Jubilmusic 2005

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simpatia, entusiasmo e forza
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Manuela
Intervista a Mons. Alberto Maria Careggio
Vescovo Diocesi di Ventimiglia-Sanremo
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hi ha partecipato a qualcuno degli
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2005 lo ricorderà così. Stupore e speranza, le sensazioni che si portano dentro.
I giovani: quelli che riempiono tristemente
le cronache dei nostri quotidiani
per bravate senza senso,
coinvolti e ammaliati da una
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gua e incalzante, divertiti e pensosi,
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“messaggi”.
Questo il risultato di una macchina organizzativa complessa, ormai collaudata e dalla
sinergie delle forze operanti sul territorio.
Che il messaggio sia arrivato lo si intuisce
dalle loro espressioni stringate, a misura di
sms: “Jubilmusic voleva far capire a tutti noi
bambini che nel mondo bisogna portare
luce, cioè pace”.
Un team di animazione eccezionale ha
dato il via alla mattinata: dal Mago J che
ha catturato l’attenzione con le sue comiche
invenzioni al disegnatore Andrea che dava
vita con la sua penna a magiche creazioni
estemporanee. E poi musica, musica e ancora musica. Il presentatore Marco Federici ha
impresso il ritmo giusto ad una conduzione
impegnativa per protagonisti e pubblico.
Tra giochi e canzoni, testimonianze toccanti,
come quella di Don Fatmir, sacerdote albanese, e testimoni di eccezione come Stefano
Tacconi mito del calcio italiano, voce autorevole del rapporto tra sport e solidarietà .
Mons. Sigalini , nuovo Vescovo di Palestrina
con un passato da protagonista nella Pastorale giovanile, che ha incantato i giovani
con “profondità e leggerezza, precisione e
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acuta osservatrice del mondo giovanile,
ha portato la sua testimonianza da un osservatorio privilegiato, quello di chi, fedele a
don Bosco, custodisce in cuore la ”passione
educativa”.
Il clou della tre giorni è stato lo spettacolo
del sabato sera , rassegna di talenti internazionali, voci soliste e gruppi, di altissimo
livello.
Uno sguardo al cartellone è più eloquente
di qualsiasi presentazione.
Un teatro Ariston gremito all’inverosimile di
un pubblico entusiasta è la degna cornice
di uno spettacolo indimenticabile.
Il Vescovo, Mons. Alberto Careggio, nell’Omelia della Messa conclusiva, con una
in do vi na ta metafora musicale, sin te tiz za
messaggio e obiettivi della manifestazione.
Riprendendo lo slogan di Jubilmusic “Note
di luce per un cammino”, il vescovo ha delineato un programma di vita.
DO come domande. Dobbiamo farci le
domande che contano. Che senso ha la
mia vita? Chi sono?Donde vengo e dove
vado?
RE come responsabilità, libertà , dono e
impegno.
MI come mistero. Quale abisso è l’uomo! Solo Cristo svela pienamente l’uomo
all’uomo.
FA come fare, impegnarsi, vivere.
SOL come solitudine, silenzio… necessari per disintossicarsi in una società
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- Cosa pensa di Jubilmusic?
- Non posso che pensarne bene, interessantissima,
affascinante, proposte molto interessanti! Direi che,
anno dopo anno, sta acquistando non soltanto d’intensità, d’impegno e di numero, ma anche qualità
di proposta e anche qualità di veicolo, perché lo stile
di quest’anno, in particolar modo, mi è piaciuto e
quindi non posso che augurare a questa manifestazione lunga vita. Il tema di quest’anno è “Note
di luce per un cammino” e io mi auguro veramente che questi ragazzi riescano a fare un gran
cammino attraverso questa proposta che fanno con tanta passione.
- Non so se ha notato, nel confronto con l’America, la Francia etc. come gli artisti sono molto più
spontanei nel cantare di Dio, cioè c’è meno scollamento tra il cantare e l’amare Dio, ne fanno
una cosa sola, invece per gli italiani, nonostante il progetto, si nota una certa distanza tra le due
cose.
- La noto anch’io, la vedo in maniera molto evidente ed è certamente l’espressione di una cultura
e di un approccio alla vita di fede, perché nei paesi anglosassoni la libertà stessa ha favorito la
libera espressione delle proprie idee, delle proprie convinzioni e della propria pratica religiosa,
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per i mie passi è la tua Parola.
SI alla vita e no alla morte.
“Io sono frammento di uno specchio che non
conosco nella sua interezza. Con quello che
ho, però, posso trasmettere luce, comprensione, conoscenza, bontà e cambiare qualche cosa in qualcuno”. In questo sta il senso
della vita. Jubilmusic 2005. Un bilancio?
Lo affidiamo, ancora una volta alle parole
dei protagonisti
Valentina, 2ª liceo: “Jubilmusic mi è piaciuto
molto perché ti fanno capire cose importanti
in modo divertente.Ti fanno riflettere molto
sulla vita e su quello che accade nel mondo. Per me è stata la prima volta; spero di
tornarci un altro anno”.
Davide, 1ª media: “Mi ha fatto impressione
il modo in cui l’hanno fatto capire, cioè
attraverso la musica”.
Sofia, 1ª media: “Secondo me lo spettacolo
ci ha insegnato che dobbiamo stare uniti,
perché uniti possiamo riuscire a scacciare
il male dai nostri cuori,invece divisi non
possiamo farlo”.
Alessandro, 1ª media: “Per me è sta una
esperienza fantastica. Mi ha insegnato che
nel cuore di ognuno di noi c’è una luce”.
Lucrezia, 1ª media: “Jubilmusic è stato molto riflessivo perché ci siamo divertiti tanto,
ma abbiamo anche parlato molto di Gesù
e della guerra, ma anche della fame nel
mondo”.
Brenda, 1ª media: “È una manifestazione
che , se venisse tolta, i bambini che verranno
non saranno fortunati come noi oggi, perché
noi oggi abbiamo riflettuto sul fatto di essere
fortunati”.
Susy, 1ª media: “Il Meeting dei ragazzi il 17
novembre ha toccato quota 2000”.
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anche dallo stesso confronto con religioni diverse. In Italia, invece, c’è sempre stato e c’è ancora
una traccia di pudore, di intimismo religioso per cui si ha questo cosiddetto rispetto umano di
esternare quello che si crede ed in qualche modo quello che si vive.
Però trovo che, piano piano, questa capacità di dire, di esprimersi, come avevo sottolineato
prima, sta migliorando. Quindi c’è da augurarsi che il modello anglosassone, almeno per questo
aspetto, riesca a sfondare
La realizzazione di Jubilmusic è certamente una grande impresa!
Io desidero ringraziare tutti i collaboratori, in modo particolare quelli della diocesi, ma anche quelli
che vengono dal Centro Pastorale di Roma, della CEI. C’è stata una collaborazione molto attiva
e impegnata. Non posso che ringraziare anche i vari sponsor perché effettivamente se questa
proposta non viene sostenuta, con le nostre povere forze non riusciremo a realizzarla.
Abbiamo visto il tutto esaurito all’Ariston quest’anno!
Sì, appunto, però se si vede il costo del biglietto certo non si riescono a coprire le spese. Dobbiamo
dire grazie veramente a chi crede in questa forma di proposta e ci sostiene in mille modi. Un
ringraziamento anche alla RAI, perché trasmetterà la serata di “Jubilmusic Internationale Festival
of Christian Music”, svolta sul palco dell’Ariston, dando grande diffusione all’avvenimento.
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ato nel 1989, il gruppo musicale “Unoband” è formato da giovani
e famiglie della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, ed è coordinato e
diretto dal M° Roberto Grassano.
Nato come attività di “Gioventù Nuova”, diramazione del Movimento
dei Focolari fondato da Chiara Lubich, ne ha fatto propri gli ideali, in
particolare l’ideale dell’unità, cui lo stesso nome si ispira.
Apprezzato per la sua qualità ed il suo impatto comunicativo, il gruppo
musicale Unoband è stato protagonista in diversi grandi eventi, tra cui
l’incontro nazionale delle famiglie con il Santo Padre, in Piazza San Pietro, davanti a oltre 50.000 persone provenienti da tutta Italia e il Raduno
Regionale di Genova (2002), tenuto in occasione del collegamento in
diretta con Toronto per la XVII Giornata Mondiale della Gioventù, l’incontro mondiale del Santo Padre con i giovani.
Come gruppo musicale più rappresentativo del territorio sanremese e per
la sua consolidata qualità artistica, che gli permette di confrontarsi con
artisti provenienti da tutto il mondo, “Unoband” è stato protagonista di
tutte le edizioni di “Jubilmusic International Festival of Christian Music”,
presso il Teatro Ariston di Sanremo.
I componenti di “Unoband” hanno scelto di conser vare il carattere amatoriale: infatti il ricavato dei loro spettacoli è devoluto a varie iniziative
di beneficenza sia a livello locale che internazionale.
- Che edizione è questa per voi di Jubilmusic?
- Abbiamo saltato soltanto la prima, quindi per noi è la sesta edizione.
- C’è qualche novità quest’anno? Mi sembra di ricordare che l’anno
scorso avevate dei progetti, forse un Musical?
- Ma poi quest’anno abbiamo cambiato idea e ci siamo decisi di dedicarlo allo studio. Abbiamo preso una maestra di canto americana e
ci ha aiutati nella impostazione della voce e ci sono stati dei miglioramenti. Lei ci ha insegnato il gospel, tecnica che noi non conoscevamo,
tra l’altro molto difficile.
- Il messaggio della vostra canzone?
- Prende spunto dalle parole di Gesù che dice “Chi non si fa bambino
non entrerà nel regno dei cieli”. Vedere il mondo con gli occhi dei
bambini semplifica molto le cose, ma soprattutto il bambino è capace
di vedere l’amore dietro i rapporti e dietro la natura, il creato.
- Progetti di quest’anno?
- Quest’anno continueremo a studiare con un maestro anche per il
gruppo musicale. A anche se siamo a livello amatoriale, cerchiamo
di migliorare tutto quello che possiamo. Noi cerchiamo di fare tutto
questo per motivi di beneficenza. Nessuno di noi guadagna nulla da
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tutto questo, diamo tutto in beneficenza.
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rancesco Sportelli è un giovane cantautore nato dall’esperienza Hope,
l’iniziativa del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della C.E.I.
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per i giovani creativi in campo musicale. Laureato in ingegneria, Francenue
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dedica alla musica le sue migliori energie della sua vita; egli ha scelto
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di cantare per tutti, con un linguaggio accessibile ai giovani. con Hope
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Music Group è stato protagonista di grandi eventi della Chiesa Italiana
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degli ultimi anni, come, ad esempio, la Grande Veglia di Tor Vergata
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durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, l’evento “Far
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miglie in Festa”, il “Pope Day”, in Polonia. Fruendo dell’importante
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con l’ottimo gruppo “Cometha”, è stato solista del live
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group di”Family”, durante il Congresso Eucaristico Nazionale di Bari e
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dell’evento “Italyani”, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia.
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- Cosa ne pensi di questa edizione di Jubilmusic? Differenze in meglio in peggio…
- Tutti gli altri anni a partire dal 2000 ho partecipando al concorso per i giovani di
Jubilmusic. Quest’anno però sono qui in una veste completamente diversa, con un
pezzo di apertura live con il gruppo “I Cometha” con il quale collaboro, ed
animatore del Meeting dei ragazzi. Apriremo la serata finale di Jubilmusic con
un inno famoso, quello di Colonia. A livello personale questa manifestazione
è quella che mi ha coinvolto di più. Se ci soffermiamo sugli artisti presenti in
questa manifestazione ci rendiamo conto che è sicuramente la manifestazione
migliore.
