Prima edizione
Gennaio 2010
AUGUSTO QUADROS
LO SCUDIERE
MATHIAS BRITOS
IL BARDO
Prima edizione
¡Lazaro!
Gennaio 2010
RA P P RE S EN TAZIONI IN T I C INO , S V IZZERA
Ringraziamenti
O T T O B RE 2 0 0 9
Interpreti
Augusto quadros, lo Scudiere
Mathias Britos, il Bardo
Musicisti in Scena
Ricardo Torres
Robinson Chaparro
Musiche Originali
Mathias Britos
Marco Fagotti
Gianni Macconi, Celestino Macconi,
Mercedes Quadros, Catherine Maridor,
Sambo Gansser, David Induni,
Serena Wiederkehr, Masumi Briozzo,
Mila Macconi, Rocco Macconi,
Mia Wojcik, Benicio Britos, Luis Masci,
Luis Molina, Centro Latinoamericano
de Creacion e Investigacion Teatral,
Emily Lewis, Baraka Theatre Company,
Romina Kalsi, Emanuele Santoro,
Enrique Sanz, Mara Bertelli, Vania Lurasky.
Drammaturgia e Regia
Augusto Quadros
Regia di Movimento
Luca Zanetti
¡ L AZARO ! P RIMA EDIZIONE
Concetto e Redazione Generale
Augusto Quadros
Grafica
Masumi Briozzo
Collaborazioni Scritte
Mathias Britos
Jacob Logos
Marco Fagotti
Ricardo Torres
Fotografia
Jan Eckart
Fabio Salmina
MA S N À DA T EAT RO
Scenografia e Luci
Marco Bertozzi
Svizzera: + 41 78 647 8779
Londra: + 44 790 664 1950
Argentina: +54 911 61 86 64 78
Arte
Jacob Logos
www.masnadateatro.com
[email protected]
Grafica
Masumi Briozzo
Orchestra
Robinson Chaparro
Ricardo Torres
Stephan Selhorst
Fabio Salmina
Boris Tarpini
Jan Eckart
Augusto Quadros
Mathias Britos
Lavoro di comunicazione sul
poster dello spettacolo
¡Lazaro!
Erranti nel deserto, lo Scudiere e il Bardo cercano le tracce di Lazaro ;
ogni volta arrivano tardi, sempre un po’ tardi… Minacciati dalla morte e oppressi dalla fame,
grazie ai segni lasciati dal profugo, riescono a raccontare la sua storia, ritrovando il vigore
della creatività per alzarsi e continuare la loro impresa.
T E AT R O
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C ARAT T ERE P U B B L I C O
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U N MONDO GENERO S O
13
NE L C A PANNONE
18
H I P ER V IN C O L I
21
S P IRI T I C REAT I V I
25
C AN T O DE L AZARO
di Mathias Britos
29
CORPO
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C OM U NI C AZIONE
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S C H IZZI I S T IN T I V I
di Jacob Logos
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L AZZARI O I L B A L L O DEI RE S U S C I TAT I
di Ricardo Torres
33
T EAT RO A L F I L M
35
B IOGRA F IE
40
musica
41
Il totem che apre lo
spettacolo (sinistra) e disegni
d’ investigazione (sopra).
« Juanito Laguna » di
Antonio Berni uno dei
suoi piu indimenticabili
personaggi artistici,
un Lazarillo
latinoamericano.
Con testo, musiche e mise-en–scène originali, ¡LAZARO! é uno
spettacolo che attraverso la narrativa, la fisicità e la musica, parla di
oppressione e miseria, fame e vigore, fede e realtà, immigrazione e
ricerca continua.
Nella cruda certezza della carestia, i personaggi ricreano ogni
volta l’atmosfera per raccontare la storia di Lazzaro. Scoprendo che
anche nella solitudine esiste la compagnia e che la dignità rimane tale
anche se coperta di polvere e terra.
La ricerca creativa di ¡LAZARO! ha come asse portante la
collaborazione artistica: è un prodotto vivo e in costante sviluppo
(vedi pag. 30). Da uno spettacolo teatrale si manifesta un universo di
possibilità per raccontare la stessa storia (vedi pag. 31 – 39).
Il lavoro fatto in Ticino è un passo in più rispetto a quello
che é stato quasi un anno di ricerca e sforzo creativo che ci ha
portati attraverso il Regno Unito (Londra), l’Argentina e la Spagna.
Questa prima edizione informativa demistifica il processo scenico,
la freschezza di vederlo per la prima volta, però da credito a un
processo e a una ricerca che conserva i fracassi e i trionfi del mestiere.
Questa Edizione, a mo di Rivista, propone il concetto generale della
collaborazione artistica e dimostra, attraverso i diversi articoli, il lavoro
realizzato, lo stato attuale del processo e la prossima trasformazione.
La profezia dell’Uomo Marrone o Uomo Ponte, condivisa da
molti popoli indigeni del sud e del nord America (Hopi, Dakota,
Cogui) parla del potenziale dell’uomo di costituire un ponte tra le
diverse culture, permettendo la reciproca conoscenza e collaborazione.
¡LAZARO! come teatro, come circo, creato da noi che siamo
svizzeri ma anche sudamericani, cerca di essere questo ponte. Con
lo spettacolo come vincolo, diamo la possibilità allo spettatore di
viaggiare tra diversi mondi così distanti e così intimi allo stesso tempo.
Col proposito di tonare in Europa ¡LAZARO! Intraprenderà una
tournée, assieme al Corpo collettivo internazionale, suddivisa in tre tappe:
Prima tappa: Regione Andina (Bolivia e Nordovest Argentino)
e regione del Rio de la Plata (Montevideo e Buenos Aires).
Seconda Tappa: Caraibi (Colombia, Panama e Cuba).
Terza Tappa: Europa (Svizzera, Italia, Regno Unito – Londra,
Spagna – Almagro).
Prima Edizione
5
Il gioco si apre,
i personaggi si mettono
di fronte al pubblico,
lo spazio si manifesta
in direzioni magiche
e assurde ma comunque
reali in tensione o a
puro ritmo.
Il Bardo e lo Scudiere
posseduti da una storia
che sembrerebbe
manovrare i fili
dell’azione.
(doppia pagina anteriore)
Lo Scudiere e il Bardo
nella prima scena chiave
dello spettacolo.
Prima Edizione
9
ticino online
Teatro e musica dall’America Latina
S ta m pa
CARATTERE PUBBLICO
Due rassegne su ¡LAZARO!
“Un’alchemica mistura
tra teatro e musica,
tra un grande classico
spagnolo e l’intimità
di ognuno di noi.”
LUGANO / BELLINZONA / LOCARNO - Un nuovo spettacolo, due attori e un’allegra combriccola di musicisti, La Compagnia.
Un’alchemica mistura tra teatro e musica, tra un grande classico spagnolo
e l’intimità di ognuno di noi. Quella particolare intimità che, a volte,
quando ci proiettiamo verso l’esterno per cercare qualcuno o qualcosa e
non riusciamo a trovarlo, tira fuori il meglio di noi stessi.
Il drammaturgo e attore Augusto Quadros ci spiega di che cosa
tratta lo spettacolo. “La storia gira intorno al personaggio di Lazaro, che
non compare mai in scena; il testo è stato liberamente riadattato dal classico di letteratura spagnola di autore anonimo e intitolato Lazarillo de
Tormes. Ci sono due personaggi: il bardo e lo scudiero. Il bardo racconta
le storie per sua natura, lo scudiero racconta di Lazaro quello che sa,
cioè quello che Lazaro stesso gli ha confidato. I due personaggi lo stanno
cercando e non trovandolo e anzi trovandosi in difficoltà, nasce in loro
una creatività, che si trasforma in racconto. È emblematico, direi, perché
succede sempre così...”
Perché hai deciso di adattare un classico, Augusto?
“Un classico è un punto di partenza generoso, perchè un classico
va allo spirito di quello che vuole raccontare, e per quello appunto
rimane un classico, cioè è sempre attuale. Poi un classico si adatta,
non si può lasciare così com’è: si tengono gli elementi essenzali,
quelli che senti tuoi”.
la regione ticino
Alla Cambusa arriva “LAZARO” l’antieroe
Locarno, un classico della letteratura spagnola.
