l`affermazione di inghilterra e olanda

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INSEGNAMENTO DI
STORIA MODERNA
LEZIONE XI
“L’AFFERMAZIONE DI INGHILTERRA E OLANDA”
PROF. DANIELE CASANOVA
L’affermazione di Inghilterra e Olanda
Storia Moderna
Indice
1
L'Inghilterra da Elisabetta Tudor a Carlo I Stuart ------------------------------------------------ 3
2
Oliver Cromwell ------------------------------------------------------------------------------------------- 6
3
La Gloriosa Rivoluzione ---------------------------------------------------------------------------------- 8
4
L’Olanda del ‘600---------------------------------------------------------------------------------------- 10
5
Inghilterra e Olanda nel Mediterraneo ------------------------------------------------------------- 12
Cronologia ------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16
Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 17
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1 L'Inghilterra da Elisabetta Tudor a Carlo I Stuart
La divisione religiosa che affliggeva l'Europa centro-settentrionale si ripresentava in
Inghilterra, dove al breve regno di Maria Tudor (1553-1558), figlia di Enrico VIII e di Caterina
d'Aragona, seguì quello della sorellastra Elisabetta I (1558-1603), figlia di Anna Bolena. La sua
prima preoccupazione fu la risoluzione del problema religioso. Attraverso l'emanazione di un Atto
di Supremazia ripristinò la confessione anglicana come religione del Regno ed escluse dalle cariche
pubbliche i seguaci sia del cattolicesimo e sia del calvinismo. Tuttavia i tentativi di riportare
l'Inghilterra nell'orbita cattolica si protrassero per tutto il periodo del suo lungo regno, soprattutto
dopo l'arrivo in Inghilterra della cugina, la cattolica regina di Scozia Maria Stuart, cacciata nel 1568
dai protestanti scozzesi guidati da John Knox. Maria divenne ben preso il punto di riferimento di
tutti i cattolici inglesi, che organizzarono a più riprese una serie di sollevazioni contro Elisabetta. I
tentativi cattolici fallirono e nel 1587 la regina fece condannare a morte la pretendente cattolica al
trono inglese. Anche nella politica estera Elisabetta si schierò dalla parte dei protestanti in funzione
antispagnola. L'ingerenza di Filippo II nella lotta di successione al trono di Francia indusse
Elisabetta a schierarsi a fianco dell'ugonotto Enrico di Borbone e ad intervenire direttamente nei
Paesi Bassi, in rivolta contro la Spagna, con l'invio di un esercito in aiuto dei ribelli olandesi.
L'età elisabettiana fu anche segnata da importanti trasformazioni sociali ed economiche.
Elisabetta si mostrò particolarmente abile nel mantenere una pace sociale in tutti i territori
sottomessi alla monarchia. La nascita di un esercito moderno, basato sull'arruolamento diretto e non
più sulla leva feudale, favorì il coinvolgimento inglese nella guerra contro la Spagna e permise di
reprimere le rivolte scoppiate in Irlanda alla fine del Cinquecento. L'aumento della popolazione
europea e la crisi delle manifatture italiane stimolarono l'industria tessile inglese, che iniziò a
produrre grandi quantitativi di tessuti di lana più economici e leggeri che invasero i mercati europei
e del Levante. Lo sviluppo industriale fu accompagnato dall'incremento delle attività delle
compagnie commerciali, associazioni riconosciute dalla corona e dotate di diritti commerciali
esclusivi, che formavano una vera e propria utilizzabile in caso di guerra. Infine, come nel resto
d'Europa, si accentuarono i fenomeni di pauperismo cui si rispose con una serie di provvedimenti
legislativi sulla mendicità e con un'apposita legge sui poveri, la Poor Law.