- E tu cosa ti aspetti da questa edizione di Jubilmusic?
- Io sono qui in veste di professionista della musica. Nella vita sono ingegnere, c’è un
dualismo che mi accompagna dai tempi dell’università e che mi ha salvato diverse
volte perché queste due attività sono venute l’una in soccorso dell’altra: la musica per
non farmi scoppiare all’università e quest’ultima per non farmi fissare esageratamente
sulla musica. Poi mi sono chiesto quale delle due strade seguire ed al momento non
ho ancora scelto, nel senso che continuo a fare tutte e due le cose, sono quindi regolarmente iscritto all’albo degli ingegneri, così come sono sotto contratto nel campo
della musica, con produttori tra l’altro anche di questo evento.
- La tua musica ha un messaggio particolare oppure è un semplice piacere personale?
- Io canto soprattutto cover, tranne questa mattina che ho presentato un pezzo mio,
però se parliamo della musica mia non mi arrogo nessun diritto di cambiare il mondo,
però raccontare me stesso attraverso quello che ho vissuto questo sì, facendo magari
in modo che la gente vi si possa riconoscere. Questo modo di approcciare la vita,
che forse non è il migliore, però è il mio. Quindi se c’è qualcuno che trarrà qualcosa
di buono da questo io posso solo esserne contento.
- Quale è il tuo trascorso spirituale, chi è per te Dio?
- Io ho una grande fede, tutto quello che ho fatto e che farò nella mia vita mi sono
sempre affidato a Dio, ma non in maniera metafisica, mi sono sempre affidato alle
persone vicine perché in ognuna di questa vedevo Dio che agiva. Quindi la mia vita
è sempre stata filtrata dalla fede e io tendo a cantare quello che vivo e non a vivere
quello che canto. Parto dalla mia vita, dalle mie realtà, dal mio talento per usare un
termine in senso biblico, per esporre quella che è la mia vita
- Parlami dei contenuti della tua musica?
- La mia è una musica laica, sia musicalmente che testualmente, io non faccio “Christian
music”, però a livello testuale ha un peso nel senso che racconta valori presenti nella
quotidianità, però non tiro sempre in ballo Gesù. Il tema religioso lo tratto in modo
subliminale, cioè filtro, tramite la mia fede, la mia vita, quindi non è “Christian music”
ma è musica “umana”,vissuta da me, cioè da un cristiano.
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Saluto del Dott. Claudio Borea
Sindaco del Comune di Sanremo
II binomio Sanremo-Città della musica si rafforza ogni anno grazie alle manifestazioni
che della musica interpretano le diverse anime coinvolgendo la città, i suoi abitanti e gli
ospiti in un giocoso e allegro carosello, ricco di opportunità di svago e di aggregazione.
AI tempo stesso occorre pure offrire ai giovani prospettive concrete, valori forti perché
attraverso il divertimento si possa intraprendere insieme una strada dì partecipazione
alla vita sociale della nostra città e di rilancio delle molte potenzialità che essa offre
in ambito turistico e culturale.
Jubilmusic, il festival di Christian Music organizzato dalla Diocesi di Ventimiglia-Sanremo
con il patrocinio della Conferenza Episcopale Italiana, è anche questo: incontro di
culture, crescita, conoscenza. Un grande abbraccio con cui Sanremo e i suoi cittadini
accolgono i giovani di tutto il mondo perché cresca nei loro cuori il fiore della tolleranza
e della solidarietà.
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iada Nobile sul palco del Teatro Ariston ha eseguito la canzone “Never terrorism, never war”.
Si tratta di una canzone ispirata alla preghiera per la pace composta da Giovanni Paolo II.
Giada una giovane cantante protagonista di numerosi eventi, ha cantato durante l’Angelus
papale in Piazza San Pietro, alla festa della Croce Rossa Italiana, nella Basilica di San Pietro alla
Festa della Madonna di Lourdes, a “Italyani Köln”, durante la recente XX GMG. Giada Nobile
è stata anche la Madre Teresa dell’omonima musical teatrale. Dopo l’uscita del suo primo album
partirà per una tournée già programmata in diversi Paesi del Mondo. Per la prima volta a Jubilmusic,
Giada Nobile ha colpito con il calore della sua voce e la straordinaria capacità interpretativa.
- Cosa ti aspetti da questa manifestazione?
- Di sicuro mi aspetto un riscontro da parte del pubblico, come le altre 15 volte che ho cantato
questo pezzo, anche davanti al Papa, al Cinquantenario di Ruini, alla festa nazionale della
Croce Rossa Italiana, a Lourdes, a Colonia. Mi aspetto quello ho già riscontrato in passato.
- Ho letto che hai cominciato a cantare musica cristiana quasi per gioco è vero?
- Non proprio, ho cominciato a cantare musica cristiana per lavoro...
- Ed invece ora?
- È cominciato tutto con l’interpretazione del ruolo di Madre Teresa di Calcutta a teatro. Ho accettato
per lavoro e mi sono trovata così ad interpretare un ruolo importante. Il pubblico ha vissuto in
modo particolare la mia interpretazione. Mi hanno considerato quasi la reincarnazione di Madre
Teresa. Addirittura non c’erano più ragazzi sulla sedia a rotelle al termine dello spettacolo, perché
tutti venivano da me per farsi toccare e guarire. Queste sono le cose che ti cambiano la vita e
ti portano a farti delle domande. E così ti chiedi: «Perché proprio io? Che strada devo fare da
adesso in poi?» Allora ho deciso di non programmare più niente perché mi sono detta che tutto
sarebbe venuto da sé, infatti dopo quello spettacolo la Chiesa mi ha nominata testimone anche
in tutto il mondo, infatti io canto questa canzone “Never terrorism, never war”. È tradotta in 16
lingue e in tutto il mondo cerco di portare questo messaggio.
- È vero che hai un progetto molto importante, qual è?
- Esce il DVD con tutti i video che ho elencato prima e poi esce il mio primo disco, scritto da me,
infatti io sono cantautrice e si intitola “Solo per amore”. Questo è l’unico disco al mondo che
contiene le vere voci di Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Ci sono volute tre
anni di autorizzazioni!
- Quindi Jubilmusic sarà un’opportunità importante come le altre che hai vissuto finora ?
- Sì, è quasi un traguardo, infatti da qui poi arriverò a Natale in Vaticano.
- Quale è il tuo rapporto con Dio?
- Ti premetto che sono stata scelta per questo ruolo. Ho raccontato senza vergogna davanti a
10.000 pellegrini, che sono nata da una famiglia atea e la prima comunione l’ho fatta a Pasqua
di quest’anno perché l’ho desiderato. Io mi vergognavo a dirlo quando mi hanno scelto per
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il ruolo di madre Teresa di Calcutta, ma l’ho dovuto dire per correttezza: sono cresciuta
senza insegnamento religioso, addirittura a scuola non partecipavo all’ora di religione.
- Come ti sei convertita?
- Ci credi che mi sono trovata Madre Teresa di Calcutta davanti più di qualche volta? Quando
salgo su un palco, se devo interpretare qualche cosa di più impegnativo o dare un messaggio
importante, avverto la sua mano in testa. Io sento che se dovessi cambiare strada questa luce
non mi seguirebbe più. E sono convinta che è proprio questo quello che devo fare. Ed il bello è
che non mi sento più sola.
- Hai fatto un’esperienza veramente fuori del comune!
- Io non mi sento proprio una cantante e basta, io mi sento una persona che vive la canzone,
sento di averla proprio dentro. Quello che dico è veramente quello che penso. Quando facevo
il musical di Madre Teresa mi sono immersa nel personaggio leggendo e vedendo video. Madre
Teresa è morta prima che diventassi grande. Ho cercato di trovare qualche cosa di positivo in
me che potesse assomigliare a lei. Ho cercato di essere Giada come è nata, e cioè una persona buona, senza blocchi mentali, una persona pura. E ancora oggi mi percepisco in questo
modo. Il Papa, dopo avermi sentita cantare, mi ha scritto una lettera dicendomi che non si era
mai tanto emozionato sentendo cantare una sua preghiera. Penso quindi di aver fatto un buon
lavoro dentro di me.
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Italia
Saluto di Monsignor A.M. Careggio
Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo
Straordinario, come sempre, anche quest’anno Jubilmusic aspetta tutti i giovani che vogliono
“guardare in alto”. Sì, perché il motivo conduttore di questa kermesse, edizione 2005, è proprio
questo: “Note di luce per un cammino”. Sulla scia dei motivi musicali - che non mancheranno di
piacere - sei dunque chiamato anche tu perché il tuo sorriso, dall’incontro, possa essere più radioso; perché il tuo cuore, dall’amicizia condivisa, possa cogliere la vita a piene mani; perché i tuoi
occhi, che godono nel vedere il sole, possano fissarsi su Colui che è Via, Verità e Vita. «Chi segue
me - ebbe un giorno a dire questo Grande della terra - non cammina nelle tenebre». Se non sai chi
disse questo, vieni anche tu a Jubilmusic 2005 e, se lo vorrai, lo potrai incontrare. Ti aspetto. 
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Prese
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aola Saluzzi ha presentato il “Festival Internazionale di Christian
Music”, trasmesso da Rai Uno la vigilia di Natale. Paola Saluzzi,
giornalista professionista e conduttrice TV, nasce a Roma il 21
maggio ‘64. Esordisce in TV nell’87 nella redazione di “Viaggio intorno
all’uomo” di Sergio Zavoli su Rai Uno. Passa poi alla redazione sportiva
di Telemontecarlo, rete sulla quale conduce per tre anni i telegiornali
sportivi. Nel ‘92 è l’inviata speciale per le prestigiose Olimpiadi di
Barcellona. Nel ‘95 passa a Mediaset, su ReteQuattro. Conduce un
programma sul “Giro d’Italia” e collabora con A. Cecchi Paone nella trasmissione “Giorno per giorno”. Pochi anni più tardi torna in Rai: affianca
L. Giurato a “Unomattina”. Durante la sua conduzione la trasmissione
cresce passando da due a quattro ore di diretta e Paola Saluzzi sarà
l’unica conduttrice nella storia del programma ad averlo firmato anche
come autrice. Nell’estate ‘99 conduce la 70ª edizione del “Premio Letterario Viareggio”. Il 2 giugno ‘01, commemorazione della nascita della
Repubblica, ha condotto la manifestazione “Premio Italiani nel mondo”,
voluta dal ministro M. Tremaglia. Nel ‘02 e ’03 conduce “I fatti vostri” di
M. Guardì per Rai Due. Nel ‘04 torna all’ambiente sportivo conducendo
“La grande giostra dei goal”, per Rai International, trasmissione in cui
ogni settimana ospita un italiano che racconta la propria esperienza di
vita all’estero. Nel ‘05 è stata presentatrice del grande evento “Italyani
Köln”, cui hanno partecipato oltre 60.000 giovani italiani e di origine
italiana, giunti a Colonia per incontrare il Papa durante la XX GMG.
- È la prima volta che vieni qui a Jubilmusic?
- Si è la prima volta e sono molto contenta perché è un evento molto
importante. Del resto, anche in passato, mi ero già avvicinata a questo
tipo di eventi, per esempio, quest’estate con Marco Federici ho presentato “Italyani”, una grande festa allo Stadio di Colonia. C’erano molti
artisti che sono qui questa sera, ed è molto bella l’internazionalità.
- Noto una certa diversità tra i cantanti italiani e quelli americani o
francesi, questi ultimi sembrano più avanti in questo tipo di evento?
