L’INQUISIZIONE
MEDIEVALE
 PREMESSA:
L’Inquisizione è una istituzione che nasce ufficialmente
nel 1231 e cessa di esistere definitivamente nel XIX
secolo.
E’ dunque una istituzione che è durata circa 600 anni. In
questo lungo periodo ha vissuto diverse fasi, molto
diverse le une dalle altre.
 E’ necessario perciò distinguere l’inquisizione
medievale, da quella dei tempi moderni (dal
sec.XV) comunemente chiamata “spagnola” o
“romana”. Quest’ultima “non ha niente in comune
con quella medievale, se non il nome e le procedure.
Quella dei tempi moderni è diventata una polizia di
Stato al servizio dei Re, dei Papi, dei Principi che
difende, se non sempre i loro interessi, almeno la
loro visione del mondo: centralizzatrice, unificatrice e
secolarizzante, ben lontana in ciò dalla visione
medievale che accettava la diversità, l’eterogeneità e
le “innumerevoli libertà”“ (L.Moulin).
La dottrina della Chiesa
 Una grande norma domina l’azione degli Inquisitori: la
Chiesa non vuole, per principio e in principio, la morte
dell’eretico. Le punizioni hanno un carattere puramente
penitenziale, esse sono “medicinali”: esse aiutano a
guarire. Si trattava di un principio caro a S.Benedetto
(Regula, XXIII, 17): il fratello “ribelle” non può che
essere un malato. La comunità deve pregare perché
Dio gli ridia la salute. Solo la pena di morte ha, agli
occhi degli Inquisitori, un carattere propriamente
“vendicativo”.
 Lo scopo dell’istituzione è quello di riportare nella
retta fede e e nella giusta via il fratello traviato
 La Chiesa cerca dunque, sempre e soprattutto, di
ricondurre gli indiziati di eresia, nella via della salvezza,
di riportare il colpevole sul dritto cammino, di condurlo a
“risipiscenza” (=ritorno alla ragione) e dunque al
“pentimento”. Per questo le sentenze degli Inquisitori
sono sempre infarcite di prescrizioni come: partecipare
alla Messa, ascoltare le omelie, confessarsi (a Natale,
Pasqua e Pentecoste), comunicarsi (nelle stesse feste),
astenersi da qualunque lavoro servile nei giorni di festa,
evitare l’usura e ogni sorta di rapina, non praticare
sortilegi, elenco che getta una luce interessante sulla
mentalità e la condotta dei Cristiani del Medioevo.
La storia
 ANTICHITA’:
Gli imperatori cristiani, specialmente Teodosio e
Giustiniano, avevano colpito gli eretici e gli scismatici
con la confisca dei beni e l’esilio, perfino con la pena
di morte considerandoli rei di alto tradimento.
 ALTO MEDIOEVO:
I vescovi radunati in sinodo punivano i delitti contro la
religione.
La punizione degli eretici si limitava generalmente a pene
spirituali, come la scomunica, la penitenza della
flagellazione e la reclusione claustrale.
E ciò bastava!
 SINODO DI VERONA (1184) (presenti papa e
imperatore):
Scomunica contro gli eretici, bando dall’impero per i
loro protettori e i loro difensori.
I vescovi dei luoghi sospetti avevano la responsabilità di
ricercare (inquirere) gli eretici una o due volte all’anno,
personalmente o per mezzo di appositi commissari.
Le autorità civili dovevano poi precedere secondo le
istruzioni dei vescovi alla punizione dei colpevoli.
 SECC.XI-XII:
Le cose cambiarono notevolmente con la diffusione
dell’eresia catara.
 Il loro insegnamento e pratica metteva in pericolo
l’esistenza della Chiesa e della stessa società.
 Nei loro confronti la Chiesa fu lenta a mettersi in azione.
Essi erano stati segnalati in terra di Francia già nel 1149,
ma vennero scomunicati solo nel 1208.
 Si pensava che anche in questo caso l’azione di
persuasione dei singoli vescovi fosse sufficiente.
