FEDERAZIONE ORDINI DEI FARMACISTI Rassegna Stampa del 21/01/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE IN PRIMO PIANO 21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta Galenica farmaceutica parte la scuola per il Sud Italia 7 20/01/2015 Lospiffero.com 11:59 In Piemonte regge Renzusconi 8 SANITÀ NAZIONALE 21/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale L'India non cede agli Usa Il farmaco anti epatite C costerà soltanto un dollaro 10 21/01/2015 La Repubblica - Nazionale Scrittura Se un diario ci aiuta a trovare la felicità 12 21/01/2015 La Repubblica - Nazionale "Ma lo sfogo funziona solo se dietro c'è una terapia" 14 21/01/2015 La Stampa - Nazionale "Sanità a rischio senza nuovi investimenti" 15 21/01/2015 La Stampa - Nazionale A Medicina più posti nelle scuole di specialità 16 21/01/2015 La Stampa - Nazionale Fondi in caduta e follie degli animalisti: è difficile la lotta alla sindrome di Rett 17 21/01/2015 La Stampa - Nazionale Al via i magici 12 Sono i "cluster" per produrre ricerca 18 21/01/2015 La Stampa - Nazionale "Tumori del sangue: le terapie in arrivo per i casi più cattivi" 20 21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale Vegani, una vita al verde 22 21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale Ebola, il virus è mutato: cure efficaci a rischio 24 21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale «Assistenza a rischio» 25 21/01/2015 Avvenire - Nazionale . Medici cattolici contro «È aborto mascherato, si mente alle donne» 26 21/01/2015 Avvenire - Nazionale «Più cure palliative, no all'eutanasia» 27 21/01/2015 Il Manifesto - Nazionale Sanità agli sgoccioli per tagli 28 21/01/2015 ItaliaOggi Efsa: il latte crudo mette a rischio la salute 29 21/01/2015 ItaliaOggi Contro i medici ogni anno oltre 30 mila cause legali 30 21/01/2015 QN - La Nazione - Nazionale La metà dei toscani non gioca la Carta: che spreco 31 21/01/2015 La Notizia Giornale Il Governo si inchina alle lobby Spunta un regalo a Philip Morris 32 21/01/2015 Donna Moderna piccoli malanni di stagione 34 21/01/2015 Donna Moderna le sorprendenti virtù della cannella 35 VITA IN FARMACIA 21/01/2015 Corriere della Sera - Milano Lite sulla riforma sanitaria Rizzi attacca il ministro: Lorenzin parla da politico 38 21/01/2015 Corriere della Sera - Roma L'influenza manda in tilt i Pronto soccorso 39 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Medici in fuga, letti vuoti così agonizzano gli ospedali di provincia 40 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Lucia Borsellino: "Cari politici non cercate voti in corsia quei reparti devono chiudere" 42 21/01/2015 La Repubblica - Torino La Valsusa ricorre al Tar contro i tagli della sanità 44 21/01/2015 La Stampa - Torino Influenza, Torino maglia nera 45 21/01/2015 Il Messaggero - Roma Bilancio, ecco i tagli colpo di scure su scuole welfare e cultura 46 21/01/2015 Il Giornale - Milano Assistenza ai turisti malati con telefonino e numero unico 47 21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Cesena Farmaci di fascia C gratis per mille cittadini 48 21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini Mille farmaci per la Caritas 49 21/01/2015 Avvenire - Milano Maroni replica a Lorenzin 50 21/01/2015 Avvenire - Milano «Sistema pronto ad affrontare le emergenze sanitarie di Expo» 51 21/01/2015 Il Gazzettino - Venezia All'Angelo il robot Da Vinci La Chirurgia diventa geniale 52 21/01/2015 Il Mattino - Avellino «La mia odissea notturna per un'iniezione antitetanica» 53 21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova «Farmaci per l'epatite C, centro alcologico escluso» 54 21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Condannato per visite private ora il primario lavorerà gratis 55 21/01/2015 QN - La Nazione - Firenze «Grazie, Dio vi benedica Il mio bambino è guarito» 57 PROFESSIONI 20/01/2015 QN - Il Giorno - Nazionale Wise acquista PH&T Investimento da 15 milioni 59 21/01/2015 Il Manifesto - Nazionale Avvocati e farmacisti prove tecniche di coalizione sociale 60 PERSONAGGI 21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale Fitto: Silvio sbaglia, FI va al suicidio 62 21/01/2015 