- Sì è proprio così, perché noi pur essendo la nazione che accoglie il
Papa, che è Vescovo di Roma ma è Papa di tutto il mondo, (per questo
uso la parola “accoglie”) abbiamo la tendenza a parlare poco di tutto
ciò che riguarda il credere in Dio e avere un valore religioso. Secondo
me è un’ipocrisia al contrario, un “non valore” quindi più si riesce a
comunicare la fede attraverso la musica e più è bello.
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- Tu credi in Dio?
- La mia fede me l’ha regalata mia madre, nel senso che lei pur lottando
come una leonessa, si è sempre affidata alla provvidenza e questo
me lo ha passato e mi rendo conto che, andando avanti negli anni,
sto cominciando ad assomigliarle. Sono contenta di stare qui perché apprezzo che si riscoprano le radici cristiane del nostro Paese.
Ciò non vuol dire annullare le altre religioni. Alcuni pensano che fare
questo sia uno smacco per le religioni altrui, invece io credo che un
Paese tollerante come l’Italia, dove le moschee sorgono, dove l’ora
di religione viene vista come forma di dialogo, debba dare alla sua
religione molto più valore. Io sono esterrefatta che abbiano fatto togliere
i crocifissi nelle scuole perché è un’idea insana per il credo religioso
del paese. Io non so se l’equivalente potrebbe accadere in un altro
Paese Se un ragazzo musulmano studia in una scuola italiana la cosa
più bella sarebbe farlo studiare la nostra religione e capire da lui quale
sia la sua e solo così le religioni vivranno e si rispetteranno fra loro.
- Pensi che questa manifestazione avrà un futuro?
- Io spero che farà furore, perché se scopriamo che parlare di Dio non
fa venire le bolle io spero che questa iniziativa cresca sempre di più.
Io sono contenta di essere qui, perché ho già fatto un Capodanno
del Millennio in Piazza San Pietro, poi quest’anno a Colonia dove
è stato un passaggio epocale adesso, qui a San Remo.Credo di
essere una persona privilegiata nell’essere qui proprio ora che in
televisione ci sono tante cose brutte, e se stare qui lo chiamano “settore di nicchia” ben venga, sarò felice di vivere nella nicchia.
- Progetti per il futuro?
- Sì, ho in progetto di lavorare con SAT 2000 per la CEI, e farò una
trasmissione in prima serata ogni lunedì, da gennaio a giugno, per
incontrare 24 grandi nomi del mondo della cultura, dello spettacolo,
dell’arte del giornalismo, persone un po’ anziani di età, ma che hanno
fatto grandi cose nel nostro paese, quindi penso sia un dovere farli
diventare una sorta di enciclopedia parlante per farli raccontare. Io mi
sono tirata fuori dalla televisione perché mi hanno offerto di fare la
concorrente in un “reality show” ed una televisione seria non può
spostare, proditoriamente, un professionista a fare certe cose, con
tutto il rispetto per chi accetta. Di base bisogna avere il coraggio
di dire no quando ti vogliono svalutare.
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Capo Verde - Fr
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LEADER
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el 1991 nasce uno dei più importanti gruppi cristiani del settore:
i Leader Vocal. I due fratelli Furtade, originari dell’isola Santiago
di Capo Verde, prendendo ispirazione (ma solo musicale!) dagli
hip-hopper americani che parlano di pistole e violenza, creano una
musica nuova e giovanile, ma con dei testi incentrati sulla fede e sulla
denuncia dei mali provocati dall’egoismo nel mondo.
Nel giro di poco tempo raggiungono i primi posti in moltissimi concorsi
ed iniziano tournées internazionali, grazie alle loro particolari melodie
Reggae-Rap, che risentono di influenze soul e cubane.
I testi, mai banali, partono dalla passione per Cristo e cercano la
chiarezza verbale di chi ha fatto una scelta di fede radicale e di chi
si schiera, di conseguenza, contro la violenza, la droga e di tutto quel
che allontana i giovani dalla vera felicità.
I Leader Vocal utilizzano lo stesso genere musicale normalmente usato per veicolare messaggi diseducativi, dando forza alle parole del
messaggio del Vangelo, divenendo credibili interlocutori delle giovani
generazioni.
I Leader Vocal sono stati ospiti sia del Meeting dei Ragazzi di venerdì mattina, sia del Festival Internazionale di sabato sera al Teatro
Ariston.
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Questa è la prima volta che siete qui in Jubilmusic?
Sì.
Cosa vi aspettate da questo festival di musica cristiana?
È un occasione per dare una nuova opportunità alla musica cristiana
e farla conoscere nel mondo.
- Quindi ritieni che questo festival sia un’opportunità per voi?
- Sì, questa è una grossa opportunità per noi.
- Che tipo di musica cantate e suonate?
- Hip hop.
- Diteci qualcosa sul vostro background musicale... Che cosa avete
studiato?
- Il gruppo esiste da 15 anni e, ad un certo punto, Dio ci ha dato
l’opportunità di cantare insieme.
- Quale è il messaggio della vostra musica?
- Il nostro messaggio è incontrare Dio.
- Il titolo della canzone che cantata questa sera all’Ariston qual è?
- “Hey bo moss”
- Che cosa vuol dire?
- Vuol dire “Ehi, ragazzi!”: è una sorta di incitamento all’interazione.
- Potete raccontarci qualcosa della vostra esperienza spirituale?
- Nel 1993 Dio ci è venuto a trovare dove eravamo e ci ha esortati a
seguirlo.
- In quale speciale occasione questo è accaduto?
- In un periodo della nostra vita... in cui eravamo proprio perduti.
- Progetti per il futuro?
- In questo week-end andremo in Svizzera. Poi abbiamo due differenti
progetti di “gospel” e di “soul” e, in questo momento, i ragazzi stanno
scrivendo un libro di testimonianza.
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Saluto di Igor Varnero
Assessore della Promozione Turistica del Comune di San Remo
Appuntamento consolidato nel programma delle manifestazioni della città di Sanremo, Jubilmusic è ormai da sei anni il punto di riferimento
per quegli artisti che attraverso la musica e lo spettacolo cercano di comunicare ai giovani valori importanti con spontaneità ed entusiasmo.
Jubilmusic rappresenta un momento originale di aggregazione giovanile capace di richiamare spettatori da tutta Italia, desiderosi di affermare la condivisione di ideali di amicizia, collaborazione, comunicazione profondamente radicati nella cultura cristiana ma punto di
riferimento per lo sviluppo di una società multietnica come la nostra.
Un benvenuto a tutti coloro che interverranno alla manifestazione portando a Sanremo la loro gioia di vivere e la loro creatività nella
speranza che tutto questo venga ricambiato da un’esperienza positiva e ricca di emozioni.
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J7
S
U.S.A.
- Cosa ti aspetti da questo Festival?
- Beh, in questo posto c’è così tanta energia,
talento, ispirazione... vedo così tanta gente
contenta... che non può essere che un posto
meraviglioso per presentare canzoni con un
messaggio particolare.
- Dimmi qualche cosa circa il tuo background
musicale, cosa hai studiato cosa canti, qual è il
tuo tipo di musica…
- Ho studiato musica al college fino alla nona
classe. Quando andavo in chiesa ho capito che
la musica è un mezzo molto efficace per comunicare. Penso quindi che per la mia Chiesa, ma
anche per le altre Chiese, la musica è un modo
per fare apostolato ed attirare le persone. Anche
registrare musica è anche un modo diffondere i
propri messaggi.
- E qual è il tuo messaggio per i giovani?
- Il mio messaggio principalmente è quello di
portare la fede anche fuori dalle chiese. Vivere
secondo la fede ogni cosa, in ogni momento e
in ogni luogo per aiutare le persone e non farle
sentire mai sole.
- Per voi in America fare apostolato con la musica
è un fatto molto naturale?
- Sì. È così.
- Puoi dirci qualche cosa sui progetti per il futuro
- Questa è la prima volta che sei a Jubilmusic? - Sto registrando un nuovo CD: sono canzoni per
- Sì, è la prima volta ed è stato un inizio vera- la Chiesa, per aiutare ad avere un buon rapporto
mente eccitante!
con Dio.
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Intervista a Suor Manuela Robazza
Responsabile Nazionale di Pastorale giovanile
Torinese, nata nel 1963, Suor Manuela Robazza,
salesiana da 20 anni, laureata in lettere, ha insegnato in un liceo di Torino. Nel 1995 ha lavorato
a Milano per la rivista Primavera, occupandosi
soprattutto di musica. Nel 2002 si trasferisce a
Roma come responsabile nazionale di pastorale
giovanile, vicepresidente nazionale delle polisportive giovanili salesiane, e del Forum degli
oratori Italiani. Ripete che la sua vita è accompagnata da due frasi di Don Bosco: “Ragazzi siete
tutti ladri, mi avete rubato il cuore” e “Uno solo è
il mio desiderio: quello di vedervi felici nel tempo
e nell’eternità”, frasi dalle quali traspare la sua
volontà di “essere un grazie vivente a Dio e a
Maria”. È stata preziosa testimone al Meeting.
- È la prima volta che si trova a Jubilmusic?
- Sì, è la prima volta che partecipo, ma ho
sempre seguito e desiderato venirci perché le
eco erano veramente grandiose. In realtà già
nel ‘99 ho vissuto una piccola parte di questa
esperienza.
- Nota una certa differenza con il primo anno?
- Sicuramente, sembra di venire in una grande manifestazione ben organizzata e accogliente.
- Cosa ne pensa di questa manifestazione?
- Credo che sia un’idea giusta perché ragioniamo
intorno alla musica che è quanto di più amano i
giovani, che per essa si incontrano, e attraverso
la quale scoprono valori. Credo sia una delle
cose più belle che si possano realizzare, nella
Chiesa e anche nella società.
J8
- La musica è strumento idoneo alla pastorale?
- Assolutamente sì, credo sia intelligente e strategico passare attraverso la musica per arrivare al
cuore dei giovani. Penso che Don Bosco questa
iniziativa l’avrebbe apprezzata e sposata sicuramente molto molto.
- Ed allora lei che ne pensa degli indirizzi della
Chiesa circa i canti gregoriani nella Messa?
Nota distanza con gli indirizzi portati avanti in
questa manifestazione?
- Penso che la musica se fatta bene, anche quella
sacra, è bella, quindi anche i giovani sanno
apprezzarla. L’importante è non sbrodolare le
cose. Se le cose sono pensate, curate, motivate,
sono belle tutte, per cui credo che la musica sacra, gregoriana, fatta bene abbia il suo valore.
Quando invece si canta male, sguaiato, non si
curano le cose, non si riflette sulle parole, anche
un canto moderno diventa orribile. Per cui se la
musica è eseguita bene e con cura, credo piaccia
qualunque sia.
- Vuole dire qualcosa in particolare?
- Auguro a tutti i giovani di imparare ad apprezzare la bellezza. Venendo in macchina vedevo
tante belle cose, il mare, e mi dicevo: «Certe
volte i giovani hanno una bellezza grandissima
e rischiano di cancellarla, schiacciarla, non
valorizzarla in tanti modi come con la velocità
esagerata o il trucco esagerato». Vorrei che tutti
apprezzassimo la bellezza per valorizzarla nel
modo corretto.
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ell’ambito del suo respiro internazionale e nell’alveo dell’orientamento al dialogo interconfessionale ed interreligioso promosso da Papa Benedetto XVI, Jubilmusic compie di nuovo il significativo gesto di invitare un artista di religione musulmana, che ha fatto della sua musica uno
strumento per il dialogo, il rispetto e non per la divisione.
