Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Capitolo 3 La Matematica degli Origami 3.1 Introduzione In questo capitolo affronteremo i problemi, dal punto di vista matematico, che si incontrano nell’arte della piegatura della carta. Inizialmente vedremo, come esempio di potenza di questo mezzo, com’è possibile risolvere problemi anche di terzo e quarto grado, com’è possibile compiere operazioni che richiederebbero l’utilizzo di riga e compasso con un solo gesto. Poi approfondiremo lo studio della geometria degli origami, quelle che sono le proprietà di un crease-pattern, che rappresenta in sostanza l’origami, e la possibilità di tracciare modelli teorici, grazie agli studi di Maekawa e Kawasaki; studieremo in particolare le proprietà degli origami “Flat”, ossia quei modelli che danno origine ad origami capaci di appiattirsi completamente senza che la carta si strappi. Nel paragrafo 3.4, infine, grazie ad una ricerca di David Huffman, approfondiremo lo studio riguardante le relazioni esistenti tra gli angoli diedri di un vertice poliedrico, elemento essenziale nella costruzione degli origami. 31 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.2 Il Metodo del Ripiegamento della Carta Il primo ad attirare, col suo autorevole giudizio, l’attenzione degli studiosi sul metodo del ripiegamento della carta dovuto al matematico indiano Sundara Row, fu Klein con le sue celebri conferenze su questioni di matematica. Questo metodo non è una semplice curiosità matematica, ma è un ottimo strumento per la risoluzione di problemi geometrici poiché consente di risolvere anche problemi di terzo e quarto grado, inoltre alcuni problemi si risolvono con operazioni assai più semplici di quelle necessarie quando si ricorre a riga e compasso, e l’esattezza dei risultati non è inferiore. Le operazioni fondamentali quali: Costruire la retta passante per due punti dati Determinare l’intersezione di due rette date sono eseguibili semplicemente e con la stessa precisione con la quale sono effettuate adoperando riga e compasso. Il problema di condurre per un punto P la perpendicolare ad una sola retta r richiede una sola operazione: basta, infatti, piegare il foglio in modo che la piega passi per P e la retta r si sovrapponga a se stessa; con riga e compasso questo problema richiede ben quattro operazioni: tre volte l’uso del compasso e uno della riga. La bisettrice ad un angolo si costruisce velocemente sovrapponendo, con una sola piegatura, i due lati dell’angolo. Molto semplice è anche la costruzione di un quadrato di cui è dato un lato in grandezza e posizione: la costruzione richiede quattro operazioni di piegatura sul foglio, mentre con riga e compasso occorre utilizzare cinque volte il compasso e tre volte la riga. Due problemi più complessi che si possono risolvere con il metodo del ripiegamento della carta sono i seguenti: 32 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 1. costruire un quadrato di cui due lati opposti, o i loro prolungamenti, passino per due punti dati, e i due vertici situati su uno dei rimanenti lati stiano rispettivamente su due rette date. 2. Dati due punti ed una retta, costruire un angolo retto il cui vertice giaccia sulla retta, e i cui lati passino rispettivamente per i due punti dati. Non entriamo nel dettaglio delle procedure da utilizzare per risolvere tali problemi, accenniamo solo al fatto che sarà necessario costruire delle parabole per tangenti, con il metodo appunto della ripiegatura della carta. 3.3 Definizione di Origami Possiamo definire un origami con una coppia (C,f) dove C è un insieme di linee definite su un quadrato [0,1] x [0,1], le quali definiscono le pieghe, e f è una funzione f: C (-,) la quale indica l’angolo e la direzione di ogni piega. Formalizziamo quello che abbiamo detto. Definizione: Un origami è una coppia (C,f), dove C è un insieme di pieghe e f: C (-,) la quale mappa [0,1] x [0,1] in R3 ed è iniettiva. Figura 3.1- Peghe a Monte e a Valle Se abbiamo una piega p tale che f(p)>0 significa che p è una piega a valle; se invece f(p)<0 allora p è una piega a monte. 