A Elisabetta, morta nel 1603 senza lasciare eredi diretti, successe il re di Scozia, il figlio di
Maria Stuart, Giacomo I (1603-1625), che unificò le due corone. I principali problemi che dovette
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affrontare furono gli stessi che avevano afflitto il regno di Elisabetta: il dissesto finanziario dello
Stato causato dalla guerra contro la Spagna e dalla rivolta dell'Irlanda, e la risoluzione del problema
religioso. Di confessione protestante ed essendo per gli inglesi un monarca straniero, Giacomo
dovette guadagnarsi il favore dei propri sudditi e lo fece attraverso la generosa concessione di titoli
onorifici, che però gli alienarono le simpatie della nobiltà di antico lignaggio, in quanto la
moltiplicazione dei titoli ne sviliva il valore. L'inasprimento della pressione fiscale e il
rafforzamento della Chiesa anglicana direttamente sottoposta alla monarchia, lo mise in urto sia con
il Parlamento e la piccola nobiltà (gentry), e sia con gli scozzesi e i puritani, i protestanti contrari
alla creazione di una Chiesa di Stato, la cui liturgia e organizzazione era ritenuta troppo simile a
quella della Chiesa di Roma.
Il malcontento si acuì dopo l'ascesa al trono di Carlo I Stuart (1625-1649), che governò in
modo autoritario e volle imporre ovunque l’anglicanesimo, perseguitando quanti non si
conformovano ad esso. Per sottrarsi alle sue persecuzioni, gruppi di puritani e di dissidenti politici
lasciarono il paese per andare a fondare quelle colonie oltre oceano da cui dovevano sorgere più
tardi gli Stati Uniti d’America. La repressione dell'opposizione religiosa, l'adozione di
provvedimenti adottati senza la consultazione del Parlamento e lo sfarzo della corte e dei suoi
ministri accrebbero lo scontro tra il re e i membri della Camera dei Comuni, un ostilità che si
manifestò apertamente in occasione di un prestito forzoso richiesto dalla corona. Convocato il
Parlamento nel 1628 per farsi approvare un aumento delle spese statali, i rappresentanti delle città e
della gentry si opposero alla sua politica ed elaborarono una Petizione del diritto, con la quale
denunciavano i soprusi e le illegalità del re in materia fiscale. Dopo questo episodio Carlo sciolse il
Parlamento e non lo convocò per ben undici anni, durante i quali il re cercò fonti alternative di
finanziamento, che vennero individuate nel ripristino di antiche tasse e nella vendita di licenze che
consentivano di esercitare un'attività in condizioni monopolistiche. Tuttavia non furono queste
misure a destabilizzare il paese, bensì la rivolta dei calvinisti scozzesi, che minacciarono la
secessione dopo che il re pretese di estendere anche alla Scozia puritana l'organizzazione anglicana.
Per procurarsi il denaro necessario a fronteggiare la rivolta e organizzare un esercito, nel 1640 Carlo
I fu costretto nuovamente a convocare il Parlamento. Ma l'atteggiamento ostile dei nuovi membri
indusse il sovrano a sciogliere il Parlamento dopo tre settimane (Parlamento Corto). La minaccia
scozzese di invadere l'Inghilterra se il re non avesse ritirato le misure religiose, indusse Carlo I a
indire nuove elezioni, dalle quali, però, emerse una rappresentanza ancora più ostile alla politica
della corona, che sarebbe passato alla storia come il Lungo Parlamento (1640-1660). Intanto a
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Londra, nel 1642, il malcontento popolare e la preoccupazione di un complotto papista contro
l'Inghilterra protestante, sfociarono in una violenta sollevazione contro il re che fu costretto a
lasciare la capitale.