“È uno spettacolo tra
teatro, musica e mimo
sorprendente…”
Articolo apparso
su La Regione, Ticino
6 Ottobre 2009.
Erranti nel deserto, lo Scudiere e il Bardo cercano le tracce di Lazaro ;
ogni volta arrivanotardi, sempre un po’ tardi… Minacciati dalla morte
e oppressi dalla fame, grazie ai segni lasciati dal profugo, riescono a raccontare
la sua storia, ritrovando il vigore della creatività per alzarsi e continuare
la loro impresa.
È uno spettacolo tra teatro, musica e mimo sorprendente quello messo
in scena la scorsa settimana al Cortile di Lugano e che sarà replicata
questa sera, martedì, alle 20.30 a La Cambusa di Locarno. Sul palco due
attori di talento: Augusto Quadros che impersona lo Scudiere e Mathias
Britos nei panni del Bardo. A dispetto del titolo “LAZARO” la storia
–adattata dagli stessi due attori-non ha nulla a che vedere con il miracolo
di Gesù raccontato dal vangelo secondo Giovanni, è invece ispirato
ad un classico della letteratura apparso in Spagna nel 1554 da penna
anonima che narra le mille peripezie del giovane Lazarillo de Tormes.
Antieroe per eccellenza, e le sue vicende sconclusionate che riflettono la
situazione di incertezza della Spagna di Carlo V, soggetta a una grave
crisi economica e caratterizzata da squilibri sociali. Il protagonista è
un vagabondo che si serve di mille espedienti per procurarsi da vivere.
Sempre in viaggi, sempre affamato, non disdegna di servirsi di mezzi
illeciti pur di tirare avanti.
Sopra un porzione di terra, forse un isola, si sviluppa un’ora di
alto teatro con i due attori che sfoggiano un amplio repertorio
tra mimica, canti accompagnati da una chitarra e silenzi colmi di
comunicazione. La pièce sconfina piacevolmente nel genere clownesco
con le sue facce tristi e divertenti. Lo spettacolo, fedele alle sue origini,
è recitato in spagnolo, ma ciò non rappresenta un grave ostacolo per
il pubblico italofono visto che la gestualità supera il parlato. E poi c’è
la musica. La seconda parte dello spettacolo è affidata alle sonorità
del folklore latinoamericano, con un concerto di strumenti a corde e
percussioni realizzato da otto musicisti e dove per incanto le ballate
sanno trasformarsi nuovamente in teatro.
E una ora una domanda rivolta a entrambi gli attori. Perché avete deciso
di mantenere la lingua spagnola nello spettacolo?
“Noi veniamo dal Sud America, e la storia si svolge per buona parte
lì, quindi lo spagnolo è la lingua di questo spettacolo. Io però vivo a
Londra, e ho notato che il pubblico inglese si lascia più andare al teatro
quando non capisce tutte le parole. Quando una persona non può
aggrapparsi al senso proposto dall’autore, è più libero di cercare altri
sensi; non capisce le parole, ma osserva di più la scena, i corpi, sente
la musica. Per un pubblico italofono, comunque, non è così difficile.
Si tratta di uno spettacolo dove la fisicità e la musica hanno un ruolo
molto importante”.
Mathias, sei tu che hai introdotto la musica e tanti strumenti nello spettacolo.
Sei tu il bardo con la chitarra. Perché?
“La musica è un mezzo di esprimermi che mi viene molto naturale. Sono
cresciuto con sette padri musicisti, con i quali, io bambino, sono andato
in giro per l’America Latina. Sette famiglie, i cui uomini facevano parte
di un gruppo che suonava folklore sudamericano. Con il canto riesco a
esprimere molti più concetti, più poesia. È una questione di vitalità.
Lo spettacolo è scritto, interpretato e diretto da Augusto Quadros
e Mathias Britos. Le musiche sono tutte originali, interpretate dagli
attori e da 9 musicisti (strumenti a corda e percussioni)”.
http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idartic
olo=493462&idsezione=3&idsito=127&idtipo=410
G.G.
Carattere Pubblico
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L’ ADAT TAMEN T O
UN MONDO GENEROSO
Il lungo tratto tra il dire e il fare
La vera opera d’arte nasce in modo misterioso, enigmatico, mistico…
staccata dall’artista acquista una vita indipendente, diviene una
personalità, un soggetto autonomo.
Vasily Kandinsky
“Lazarillo de Tormes”
testo classico spagnolo,
misteriosamente apparso
nelle fiandre nel 1554,
anonimo, senza peli
sulla lingua.
Maurice Leloir, realizzo un
esaustivo lavoro d’illustrazione
sia sul “Lazarillo de Tormes”
che su “Jacques il Fatalista”.
Racconti, serie televisive, documentari, fiction, blogs, webs, docs,
coms, flops, pegs clicks, film e teatro molto moderno, nuovo; musical e
concerti, radio, band musicali pop, post-rock, glam, disco, retro trendy,
cartelloni pubblicitari nei parchi, sui bus, nella metropolitana, notizie per
televisione, via Net, via Facebook, twitter, flicker, iphones, e mini cellulari
e ancora blogs, immagini, ricorsi della moda, riviste di glamour, celebrità
da due soldi, storie reali e rese spettacolo, tutto col fine di vendere e
nuovamente la stessa cosa un’altra volta.
Raccontare le mille storie che ci invadono in un microsecondo:
basta filmarle, caricarle nella rete e aspettare che qualche spettatore
all’orizzonte faccia click. Informazione, comunicazione, storie che si
ripetono, come se la brace della creatività avesse il nobile arbitrio di
chiarire invece di oscurare la comprensione.
L’incontro con il Lazarillo de Tormes
Nel fuoco scoppiettante della super informazione, nel vortice di capire
se esiste una necessità di fare quello che uno fa, o se questa è sbagliata
perché ora le cose si fanno come ci viene detto di farle, mi sono
imbattuto con l’offerta di una collaborazione teatrale su La Vida de
Lazarillo de Tormes, y de sus Fortunas y Adversidades.
Un classico della letteratura spagnola, risalente al 1554 circa
e di autore anonimo. Come prima impressione sembrava che la storia
narrasse di un ragazzo malandrino e delle sue peripezie tra un
padrone e l’altro.
La seconda lettura, invece mi ha catturato nel profondo, rivelando
un mondo nascosto tra le righe. L’autore gioca con il significato della
storia come un gatto farebbe con la sua preda. Come se quello che si
capisce è più di quello che c’è scritto, carico della rassegnazione di colui
che le ha viste tutte. Il Lazarillo celava qualcosa.
Ho cominciato a indagare: autori possibili, versioni, motivi
dell’anonimato, mancava sempre qualcosa. Ogni critico esponeva il caso
a modo suo. Il Mistero è sempre un valido motivo per continuare ad
alimentare il fuoco della curiosità. Ho cominciato a cercare soluzioni.
Ho letto che il Lazarillo era legato anch’esso a testi classici come La
Celestina, o come L’Asino d’Oro de Apuleyo. L’Asino di cosa? La mia
ignoranza a momenti è fortunata, d’oro. L’asino d’oro, scritto nel secondo
secolo d.C., propone un mondo appesantito dalla peste e dalla miseria
dove la magia é moneta corrente, dove le energie occulte e l’assurdo
sono parte della realtà quotidiana. Lucio, un giovane a posto, viaggia per
visitare suo zio e la moglie, una maga conosciuta.
Un Mondo Generoso
13
Un Asino dalle Orecchie in
giù. Lo Scudiere si prende
un istante per contemplare
il suo destino d’Asino.
Un mendicante medioevale,
con uno specifico portamento.
Ispirazione per il personaggio
dello Scudiere.
Il giovane non tarda ad amoreggiare con la badante della casa
padronale colei che possedeva “un corpo che sembrava fatto di latte e
miele…” con una “boccuccia rossa come rugiada d’ambrosia”. Assistito
dalla stessa, prova un trucco di magia nel laboratorio della signora zia,
che disgraziatamente riesce male trasformandolo in asino. Da quel
preciso momento inizia un inverno di disavventure che finirà con l’arrivo
delle rose primaverili che spezzeranno l’incantesimo. Sono frequenti le
botte ma il libro narra pure storie memorabili come la relazione amorosa
tra Psiche ed Eros e altre più crude dove l’asino, rappresentando Il
Giudizio di Paride è sottomesso, sul palcoscenico, a barbarie sessuali
davanti al pubblico.
Un asino? Un asino che vede tutto, perché nessuno vede
chi è realmente.