33 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.3.1 Flat Origami e Proprietà Locali Definizione: Un flat origami è un origami dove ogni piega a valle è piegata di radianti e ogni piega a monte è piegata di – radianti. Figura 3.2 - Flat Origami Definizione: con vertice intendiamo un punto all’interno del foglio dove le pieghe s’incontrano. In seguito daremo alcune proprietà locali di un origami flat, dove per locali intendiamo quelle proprietà che valgono solo su un singolo vertice del pattern delle pieghe. Immaginiamo di avere un disco di carta dove abbiamo un solo vertice al centro e pieghe radiali che partono da questo. Maekawa Teorema Sia M il numero di pieghe a monte in C, e V il numero di pieghe a valle, allora: M –V = 2 Figura 3.3 - Flat Origami, Proprietà Locali 34 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Dimostrazione: (Jan Siwanowicz) Consideriamo il disco D dopo che è stato piegato. Se tagliamo la carta vicino al vertice, la sezione ci rivela il perimetro di un poligono. Essendo un flat origami tutti gli angoli interni di questo poligono saranno 0 o 2 radianti, più precisamente alle pieghe a monte in C corrisponde un angolo di 0 radianti nel poligono, alle pieghe a valle invece un angolo di 2 radianti. Sia n il numero di pieghe in C, che corrisponderà al numero di lati del poligono, allora, poiché la somma degli angoli interni di un poligono è uguale a (n-2), e nel nostro caso n = M + V, avremo: 0M+2V = (M + V – 2) M - V = 2. Se pieghiamo il disco su se stesso nel senso opposto, avremo che M – V = -2, quindi: M –V = 2. Corollario 1 Il numero di pieghe in C è pari. Dimostrazione Se n è il numero di pieghe in C e M - V = 2 allora: n = M + V = M – V + 2V = 2(1 + V). Corollario 2 Se pensiamo il pattern delle pieghe di un origami come un grafo allora ogni grafo di un flat origami è 2-colorabile. Dimostrazione Il corollario 1 ci garantisce che ogni vertice è di grado pari, ossia è formato da un numero pari di “fold-line”, con l’eccezione dei vertici che si trovano sul bordo del 35 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ foglio. Comunque possiamo creare un nuovo vertice fuori dal quadrato e collegarlo con tutti i vertici sul bordo di grado dispari. Il grafo risultante sarà 2colorabile. Il corollario 2 è stato scoperto da Meguro in Jappone, ed è interessante poiché dimostra la parità delle facce in un pattern. Quando l’origami è completamente chiuso su se stesso, infatti, se noi coloriamo le facce rosse e blu, l’origami flat finale avrà tutte le facce rosse da un lato e blu dall’altro. Kawasaki Teorema 1 Se C è l’insieme delle pieghe di un flat origami, allora la somma degli angoli alternati in C intorno al vertice è . Dimostrazione Sia una curva chiusa nel disco D intorno al vertice di C. Se noi pieghiamo D usando le fold-line in C e seguiamo il tracciato sulle varie facce, ci rendiamo conto che ogni volta che incontra le fold-line deve cambiare direzione. Figura 3.4 - equazione (331a) Così torneremo indietro da dove siamo partiti, e questo implica che 1 - 2 + 3 + … - 2n = 0 (331a) Ma noi sappiamo anche che 1 + 2 + 3 + … + 2n = 2 Utilizzando entrambi i risultati e sommando la seconda equazione alla precedente otteneniamo: 36 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 1 + 3 + … + 2n-1 = Questo implica che 2 + 4 + … + 2n = Il Kawasaki teorema 1 è così dimostrato. Possiamo dimostrare ora che il risultato esposto nel teorema precedente non solo è una condizione necessaria, ma è anche sufficiente. Questo risultato sorprendente implica che un insieme qualunque di linee può essere usato per costruire un flat origami locale, la possibilità dipende solo dagli angoli intorno al vertice non da come sono disposte le pieghe a valle e a monte. Kawasaki Teorema 2 Sia C = {l1,…, l2n} una collezione di linee radiali su un disco D, e denotiamo gli angoli tra queste linee con 1, 2, 3, …, 2n. Supponiamo inoltre che 1 + 3 + … + 2n-1 = 2 + 4 +… + 2n = . Allora C genera un flat origami. Figura 3.5 - Esempio di come assegnare le pieghe a monte e a valle Questi due teoremi, i quali danno la condizione necessaria e sufficiente per essere un flat origami nel locale, vengono riassunti col nome di condizione 180°. 37 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.3.2 Problema nell’Estendere i Concetti al Globale Il teorema di Maekawa non si estende ai flat origami con più di un vertice, infatti ad esempio, in quello mostrato nella Figura 3.2 M - V = 15. Comunque sembra che questa quantità continui a conservare delle sue proprietà. Se noi consideriamo il pattern di un arbitrario flat origami, localmente vale la formula M – V = 2. Infatti M - V = 2 se il vertice punta verso l’alto e M - V = -2 se il vertice punta verso il basso. Questo ci suggerisce che globalmente abbiamo: M – V = 2(# di vertici rivolti in alto) – 2(# di vertici rivolti in basso) Questo però è incorretto poiché nel pattern ci saranno pieghe che fanno parte di entrambi i vertici, e sono quelle pieghe in cui l’estremità termina all’interno del foglio e non sul bordo. Otteniamo allora il seguente risultato: Proposizione 1 Sia ( C, f ) un flat origami, sia M il numero di pieghe a monte e V il numero di pieghe a valle, allora M - V = 2(# vertici rivolti in alto) – 2(# vertici rivolti in basso) – (# pieghe interne a monte) + (# pieghe interne a valle). L’unica cosa che può rendere falsa questa proposizione è una fold-line che non interseca nessuna altra fold-line all’interno del foglio, come ad esempio un origami formato da una singola piega a monte, in questo caso M – V = 1, e questo contraddice la proposizione. In questo caso noi dobbiamo considerare la nostra fold-line come due fold-line distinte, con il vertice in un qualunque punto lungo la fold-line, allora avremo che la proposizione è verificata, infatti M – V = 2. 