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7. Giordano Bruno: naturalismo e neoplatonismo
PROFILO
convinto dell'esistenza della forma superaddita e quanto invece abbia giocato il timore
dell'Inquisizione, che non avrebbe ovviamente tollerato la negazione dell'immortalitaÁ dell'anima. EÁ certo che questo concetto non si inserisce in modo organico nella sua filosofia e
che ad esso non faraÁ ricorso nella spiegazione del comportamento e della morale.
GUIDA ALLO STUDIO
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.7.
Bruno e il
copernicanesimo
"
Che cosa significa De rerum natura iuxta propria principia?
Quali sono e come agiscono i princõÁpi in ambito fisico?
Mediante gli stessi princõÁpi possiamo spiegare anche la morale: in che modo?
Perche la morale di Telesio puoÁ essere definita «descrittiva»?
Giordano Bruno: naturalismo
e neoplatonismo
Nella seconda metaÁ del secolo X V I il copernicanesimo era al centro di molte polemiche. A
Londra nel 1584 Giordano Bruno viene invitato a esporre le sue idee sulle tesi di Copernico in
una riunione amichevole ± svoltasi nel primo giorno di Quaresima, il giorno delle Ceneri. Da
questo incontro trae spunto la Cena delle Ceneri, cinque dialoghi in cui Bruno espone la
propria concezione dell'universo. Copernico, proponendo una cosmologia in cui la Terra eÁ un
astro in movimento, elimina ogni subordinazione del mondo terrestre al mondo celeste.
Bruno coglie nella rivoluzione copernicana un profondo significato morale di liberazione
Naturalismo
In senso proprio il naturalismo eÁ la concezione secondo la
quale la natura costituisce il principio unico della realtaÁ.
Nel Rinascimento esso eÁ corretto dall'ammissione, accanto e prima della natura, di Dio come principio fondamentale. Dio e natura tendono peroÁ a essere identificati, con l'affermazione di un panteismo, piuÁ o meno
& Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1
esplicito, come avviene in Cusano, Telesio, Bruno e Campanella. La divinitaÁ con la quale viene identificata la natura
eÁ concepita come un principio razionale e non personale.
La natura, di conseguenza, ha leggi proprie, necessarie,
risultando percioÁ regolare e prevedibile. In questo senso il
naturalismo prepara la rivoluzione scientifica.
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MODULO 1
Umanesimo e Rinascimento
NOTIZIE BIO-BIBLIOGRAFICHE
Filippo Bruno (1548-1600) prende il
nome di Giordano, con il quale eÁ universalmente noto, quando entra, giovanissimo, nell'ordine dei domenicani.
Le sue idee poco ortodosse in ambito religioso lo costringono a un lungo esilio per sottrarsi alla repressione del periodo della Controriforma. Dal 1581 eÁ a
Parigi, poi si trasferisce in Inghilterra al seguito del-
l'ambasciatore francese, e pubblica a Londra, tra il 1584
e il 1585, i Dialoghi italiani, chiamati cosõÁ perche redatti
in italiano. Dopo un soggiorno in Germania, viene
chiamato a Venezia dal patrizio Mocenigo, che desiderava istruirsi nella mnemotecnica. Denunciato all'Inquisizione, subisce un lungo processo, che si conclude
con la morte sul rogo, nella piazza romana del Campo
dei Fiori, nel 1600.
, in particolare Aristotele. Il nuovo universo infinito eÁ frutto della ricerca razionale, contro il principio di autoritaÁ.
dalla superstizione e dall'accettazione acritica dei filosofi del passato
L'universo
infinito
AA T3
L'infinitaÁ dell'universo eÁ posta in relazione con l'infinitaÁ della causa, cioeÁ di Dio. L'universo eÁ
manifestazione, «vestigio» di Dio, e attraverso la sua conoscenza scopriamo Dio. L'aver
abbattuto le muraglie delle sfere celesti vuol dire anche aver liberato la conoscenza, che adesso
Á trascendente, come il motore immobile di
ha come oggetto l'infinito. La divinitaÁ non eÁ piu
Aristotele. EÁ nell'universo, lo compenetra, eÁ dentro di noi piuÁ di quanto lo siamo noi stessi.
Spiegazioni
fisiche
Pur non essendo astronomo, Bruno si pone il problema di spiegare il moto apparente degli
astri e lo fa anticipando la «relativitaÁ galileiana», secondo la quale stando all'interno di un
Á possibile stabilire se esso si muova o sia in quiete. Come conseguenza, il
sistema non e
moto apparente dell'intero universo intorno alla Terra deve essere ricondotto al moto
rotatorio della Terra intorno a se stessa.