Un Classico di denuncia ludica
L’ennesima lettura del Lazarillo mi ha messo di fronte al prologo:”
Ritengo giusto, io, che cose di tanta importanza, e magari mai viste
né udite, giungano alla conoscenza di molti e non rimangano sepolte
nella tomba dell’oblio, poiché può darsi che qualcuno, leggendole, trovi
qualcosa di suo gusto, e che dilettino chi non approfondisca troppo.” È
come se trasparisse qualcosa, una denuncia nei confronti dell’Arciprete,
del lettore, della Signoria Vostra, della società dell’epoca, della chiesa,
della giustizia, dell’avarizia, della sopravvivenza, della vita e della
condizione stessa della miseria. Ogni frase, ogni situazione è colma
d’informazione, ironia, sarcasmo, ritmo di un gioco grottesco, clownesco,
come se il testo fosse una maschera che allontanandosi creasse, nello
spazio tra il lettore e lo scrittore, la dimensione di un giullare, di un poeta
o di un freak obbligandomi letteralmente ad alzarmi dalla sedia e fare
qualche giro in tondo, come un cane, si come un cane, “Prendi, mangia,
strafogati, che il mondo è tuo e vivi come un papa”.
Il Punto di partenza per la nostra versione
In sintesi, un momento dell’opera sembrava chiaro, drammatico e
centrale per un adattamento teatrale: quello in cui Lazarillo va a servizio
del suo terzo padrone, lo Scudiere, con il quale, condividendo la fame e le
continue delusioni, riesce per momenti a dialogare intimamente. Qui ho
trovato il centro drammatico dell’opera.
Chiarito il punto di partenza, abbiamo scritto un primo
adattamento, con parti teatrali, parti musicali e qualche scena, il tutto
connesso dallo stesso filone drammatico. Quanto tempo bisogna
impastare la pasta affinché cominci a crescere?
Ci siamo incontrati per eseguire questa prima tappa di
assemblaggio dello spettacolo a Londra. Lo abbiamo presentato di
fronte al pubblico, stanchi e insoddisfatti abbiamo chiuso questa prima
tappa durata qualche mese. Qualcosa non funzionava. Il Professore
Robert Archer dello Spanish American Stuides de la King’s College a
Londra, che mi aveva prestato alcuni libri per la mia ricerca, è andato
direttamente al nocciolo della questione, immediatamente dopo la
presentazione, quando ha confessato la sua delusione: “devi capire che
Lazarillo ha sempre il controllo.” Avevamo ottenuto l’esatto contrario.
“…farselo proprio,
incarnare i personaggi
e darsi il massimo della
libertà creativa.”
Luci e ombre che ci
giungono da un
mondo medioevale.
Il consolidamento del nucleo creativo
Il nucleo creativo tra Marco Fagotti, Mathias Britos e me si consolidò,
mentre un paio di elementi si allontanarono dal progetto.
Mathias, attore e cantautore, continuò il suo adattamento
musicale che ha poi trovato la sua forza poetica decisiva nella struttura
del Canto de Lazaro (vedi pag. 29) che si propone come secondo atto
dello spettacolo. Io continuavo con il mio lavoro sul testo. Percorrevo il
medioevo europeo tra illustrazioni e testi criptici arrivando a intenderlo
come una puzzola della quale, se alzava la coda, bisognava sopportarne
l’odore. Marco si cimentava con la composizione musicale dell’opera
Un Mondo Generoso
15
“Sono libri di denuncia!
Una denuncia creativa,
con quell’aspetto ludico
che urge nello spirito
umano ma che non sembra
eccellere nell’esercizio
dell’ars politica.”
“Il padrone non può
vivere senza Jacques
perché, in qualche modo
non può vivere senza
i suoi racconti…”
e cominciava il suo processo di ricerca con il momento che abbiamo
chiamato Operetta. Bisognava essere più chiari, adattare un classico
e trovarne l’essenza, prenderne le parti e tradurlo, farselo proprio,
incarnare i personaggi e darsi il massimo della libertà creativa. Patrick
Bauchau, attore straordinario di vecchia generazione, di quelli che non
se ne trovano più, mi suggerì di leggere Jacques il Fatalista, di Denis
Diderot. Fu una scoperta importantissima. Soprattutto perche mi svelò
la chiave per costruire una relazione tra servo e padrone: La ridondanza
del dominio, evidente e semplice ma comunque drammatica. Intima. Il
padrone non può vivere senza Jacques perché, in qualche modo non può
vivere senza i suoi racconti e le sue avventure amorose narrate con il suo
fatalismo. Il padrone non ha la forza di vivere senza il mondo che Jacques
gli offre.
Da questa relazione nacque il Bardo, come personaggio che
declama, e lo Scudiere, il suo padrone. Il personaggio di Lazaro, ancora
non l’avevamo, ci sfuggiva come un profugo.
“Remolino del Rio que buscas,
Tu encausado camino perdido,
Tu futuro destino de cloaca,
Tu parada final en el mar?”
Tratto dal Brano: Que Buscas
di Mathias Britos.
Sopra: Paradiso 2000,
Klaus Prior, Der Offene ’97,
statua alla quale ci siamo
ispirati per la ricerca del
vincolo dei personaggi con
gli elementi.
Sinistra: Gaucho, emblema
dell’oppressione e dell’abuso,
seppe regalare attraverso il
folklore, versi di sofferenza e
di gioia con lo sguardo rivolto
alla terra.
Mathias Britos nel Bardo.
Il contesto storico del Lazarillo
La Spagna del XVI secolo era un luogo di carestia, peste e miseria.
Da mezzo secolo era iniziata la colonizzazione latino-americana e
l’accaparramento di tutte le sue ricchezze: oro, argento, minerali, risorse
umane e naturali. Come i semi che riempirono il mondo e che ora sono
inseparabili dalla cultura europea (il pomodoro, la patata, il mais, il
cacao, il tabacco e molte altre specie). Sempre se i mercantili arrivavano
a destinazione, poiché i corsari e i pirati brulicavano nei mari spagnoli.
Carlo V, Imperatore del Sacro Impero Romano Germanico, terra dove il
sole non tramontava mai, spostava le sue ricchezze verso Nord, passando
per le fiandre fino a terminare nelle banche della corona Inglese.
Tutto ciò che giungeva ai porti iberici, sembrava destinato a finire a
Nord. Erano le fondamenta di un nuovo sistema basato sul capitale.
La Spagna, apparentemente ricca, moriva di fame. Ne derivavano
ingiustizie sociali e giuridiche atroci. I moribondi deambulavano per le
strade, erano frequenti le pene contro i mendicanti ma le stesse strade
si ripopolavano poco dopo di nuova miseria. Il ruolo della chiesa, come
sistema oppressivo, manifestava la disuguaglianza. I Clerici, non solo
disponevano del denaro della povertà ma potevano pure beneficiare
delle mogli di uomini sposati. Quanti saranno figli della chiesa senza
saperlo? Il sangue, come ho scritto nello spettacolo, “sembrava diluirsi
di generazione in generazione, nell’attesa di un bastardo che lo sapesse
addensare un po’. Con grazia. Con vigore.”
È questo il periodo nel quale fu scritto il Lazarillo de Tormes e
che gli fa da cornice. Lo stesso vale per l’Asino d’Oro che fu scritto nel
secondo secolo d.C. in un epoca anch’essa contraddistinta da peste,
carestia e miseria. Sono libri di denuncia! Una denuncia creativa, con
quell’aspetto ludico che urge nello spirito umano ma che non sembra
eccellere nell’esercizio dell’ars politica. Possiamo forse privarci di una
forma d’arte che declama le atrocità nelle quali viviamo? E che riesce a
farlo senza smarrire la speranza nell’umanità? Tentando il miracolo di
una paradossale trascendente esplosione ilare che accomuna l’impossibile:
vittime e carnefici?
Qui, adesso, con la fede riposta nel presente, in ogni forma di
creatività, vi è magia.
L’anonimato dell’autore come incentivo per la creazione
La generosità del Lazarillo, nasce anche dall’anonimato del suo autore.
Non per niente tracciò la via per giganti come il Don Quijote de
Cervantes. Questo rende fecondi i nostri dubbi.
Non vi è un autore che ci guarda dall’alto contemplando cosa ne
facciamo con la sua creazione, anzi, vi è piuttosto un’energia creativa
superiore, una relazione per un fine comune: continuare a raccontarne
la storia. Ci nutriamo dello stesso proposito: ¡LAZARO! è un’opera che
scommette sulla collaborazione.
E così, un sorso alla volta, ha preso corpo il testo, l’opera, il tono.
