11. La crisi del Seicento

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La crisi del Seicento
• La Crisi generale del Seicento
► Ci si riferisce al processo di profonde
trasformazioni verificatosi tra fine XVI e XVII
secolo ed identificato dalla storiografia come
«crisi generale del Seicento».
•
Trasformazione = crisi generale per la
molteplicità dei fattori e delle componenti che
entrarono nel processo storico e per la vastità
delle aree investite da trasformazioni
strutturali.
•
Tuttavia essa non presentò una omogeneità di
dinamiche e di effetti, cioè non colpì tutti i paesi allo
stesso modo, negli stessi tempi, negli stessi settori,
nelle stesse attività economiche.
 Crisi agraria, ristagno demografico, declino manifatturiero,
commerciale e finanziario, inflazione e recessione furono
fenomeni dall’andamento assai diverso nel contesto
delle società europee.
• Il dibattito storiografico
•
1/2
■ Crisi generale = concetto storiografico emerso nel
dibattito ospitato dalla rivista “Past and Present”
(negli anni Cinquanta e Sessanta) e condiviso da
Hill, Hobsbawn, Trevor Roper, Mousnier, Elliott
•
il tema delle trasformazioni in atto nelle società
seicentesche fu affrontato in un’ottica comparativa,
privilegiando un’analisi che metteva in relazione ambiti
statuali e società diverse.
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Oggi il dibattito sulla questione può dirsi esaurito ma tra
gli studiosi:
1- alcuni ritengono il concetto di crisi generale un’opzione
«fertile ma implausibile» (Benigno), e limitano la sua
utilizzazione al solo significato politico-sociale per gli anni
intorno alla metà del secolo
2- altri continuano a considerarlo fecondo a patto però
di liberarlo da una serie di incrostazioni che ne
inficiano il valore euristico:
a) dissociare il concetto di crisi dalla forte valenza
ideologico-politica da esso assunto nel dibattito
storiografico.
b) utilizzare ancora la nozione di crisi per identificare una
fase dell’età moderna in cui convivono declino e
trasformazione «generale» con esiti nazionali diversi e
in alcuni casi antitetici.
• Il dibattito storiografico
2/2
• La crisi interessa tutta l’Europa ed ha come sfondo la
Guerra dei Trent’anni
•Nei vari paesi suscita reazioni differenti dovute alle
specificità dei ceti sociali, delle istituzioni politiche e religiose,
dell’economia e della cultura
•Ha esiti diversi (rivolte/rivoluzioni/rafforzamento
dello Stato assoluto)
 complessivamente si può dire che nella storiografia
negli ultimi anni si è andata gradualmente superando la
visione del Seicento come età di decadenza e si va
meglio definendo il carattere di
età di transizione dal rinascimento
all’illuminismo
• Crisi demografica
1/3
►Il Seicento registra una tendenza alla
contrazione demografica accompagnata da una
crescita in Inghilterra, nei Paesi Bassi e nell’Europa
Nord-Orientale
• Crisi demografica
2/3
► Cause del ristagno della popolazione (aumento
minimo)
a) malattie, peste, guerre, carestie
b) aumento mortalità per denutrizione
c) mortalità infantile (61/100 arrivano a 15 anni;
41/100 maschi
superano i 50 anni)
• Fondamentale è il determinarsi del circolo vizioso
carestia-epidemia-carestia - Andamento ed effetti diversi
a Napoli (1656) ed in Inghilterra ed Olanda.
(a Napoli carestia e peste→ catastrofe).
d) aumento età media del matrimonio e
diminuzione delle nascite
• In conseguenza di crisi di sussistenza e di epidemie si
rimanda il matrimonio in attesa di tempi migliori
 si contrae l’arco di tempo in cui le donne possono
procreare e quindi si riduce il numero dei figli
• Crisi demografica
3/3
► Conseguenze
a) contrazione dei consumi, del mercato del
lavoro e dei processi di
formazione socio-professionale
b) crescita dell’urbanizzazione nel Nord anche
per le emigrazioni
forzate per motivi religiosi
c) nuove gerarchie urbane
• Un significativo elemento da considerare risulta essere il
divario nel tasso di urbanizzazione tra paesi del Nord e
paesi meridionali:
 aumenta notevolmente la popolazione delle grandi
città dell’Europa settentrionale e occidentale mentre
crolla quella delle città dei paesi mediterranei
→
ciò provoca una caduta secca della domanda reale,
data la maggiore propensione al consumo delle popolazioni
urbane.