Abou Fall è un apprezzatissimo polistrumentista senegalese ed ha iniziato a cantare con la nonna Rokhaya Sy. Praticamente da sempre, egli porta
avanti un doppio lavoro: la ricerca nel campo della tradizione orale tipicamente africana e la creazione di nuove performaces artistiche attorno
alla recitazione.
Abou Fall, che ha compiuto studi di cinema, è in grado di affascinare sia che racconti con la sola voce, sia che si accompagni con strumenti ad
aria, a corda o percussioni, sia che si trovi da solo o in compagnia di altri musicisti.
Egli tiene numerose lezioni sull’arte del racconto
ed ha creato una scuola residenziale per artisti in Senegal chiamata “Arte e sviluppo”;
egli è, soprattutto, il direttore artistico
del “Festival Internazionale del Racconto” che si tiene nel febbraio di ogni anno a DakarSenegal. Un personaggio a
tutto tondo, dunque, che unisce sapientemente tradizione, nuove conoscenze e capacità di
trasmissione delle
medesime, specialmente ai giovani.
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teve Angrisano è conosciuto come uno dei
più efficaci comunicatori per giovani negli
USA; è un artista cristiano molto noto, definito dalla rivista “YOU” Il Re dei raduni della
gioventù cattolica. Steve, cantante, compositore
ed oratore, ha condiviso il suo messaggio di
speranza con centinaia di migliaia di giovani
negli ultimi 10 anni. Si è esibito nei maggiori
eventi nazionali ed internazionali, comprese
tre GMG e diverse Conferenze Nazionali dei
Giovani Cattolici oltre a numerose esibizioni in
parrocchie, scuole, campi ed eventi diocesani.
Ha lavorato a lungo come insegnante di musica
e istruttore di responsabili di pastorale giovanile
presso la “Franciscan University’s High School
Age Youth”. Steve compone canzoni pop-rock
di grande spessore teologico. Gli elementi che
più contraddistinguono la sua musica sono la
semplicità e la sincerità che trasmette a chi lo incontra, cui ama ripetere che solo attraverso Gesù
abbiamo il potere di portare avanti l’opera di
Dio. Ama incontrare la gente attraverso concerti
nei quali si accompagna solo con pianoforte o
chitarra, così da abbattere gli ostacoli fra artista
e pubblico, a favore della trasmissione del Messaggio. Oggi risiede a Denver, Colorado, con la
moglie Jenni e la famiglia. Opera anche presso la
sua parrocchia, Santa Francesca Cabrini, come
animatore di gruppi giovanili.
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È la prima volta che vieni a Jubilmusic?
È la seconda volta.
Cosa ne pensi di questa manifestazione?
È molto bella!
Puoi dirci qualche cosa sulla tua musica?
È una musica tradizionale africana dell’ovest: Senegal, Guinea, Mali,
Gambia, ma contemporanea
Il messaggio di questa musica
Pace e amore
Ho sentito che tu usi degli strumenti a fiato?
Sì, uso delle percussioni, poi il flauto africano, la chitarra africana,
percussioni ad aria
Cosa vuoi dire con questi tamburi?
Il messaggio è la nascita, la maternità l’amore, il lavoro...
Qualche tuo progetto per il futuro?
Spero di venire in Italia sia per cantare che per ballare, insomma per
comunicare
- Il tuo rapporto con Dio?
- Dio è bello, l’uomo non può vivere senza Dio, l’uomo ha bisogno di
Dio perché Dio è per tutti. Dio è vibrazione. Prendere la direzione di
Dio aiuta a combattere la guerra, la fame, la malattia.
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J9
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IVANA SPA
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spite speciale di Jubilmusic 2005 è stata Ivana Spagna che, con la sua presenza,
lo ha arricchisto di una collaborazione primaria.
Recentemente è stata anche chiamata a cantare la versione italiana dell’inno della
Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, grazie al suo desiderio di condividere
con i giovani i grandi valori che danno senso all’esistenza e che hanno nel cristianesimo
il loro fondamento.
La sua carriera è lunga e coronata di grandi soddisfazioni: col primo singolo del 1996,
“Easy Lady”, scala le classifiche di tutta Europa vendendo circa tre milioni di copie. Nello
stesso anno arrivano anche i primi riconoscimenti: “Telegatto d’argento” a “Vota la Voce”
come rivelazione dell’anno e “Disco Verde” al “Festivalbar” come miglior giovane.
Riesce a raggiungere il primo posto nelle classifiche europee (è la prima volta per un
artista italiano) davanti ad artisti come Madonna e Michael Jackson con “Call me”, che
entra anche nella TOP 75 inglese restandoci per 12 settimane, raggiungendo la seconda
posizione. Anche in questo caso è la prima volta per un cantante italiano.
I molti successi proseguono negli anni, in Europa e negli Usa, che la vedono protagonista
in splendidi camei artistici come “Circle of Life” scritta da Elton John e colonna sonora del
film di animazione “II re leone”, della Walt Disney, oppure “ll bello della vita”, brano che
viene scelto dalla FIFA per rappresentare l’Italia ai mondiali di calcio di Francia ’98.
Con Sanremo, Ivana Spagna ha un rapporto speciale, avendo partecipato a ben quattro
edizioni del Festival della Canzone: nel 1995 con “Gente come noi”, nel 1996 con “E
io penso a te”, nel 1998 con “E che mai sarà” e nel 2000 con la canzone “Con il tuo
nome”. Vincerà negli anni anche quattro “Telegatti” come migliore interprete femminile,
la manifestazione “Sanremo Top” e il “Disco per l’estate 2001”. Nell’estate del 2003
Ivana viene inoltre insignita del Premio Letterario Internazionale “Ostia Mare” nella sezione
Letteratura per l’infanzia, come scrittrice per il libro “Briciola - storia di un abbandono”.
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Ita
J10
- Sei a questo Festival di Musica Cristiana: come sei giunta qui? ti piace? che ne pensi?
- Sono giunta qui perché mi hanno invitata. La cosa che mi piace è che vuol dire che le
mie canzoni portano dei messaggi che sono positivi, sani ed è quello che io sento. In
questo periodo sono “controcorrente”. È sempre più facile incanalarsi e lasciarsi trasportare... ed invece a me capita di cantare una canzone dal titolo “Chi dice no”, in cui,.
appunto, dico no a tante cose che non vanno bene: alla superficialità, alla violenza,
a tutte queste cose che purtroppo vediamo tutti i giorni. Mi hanno detto che sono stata
chiamata proprio per i contenuti delle mie canzoni per cui è la cosa più bella che mi
potevano dire.
- Certo perché questo è un festival di musica cristiana e punta parecchio sul messaggio.
Il tuo personale messaggio per i giovani qual è?
- Ce ne sarebbe da dire comunque, innanzitutto, di essere coerenti con se stessi, di non
scendere a compromessi, di tener presente che le cose sono solo illusioni, quindi non
lasciarsi prendere da droghe o cose varie, perché lo dico sinceramente creano dei
paradisi che sono inutili illusioni. Piuttosto, quando c’è una sofferenza è meglio farsi un
bel pianto, magari urlare, ma andare per la propria strada. Dobbiamo imparare ad
avere molta pazienza, soprattutto molta pazienza con gli altri. E poi rispettare gli altri,
perché rispettando gli altri rispettiamo anche noistessi, visto che facciamo parte tutti
dello stesso mondo.
- E la tua esperienza spirituale, il tuo rapporto con Dio, com’è?
- È stato a volte combattuto, per esempio quando ho perso le persone più care e, non
mi vergogno a dirlo, sono andata proprio in crisi. Però dopo non riesco a farne a
meno... Ritengo che pensare che siamo soli e non esiste nessuno al di sopra di noi,
non mi sembra giusto oltre che terribile. E mi sembra anche che siamo dei presuntuosi.
Io sento che c’è qualcosa, a volte l’ho persino quasi provato. Sento che c’è e mi trovo
a pregare. Non so se è un segno di debolezza, ma io nella preghiera trovo conforto
e sento che c’è qualcuno che mi ascolta
- Progetti per il futuro?
- Adesso c’è la promozione di un nuovo singolo che si intitola “Day by day” ed esce da
lunedì e sarà sulle emittenti che trasmettono Video. Poi ci sarà qualche trasmissione per
promuovere questo album, che ha soloquattro mesi, per cui per me è ancora nuovo.
Poi ho già cominciato a scrivere altre canzoni, perché tra un anno, o non so quando,
ne farò un altro, spero!
- Ma sono canzoni di musica cristiana o altro?
- No, no questa è musica mia, che non sapevo nemmeno che avrebbe fatto parte di
un Festival come questo! Io vivo sempre secondo un comandamento che dice: “Non
fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso”. Secondo me, questo sarebbe
sufficiente per mettersi in pace con il mondo intero. Non è facile, perché mi rendo conto
che a volte anch’io ferisco delle persone senza volerlo, però se ci penso, cerco sempre
di stare attenta e magari non parlo per rispetto per tutto che ci circonda. Questa per
me è la cosa più importante.
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NATHAM PRIME - uk
lle migliaia di fedeli ascoltatori della musica
gospel britannica, Nathan Prime non è certo uno sconosciuto; egli è infatti un veterano
della scena, avendo cominciato a cantare in
pubblico all’età di otto anni. Durante la sua adolescenza, ha girato la Gran Bretagna, cantando
in numerose formazioni; ha contribuito da protagonista ad esportare la musica gospel britannica
negli Stati Uniti, facendo anche un’apparizione
nel popolare programma televisivo di Bobby
Jones “Gospel Explosion”, che vanta diversi milioni di ascoltatori. Nel 1994 Nathan realizza
il suo singolo di debutto “I Can’t Hide” (“Non
posso nascondermi”) e, l’anno seguente viene
insignito del premio per la migliore voce gospel
maschile nella competizione britannica “London
Gospel Music Award”” trasmessa da “Carlton
TV”. Nathan ha cantato in numerosi album, sia
di musica secolare che gospel, lavorando intensamente in diversi Paesi d’Europa, toccando
anche l’Italia e comparendo sulle TV dei rispettivi
Paesi. Nathan è un compositore di valore: nel
2005 è stato uno degli autori dell’album “Heart
Vol.1”, con la canzone “Knowing You” inserita
poi anche in album prodotti negli Stati Uniti, in
Germania ed in Canada. Per la prima volta a
Jubilmusic, Nathan Prime ha cantato insieme al
più quotato gruppo gospel italiano, gli “Annodomini Gospel Choir”.
- Puoi dirci qualche cosa sul tipo di musica che
canti?
- Si è un misto di “acustic” e “rock”...
- Che studi musicali hai fatto?
- Sono cresciuto in Chiesa. Mi sono unito alla
mia prima band quando avevo otto anni.
Quando sono cresciuto ho cominciato a
scrivere canzoni per Gesù.
- Cosa significa gospel?
- Gospel vuol dire “Buone notizie”, questo è ciò
che voglio trasmettere.
- Quale è il messaggio delle tue canzoni? Quale
buona notizia in particolare?
- È un messaggio di aiuto. Il mio scopo è quello
di avere dei sogni e di raggiungerli.
- Dimmi qualche cosa sulla tua vita spirituale?
- Quando avevo diciotto anni presi la decisione
cosciente di accettare Gesù come mio Salvatore, perché anche se ero cresciuto nella Chiesa, avevo avuto difficoltà a sentirlo crescere
e conoscerlo dentro di me. Sono cresciuto
circondato da molte tradizioni tipiche di una
Chiesta pentecostale di colore, in cui vi erano
principi molto radicati. Dio mi ha preso da una
parte, mi ha ripulito di tutte queste sovrastrutture
e mi ha chiesto di rinnovare il mio credo in Lui.
