EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3) Efficacia delle manipolazioni vertebrali sec.r.maigne nella lombalgia subacuta/cronica: studio clinico randomizzato (manipolazioni vertebrali versus esercizio terapeutico) I. GELLI1, P. PASQUETTI2 1Scuola Introduzione La lombalgia è una patologia estremamente frequente. Secondo numerosi studi quasi l’80% della popolazione adulta nelle società industrializzate ne soffrirà almeno una volta nella vita. La prevalenza annua è del 50% negli adulti in età lavorativa, di cui il 15-20% ricorre a cure mediche. Nella maggior parte dei casi un episodio di lombalgia acuta si autorisolve in media in 20-30 giorni, il decorso spontaneo è benigno nel 90% dei casi, ma nonostante ciò rappresenta la causa più frequente di invalidità temporanea e di assenza dal lavoro nei paesi industrializzati. Un corretto approccio terapeutico è fondamentale non solo per il paziente, ma anche per la società. Caratteristica è la tendenza a recidivare di questa patologia, più della metà dei soggetti che ha avuto un episodio di lombalgia avrà una recidiva entro pochi anni mentre sembra essere del 10-13% la percentuale dei casi che va incontro a cronicizzazione. Interessa in ugual misura entrambi i sessi ed insorge più spesso tra 30 e 50 anni di età; per i soggetti al di sotto di 45 anni la lombalgia rappresenta la più comune causa di disabilità. Si possono identificare vari fattori di rischio per lo sviluppo della lombalgia; numerosi autori sono concordi nell’affermare che nello stesso soggetto la lombagia è dovuta a più fattori concomitanti e non sempre è possibile identificare la causa. In particolare i fattori di rischio si possono dividere in individuali ed occupazionali. Tra i fattori di rischio individuali: età (la probabilità di sviluppare una lombalgia aumenta all’aumentare dell’età fino ad un massimo a 55 anni circa); sesso (non sembrano esserci differenze trai due sessi anche se quello maschile può sembrare maggiormente esposto per motivi lavorativi, inoltre al lombalgia in gravidanza sembra essere un fattore di rischio per ulteriori recidive e le multipare hanno più episodi rispetto alle nullipare; obesità; fumo; instabilità vertebrale; malformazioni vertebrali congenite e/o acquisite (spondilolisi/listesi, iperlordosi lombare, anomalie di transizione della cerniera lombo-sacrale, scoliosi), ipovalidità della muscolatura paravertebrale ed addominale; vita sedentaria/ridotta attività fisica; fattori psicosociali. Tra i fattori di rischio occupazionali: lavori pesanti, ripetitivi, sedentari, fattori psicosociali collegati al lavoro. Il principale fattore di rischio per la cronicizzazione è, senza dubbio, quello psicosociale. Oltre il 95% dei pazienti con lombalgia ha una causa meccanica alla base del dolore, l’1% una causa non meccanica ed il 2% una causa viscerale: numerose patologie sistemiche (dalla pancreatite al Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 Specializzazione Medicina Fisica e Riabilitazione, Università degli Studi di Firenze, Firenze; 2Direttore Agenzia Recupero e Riabilitazione, Centro Ortopedico Traumatologico, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze dolore mestruale, dall’ulcera peptica alle infezioni urinarie) possono accompagnarsi a dolore in sede lombare. La lombalgia meccanica può essere definita come dolore secondario ad un uso eccessivo o ad una abnorme stimolazione di una normale struttura anatomica (muscoli, legamenti, periostio, faccette articolari, radici nervose) oppure dolore secondario ad un trauma o ad una deformità anatomica (fratture, ernie discali, artrosi). Le cause più comuni sono verosimilmente le lesioni muscolo-legamentose ed i processi degenerativi dei dischi intervertebrali e delle faccette articolari. In circa l’1% la causa non è meccanica (neoplasie, infezioni, flogosi) e nel 2% il dolore è di origine viscerale con irradiazione al rachide lombare oppure è espressione di una malattia sistemica: queste ultime vanno ricercate ed escluse (RED FLAGS). La lombalgia acuta ha una durata inferiore a 4 settimane (1 mese); la lombalgia subacuta una durata che va da 4 settimane fino a 3 mesi; la lombalgia è definita cronica se i sintomi si protraggono altre i 3 mesi; si parla di lombalgia ricorrente se si hanno episodi acuti di durata inferiore alle 4 settimane che si ripresentano dopo periodo di benessere. L’approccio conservativo al paziente con lombalgia risulta