Le prime versioni integre, adattate per tre personaggi, erano incorniciate
da poesia, canto, versi e un mondo assurdo capace di proporci la realtà
per quello che é.
Ci siamo trovati ad Almagro, in Spagna, ospiti del CELCIT
(Centro Latinoamericano de Creacion e Investigacion Teatral) dove
abbiamo fatto un ulteriore lavoro sul testo con Luis Masci, riconosciuto
drammaturgo Uruguayano che con il suo contributo ha dato forza e
freschezza al processo. E alla fine come sempre succede l’opera ha posto
le sue condizioni. ¡LAZARO! ha trovato casa in Ticino, Svizzera, dove lo
abbiamo adattato per due attori.
Quando all’inizio di questo progetto, mi chiedevano di cosa
trattasse l’opera, rispondevo: “¡LAZARO! è un movimento che si alza”.
Oggi ¡LAZARO! è anche un grido che richiama un gruppo di persone
unite dall’obiettivo comune di dedicarsi con devozione alla vita.
La Contemporaneità del classico
La miseria e le guerre sono più attuali che mai. La metà dei bambini
del mondo nasce nella povertà*, un bambino muore ogni 5 secondi per
fame. Le disuguaglianze arrivano agli estremi: il 40% della popolazione
mondiale vive con il 5% delle entrate. Nel 2005, il 20% della popolazione
dei paesi più ricchi consumavano il 76% delle risorse globali, mentre il
20% formato da paesi poveri consumava un misero 1.5%. Queste cifre
tendono ad aumentare nella direzione della disuguaglianza. La fame e le
disuguaglianze sono, attualmente, le forme più dirette di sottomissione.
Come per il Lazarillo de Tormes, oggigiorno, i paradigmi sono gli
stessi: la gente pensa di vivere una realtà, mentre questa effettivamente è
diversa. L’impunità degli alti dirigenti di corporazioni e di banche non
si condanna mai, continuano a ricevere dei bonus scandalosi che essi
stessi si vergognano di riferire. E tutto resta invariato. Ma la libertà non
prospera a lungo, nemmeno dove c’è denaro. Juancho continua a rovistare
nella spazzatura. Come nell’Asino d’Oro, oggi è penalizzante essere un
perfetto sconosciuto, senza tetto, senza dimora, senza beni materiali, il
vagare erranti per la terra. Una terra usurpata e vittima dell’insaziabilità.
Il Bardo e lo Scudiere cercano il profugo Lazaro e facendolo raccontano
la sua storia. Una storia forse andata persa. Una storia alla quale arrivano
sempre “tardi, un po’ tardi”. Pero nel raccontare la sua storia, nonostante
la fame, riescono a trovare la vitalità e la forza di vivere; ciò che realmente
conta è la creatività, il vivere qui e ora, sapendo che nel mondo, in quello
scenario, l’uno non può continuare senza l’altro.
* Fonti:
2007 Human Development Report (HDR),
United Nation Development Program,
World Bank Development Indicators 2008,
www.eorldometers.info
Un Mondo Generoso
17
Creazione
NEL CAPANNONE
Le prove e la costruzione
Luca Zanetti, a carico
della regia di movimento,
e Mathias Britos durante
una pausa nelle prove.
Il Lavoro di Luca è
stato fondamentale
affinché i movimenti
scenici prendessero
piu senso all’occhio
esterno del pubblico.
Dal disegno al palco:
Marco Bertozzi, artista
svizzero, si è occupato di
realizzare la scenografia
nello spazio. La tessitura
della rete, nodo per nodo
per ottenere l’effetto
desiderato, è un pezzo
d’arte di per se.
Come con il trucco,
la fisicità e il testo,
la scenografia è una
maschera che racconta
la storia.
Un set mobile ed elastico,
che a sua volta è suscettibile
ai cambiamento drammatici
dei personaggi.
Nel gioco con gli elastici
e la versatilità dei vestiari.
Sotto, entrambe gli attori
cercano il Totem della
prima scena.
Ricardo Torres e Robinson
Chaparro cercano suoni
digitali per completare
l’effetto degli strumenti
dal vivo.
Il viaggio degli Storytellings
si è finalmente completato
quando i ragazzi gli hanno
riempiti di melodie, rumori,
esplosioni, suoni della fauna
amazzonica; un bebé che
piange, o un bicchiere che
si appoggia sul bancone di
un bar.
Il lavoro si basa sempre sugli
strumenti suonati dal vivo: un
sonaglio di unghie di capra
suggerisce i passi tintinnati
degli stivali con gli speroni.
Nel Capannone
19
I diversi colori sul viso
denotano la transizione
dei personaggi. Questo
succede dalle culture del
Pacifico fino alle Ande
Latinoamericane.
M a sch e r e
Le maschere finali dello
Scudiero e il Bardo dopo
il processo dell’opera.
IPERVINCOLI
Un accordo tra il pubblico e l’attore
Una maschera è un universo definito di informazioni emozionali, psicologiche,
fisiche e metafisiche. In una maschera si concentra un istante che delinea e
simboleggia un movimento. È così, che una maschera argomenta i movimenti di
un personaggio, condiziona le sue azioni, procura una mappa psicomotoria e apre le
porte al mondo simbolico delle immagini. In una maschera si determina il presente
attraverso un percorso: contiene tutto il movimento anteriore e si presenta come un
punto di partenza per quello che verrà. Segnala un momento, incisivo, nel conscio e
nell’inconscio dello spettatore. Questo permette di giocare con un linguaggio ricco
ed esigente che manifesta attraverso il volto, il corpo, il testo e la scenografia, una
serie d’ipervincoli che scatenano, con l’aiuto dell’immaginazione del pubblico, un
viaggio che dalla sfera logica passa a quella dell’assurdo.
Il viso è la rappresentazione
del nostro mondo interiore e
i suoi movimenti.Questo vale
anche per il corpo.
Il lavoro di trucco assistito da
Romina Kalsi, è stato trattato
come fosse una maschera
scenica ispirata al mondo
dei fumetti e al Kabuki
giapponese come elementi
di partenza.
L’intenzione e trovare
una maschera propria
per ¡LAZARO!
Nel teatro giapponese,
l’uso di maschere in teatro
e danza gode di una
tradizione millenaria.
Ipervincoli
21
Nel Butoh giapponese
un’immagine è un
punto di partenza per
una danza tellurica e
drammatica.
Anche con questo
cerchiamo una danza
e un “Butoh” proprio
dello spettacolo, una
maschera esplicita nel
corpo dell’attore. Il viso
è il corpo intero.
Vi sono momenti che si
possono solo narrare
attraverso la fisicità.
Durante l’Operetta,
Lazaro si sotterra tra
le proprie ceneri.
Sopra: Mammona di
Frederick Watts.
Il corpo come maschera
è evidente nei territori del
teatro classico europeo
che si alternano nel lavoro
in scena: il Grottesco, la
Commedia dell’Arte, e il
Clown drammatico.
Sopra: I Grotteschi di
Leonardo Da Vinci.
Sovradimensionare
le proporzioni fisiche
aiuta ad assottigliare
le percezioni.
Ipervincoli
23
IMMAGINARIO
SPIRITO CREATIVO
L’immagine, come testo
Un’immagine vale più di mille parole e l’assurdo ha ottime referenze per guadagnarsi,
oggigiorno, il titolo di realtà. L’immagine, in questo mondo pittografico del primo
decennio del XXI secolo, è un linguaggio in sé. Oggi, un’immagine racchiude un
concetto, un’idea, un’emozione, una storia, odori, un mondo simbolico come mai
prima d’ora. Racchiude pure una definizione chiara che si radica nei preconcetti sociali
e culturali che vedono il mondo come spettatore. Un’immagine ci da la possibilità di
inquadrare un punto sospeso e di lanciarci nell’azione di un movimento (un’immagine
agisce anche come maschera). Da questa ricerca nasce un universo che ci permette di
elaborare i molteplici aspetti dello spettacolo.
Carme Miranda luminosa,
adornata di perle brillanti.
“Have Pity” di Ernst Barlach,
ha ispirato il volto coperto
del cieco e la sua postura.
I personaggi s’intrecciano,
un colpo dopo l’altro,
come accade nella vita.
Antona Perez:
“¡Yo vendo! verduras
y coles, dulces
remolachas...”
Espíritus Creativos
25
Una piccola selezione
dell’immaginario di ¡LAZARO!
Composto da centinaia di
immagine visionate e raccolte.
