528-529_art BN XVI:Layout 2 30-09-2011 10:43 Pagina 528 Madrid-GMG BENEDETTO XVI q uando il papa va in Spagna La Gior nata mondiale della gioventù e il modello spagnolo I l viaggio di un papa in Spagna non sembra una gran notizia. In fondo, data la tradizione cattolica del paese e la forza della Chiesa spagnola, è un po’ come se andasse nella sua seconda casa. I numeri sono lì a confermarlo. Se Giovanni Paolo II, il papa giramondo, visitò la Spagna ben cinque volte, il più tranquillo Benedetto XVI ha fatto anche meglio: in sei anni di pontificato, già tre visite. Peccato che questa interpretazione sia sbagliata. Perché la Spagna è cambiata, e molto. E quando un papa va da quelle parti non ha propriamente la sensazione di tornare a casa. La Spagna è diversa Le immagini della polizia schierata in assetto antisommossa, degli scontri e delle manganellate a Puerta del Sol, il salotto buono di Madrid, hanno fatto sensazione. Mai una Giornata mondiale della gioventù (GMG), in 26 edizioni, aveva avuto un contorno così turbolento. E la prima volta si è avuta proprio in Spagna, la cattolicissima Spagna. Ma non bisogna dimenticare che già nel 2006, quando Benedetto XVI andò a Valencia per il Congresso mondiale delle famiglie cattoliche, sui balconi della città apparvero cartelli con una scritta che non era esattamente di benvenuto. Dicevano «Yo no te espero», io non ti aspetto, e facevano il verso al motto ufficiale della visita, che era «Noi ti aspettiamo». Inoltre il primo ministro socialista Zapatero, con una decisione senza precedenti, non prese parte alla messa del papa, al che il portavoce vaticano Navarro Valls com- 528 IL REGNO - AT T UA L I T À 16/2011 mentò duramente: «Neppure Fidel Castro a Cuba disertò la messa». Il fatto è che della Spagna si continua ad avere un’immagine che non esiste più. Le vocazioni sacerdotali sono in picchiata, i battezzati diminuiscono di anno in anno e solo il 14% dei cattolici frequenta la messa domenicale. Nel 2010 sono stati ordinati solo 162 sacerdoti e l’età media dei religiosi è di settant’anni. La crisi delle vocazioni sta svuotando seminari e conventi. In quasi la metà delle diocesi spagnole l’anno scorso non c’è stata nemmeno una vocazione, e in 15 anni le congregazioni religiose hanno avuto un calo di vocazioni pari al 30%. A 36 anni dalla fine del franchismo, che aveva fatto del cattolicesimo la religione di stato, gli spagnoli sono sempre meno religiosi. Se nel 2002 ancora l’80% della popolazione si dichiarava cattolica, oggi la percentuale è scesa di quasi dieci punti. Nel 2005 il governo socialista ha approvato una legge che autorizza il matrimonio fra persone dello stesso sesso, e in cinque anni sono già stati celebrati più di 20.000 matrimoni gay. Con una maggioranza più larga del previsto, è passata inoltre la legge che depenalizza l’aborto e lo consente entro le prime 14 settimane di gestazione. Intanto continuano a diminuire le richieste di iscrizione all’ora di religione nelle scuole, con il caso eclatante della Catalogna, dove si è iscritto solo un alunno su tre, e il governo Zapatero ha messo a punto un disegno di legge per l’abolizione del crocifisso dalle scuole pubbliche. La Spagna di oggi ha poco o nulla a che fare con quella del 1978 (cf. Regno- att. 14, 2011,452), quando fu sottoscritto il Concordato con la Santa Sede, e quando il papa viene da queste parti è più contestato che nella laicissima Francia o nell’Inghilterra anglicana. Critiche minoritarie, ma presenti Tuttavia, per inquadrare correttamente gli scontri di Madrid, occorre tener conto della crisi economica, che è stata il vero detonatore delle proteste durante la GMG. Questa volta, infatti, a richiamare in piazza i manifestanti (comunque pochi, non più di 2.000) non sono state polemiche su valori morali o provvedimenti legislativi, ma proteste per i costi della visita. Gli organizzatori della GMG hanno spiegato che non un solo