• Crisi agraria
1/3
All’espansione cinquecentesca segue una crisi
agraria
■ Nel 1962 lo storico R. Romano ha proposto un’ipotesi di
periodizzazione, indicando quale punto di svolta
l’intervallo di tempo intorno al 1620
 E allora possibile individuare tre periodi caratterizzati
da particolari andamenti congiunturali:
1- conferma della generale espansione del lungo
Cinquecento (fine XV secolo-1620);
2- evidenza a partire dal 1600 di una pausa caratterizzata
dal forte rallentamento del settore agricolo, vero
polmone dell’economia di antico regime;
3- stagnazione generalizzata che, in misura diversa,
colpisce gran parte dei paesi europei a partire dal 1620,
aggravamento negli anni 40-’50 del Seicento.
• Diminuiscono i prezzi dei cereali e le superfici messe
a coltura (all’infuori di Inghilterra, Olanda ed alcune
regioni francesi).
• Le rese, cioè il rapporto semente-prodotto, si
contraggono, in molti casi si passa dalla cerealicoltura
all’allevamento reputato più redditizio e meno esposto alle
variazioni di prezzo indotte dalla domanda fluttuante.
• Crisi agraria 2/3
Cause:
1- andamento dei raccolti condizionato da una fase climatica
negativa
2- il calo della domanda (inversione trend demografico) fa
ristagnare o decrescere i prezzi dei cereali
3- aumento del costo del lavoro
Conseguenze:
1- restrizione delle aree coltivate e conseguente
ritorno al pascolo
2- aumento dei gravami fiscali, soprattutto in
concomitanza con la guerra dei Trent’anni, vera voragine
di risorse e non soltanto di vite umane
• dibattito storiografico sul termine Rifeudalizzazione
(sulla scia di R. Romano)
 La nobiltà feudale, nelle aree più deboli dell’economia
europea (Italia meridionale, paesi dell’Est) tese ad allargare
la sua giurisdizione e la sfera degli abusi.
- Si tratta di un concetto da usare soltanto per riferirsi ad una
aggravamento della dipendenza degli addetti
all’agricoltura dai signori proprietari.
3- aumento del peso della rendita fondiaria su fittavoli
e mezzadri
• Crisi agraria 3/3
GEOGRAFIA DELLA CRISI
-
•
Europa orientale: rafforzamento della servitù della
gleba
Olanda, parte della Francia: limitati effetti della
crisi
Inghilterra: si avvia la rivoluzione agricola con
recinzioni, redistribuzione e accorpamento delle
terre
Secondo lo storico dell’agricoltura Slicher Van Bath una
serie di elementi possono essere indicati per spiegare il
diverso andamento della recessione agricola del Seicento:
-
diminuzione prezzi cereali rispetto ad altre merci
(effetti negativi per paesi con monocolture);
la crisi colpisce prima i paesi produttori ed
esportatori;
effetti sulla piramide sociale: contrazione nel
numero di contadini proprietari e dei piccoli
coltivatori
 Nel Mezzogiorno scomparvero i
massari
• Crisi delle manifatture
■ Come per l’agricoltura, colpì i vari settori in momenti
diversi e con diversa intensità (N. Steensgaard).
• Processo di ristrutturazione delle manifatture in crisi
-Il lavoro dell’uomo costituiva ancora il fattore produttivo
determinante, ma nei decenni del XVII secolo cominciò a farsi
strada, ancora in maniera ridotta, l’utilizzo di rudimentali
tecnologie che contribuivano ad aumentare la produttività
industriale.
• Crollo in Italia per le rigide regole delle corporazioni
-L’organizzazione del lavoro costituì il fattore di maggiore
rallentamento nei paesi mediterranei. Le corporazioni di arti
e mestieri mantenevano privilegi, monopoli, controllo dell’
accesso all’attività professionale.
• Ripresa in Olanda e in Inghilterra con new draperies
ed innovazioni tecnologiche → sovvertimento delle
gerarchie produttive
-Grazie ad un utilizzo più intenso delle tecnologie,
un’organizzazione lavorativa flessibile e soprattutto la
capacità di diversificare la produzione e di praticare
prezzi più accessibili (panni di lana più leggeri ma anche più
economici)
• Commercio internazionale e finanza
COMMERCIO
• Ristagno dei prezzi e contrazione degli scambi
• Olanda e Inghilterra diversificano le merci e
praticano una politica dei prezzi molto aggressiva
(grazie al basso costo del lavoro)
• Il baricentro del commercio internazionale si sposta
nell’Atlantico
-Ad essere emarginati sono soprattutto i grandi porti italiani
come Venezia e Genova che perdono la loro centralità nei
traffici con il Levante. Solo Livorno, riesce a mantenere i
propri livelli di traffico.