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi No dei senatori pugliesi al patto del Nazareno ma Amoruso si dissocia: io sto con il leader 63 20/01/2015 WallStreetItalia 19:12 L.elettorale: fronda Fi al Senato, è guerra numeri con filorenziani 64 IN PRIMO PIANO 2 articoli 21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta Pag. 37 (diffusione:48275, tiratura:63756) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CANOSA SARÀ INAUGURATA IL 31 GENNAIO AL CENTRO STUDI «FONTANA» Galenica farmaceutica parte la scuola per il Sud Italia L'interno di una farmacia l CANOSA. Sarà inaugurata sabato 31 gennaio, alle 14, la scuola permanente di galenica farmaceutica per il Sud Italia, che rappresenta il nuovo punto di riferimento per la preparazione di prodotti galenici in farmacia. La scuola avrà sede a Canosa, presso il Centro studi e ricerche "Dr Sergio Fontana, 1900-1982". Nasce dalla collaborazione tra la Società italiana farmacisti preparatori (Sifap) e l' Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Bat, presieduto dal sen. d'Ambrosio Lettieri, in partnership con l'associa zione "Galenica Futura" e con il patrocinio della Federazione Ordini farmacisti italianI. I corsi approfondiranno aspetti diversi della galenica farmaceutica, partendo tuttavia da u n'esigenza comune: fornire ai farmacisti gli strumenti e i metodi più efficaci per realizzare farmaci p e r s o n a l i z z at i . Il primo incontro formativo (31 gennaio - 1 febbraio prossimi) si concentrerà sugli aspetti normativi, tecnici e pratici dell'allestimento di medicinali in farmacia: dall'analisi del quadro normativo vigente alla gestione del laboratorio galenico, dalle modalità di acquisto e vendita delle sostanze (in particolare, quelle stupefacenti e psicotrope) all'allestimento pratico di forme farmaceutiche. "Siamo particolarmente orgogliosi di questa iniziativa, per due motivi - d i ch i a r a Sergio Fontana, amministratore unico "Far m a l ab o r " e presidente dell'associazione "Ga lenica futura" -. Il primo è il coinvolgimento di professionisti del settore, la cui esperienza servirà ad accrescere le competenze e le attitudini dei farmacisti. Il secondo, non meno importante, è la volontà di investire nel Mezzogiorno: solo attraverso nuovi saperi e abilità ci potrà essere un reale cambio di rotta". Della scuola permanente in galenica del Sud Italia fanno parte sen. Luigi d'A m b ro s i o Lettieri (presidente), presidente Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani; Paola Minghetti (responsabile scientifico), docente di tecnologia, socioeconomia e legislazione farmaceutiche dell'Università degli Studi di Milano. Compongono il Comitato tecnico scientifico: Pierandrea Cicconetti, farmacista territoriale Anzio Roma, vicepresidente Sifap; Michele Dalfino Spinelli, segretario Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani; Sergio Fontana, presidente associazione "Galenica Futura"; Giuseppe Gaetano Morea, vice presidente Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani; Anna Tolomeo, coordinatore ricerca & sviluppo settore radiofarmaceutico - Itel Telecomunicazioni Srl. Nella prima giornata (sabato 31 gennaio) alle 14 apertura dei lavori (Luigi d'Ambrosio Lettieri; Andrea Mandelli); attività didattica: 14,15 introduzione (Paola Minghetti ), 14,30 aspetti normativi, limiti operativi e responsabilità del farmacista preparatore (Paola Minghetti ), 15,30 normativa e gestione delle preparazioni a base di sostanze velenose, dopanti, stupefacenti (Paola Minghetti ), 16,30 preparazioni allestite in forma multipla a base di estratti vegetali (Pierandrea Cicconetti), 17,30 norme di buona preparazione e Dm 18/11/03: applicazioni (Pierandrea Cicconetti ), 18,30 l'esperto risponde (Paola Minghetti; Pierandrea Cicconetti ). Nella seconda giornata (domenica 1 febbraio) 9 teoria delle preparazioni solide ad uso orale: le capsule (Pierandrea Cicconetti ), 10 esecuzione pratica con allestimento di forme farmaceutiche: capsule (Pierandrea Cicconetti ) esecuzione diretta da parte dei partecipanti / tutor Luca Giannotti), 11 la teoria delle preparazioni semisolide per applicazione cutanea (Pierandrea Cicconetti ), 12 l'attività di vigilanza dei Carabinieri del Nas (Cosimo