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2 Oliver Cromwell
Si apre così una terribile guerra civile, in cui alle motivazioni politiche si uniscono dissidi
religiosi. Ai partigiani del re e della Chiesa anglicana, i Cavalieri, si opposero i fautori del
Parlamento, le Teste rotonde, dall'austera foggia puritana di portare i capelli corti. I Cavalieri
esprimevano l'alta nobiltà, mentre le Teste Rotonde gli interessi della borghesia londinese, che si
batteva per la libertà di coscienza e per la libertà dei traffici commerciali. Il conflitto si trascinò sino
al 1643, quando il Parlamento inglese affida al deputato Oliver Cromwell (1599-1658), il compito
di reclutare un corpo di cavalleria. Cromwell arruola tra le file della piccola borghesia puritana
soldati ben pagati, rigidamente disciplinati e convinti della causa per la quale combattono. Nacque
così, non solo la temibile cavalleria detta Ironsides (fianchi di ferro), che nel 1644 a Marston Moor
inflisse una dura sconfitta alle forze realiste e nel 1647 riuscirono a catturare Carlo I. Il re fu
giudicato da un tribunale militare fu condannato a morte e decapitato. Per la prima volta nella storia
d’Europa, un popolo chiamava in giudizio il suo re e lo condannava. Il principio calvinista del
controllo dei magistrati sulle azioni dei principi aveva avuto la meglio sul venerando principio del
diritto divino dei re.
Soppresso il re, fu abolita la monarchia e instaurata la repubblica, lo stesso Parlamento fu
epurato e abolita la Camera dei Lords. Dopo aver domato le rivolte in Irlanda (1649) e in Scozia
(1651), Cromwell dedica le sue energie alla situazione internazionale. La rivalità commerciale con
l’Olanda lo induce a emanare nel 1651 l’Atto di navigazione, in base al quale nei porti inglesi
possono sbarcare solo merci trasportate da navi inglesi oppure da navi che avessero l’equipaggio del
paese di provenienza delle merci. Si trattava di un attacco diretto ai traffici olandesi, che detenevano
un monopolio nei traffici con i paesi del Baltico. Il rifiuto dell’Olanda provocò la guerra tra i due
paesi, I guerra dell’Atto di navigazione (1652-1654), che si risolse a vantaggio dell’Inghilterra. La
strategia espansionistica di Cromwell prevedeva un’alleanza con la Francia in funzione
antispagnola, che le fruttò la conquista dell’isola della Giamaica e l’ingresso di navi inglesi nel
Mediterraneo, così l’Inghilterra repubblicana si imponeva come una potenza marittima e
commerciale di prim’ordine. Le flotte inglesi si lanciavano all’attacco dell’impero coloniale
spagnolo, penetravano nell’Oceano Indiano e facevano concorrenza agli Olandesi.
Forte dei suoi successi militari, Cromwell, nel 1653 nomina un nuovo Parlamento, ma è
costretto a scioglierlo per il prevalervi dei Livellatori, un movimento diffuso tra i ceti medi, il cui
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programma prevedeva la tolleranza religiosa e la democratizzazione di tutta l’organizzazione
sociale. Decide allora di governare col solo aiuto dell’esercito, facendosi nominare Lord Protettore
e imponendo al paese una dittatura militare. La precarietà della repubblica puritana fu evidente
dopo la sua morte, I disordini che si verificarono consigliarono al Parlamento di restaurare la
monarchia Stuart mettendo sul trono Carlo II (1660-1685) figlio di Carlo I.
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3 La Gloriosa Rivoluzione
Il paese accolse con grande entusiasmo la restaurazione della monarchia, ma iniziò
nuovamente ad irritarsi quando si accorse che anche Carlo II si stava avviando verso la via
dell’assolutismo. Il re, educato alla corte di Luigi XIV, propendeva segretamente per il
cattolicesimo, cercava di evitare la convocazione del Parlamento e per non ricorrere a quest’ultimo,
accettava sovvenzioni in denaro dalla Francia, impegnandosi ad appoggiare la sua politica estera.