Dio eÁ causa
e princõÁpio
L'infinitaÁ dell'universo eÁ spiegata, sulle orme di Cusano, a partire dal rapporto tra Dio e il
mondo, analizzato sulla base dei concetti di «causa» e «principio». «Principio» eÁ cioÁ che
diventa l'effetto che determina, come il seme rispetto alla pianta, mentre «causa» si riferisce
a qualcosa che determina un effetto ma ha una sua realtaÁ separatamente da esso, come il
falegname che costruisce un mobile. Se Dio eÁ principio, allora permane nel mondo, eÁ in
esso. Di conseguenza, tutta la natura eÁ animata, la vita eÁ in tutte le cose.
FILOSOFIA PER IMMAGINI
Bruno e la mnemotecnica
Nella filosofia di Giordano Bruno i temi dell'ermetismo
rinascimentale si combinano con le tecniche dell'incremento della memoria (mnemotecnica), che erano
state studiate dal catalano Raimondo Lullo (1232-1315).
Secondo Lullo, ponendo nelle caselle disposte su un
sistema di ruote concentriche le nozioni concettuali che
definiscono ogni campo del sapere, ruotando poi i
cerchi e collegando le nozioni secondo schemi prestabiliti, si potrebbero ottenere inusitate e stimolanti
associazioni concettuali. Usando le ruote combinatorie
di Lullo, nel De umbris idearum Giordano Bruno immaginoÁ schemi molto complessi.
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G. Bruno, immagine
dal De umbris idearum.
7. Giordano Bruno: naturalismo e neoplatonismo
L'universo
AA T4
AA T7
PROFILO
L'universo eÁ concepito da Bruno in modo panteistico, come Uno-tutto, come totalitaÁ che daÁ
significato alle parti, come unico organismo vivente che racchiude in se ogni divenire,
rimanendo peroÁ immobile e identico a se stesso. La tesi della infinitaÁ dell'universo e della
universale animazione eÁ anche al centro di una delle ultime opere pubblicate da Bruno
prima dell'arresto, il De immenso (1591). Una delle conseguenze di tale tesi eÁ l'ammissione
di una pluralitaÁ di mondi, e della presenza di esseri viventi in altri mondi: la forza animatrice della natura agisce ovunque, non soltanto sulla Terra.
La morale
La tesi della infinitaÁ dell'universo e della universale animazione che testimonia la presenza
di Dio in esso eÁ il fondamento della concezione morale di Bruno, espressa soprattutto nei
dialoghi Spaccio della bestia trionfante e Degli eroici furori. Lo Spaccio della bestia trionfante
eÁ costituito a sua volta da cinque dialoghi che si svolgono nei cieli, tra gli deÁi convocati da
Giove per procedere a liberare i cieli stessi dalle bestie che hanno dato il nome alle costellazioni e che simboleggiano le false virtuÁ, i vecchi valori da eliminare. Nella immaginosa
Á la
cornice dello Spaccio della bestia trionfante, Giove colloca al primo posto tra le virtu
Á , accanto alla quale sta una dea con due nomi: Provvidenza e Prudenza. Essa e
Á
Verita
Provvidenza in quanto attivitaÁ di Dio, Prudenza in quanto azione propria dell'uomo, che
grazie alla Prudenza puoÁ conciliarsi con la Provvidenza divina. L'Ozio, scacciato dai cieli per
far posto alla Sollecitudine, esalta se stesso riferendosi alla beata etaÁ dell'oro, in cui gli
uomini vivevano tranquilli. Ma Giove vuole invece la Sollecitudine: egli fa l'elogio delÁ umana e dello sviluppo della civilta
Á . Gli uomini dell'etaÁ dell'oro erano forse piuÁ
l'attivita
Á virtuosi.
felici, avevano forse meno vizi, ma avere meno vizi non significa essere piu
L'homo faber
L'uomo, operando con l'intelletto e con le mani, puoÁ formare «altre nature e altri corsi»,
divenendo creatore, come Dio, e affiancandolo nella sua opera di trasformazione e vivificazione della natura. Bruno esalta l'attivitaÁ e il lavoro conferendo loro sacralitaÁ, facendone
un modo per avvicinarsi a Dio. Se la natura eÁ il «vestigio» attraverso cui possiamo conoscerlo, eÁ perche Dio eÁ immanente alla natura, opera in essa dall'interno. Trasformandola,
l'uomo non solo lo conosce, ma si fa come Lui.
L'eros come
molla
dell'agire
umano
L'elogio dell'attivitaÁ e delle opere viene inserito in una concezione per la quale si insiste sul
particolare significato delle aspirazioni umane. L'uomo eÁ mosso dall'amore, che puoÁ indirizzarsi a singoli esseri ma puoÁ anche, con la mediazione della conoscenza, volgersi a Dio.