 I vescovi locali indicevano dispute pubbliche per
combatterli “a colpi di teologia” convinti, che una leale e
chiara discussione razionale potesse ricondurre i
“ciechi alla luce”, incontri pubblici con uomini che li
attaccavano e li criticavano duramente, incontri che
spesso duravano l’intero arco della giornata “coram
populo”.
 Il problema era che i Vescovi, senza dubbio buoni
pastori, ma scadenti teologi, uscivano il più delle volte
battuti, a tal punto che il numero dei Catari, invece di
diminuire aumentava sempre più.
 Difficoltà anche di identificare con chiarezza chi fosse
eretico e chi no.
 Molti vescovi esitarono ad applicare la
repressione, che comunque escludeva la pena di
morte (papa Alessandro II -1061-1073- aveva proibito
ogni sorta di effusione di sangue, seguito in ciò da
Alessandro III al Conc.Lateranense III del 1179).
 E’ in questa fase che il Sinodo di Verona obbliga i
Vescovi ad essere più responsabili.
 Intanto, nella Francia meridionale, approfittando della
trascuratezza (e ignoranza) del clero, sotto la
protezione della nobiltà, gli Albigesi erano ormai
diventati una potenza; una parte della borghesia
si era schierata dalla loro parte.
 Il papa Innocenzo III (1198-1216) dal 1198 aveva
inviato più volte dei cistercensi quali legati papali,
ma con scarso risultato. La loro comparsa pomposa
non era per nulla indicata a ridurre al silenzio i
rimproveri che gli eretici muovevano contro la
ricchezza della Chiesa e il lusso del clero.
 Anche l’opera missionaria svolta con abnegazione da
S.Domenico non otteneva risultati migliori.
 Nel 1207 papa Innocenzo incitò il re Filippo II Augusto ed
altri signori francesi a reprimere con le armi l’eresia
nella contea di Tolosa.
 Nel gennaio del 1208 il legato papale Pietro di Castelnau,
cistercense, fu assassinato
 il papa indisse una crociata contro gli Albigesi e il loro
potente protettore, Raimondo VI di Tolosa e raccolse un
considerevole esercito, composto per lo più da Francesi
del Nord.
 La guerra albigese (1209-1229) ebbe inizio sotto la
direzione militare del conte Simone di Montfort e
quella ecclesiastica del legato papale, l’abate Arnaldo
di Citeaux.
 Condotta da entrambe le parti con crudeltà
selvaggia e si protrasse molto a lungo anche per i
secondi fini egoistici di Simone e di altri baroni.
 La pace di Parigi del 1229 ne segnò finalmente la fine,
quando ormai tutta la Francia meridionale era
devastata e la potenza dell’eresia infranta, ne
rimanevano in vita solo alcuni piccoli focolai.
 Con l’abbattimento degli Albigesi è strettamente
connesso il definitivo affermarsi della cosiddetta
Inquisizione, cioè quella istituzione ecclesiastica che
aveva il compito di ricercare (inquirere) e punire gli
eretici.
 Seguendo l’esempio del sinodo di Verona del 1184,
alcuni sinodi della Francia meridionale (Avignone
1209, Montpellier 1215) inculcarono ai vescovi il
dovere di procedere in tutte le parrocchie,
mediante un sacerdote e alcuni fidati laici, alla ricerca
degli eretici e della loro punizione, per mano delle
autorità civili.
 Il XII concilio ecumenico Lateranense (1215)
confermava queste disposizioni, anzi le integrava
minacciando i Signori laici che non avessero
purificato il loro paese dalla eresia, la scomunica e,
allo scadere di un anno, la deposizione e la perdita
del potere.
 Federico II, di solito non molto scrupoloso in fatto di
religione, in occasione dell’incoronazione imperiale
del 1220, varò un decreto in cui mise la forza dello
Stato a servizio della Chiesa per la repressione
dell’eresia. Stabilì per legge in molti decreti (1224 in
Lombardia, 1231 per la Sicilia, 1232 per la
Germania) la pena del rogo come “punizione
adeguata” per gli eretici.