All’irritazione degli ambienti protestanti per le tendenze religiose del re, all’odio degli antichi
seguaci di Cromwell, duramente perseguitati, si aggiungeva così il malumore degli ambienti
commerciali che dopo la definitiva vittoria inglese sull’Olanda, in seguito alla II guerra dell’Atto di
Navigazione (1665-1667), si preoccupavano per il crescente impulso dato dalla Francia alla propria
marina ed alla propria espansione coloniale. In un clima di diffidenze e congiure si aprì la
campagna di successione al trono. Carlo II era privo di figli e perciò alla sua morte il trono sarebbe
passato al fratello Giacomo, cattolico dichiarato. Sulla questione il Parlamento si divise in due
fazioni, da una parte i tories, fautori della successione di Giacomo, dall’altra i whigs, suoi
oppositori. Il partito Whig rappresentava gli interessi del ceto borghese ed industriale, contrario
all’alleanza con la Francia. Conservatore autoritario, il partito Tory esprimeva gli interessi
dell’aristocrazia terriera e dell’alto clero anglicano. La vittoria sembrò arridere ai whigs, che
riuscirono a far approvare nel 1679 dal Parlamento una legge tuttora considerata fondamentale nel
sistema politico inglese: lo Habeas Corpus Act, secondo il quale la persona ed il domicilio del
cittadino inglese sono inviolabili per chiunque, compreso il re stesso, a meno che non vi sia un
ordine esplicito di un giudice. Successivamente, però, Carlo II riuscì a sventare il tentativo di
estromettere il fratello dalla successione e nel 1685 Giacomo II divenne re d’Inghilterra.
La politica autocratica, filo cattolica e filo francese di Giacomo II (1685-1688) gli alienò
anche le simpatie del partito tory e quando con la nascita di un figlio maschio fece capire che sul
trono si sarebbe perpetuata una dinastia cattolica, il Parlamento si rivolse al protestante Guglielmo
d’Orange, governatore d’Olanda e marito della figlia di Giacomo II, Maria, che sbarcò in Inghilterra
e mise in fuga il suocero (1688), permettendo così al Parlamento di destituirlo senza spargimento di
sangue e di offrire la corona all’Orange. Guglielmo e Maria (1689-1702) salirono così al trono
d’Inghilterra grazie a quella che fu definita una Gloriosa Rivoluzione incruenta, e a patto che
accettassero la Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti), un atto solenne nel quale si sanciva la
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libertà di stampa e di parola in Parlamento e si definivano i limiti dei poteri del re, che perdeva il
diritto di sospendere le leggi, di imporre tributi e mantenere un esercito senza il consenso del
Parlamento. In questo modo l’Inghilterra assumeva quella caratteristica fisionomia di una
monarchia costituzionale, che doveva continuare a mantenere sino ai giorni nostri.
La rivoluzione inglese, il protettorato di Cromwell, la restaurazione e il regno di Maria e
Guglielmo III furono un periodo di intensa attività intellettuale ed elaborazione politica.
Particolarmente importanti per il futuro del pensiero politico furono le teorie assolutistiche di
Hobbes e quella liberale di Locke.
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4 L’Olanda del ‘600
Nel 1579 le province settentrionali dei Paesi Bassi dichiararono decaduta la sovranità della
Spagna e si costituirono in una repubblica indipendente. Il nuovo Stato ebbe un’organizzazione
politica poco strutturata che rispecchiava le tradizioni di autogoverno delle città e delle province
della regione. Le forze armate erano comandate da uno stadhouder (luogotenente), una carica
tradizionalmente ad appannaggio della famiglia degli Orange- Nassau, invece, la politica estera e la
ripartizione delle imposte erano decise dagli Stati generali, un organismo formato dai rappresentanti
delle sette province ribelli. Ogni provincia aveva un solo voto e tutte le decisioni dovevano essere
prese all’unanimità. Tuttavia l’Olanda, la provincia più ricca e potente, insieme alla città di
Amsterdam esercitava una sorta di egemonia politica ed economica sulle altre. I primi anni della
Repubblica furono caratterizzati dalla contrapposizione tra pacifisti e coloro che erano favorevoli ad
un proseguimento della guerra contro la Spagna per la liberazione dei Paesi Bassi meridionali.
