stagione mar 14 gennaio 2014 sinfonica 2013-2014 suoni dal mondo SUGGESTIONI SCANDINAVE Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza Roberto Cominati, Pianoforte Giampaolo Maria Bisanti, Direttore Programma J.Sibelius: da “Kuolema” Valse Triste I. Lento E. Grieg: Concerto per Pianoforte e Orchestra in La minore op. 16 I. Allegro molto moderato II. Adagio III. Allegro moderato molto e marcato E. Grieg: Peer Gynt Suite nr 1 op. 46 parte 1:Morning Mood I. Allegretto Pastorale parte 2: Death of Åse I. Andante doloroso Organico Violini Primi Enrico Balboni ** Monica Zampieri * Carola Zosi Vinicio Marchiori Francesca Pretto Nadia Dal Belin Peruffo Luisa Zin Andreas Bottaro David Scaroni Giada Broz Luigi Calzavara Simone Scabardi Violini Secondi Michele Bettinelli * Francesca Crismani Francesco De Santi Enrica Ronconi Lia Tiso Tudora Spataru Marianne Wade Eleonora Polazzo Matteo Graziani Viole Michele Sguotti * Marina Nardo Mariano Doria Astrid Donati Francesca Verga Simone Siviero Matteo Canella Violoncelli Zoltan Szabo * Alberto Barbaro Vanessa Sinigaglia parte 3:Anitra’s Dance I. Tempo di Mazurka parte 4:In the Hall of the Mountain King I. Alla marcia e molto marcato E. Grieg: Peer Gynt Suite nr 2 op. 55 parte 1: Der Brautraub I. Allegro furioso parte 2: Arabischer Tanz I. Allegretto Vivace parte 3: Peer Gynt’s Heimkehr I. Allegro agitato parte 4: Solvejgs Lied I. Andante Piero Bonato Laura Balbinot Enrico Maderni Andrea Marcolini Contrabbassi Daniela Georgieva * Stefano Versolato Cristiano Scipioni Luigi Baccega Flauti Antonio Vivian * Alberto Crivelletto Maddalena Sartor Oboi Arrigo Pietrobon * Remo Peronato Clarinetti Luigi Marasca Antonio Graziani * Fagotti Lucio Caucchiolo * Vanna Maria Girardi Corni Alessandro Lando * Paola Sponti Alberto Prandina Francesco Pampanin Trombe Simone Lonardi * Daniele Casarotti Tromboni Cristiano Boschesi * Stefano Tincani Alessio Savio Tuba Alberto Azzolini * Timapani e percussioni Saverio Tasca * Didier Bellon Giulio Zanuso Arpa Anna Cameli * ** concertmaster * prima parte Il caldo della musica di un freddo Nord. Non è una contraddizione. È carica di calore la musica degli autori del Nord Europa ed evoca sentimenti di calda espressività. Anche però di una profonda e livida mestizia. Come il “Valse Triste” di Jean Sibelius. Simbolo della identità nazionale finlandese Sibelius nacque nel 1865 a Hämeenlinna, nel Granducato di Finlandia, sotto il dominio russo. Tra le sue composizioni vi sono il celebre Concerto per violino e orchestra, parecchia musica liederistica e cameristica, ma egli venne celebrato, in patria e all’estero, soprattutto per la produzione sinfonica che comprende poemi orchestrali dal carattere rapsodico come “Una Saga” (1892-1901) e il celeberrimo “Finalndia” che in realtà appartiene a un corpus di sette brani detti “Scènes Historiques” in cui certe implicazioni politiche del patriottismo antizarista si stemperano in una contemplazione dai forti connotati naturalistici. Una certa vena impressionistica, già presente in “Finlandia” è evidente anche nelle tante musiche di scena, come in “Pelléas et Mélisande” e nel “Festino di Beltazar”, ma soprattutto in “Kuolema” (“Morte”, del 1903 che include il celebre “Valzer Triste”). Il tema macabro del Valzer fonde in un vortice di mestizia ogni nota fin dalle prime battute. L’opera venne ispirata a Sibelius da un dramma familiare: la morte del cognato Järnefelt. Si tratta della storia di una madre che sul letto di morte immagina un ultimo ballo in cui incontra la glaciale donna con la falce. In seguito la matrigna della sposa di Paavali, il figlio della madre morta, dà fuoco alla casa della coppia e