Spirito Creativo
27
Sinistra: Mathias Britos
prova la chitarra
al microfono.
Sotto a sinistra: Fabio,
Stephan e Ricardo in
piena batucada Da stadio
“Dicen que, en el nacer,
radica la fortuna.
Y razón, han de tener,
yo no tengo ninguna.”
Mus i c a
Sotto a destra: Boris,
Jan e Mathias si
preparano per dare
inizio alla musica.
canto di lazaro
Pagina a fronte:
da sinistra a destra,
la banda ticineselatinoamericana al
completo: Boris, Jan,
Mathias, Augusto,
Fabio, Robinson,
Stephan e Ricardo.
Posseduti dal folklore e dalle sonorità Latinoamericane
d i M ath i a s B r i t o s
La creazione delle canzoni segue il flusso del pensiero. Deve esserci
verità in quello che uno canta e questo viene dalle viscere.
Con ¡LAZARO! ho lavorato partendo da un classico e le verità
che uno canta sono sostenute dall’opera stessa. Il Lazarillo de Tormes
riflette la realtà contemporanea e dunque la creazione segue un processo
di sincretismo tra il testo originale e il vissuto in prima persona. Questo
rende possibile un triangolo tra la storia che si racconta, il vissuto
e la creatività.
La relazione che ho con le mie canzoni, è magica. Esse mi
sorprendono al maturare e mi dicono quando sono pronte per essere
condivise. Per questo, il mio lavoro di composizione, necessita di molta
intimità. Ripeto, le canzoni e i versi nascono, a volte con molta severità,
altre con allegria, maturano e prendendo corpo centrando l’ispirazione
nel folklore latinoamericano. Con il passar del tempo mi sono reso
conto che non posso essere fedele allo stile dei generi più conosciuti
come la Milonga, la Zamba, la Cueca, ma che questi rappresentano un
riferimento che mi permette di creare la mia musica. Tenendo saldo il
principio di rispettare l’armonia con l’universo, ovvero, la possibilità di
ballare le canzoni, in ¡LAZARO! le forme possono rompersi e dare
spazio a nuove realtà musicali,
Mi considero un ibrido che ha imparato a sopravvivere,
culturalmente, tra realtà multietniche che si ripercuotono nelle mie
canzoni nello stesso modo in cui i continenti si trasformano. Questa
realtà si è fatta ancora più evidente quando le canzoni hanno incontrato
la voce di strumenti suonati da un gruppo interculturale. Un argentino,
un polacco, un tedesco, un colombiano, un brasiliano, un italiano e un
cileno, tutti con un denominatore comune: la relazione sanguinea con
la svizzera e la musica.
L’idea di cominciare un lavoro musicale che racconti la storia
di Lazaro nasce dalla possibilità che l’opera di teatro costituisca una
piattaforma dov’é possibile l’intrecciarsi di diversi linguaggi e mezzi
d’espressione artistica con l’obiettivo comune di raccontarne la storia.
Durante il viaggio entreremo in contatto con nuove sonorità e nuove
collaborazioni locali che daranno al “Canto di Lazaro” la sua identità.
Mi piacerebbe incorporare durante la nostra permanenza sulle Ande
i diversi strumenti a fiato che fin dall’infanzia alimentano il mio
immaginario e scoprire nuove sonorità capaci di delineare la personalità
di quello che si sta raccontando.
Canto di Lázaro
29
Corpo
comunicazione
Un prodotto vivo
Oggi l’arte vive per le strade, nelle vetrine, nell’involucro di un
cioccolatino, cosi come vive su un palcoscenico, in un museo o al cinema.
Oggi l’arte si mastica, si mistifica o si sorseggia. Si compra, si apprezza,
si giudica, si consuma, si promuove o si boccia. Tutti comunicano,
tutti vogliono partecipare. Blu, anima le pareti delle strade del mondo,
Kutiman fa musica attraverso YouTube. Nel paradosso post-moderno,
Bansky, viene quotato sul mercato dell’arte, la sua vera firma tracciata da
uno stencil su un muro pubblico, la sua identità sconosciuta.
Durante il processo creativo dell’opera ¡LAZARO! é stato
evidente lo stimolo fra le parti: la musica composta da Marco Fagotti
ha ispirato il testo e attimi che poi sono divenuti scene, come l’operetta
verso la fine del secondo atto. L’arte di Jacob Logos ha trovato posto
nell’immagine usata per la comunicazione. Il testo crudo dello spettacolo
ha ispirato il Canto di Mathias Britos. È in questo modo che ognuna
delle parti s’incontra con l’altra e dalla cui collaborazione ri-nasce un
lavoro individuale. Attraverso la collaborazione, ci siamo resi conto di
giocare tutti su una piattaforma comune. Questo principio è quello che
ci permette di pensare e raccontare una storia in dieci modi diversi e non
dieci storie nello stesso modo. Definirlo teatro non è sufficiente, di qui la
necessità di aprirci a un Corpo.
Nel Corpo Artistico risiede la forza di ¡LAZARO! .La
collaborazione di un gruppo di artisti che con una certa autonomia,
partecipa al dibattito creativo per raccontare la sua storia.
Come un corpo in movimento, vi sono arti che a volte spingono
e provocano l’attività e altri che seguono e a loro volta manifestano lo
slancio per affrontare il prossimo passo. Questa oscillazione creativa
come Corpo Artistico può generare molti modi di raccontare una storia,
attraverso i più svariati linguaggi: fumetti, street art, musica, ricerca e arti
audio visuali (microfilm e micro-docs).
L’opera di teatro in ¡LAZARO! é il cuore e il nucleo vibrante della
storia e dei suoi personaggi e dove le transizioni, l’umorismo e il tono,
trovano la loro essenza. Sia lo spettacolo teatrale, che il Canto de Lazaro,
sono già due prodotti elaborati e pubblici. Da questo punto vedremo
dove trovare la prossima collaborazione artistica.
Come creatori, ci assoggettiamo alle esigenze di un prodotto
artistico vivo, in costante metamorfosi, che è intrinsecamente relazionato
allo spirito della storia. Lo spirito è un elemento irraggiungibile, un
coagulante del processo creativo, qualcosa che da impulso a ¡LAZARO!
in quanto corpo artistico.
Il pregio di avere un’opera di teatro piccola, con un nucleo creativo
intimo, ci da ineguagliabili possibilità di portare la rappresentazione
in ambiti teatrali diversi, sia nelle realtà urbane che in quelle rurali.
Vogliamo rendere accessibile questa realtà scenica a tutti gli interessati
attraverso un lavoro di comunicazione costante che documenti
l’evoluzione del nostro prodotto.
Il concetto di Corpo Artistico ci da l’inestimabile possibilità di
continuare a trovare nuove forme di comunicazione usando anche il
ricco mondo visuale, al quale siamo già abituati, per raccontare una
storia. Qualcosa di magico succede, quando un gruppo d’artisti, di
culture, lingue e discipline diverse, collaborano disinteressatamente
per uno scopo comune.
Cerchiamo una comunicazione autentica e molto visiva: è nostra
intenzione creare una piattaforma interattiva (sito web) che mostri lo
sviluppo del processo creativo e dell’opera nella sua complessità.
Questa pagina web assolverà a tre funzioni principali nella nostra ricerca:
Creativa: condividere con il pubblico aspetti del processo del Corpo
Artistico, accettare critiche, diagnosi creative e generare un dibattito
basato sul lavoro in movimento.
Pubblicitario: attraverso drivers interattivi gestiremo la comunicazione
di ogni nuova creazione. Creeremo uno spazio pubblicitario che possieda
una vita propria nell’insieme di ciò che succede. Porteremo la strada sul
web come le zone remote di un paese nelle sue città.
Produzione: una produzione generalizzata per acquisire fondi. Il
pubblico potrà partecipare al lavoro creativo anche attraverso l’appoggio
economico, diventando esso stesso produttore esecutivo. Questo specifico
“crowd funding” di un franco, un euro, un peso, che si sommano nel
tempo, ci danno l’opportunità di restare coinvolti in un processo creativo
intimo e allo stesso tempo pubblico.
Lo scopo di una tournée nel territorio delle Ande e nelle regioni che
interessano il Rio de la Plata è quello di vincolarci creativamente con il
pubblico e il territorio dove ci presenteremo.
In sintesi, la prima tournée è una spedizione nella quale si
sperimenteranno nuovi modi di raccontare la storia del profugo
protagonista. Tutti cerchiamo Lazzaro e in un certo senso ci avviciniamo
ogni volta di più alla comprensione di dove esso sia!