Dopo una tregua di 12 anni, nel 1621 si riaccese il conflitto con la Spagna che si concluse
definitivamente nel 1648 con la pace di Vestfalia.
Fu a partire dagli ultimi decenni del XVI secolo che le Province Unite videro crescere
smisuratamente la loro ricchezza. Le massicce emigrazioni di protestanti francesi, inglesi e tedeschi,
nonché quelle di ebrei portoghesi e spagnoli, attirati dalla notevole tolleranza religiosa, assicurarono
al nuovo Stato manodopera specializzata, capitali finanziari e soprattutto una fitta rete di relazioni
con il resto del continente, che fornirono al mercato di Amsterdam la disponibilità di un sistema di
informazioni senza uguali in Europa. Gli abitanti dei Paesi Bassi da tempo si erano specializzati nel
commercio marittimo. In particolare le loro navi assicuravano gran parte degli scambi tra le materie
prime dei paesi baltici, grano, minerali e legname e i manufatti dell’Europa occidentale. Inoltre, il
fatto di essere inseriti nell’orbita dell’impero spagnolo favorì non poco lo sviluppo olandese. Le
attività commerciali erano portate avanti da compagnie commerciali che si costituivano di volta in
volta, in vista di una specifica impresa. Tuttavia alcune spedizioni, in particolare quelle oceaniche,
erano pericolose e richiedevano la formazione di convogli armati di artiglieria. Per queste ragioni
nel 1602 dieci compagnie olandesi si fusero nella Compagnia delle Indie orientali, dando vita alla
prima vera compagnia per azioni. La Compagnia era una sorta di Stato nello Stato, disponeva di una
potente flotta e di propri uomini armati. In breve tempo fu quindi in grado di sostituirsi al
Portogallo nella penetrazione dei mercati orientali e nel dominio su di essi. In cambio era tenuta a
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cedere allo Stato un terzo dei suoi profitti. Gli olandesi si stabilirono a Giava e a Sumatra e danno
vita ad un impero coloniale che ha per capitale la città di Batavia, da loro fondata nel 1619. La
necessità di tutelare le proprie rotte spinge Abele Tasman, un audace navigatore olandese, a scoprire
un nuovo continente l’Australia. Nel 1662 gli olandesi cacciarono via i portoghesi dal Capo di
Buona Speranza e s’installano al loro posto. Ivi affluiscono allevatori di bestiame e contadini
olandesi (boeri) di religione calvinista, dando vita così ad una numerosa popolazione bianca che si
organizza in modo indipendente dalla patria e con ordinamenti patriarcali. Al pari dei mercati
asiatici, concorrono a fare dell’Olanda il centro commerciale dell’Occidente, anche il mercato
europeo e americano.
Attorno alla metà del Seicento lo Stato formato dalle Sette Provincie Unite é all’apogeo
della propria floridezza economica. Nel paese si era sviluppata una progredita agricoltura,
l’allevamento dei bovini e un’industria casearia senza pari in Europa. Inoltre, l’industria tipografica
di Leyda, le ceramiche di Delft e i tessuti di Harlem s’imponevano su tutti i mercati. La pesca del
merluzzo e delle aringhe era nelle mani dei pescatori delle Sette Province. La borsa di Amsterdam e
la sua banca erano i centri più importanti della finanza europea. Il benessere del paese si tradusse in
un aumento della domanda di beni di tutti generi, facilitata dal fatto che le città portuali olandesi
erano diventati tra i principali empori commerciali europei. Una serie di grandi artisti, tra cui
spiccano Frans Hals (c.1582-1666), Rembrandt van Rijn (1606-1669), Johannes Vermeer (16321675), insieme a molti altri pittori, incisori e tipografi resero grande e famosa la civiltà olandese del
Seicento, ma contribuirono a fare dell’arte figurativa un bene di consumo di massa. Si sviluppò così
un mercato dell’arte che svincolò i pittori dalla sudditanza dei committenti e rese possibile loro di
vivere del proprio lavoro affidandosi al gusto del pubblico.