uccide così se stessa e il genero. In mezzo alla nostalgia di un quadro familiare, tra evocazioni di anime morte e fantasmi, questi 6 minuti scritti da Sibelius sono uno dei brani più commoventi e tristi della storia della musica. Sterminate distese glaciali, spazi siderali, luoghi fantastici e una saga familiare di gran respiro e forti stati emozionali, disegnano il poema drammatico “Peer Gynt”. Scritto in cinque atti dal grande drammaturgo norvegese Herik Ibsen nel 1867 mentre egli era in viaggio tra Roma, Ischia e Sorrento, venne rappresentato per la prima volta ad Oslo nel febbraio 1876 e si avvale dell’apporto di Edvard Grieg per le musiche di scena. A differenza di altre opere di Ibsen il Peer Gynt è scritto in versi e poiché dramma destinato alla lettura non è di facile rappresentazione sul palcoscenico, anche per i rapidi e frequenti cambi di scena (un atto intero si svolge addirittura nel buio completo) e per l’ambientazione, in diversi luoghi: nel mare, nel Gudsbransdal, nel Sahara, in Marocco. La trama è incentrata sulla figura di un eccentrico antieroe norvegese Peer Gynt, appunto, figlio di Jon, un tempo ricco e rispettato e che, diventato un ubriacone, persi i suoi averi lascia Peer e sua madre a vivere in povertà. Probabilmente per tutte queste difficoltà è stata la musica a prevalere sul testo. In breve tempo la partitura ebbe vita indipendente e dieci anni dopo lo stesso Grieg decise di ricavare due Suite Sinfoniche di quattro episodi ciascuno (le Opere 46 e 55) che divennero le sue composizioni più popolari. Lo stesso Grieg realizzò una riduzione pianistica delle due Suites e la famosa Canzone di Solveig fu inserita anche nei pezzi per pianoforte op. 52. Le musiche sono state saccheggiate spesso al cinema per la pubblicità, “il mattino” ad esempio fu usato negli anni Sessanta e Settanta per il Carosello dell’Olio Sasso e “Nell’antro del Re della Montagna” viene fischiato dal protagonista del “Mostro di Düsseldorf” di Fritz Lang e persino ripreso in versione hard rock dal gruppo Rainbow. Anche nel Concerto per pianoforte e orchestra Grieg porta il suono malinconico della sua terra, addormentata tra le distese di neve e ghiaccio per la maggior parte dell’anno. Un rullo di timpani, un colpo di orchestra e una idea melodica forte e convincente. Grieg con questa musica riesce ad esprimere i sentimenti più intimi con un linguaggio naturale e la spontaneità descrittiva sa evocare atmosfere cariche di lirismo. Composto nel 1868 durante uno dei soggiorni danesi di Grieg viene spesso paragonato al famoso Concerto in la minore di Robert Schumann e non solo perché è nella identica tonalità. In effetti il compositore norvegese ascoltò il lavoro di Schumann suonato tra l’altro, dalla moglie Clara Weick, a Lipsia, nel 1858. Ne venne fortemente influenzato, anche se chiaramente introdusse delle connotazioni melodiche popolari della sua terra (come citazioni del violino del folclore, l’hardanger o di una danza popolare, halling). Sebbene ottimo pianista, Grieg non tenne a battesimo il suo lavoro e la prima esecuzione pubblica del Concerto, nell’aprile 1869, fu affidata ad Edmund Neupert, presente anche il famoso pianista russo Anton Rubinstein. Immediato fu il successo e le riprese in Germania e in Gran Bretagna. Molto brillante e virtuosistico il Concerto ha un incipit che ricorda il riferimento schumanniano con una varietà tecnica di arpeggi, scale scendenti e discendenti, ottave e trilli. Il risultato è un quadro di grande effetto coloristico e anche nei rimanenti movimenti d’impianto il Concerto si ridefinisce per trascinante forza comunicativa e per quel tipico senso familiare eppure lontano.