euro è stato sottratto alle casse dello stato, perché i soldi sono arrivati dalle quote di iscrizione pagate dai giovani e dagli sponsor, e in un certo senso la GMG può essere considerata un investimento, per il ritorno che ha sul piano del turismo. Ma i gruppi scesi in piazza contro la visita (dall’associazione Europa laica ai Liberi pensatori di Madrid, dagli atei ai cattolici delle reti cristiane e delle comunità di base) hanno contestato soprattutto l’opportunità dell’evento in un quadro di difficoltà economica e sociale, con cinque milioni di disoccupati (la metà dei quali giovani) e pesanti misure antideficit per far quadrare i conti. In questo contesto, anche un provvedimento apparentemente banale, come quello di lasciar viaggiare gratis i ragazzi della GMG sui mezzi pubblici, dopo che i madrileni hanno dovuto invece mandar giù un aumento del 25% del costo del bi- 528-529_art BN XVI:Layout 2 30-09-2011 glietto, si è trasformato in un fattore esplosivo. Interessante è poi notare la posizione dei cattolici non in linea con la dottrina ufficiale della Chiesa, come i ragazzi dell’associazione Catholics for choice (Cattolici per la scelta), che a Puerta del Sol hanno distribuito volantini e adesivi contro il no della Chiesa all’uso dei profilattici. Dai cattolici del dissenso è stata contestata soprattutto la portata simbolica delle giornate e della presenza del papa. La visita di un pontefice, hanno detto per esempio i responsabili di Reti cristiane e Chiesa di base di Madrid, dovrebbe avvenire all’insegna della semplicità e della povertà, non dello sfarzo e del potere, e la Chiesa perde credibilità quando pretende di proporre la figura di Gesù ai giovani a partire dalla spettacolarità di un megaevento e dalla figura di un papa che si comporta come un capo di stato e si intrattiene con i potenti. Quanto agli sponsor, sostengono questi contestatori, è inaccettabile che la Chiesa si lasci aiutare dalle multinazionali e dalle grandi banche. Gesù non disse forse che non si può servire al tempo stesso Dio e il denaro? Inoltre, quando il papa va in visita a una comunità cattolica, dovrebbe ascoltare la sua voce ed entrare in contatto con i suoi problemi, anziché far cadere la dottrina dall’alto. «Vediamo insomma in questa visita del papa – hanno scritto questi gruppi in un documento – una legittimazione spettacolare dell’unione idolatrica tra le pratiche capitaliste più inumane e un settore della Chiesa che, per conservare la propria ambizione di potere e il proprio fasto, non si ferma neppure dinanzi a gesti in flagrante contraddizione con lo spirito che anima il Vangelo e, più concretamente, con l’avvertimento di non portare né bisaccia né sandali per il viaggio». Alcuni preti di Madrid che operano nelle parrocchie delle zone più povere hanno scritto che i soldi spesi per la GMG, anche se garantiti dagli sponsor, avrebbero dovuto essere utilizzati per le politiche sociali e di assistenza e non per un mega-evento. Secondo loro, inoltre, è inaccettabile che la GMG sia stata organizzata grazie ai finanziamenti di quelle banche e di quelle potenze economiche che sono proprio all’origine della crisi vissuta dal paese: «Le compagnie che sostengono la Giornata mondiale della gioventù e la visita del papa – ha scritto il 10:43 Pagina 529 Forum dei sacerdoti – lasciano molto a desiderare. Si tratta delle stesse persone che, assieme al capitale internazionale, hanno causato la crisi. Non siamo contro la visita del papa, ma contro il modo in cui è stata messa in piedi». Qualche riflesso di queste polemiche è arrivato anche in Italia, dove ha destato sconcerto la notizia secondo cui la carta di credito ufficiale offerta ai giovani partecipanti italiani alla GMG è stata emessa dal gruppo UBI Banca, con tanto di pubblicità anche su Avvenire, nonostante il fatto che tale gruppo faccia parte delle «banche armate», ovvero di quegli istituti bancari che forniscono