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5 Inghilterra e Olanda nel Mediterraneo
Sino alla fine del Cinquecento, come si è detto, la scoperta e lo sfruttamento delle rotte
atlantiche da parte dei portoghesi, non aveva costituito una seria minaccia per i traffici mediterranei,
dove continuavano a transitare ancora la maggior parte delle spezie e dei prodotti orientali
provenienti dall’India. Fu solo con l’arrivo nell’Oceano Indiano di navi inglesi e olandesi che
l’equilibrio si spostò decisamente a vantaggio della rotta che giungeva in Europa attraverso il Capo
di Buona Speranza. La stessa Venezia, sino ad allora, ancora una delle maggiori potenze
commerciali e una delle più raffinate città europee, nonostante lo spostamento dei traffici e le
conquiste turche dei suoi domini mediterranei, sino ai primi decenni anni del Seicento riuscì a
controbilanciare in parte gli effetti negativi della mutata posizione. La città lagunare agli inizi del
Seicento deteneva ancora il monopolio del commercio nell’Adriatico e riusciva a esportare nei
mercati levantini intorno ai venticinquemila pannilana all’anno. Le sue fiorenti attività produttive,
come quella del vetro di murano, delle sete di Bergamo o delle armi di Brescia, gli consentirono,
sempre nella prima parte del secolo, di ampliare i rapporti commerciali con le regioni che si
estendevano oltre la sponda orientale dell’Adriatico. La duttile politica della Serenissima in materia
di pedaggi, di dazi e di imposte, attirò nel suo porto numerose navi olandesi e inglesi, che se da una
parte accrebbero le sue entrate finanziarie, dall’altra decretarono la sua marginalità nei nuovi traffici
mediterranei, soprattutto dopo l’inizio della Guerra dei Trent’anni, che non solo ridusse i suoi
scambi con l’area germanica, suo tradizionale partner commerciale, ma diminuì drasticamente la
costruzione di navi e ciò contribuì ad accelerare il suo declassamento a piazza mercantile di
dimensione regionale.
Dopo l’annessione spagnola del Portogallo e la cattura da parte di Filippo II di tutte le navi
olandesi negli scali portoghesi, per non perdere il loro ruolo di intermediari con il Nord Europa
delle merci orientali che affluivano a Lisbona, gli olandesi si spinsero nel 1595 a doppiare per la
prima volta il Capo di Buona Speranza. Appena sorta la piccola Repubblica delle Sette Province
Unite, di cui come si è detto l’Olanda rappresentava la provincia più importante, divenne una
grande potenza commerciale e riuscì a mettere insieme una poderosa flotta mercantile e da guerra,
costituita a metà Seicento da circa ventimila navi. L’accaparramento olandese dei prodotti orientali
per la via atlantica, che non raggiungevano più Anversa, bensì Amsterdam, il più attivo emporio
commerciale d’Europa, bloccò il transito delle spezie verso i porti del Levante, isolando così il
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Mediterraneo dall’Oceano indiano. Un’analoga vicenda si era verificata per l’Inghilterra, la cui
flotta mercantile già sotto il prospero regno di Elisabetta (1558-1603) costituì la più temibile
concorrente per la marineria olandese. Gli inglesi, dopo il sacco spagnolo di Anversa (1576), si
erano spinti alla ricerca dei prodotti coloniali e delle merci orientali, mettendo in piedi prima la
Compagnia della Russia e poi la Compagnia del Levante (1581) che ad Aleppo faceva incetta delle
partite che sfuggivano al controllo olandese. Essi portavano stagno, tessuti e armi, comprandovi,
come i loro concorrenti, seta, vini dolci, tappeti e uva passa. Lo sviluppo mercantile inglese e
olandese era supportato dall’incremento dell’attività manifatturiera e armatoriale che si estendeva
su scala internazionale.