Mi ha invitato ad avere un nuovo rapporto con
Lui e mi ha parlato molto fortemente.
- Quando è accaduto tutto questo?
- È successo quando mi sono allontanato dalla
Chiesa e da Dio perché non riuscivo ad aderire a quei vecchi precetti, ma poi mi sono reso
conto di non poter vivere né con quel Dio, né
senza Dio. Ero sempre arrabbiato!
Così cominciai a chiedere a Dio cosa volesse da me, finché mi disse semplicemente
che dovevo ricominciare proprio dall’inizio
instaurando un semplice rapporto con Lui.
- Così quale il tuo messaggio di evangelizzazione?
- Cercate Gesù, fategli tutte le domande che
volete ed abbiate una relazione personale con
lui!
- Cosa pensi di questo Festival di musica cristiana?
- Penso che questo Festival è molto importante.
Noi in Inghilterra abbiamo una storia molto
più lunga di Gospel però sembra che l’Italia
abbia accolto il Gospel ed in pochi anni ha
saputo valorizzarlo più di quanto non abbiamo
saputo fare noi.
- Progetti per il futuro?
- Sto lavorando a degli album e spero di tornare
in Italia.
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Marco Brusati - Direttore artistico Jubilmusic
Marco Brusati, 41 anni, Laureato in Scienze Politiche con specializzazione in Sociologia, è sposato ed ha
due figlie. Da dieci anni è impegnato nel formare e costruire una rete internazionale di nuovi comunicatori
di valori sociali e cristiani. Nel 1993 diventa Direttore Generale del Centro Europeo di Toscolano, la scuola
di musica leggera di Mogol, dove rimane per tre anni. Nel 1997 collabora al concerto di Bologna in cui
il Papa incontrò Bob Dylan: 450.000 i giovani. Nel 1999 è Direttore Generale dei concerti del P.E.E.J.,
l’incontro europeo dei giovani a Santiago di Compostela in Spagna: 30.000 giovani. Nel 2000 è Autore
e Direttore Generale del “Grande Incontragiovani” di Tor Vergata, trasmesso in diretta, in occasione
della XV GMG con 2.000.000 di giovani, 6 ore di spettacolo e 1.400 artisti. Nel 2001 è Autore e
Direttore Generale di “Famiglie in Festa”, in Piazza San Pietro a Roma, l’incontro fra le famiglie ed il
Papa. Nel 2002 per il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI progetta, scrive e dirige
“Italyani™”, primo meeting trasmesso in diretta fra italiani e italo-canadesi a Toronto, durante la XVII
GMG. Dal 1998 è Direttore Generale del Progetto Hope e Direttore di Hope Music School, una struttura
per la formazione dei giovani alle nuove professioni della musica leggera e dello spettacolo, un’iniziativa
del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI. Dal 2000 è Autore e Direttore Artistico di
Jubilmusic - Grande Meeting dei Giovani a San Remo, la più importante manifestazione del settore, che
si tiene a fine novembre ogni anno. Brusati è tra l’altro autore di testi per canzoni, fra le quali spicca
l’inno “Emmanuel”. Dal 2002 è membro esperto di musica e comunicazione della Consulta Nazionale
per la Pastorale Giovanile della CEI e dal 2004 consulente dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Giovanile
della Conferenza Episcopale Spagnola. Nel 2005 ha insegnato nel Master “Cultura, informazione e
comunicazione nei sistemi dei mass-media e del multimedia” all’Università di Macerata.
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Marco Federici e Marco Brusati
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Rallegriamoci ed esultiamo in esso!
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Danza, danza il serpente,
fino al giorno in cui
il suo regno finirà.
Con l’inganno ha spinto l’uomo
verso l’orgoglio,
soffiando la menzogna
nel suo cuore,
offrendo il frutto proibito.
“Per tutto questo striscerai
per tutta la vita
per tutto questo mangerai
la polvere della terra”.
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CANZONE FINALE
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Oh freedom, oh freedom,
oh freedom over me!
And before I’ll be burri
ed in my grave and go home
to my Lord and be free.
No more moaning over me!
No more shuting over me!
No more crying over me!
Oh libertà, libertà sopra di me!
Prima di essere gettato nella tomba,
me ne vado a casa,
dal mio Signore e sono libero.
Nessuno pianga su di me,
nessuno mi tenga fermo, nessuno…
Oh libertà, libertà!
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Mur nostro che sTeuio nome, ta la tua volon
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come ci indurre male.
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o sopra un is , a chi dice no, a un dom
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Ad un malat mpre che è già finita.
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adattamento in lingua italiana delle canzoni originali a cura di Marco Brusati
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dopo tanto tem
il bene che mi fa
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Siete contenti di aver vinto questa edizione di Jubilmusic?
Sì, da morire!
Il titolo della canzone?
Il titolo è “La tregua”, con sottotitolo GMG, e ci teniamo a sottolinearlo perché l’idea
parte proprio dalla GMG di Colonia, in quanto all’inizio descrivo proprio quello che ho
visto a Colonia: tutta la folla di ragazzi con le bandiere di tutto il mondo, che mi hanno
ispirato questa voglia di pace.
Quindi voi eravate lì quest’estate?
È un’esperienza di Daniele, però poi io ho voluto condividere attraverso la canzone
queste cose con lui in maniera indiretta.
Voi avete studiato musica, canto?
Io ho studiato pianoforte e sono diplomato ed ho intrapreso il mondo della musica leggera cercando di fare questo come lavoro. Questo è il mio quarto “Jubilmusic” e l’anno
scorso ho vinto con il gruppo “Isola di mezzo”. Preferisco comunque collaborare con
diversi ragazzi che hanno le mie stesse idee musicali e gli stessi valori. Così quest’anno
ho chiamato Rossana per fare qualche cosa assieme, sapendo di cosa si occupa lei.
E tu, Rossana, di cosa ti occupi?
Io sono una cantautrice. Ho studiato canto per un po’ di anni ed ora sto cercando di
trovare anch’io la mia strada con le mie canzoni. Comunque, ogni tanto, mi piace
collaborare con cantautori che hanno i miei stessi valori.
Quale è il vostro messaggio?
Il messaggio è, senza retorica, la nostra voglia di gridare al mondo la nostra volontà di
pace, sperando di amplificarlo sempre di più fino a farlo giungere a chi sta in alto ad
occupare posti decisionali per il Paese, affinché mettano al primo posto non i rapporti
economici ma la vita umana.
E ill vostro rapporto con Dio?
Beh, io mi trovo spesso in queste manifestazioni, ho fatto anche qualche esperienza forte,
ma non costantemente, anche perché mi sposto molto, quindi non seguo assiduamente.
Intendo dire che non bisogna andare a messa per poter trasmettere un messaggio
importante come questo messaggio della pace, visto che qui la visibilità è abbastanza
ampia e si può trasmettere più agevolmente con la musica.
Progetti per il vostro futuro?
Questo duetto si è formato per l’occasione, ma abbiamo due carriere parallele di cantautori. Lei suona spesso live in locali di Milano e dintorni. Io, per esempio, vivo solo
di musica in questo momento e cerco di crescere professionalmente attraverso queste
manifestazioni e le strutture che ce lo permettono come la “Hope Music
School” di cui faccio parte.
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allimar Jansen ha un’incredibile voce tipicamente black, che si esprime ottimamente
nelle canzoni soul, gospel, jazz, colori che trasferisce anche nei brani pop. Benedetta da Dio con tale voce eclettica, Vallimar Jansen è una cantante live altamente
stimata, ma anche un’apprezzata corista e artista da studio di registrazione, nonché
conduttrice di incontri di preghiera e work-shop presso i grandi eventi ecclesiali di tutti gli
Stati Uniti, dove è conosciuta soprattutto per le sue interpretazioni gospel e gospel-jazz.
Pur dedicandosi principalmente alla musica cristiana contemporanea, Vallimar include
nel suo repertorio anche gli spirituals ed i canti tradizionali della cultura afro-americana.
Questa straordinaria artista cattolica ha una lunga storia come cantante di musica sacra
iniziata a cinque anni. Alla University of California di Santa Barbara attualmente insegna
arti drammatiche. Ha cantato ed effettuato tour in tutti gli Stati Uniti, ma anche in Svizzera,
Francia. Germania, Belgio e Giappone. Attualmente è conduttrice e vocalist principale
durante le liturgie dei meetings americani, come il “Los Angeles Religious Education Congress”, il “San Jose Jazz Festival”, il “Sacramento Jazz Festival”, il “National Encuentro
Conference”, il “National Jubilee Justice Conference” il “Los Angeles Liturgy Conference”,
il “East Coast Conference”. Ha anche collaborato con alcuni dei più conosciuti autori
di canzoni e musicisti della catholic music contemporanea, come Jaime Cortez, Bobby
Fisher, Jesse Manibusan, Danielle Rose. Grazie a Jubilmusic, Vallimar Jansen per la prima
volta è venuta in Italia.
- Puoi dirci qualcosa sulla tua musica?
- La mia musica riguarda argomentazioni quali il “fuoco” e la “luce”, sono canzoni piene
di passione che parlano della mia fede e voglio condividerle con altre persone che
hanno la mia stessa passione di fede.
- Che tipo di musica canti?
- Gospel.
- È la prima volta che sei qui a San Remo in questa manifestazione?
- Sì, è a prima volta.
- Cosa ti aspetti da questa manifestazione?
- Amo stare con persone che amano la musica. È davvero una bella esperienza condividere con cantanti di altre nazioni gli stessi ideali, così come essere ascoltati da gente
che capisce questo genere di musica.
- Quale è il messaggio delle tue canzoni?
- Essere buoni gli uni con gli altri ed onorare Dio prima di tutto.
- Cosa ne pensi della musica cristiana?
- Per me è il modo per esprimere la mia fede che è veramente forte. Quando ero bambina
ho sofferto di problemi fisici molto gravi che mi hanno rafforzata nella fede.
- Dimmi qualche cosa della tua spiritualità?
- Io organizzo incontri e convegni per parlare di Dio, così come canto per Dio per
evangelizzare.
- Programmi per il futuro?
- Spero di continuare a fare ciò che già faccio ed ancora di più. Soprattutto mi piacerebbe girare di più in Europa ed in particolar modo vorrei ritornare in Italia perché
amo molto il popolo italiano, infatti ho sposato un Italiano.
- Vuoi dirci ancora qualche cosa?
- Sono veramente grata per la calda ospitalità che ho ricevuto.
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Marco Federici - Presentatore
Quello di Marco Federici è ormai un nome settoriale affermato e ricercato, tanto da
avere già in calendario oltre 30 eventi per il solo 2005. Con sincera passione per i
giovani, sa coinvolgere e travolgere il pubblico con la sua carica di simpatia e la sua
competenza professionale. Regista teatrale, speaker radiofonico, Marco Federici è un
conduttore a tutto tondo, che sa veicolare con sapiente leggerezza valori positivi e divertimento, proponendosi come uno dei maggiori presentatori del settore “edutainement”, il
divertimento educativo. Ricordiamo che ha presentato decine di eventi, alcuni di portata
internazionale, tra cui anche la prima e la seconda edizione di Holymusic, cosa che
dimostra la sua capacità di essere presente là dove nasce qualcosa destinato a diventare
grande. Ha presentato tutte le edizioni di Jubilmusic - Meeting dei Ragazzi e dei Giovani,
l’evento “Italyani” da Toronto, promosso dalla CEI in occasione della XVII GMG, nonché,
nel 2004, “In my HeartH”, durante il raduno nazionale dell’Azione Cattolica Italiana a
Loreto con il Papa. Ha presentato “Italyani Koln”, festa dei giovani italiani durante la XX
GMG a Colonia, in diretta televisiva. Collabora stabilmente con l’Ufficio Nazionale per
la Pastorale Giovanile della CEI, con delega particolare per le GMG. Nel JubilmMusic
2005, Marco Federici è stato il presentatore dei diversi meetings con la sua solita verve
e simpatia elettrizzando ragazzi e giovani.