FINANZA
• L’argento importato dalle Americhe è insufficiente ai
bisogni economici e monetari
• Centri del capitalismo europeo: Amsterdam, Londra e
Parigi
- L’afflusso di metalli preziosi provenienti dalle Americhe non
diminuì ma esso non riusciva più a soddisfare la domanda di
numerario, moneta circolante, di enti privati e pubblici
come soprattutto lo Stato. Si dovette far ricorso ai titoli del
debito pubblico emessi dagli Stati e alle lettere di cambio
garantite da mercanti e finanzieri.
• Paesi in ascesa
OLANDA: da rivelazione politica (1581) a rivelazione
marinara e coloniale nel ‘600
- Anticipa l’Inghilterra sia sul piano politico che sul piano
commerciale.
• Flotta in crescita
- Cantieristica a bassi costi, avanguardia nella
progettazione di navi con grandi
stive per molte merci (vascelli Fluyt: chiglia piatta e scafo
allungato)
- Capacità marittime come strumento di dominio
intercontinentale
• Colonialismo olandese: un sistema innovativo rispetto
a Spagnoli e portoghesi
- controllo militare sulle colonie
- specializzazione delle colture
- misure rigide che prevedevano la distruzione di spezie
eccedenti per mantenere alti i prezzi e diminuire i viaggi delle
navi.
INGHILTERRA: economia capitalistica e rete di relazioni
internazionali
 Compagnia delle Indie Orientali (1600): la più famosa
di tutte le compagnie privilegiate, cioè associazioni di
mercanti riconosciute dalla corona e dotate di diritti esclusivi
di commercio e di uso dell’artiglieria
• Crisi e processi sociali
► La corsa alla terra, all’occupazione degli uffici, ai titoli del
debito pubblico, furono tendenze comuni. Ma queste
tendenze non determinarono effetti sociali simili in
tutta Europa.
• In Inghilterra la vecchia aristocrazia (secondo Stone e
Hill) si rese capace di assumere una parte di grande rilievo
nelle iniziative industriali, commerciali e coloniali.
• L’aristocrazia francese non riuscì a superare il pregiudizio
verso le vili attività meccaniche (compromettenti il rango
nobiliare). Essa tentò di strappare, attraverso la giurisdizione
feudale, quote sempre più consistenti di ricchezza
■ Si tratta di due modelli culturali antitetici verso cui si
indirizzarono le altre aristocrazie europee:
 verso la diversificazione degli investimenti si mossero
le aristocrazie del Nord e in parte quelle tedesche;
 verso la rendita e l’accentuazione delle prerogative
feudali, in funzione dell’accrescimento della ricchezza, si
orientarono le nobiltà meridionali come quella napoletana
(lucrose rendite dal debito pubblico e dall’appalto delle
imposte;
non
investe
nel
settore
commerciale
e
manifatturiero)
• Crisi politica 1/6
►Di recente la dimensione politica della crisi generale del
Seicento è entrata nella considerazione degli storici.