38 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.3.3 La condizione 180° Anche i teoremi di Kawasaki 2 e 3 ossia la condizione 180, non si possono estendere naturalmente ai flat origami con un numero maggiore di vertici, infatti esistono pattern che non si possono piegare globalmente, piegabile invece localmente. Un esempio è mostrato nella Figura 3.6. Proviamo ora a spiegarne i motivi. Siano 1,2,…,2n gli angoli tra le pieghe di un flat origami con solo un vertice Figura 3.6 - crease-pattern non ripiegabile Proposizione 2 Per ogni flat origami (C,f) definito sopra un disco D con un solo vertice, se i < i-1 e i < i+1 allora f(li) = - f (li+1) cioè li è a monte e li+1 è a valle. Per vedere perché questo è vero guardiamo la Figura 3.7. Se f(li) = f (li+1), allora piegando su una di queste due pieghe, i-1 o i+1 attraverseranno rispettivamente le linee li+1 o li-1. Ora consideriamo il pattern in Figura 3.6. Ogni vertice è formato da due angoli retti alternati Figura 3.7 separati da un angolo minore di 90° e da un angolo maggiore di 90° gradi, siamo quindi nelle condizioni della proposizione 2. Supponiamo che la linea l1 sia a monte allora per la proposizione 2, l2 deve essere a valle, ma questo implica che l3 deve essere a monte e questo contraddice la proposizione 2 poiché avremmo l1 e l3 entrambi a monte separati da un angolo 39 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ inferiore rispetto all’angolo a destra e l’angolo a sinistra. Ciò implica che il crease-pattern della Figura 3.7 è non ripiegabile ( not-foldabily). Definizione: Dato un insieme C di pieghe (con il quale non sappiamo se siamo in grado di generare un flat origami) costruiamo un grafo lineare dell’origami come segue: 1. I vertici in G sono le pieghe in C 2. Due pieghe li lj formano un arco in G se e solo se a) li e lj sono adiacenti in C e b) f(li) = - f(lj) deve essere vera se C è generato da un flat origami (C,f) la condizione 2a significa semplicemente che li e lj non possono essere entrambe a valle o entrambe a monte. Figura 3.8 - grafo lineare dell'origami La Figura 3.8 mostra il grafo lineare del pattern precedente. Si può notare che esso è un sottografo del grafo lineare convenzionale, e si può anche notare che non è 2colorabile ed il pattern non può essere piegato. La Figura 3.9 mostra un altro esempio di pattern delle pieghe, il quale è localmente un flat origami, ma è impossibile da piegare. Costruendo il grafo è possibile rendersi conto del perché non è 2-colorabile. 40 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Figura 3.9 - esempio di crease-pattern non ripiegabile Congettura Una collezione C di fold-line in un quadrato può generare un flat origami se e solo se a) ogni vertice in C soddisfa la condizione 180° b) il grafo lineare di C è 2-colorabile 3.3.4 La complessità di un Flat Origami Marshall Bern, e Barry Hayes, hanno affrontato il problema di determinare se un foglio di carta, su cui è disegnato un pattern che ne rappresenta le pieghe, è ripiegabile in modo da ottenere un flat origami (flat foldability). Tali studi gli hanno permesso di dimostrare che, il problema di assegnare l’orientazione alle pieghe del pattern (a monte o a valle) in modo da ottenere un flat origami è un problema NP-completo. Non entriamo nei dettagli della dimostrazioni, appare chiaro comunque che tale dimostrazione sfrutta il teorema di Kawasaki e di Maekawa. 