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J15
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essendo questo un fenomeno di massa, vuol
dire che è un fenomeno di qualità perché la
gente ha un tam tam attraverso il quale riceve
informazioni, perché non lo legge sui giornali
o sulla televisione
Secondo lei la musica è strumento idoneo
all’annuncio cristiano?
Sì, direi che la musica è il linguaggio dei
giovani ed è il linguaggio attraverso il quale
passano tutte le cose che premono ai ragazzi.
Un ragazzo tutte le cose che sente in musica
le prende in considerazione, altrimenti se le
sente semplicemente dire da un microfono non
le considera adatte a lui. Quindi la musica
veicola i sentimenti, i ritmi il modo, di vivere,
la capacità di comunicare.
Che cosa ne pensa, allora, degli ultimi indirizzi
sui canti gregoriani in Chiesa?
Per quanto riguarda la Chiesa il discorso
è diverso, perché io non vado in Chiesa a
cantare per comunicare vado a cantare per
celebrare, ora se è una liturgia, non sono io
l’autore della liturgia, ma è Dio che mi dà i
suoi doni e quindi sono più disposto ad accogliere dei ritmi diversi dai miei. La musica
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ritmo che i ragazzi hanno. Però anche qui si
procede per gradi. Intanto è stato bello che
tanti ragazzi abbiano preso una chitarra ed
abbiano cominciato ad esprimere quello che
vivono, se poi quello che vivono lo esprimono
con arte meglio ancora
Lei ha notato che gli artisti stranieri qui presenti sono molto più all’avanguardia di noi
nell’esprimere i loro valori religiosi e fanno
dell’evangelizzazione la loro vita.
Da noi c’è ancora questa vecchia ideologia
che potremmo chiamare “tardo-anticlericale”
che crede che tutto quello che parla dello
Spirito e di Gesù Cristo sia roba da beghine,
da sempliciotti. In un paese più liberale questi
musicisti si sono imposti per la loro capacità
propositiva. Se la musica è bella se la uniamo
a Cristo diventa ancora più bella.
Non sarà che gli altri paesi sono più avanti
da questo punto di vista perché meno tradizionalisti?
Eh, sì. L’esperienza religiosa in America se
la sono guadagnata quasi ex novo conquistandosela, qui invece noi andiamo avanti
per tradizione, il credo ci è stato tramandato
Intervista a S.E. Mons. Domenico Sigallini - Vescovo di Palestrina
non è che sia tutto capace di convergere su
gregoriana ha interpretato, in un momento
e quindi quando cresci la prima cosa che
alcune prospettive. Però, lentamente, vedo che
della storia, i sentimenti degli uomini questi
fai rifiuti ciò che ti si insegna. La presenza
si sta facendo strada e diventa una voce autosentimenti ci sono ancora, per i giovani che
di “Cristian music” negli altri paesi è dovuta
revole dentro l’ampio campo della musica.
ci sia un canto gregoriano, un canto rock o un
probabilmente anche a questo, ad una magcanto diverso, basta che sia fatto bene, per
giore libertà dalle proprie liturgie. Le liturgie
- Che cambiamenti ha notato dalla prima
loro non fa alcuna differenza .
evangeliche si sono distaccate un po’ da
all’ultima edizione?
quelle tradizionali e hanno riformulato tutto il
- Beh, vedo una professionalità molto più decisa, - Un giudizio su questa manifestazione?
loro modo di esprimersi.
una programmazione direi di alto respiro, nel - Io sono molto contento perché sta uscendo
senso che le persone sono molto ben trattate
dallo sperimentale. Speriamo mantenga sem- - Vuole dire qualcosa sulle prospettive future
perché sono invitati, c’è una programmazione
pre questo animo di ricerca, che non vuol dire
della musica cristiana?
molto precisa, ci sono personaggi che non
essere approssimati, ma vuol dire andare a - Vorrei soltanto auspicare che ci sia sempre di
sono qui solo perché belli o famosi ma perché
cercare una certa direzione, ma che soprattutto
più attenzione a sviluppare quest’amore alla
dicono qualcosa. Vedo che ha maturato molto
alzi il livello dei nostri canti cristiani. Noi abmusica dei giovani senza lasciarsi irretire da
sia come professionalità di conduzione che
biamo dei canti nelle nostre comunità cristiane,
questioni di tipo ideologico, ed in secondo luocome impatto con la gente, con i ragazzi, nelle nostre chiese, che sono melensi, che non
go aiutare i nostri compositori che si ispirano
con i giovani. Noi all’inizio, per la verità, pahanno respiro artistico, sono più che altro delle
al Vangelo ad essere molto più artistici, cioè
gavamo i ragazzi perché venissero e invece
cantilene messe assieme che magari sono fastudiare di più, non fermarsi al piccolo succesquest’anno è tutto esaurito, ed è anche a pacili all’orecchio ma non sono in grado di tirar
so basato sulla canzone è orecchiabile.
gamento. Adesso quindi è un bel segno. Non
fuori tutta quell’armonia e quella vivacità e quel
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J16
Intervista ad
Alberto Chiara
Giornalista
Inviato di “Famiglia Cristiana”
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Torinese, 43 anni, dopo aver collaborato a due quotidiani
(Ordine di Como e Avvenire) nel 1987 è divenuto giornalista
di Famiglia Cristiana. Nel 1998 è stato nominato inviato
speciale.
Si occupa di politica della difesa, nonché di seguire i
lavori di alcuni organismi internazionali (ONU e Comitato
Internazionale della Croce Rossa). Ha realizzato,importanti
reportage all’estero.
Sua grande “passione” è la Pastorale Giovanile, avendo
seguito in diretta le Giornate Mondiali della Gioventù fin
dal 1989, cui ha dedicato reportage importanti, non da
ultimo quello per la XX GMG di Colonia.
Insieme al conduttore Marco Federici, Alberto Chiara ha
coordinato il Meeting dei Giovani, sabato pomeriggio al
Teatro Centrale.
- Cosa ne pensi di questa manifestazione?
- È il secondo anno che partecipo a Jubilmusic e penso
che sia un’utile testimonianza di come la fede sappia e
debba coniugare gioia e allegria. È un tentativo riuscito
di annunciare Dio con diversi linguaggi che non siano
classici, come il catechismo.
- Potresti indicare un titolo tuo per questo Concerto?
- Dovendo dare un titolo posso proporre: “Dio sul pentagramma”, oppure “Dio sul palcoscenico” o anche “Dio
sotto i riflettori”. È il Dio che libera, che ti dà significato,
che ti rende piena la vita. Questo è un modo intelligente,
ed anche molto moderno, al passo con i tempi, un modo
riuscito di fare pastorale che altro non è che il tentativo
di raggiungere i giovani con il loro linguaggio, nei loro
tempi.
- Un Festival di Musica Cristiana all’Ariston di Sanremo, che
te ne pare?
- Sì, siamo a San Remo e San Remo, bene o male, è lo stereotipo sia per chi lo invidia, sia per chi lo odia, l’emblema
e il paradigma di una certa Italia, sia di una certa Italia
canora, sia di una certa Italia di costume. Il fatto di essere
qui ti dà la dimensione di una Chiesa che non vuole battezzare realtà non sue, in questo credo al Vescovo Mons.
Careggio, quando lo dice, e credo alla CEI, quando lo
dice, però vuole fare il tentativo di un dialogo fecondo.
- Allora è un’iniziativa coraggiosa?
- La Chiesa non ha paura. E questa è un’affermazione di
coraggio, di intelligente dialogo e di intelligente ricerca
con tante realtà che, apparentemente sono lontane anni
luce, perché sono il paradigma dell’effimero e di una sessualità disinvolta con affetti che vanno e vengono. Questo
è il mondo della canzone inteso come “business comunity”.
Quindi per me il bilancio di questa manifestazione è più
che positivo.
- Non so se hai notato la differenza tra i cantanti italiani e
quelli stranieri?
- Premetto che non sono un critico musicale quindi non so.
L’anno scorso mi ha colpito la disinvoltura degli stranieri.
Ho visto, apprezzato e applaudito francesi, americani e
canadesi. L’impressione che mi hanno dato è come se
per loro fosse la cosa più naturale del mondo salire su
un palco e cantare di Dio, mentre qui siamo all’inizio.
E in questo noi siamo un po’ in ritardo.

lopeS
brasile
S.E. Mons. Domenico Sigalini è il Vescovo della
Diocesi Suburbicaria di Palestrina ed è il più autorevole esperto italiano di Pastorale Giovanile.
Può essere considerato l’iniziatore e l’ispiratore
della Pastorale Giovanile italiana, sui cui scritti
e sul cui lavoro si è formata una generazione di
operatori. Durante la GMG di Colonia ha tenuto
la catechesi per i 15.000 italiani. Molto vicino
a Jubilmusic fin dalla sua prima edizione per la
valenza pastorale dell’evento, Mons. Domenico
Sigalini ha tenuto una “lectio magistralis” sul
tema delle radici cristiane dell’Europa, nella
parte introduttiva del Meeting dei Giovani di
sabato pomeriggio, parlando con profondità e
leggerezza, precisione e simpatia, entusiasmo
e forza di pensiero, tutte qualità che fanno di lui
un Vescovo amato e cercato dai giovani.
- Eccellenza, è la prima volta che viene qui a
Jubilmusic?
- No, sono diverse volte. C’ero già all’inizio di
questa manifestazione nel 1999, mi pare, ,
quindi 6 7 anni fa. Eravamo qui a vedere se
riuscivamo a sfondare, con un po’ di titubanza,
con un po’ di problemi, un po’ di liti tra di noi,
perché il mondo musicale cristiano, cosiddetto,
uzan Lopes è nata in Brasile ed ha
avuto tutta l’infanzia segnata dalla
musica.
Ha cominciato a cantare in Chiesa a
soli quattro anni; sia che canti da solista
o in gruppo, il suo desiderio è sempre
stato quello di condividere la sua fede
attraverso i grandi doni vocali di cui è
stata beneficiata.
Il suo percorso personale ed artistico
l’ha portata a passare due anni negli
Stati Uniti, all’età di 19 anni, dove ha
potuto perfezionare il canto in lingua
inglese.
Dopo questo soggiorno è ritornata
in Brasile, per registrare il suo primo
album. In seguito, varie circostanze
della vita l’hanno portata in Francia,
dove, nel 1993 ha registrato un album
contenente una serie di registrazioni in
francese ed in portoghese, realizzato
con il concorso di grandi artisti e musicisti del Brasile.
Suzan Lopes ha uno stile pop coinvolgente e canta sia composizioni personali sia cover di canzoni americane,
il tutto all’interno di una produzione di
ottima fattura che si ha piacere ad ascoltare e riascoltare. Per la prima volta in
Italia grazie a Jubilmusic, Suzan Lopes
è stata ospite sia dei Meeting sia del
Festival Internazionale di sabato sera al
Teatro Ariston.
- Questa è la prima volta che sei a
Jubilmusic?
- Sì, è la prima volta.
- Cosa ti aspetti da Jubilmusic?
