Introduzione

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 INTRODUZIONE Introduzione
La repressione dell’alterità religiosa ha accompagnato ogni epoca della nostra storia. L’avversione
verso quanti avessero un sentire religioso diverso da
quello del gruppo maggioritario ha generato violente
persecuzioni, operazioni di censura, guerre sanguinose. Questi meccanismi repressivi hanno spesso catalizzato anche le tensioni politiche e sociali, oltre che
le aspirazioni puramente religiose, della società che li
metteva in atto.
Volgendo la nostra attenzione alla storia della cristianità, ci rendiamo subito conto che la persecuzione
di «eretici» ed «eresie» ne è stata un elemento costitutivo. Fenomeni di eresia si manifestarono sin dall’inizio dell’era cristiana, spingendo la Chiesa a delimitare ufficialmente, attraverso una serie di concili, i
confini ancora incerti tra ortodossia ed eterodossia. Fu allora che furono emesse le prime condanne
di dottrine che si discostavano dalla posizione ufficiale della Chiesa e che furono per questo ritenute
ereticali: il Concilio di Nicea respinse l’eresia ariana
(325), il Concilio di Efeso condannò il nestorianesimo e il pelagianesimo (431), il Concilio di Calcedonia negò il monofisismo (451). Sin da allora la
lotta contro l’eresia avrebbe rappresentato un aspetto
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INTRODUZ IONE tristemente duraturo nello sviluppo storico delle Chiese cristiane.
Ma cos’è l’«eresia» e chi sono gli «eretici»? In termini generali, possiamo definire «eretico» (dal verbo
greco hairéo, «scegliere») colui che, pur professando la
propria appartenenza ad una chiesa o ad una religione, entra in contrasto con la tradizione affermata da
quella stessa chiesa o religione. Vediamo più precisamente che cosa ciò significhi nell’ambito del cristianesimo occidentale.
Secondo la visione cattolico-romana, sono eretici
coloro che, pur essendo battezzati e dichiarandosi cristiani e cattolici, si oppongono alla verità rivelata da
Dio e affermata come tale dalla Chiesa di Roma e
persistono nell’errore. Questa concezione è ancor
oggi ufficialmente accolta nel corpus giuridico della
Chiesa cattolica: secondo il Codice di Diritto canonico promulgato nel 1983 da papa Giovanni Paolo II
(1978-2005) e tuttora vigente,
vien detta eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su
di essa.
Sulla base di questa definizione gli eretici vengono
distinti dagli apostati, cioè dai cristiani che si sono
allontanati dalla loro fede (ad esempio convertendosi
ad un’altra religione), e dagli scismatici, cristiani che
rifiutano di sottomettersi all’autorità del papa (come
ad esempio gli ortodossi). Diversamente da loro, infatti, gli eretici non intendono separarsi dalla Chiesa,
ma continuano ad operare al suo interno. Proprio per
questo motivo furono storicamente considerati più
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INTRODUZIONE insidiosi di apostati e scismatici e perfino degli stessi
infedeli (cioè i non cristiani): in quanto nemici interni, erano visti come una vera minaccia per la Chiesa,
come un vero e proprio «cancro» che corrode interiormente il corpo sociale ed ecclesiastico, un «veleno»
che vi penetra nascostamente. Erano detti «ipocriti» e
«falsi profeti» ad indicare la doppiezza del loro messaggio, perfettamente cristiano in apparenza, ma perfido e scellerato alla radice.
Simili definizioni permearono per molti secoli l’immaginario connesso all’eresia. Quest’ultima fu un elemento costitutivo della storia del cristianesimo, ma i
fenomeni ereticali ebbero un andamento discontinuo,
seguendo evoluzioni e vicissitudini delle maggiori
strutture di potere: la Chiesa e l’Impero, i regni, i governi cittadini. Dopo la caduta dell’Impero romano,
per effetto delle migrazioni barbariche l’eterodossia
perse per molto tempo la sua consistenza nell’Occidente cristiano. È dall’XI-XII secolo che si posero
le condizioni per una nuova ripresa dei fenomeni
ereticali nel mondo cattolico: la Chiesa assunse una
struttura rigidamente gerarchica, diventando sempre
più intollerante verso percorsi religiosi che si distanziavano dal modello dominante o che pretendevano
di riformarlo. Quanti scelsero di percorrere tali itinerari entrarono immancabilmente in contrasto con la
Chiesa di Roma e furono relegati nell’area dell’eresia,
divenendo oggetto di dure persecuzioni.
