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La “vespa velutina” minaccia l’apicoltura ligure:
produzione di miele a rischio, l’allarme del settore
Venerdì 22 novembre 2013
Liguria. Il calabrone asiatico o vespa velutina fa davvero paura agli apicoltori liguri e del
savonese. E’ il settore a lanciare l’allarme, in particolare l’associazione Apiliguria: il
calabrone asiatico rappresenta ormai una minaccia per l’apicoltura e per molti piccoli
imprenditori. Ormai se ne è accertata la presenza, in particolare nel ponente ligure dove
vanta numerosi nidi insediati.
Il 30 novembre se ne parlerà in un convegno a Sanremo al Teatro del Casinò, organizzato
proprio da Apiliguria e che chiamerà a raccolta gli apicoltori di tutta la Regione: al centro
dell’incontro come conoscere e combattere la vespa velutina, approdata in Francia
presumibilmente attraverso l’importazione di un carico di vasellame all’ovest nel 2004
dalla Cina. In questi anni ha colonizzato buona parte della Francia e questo anno è arrivata
in Liguria attraverso la costa. Un primo individuo maschio isolato era stato trovato mesi
primi a Loano.
A prima vista è molto simile al Calabrone Europeo (Vespa Crabro Linnaeus, 1761) con il
quale può essere confuso facilmente. Presenta un addome più scuro con solo un “anello”
giallo e un piccolo triangolino giallo. Le zampe sono visibilmente gialle ed è leggermente
più piccolo del calabrone europeo, misura tra 17 e 32 cm. “La vespa velutina come tutte le
vespe ha una dieta prevalentemente carnivora e si ciba di alimenti zuccherini in primavera
inizio estate e poi di alimenti proteici fino all’autunno. Per le Velutina l’alimento proteico è
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rappresentato in prevalenza dal torace delle api mellifere ma si ciba presumibilmente
anche di altri insetti. E’ quindi specializzata nella predazione delle api mellifere e non
conosciamo quale sia il suo impatto sulle specie selvatiche impollinatrici in un territorio
così ricco di biodiversità come il nostro ne i danni che potrà arrecare e alle mancate
produzioni dovute a carenze di impollinazione” afferma Fabrizio Zagni di Apiliguria.
“A differenza delle api, che non fanno danni ne ai frutti ne alle persone, anzi impollinano,
la vespa velutina come il calabrone può cibarsi anche di frutti maturi”. “Le api da miele
vengono predate in volo quando tornando tentano di entrare nell’alveare dove le attende la
vespa velutina che vola in hovering come un elicottero e le aspetta dando la schiena alla
porticina dell’alveare. Ha un volo stazionario differente dal calabrone europeo e si notano
le zampe gialle tenute in posizione divaricata pronte ad abbracciare al volo la povera ape
che cerca di depositare il suo prezioso bottino all’interno dell’alveare. A questo punto l’ape
non ha più scampo. L’ape è trasportata a qualche metro di distanza dove la vespa con le
poderose mandibole la decapita, poi tranquillamente taglia via l’addome, le zampe, le ali e
trasporta al suo nido solo la parte del torace più ricca in proteine, qui vene trasformata in
omogeneizzato proteico e usato per la nutrizione delle numerose le larve”.
“Il ciclo vitale della velutina è simile a quello del calabrone. I grossi nidi autunnali vengono
spopolati e pian piano le vespe operaie muoiono. Svernano solo poche Vespe fondatrici che
in primavera fonderanno altri piccoli nidi. In primavera ogni Vespa fondatrice crea un nido
primario simile a quello del calabrone comune (Vespa Crabro) della dimensione di una
grossa arancia”. “Il nido primario viene abbandonato quando diventano più numerose per
poi spostarsi e fondare il nido secondario, più grande, nella fronda degli alberi e arbusti. I
nidi raggiungono dimensioni impressionanti anche superiori al metro di diametro”. “Sono
costruzioni molto belle esteticamente, di forma circolare formata da una sorta di “cartone”
creato dalle vespe masticando ed impastando fibre vegetali e contengono migliaia di
individui. Serviranno da allevamento delle larve fino al mese di novembre e sono popolati
da migliaia di individui. Verranno poi abbandonati in quanto sopravvivranno solo poche
femmine fondatrici che troveranno un riparo per l’inverno per poi ricominciare il ciclo in
primavera”.
“In questo periodo, l’autunno, il fabbisogno proteico dei grossi nidi di Vespa Velutina è
enorme e le api subiscono pesanti perdite. Inoltre le api subiscono un notevole stress, sono
occupate solamente a difendere la colonia e non raccolgono più nettare ne scorte per
l’inverno. La perdita di molte api in un periodo così delicato come l’autunno rischia di
compromettere la sopravvivenza delle colonie ed il loro invernamento andando a morire
perché troppo deboli”.
Al momento il grave problema è oggetto di studio dalla Università di torino DISAFA
dipartimento di apicoltura con lo scopo di studiare la diffusione e la pressione che esso
creerà sulla fauna italiana: “È un problema che non può essere sottovalutato. L’esperienza
del punteruolo rosso e della zanzara tigre lo insegnano. Purtroppo ho paura che non sarà
l’ultimo e che dovremo essere pronti ad affrontare questo tipo di attacchi anche in futuro
facendo “sistema” ed elaborando tecniche serie e condivise” conclude Fabrizio Zagni.
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