41 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.4 Curvatura e Pieghe Sia k un contorno chiuso e orientato in senso orario, ad ogni punto su tale contorno associamo il vettore unitario, normale alla superficie e orientato in modo da allontanarsi da questa. Possiamo trasferire questo insieme di vettori, lasciando inalterate le loro caratteristiche, al centro di una sfera di Gauss. In questo modo ogni vettore terminerà sulla superficie di tale sfera, evidenziato un tracciato su di essa; chiamiamo k’ tale tracciato ottenuto dal contorno k. Il rapporto K tra l’area C ottenuta come risultato del tracciato k’ e l’area F determinata da k ha un limite finito per k che tende ad un punto dato. Questo rapporto è definito curvatura Gaussiana o curvatura totale. Quando k’ è orientato in senso orario la curvatura è positiva, quando invece è orientato in senso antiorario la curvatura è negativa. L’area racchiusa dal tracciato k’ sulla sfera però, spesso è molto complessa ed è considerata positiva quando l’area creata da una parte del tracciato in senso orario, è maggiore rispetto all’area disegnata dal restante tracciato in senso antiorario; è considerata negativa nella situazione inversa a quella appena descritta. In un punto dato, la curvatura Gaussiana K è uguale al prodotto delle due principali curvature in questo punto. Ognuna di queste curvature è uguale al reciproco del proprio raggio di curvatura corrispondente, r1o r2. Come esempio consideriamo la curvatura Gaussiana in punti tipici: 1. Sul bordo esterno della sfera di raggio r: i due raggi di curvatura hanno lo stesso valore positivo e quindi K=1/r2. 2. All’interno del bordo della sfera di raggio r: i due raggi di curvatura hanno lo stesso valore negativo e quindi, nuovamente, K=1/r2. 3. Sopra l’ellissoide: r1 e r2 sono entrambi positivi e K=1/r1r2. 4. Su una superficie a sella: r1 e r2 hanno segni opposti quindi K è negativa. 5. All’apice di un cono: ogni raggio è 0 conseguentemente K è infinito. 42 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.4.1 Vertice Poliedrico Vediamo ora come vengono rappresentati sulla sfera di Gauss i settori piani associati ad un arbitrario vertice poliedrico. Prendiamo come primo esempio l’angolo di un cubo (Figura 3.10) formato, quindi, da tre piani che chiamiamo A, B, C. Immaginiamo di poggiare un vettore normale al piano A e percorriamo un circuito chiuso intorno all’angolo del cubo in senso orario, (spostiamoci, quindi, dal piano A al piano B; dal B al C e poi torniamo sul piano A) mantenendo il vettore sempre normale al piano. Figura 3.10 – Tracciato sulla sfera di Gauss di un semplice vertice poliedrico Ogni qualvolta ci sposteremo da un piano a quello adiacente il vettore compirà un rotazione di /2 tracciando sulla sfera di Gauss un arco di /2 radianti, corrispondente all’angolo diedro tra i piani che formano lo spigolo del cubo. Il corrispondente tracciato che otterremo sulla sfera di Gauss è quindi un triangolo sferico, la cui area è (1/8)(4) = /2. Poiché l’area di un triangolo sferico è determinata dalla somma degli angoli interni meno . Un altro esempio potrebbe essere una superficie con una forma simile ad una sella, dove ci sono due angoli concavi e due angoli convessi (Figura 3.11). Per creare una superficie del genere è necessario che i quattro settori di angolo A, B, C, D che noi consideriamo tutti uguali abbiano una somma superiore a 2, e che ogni settore di angolo debba essere maggiore di /2. 43 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Figura 3.11 - tracciato sulla sfera di Guass di un vertice poliedrico Il tracciato che il vettore disegna sulla sfera di Gauss non dipende dal contorno della superficie, ma solamente dai settori di angoli e dagli angoli diedri tra i piani adiacenti. Possiamo notare che l’orientazione del tracciato tra il piano A e B e tra i piani C e D è opposta. Questo è dovuto alla concavità dei corrispondenti spigoli. L’area all’interno del tracciato può essere considerata negativa poiché i il tracciato è percorso in senso antiorario. Esaminando i tracciati di entrambi gli esempi notiamo che l’angolo con cui il tracciato cambia la sua direzione corrisponde all’angolo del settore piano associato. Un classico teorema della trigonometria sferica afferma che l’area di un triangolo sferico è uguale alla somma degli angoli interni meno , questa quantità è spesso chiamata “excess angle”. Se decomponiamo in triangoli l’area dentro il tracciato sulla sfera di Gauss, possiamo applicare il teorema appena esposto, ed è facile mostrare che l’area dentro il tracciato è uguale a 2 meno la somma degli angoli settore sulla corrispondente superficie. Chiaramente se la somma degli angoli settori è inferiore a 2 l’area all’interno del tracciato è positiva. Altrimenti nel caso opposto, come quello del nostro ultimo esempio, è negativa. 