo parecchi giorni e sono
controindicate in caso di perforazione del timpano potendo causare infezioni all’orecchio medio (chiedere al paziente se
di recente ha avuto infezioni all’orecchio o fuoriuscita di secrezioni e se ha mai avuto perforazioni al timpano). I coni di
cera, accompagnati da adeguate istruzioni per un uso corretto, sono una possibile alternativa probabilmente più efficace
e sicura, prima del ricorso al medico per il lavaggio auricolare.
Bibliografia
Acomb C. Ear problem. Pharm J 1991; 247: 215 - Edwards C et al. Ear Disorders. Pharm J 1993; 251:593 - Hudson S.
et al. Sinusitis and otitis media. Pharm J 1998; 260: 868 - Ear Disorders. Handbook of Pharmacy Health Care, pag.450.
A cura della Dott.ssa Zanfi D., Farmacie Comunali Riunite, Reggio Emilia.
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