complesso e si avvale di riposo, farmacoterapia, esercizio terapeutico, terapia strumentale; le manipolazioni vertebrali rappresentano un’opzione terapeutica utile soprattutto nei casi resistenti alle terapie convenzionali e/o recidivanti. Scopo dello studio È valutare l’efficacia, in termini di riduzione di dolore e disabilità, delle manipolazioni vertebrali lombari associate ad un programma di educazione ed esercizi domiciliari autogestiti, comparate al solo programma di educazione ed esercizi domiciliari autogestiti. Le manipolazioni vertebrali sono manovre manuali eseguite a livello del rachide che usano un’elevata velocità di movimento con escursioni articolari brevi e forzando il limite del movimento passivo mediante la somministrazione di un rapido impulso (o thrust). Nell’ambito del movimento articolare indotto dalla manovra manipolativa si coprono varie fasi del movimento articolare: il primo tratto corrisponde ai gradi di movimento attivo (cioè le escursioni articolari indotte dalla normale contrazione muscolare volontaria); il secondo EUROPA MEDICOPHYSICA 1 GELLI EFFICACIA DELLE MANIPOLAZIONI VERTEBRALI SEC.R.MAIGNE NELLA LOMBALGIA SUBACUTA/CRONICA: STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO... tratto alle escursioni che un’articolazione compie quando si muove passivamente; il terzo tratto corrisponde al movimento manipolativo (cioè un movimento indotto passivamente e rapidamente che permette alle articolazioni intervertebrali di superare i limiti del movimento passivo, senza superare il limite oltre il quale compare la lussazione vertebrale con danno alle strutture capsulo-ligamentose). La manipolazione vertebrale secondo R. Maigne è ”una mobilizzazione passiva forzata che tende a portare gli elementi di un’articolazione al di là del loro gioco articolare abituale fino al limite anatomico possibile”. Il trattamento manipolativo in medicina manuale viene effettuato dopo aver riscontrato, in base all’esame segmentario, un Disturbo Intervertebrale Minore (DIM) ed aver ricercato i segni della Sindrome Cellulo-Periosteo-Mialgica (SCPM) secondo i criteri di R. Maigne. Il D.I.M. è “una disfunzione vertebrale segmentaria dolorosa, benigna, di natura meccanica e riflessa, generalmente reversibile indipendente da una patologia artrosica, e quindi non necessariamente associata a lesioni radiologicamente evidenti”. La diagnosi di D.I.M. si basa sul rilievo di un segmento vertebrale doloroso tramite specifiche manovre semeiologiche che nel loro insieme costituiscono l’ esame segmentario; sul contesto clinico e radiologico che consente di affermare che questa sofferenza segmentaria è di natura benigna e meccanica. La Sindrome Cellulo-Periosteo-Mialgica (SCPM) è una sindrome algica cutanea (cellulalgia), muscolare (mialgia) ed entesale (entesalgia) nelle aree innervate sia dal ramo anteriore che dal ramo posteriore del nervo vertebrale, sostenuta dal D.I.M. Cardine di questa tecnica è la regola del non dolore e del movimento contrario: forzare il movimento passivo libero e indolore opposto al movimento passivo doloroso. Per la manovra manipolativa sono utilizzate le direzioni controlaterali a quelle dolorose (Maigne’ 65). Criteri di inclusione Età 18-65 anni; lombalgia subacuta/cronica; assenza controindicazioni alle manipolazioni; VAS >=4; Roland Morris >=6 ; Consenso informato. Criteri di esclusione Osteoporosi; Alterazioni congenite/acqusite (spondilolisi/listesi, stenosi canale vertebrale); Traumi recenti (<30 giorni); Ernia discale espulsa/migrata (deficit neurologici); Pregressi interventi chirurgici vertebrali; Malattie infiammatorie/reumatiche (artrite reumatoide, spondilite ecc); Malattie infettive locali o sistemiche; Malattie vascolari (aneurisma aortico); Malattie internistiche scompensate; Terapia con anticoagulanti, radio-chemioterapia; Epilessia; Patologia psichiatrica; Neoplasie; Gravidanza. I pazienti sono stati valutati dallo stesso operatore con esame obiettivo, scala visuo-analogica (VAS) con punteggio da 0 a 10 per la valutazione soggettiva del dolore e con scala funzionale Roland and Morris Disability Questionnaire (V.TAB) per la valutazione oggettiva della disabilità a inizio trattamento (T0); a fine trattamento (T1) -per il gruppo B è stata effettuata una valutazione telefonica ad un mese di distanza dalla prima valutazione-; a 3 mesi di distanza (T2); a 6 mesi di distanza (T3). Risultati v. tabella I. – gruppo A) Roland-Morris