Piccinno), 14,30 esecuzione pratica con allestimento di forme farmaceutiche: preparazioni semisolide (Pierandrea Cicconetti) esecuzione diretta da parte dei partecipanti / tutor Giovanni Summonte), 17 questionario a risposta multipla. [a.buf.] IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/01/2015 7 20/01/2015 11:59 Lospiffero.com Sito Web La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Primo piano In Piemonte regge Renzusconi Regge il patto del Nazareno, almeno in Piemonte. Tra i tre grandi elettori espressi dalla Regione per l'elezione del nuovo Capo dello Stato ci sono due consiglieri del Pd, il governatore Sergio Chiamparino e il numero uno di Palazzo Lascaris Mauro Laus, e uno di Forza Italia, il capogruppo Gilberto Pichetto. I due esponenti democratici hanno ottenuto 31 voti a testa, mentre sono andate 16 preferenze all'esponente azzurro. Non riesce il blitz al Movimento 5 stelle, che prima lancia un appello per mandare una donna a Roma e poi candida Davide Bono: per lui solo 10 voti. Caduti nel vuoto pure i due appelli al voto rosa, lanciati ieri dall'assessora di Sel Monica Cerutti e oggi in Aula dal capogruppo pentastellato Giorgio Bertola perché nella terna fosse compresa una rappresentante donna. Una designazione che ha potuto contare su un solido asse tra gli azzurri e i democratici, concretizzato nella scelta da parte del Pd di far indicare nella scheda da sei suoi esponenti l'accoppiata con l'avversario-alleato: tre si sono espressi per Chiamparino-Pichetto, tre per il ticket Laus-Pichetto. Operazione di contrasto agli appetiti grillini, ricambiati nel segreto dell'urna dai consiglieri forzisti. Resta il fatto che Bono ha ottenuto due voti in più rispetto alla compagine grillina e i sospettati principali sono il vendoliano Marco Grimaldi e l'eletto della lista Chiamparino Mario Giaccone, presidente dell'Ordine torinese dei farmacisti e sempre più cane sciolto della maggioranza. Si tratta, ovviamente, di illazioni raccolte nei corridoi di Palazzo Lascaris (ma abbastanza attendibili). Con il voto si è ricomposta anche la frattura interna al Pd segnata nelle scorse settimane dal braccio di ferro tra Laus e il segretario regionale (e capogruppo) Davide Gariglio che ci teneva moltissimo ad essere parte della spedizione romana. Poi la comunicazione della conferenza dei presidenti delle Regioni con l'indicazione "di massima" a privilegiare le cariche di vertice e qualche magheggio tra le correnti hanno stemperato le tensioni e risolto la vicenda. Ora i tre si uniscono ai 45 deputati e 22 senatori a costituire la pattuglia piemontese che sarà chiamata all'appello alla Camera il prossimo 29 gennaio, primo giorno di votazione. Piemontesi sulla carta, giacché non tutti sono originari della regione allobroga, visti i tanti paracadutati, piazzati ai vertici delle liste nelle elezioni del 2013. Tra questi Angelino Alfano, Daniele Capezzone, Elio Vito, Annagrazia Calabria, tutti appartenenti al vecchio caravanserraglio berlusconiano, ma c'era anche qualche democratico, dall'ipercattolico Edo Patriarca al turborenziano Francesco Bonifazi, già presidente del Consiglio comunale di Firenze. Tra i deputati e senatori messi in lista quando il segretario era ancora Pier Luigi Bersani non mancano tanti tipi "sinistri", affiliati ancora più o meno organicamente alla ditta dell'ex numero uno o comunque in posizione dialettica rispetto al nuovo verso impresso da Matteo Renzi: dagli alessandrini Daniele Borioli e Federico Fornaro ai torinesi Andrea Giorgis e Cesare Damiano, passando per Patrizia Manassero, Nerina Dirindin, l'esponente di Libera Davide Mattiello, seppur ognuno con sfaccettature proprie. Mentre i Giovani Turchi guidati da Stefano Esposito e Anna Rossomando hanno scelto una posizione di collaborazione con l'attuale leader e, in particolare, il senatore torinese è riuscito ad aprire un canale riservato con il premier. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/01/2015 8 SANITÀ NAZIONALE 20 articoli 21/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) L'India non cede agli Usa Il farmaco anti epatite C costerà soltanto un dollaro Adriana Bazzi a pagina 24 Costerà agli indiani un dollaro a pillola invece dei 1.000 che l'azienda produttrice, l'americana Gilead, fa pagare in alcuni Paesi occidentali: parliamo del sofosbuvir, il nuovo farmaco contro l'epatite C. L'ufficio brevetti di Delhi ha appena respinto la richiesta di registrazione del medicinale, presentata dall'azienda, perché non lo ritiene sufficientemente innovativo e potrà produrlo come generico (senza pagare royalties ). È un'interessante trovata per ovviare ai costi esorbitanti delle nuove terapie, insopportabili per molti sistemi sanitari e soprattutto per il Sub-continente dove l'infezione da virus dell'epatite C è diffusissima (chiamano «Killead», da kill , uccidere, la Gilead perché ostacola, con la sua politica, l'accesso ai farmaci). La guerra dei prezzi è aperta, in tutto il mondo. Negli Usa due grandi assicurazioni private hanno stretto accordi con due produttori dei nuovi medicinali, ottenendo una riduzione dei costi e diventando, di fatto, «prescrittori», al posto dei medici. In Italia il sofosbuvir ha appena avuto il via libera, l'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco) ha negoziato sconti sulle terapie che, per accordi con l'azienda, non sono stati resi pubblici (negli Usa il prezzo di un ciclo di terapia è di 84 mila dollari, da noi si parla di cifre attorno ai 40 mila euro) e il governo ha stanziato un miliardo di euro per queste terapie. In Italia, dunque, il prezzo per pillola sarebbe poco inferiore ai mille dollari, attorno agli 800 euro. Si potranno così curare, in due anni, 50 mila persone, ma i candidati alla terapia sarebbero all'incirca un milione e mezzo. Se si trattassero tutti, il sistema sanitario potrebbe andare in bancarotta. E allora si sono scelte alcune categorie di malati da curare: quelli con la patologia più grave. «Secondo logica - dice Antonio Craxì, epatologo a Palermo - sarebbe meglio privilegiare pazienti con malattia meno avanzata perché possono essere guariti e uscire dal circuito dell'assistenza». Aggiunge Carlo Federico Perno, virologo di Roma: «In un sistema a risorse limitate varrebbe la pena di chiederci se non spendiamo troppo per curare chi ha prospettive di guarigione basse e investiamo troppo poco per cure, come quella per l'epatite C, che hanno percentuali di successo di oltre il 95%». I pazienti italiani, al momento, sono in attesa: sono le Regioni che devono decidere come spendere i soldi. E c'è un po' di confusione. Intanto l'Ema (l'agenzia europea del farmaco) ha registrato due nuove molecole che hanno il vantaggio di essere somministrabili per bocca e non richiedere il concomitante uso di interferone (un farmaco che ha effetti collaterali importanti). È una buona notizia per due motivi: si stanno perfezionando le terapie e l'arrivo di nuovi farmaci sul mercato farà abbassare i prezzi. Ma c'è un altro modo per risparmiare: mettere a punto terapie sempre più efficaci per pazienti difficili (con trapianto, con cirrosi, con infezioni da virus dell'Aids), e ridurre i tempi di trattamento, come ribadito all'ultimo congresso dell'Associazione americana per lo studio delle malattie di fegato. «È all'orizzonte una terapia "breve" - commenta Savino Bruno, epatologo di Milano - che prevede l'associazione di tre molecole in un'unica pillola da somministrare per bocca una volta al giorno. Che funziona contro i sei tipi diversi del virus C dell'epatite (quelli che abbiamo ora a disposizione sono efficaci solo su alcuni tipi, ndr )». La storia delle cure per l'epatite C assomiglia a quella per l'Aids. Là siamo riusciti a rendere cronica la malattia, qui possiamo guarire. Adriana Bazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA I costi per i cittadini e il Sistema sanitario in Italia Fonte: Rapporto Osmed luglio 2014 (su dati 2013) Corriere della Sera LA SPESA FARMACEUTICA TERRITORIALE L'incidenza della spesa farmaceutica sul Prodotto interno lordo nazionale 26,1 miliardi di euro La spesa farmaceutica complessiva nel 2013 (pubblica e privata) 1,5 milioni Il numero di persone con Hcv (virus epatite C) in Italia Comprende i farmaci venduti in farmacia e SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità 21/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato quelli distribuiti