servizi di intermediazione finanziaria alle industrie belliche venditrici di armi all’estero. I simboli della tradizione per resistere Di fronte a queste posizioni critiche, colpisce ancora di più la decisione della Chiesa spagnola che, sotto la guida del card. Antonio María Rouco Varela, in occasione della GMG ha voluto riproporre con orgoglio i simboli della tradizione. Lo si è visto soprattutto durante la Via crucis, caratterizzata dalla presenza di sculture, immagini e rappresentazioni tipiche della religiosità popolare pre-conciliare. Le confraternite, i penitenti, la statua della Madonna issata sul baldacchino barocco, le candele. Sembrava di essere nella Settimana santa di Siviglia. Una scelta non certo casuale da parte della Chiesa spagnola, e sicuramente non motivata soltanto da nostalgia. Durante la Via crucis (con i testi scritti dalle Hermanas de la Cruz, suore impegnate nell’aiuto dei poveri) si è pregato per tutte le situazioni di sofferenza, compresi la mancanza di lavoro, l’alcol, la droga, le violenze sessuali, ma ciò che ha parlato, e che resterà nella memoria, è stato soprattutto quell’apparato simbolico. Un messaggio preciso, rivolto non tanto alla Spagna di Zapatero e dei laicisti, ma ai cattolici. Un messaggio voluto da Rouco Varela, e quindi dal papa, per ribadire e avvalorare una certa idea di Chiesa. Poiché Zapatero si è presentato a sorpresa ad accogliere il papa all’aeroporto e poi, alla Moncloa, la sede del primo ministro, si è dimostrato particolarmente cordiale con Benedetto XVI, i giornali spagnoli hanno detto che il premier è andato a Canossa e addirittura qualcuno ha ipotizzato una sua possibile conversione. In realtà Zapatero, dopo sette anni di governo, è ormai un ex leader. Scaricato dai suoi stessi elettori, ha già annunciato che nelle elezioni anticipate del prossimo novembre non si ripresenterà. Il suo è stato quindi un passo d’addio: se si vuole, anche un modo per rendere l’onore delle armi a un interlocutore, il papa, con il quale ha battagliato a lungo e senza esclusione di colpi. Nei giorni della GMG, quindi, si è giocato un confronto più complesso di come è apparso. Gli spagnoli scontenti, che si facciano chiamare o meno indiñados, hanno preso a pretesto la visita del papa ma sono esasperati, in realtà, dal taglio degli stipendi, dalla mancata riforma delle pensioni, dal ridimensionamento delle politiche sociali, e con le loro manifestazioni hanno parlato più ai futuri governanti della Spagna che non a Benedetto XVI e alla Chiesa. E quest’ultima, con l’esibizione dei simboli tradizionali, con la riproposta del sacramento della confessione (e quindi dell’idea di peccato, così estranea alla modernità), con la lunga adorazione eucaristica del papa davanti a due milioni di giovani in totale silenzio, e con i continui richiami del papa alla necessità di testimoniare la fede stando ben dentro la Chiesa, ha parlato ai cattolici irrequieti, a quel dissenso cattolico – più o meno organizzato e fatto anche di teologi – che non è allineato con le posizioni vaticane, specie in materia di morale familiare e sessuale, e mostra crescente insofferenza verso la Chiesa gerarchica sostenuta da movimenti, non a caso nati in Spagna, come l’Opus Dei e il Cammino neocatecumenale. Questa seconda sfida, anche se a Madrid non si è manifestata in campo aperto, è in realtà quella che coinvolge più direttamente Benedetto XVI e il Vaticano. Perché la Spagna, anche se ormai non più «cattolicissima» per definizione, resta comunque un baluardo per la Chiesa di Roma. Ed è proprio lì, come del resto in Italia, che il papa vuole combattere in modo più deciso la sua battaglia, per ribadire, come ha detto esplicitamente durante la GMG, che la radicalità evangelica non solo può, ma deve esprimersi stando dentro la Chiesa, nella tradizione e in comunione con i vescovi e il magistero. Aldo Maria Valli IL REGNO - AT T UA L I T À 16/2011 529