- Io sono contenta di essere qui e ringrazio di essere stata invitata. Ho un
messaggio per la gente e voglio che
tutti lo conoscano. Questo messaggio
è l’amore
- E quale è esattamente questo messaggio d’amore che tu vuoi comunicare?
- Fede, amore e pace. L’unico che può
darci la pace è Dio!
- Quindi tu credi in Dio e canti per lui?
- Sì. All’inizio cantare era solo un piacere poi ad un certo punto ho cominciato
a cantare per Dio.
- Quindi è successo qualcosa per cui tu
hai preso questa decisione?
- Ho pensato che era importante che la
gente sentisse cantare su qualche cosa
che potesse cambiarle la vita.
- Che tipo di musica canti? Hai studiato
musica?
- Ho preso lezioni di canto e di piano.
- Hai progetti per il futuro?
- Sì, adesso sto registrando un CD in
Francia, prima in portoghese ed anche in francese. Spero di poter cantare
anche in inglese e magari in italiano.
Infatti spero di poter tornare in Italia
l’anno prossimo.

J17
Alexian group
A
lexian (Santino Spinelli) è musicista, compositore, cantautore, insegnante, poeta e saggista
di cultura Rom. Quarantenne, sposato con Daniela, ha tre figli; è laureato in Lingue e Letterature Straniere di Bologna e, dal 2002 è Docente della Cattedra di Lingua e Cultura romani
all’Università degli studi di Trieste, nella Facoltà di Lettere e Filosofia.
Nel corso della sua carriera di musicista ha tenuto numerosissimi concerti ed ha inciso quattro CD
strumentali e cantati in Romanés, la lingua dei Rom. Solo in Italia, ha partecipato a più di cinquanta
trasmissioni radiofoniche e televisive private, e nazionali tra le quali ricordiamo: lo Speciale TG
Uno al Maurizio Costanzo Show, Uno mattina su Rai Uno, Studio Aperto su Italia Uno.
È inoltre stato oggetto di ampi servizi su testate come Gente Mese, Elle, Folk Bulletin, II Mucchio
Selvaggio, Etnica, Marie Claire, Musica di Repubblica, Famiglia Cristiana, Sette (allegato al
Corriere della Sera) e Donna Moderna.
Ha partecipato a conferenze ed incontri internazionali sulle problematiche che riguardano il mondo rom in Belgio, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Irlanda, Ungheria e Italia, scrivendo
numerosi articoli e saggi.
Dal 1992 è membro del Gruppo Pedagogico che si occupa della scolarizzazione dei bambini
Rom e viaggianti nell’ambito del Programma Interface sostenuto dal Centro di Ricerche Zingare
dell’Università la Sorbonne (Parigi) e della Commissione delle Comunità Europee; nel 2001 è
stato eletto unico rappresentante italiano al Parlamento della International Romani Union (IRU),
un’organizzazione non governativa e non territoriale che rappresenta i Rom di tutto il mondo, con
potere di consultazione presso I’ECOSOC alle Nazioni Unite.
È fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale “Thèm Romanò” (Mondo Romanó), nonché
Direttore dell’omonima rivista.
Dal 1998 è il Responsabile Scientifico del Progetto “Tsiganes a I’Ecole2”, un progetto triennale
nell’ambito del Programma U.E. Socrates a cui prendono parte l’Italia, la Francia, la Spagna e
la Scozia.
La sua attività artistico letteraria e musicale ha ricevuto numerosissimi premi e riconoscimenti.
Per la prima volta a Jubilmusic, Alexian ed il suo gruppo sono stati testimoni della fede cristiana
di un popolo, attraverso canzoni in lingua romani, tra cui un incantevole “Padre nostro” suonato
con strumenti originali e cantato con trasporto e passione.
- Ambasciatore dell’Arte e della “cultura romanì” nel mondo, che vuol dire?
- Esiste un’organizzazione, che rappresenta i Rom nel mondo, all’Onu che si chiama “Roman
Union International” e, dal 1971 ad oggi, ha organizzato 6 Congressi mondiali dei Rom. Nell’ultimo congresso, che si è svolto nel 2004, praticamente l’anno scorso in Italia, il Parlamento
della “Romanì union” mi ha conferito questo titolo. E questo per me è un grande piacere, anche
perché insegno all’università di Trieste come primo cattedratico Rom in Europa, appunto di cultura
romanì.
- La canzone che cantate qui che dice?
- S’intitola “Murdevè” che vuol dire “Padre nostro” classico nella nostra versione romanì perché
noi siamo cattolici. Attenzione, ci sono cinque gruppi che formano la popolazione romanì,
chiamata in maniera negativa ed in qualche modo impropria “zingari”, perché noi siamo Rom,
non zingari che non identifica un etnonimo.
Chiamare il nostro popolo zingari è come chiamare un italiano mafioso: le due cose non sono
assimilabili, né sono sinonimi.
Canto nella lingua romanì italiana, ovviamente, che vive in Italia da oltre 6 secoli ed è
praticamente sconosciuta. Esistono vari gruppi rom sparsi in tutto il mondo, che si sono
allineati ai canoni religiosi dei paesi ospitanti, tanto Dio è uno ovunque. Anche noi siamo
sempre “uno”: questa cultura, questa lingua, questa arte che tanto ha dato all’Europa.
Se pensiamo al periodo romantico in cui si è formato il concetto di Nazione e in cui questa
musica è nata è stata sfruttata da tanti compositori dell’epoca, vedi Mozart, Shubert, Brams,
Lizt. Oggi, questa lingua, questa cultura e questa arte è patrimonio dell’umanità. Il dramma
è che l’umanità non la conosce. Quindi sono contento di poter offrire questa opportunità
ai miei studenti, ossia di far loro conoscere queste cose o meglio dare l’opportunità di
esercitare il diritto della conoscenza.
- La musica cristiana quindi è un’opportunità per voi di farvi conoscere, oppure con la vostra
canzone portate anche un messaggio di cristianità a Jubilmusic?
- Certo noi siamo cristiani: i Rom italiani sono cristiani! Noi questo pezzo lo facevamo già dieci
anni fa e quindi ciò significa che la religione fa parte del terzo livello della cultura romanì e
cioè non la musica commerciale, né quella di intrattenimento, ma quella familiare, cioè quella
che i Rom eseguono per se stessi, all’interno delle famiglie, per tre motivi per tramandarsi, per
comunicare e per restare uniti. È un momento spirituale profondo e importante.
- E quale è il tuo rapporto con Dio?
- Beh, credo come tutti un po’ difficile, perché chi è Dio per ognuno di noi? Dopotutto è un’entità
astratta. Per tutti i Rom è una grande fede ma non in un Dio razionale. Alla maniera nostra esiste
una luce che viene a darti aiuto e supporto nei momenti difficili dell’esistenza.
- Progetti per il futuro?
- Stiamo per uscire con un nuovo doppio album e poi abbiamo musicato un film che esce il 7
gennaio a Pescare.
J18
- Interessante, il titolo del film quale sarà? Per quanto riguarda i CD a che punto siete?
- “Uno specchio per Alice” di Gianni Di Claudio. Noi abbiamo musicato questo film e prima eseguiremo live alcuni brani contenuti nel film stesso.
I due prossimi CD rappresentano un viaggio dall’India al Jazz e cioè vi si scopre l’influenza di cinque grandi aree che sono anche aree musicali:
area mediterranea, balcanica, mediterranea, Europa centro-orientale ed occidentale. Attraverso questi stili ripercorriamo la nostra storia, anche
da un punto di vista musicale, perché la musica nella cultura romanì è stato il pilastro, non solo di conservazione, ma anche di trasmissione
della cultura. Per esempio il canto Rom ha la voce, la lingua, la spiritualità ma c’è anche spiritualità di vita, c’è anche etica, c’è anche memoria
perché si racconta qualcosa a qualcuno per cui in questo modo i Rom hanno conservato oralmente per ben 10 secoli la propria cultura.
Noi siamo originari dell’India, ed in particolar modo dell’India del nord, e attraverso la Persia, l’Armenia e l’impero bizantino, siamo arrivati in
Europa, e poi in tutto il mondo, con le deportazioni. Siamo cittadini d’Europa da oltre 6 secoli, e la nostra cultura, arte, lingua che è patrimonio
dell’umanità, è praticamente sconosciuta perché viene sempre associata ad altre cose.
La grande discriminazione nei confronti della nostra popolazione è che si vivono soltanto gli aspetti negativi e si legano addirittura ad un aspetto
culturale. Tutto ciò è assurdo! Questa è una maniera incivile di trattare le minoranze.
Noi Rom abbiamo collaborato alla costruzione dell’Europa. Noi siamo l’unico popolo che non ha mai dichiarato guerra a nessuno, che non
ha mai avuto un esercito, che non ha mai attuato nessuna forma di terrorismo. Questo è importante sottolinearlo. Purtroppo i Rom, attualmente,
stanno soffrendo di una mistificazione. Tutti pensano che noi siamo nomadi per cultura, e ciò non è assolutamente vero, perché noi abbiamo
sempre avuto le case nei posti in cui siamo stati.
La società, invece attribuendoci, l’appellativo di nomadi e credendoci tali quando arriviamo nei posti, ci danno i campi nomadi e questa si chiama “segregazione razziale”. Sono loro che vogliono renderci nomadi ma noi non siamo nomadi per cultura. Per esempio, in Romania avevamo
le case. Dunque bisogna smantellare i campi nomadi che sono dei lager moderni, sono delle forme di segregazioni vergognosissime e incivili.
Che cosa può procurare un campo nomadi, dove vi sono 8.000 persone con un bagno solo? Chi può resistere in questo modo?
E poi, siccome la disinformazione è dilagante e circolano le cose in modo distorto, addirittura si porta alla condanna dell’intera comunità. Chi
incontra questa cultura rimane affascinato perché si chiede come ha fatto a non conoscerla per tanto tempo. Questa arte e cultura è stata ignorata
per troppo tempo, siamo in ritardo. Vuol dire che qualcosa a livello sociale e politico non funziona, perché lì dove gli esseri umani si incontrano
non c’è differenza, sono solo differenze culturali. Quello dello zingaro è un retaggio culturale. Un Rom oggi non trova lavoro, non trova casa,
non ha assistenza sanitaria e i bambini a scuola vengono allontanati. Allora, se questi quattro diritti fondamentali, non gli vengono concessi,
come si può pretendere che poi si comportino come gli altri ?
- Quali sono i vostri progetti per cercare di cambiare tutto questo?
- I progetti sono divulgare, informare correttamente per favorire l’incontro, più di questo non si può fare. Bisogna creare un movimento di opinione, entrare in politica per poter smantellare tutti i campi nomadi e recuperare tutte queste persone a livello sociale, culturale ed umano.
Dopodiché fare delle cose ad hoc, perché i Rom non sono criminali, non nascono criminali. Se avessero opportunità diverse, come abbiamo noi,
sarebbero diversi. Il problema, dunque, non è etnico è sociale, perché lo stesso italiano che vive nei quartieri degradati di Napoli si comporta
esattamente come un Rom se è ghettizzato.
Si comporterà così non per un motivo etnico ma per un fatto sociologico. Allora, come facciamo a superare gli stereotipi e giudizi negativi se
non c’è la giusta informazione? Purtroppo i giornalisti devo dire hanno il limite di non conoscere, imbottiti anch’essi di idee sbagliate sui Rom,
come del resto tutta l’opinione pubblica. È facile condannare senza capire, si vede solo l’effetto: la zingara che va a rubare, ma la causa la
vogliamo dire?