• Il sistema politico all’interno degli Stati e i rapporti di forza
sul piano internazionale subirono delle profonde
modificazioni innescate dalla pressione militare e fiscale (in
parte tra loro dipendenti):
- la guerra dei Trent’anni
- il declino dei grandi sistemi imperiali, quello spagnolo
in particolare, soprattutto per quanto riguarda il rapporto
tra il centro e le periferie dell’impero
- l’influenza e la circolazione su scala europea di nuovi
modelli politici che revocavano i presupposti della sovranità
così come essa si era venuta configurando nel XVI secolo
 negli anni Quaranta del ‘600 in contemporanea ben
sei rivolte e rivoluzioni sconvolsero il continente
(Catalogna; Portogallo; Inghilterra; Francia; Palermo;
Napoli)
• Crisi politica 2/6
Declino del Sistema imperiale
spagnolo
•
-
 Declino e non crisi: un processo di lunga durata, non
un crollo repentino
Vengono progressivamente meno:
Ricchezza ed egemonia politica della Castiglia
Consenso dei paesi sudditi della corona
Capacità del sistema di subordinare ad esso le relazioni
internazionali
• Il regno di Filippo III (1598-1621):
- crisi economica indotta anche dall’espulsione dei
moriscos (artigiani e agricoltori) tra 1609 e 1614;
- mutamento della prassi costituzionale e dell’azione
politica con il valido (favorito/primo ministro);
- politica internazionale pacifista con il duca di Lerma
(pace con Inghilterra, 1603 e tregua con Olanda, 1609)
• Crisi politica 3/6
► Il regno di Filippo IV (1621-1665)
La politica del duca di Olivares in tre fasi:
1. 1621-27  sistema di alleanze in funzione antiolandese e contenimento espansionismo francese in
Europa
2. 1627-35 guerra di Mantova con la Francia per la
successione nel Monferrato
→ nessun risultato positivo
• Progetto di Unión de las armas: partecipazione con
uomini e risorse di tutti i domini spagnoli alla
formazione della potenza militare dell’impero
(processo di “castiglianizzazione”)
resistenze ed opposizioni ne resero
impossibile l’attuazione
3. 1635-48  guerra franco-spagnola che chiude la guerra
dei Trent’anni.
• Si consolida una prassi politica fondata sul ricorso a mezzi
alternativi
Governo straordinario percepito come
arbitrario ed illegittimo
■ Le rivolte degli anni Quaranta:
- Catalogna (1641) a causa dell’inasprimento fiscale, ma
fallisce perché società catalana troppo frammentata e la
Francia si tira indietro
- secessione del Portogallo alla fine del decennio 1640-50
(eserciti spagnoli impegnati su altri fronti)
• Crisi politica 4/6
► Enorme peso fiscale imposto al Mezzogiorno per
sostenere i plurimi impegni militari della Spagna
→ rivolta di Palermo (1647)
■ Imposta sui generi di consumo e aumento dell’inflazione:
→ Rivolta antispagnola a Napoli 1647-1648, in 3
fasi:
• Masaniello (Tommaso Aniello d’Amalfi) legato al
sottoproletariato cittadino. Vera mente è Giulio Genoino
che interpreta i motivi della protesta antifiscale e quelli
della lotta politica dei ceti popolari contro la nobiltà dei
Seggi
richiesta di pari peso politico tra nobili e popolo
nell’amministrazione cittadina
2. Dopo assassinio di Masaniello ed esilio di Genoino: la
rivolta si estende alle province con una forte
radicalizzazione antifeudale
3. (ottobre 1647) proclamazione della “Real Republica
Napoletana” protetta dal re di Francia ma fallimento per
mancato sostegno francese; ostilità del “ceto civile”;
opposizione armata della feudalità→ ritorno trionfale
degli spagnoli (6/4/1648)
► Bilancio complessivo:
- negli anni ’40-’50 per larga parte l’impero spagnolo
appare restaurato nella sua consistenza se si eccettua
il Portogallo
- fallimento progetto politico e militare di Olivares per il
deficit di risorse effettivamente mobilitate
• Crisi politica 5/6
Consolidamento dello Stato e rivolte in Francia
• Il regno di Enrico IV tra dominio e consenso: solido legame
tra re e sua burocrazia
• Funzionari regi e venalità degli Uffici.
• La politica economica di Sully: protezionismo.
• Conflitti nella società francese: tra antica aristocrazia e
nobiltà di toga; tra Parlamenti e funzionari creati dal
sovrano
•
La reggenza di Maria de’ Medici e la convocazione degli
Stati generali nel 1614  nessuna abolizione della
venalità delle cariche
La politica del cardinale Richelieu dal 1624 al 1642
primo ministro di Luigi XIII
- questione ugonotta: rafforzamento del potere dello
Stato (La Rochelle espugnata)
- agisce per ridimensionare il sistema imperiale
spagnolo (Catalogna e guerra di Mantova)
- all’interno costruisce una rete di clientele e patronage
familiare che provoca frizioni, resistenze e conflitti.
•
• Centralizzazione e fiscalità: le rivolte locali sconfitte
dallo Stato che si rafforza
la politica di centralizzazione creò le basi di un conflitto
duraturo tra Parlamenti e commissari e intendenti
responsabili direttamente verso il sovrano
• Crisi politica 6/6
► Mazzarino e la Fronda: le risposte alla
centralizzazione
- 1643 muore Luigi XIII  reggenza di Anna d’Austria
- Mazzarino succede a Richelieu: vittoria di Rocroi (1643)
aumento tassazione a carico dei funzionari pubblici
e opposizione dei Parlamenti all’aumento delle spese
militari
 Progetto del Parlamento di Parigi (1648) per ridistribuire i
carichi fiscali, controllare la spesa pubblica e sopprimere gli
intendenti.