Questo libro ripercorre la storia di eretici ed eresie
e della repressione da loro subita nell’Occidente cristiano nei cinque secoli che seguirono l’anno 1000. I
documenti prodotti in questo periodo registrano con
crescente inquietudine la presenza di «eretici», «ere11
INTRODUZ IONE sie» e «sette ereticali», trasmettendo la sensazione che
un grave pericolo stesse minacciando la Chiesa e i fedeli. Malgrado la ricchezza delle tracce documentarie,
tuttavia, è oggi problematico affermare con precisione chi fossero quegli eretici e quanto reale fosse la
minaccia da loro rappresentata. Le difficoltà legate al
tentativo di rispondere a queste domande risiedono
nella natura parziale delle fonti a nostra disposizione: gli
scritti degli eretici medievali, infatti, sono sopravvissuti
soltanto raramente, mentre la mole dei documenti prodotti dai loro avversari e oggi conservati in archivi e biblioteche è ben più imponente. Di fatto le fonti che
possiamo utilizzare per lo studio delle eresie medievali
furono in larghissima parte prodotte dalle autorità preposte alla difesa dell’ortodossia. Le informazioni che
questi documenti ci offrono su eretici ed eresie sono
dunque filtrate dal punto di vista dei loro persecutori:
l’immagine che ne emerge risulta deformata in modo
sostanziale dalle categorie mentali, dal linguaggio e dal
bagaglio culturale degli osservatori che la ritrassero.
Questo condizionamento si riflette ad esempio
nella terminologia impiegata in riferimento agli eretici: nessun individuo accusato di eresia definì mai se
stesso come «eretico», il proprio progetto religioso
come «eresia», i propri compagni come «setta». Eppure questi appellativi permeano l’intera produzione
documentaria generata dai loro avversari, rivelando
una profonda discrepanza tra ciò che gli uomini di
Chiesa dicevano degli eretici e ciò che i presunti eretici dicevano di sé. E le parole non hanno certo un’importanza secondaria: il vocabolario costituiva infatti
la prima cornice di riferimento all’interno della quale
le autorità ecclesiastiche concepivano, modellavano e
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INTRODUZIONE catalogavano l’identità stessa di esperienze religiose
ritenute devianti.
I cosiddetti eretici ritenevano dal canto loro di essere gli interpreti del più autentico messaggio cristiano: chiamavano se stessi «buoni cristiani» e «buone
cristiane», «buoni uomini» e «buone donne», «apostoli», «poveri di Cristo». Proclamavano il loro impegno
a vivere seguendo da vicino il modello evangelico: il
loro proposito era quello di annunciare la parola di
Cristo, di abbracciare la povertà e di riformare la Chiesa, riportandola alla purezza delle origini.
Eretici o buoni cristiani? Siamo di fronte a due profili sostanzialmente diversi e contraddittori, che ci obbligano a riflettere sul significato stesso della categoria di «eresia». È solo in seguito allo scontro con l’istituzione ecclesiastica che idee e comportamenti
percepiti come pericolosi furono classificati come
ereticali: l’«eresia», per così dire, non esiste se non in
relazione ad una «ortodossia» che la giudica come tale. Delimitare le frontiere dell’alterità religiosa significava per la Chiesa stabilire chi era incluso e chi
era respinto, chi accettava di far parte dell’ordinamento dominante e chi, non accettando di subordinarsi, ne veniva emarginato ed escluso. Come si
può intuire, l’accusa di eresia costituiva dunque uno
strumento potentissimo nelle mani del clero, che gli
uomini di Chiesa non esitarono ad utilizzare ogni
qualvolta avvertissero che la loro posizione di predominio era messa in pericolo. Quello di «eresia»
era infatti un concetto duttile e indeterminato, che
poteva inglobare le più svariate opinioni e forme di
dissenso, senza fare eccezione per nemici politici e
oppositori personali.