Se tutti si limitano a vedere l’effetto senza capire la causa è facile giudicare. In Europa siamo tanto odiati ma anche tanto amati, infatti tutti fanno
camping alla maniera dei Rom, il barbecue è mangiare la carne alla maniera dei Rom, gli orecchini a cerchi sono
alla maniera dei rom, la musica, la moda romanì tanto odiata e però tanto imitata. 
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uesto gruppo rappresenta un caso rarissimo, se non unico, nel
panorama della musica di ispirazione cristiana internazionale: i
componenti di “Tâlam”, infatti, provengono dall’India, subcontinente
nel quale la presenza cristiana è assoluta minoranza.
Fondato da Dondieu Divin, il gruppo unisce i suoni tipicamente indiani
dei canti Tamouls, la lingua del sud dell’India, con i ritmi europei, afro
e persino world-electro, che mescola gli strumenti della tradizione asiatica con quelli del pop internazionale, in un mix originale dal sapore
irripetibile.
Il primo CD, «Gandhi road», registrato parte in India e parte in Francia,
ne è l’espressione più evidente, realizzato in collaborazione con artisti
di riconosciuta fama, provenienti da molte parti del mondo: la cantante
camerunense Costance (Coco) M’Bassi, il flautista Magic Malik, il
batterista Tony Allen, Linlay Marthe (il bassista di Zawinul Syndicate),
Maxime Zampieri (il batterista di Julien Loureau), la rapper americana
Myriam, solo per citarne alcuni.
La cantante del gruppo, Santy, canta evocando la gioia e le difficoltà
della vita nella società indiana, tutti i suoi contrasti, la quotidianità fatta
di caste, di strutture sociali differenti, di religioni diverse.
Possiamo dire, in maniera più generale, che la musica dei Tâlam esprime
la sofferenza dell’uomo di oggi che chiede giustizia e verità, ma in un
orizzonte di speranza cristiana.
Nel loro lavoro, non mancano i riferimenti a grandi uomini di pace, come
Gandhi e Martin Luther King, cui sono dedicate alcune canzoni, ma è
la Bibbia la fonte massima della loro ispirazione poetica, unitamente
alle tradizioni indiane.
Per la prima volta in Italia grazie a Jubilmusic, i Tâlam hanno suscitato
stupore e ammirazione non solo per le brillanti esecuzioni musicali ma
anche per l’esecuzione di una danza tradizionale molto espressiva sul
canto “Snake Jungle”.
- Cosa vuol dire Thâlam?
- Thâlam vuol dire ritmo.
- Che tipo di ritmo?
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- Ritmo in generale e nel caso specifico un misto di ritmi. Nella mia
musica ci sono vari ritmi. per esempio africani o per lo più indiani e
anche funk.
- Avevo pensato che “Thalam”fosse uno speciale tipo di musica?
- È un misto di jungle style, african, bit, funk music, e gospel, il tutto per
cantanti indiani.
- Ti piace Jubilmusic, è la prima volta?
- Sì, è la prima volta e sono contento di aver scoperto questo Festival
perché è un Festival di spiritualità. Sono molto contento di portare qui
la mia musica perché sono cristiano.
- Nel tuo paese i cristiani sono una minoranza?
- Sì. sono una minoranza. Io sono nato in Francia, ma tutti i cantanti e
parenti sono nati in una colonia francese dove vi sono molti indiani
cristiani.
- È difficile essere cristiani in India o no?
- Nel mio paese le persone non hanno problemi perché vi sono chiese
cristiane e tutti vivono in pace, ma in alcune località ho sentito che vi
sono alcuni problemi.
- Quale è il messaggio della tua canzone e della tua musica in generale?
- Nelle mie canzoni parlo di problemi della società in India, circa il
problema delle caste e della ricerca spirituale dell’uomo. L’India è uno
dei posti in cui si ha bisogno di credere ed in cui è facile credere a
qualsiasi cosa, anche in un cantante od in un attore in un film, quindi
bisogna stare molto attenti .
- Quale è la tua relazione con Dio?
- Ho scoperto Dio 10 anni fa. Non ero ancora praticante e l’ho scoperto
a Medjugorje. Mi ha cambiato la vita ed ho cominciato a cantare per
Dio, anche se in Francia è molto difficile parlare di Dio.
- Progetti per il futuro?
- Ho appena finito questo album e voglio fare qualche concerto.
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GEORGES ELLYOT
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eorges Ellyott è uno straordinario artista cristiano che si confronta
con generi diversi ed anche lontani fra loro, unendoli con la sua
voce dalle particolari timbriche afro. Vive nella Guadalupa con la
sua famiglia. Polistrumentista di valore internazionale, a undici anni tiene
il suo primo concerto davanti ad un pubblico di 1500 persone, che
segna il debutto di una grande carriera in campo musicale. In seguito,
apprende la tecnica del canto al Conservatorio e si unisce al gruppo
Gospel «Chord Singers». Si specializza in canto contemporaneo, divenendo ben presto insegnante di canto gospel e jazz. Vince parecchi
concorsi, continuando la sua attività di evangelizzazione attraverso la
musica. Si dedica spesso a concerti nelle carceri o a favore di cause che
hanno elevata valenza sociale. Georges compone le proprie canzoni di
influenza reggae-jazz e le interpreta con maestria, da solo o in gruppo,
orchestrandole in prima persona, dimostrando così le sue grandi doti di
musicista. Le parole delle sue canzoni o si rifanno direttamente ai testi
sacri, oppure, quando si tratta di testi originali, diffondono parole di speranza ed incoraggiamento anche e soprattutto per chi attraversa momenti
difficili, come quelli occorsi nella sua vita familiare, provvidenzialmente
superati. Già ospite di Jubilmusic nel 2002, Georges Ellyott è stato tra i
più apprezzati protagonisti dei concerti del Pellegrinaggio Europeo dei
Giovani a Santiago de Compostela nell’estate del 2004.
- Questa è la prima volta che vieni a Jubilmusic?
- No, sono già venuto ed è veramente meraviglioso pensare di essere
nuovamente qui, perché già la prima volta è stata veramente una bella
esperienza!
- Cosa ti aspetti quindi da questa manifestazione di musica cristiana?
- Mi piace fare questo, mi piace cantare in ogni singolo posto dove
sono invitato a farlo. È sempre un piacere, perché è il mio ministero:
cantare per evangelizzare.
- Quindi tu canti per Dio?
- Sì, io canto per Dio nelle scuole, nelle prigioni, nei teatri... ovunque.
- Ho letto che hai cantato in una prigione per i detenuti e mi chiedevo
quanto può essere difficile cantare di Dio a degli uomini induriti da
quella vita?
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- Sì, è vero, ho cantato a dei prigionieri, uomini che a vederli facevano
spavento per come si presentavano, in modo imponente anche fisicamente. Poi quando il loro cuore veniva toccato diventavano docili come
dei bambini e piangevano, ed era la cosa più bella che io abbia mai
potuto vedere!
- Ci puoi dire qualche cosa sulla tua esperienza spirituale passata?
- Mio padre era un pastore ed io sono cresciuto in una famiglia molto
religiosa. Ho cantato in chiesa per la prima volta quando avevo 4
anni e non ho più smesso.
- Dimmi qualche cosa della musica che suoni e canti?
- Lo stile della mia musica è vario, con molte influenze, perché mi piace
anche la pop music, salsa reggae e jazz, perché penso che qualsiasi
musica può dare un messaggio, ed il primo messaggio per me è
“l’amore” e la “fede”.
- Il tuo messaggio è l’amore: ma come fai a trasmetterlo agli altri?
- Beh, io descrivo me stesso in tutte le canzoni, parlo delle mie esperienze da quando ho imparato a vivere nella gioia. Racconto anche di
quando ero solo e quando la fede mi ha dato nuovamente la gioia.
- Cosa pensi di questo festival di musica cristiana?
- Penso che la “musica cristiana” è molto importante e che avrebbe
bisogno di molti festivals come questo per farla conoscere di più. È un
importante opportunità, per un cantante di musica cristiana, perché
gli consente di dire ciò in cui crede e ciò che sente.
- Progetti per il futuro?
- Adesso sto lavorando ad un nuovo stile musicale e sto registrando un
nuovo album con nuove canzoni. Cerco di farlo in inglese, francese
e c’è anche una canzone in Italiano. Sto provando ad imparare l’italiano...
- Vuoi dirci qualcosa in particolare?
- Io penso che il mondo ha bisogno di una luce per andare avanti.
Ovunque sentiamo parlare di guerre e di violenza, invece il mondo
ha bisogno di sapere che c’è una luce, una speranza per vivere
senza questi drammi.
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la risata di un bambino, il sorriso di un
adulto, il coinvolgimento di un giovane.
Il Gruppo, nato dall’esperienza torinese
di AnimaGiovane, è un calderone di idee
e personaggi pronti a stupire per la
loro semplicità e complicità. Gli Artisti
Terrestri hanno animato il Meeting dei
Ragazzi, stando anche all’ingresso del
Teatro Ariston ad aspettare i ragazzi
che, prima ancora di entrare, erano già
protagonisti dell’evento.
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LA concelebrazione
’Associazione Sanremo Soul Music dà appuntamento ai giorni ??/??/??/?? Novembre 2006 per la VIII edizione di Jubilmusic:
vogliamo scrivere insieme un’altra pagina di un’avventura iniziata nel 1999, che ha visto crescere negli anni il numero dei partecipanti, ma
soprattutto l’interesse per una manifestazione che vuole trasmettere, attraverso i messaggi della musica, del canto e di testimonianze autentiche,
la bellezza dell’amicizia, del confronto, e della solidarietà.
L’evento avrà come principali appuntamenti:
• la mattina del ?? Novembre il “Meeting dei Ragazzi”
• la mattina del ?? Novembre il “Meeting dei Giovani” e la sera il concorso “Jovani x Jubilmusic”;
• il pomeriggio del ?? Novembre la “Tavola Rotonda e Talk Show” e la sera l’International Festival of Christian Music;
• con la solenne Concelebrazione nella Basilica di San Siro, domenica ?? si concluderà la manifestazione.
Per ogni informazione più dettagliata visita il sito www.jubilmusic.org oppure rivolgiti alla segreteria:
• 0184 230378 - fax 0184 352566 - Franca Remotti
• 349 3008015 - Roberto Cassini
Per informazioni sul concorso rivolgiti alla Direzione Artistica Omnibus Grandi Eventi:
• telefono e fax 02 98236186 - dott. Marco Brusati
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Gigi Cotichella è un “educanimatore”.
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educatore, animatore con mille e più
esperienze, attualmente lavora nel
capoluogo piemontese, occupandosi
di “lavoro di strada”, formazione,
animazione e... di tutto quello che
amano i giovani. Lo definiscono un
“animale da palcoscenico”, uno che
sa comunicare fino alle ossa, ma a lui
piace dire di sé che è «uno che cerca
di creare relazioni sempre, dal palco
come in strada... perché quando si
crea una relazione si assiste ad
un piccolo miracolo: tutto sembra
possibile, perché scopriamo che non
siamo più soli». Gigi Cotichella ha
“educanimato” i vari momenti, con
molte improvvisate, sorprese, giochi
battute e tanta allegria.
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ideazione e progettazione: Gabriele De Andreis
Consulenza e supervisione: Mons. Vittorio Lupi e Roberto Cassini
Realizzazione grafica: Fabrizio Baldi e Cinzia Censi
i.p.
Associazione
Sanremo Soul Music
Servizio Nazionale
Pastorale Giovanile
Diocesi di
Ventimiglia-Sanremo
Direzione Artistica
grande meeting dei giovani a sanremo
www.jubilmusic.org
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