Esso mirava a:
1) ottenere la fine guerra
2) assumere il ruolo degli Stati generali (rappresentanza)
3) lottare contro la centralizzazione e le pratiche di governo
assolutistiche
• Mazzarino ordina l’arresto di alcuni parlamentari:
 Fronda parlamentare: rivolta estesa alle province ma
con scarso coordinamento  accordo Parlamentimonarchia (1649 Pace di St Germain)
■ Malcontento dei nobili contrari al progetto
centralizzatore di Mazzarino:
 Fronda dei principi: Mazzarino in esilio (1651)  paura
di un vuoto politico e conseguente riunificazione
delle forze gratificate dalla politica della monarchia
 vittoria di Turenne su Condé e quindi
dell’amministrazione sulle forze centrifughe degli
ordini sociali
→ spinta verso il centralismo monarchico e una gestione
del potere affidata alla mediazione della burocrazia
• La guerra dei Trent’Anni
DEFINIZIONE
Conflitto internazionale 1618-1648
Scontro tra 2 culture, tra 2 modelli
Cause: prima religiose
poi economiche e politiche
Emergere di nuove potenze (DanimarcaSvezia)
Conseguenze: Mutamento di equilibri
internazionali
Premesse:
1555: pacificazione di Augusta non risolutiva
(cuius regio eius eligio)
1570: nunzi e gesuiti alla riconquista dei fedeli
• Aspirazione degli Asburgo: restaurare potere
imperiale e unità
Religiosa
• Il sistema costituzionale tedesco
IMPERATORE: eletto dai principi elettori
7 PRINCIPI ELETTORI
- 3 Ecclesiastici: Treviri, Magonza, Colonia (Lega
Cattolica)
- 4 Laici: Palatinato, Sassonia, Brandeburgo,
Boemia (Unione Evangelica)
DIETE GENERALI
Città, Principi, Ordini
Il problema religioso, mai risolto, fa saltare gli
equilibri tra imperatore e
ceti.
• L’Impero diviso tra Stati protestanti e
cattolici
•
Il preludio della guerra
■ 1582: l’Arcivescovo di Colonia passa al
protestantesimo
■ In pochi anni escono di scena due sovrani divenuti
punto di riferimento
del mondo riformato:
- 1603: muore Elisabetta d’Inghilterra
- 1610: Enrico IV di Borbone viene assassinato
Boemia: Focolaio della guerra
- possedimento ereditario asburgico e cattolicesimo
religione di stato
- paese spiritualmente vivace (riforma, sette religiose)
- abituato ad una certa libertà religiosa: l’imperatore
Rodolfo II aveva
concesso una Lettera di maestà (1560) che consentiva
la presenza di
luterani e calvinisti
• 1612-1618 il nuovo imperatore Mattia è meno
tollerante del fratello
Rodolfo
• L’Arcivescovo di Praga ordina la distruzione di una chiesa
riformata
• Le 4 fasi della guerra
-
BOEMO-PALATINA
- DANESE
1618-1624
1625-1629
- SVEDESE
1630-1635
- FRANCESE
1635-1648
• Fase Boemo-Palatina 1618-1624
► 1618: La distruzione di alcune chiese protestanti spinse un
gruppo di nobili a reagire contro i rappresentanti imperiali
messi alla porta = DEFENESTRAZIONE di PRAGA
■ 1619: Morto Mattia, la corona spetta a Ferdinando di
Stiria, ma i Boemi la offrono a Federico V già elettore del
Palatinato, divenuto (dopo Elisabetta I d’Inghilterra ed
Enrico IV) guida della resistenza riformata antiasburgica
■ Federico, che dispone di due voti per eleggere
l’imperatore, attua una politica antispagnola
- aveva sposato in Inghilterra la figlia di Giacomo Stuart,
Elisabetta, e ricevuto
l’onorificenza dell’Ordine della Giarrettiera.