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INTRODUZ IONE Il successo storico della categoria di eresia fu dovuto proprio al suo carattere indefinito, che la rese
utilizzabile nelle più varie circostanze e applicabile ai
più diversi contesti. Per meglio coglierne le specificità
dovremo allora esaminarla nel suo divenire storico,
osservando concretamente quali furono le modalità e
quali le circostanze nelle quali fu di volta in volta utilizzata. Questa esigenza ci porterà a ripercorrere i
principali itinerari del dissenso religioso tra XI e XV
secolo, volgendo lo sguardo ai loro protagonisti, alle
idee e ai comportamenti che li portarono ad un’aperta
rottura con la Chiesa di Roma. Ci interrogheremo in
ciascun caso sul perché di quella rottura, cercando di
identificare le ragioni per le quali una determinata
esperienza religiosa fosse avvertita come pericolosa e
qualificata come eresia. Questa operazione ci porterà
ad osservare di pari passo gli sviluppi istituzionali e
normativi della Chiesa di Roma. Per comprendere
l’universo religioso degli eretici, non potremo infatti
prescindere da quelli che furono i loro persecutori:
nella tensione tra questi due poli risiede la natura intimamente dialettica del fenomeno ereticale.
Il primo capitolo indaga le cause della nuova proliferazione di eresie che ebbe luogo in Occidente nel
basso medioevo. Dopo averle analizzate, guarderemo
alle figure di tre predicatori che espressero idee innovative e radicali andando incontro ad un’aperta rottura con la Chiesa di Roma: Pietro di Bruis, il monaco
Enrico e Arnaldo da Brescia.
Il concetto di «eresia» come «disobbedienza» al
pontefice è il tema centrale del secondo capitolo. Sulla scorta di questa idea ripercorreremo origini e sviluppi delle chiese catare e delle comunità valdesi e
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INTRODUZIONE umiliate, per poi soffermarci sui dispositivi più violenti ed efficaci della lotta agli eretici elaborati dal papato duecentesco al culmine della sua potenza: la crociata e l’inquisizione pontificia.
Il terzo capitolo guarda allo sviluppo, in bilico tra
ortodossia ed eresia, di nuove esperienze religiose tra
Due e Trecento: prenderemo in esame le comunità
degli apostolici e il movimento delle beghine, per poi
ripercorrere le tormentate vicende del radicalismo
francescano: nati in seno alla Chiesa, questi percorsi
religiosi furono spinti verso l’area ereticale dall’intervento regolatore del clero e del papa.
Nel quarto e ultimo capitolo vengono esaminate le
evoluzioni del dissenso religioso tra il tardo medioevo e
la prima età moderna. Osserveremo l’esplodere di possenti movimenti di riforma religiosa che, come i lollardi
in Inghilterra e gli hussiti in Boemia, riuscirono a collegare il pensiero dei maestri universitari alle rivendicazioni dei più vari segmenti della società, coinvolgendo
sentimenti nazionali e desideri di emancipazione sociale. Concluderemo infine la nostra storia di eretici ed
eresie nell’Occidente medievale soffermandoci sugli albori di un fenomeno che per molti secoli avrebbe fatto
accendere i roghi in tutta Europa, la stregoneria.
Il lettore si troverà più volte di fronte a dei brani
tratti da testi e documenti medievali: per agevolarne
la comprensione, ho offerto una traduzione in italiano del testo originale latino.
Sono riconoscente all’Organizzazione nazionale
olandese per la Ricerca scientifica (Nwo)/Marie Curie
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INTRODUZ IONE Cofund Action per la borsa di studio offertami negli
anni 2011-2012 presso l’Università di Leiden. Un
sentito ringraziamento va ad Antonio Montefusco,
che mi ha proposto di scrivere questo libro seguendone poi gli sviluppi con attenzione e interesse. Antonio Bartolozzi, Emma Bondi, Shulim Vogelmann,
Giuditta Isoldi e Giuliano Bracci mi hanno aiutato a
migliorarlo. Ringrazio di cuore Carla Pardini per le
sue preziose letture e riletture e Daniela Romée Piccio per la sua fiducia e il suo costante incoraggiamento.
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