direttamente dalle Asl (In milioni di euro) +2,3% L'aumento della spesa farmaceutica complessiva nel 2013 rispetto al 2012 6.406 milioni di euro La spesa farmaceutica a carico del cittadino (composta soprattutto di farmaci in classe C con obbligo di ricetta medica) 140 milioni Il numero di persone con Hcv (virus epatite C) nel mondo 50 mila Il numero di persone che potrebbero essere curate in Italia La quota di spesa farmaceutica rimborsata dal Servizio sanitario nazionale 1,7% 75,4% 14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2002 2000 2004 2006 2008 2010 2012 2013 Spesa pubblica Spesa privata Confronto del prezzo dei farmaci nel 2013, nei diversi Paesi europei (indice di Laspeyres applicato ai prezzi. Italia=100) Irlanda *non include il dato ospedaliero 0 20 40 60 80 100 120 Germania Finlandia Francia Belgio Austria Regno Unito Italia Spagna Portogallo Grecia* 119,6 118,4 115,6 111,6 111 108,6 100 98,7 98,1 86 84 mila euro il prezzo di un ciclo di terapia Gilead negli Stati Uniti 40 mila euro il costo in Italia della stessa terapia contro l'epatite C 1 miliardo di euro stanziato da Roma per finanziare la terapia Cos'è Il Sovaldi, prodotto dall'azienda Gilead, è un farmaco contro l'epatite C. Il suo principio attivo è il sofosbuvir, considerato da una Corte indiana troppo simile a uno già brevettato L'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, è l'autorità nazionale competente per l'attività regolatoria dei farmaci in Italia 21/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:556325, tiratura:710716) Scrittura Se un diario ci aiuta a trovare la felicità Nuovi esperimenti dimostrano che migliora i disturbi dell'umore, giova alla salute, aumenta la memoria e riduce i consulti medici Le prove sugli studenti hanno portato a voti migliori e ridotto l'abbandono scolastico Per gli psicologi avere davanti la verità su ciò che sta a cuore diventa l'occasione per cambiare Correggendo e rivedendo il testo si può arrivare a modificare la percezione di se stessi TARA PARKER-POPE LA RICERCA scientifica sui vantaggi della scrittura espressiva è enorme. Gli studi hanno dimostrato che scrivere di sé e delle proprie vicende personali può migliorare i disturbi dell'umore, ridurre i sintomi nei pazienti oncologici, giovare alla salute dopo un attacco cardiaco, diminuire i consulti medici e perfino aumentare la memoria. Ora i ricercatori stanno cercando di studiare se il potere della scrittura, e della riscrittura della propria storia personale, possa portare a cambiamenti del carattere e aumentare la felicità. Il concetto si basa sul fatto che tutti abbiamo un'idea della nostra storia personale che plasma la nostra visione del mondo e di noi stessi. Talvolta però la nostra coscienza non afferra le cose in modo corretto. Alcuni ricercatori credono che scrivendo, correggendo e rivedendo le proprie storie, si possa modificare la percezione di sé e individuare quali ostacoli si frappongono al raggiungimento di una salute migliore. Sembrerà forse una tecnica sciocca di auto-aiuto, ma la ricerca indica che i risultati sono reali. In uno dei primi studi condotti sull' editing della propria storia personale, i ricercatori hanno raccolto informazioni su un gruppo di una quarantina di matricole della Duke University che incontravano difficoltà a livello di apprendimento. Non solo si preoccupavano dei voti, ma alcuni mettevano in dubbio il fatto di essere culturalmente alla pari con gli altri studenti della facoltà. Gli studenti sono stati divisi in gruppi sui quali si è intervenuto e gruppi di controllo. Ai primi sono state fornite alcune informazioni dalle quali risulta che è normale per gli studenti del primo anno imbattersi in qualche difficoltà e si sono mostrati i filmati di studenti del secondo e dell'ultimo anno che raccontavano come i loro voti fossero migliorati poco alla volta. Lo scopo dello studio era sollecitare gli studenti a scrivere le proprie storie personali sulla vita al college. Invece di pensare di non essere adatti, sono stati incoraggiati a riflettere di avere bisogno di più tempo per potersi abituare ad essa. I risultati, pubblicati sul Journal of Personality and Social Psychology , sono stati strabilianti: nel breve periodo, quelli che avevano ascoltato questa spiegazione hanno avuto voti più alti in un esame di prova. Gli esiti sul lungo periodo sono stati ancora più considerevoli. Gli studenti sollecitati a modificare la loro visione delle cose hanno migliorato la media dei voti e l'anno seguente hanno abbandonato gli studi con un tasso inferiore rispetto agli studenti ai quali non era stata data questa informazione. In un'altra ricerca, gli studiosi di Stanford si sono concentrati sugli studenti afro-americani che incontravano difficoltà ad abituarsi al college. Ad alcuni è stato chiesto di scrivere un testo o registrare un filmato sulla loro esperienza personale da mostrare in futuro ad altri studenti. La ricerca ha mostrato che chi ha preso partea questo esperimento nei mesi seguenti ha ricevuto voti più alti rispetto agli studenti del gruppo di controllo. In un'altra ricerca è stato chiesto alle coppie sposate di scrivere qualcosa su una lite come se fossero osservatori neutrali. Tra 120 coppie, coloro che avevano indagato i loro problemi con la scrittura hanno evidenziato un miglioramento della felicità nella relazione di coppia maggiore rispetto alle coppie che non avevano mai messo per iscritto i loro problemi. Questi interventi attuati tramite la scrittura possono stimolare le persone a passare da una mentalità controproducente a un atteggiamento più ottimistico che si auto-rafforza, sostiene Timothy D. Wilson, docente di psicologia dell'università della Virginiae responsabile dello studio della Duke. Wilson, autore del libro Redirect: Changing the Stories We Live By pubblicato questo mese, ritiene che se scrivere non risolve ogni problema, aiuta le persone a farvi fronte. Scrivere, infatti, obbliga a ricostruire ciò che preoccupa e a trovare un nuovo significato, dice. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 La scienza 21/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:556325, tiratura:710716) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Buona parte del lavoro sulla scrittura espressiva è stata effettuata sotto la guida di James Pennebaker, professore di psicologia all'università del Texas. In uno degli esperimenti ad alcuni universitari è stato chiesto di scrivere ogni giorno per un quarto d'ora qualcosa su un'importante questione personale o su argomenti di secondaria importanza. Successivamente è stato verificato che quelli che avevano parlato dei propri problemi personali si sono ammalati meno e hanno dovuto ricorrere in meno occasioni al centro sanitario studentesco. L'idea è di far sì che le persone arrivino ad accettarsi per quello che sono, dice Pennebaker, «penso che la scrittura espressiva sia un valido mezzo per correggere il corso della propria vita». Al Johnson & Johnson Human Performance Institute, i "life coach" hanno chiesto ai clienti di individuare i propri obbiettivi e di scrivere perché non li avevano raggiunti. In seguito è stato chiesto loro di riflettere su quanto avevano scritto, e di correggere la prima versione per arrivare a una valutazione più sincera dell'accaduto. Vari aneddoti comprovano l'efficacia di questo approccio. Per esempio, una signora di nome Siri ha scritto di voler migliorare la propria forma fisica, ma essendo colei che porta a casa lo stipendio per mantenere la famiglia si sentiva già in colpa per il fatto di stare lontano molte ore dai figli. Dietro sollecitazione ha riscritto una versione basata sugli stessi fatti, ma con una valutazione più sincera del perché non fa esercizio fisico. La verità, ha concluso, è che non mi piace, non do abbastanza importanza alla mia salute, e uso il lavoro e i figli come scuse. Incuriosita dalle prove che avallano l'utilità della scrittura espressiva, ho deciso di dedicarmici, con l'aiuto di Jack Groppel, cofondatore dell'Human Performance Institute. Anche io ho molteplici spiegazioni da addurre sul perché non trovo mai il tempo di fare esercizi, ma se mi metto a scrivere i miei pensieri, scopro che spostando le priorità sono in grado di trovare il tempo. Groppel dice che una volta che ti trovi davanti la verità su ciò che ti sta veramente a cuore scopri di avere l'occasione giusta per cambiare. (Traduzione di