media T0 8,5, T1 1,4, T2 0,7, T3 0,6; VAS media T0 7,5, T1 2,6, T2 1,3, T3 0,9. – gruppo B) Roland-Morris media T0 7,4, T1 4,9, T2 2,2, T3 1,6; VAS media T0 7,3, T1 5,5, T2 3,1, T3 2,1. Tabella I. Esercizio fisico F(x)RM Anche se l’esercizio è sempre stato il trattamento più usato in caso di lombalgia non vi è consenso sulle indicazioni di precisi programmi riabilitativi (quali esercizi, quante ripetizioni, ecc.) anche se, in generale, non c’è alcun dubbio riguardo alla utilità dell’esercizio attivo. Al di là di questa tendenza, quindi, non vi è ancora accordo generale verso uno o l’altro tipo di esercizio nelle diverse manifestazioni della lombalgia. Possono essere utilizzati: esercizio aerobico (nuoto, cammino, bici, jogging), esercizi di stretching; esercizi in flessione (tipo Williams); esercizi in estensione (ideati da McKenzie); esercizi di stabilizzazione lombare; Back school. Quindi il nostro approccio prevede l’associazione di esercizi terapeutici di vario tipo, informando il paziente per una corretta esecuzione, sempre nel rispetto del non dolore, fornendo un opuscolo che contiene tutte le istruzioni utili ad eseguire i vari esercizi e corredato anche di immagini fotografiche oltre che di istruzioni per un corretto uso della colonna. Materiali e metodi Nel periodo Marzo 2007-Marzo 2008 presso l’Agenzia Recupero e Riabilitazione, Centro Traumatologico Ortopedico, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Careggi, Firenze, sono stati arruolati 95 pazienti randomizzati in 2 gruppi; – gruppo A) 50 pazienti (maschi 20, femmine 30; età media 43.2) sono stati sottoposti ad un ciclo di 4 sedute di manipolazioni vertebrali secondo Maigne a cadenza settimanale, inoltre è stato consegnato l’opuscolo informativo per un corretto uso della colonna ed esercizi domiciliari autogestiti; – gruppo B) 45 pazienti (maschi19, femmine 26; età media 42.8) è stato consegnato il solo opuscolo informativo per un corretto uso della colonna ed esercizi domiciliari autogestiti. 2 T0 T1 VAS T2 T3 T0 T1 T2 T3 Gruppo A media 50 pz 45 pz 8,5 1,4 41pz 0,7 38pz 0,6 50pz 7,5 45pz 2,6 41pz 1,3 38pz 0,9 Gruppo B media 45pz 7,4 33pz 2,2 29pz 1,6 45pz 7,3 39pz 5,5 33pz 3,1 29pz 2,1 39pz 4,9 Conclusioni I due gruppi appaiono omogenei per età e sesso , all’arruolamento la VAS media nei due gruppi è sovrapponibile, mentre per quanto riguarda la scala funzionale Roland Morris si osserva circa 1 punto di differenza. Il gruppo dei pazienti manipolati presenta un netto miglioramento della sintomatologia alla fine delle 4 sedute di manipolazioni vertebrali ed i risultati si mantengono nel tempo con un trend in miglioramento fino al follow-up a 6 mesi. Il gruppo dei pazienti non sottoposti al ciclo di manipolazioni presenta un miglioramento più lento della sintomatologia nel tempo ed a 6 mesi i risultati sono comunque peggiori rispetto al primo gruppo. Ciò può essere attribuito ad una non corretta esecuzione e/o attinenza al programma di esercizi domiciliare anche se ai controlli i pazienti riferivano di seguire correttamente il lavoro impostato. Numerosi sono gli studi che valutano l’efficacia delle manipolazioni vertebrali nella lombalgia acuta ed anche subacuta/cronica paragonandola ad esercizio e/o terapia strumentale con risultati incoraggianti sovrapponibili al presente lavoro, anche se ci sono differenze soprattutto per quanto riguarda il tipo di approccio manipolativo usato. EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008 EFFICACIA DELLE MANIPOLAZIONI VERTEBRALI SEC.R.MAIGNE NELLA LOMBALGIA SUBACUTA/CRONICA: STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO... Anche se il numero dei pazienti non è elevato, visto che l’unica differenza nei gruppi è il ciclo di manipolazioni, è possibile affermare che le manipolazioni vertebrali hanno un ruolo positivo in caso di lombalgia subacuta/cronica. Questo approccio risulta utile anche per ridurre la possibilità di cronicizzazione del quadro e per diminuire la possibilità di recidive. In conclusione quindi, nell’ambito del complesso approccio terapeutico le manipolazioni vertebrali si sono dimostrate efficaci nel ridurre dolore e disabilità in pazienti affetti da lombalgia subacuta/cronica, gli effetti positivi si mantengono nel tempo se viene associato un corretto programma di esercizio terapeutico per il rachide. Bibliografia Bronfort G, Haas M, Evans R et al. 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