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L’egemonia spartana (404-371)
Il governo dei Trenta iniziò una politica del terrore che mirava ad eliminare tutti i
democratici, che venivano uccisi o esiliati.
Questa politica fu all’origine di una rivolta che portò un gruppo di esuli democratici guidati
da Trasibulo ad impadronirsi della città con un colpo di mano.
Anche questo regime rispose con la condanna di alcuni oligarchici e nella repressione
caddero anche esponenti della cultura, come Socrate (399), che venne accusato di
corrompere i giovani e di empietà. Questa condanna si giustifica in base all’ottica politica
del tempo: il filosofo predicava che l’uomo deve trovare da solo la legge morale cui ispirare
la propria condotta di vita, promuoveva cioè sul risveglio della coscienza dell’individuo,
rivendicando la priorità dei doveri verso la propria anima rispetto a quelli verso la
collettività. Questo insegnamento apparve sovversivo, un attacco alla stabilità degli
ordinamenti.
Sparta aveva dunque vinto la guerra, ma era incapace di fatto di ricoprire con autorevolezza
il ruolo di città-guida del mondo greco, perché i suoi ordinamenti politici erano validi per il
dominio di un territorio ristretto, ma non in grado di sostenere le ambizioni di una grande
potenza. La polis infatti esercitò la propria egemonia facendo ricorso a metodi del tutto
simili a quelli usati da Atene: costrinse sia le città sottomesse sia le poleis alleate a pagare
tributi e a servire nell’esercito della Lega del Peloponneso; impose truppe di occupazione e
governatori spartani; protesse ovunque le minoranze oligarchiche e favorì la presa del potere
da parte di regimi a lei subordinati, retti da comitati di 10 o 30 membri.
Nel frattempo, Sparta, che aspirava a porsi alla guida del mondo ellenico contro la Persia,
decise di rovesciare il governo del Gran Re Artaserse, sostenendo la rivolta di Ciro il
Giovane, fratello di Artaserse (401-386).
Nel 401 una spedizione di diecimila mercenari greci1 guidata da Ciro arrivò fin quasi a
Babilonia, nel cuore dell’impero persiano, ma fallì perché Ciro morì nella battaglia di
Cunassa e Artaserse sfruttò l’alleanza delle poleis avverse a Sparta (Atene, Argo, Tebe e
Corinto). Nacque un nuovo conflitto, la guerra di Corinto (395-387), durante il quale gli
A questa spedizione partecipò lo storico Senofonte, il quale ne raccontò le vicende in una delle sue opere, l’Anabasi. Il
titolo, “avanzata verso l’interno”, è appropriato solo per il primo dei sette libri che compongono l’opera: la parte più
ampia e interessante avrebbe semmai dovuto chiamarsi catabasi, cioè “ritirata”, poiché i soldati, dopo la morte di Ciro,
non volendo arrendersi ad Artaserse, tentarono di mettersi in salvo ritirandosi verso la madrepatria, con una lunga
marcia di 6000 km.
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alleati vinsero nel 394 con la battaglia navale di Cnido2, ma vennero poi sconfitti dagli
Spartani a Coronea3.
Durante la guerra però si ribaltarono le alleanze: quando infatti Atene, dopo aver ricostruito
le lunghe mura grazie ai finanziamenti persiani, cercò di ricostituire la lega delio-attica, la
Persia si alleò con Sparta. Così nel 387 si arrivò ad una pace che sostanzialmente favorì
Sparta.
A Sardi venne stipulata la Pace di Antalcida, in cui si riconosceva:

l’indipendenza delle poleis greche, tranne quelle dell’Asia Minore, che tornarono
sotto il controllo dei Persiani;

l’impossibilità per le poleis greche di allearsi fra loro;

solo la lega del Peloponneso poteva restare in vigore.
Quest’ultima guerra dimostrò come le città greche fossero in balia dei Persiani.
La debolezza di Sparta, infatti, dipendeva, oltre che dalla perdita di moltissimi opliti e
dall’uso di frazionare le proprietà terriere, nonché dall’emergere di individualità importanti
che mettevano in crisi il senso di solidarietà tipico degli Spartiati, anche dalla dipendenza
dai Persiani.
L’egemonia tebana (371-362)
Di questa debolezza approfittò Tebe che, dopo aver costituito una lega beotica, si ribellò al
regime imposto da Sparta, dopo che nel 379 alcuni fuoriusciti democratici si impadronirono
del potere con un colpo di mano. Così nel 371, al comando di due valorosi condottieri,
Pelopida ed Epaminonda, si scontrarono con gli Spartani che avevano intimato loro di
sciogliere la lega, e vinsero a Leuttra, in Beozia, adottando una nuova tattica militare (la
falange obliqua4). Questa vittoria impressionò la Grecia intera, il dominio di Sparta si
sgretolò rapidamente e la Lega del Peloponneso si sciolse. Aiutati dai Tebani, i Messeni si
ribellarono e fondarono una comunità indipendente, uscendo da uno stato di asservimento
che risaliva ormai all’età arcaica. Sparta perse un terzo del suo territorio e si ritrovò con
un’economia dissestata: gli iloti della Messenia rappresentavano, in quanto forza-lavoro
servile, una componente fondamentale del sistema produttivo e dell’organizzazione
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Città situata nella Turchia sudoccidentale.
Città della Beozia.
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Questa tattica consisteva nel rafforzare l’ala sinistra con un forte cuneo di opliti, capace di sfondare il lato destro dello
schieramento nemico, scompaginandone le fila con un urto violento e imprevisto.
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spartana. La forza di Tebe spaventò anche le altre poleis, cosicché Atene e Sparta si
allearono contro di lei per bloccarne l’ascesa e nel 362 a Mantinea5 i Tebani vinsero, ma
persero Epaminonda (Pelopida era già morto). Privata dei suoi condottieri e senza le risorse
economiche adeguate nonché priva di un progetto egemonico, dopo appena nove anni, Tebe
dovette soccombere.
Per circa un secolo (dalla Guerra del Peloponneso fino alla conquista macedone) le città
greche combatterono tra loro senza interruzione e con una serie di pesanti insuccessi e di
ingentissime perdite, umane ed economiche. Questi eventi e le successive vicende politiche
e militari del mondo ellenico misero drammaticamente in luce l’incapacità delle poleis di
costruire, sulla base di una comune identità culturale, uno stato unitario in grado di
competere da pari a pari con le grandi potenze dell’area. Né Atene né Sparta né tanto meno
Tebe erano riuscite a imporre durevolmente la propria egemonia. Questa incapacità politica
produrrà pesanti conseguenze per l’intera civiltà greca.
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Città situata nella parte nord-orientale del Peloponneso.
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