EÁ questo il tema del dialogo Degli eroici furori. Gli «eroici furori» costituiscono la tensione
verso l'azione e la conoscenza che caratterizza l'uomo: «eroici» deriva da eros, nel significato
platonico del termine, da intendersi cioeÁ come tensione spirituale verso il divino, come
Á divisa in due parti, ognuna di cinque dialoghi.
superamento dei limiti individuali. L'opera e
La filosofia si coniuga con la poesia: tutti i dialoghi sono commenti di poesie, in genere
sonetti, alcuni di Bruno, altri di Luigi Tansillo, un amico del filosofo, morto nel 1568, che
compare come protagonista dei dialoghi, insieme a un non identificato Cicada o Cicala.
La
purificazione
dalle
passioni
Bruno sembra qui allontanarsi dall'attivismo dello Spaccio della bestia trionfante per avvicinarsi all'ideale platonico di purificazione, di liberazione dal corpo e dalle passioni, per
giungere cosõÁ alla contemplazione della veritaÁ. Il furore eroico eÁ ansia di ricerca, al di laÁ del
mondo sensibile, della veritaÁ divina, e interpreta l'aspirazione dell'uomo all'infinito.
GUIDA ALLO STUDIO
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Come viene dimostrata da Bruno l'infinitaÁ dell'universo?
Che significati attribuisce a questa nuova concezione astronomica?
Che differenza c'eÁ tra «causa» e «principio»? Come essi definiscono il rapporto tra Dio e l'universo?
In che modo l'uomo puoÁ cooperare alla creazione divina?
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MODULO 1
Umanesimo e Rinascimento
FONTI E SCRITTI
Il mito di Atteone come immagine degli «eroici furori»
Il furore eroico eÁ ansia di ricerca, al di laÁ del mondo sensibile, della veritaÁ divina, ed eÁ riassunto metaforicamente dal
mito di Atteone, al cui commento eÁ dedicato il quarto dialogo degli Eroici furori. Il cacciatore Atteone sta inseguendo un cervo con i suoi cani. All'improvviso scorge la dea Diana, che sta immergendosi nuda nelle acque di un
fiume. La vista della divina bellezza lo rapisce e i cani, simbolo dei suoi pensieri, si rivolgono contro di lui,
sbranandolo. In questo modo lo liberano dalla prigione del corpo e dai suoi limiti, ed egli puoÁ contemplare nella
sua pienezza la divina veritaÁ. Il significato metaforico del brano eÁ oggetto del dialogo.
La divinitaÁ in noi
T
A N S I L L O ± Sai bene che l'intelletto
apprende le cose intelligibilmente,
Á
idest secondo il suo modo; e la volunta
perseguita le cose naturalmente, cioeÁ secondo la raggione con la quale sono in seÂ.
CossõÁ Atteone con que' pensieri, quei cani
che cercavano estra1 di se il bene, la sapienza, la beltade, la fiera boscareccia, ed
in quel modo che giunse alla presenza di
quella2, rapito fuor di se da tanta bellezza,
dovenne preda, veddesi convertito in quel
che cercava; e s'accorse che de gli suoi
cani, de gli suoi pensieri egli medesimo
venea ad essere la bramata preda, percheÂ
giaÁ avendola contratta in seÂ, non era necessario di cercare fuor di se la divinitaÁ.
CI C A D A ± PeroÁ3 ben si dice il regno de
Dio esser in noi, e la divinitade abitar in
noi per forza del riformato4 intelletto e
voluntade.
(G. Bruno,
, parte I, Dialogo
, p. 1008)
Degli eroici furori
quarto
, in
Dialoghi italiani
fuori.
la dea Diana
Á : percio
Á.
3. pero
4. riformato: purificato, ma anche convertito, nel
senso che si eÁ liberato dalle false virtuÁ e dalle superstizioni.
1. estra:
2. quella:
La divinitaÁ eÁ «contratta» in ogni essere, nel senso che Cusano dava a questo termine. L'immensitaÁ di Dio si contrae,
si individualizza, di modo che ognuno deve cercare la veritaÁ dentro di seÂ. Atteone cerca la divinitaÁ, e, illuminato
dalla bellezza divina, diviene cioÁ che stava cercando, la scopre in seÂ. Nell'intelletto l'uomo ha le idee delle cose,
senza conoscere le quali non puoÁ intendere neppure il mondo della natura. Gli eroici furori non debbono essere
considerati come un invito all'ascesi, come una sconfessione all'impegno verso la trasformazione del mondo
mediante l'intelletto e le mani, ma come l'affermazione della centralitaÁ dell'uomo che ha in se le idee dello stesso
intelletto universale. Mediante esse, trovandole in seÂ, non semplicemente con la riflessione, ma spinto dall'amore
per la veritaÁ, puoÁ raggiungere la conoscenza e la contemplazione del divino.
Parmigianino, Il mito di Diana e Atteone, particolare, 1523 ca., affresco (Fontanellato, Rocca).
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