Il concetto è un Corpo Artistico che collabora con un prodotto in
costante movimento, attraverso la ricerca e le tournée. Il Corpo Artistico
cresce nella misura nella quale lo fa il prodotto: quando un processo
creativo giunge a maturazione (per esempio lo spettacolo teatrale), questo
diventa protagonista dello spazio comunicativo.
Vi sono altri prodotti in lavorazione: il fumetto, i micro-docs, la musica.
Le presentazioni saranno sempre più complete, un luogo in cui il
pubblico potrà apprezzare uno spettacolo di teatro, un concerto musicale,
arte grafica, fumetti, cortometraggi e documentari, ognuno
dei quali toccherà valori diversi dell’opera: questo sia dal vivo che
attraverso internet.
Questa realtà ci permetterà di essere come un sistema nervoso
capace di comunicare e crescere costantemente.
Corpo
31
c o r p o / m i c r o - d o cs .
LAZZARI O IL BALLO
DEI RESUSCITATI
Il film di ogni giorno
c o r p o / a rt e
SCHIZZI
ISTINTIVI
Un dibattito visivo
“Il carnevale di Juanito
Laguna” di Antonio Berni
di jacob logos
di ricardo torres
“Le scene di ¡LAZARO! si manifestano come una vecchia litografia.”
L’America Latina è piena di eroi, basta fare un giro in qualsiasi paese o
città, salire su un bus o su una delle poche metropolitane, per scontrarsi
con un universo di personaggi, voci e colori.
“Lei signora, lei giovane, si vede che non dorme bene la notte!!”
Nella piazza centrale di Oxaca, Messico, di fronte a una grande
cattedrale, due clown, improvvisano lo stesso vecchio numero di sempre
per quelle persone che curiose si soffermano a guardare e che volenti o
nolenti diventano il centro dell’attenzione e degli scherzi dei comici.
A pochi metri da li, vicino al venditore di palloncini e a pochi passi dalla
venditrice di “tacos, churros, enchilada!!” una signora dal passo tranquillo,
sorriso di pochi denti e molti anni, ritrae in fotografia i turisti e la gente
del luogo con una vecchia Polaroid “solo 20 pesitos, cornice inclusa”.
Lavora su quella stessa piazza da venti anni con la stessa macchina
fotografica. Una bambina indigena la segue con lo sguardo, con la bocca
aperta, dimenticandosi per un momento delle cinque coperte che deve
vendere oggi. A qualche migliaio di chilometri da li, nella piazza Bolivar
di Bogotà, dove le Polaroid sono già passate alla storia, un’altra signora
anziana, coi capelli riccioli e la pelle scura, porta nell’astuccio della
sua precedente macchina fotografica, una piccola stampante portatile,
alla quale connette una macchina fotografica digitale “ ci siamo dovuti
modernizzare, ho quasi risparmiato abbastanza per comprare la seconda,
cosi mio figlio mi può aiutare”…”Chitos, chicles, chermes, lléveselo!!”.
A qualche isolato un vecchio cieco scalzo gratta freneticamente il
pavimento con una forchetta e colpisce l’asfalto con un pezzo di legno
Come artista plastico esiste spesso un’inquietudine o un anelo di
provocare elementi complementari alla presentazione di un’immagine
fissa. Questo include l’interazione con il pubblico, il tatto, l’animazione,
la narrativa letteraria o illustrata, la forma scultorea, la società in
collaborazione, tutto usato con diversi gradi di successo e autenticità.
I concetti e le referenze iniziali trasmesse in relazione a
¡LAZARO! erano già una presenza dominante nei miei quaderni
d’appunti. L’immagine di Nustrat è un esempio concreto, lo schizzo
veloce di un personaggio della strada.
Partecipe di un nuovo lavoro, con tutta l’ispirazione che la mia
distanza geografica dal circo ¡LAZARO! mi permette, al momento, vedo
nelle foto, nell’immaginazione e nella lettura, la nascita di un dibattito e
l’ispirazione per elaborare e esplorare temi come l’abbandono spirituale,
gli inferi in terra, stati onirici e il collasso, attraverso la creazione di un
lavoro illustrato.
“Ho viso due uomini avviarsi al patibolo - la cristianità disponeva
della colpa del primo portandosi via precocemente la sua vita. Un solco tra le
meningi.” Nota sul quaderno d’appunti.
La creazione di un “evento” emerge come un rimedio potente
all’ambivalenza del pubblico. Spero di seguire questo “dibattito” visivo,
con il vantaggio di una maggiore vicinanza fisica, nel futuro prossimo
di ¡LAZARO!.
Nustrat, il Lazaro
di Jacob logos
che una volta fu una clave, canta un classico di Héctor Lavoe con
una voce marcata dagli anni e dalle intemperie; intanto un gruppo di
ragazzini approfitta per esplorare le tasche e le borse dei passanti.
Non troppo distante da li, nel quartiere basso di San Telmo, a Buenos
Aires, all’entrata della linea E della metropolitana, un uomo balla un
tango appassionato con un manichino di stoffa a grandezza naturale
e con un vestito rosso e calze di nylon, al compasso di un semplice
riproduttore di cd.
Al suono delle chitarre, dei tamburi, delle fisarmoniche, dei
sassofoni, “Churros, Panchos!!” charanghi e altri tamburi, le strade e i
mezzi di trasporto pubblici dell’America Latina sono un palcoscenico
sul quale quotidianamente sfilano i suoi personaggi. Alcuni geniali,
altri meno, qualcuno affamato, qualcun altro con qualche bicchierino di
troppo sullo stomaco, ognuno con la propria processione interiore e una
determinazione ferrea. Non perdere la partita! Sulla base del rumore del
traffico, le sirene e le voci dei venditori ambulanti, sono la colonna sonora
del film d’ogni giorno, di una entusiasta sopravvivenza, nonostante tutto.
L’America Latina è piena di Lazaro, sfruttati e usurpati come
quello di Tormes e resuscitati come il personaggio biblico. L’America
Latina, assassinata mille volte, si alza e cammina ogni giorno grazie al
vigore della creatività.
Lo dice anche il suo vecchio e noto ritornello: il suo scudo è il suo
cuore (su escudo es su corazon).
Corpo
33
Corpo / micro-film
teatro al film
Una narrativa con diverse chiavi
Lo spazio in scena si chiude per presentare una luce frontale che emula
una proiezione cinematografica. Il movimento dei due attori diventa
più elastico, i ritmi si montano, le azioni diventano più dettagliate
attraverso la fisicità e il contenuto si colma con l’immaginazione del
pubblico. Una persecuzione, spari, le immagini s‘incrociano con i suoni,
le pubblicità passano di fronte all’azione, diventano protagoniste per un
istante per dare nuovamente spazio alla persecuzione, per poi tornare a
cambiare l’angolazione della scena, con un giro al rallentatore che poi
accelera nuovamente affinché un tiiiiiiit apre lo spazio all’assurdo. Soffre
d’insonnia? Si sente un conformista? Manovrato? Lasci perdere vi è
un nome a tutto ciò: ansietà. È forse un’altra pubblicità? La giungla, le
scimmie, gli Yanomami, due uomini che fumano guardando la televisione
e nuovamente la persecuzione, uno sparo, un confronto corpo a corpo,
STOP! Suspens. Un’immagine. Una maschera. Cambio scena.
Il lavoro che noi chiamiamo “Storytelling” insiste affinché il
pubblico si livelli con il mondo dell’immaginazione degli attori in scena:
recitando la stessa parte. Il ritmo delle immagini diventa nevrotico,
a momenti caotico. Tentiamo di mantenere un equilibrio sensato, il
pubblico entra in un ambiente cinematografico che prende forma man
mano che lo spettacolo avanza per poi restituirlo a una chiave più
teatrale. Bergman, Fellini, Welles, Kurosawa, per citare “divinità”, ci
hanno aperto il cammino verso un incontro tra teatro e cinema,
ognuno a modo suo.
Così come ¡LAZARO! é una ricerca per portare il cinema a teatro
è anche una ricerca per portare il teatro al cinema. Cosa succede quando
questo mondo, creato nella sua essenza durante poco più di un’ora, si apre
alle molteplici piattaforme cinematografiche?