44 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.4.2 Vertice poliedrico con curvatura zero Un’ importante sottoclasse dei vertici poliedrici è quella in cui la somma degli angoli settore è pari a 2. Immaginiamo la situazione illustrata in Figura 3.12. Figura 3.12 – Vertice poliedrico di grado 4 su una superficie di curvatura zero Il tracciato sulla sfera è generato da un vertice poliedrico in cui la somma degli angoli settore è 2 e la somma delle aree dei due triangoli sferici è uguale a zero. Quattro settori sono indispensabili per ottenere un’area di grandezza zero, poiché tre conducono ad un singolo triangolo. Ogni vertice poliedrico di grado 4 avente curvatura zero ha tre angoli concavi ed uno convesso, oppure tre convessi ed uno concavo. La porzione sinistra del tracciato sulla sfera di Gauss crea un triangolo sferico avente un’area di magnitudo pari all’area del triangolo sferico presente nella porzione destra del tracciato, ma di segno opposto. I simboli m, n, p e q si riferiscono alla grandezza degli angoli diedri tra le coppie di piani AB, CD, BC e DA. L’arco che unisce B a C (riferiti alla rappresentazione sulla sfera di Gauss) rappresenta le normali ai piani che sono tangenti alla superficie lungo lo spigolo 45 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ tra i due piani. Lo stesso vale per i piani D e A. L’angolo è l’angolo tra questi due spigoli. Immaginiamo ora di aprire il foglio fino a renderlo piatto, cosicché gli angoli diedri diventino uguali a zero e gli angoli settore rimangano costanti. In questo caso l’area E di ciascuno dei due triangoli sferici diviene zero e l’angolo diviene uguale a: C + D = 2 - (A + D). In generale, invece, quando la superficie non è piatta l’angolo è più piccolo di questa cifra. Dal teorema esposto in precedenza relativo al excess angle otteniamo per il triangolo di sinistra: EXANGLE ( A) ( B) ( ) 3 A B (2 ( A B) ) invece per il triangolo sferico di destra EXANGLE C D) ( ) C D Entrambi sono uguali alla comune area E dei due triangoli sferici. Quindi E può essere considerato un parametro per indicare la flessibilità al vertice. Un altro possibile parametro che indica la flessibilità del vertice è ottenuto considerando un Figura 3.13 – Iterazione di una configurazione base foglio di carta, dove le 46 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ pieghe sono ottenute dall’iterazione di una configurazione base (Figura 3.13). Questo tipo di iterazione è possibile per ogni insieme di angoli settore la cui somma è 2. Tutti gli spigoli tra i piani C e D sono concavi, gli altri sono convessi. Ora assumiamo che di ogni spigolo specifichiamo gli originari angoli diedri m, n, p, e q. Questo è possibile farlo in molti casi poiché come si vede dalla figura, la terminazione di ogni piega è associata con la stessa coppia di piani della configurazione. Consideriamo, per esempio, le normali alla sequenza di piani P1, P2, P3, …. E’ chiaro che gli angoli tra P1 e P3, P3 e P5, P5 e P7, … sono uguali. Allo stesso modo sono uguali gli angoli tra P14 e P16, P16 e P18, P18 e P20,…. Quindi gli angoli tra le coppie di piani nelle sequenze P1, P3, P5, P7, P9; nella sequenza P2, P4, P6, P8, P10; nella sequenza P14, P16, P18, P20; e nella sequenza P15, P17, P19, P21 sono tutti uguali. 3.4.3 Relazione tra gli angoli di un vertice poliedrico di grado 4 Ora cercheremo di derivare delle relazioni tra gli angoli diedri di un generico vertice poliedrico di grado 4 su una superficie con curvatura zero. Per fare questo utilizziamo una formula delle u trigonometria sferica, che mette in relazione la tangente di metà area di un triangolo con la π-B m b d π- θ metà dei lati adiacenti e il seno e il coseno dell’angolo tra questi. Applicando questa formula al nostro caso otteniamo: D π- θ c π-A a n C v Figura 3.14 – Tracciato sulla sfera di Gauss di un vertice poliedrico di grado quattro 47 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ a b c d tg tg sin( ) tg tg sin( ) E 2 2 2 2 tg a b c 2 1 tg tg cos( ) 1 tg tg d cos( ) 2 2 2 2 deriviamo questa formula con le formule di sottrazione per i seni e i coseni: sin( ) sin cos sin cos cos( ) cos cos sin sin a b c d tg (sin cos sin cos ) tg tg (sin cos sin cos ) 2 2 2 2 a b c d 1 tg tg (cos cos sin cos ) 1 tg tg (cos cos sin cos ) 2 2 2 2 tg a b c d tg tg ( cos ) tg tg ( cos ) 2 2 2 2 a b c d 1 tg tg ( cos ) 1 tg tg (cos ) 2 2 2 2 a b a b c d tg (cos 2 ) tg tg tg tg 2 2 2 2 2 2 c d a b c d ( cos ) tg tg (cos 2 ) tg tg tg tg 2 2 2 2 2 2 ( cos ) tg a b c d tg tg tg tg 2 2 2 2 Applicando la legge di trigonometria sferica dei coseni per gli angoli ( cos C cos A cos B sin A sin B cos C ) ai triangoli sferici in questione otteniamo per il triangolo di sinistra: 48 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ cos( ) cos( A) cos( B) sin( A) sin( B) cos m per il triangolo di destra: cos( ) cos C cos D sin C sin D cos n quindi uguagliando queste due equazioni ed aggiungendo ad ogni lato senA senB + senC senD otteniamo: (sin A sin B cos A cos B) sin A sin B cos m sin C sin