- Il ritorno ad Heidelberg con i King’s Men (compagnia
teatrale di
Shakespeare) che fanno propaganda politica
• 1620: Battaglia della Montagna Bianca: alla sconfitta di
Federico seguono
violente repressioni e una campagna di
riconquista cattolica
I Gesuiti usano la stampa per diffondere caricature di
Federico ritratto in fuga
e si impegnano, attraverso il monopolio dell’istruzione, a
realizzare la
restaurazione cattolica.
• Fase Boemo-Palatina
• Fase danese 1625-1629
► Cristiano IV interviene a fianco dei protestanti per
mantenere il controllo del
Baltico (anticipando la Svezia) e la riscossione dei dazi
sul canale del Sund
• Alberto di Wallestein, capo dell’esercito asburgico,
consente ai militari
autogestione e saccheggi
• Sconfitta danese e invasione della Danimarca
1629 Pace di Lubecca: Cristiano IV rinuncia ad ogni
ingerenza nell’Impero
che estende il controllo sul Mare del Nord e sul Baltico
• L’imperatore emana l’editto di Restituzione: obbligo di
restituzione alla Chiesa
cattolica di tutti i beni confiscati dopo il 1552.
• Fase Danese
• Fase svedese 1630-1635
► Gustavo
Adolfo, re di Svezia:
- privilegiò il rapporto con l’aristocrazia, coinvolgendola
nell’amministrazione dello
Stato;
- utilizzò i contadini, molti dei quali piccoli proprietari terrieri,
per riempire i ranghi
dell’esercito;
- aveva a disposizione importanti risorse minerarie (ferro e
rame) utilizzate per
gli armamenti.
• Stipulò un trattato di alleanza con Richelieu
• 1631-32 Gustavo Adolfo, definito “Leone del Nord”, scende
in guerra,
vince a Lützen, ma muore
- 1634: svedesi sconfitti a Nordlingen
• L’Imperatore Ferdinando II fa uccidere Wallestein di cui
non si fida più
 1635 pace di Praga: l’Impero, costretto a fare
concessioni, mantiene
l’egemonia sugli Stati germanici
• Fase Svedese
• Fase francese 1635-1648
► Richelieu, interessato a costruire l’egemonia
francese in Europa, decide di scendere
direttamente in campo contro gli Asburgo
(non solo diplomaticamente, come negli anni precedenti)
• Mentre la Spagna era impegnata militarmente su più fronti,
la Francia alleata con la Svezia e l’Olanda conseguì nel 1643
la vittoria di Rocroi sulla Spagna e penetrò nei Paesi
tedeschi sino in Baviera.
 Nuovo imperatore: Ferdinando III (1637-57)
 La Spagna, impegnata su più fronti, stipula separatamente
la pace con l’Olanda
riconoscendo la sua indipendenza (inizi del 1648)
• Fase Francese
• Paci di Westfalia 1648
►Punto fermo nella storia europea e nella storia delle
relazioni internazionali
■ La pace (siglata solo da Francia, Svezia e Impero e non
dalla Spagna) fu sancita con trattati separati:
Münster (protestanti)
Osnabrück (cattolici)
I rappresentanti degli Stati cristiani europei affermarono i
seguenti principi:
- Unità non religiosa ma di interessi
- Possibilità di convivenza di fedi diverse
- Definitivi limiti alla restaurazione cattolica e
all’assolutismo asburgico
■ La guerra tra Spagna e Francia continua fino alla Pace dei
Pirenei (1659)
 parte delle Fiandre e dell’Artois e il Rossiglione alla
Francia
• Pace di Oliva (1660) fine guerra nel Baltico e
ingrandimenti territoriali di
Svezia, Russia e Brandeburgo a spese della Polonia.
• L’Europa dopo Westfalia
• Conseguenze della guerra
■ Impero: crisi,
finzione giuridica
indipendenza dei principati, calo demografico,
economia rallentata
■ Spagna: decadenza
- rivolte (Catalogna, Masaniello) contro la politica di
Olivares
- riconoscimento dell’indipendenza di Olanda e Portogallo
■ Francia: primato sulla scena europea
- occupa il vuoto di potere lasciato dalla crisi
asburgica
- all’interno vince le resistenze delle fronde ostili alla
guerra
- espansione territoriale
- egemonia politico-culturale in presenza di nuove
potenze formatesi nel primo
Seicento
■ Danimarca e Svezia
- accresciuto benessere economico
 si delinea un’Europa multipolare ed
interdipendente in cui si comincia
a manifestare la consapevolezza dell’unitarietà
del continente
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