La formazione in Inghilterra, in Olanda e successivamente in Francia di grandi compagnie
commerciali, che necessitavano di enormi capitali, ci dà la misura dei cambiamenti di natura
economica in corso in una parte del mondo occidentale. Esse ben presto diventeranno delle potenze
internazionali agendo in sintonia con i governi dei propri paesi, che gli accordarono privilegi e
privative riguardo lo sfruttamento e il monopolio commerciale delle colonie e stabilirono la parziale
o totale esenzione dei tributi.
Le grandi navi inglesi e olandesi, i galeoni, velieri armati concepiti per la navigazione
oceanica e che fungevano sia da nave da guerra e sia da legno mercantile, grazie alla lunga tregua
tardo cinquecentesca tra turchi e spagnoli, riuscirono ad acquisire una supremazia non solo negli
scambi tra il Mediterraneo e l’Europa nord-occidentale, ma anche all’interno del Mediterraneo. Gli
Olandesi intorno alla metà del Seicento impiegavano regolarmente per i loro traffici mediterranei
circa duecento navi di una stazza media di trecentosessanta tonnellate. In particolare, per gli scambi
interni, le marinerie nordiche introdussero nel Mediterraneo un nuovo tipo di nave, il cosiddetto
bertone, che rispetto alle galee, le tradizionali navi circolanti nel Mare interno, richiedeva costi più
ridotti per equipaggiarle, era più veloce e portava più cannoni. Le caratteristiche offensive
dell’imbarcazione, aprirono una nuova fase di ostilità. Inglesi e olandesi navigavano non solo come
commercianti, ma anche come pirati, rendendo così l’area di navigazione ancora più insicura per il
naviglio locale. Molti avventurieri nordici si insediarono a Tripoli, a Tunisi, ad Algeri e a Salè,
principali avamposti corsari, e insegnarono ai musulmani a utilizzare le loro tecniche di
combattimento e di navigazione. Iniziava così una nuova fase per i corsari barbareschi, che intorno
al 1620 disponevano di circa centocinquanta bertoni. Naturalmente non è che le navi del nord
venissero risparmiate alla pirateria, dal 1617 al 1625 gli algerini catturarono ben duecento navi
olandesi, solo che vista la mole dei loro traffici, col tempo riuscirono a imporre ai pirati il rispetto
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delle proprie bandiere. Verso la metà del XVII secolo, infatti, olandesi e inglesi, dislocarono, in
parte a tale scopo, delle squadre navali nel Mediterraneo a difesa delle loro flotte e conclusero
trattati con Salè, Algeri e Tunisi. In tali circostanze le uniche imbarcazioni che potevano navigare
con sicurezza erano quelle dotate di potenti bocche da fuoco come quelle della Compagnia inglese
del Levante, mentre, le galee italiane e le navi spagnole e ottomane, erano, ormai, inadeguate al
nuovo scenario marittimo mediterraneo. In particolare, Venezia, che sino alla fine del Cinquecento
rappresentava la maggiore potenza marittima d’Europa, agli inizi del Seicento dovette difendere il
proprio naviglio nell’Adriatico dagli Uscocchi, pirati cattolici di origine serbo-croata sostenuti dagli
Asburgo d’Austria, e, addirittura, nel 1616 dovette ricorrere all‘intervento di navi olandesi per
difendersi da un attacco marittimo spagnolo.