D (sin C sin D cos C cos D) sin C sin D cos n sin A sin B Poiché A + B + C + D = 2 le due quantità tra parentesi sono rispettivamente: cos( A B) cos(C D) sin A sin B cos m sin C sin D sin C sin D cos n sin A sin B Sfruttiamo ora la formula di duplicazione del coseno cos 2 1 2 sin 2 sin A sin B 2 sin A sin B sin 2 m 2 m sin C sin D sin C sin D sin C sin D sin 2 n 2 sin A sin B da questa otteniamo: m 2 sin C sin D n sin A sin B sin 2 2 sin 2 44.a 49 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ con un procedimento analogo si derivano le formule che pongono in relazione gli altri angoli: p 2 sin A sin D q sin B sin C sin 2 2 sin 2 44.b u 2 sin A sin C v sin B sin D sin 2 2 sin 2 44.c 44.d sin A sin D 2 q sin C sin D 2 n 1 sin 1 sin sin B sin D sin B sin D sin B sin C 2 1 sin A sin B 2 1 sin B sin D 1 q n sin A sin C sin A sin C sin A sin C 1 sin 2 1 sin 2 2 2 3.4.4 Analogia tra rete elettrica e un generico vertice poliedrico sulla carta 50 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ In Figura 3.15 è mostrato un esempio di una configurazione piuttosto complessa di linee e vertici su una superficie di carta prima che venga ripiegata su se stessa. Tutti i vettori normali hanno lo stesso orientamento e occupano solo una piccola regione della sfera di Gauss. Si può osservare che ogni segmento sul tracciato è perpendicolare al corrispondente spigolo sulla superficie e che la direzione del tracciato è inversa quando il contorno della superficie attraversa uno spigolo che funge da limite tra una regione di spigolo positivo e una di spigolo negativo. Quando i vari angoli diedri raggiungono l’estensione massima, allora il tracciato copre la maggior quantità della sfera di Gauss, sempre comunque, accade che gli angoli tra segmenti successivi rimangano costanti. L’area all’interno del tracciato, può essere calcolata sommando le aree dell’insieme dei triangoli. Possiamo considerare un’arbitraria origine come mostrato in Figura 3.15. Così ad esempio un triangolo che contribuirà al calcolo dell’area dell’intero tracciato, Figura 3.15 - analogia tra rete elettrica e configurazione di vertice poliedrico con curvatura zero sarà il triangolo OAB. Quest’area è considerata negativa poiché la direzione del segmento AB è antiorario rispetto all’origine O. Un altro triangolo che contribuisce alla somma, potrebbe essere il triangolo OFG. Quest’area invece è positiva, essendo il segmento orientato in 51 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ senso orario rispetto ad O. La somma di quest’area è zero indifferentemente dalla posizione dell’origine. Vediamo ora come un vertice di questo tipo, con le caratteristiche appena esposte, può essere messo in analogia con una rete elettrica. Sia ogni spigolo del tracciato di curvatura zero corrispondente ad un resistore. Il voltaggio attraverso il resistore sarà la variazione d’angolo da uno spigolo all’altro. La conduttività del resistore sarà l’angolo diedro associato e il segno del conduttore corrisponderà al segno dello spigolo associato. 3.4.5 Relazione tra gli angoli di un vertice poliedrico di grado 5 Con un processo simile a quello utilizzato nel caso di vertice poliedrico composto di quattro spigoli, siamo in grado di risalire alle relazioni esistenti tra gli angoli diedri di un vertice poliedrico di grado cinque. Mentre però nel caso di quattro spigoli la configurazione ammissibile era solamente una ossia tre spigoli positivi e uno negativo, (o la situazione opposta) in questo caso le configurazioni ammissibili sono tre: un solo spigolo negativo; due spigoli negativi, separati da uno spigolo positivo; due spigoli negativi adiacenti. Ognuna di queste possibilità crea un tracciato sulla sfera di gauss differente che, va studiato, quindi, in maniera differente per dedurre le relazioni esistenti tra gli angoli diedri del vertice poliedrico. Ora trattiamo in dettaglio il caso in cui il vertice poliedrico è composto di un solo spigolo negativo, gli altri due casi vengono trattati in maniera simile. 