 Il sinodo di Tolosa del 1229, stabilì in maniera
definitiva la procedura da seguire nella ricerca e
punizione degli eretici.
 Ma i vescovi svolgevano altri compiti e la loro azione
era priva di continuità. D’altra parte, per scoprire
l’eresia occorrevano intelligenza e cultura, che spesso
mancavano ai giudici dei tribunali vescovili. Stessi
rimproveri si potevano rivolgere ai legati che a volte il
Papa inviava da Roma e il cui arrivo non sempre era
gradito dalle autorità locali.
 I giudici secolari, invece, mostravano un’energia a
volte incontrollata e terribile: per lo più furono loro i
fautori dei grandi roghi nel sud della Francia. Si
elevarono proteste perfino in seno al clero, dato che
la repressione era priva di continuità e di intelligenza
e che i bersagli erano scelti in funzione di
considerazioni politiche più che religiose.
 Efficacia, regolarità, moderazione, solida
formazione teologica e giuridica, indipendenza dai
poteri locali, questo era quanto si chiedeva alla
ricerca degli eretici.
 La Santa Sede credette di trovare la soluzione
nominando dei giudici permanenti, con autorità su
una vasta regione, senza badare alle frontiere
signorili o diocesane che rendevano difficile
coordinare le procedure giudiziarie; indipendenti dai
vescovi, ai quali era proibito interferire nel loro
lavoro; muniti di ampi poteri che permettessero loro
di ignorare tutti gli appelli.
 Giurisdizione eccezionale, istituita dal papa
Gregorio IX (1227-1241) nel 1231, nominando il
primo delegato per la Germania. Nell’anno
successivo il sistema veniva esteso alla Francia e
così l’istituto dell’Inquisizione era nato.
 Poiché i vescovi avevano dimostrato imprecisione nel
procedere, Gregorio affidava l’Inquisizione quasi
esclusivamente ai frati mendicanti, in prevalenza ai
Domenicani, di cui essa divenne, da quel momento in poi,
compito specifico.
 Gli inquisitori amministravano il loro ufficio come mandatari
del papa (inquisizione papale), non annullavano il tribunale
dei vescovi, lo mettevano però assai nell’ombra.
 Nel 1252 papa Innocenzo IV (1243-1254) mise a loro
disposizione, quale mezzo di prova, la tortura.
 L’Inquisizione svolse la sua massima attività nei paesi
latini, ove a poco a poco estese l’ambito delle sue
competenze: oltre all’eresia vera e propria, doveva
ricercare e punire anche i sacrileghi, i bestemmiatori, i
sodomiti, gli autori di sortilegio e gli stregoni, i maghi,
gli alchimisti. Ma né in Francia, né in Italia l’Inquisizione
riuscì a debellare totalmente l’eresia. In Germania
essa dovette limitare in modo considerevole la sua
attività in seguito all’uccisione dell’inquisitore Corrado
di Marburg nel 1233.
Pietro Rosini (S.Pietro Martire da
Verona)
 Pietro nacque nel 1206 da
famiglia catara, ma educato nella
vera fede.
 Entrò nell’ordine di S.Domenico;
studiò a Bologna.
 Tenne molte predicazioni a
Venezia, a Cremona e
soprattutto a Milano, dove
convertì molti eretici.
 Per questo fu aggredito e ucciso
dai loro sicari nella selva di Farfa
(Seveso) il 6 aprile del 1252
mentre viaggiava tra Como e
Milano.
 Gli fu dedicata fin dal 1307 la basilica
che diciamo di S.Anastasia, dal titolo di
una chiesa preesistente, fatta costruire
dal re Teodorico.
 Nel lungadige, non lontano da
S.Stefano, si può ancora vedere la
facciata di una piccola chiesa, edificata
sulla casa natale, e dedicata a S.Pietro
martire, compatrono di Verona, assieme
a S.Zeno.
“La tortura”
di R.Lanzilli