Durante l’opera teatrale, nel secondo Storytelling (che completa la
seconda scena) si racconta la storia di Tomé Gonzales e Antona Perez,
genitori del profugo Lazaro. In uno dei momenti, dopo aver ucciso un
ubriacone della strada che gli doveva dei soldi e che aveva osato mancare
di rispetto a sua moglie Antona chiamandola puttana, Tomé entra in un
bar dove, essendo ricercato dalle legge, viene arrestato. Questo momento,
dal carattere “western” che ci piace chiamare “western gauchesco” per
la modalità e l’influenza folklorica argentina, può essere estrapolato e
sviluppato come micro-film per una durata che potrebbe stare tra i 3.5 e i
5 minuti (vedi micro-film: La sentenza del Boia. Sotto pagina 37).
Durante la prima tournée definiremo momenti da filmare in modo
conciso, in diversi luoghi, con materiale tecnico e attori del luogo. Nel
deserto e nelle città latinoamericane. A La Paz, a Salta, a Buenos Aires, si
possono ricreare momenti urbani vivi, reali, severi, così come momenti di
pura finzione, meravigliosa e assurda.
Questi micro-film sono un’altra delle forme che abbiamo pensato
per raccontare la storia di ¡LAZARO!. Li costruiremo durante la
tournée, nel lavoro di comunicazione quotidiano e li presenteremo
durante le performance teatrali.
Corpo
35
MICRO-FICtION:
Deliver the Hangman
(first draft)
Ext. Desert. Day
The desert, vast desert. A blizzard manifests opinions
swirling dust figures out of thin air. In the distance,
much in the distance, a figure, a spectre through the
growing vapour from the burning earth. It gets closer. A
man stumbles about, insignificant. It is a hard intent to
confront the vastness that surrounds us. The man, Tomé
Gonzalez, is covered in dust. His strut is heavy. His
judgement spent.
CUT TO
INT. Public House. Day
The doors to the old shed, a saloon at the rim of the
world, percolates a white strong light from the exterior. A cats skin hangs on the door frame; nitre and time
have nabbed their parts; There’s an iron roping, and old
instrument, a plastic bag full of water, holes on the
adobe wall. Smitten by the heat, a dog rests under an
only table. Towards the edge of the bar table Tome stirs
his hat in the hope of shooing the flies. A string whistles outside. Tomé plays with a small glass. He picks it
up to his mouth, looks at it, it’s empty. Slams it back
on the bar.
Silence is shaken by the screeching doors that seem to
moan at every chance, at every opening.
Tomé’s expression quiets. He tries to break a line in the
horizon with his stare. He takes his middle waist, but
he’s got no gun.
CUT TO
EXT. Town Street. Day.
A swerve abrupt. Two bodies braid in fight. The reflection
from a knife beams for an instant. The boots kick up the
dusty ground, like foal in a break in. Two men braided in
fight. One wraps a cloth around his arm. The other looses
his knife. He reaches for his gun. It’s on the ground. A
boot kicks the pistol away.
CUT TO`
INT. Public House. Cont.
Tomé’s hand returns to his waist, near his dagger.
THE LAW
Tomé Gonzalez?
Tomé grants a stir with his eyes.
TOME
Who calls?
Corpo
37
THE LAW
The Law.
A man, stocky if it wasn’t for his corpulence,
approaches, soft and dense. His spurs clinch as bells
inside the den. Tomé waits. His hand still on his knife.
The man presses to his side.
THE LAW
(asking)
Lemonade.
cuts up the gut. The man starts falling down, he grabs
his entrails. Tomé seems hurt, he feels his chest, and
then pulls the man up by his hairs.
TOME
¿Who knows me? ¿Who’s hunting me down?
Speak Goddamit.
CUT TO
INT. Public house. Cont. Day.
The man takes of his hat. He hesitates, then stops. He’s
got dark eyes, the skin in seams. He stops his speech.
Again he nods. Tomé, now extracted from all thought,
coiled at an angle. His face is grievous. A glass runs
through the bar; inside a lemon’s pulp.
The man toys with the contents of his glass as if in this
humorous universe, in some lemon pip, lays the words in
which to untangle his action. He drinks softly. Acid. In
the back of the throat. Sour.
THE LAW
Tomé, Tomé, Tomé… this time you really crapped it.
TOME
¿He’s send you this time, didn’t he? That arrogant prick.
THE LAW
(nodding)
This time it’s a shakedown, from above.
I can’t do nothing about it.
TOME
(cracks his cheeks)
One too many, its that one to many that’s the last one.
(looks up).
Four men take over the shed towards the door. They are
ESCORTS to the Lawman. One of them holds the door open.
A soft and very white light illuminates the place. The
faces’ features more profound.
TOME
Let me run, this time you won’t see me again,
Let me run.
THE LAW
Take him.
One of the escorts grabs Tomé’s shoulders. Tomé reacts
like a nervous cat, and frees himself. It’s not the
first time someone takes him by the shoulder, he demands
respect, it seems, he demands respect.
TOME
Get your hooks off a me.
That it’s not my time yet.
This is how you’re going to sell me?
(points up)
How many times have I delivered the Hangman to ya?
THE LAW
Take him!
They take him away.
MUSIC: A milonga.
Rumour’s got it two men are tracking me down.
Telling stories on the gossip side of town.
That I’m a coward, a comedian. That my wife…
(beat).
… my wife, the mother of my boy, trades her
principles for money.
My son, a bastard.
¿It the law so feeble in this desert that a man can’t
honour his name no more?
CUT TO:
Int. Public House. Day.
The bar now empty seems to sway like a seesaw from
the sound of the swinging doors. The whistle out at a
distance. The dog still sleeps under the bar. Outside the
desert. The unrelenting desert.
TO BLACK
MUSIC: End milonga.
CUT TO
EXT. Town Street. Day
The men open up from the braiding. There is a moment of
suspense. They stare. The pace is slow.
TOME
I’m gonna teach you now, you’re gonna know better than to
keep your beak shut.
The blade turns in the hand. A step. A second. Tip and
then two. And the dust trained to fate seems to sway
above dry earth. A volatile issue. The two men trace
their stances. An instant and then one moves, the body
frails, as if an animal hangs at the abattoir the blade
Corpo
39
biografie
vive a Londra
è attore, scrittore e regista. Nel 2007 si
diploma alla London International School
of Performing Arts (lispa.co.uk) scuola che
utilizza la pedagogia del teatro fisico di
Lecoq e l’uso di territori e strutture narrative
tradizionali aprendole ai nuovi mezzi di
comunicazione.
Durante gli ultimi anni ha lavorato in
ambito cinematografico e teatrale, davanti
e dietro le quinte. Ha scritto due romanzi:
Commedia, pubblicata dalla casa editrice
Milena Caserola in Argentina nel 2008, vari
lungometraggi (tra questi Felicitas, 2009,
Argentina), e racconti.
Laureato pure presso la New York
University in Economia e Filosofia nel 2000,
ha lavorato per l’Oréal come manager per
la linea di trucco per il viso di Miss Ylang –
Maybelline in Argentina.
Nato in Uruguay, da padre Svizzero, è
cresciuto a Buenos Aires. La sua ricerca si
concentra sul unificare il processo creativo
teatrale con il linguaggio cinematografico, il
fumetto e l’uso dei diversi supporti mediatici
per raccontare storie.
FELIX AUGUSTO QUADROS
ha 45 anni; nasce e vive nel
profondo Nord-Est d’Italia. Cresciuto in
una famiglia ricca di energia, viene folgorato
in giovane età dal passaggio televisivo di
Mistero Buffo di Dario Fo, e dà inizio alla sua
formazione attingendo alla storica tradizione
teatrale veneziana. Ha la fortuna d’incontrare
diversi maestri che non accontentandosi del
semplice talento, gli faranno conoscere il grande
valore del teatro come spazio di coraggiose e
arrischiate relazioni tra umani.
Grazie alla Scuola Europea per l’attore
(www.primadelteatro.eu) incontra la pedagogia
di Jacque Lecoq, per la quale lascia casa e
completa i due anni della London International
School of Performing Arts (lispa.co.uk). Dirige,
recita e compone drammi, per un teatro fuori
dei canonici spazi.
LUCA ZANETTI
è attore, musicista e
cantautore. Nasce in seno a una famiglia
di artisti, dal padre folklorista uruguayano
e dal suo gruppo musicale Narayana,
recepisce la tradizione popolare della musica
Latinoamericana.
La sua formazione d’attore, segue un
itinerario professionale in teatro e televisione
che spazia tra Perù, Svizzera, Italia e Colombia,
dove parallelamente si cimenta con musicisti
locali in concerti e studio.