52 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ n D d b B π- θ C c n- π- θ p+ q l m + m C D q+ B E A r+ E A r Figura 3.16 – Tracciato sulla sfera di gauss di un vertice poliedrico di grado 5 con uno spigolo negativo Consideriamo il caso in cui gli angoli noti sono m, r; un caso particolarmente semplice da calcolare. Noti, quindi, i due lati m ed r possiamo calcolare l cos l cos mcos r sin msin r cos A Una volta ricavato l siamo in grado di scrivere le due equazioni che ci determinano ; da queste poi ricaviamo n cos( ) cos C cos D sin C sin D cos n cos( ) cos B2 cos E2 sin B2 sin E2 cos l cos C cos D sin C sin D cos n cos B2 cos E2 sin B2 sin E2 cos l cos C cos D cos B2 cos E2 (sin B2 sin E2 )(cos m cos r sin m sin r cos A) n arccos sin C sin D Determiniamo ora gli angoli interni del poligono che appare più in basso nella Figura 3.15. B2 ( B B1 ) E2 ( E E1 ) sin r sin A B2 B arcsin sin l sin m sin A E2 E arcsin sin l 53 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Tali angoli ci permettono di ricavare q sin l sin B2 a arcsin sin sin n sin C d arcsin sin q d a sin l sin B2 sin n sin C q arcsin arcsin sin sin Trattiamo ora il triangolo sferico inferiore: sin l sin E2 b arcsin sin sin n sin D c arcsin sin p bc sin l sin E 2 sin n sin D p arcsin arcsin sin sin Tutti i lati sono così determinati. Ricavare le relazioni esistenti nel caso in cui si conoscano due lati differenti da m ed r non è così banale, o è necessario impostare un metodo numerico per risolvere sistemi di equazioni non lineari, o un metodo iterativo che determini quando le due aree dei dei poligonoi sferici coincidono variando un lato, (è questo un metodo adottato nell’applicazione) o è possibile passare allo studio del metodo duale che affronteremo in seguito. Con un processo analogo possiamo ricavare le relazioni tra gli angoli diedri di un vertice poliedrico composto da tre spigoli positivi e due spigoli negativi separati da uno spigolo positivo. Come si può notare dalla Figura 3.17 in questo caso il tracciato sulla sfera è composto da tre triangoli sferici, ed il processo risulta particolarmente semplice noti gli angoli n ed r. 54 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ n C D π- θ c d B π- θ t p+ b π- δ B A e q n C D m + π- δ q+ E r- A r E Figura 3.17 - tracciato sulla sfera di gauss di un vertice poliedrico di grado 5 con due spigoli negativi 3.5 Il Problema Duale Mostriamo ora come sia possibile, cambiando completamente punto di vista affrontare il problema in maniera duale. Quest’approccio alternativo permette in primo luogo una generalizzazione del problema al caso di vertice poliedrico di grado n. La costruzione delle formule per la determinazione delle relazioni esistenti tra gli angoli diedri non risulta per nulla più complessa e probabilmente appare anche in maniera più intuitiva, poiché le formule si ricavano tramite una costruzione sistematica ed iterativa. Tale metodo è stato adottato nell’applicazione per risolvere particolari circostanza di vertice poliedrico di grado cinque. 55 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.5.1 Triangolazione di un poligono nel piano Dati a1,a2…,an, lati voglio costruire un poligono formato dai n lati ai. Costruisco il poligono per passi successivi. Presi due lati a1, a2, fisso un angolo 1 tra i due lati; grazie al teorema ti Carnot, il quale mi assicura l’esistenza di un unico modo per la disposizione di tre lati di lunghezza fissata, posso determinare il terzo lato; fisso un altro angolo 2, tra il lato a2 e a3, ancora una volta grazie a Carnot posso determinare il terzo lato esistente tra a2 e a3. Continuando ad iterare questo procedimento, arrivo alla determinazione del mio poligono di n lati fissando n-3 angoli. Nella Figura 3.18 si può vedere un esempio dell’applicazione di questo procedimento per la triangolazione di un poligono di 6 lati. l2 l1 l1 a3 θ2 a1 a2 a1 θ1 a2 θ1 a4 l l2 3 a5 θ3 a3 l1 a1 θ2 a4 a6 l l2 3 θ3 a3 l1 θ2 a2 a1 θ1 a2 θ1 Figura 3.18 – Triangolazione di un poligono nel piano 56 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ Lo stesso procedimento può essere applicato alla costruzione di un poligono sferico, con l’unica differenza nell’utilizzare il teorema di Carnot per i triangoli sferici. cos a cos b cos c sin b sin c cos A cos b cos c cos a sin c sin a cos B cos c cos a cos b sin a sin b cos C 3.5.2 Triangolazione di un poligono sferico di 5 lati Applicando, quindi, il metodo appena descritto possiamo ricavare ad esempio il poligono sferico di 5 lati che ci occorre per determinare le relazioni tra gli angoli diedri di un vertice poliedrico di grado 5. Consideriamo il caso in cui abbiamo un solo spigolo negativo, la situazione è illustrata in Figura 3.19. Come si vede bisogna fare bene attenzione al momento in cui lo spigolo L1 “scavalca” lo spigolo C, in quel momento il valore dell’angolo p, e dell’angolo q devono essere calcolati in maniera differente. Più il numero di lati del nostro poligono cresce, maggiori sono le situazioni di questo tipo che si determinano rendendo il procedimento più complesso. p p C q D n E L1 B m A r q D C B E L1 n m r A Figura 3.19 Triangolazione di un poligono sferico di 5 lati 57 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ 3.5.3 Relazioni