Se gli Stati mediterranei persero il loro primato, i nuovi venuti riuscirono a imprimere ai
circuiti commerciali una nuova ampiezza e molte città conservarono o assunsero proprio in questo
periodo un’importante funzione portuale: Beirut, Tripoli, Ragusa, Ancona, Manfredonia, Livorno,
Alicante, Palma. La navigazione e il commercio erano ancora essenziali in tutto il bacino del
Mediterraneo. Nessun traffico raggiungeva il volume di Istanbul, ma la diversità dei bisogni e il
gran numero dei centri di attrazione, assicurarono al Mediterraneo ancora per tutto il Seicento
un’intensa attività commerciale. Il grano fu senz’alcun dubbio la derrata strategica degli scambi e il
suo approvvigionamento provocò un commercio ad ampio raggio di azione. Fino al 1580 e salvo
eccezioni si trattò di un commercio intra Mediterraneo: le regioni con produzione eccedente, Sicilia,
Puglia, Africa del nord e Provenza, rifornivano di grano le zone deficitarie soprattutto Genova,
Venezia, la Catalogna, le Baleari, Valenza e Murcia. Proprio a testimonianza della notevole
importanza che rivestì il commercio del grano, Braudel notò che nella corrispondenza tra Filippo II
e il vicerè di Sicilia vi erano sempre raccomandazioni e riferimenti agli affari legati al cereale. La
Sicilia, infatti, risultava la maggiore esportatrice di grano: nel 1532 la quota destinata all’estero
raggiunse circa cinquecentoventimila quintali (quattro volte il bisogno annuale di Genova) e arrivò,
in anni successivi sino a un milione di quintali. Ma, dopo il 1580 il deficit della produzione
cerealicola mediterranea diventa strutturale e provoca delle importanti commesse di grano ad
Amburgo e a Danzica, soprattutto da parte di Genova e della Toscana.
Da questo momento si avvia un grande commercio internazionale che unirà il Baltico al
Mediterraneo e vedrà impegnate le marinerie nordiche. Durante il Seicento Amsterdam, oltre a
essere il centro internazionale della finanza e del commercio di spezie, divenne il più grande
mercato cerealicolo di tutta l’Europa, sostenuto dal predominio olandese nel commercio dei cereali
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baltici. Uno scambio molto fruttuoso, in quanto le marine del nord, nel contempo, portavano
aringhe e merluzzi, legno, metalli e si caricavano l’allume di Tolfa, il sale, l’olio di oliva e i vini, e
spesso, questi ultimi prodotti, attraversavano perfino l’Atlantico. Certamente il commercio intra
Mediterraneo conobbe, rispetto al periodo precedente, una stasi, ma i suoi prodotti, tra cui i
formaggi sardi, il corallo della Cabilia, lo zucchero andaluso, le sete siciliane, i prodotti serici
genovesi, i pannilana veneziani, le lane castigliane, destinate alla Toscana e a Genova, i cuoi e le
pelli esportati dalla Tunisia per Genova e Livorno, almeno sino alla metà del Seicento, viaggiarono
sempre.
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Cronologia
1642 Inizio della I Rivoluzione inglese. Lotta tra il Parlamento ed il re Carlo I Stuart
1647 Decapitazione di Carlo I. Dittatura militare di Oliwer Cromwell
1648 Riconoscimento spagnolo dell’Olanda
1651 Guerra dell’Atto di Navigazione tra Inghilterra ed Olanda
1660 Restaurazione della monarchia con Carlo II Stuart
1688 II Rivoluzione inglese. Il re Giacomo II Stuart è abbattuto e sostituito sul trono da
Guglielmo III di Orange, stadhouder d’Olanda.
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Bibliografia
L. Stone, Le cause della Rivoluzione Inglese, 1529-1642, Einaudi, Torino, 1982.
B. Manning, Popolo e rivoluzione in Inghilterra, Il Mulino, Bologna, 1977.
G. M. Trevelyan, La Rivoluzione inglese del 1688-1689, Einaudi, Torino, 1940.
J. Huizinga, La civiltà olandese del Seicento,Einaudi, Torino, 1967
C. Wilson, La Repubblica olandese, Il saggiatore, Milano, 1968.
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