Omelia nella Solennità dell`Immacolata concezione di Maria

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Omelia nella Solennità dell’Immacolata concezione di Maria
Lodi, Cattedrale, 8 dicembre 2009
Cari fratelli e sorelle,
l’Anno liturgico è caratterizzato da numerose feste mariane mediante le quali la liturgia ci
invita a guardare a Maria in riferimento alla storia della salvezza che ha il suo centro, il
suo fulcro, nel mistero pasquale di Cristo.
Tra queste feste si distingue per il suo contenuto teologico quella che celebriamo oggi,
ovvero la festa dell’Immacolata concezione.
Celebrando l’odierna solennità siamo invitati a lodare il Signore perchè nel suo disegno
di salvezza ha prescelto Maria per essere madre del suo unigenito Figlio, e, in previsione
della morte di Lui, l’ha preservata da ogni macchia di peccato (cfr Orazione colletta).
Guardando Lei, noi riconosciamo l’altezza e la bellezza del progetto di Dio per ogni
uomo: diventare santi e immacolati nell’amore (cfr Ef 1,4), ad immagine del nostro
Creatore.
Ci domandiamo: Come possiamo intendere il dogma dell’immacolata concezione?; come
possiamo intendere questo straordinario dono di Dio a Maria?
Ci possono aiutare a rispondere a questi interrogativi sia il cammino ecclesiale che ha
portato alla definizione del dogma, sia l’ascolto delle letture bibliche della Messa di oggi.
Il cammino ecclesiale che ha portato alla definizione dogmatica della Bolla “Ineffabilis
Deus” di Papa Pio IX del 8 dicembre 1854 è fondato sul “sensus fidei”, sulla fede della
Chiesa che matura e cresce nella comprensione delle realtà rivelate sotto l’influsso dello
Spirito e mediante l’esercizio dei carismi. La testimonianza di molti Padri della Chiesa,
sotto l’influsso della fede popolare, ha consentito alla teologia prima la enucleazione
della verità mariana e poi della sua formulazione chiara, armonizzandola con l’insieme
dei dati rivelati, fino alla definizione del 1854 e delle riflessioni successive, in particolare
di Pio XII con l’enciclica “ Fulgens corona” del 1953. Senza dimenticare che la
definizione dogmatica di Pio IX fu preceduta da un ampia consultazione di teologi e di
vescovi che nella stragrande maggioranza consigliarono la definizione dogmatica poi
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avvenuta, con il necessario riferimento alla sacra Scrittura conglobato nel riferimento alla
tradizione vivente della Chiesa.
Vi è poi il riferimento alle letture bibliche di oggi.
La I lettura tratta dal capitolo III della Genesi ci insegna che l'umanità tutta (impersonata
da Adamo ed Eva) all'inizio del suo cammino, ha fatto naufragio, se così si può dire, nel
rapporto con Dio: i primi uomini, lasciandosi ingannare dal Maligno, hanno rifiutato il
Signore rompendo l'alleanza con Lui. Con la loro colpa ( che la Chiesa da sempre chiama
peccato originale) hanno trascinato nello stato di lontananza da Lui anche i loro
discendenti. Hanno perduto il bene supremo dell'amicizia con Dio per sé e per noi. Così,
ogni uomo nasce con questa eredità negativa costituita dal peccato originale. Papa
Benedetto XVI parlando qualche tempo fa del peccato originale lo ha definito come “un
potere del male nelle nostre anime” e le sue conseguenze come “un fiume sporco, che
avvelena la geografia della storia umana” (Udienza generale, 3 dicembre 2008).