Lavora estesamente per Caracol Television,
Colombia (Pocholo, 2007) e per la RSI,
Svizzera (Avvocati, Linea di Confine, Affari di
famiglia 2009).
Attualmente abita a Lugano, Svizzera, dove
partecipa a diversi progetti artistici e musicali.
MATHIAS BRITOS
nasce a Bogotà. Colombia,
nel 1977. Studia Disegno Grafico all’Università
Nacional de Colombia, ramo in cui lavorerà
durante vari anni per agenzie pubblicitarie.
Nel 2004 inizia un viaggio personale di due
anni per l’America Latina, durante il quale
s’interessa particolarmente per la musica e la
fotografia. Partecipa come percussionista per
la compagnia teatrale La Petisa Babilonia e il
gruppo musicale La Candela, nel progetto di
teatro di strada Candelaria Carnaval. Durante
la sua permanenza a Buenos Aires studia
fotografia e suona con il gruppo reggae Alberto
Cappelletti.
Nel anno 2006 si trasferisce in Svizzera
dove studia Comunicazione Audio Visuale alla
SUPSI, orientandosi verso il documentario.
La sua ricerca si concentra nell’utilizzo di
mezzi audio visuali per raccontare storie di
personaggi anonimi che riflettono dure realtà
sociali. Attualmente lavora ai suoi progetti
documentaristici tra Svizzera e Colombia.
RICARDO TORRES
é compositore, musicista
e tecnico del suono. Nel percorso della sua
carriera ha sviluppato una sensibilità per
scrivere canzoni combinando immagini e lavoro
scenico. Ha composto per la Filarmonica di
Macerata, Italia, diretta da Andrea Caldereli
; per il lungometraggio Follia sull’altalena di
Gianfranco Bernabucci.
Nel 2002 fonda Anomolo, compagnia
di produzione e distribuzione di musica
(www.anomolo.com), poi si espande creando
Matemusiclab, piattaforma di sperimentazione
musicale. Il suo lavoro e la sua iniziativa verso
il teatro e il cinema lo ha portato a numerose
collaborazioni con Buena Onda Films in
produzioni molto variate, come, Chi si Ferma
é Perduto di Giacomo Cesari, Teatro de Los
Andes (documentario), y Thunder Man di
Andrew Weinrib.
Marco ha pubblicato sette album e
composto per radio e pubblicità.
MARCO FAGOTTI
JACOB LOGOS , scopre
la possibilità di
percorrere una via artistica autonoma a tenera
età, grazie al suo lavoro di assistente di uno
dei più riconosciuti disegnatori di fumetti
australiani. Laureatosi in Comunicazione
Audio Visuale presso l’ Università South
Australia, Jacob comincia e esibire e
pubblicare i suoi lavori pittorici all’interno
della collaborativa Winter e individualmente
attraverso il suo studio Delacatessen.
Nel 2006 Jacob é ospite del Salon Gallery
di Londra. I suoi lavori recenti raccontano
scene e tematiche ispirate alla colonizzazione
australiana, ancora in atto nella regione del
Ku-ring-gai, Rio Hawksebury a nord si Sydney,
dove vive e lavora.
¡lazaro!
Demo
Scarica la Musica attraverso i links:
http://www.masnadateatro.com/lazaro/musica/intro.mp3.zip
http://www.masnadateatro.com/lazaro/musica/operetta.mp3.zip
http://www.masnadateatro.com/lazaro/musica/ventochiusura.mp3.zip
http://www.masnadateatro.com/lazaro/musica/canto1tratadoprimero.mp3.zip
http://www.masnadateatro.com/lazaro/musica/canto2riotormes.mp3.zip
Marco Fagotti
Marco Fagotti
3 . v e n t o ch i usu r a ( 0 : 5 6 ) Marco Fagotti
c a n t o 1 / t r ata d o p r i m e r o ( 5 : 3 3 ) Mathias Britos
5 . c a n t o 2 / r i o t o r m e s ( 3 : 5 3 ) Mathias Britos
1. Intro (0:18)
2 . o p e r e tta ( 7 : 5 0 )
4.
Musica
41
m us i c a
La musica
come terza attrice
e la trasformazione della realtà
DI M a r c o fa g o tt i
¡LAZARO! è il racconto di una ricerca
creativa o della scoperta della creatività quale
fonte generatrice di energia vitale e di salvezza.
Ma è anche il resoconto di una guerra
giocata sul filo sottile della lotta obbligata
dalle necessità. Un argomento attualissimo
per questa epoca che si trova nuovamente
ad affrontare la crisi delle certezze razionali
ed accertare, come sua diretta conseguenza,
l’inconsistenza dei valori fondati unicamente
sul concetto materialistico del benessere.
La fame ad esempio, tema centrale
del poema originale e di questa splendida
rilettura, grazie all’uso disperato della creatività
diviene cura di se stessa e fornisce al regista
lo spunto ideale per affrontare una serie di
argomentazioni nelle quali il racconto del
mondo e delle sue contraddizioni si fa rito di
purificazione, morte e rinascita nel terreno
melmoso della miseria e della privazione.
In queste circostanze, sul piano
compositivo, si è dovuto scegliere se
ACCOMPAGNARE o DESCRIVERE.
La prima ipotesi, piuttosto insostenibile in
questo lavoro dove la forza rappresentativa
della regia non ha alcun bisogno di sostegni
accessori, ha lasciato alla seconda il compito di
individuare una chiave di lettura alternativa e
possibilmente integrativa.
La musica ha un ruolo predominante
solo nelle fasi più estreme dell’opera: quando
Mammon, personaggio inquietante e simbolico,
entra in scena per accompagnare Lazaro alla
morte e trasformare in visione metafisica la
scrittura teatrale e quando il vento finale,
a cui i due protagonisti principali cercano di
opporre resistenza, chiude il sipario sulle loro
salvifiche disavventure.
Si è così voluto sperimentare un uso del suono
come strumento di indagine psicologica:
esso non descrive didascalicamente gli eventi
ma caratterizza le profondità spirituali dei
personaggi, le loro violente tempeste interiori.
E che questo accada quando la parola tace ed è
il movimento dei corpi a raccontare il dramma
non è di fatto una casualità.
Sacrificando spesso i rapporti
armonici la musica si fa infatti VOCE
RECITANTE, grido e fonte generativa di
quel legame paradossale che si instaura tra il
suono e l’azione scenica: essa è strumento di
“visualizzazione dell’inconscio” e al contempo
oggetto di “trasfigurazione del reale” quando
sceglie di includere nella partitura i rumori
di scena (le catene immaginarie che legano
Lazaro, i colpi inferti ad egli da Mammon)
o le voci dei personaggi anziché lasciare che
siano essi stessi a generarle. Ma è in questa
maniera che la musica perdendo la sua
connotazione di “colonna sonora” si tramuta in
interprete diretta, in terza attrice, complemento
capace di donare allo spettacolo quella
compiutezza cui un’opera del nostro tempo non
dovrebbe più prescindere.
Sopra: i corpi si
muovono in una
dimensione spettrale
Destra: il Bardo si
prepara ad affrontare
il vento finale
Lavoro di composizione realizzato da Marco Fagotti
nel suo studio. www.marofagotti.it
Musica
43
m us i c a
il canto
Canto, e canto, e cantando piu in là delle mie pene,
mi espando. (Gabriel Celaya)
DI M ath i a s B r i t o s
Il proposito del Canto del Lazaro
é offrire al pubblico nuove opportunità
per interessarsi alla storia di Lazzaro,
attraverso il canto e la musica:
mezzi di espressione antichi tanto
quanto l’uomo.
L’obiettivo di questo canto
è ricordare il nostro dovere di
non dimenticare e non cedere
all’indifferenza che sono tra i motivi
che ci impediscono di costruire un
futuro più degno per tutti.
Il desiderio è che questo canto
abbia la forza, l’integrità e il potere
curativo di ringiovanire e rinvigorire
gli animi di coloro che lo ascoltano
e di coloro che lo cantano.
Canto de Lazaro registrato presso:
Recording Studio Boris Tarpini
Piano La Stampa
6965 Cadro
[email protected]
Orchestra
Robinson Chaparro, basso
Ricardo Torres, tambora, congas e cori
Stephan Selhorst, djembe
Fabio Salmina, güiro, surdo e cori
Boris Tarpini, viola
Jan Eckart, chitarra solista
Augusto Quadros, clave, cori e darbuka
Mathias Britos, chitarra e voce