tra un vertice poliedrico di grado quattro con il metodo duale Mostriamo ora come sia possibile, applicando il metodo appena descritto, ricavare le relazioni esistenti tra gli angoli diedri di un vertice poliedrico di grado 4, in seguito ci preoccuperemo di dimostrare che i due approcci sono equivalenti. cos l cos A cos D sin A sin D cos q 1. cos l cos B cos C sin B sin C cos p cos A cos D sin A sin D cos q cos B cos C sin B sin C cos p cos l ' cos C cos D sin C sin D cos n 2. cos l ' cos A cos B sin A sin B cos m cos C cos D sin C sin D cos n cos A cos B sin A sin B cos m sin l sin A sin D sin q sin n1 sin m1 sin l sin B sin C sin p sin n2 sin m2 m m1 m2 sin D sin q sin C sin p m arcsin arcsin sin l sin l da Carnot sappiamo che: l 2 A2 D 2 2 AD cos q l A2 D 2 2 AD cos q m arcsin sin arcsin sin A2 D 2 2 AD cos q sin D sin q sin p 1 cos 2 p m arcsin sin 2 2 A D 2 AD cos q sin C sin p 1 cos 2 p sin C arcsin sin A2 D 2 2 AD cos q A2 D 2 2 AD cos q sin D sin q 58 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ m arcsin sin 2 cos A cos D sin A sin D cos q cos B cos C 1 sin C sin B sin C sin D sin q arcsin 2 2 A 2 D 2 2 AD cos q sin A D 2 AD cos q Con lo stesso procedimento si riesce a ricavare la quarta equazione che lega n a p. Non è difficile mostrare che i due metodi sono equivalenti, facciamolo a titolo di esempio con l’equazione (44.a) cos C cos D sin C sin D cos n cos A cos B sin A sin B cos m poiché in questo caso non stiamo considerando le normali ai piani, come nel caso ideato da Huffman, gli angoli diedri si differenziano per un fattore , quindi cos C cos D sin C sin D cos( n) cos A cos B sin A sin B cos( m) cos C cos D sin C sin D cos n cos A cos B sin A sin B cos m cos C cos D sin C sin D cos n cos A cos B sin A sin B cos m aggiungendo ad ogni lato senA senB + senC senD otteniamo: (sin A sin B cos A cos B) sin A sin B cos m sin C sin D (sin C sin D cos C cos D) sin C sin D cos n sin A sin B Poiché A + B + C + D = 2 le due quantità tra parentesi sono rispettivamente: cos( A B) cos(C D) sin A sin B cos m sin C sin D sin C sin D cos n sin A sin B sin A sin B 2 sin A sin B sin 2 m 2 m sin C sin D sin C sin D sin C sin D sin 2 n 2 sin A sin B 59 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ da questa otteniamo: m 2 sin C sin D n sin A sin B sin 2 2 sin 2 che è proprio la (44.a). 3.6 Origami e Computer La teoria matematica che coinvolge gli origami possiamo dire, quindi, essere un campo abbastanza attivo attualmente, mentre la simulazione al computer della creazioni di origami è un settore quasi completamente inesplorato. Forse abbiamo un solo esempio concreto di un vero e proprio simulatore 3D per la creazione di origami ideato da Shin-ya Miyazaki, ma troviamo altre persone e altri tipi di progetti come Tree Maker di Rober Lang ideato per la progettazione di origami, e David Fisher, che ha ideato una grammatica per la definizione di origami. “Tree Maker 4.0” ideato da Robert J. Lang nel 1999, con la collaborazine di molti uomini, come Erik Demaine, Tom Hull, Jun Maekawa, è un strumento creato per la progettazione di origami. Tale tool non si occupa quindi della simulazione in tempo reale e in tre dimensione della creazione di un origami, bensì fornisce gli strumenti che permettono di ideare un origami, di pensarlo e di disegnarlo, in modo tale che le leggi matematiche che lo rappresentino siano soddisfatte. Il gruppo ha dovuto affrontare e risolvere molteplici problemi matematici: Come tripartire un arbitrario angolo. Costruzione di un’arbitraria frazione razionale binaria. Costruzione di radici cubiche. Soluzione di equazioni quadratiche e cubiche. 60 Capitolo 3: La Matematica degli Origami __________________________________________________________________ E molti altri. Il sistema ideato da Shin-ya Miyazaki è invece un esempio di simulazione 3D di origami. Dato un foglio virtuale questo può essere piegato in maniera iterativa afferrando un vertice del foglio e movendo il mouse. Sono previsti tre tipi di pieghe che vengono denominate Bending, Folding up, e Tucking in, e una di curvatura, questo tipo di operazione è molto importante per la realizzazione di una certa classe di origami. Quest’ultima operazione viene effettuata in tempo reale usando un modello elastico. Tale progetto è tuttora in lavorazione, e non tutte le operazioni di piegatura sono state implementate, inoltre successivi sviluppi di questa applicazione si prefiggono di trasformare il foglio in una complessa figura la quale include superfici piane e curve. Egli ha sviluppato questo sistema di manipolazione della carta come un esempio di handling di materiali non rigidi. 61