Dio, però, nel suo amore misericordioso ha promesso fin dall'inizio la vittoria
dell'umanità sul male (cfr. ancora I lettura) e ha poi inviato il Salvatore, figlio della
vergine (cfr. il Vangelo): Gesù col suo sacrificio pasquale ha liberato gli uomini dal
peccato che li teneva lontano da Dio e ha inaugurato una nuova ed eterna alleanza. E' la
realtà della Redenzione. Tutti noi siamo redenti dalla Pasqua di Cristo, alla quale
possiamo partecipare mediante la fede e i sacramenti. Anche Maria è stata redenta da
Cristo, ma in modo unico, assolutamente singolare: è stata liberata dal peccato in modo
"preventivo", cioè preservata dall'esperienza stessa del peccato. Noi tutti siamo stati
liberati e tratti fuori per pura grazia dallo stato di inimicizia e lontananza da Dio. Maria è
stata trattenuta dal precipitarvi. In lei rifulge, così, maggiormente l'opera della grazia di
Dio. Maria è la prima redenta, redenta in modo sublime e singolare.
Concedendo a Maria questo privilegio, il Signore non ha voluto soltanto prepararla a
essere "degna Madre del suo Figlio". Egi ci assicura anche che quanto ha fatto per lei
vuol
farlo
anche
per
noi,
per
la
Chiesa,
per
tutti
gli
uomini.
È quanto ci richiama la II lettura (Ef. 1,3-6. 11-12:) dove Paolo afferma che Dio “ci ha
benedetti…ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati
nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”.
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In Maria “immacolata” Dio ha realizzato in anticipo questo suo progetto di salvezza
riguardante tutti gli uomini. Come Lei, primizia e figura della Chiesa, anche noi siamo
chiamati da Dio ad essere “santi e immacolati”. Il nostro Battesimo è in qualche modo la
nostra "Immacolata Concezione". Lo è pure quel "nuovo Battesimo" che è il sacramento
della Penitenza o Riconciliazione. In questi sacramenti Dio ci rinnova sempre di nuovo e
ci dona la possibilità di divenire simili a Maria.
Cari fratelli e sorelle, alla luce delle letture biblcihe che abbiamo brevemente
commentato, possiamo dire che l’odierna festa dell’Immacolata Concezione ha un
duplice messaggio da comunicarci:
1- anzitutto ricorda a tutti noi che se c'è una cosa che, per usare un’ espressione di
Benedetto XVI, “inquina” veramente l'uomo questa è il peccato. Si tratta di un
messaggio quanto mai urgente da riproporre poichè sembra che il mondo abbia
perso il senso del peccato; di più, sembra, qualche volta, che neghi l’esistenza
stessa del peccato. San Giovanni nel suo vangelo dice che se affermiamo di essere
senza peccato, inganniamo noi stessi e facciamo di Dio un bugiardo (cf 1 Gv 1, 810); Dio, infatti, dice il contrario, dice che abbiamo peccato. La Scrittura dice che
Cristo "è morto per i nostri peccati" (cf 1 Cor 15, 3). Se si nega il peccato nella
realtà dell’esistenza dell’uomo viene vanificata la stessa redenzione di Cristo.
2- Il secondo messaggio che il dogma dell'Immacolata ci comunica è qualcosa di
estremamente positivo: che Dio è più forte del peccato e che dove abbonda il
peccato sovrabbonda la grazia (cf. san Paolo Rom 5,20). Maria, nella sua
immacolata concezione, è il segno e la garanzia di questo. La Chiesa tutta, dietro
di lei, è chiamata a divenire "tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di
simile, ma santa e immacolata" (Ef 5, 27). Un testo del concilio Vaticano II dice:
"Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima vergine la perfezione, con la
quale è senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella
santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale
rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti" (LG, 65).
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Anche il Tempo di Avvento che stiamo celebrando in preparazione al Natale ci può
aiutare, se vissuto con impegno, nella lotta al peccato, perchè ci parla di conversione e ci
chiede, con Giovanni il Battista, di preparare la via al Signore che viene, preparare la via
al Signore appunto togliendo via dalla nostra vita ogni attaccamento al male e al peccato.
Confortati da questa prospettiva di speranza, continuiamo la celebrazione eucaristica
chiedendo al Signore di aiutarci nel nostro cammino di santità.
Chiediamo al Signore di sostenerci con la sua grazia, per intercessione di Maria e di tutti i
santi, per non cadere nelle tentazioni del male che ci allontano da Lui e ci impediscono di
vivere da figli suoi.
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