Anna Bissanti. © 2015, The New York Times) I TEST COPPIE L'invito a scrivere e descrivere i loro recenti litigi come se riguardassero una terza persona ha nettamente migliorato la loro relazione amorosa SALUTE Studenti invitati a scrivere dei loro problemi si sono ammalati meno dei compagni, conferma un test della Texas university UNIVERSITARI La scrittura della propria storia e delle difficoltà ha abbassato del 75% il tasso di abbandono scolastico nei gruppi dove è stata testata 21/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Ma lo sfogo funziona solo se dietro c'è una terapia" «MI capita spesso di parafrasare Carmelo Bene dicendo che quando si soffre il dilettante inizia a scrivere, il professionista invece smette». Sandro Veronesi crede agli effetti terapeutici della scrittura, ma soloa patto che sia finalizzataa una vera terapia, secondo dei precisi protocolli scientifici. «La mia esperienza personale», spiega lo scrittore di Caos calmo e Terre rare (Bompiani), «mi insegna che se scrivi per scaricare sulla pagina la sofferenza allora forse sul momento riesci nell'intento ma poi non sai cosa fartene della scrittura. Quelli bravi hanno sempre saputo scrivere in qualsiasi condizione, anche da infelici. Pensoa Leopardi, ad esempio.È difficile che un poeta non soffra. Ma la scrittura è veramente terapeutica solamente se c'è un lavoro di terapia dietro». I rischi quali sono altrimenti? «Quando uno scrive in realtà vuole sempre essere letto, giudicato. Da tempo dicono che si scrive soprattutto per se stessi, ma poi la scrittura non finisce mai lì, come magari succede con la pittura: la pittura produce un oggetto, la scrittura ne chiede la sua pubblicazione». Che effetto ha l'atto della scrittura su Veronesi scrittore? «È così impegnativo per me come processo e così arcano che se non sto bene non scrivo. Quando attraverso periodi di sofferenza mentale mi guardo bene dal farlo. Perché voglio preservare l'atto della scrittura, con la sua potenza, da queste influenze. Ma il mio, come dicevo, è un approccio da professionista: dedico alla pagina la mia vita attiva, non scrivo nel tempo libero. Se il tempo attivo è condizionato dalla sofferenza la prima cosa che ne soffre è proprio la scrittura. Non ho mai scritto come cura». (gianni santoro) Foto: LO SCRITTORE Sandro Veronesi autore per Bompiani di "Caos calmo" e "Terre rare" SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 L'INTERVISTA 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:309253, tiratura:418328) " Sanità a rischio senza nuovi investimenti" PAOLO RUSSO ROMA La sanità è in deficit, non solo finanziario ma anche assistenziale. Tant'è che «senza investimenti diventa problematico garantire ancora i Lea, i Livelli essenziali di assistenza». A lanciare l'allarme è la Corte dei Conti nella sua «Relazione sulla gestione finanziaria 2013 degli enti territoriali». Tra il 2010 e il 2013, rimarcano i magistrati contabili, la spending review ha tagliato il 2,8% della spesa sanitaria, in discesa per 3,1 miliardi di euro. Risparmi ottenuti soprattutto alle voci «personale» e farmaceutica territoriale, nonostante i ticket sui medicinali siano cresciuti di un roboante 66% negli ultimi 4 anni. Resta complicato mantenere entro il tetto programmato la spesa per i farmaci ospedalieri, specie i più innovativi che nel 2014 pare abbiano «sforato» di un miliardo. Il rischio che la Relazione lascia trasparire è che l'esigenza di bilanciare i conti possa rinviare o limitare l'ingresso dei nuovi medicinali «salvavita» che l'industria è pronta a sfornare in gran numero. Bene invece i conti delle regioni nei piani di rientro anche se con addizionali Irpef e Irap anziché con la lotta agli sprechi. Tra le regioni con i conti in ordine: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. «Sorvegliate speciali» Liguria e Basilicata. Ma è sul fronte dell'assistenza che il default rischia di diventare generalizzato. Soprattutto se i 4 miliardi di tagli imposti dalla legge di stabilità dovessero scaricarsi in larga parte sul Fondo sanitario. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA CORTE DEI CONTI 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:309253, tiratura:418328) A Medicina più posti nelle scuole di specialità FLAVIA AMABILE ROMA Specializzazioni mediche, si cambia. Già da questo anno accademico, i giovani medici appena laureati potrebbero vedere accorciato di un anno il loro percorso nelle scuole di specializzazione medica. Alla fine dovrebbero sostenere un esame nazionale di certificazione per singola specialità, a garanzia della loro preparazione. E durante la formazione non presteranno servizio solo nei policlinici universitari ma anche negli ospedali della loro zona. Sono alcune delle novità del decreto di riforma delle specializzazioni mediche, che ha ricevuto il via libera del Consiglio superiore di sanità ed è in attesa della firma dei ministri dell'Istruzione e della Salute per completare l'iter. Secondo Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, e presidente della V sezione del Css, i risparmi che si otterranno dalla riforma «serviranno anche ad aumentare il numero di borse per le scuole di specializzazione, oggi circa 5mila a fronte di circa 10mila laureati in Medicina l'anno». Da un lato, «accorciando la durata delle scuole si risponde all'esigenza di risparmiare in tempi di crisi, dall'altro c'è la riorganizzazione dell'ordinamento attraverso un'operazione di qualità che ci permette di mantenerci in linea con l'Europa. In pratica, riduciamo la "cilindrata", ovvero la durata delle scuole, ma aumentiamo i "cavalli motore", ovvero la qualità del sistema». I cambiamenti, spiega Lenzi, prevedono anche l'accorpamento di alcune scuole e l'eliminazione di Medicina aerospaziale e Neurofisiopatologia. Le scuole passeranno da 57 a 50, e per 30 di esse il percorso verrà accorciato di un anno. Per quel che riguarda la formazione in corsia si punta a specifiche convenzioni e meccanismi di accreditamento rigorosi. Le Regioni si sono dette pronte a finanziare borse di studio. Oggi si terrà ancora un incontro al ministero della Salute per il testo definitivo. La proposta - che registra un giudizio «parzialmente positivo» del maggiore dei sindacati medici, l'Anaao - è stata però criticata da presidi e docenti delle Facoltà di Medicina campane. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA RIFORMA ACCORCIA DI UN ANNO 30 CORSI SU 50 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:309253, tiratura:418328) Fondi in caduta e follie degli animalisti: è difficile la lotta alla sindrome di Rett GABRIELE BECCARIA Che cosa impedisce di trovare una cura alla sindrome di Rett, una terribile malattia neurologica che colpisce le bambine e le trasforma in piccoli fantasmi, privi di parola e perfino del controllo dei movimenti elementari? È una lista di ostacoli quella che ha raccontato mercoledì scorso Nicoletta Landsberger, una delle studiose più impegnate su questo fronte della ricerca. Ciò che ancora la turba ha spiegato nella conferenza alla Scuola Normale Superiore di Pisa - è il «no» dei gruppi animalisti, la cui logica, brutale, è la seguente: meglio proteggere un topolino che salvare una bambina di 18 mesi. Quando, nel marzo scorso, la professoressa dell'Università dell'Insubria e del San Raffaele di Milano aveva contribuito a organizzare una lotteria per raccogliere fondi - il carburante indispensabile alla ricerca è scattato il boicottaggio. E l'associazione delle famiglie delle malate, la «ProRett», è stata costretta ad annullare tutto. C'erano rischi di ordine pubblico. Eppure - ha sottolineato la professoressa in occasione del programma «Virtual immersions in science» - «non ammazziamo nessun animaletto». Senza i test sui topolini la malattia - che, sebbene relativamente rara, è una delle maggiori cause di disabilità intellettuale femminile - non sarà sconfitta. Alla base c'è l'anomalia di un gene, Mecp2, che ha sottolineato Landsberger «funziona come un semaforo rosso, ma che nella sindrome non esegue più i suoi compiti, scatenando nel cervello un terribile "rumore": una cacofonia invece di una sinfonia». Ora nei laboratori di Milano e Varese la biologa e il suo team esplorano i meccanismi molecolari e puntano a ideare una terapia genica. È una corsa contro il tempo e una sfida ai misteri del Dna, tra fondi in caduta e irrazionalità montante. «Le nostre bambine, mi hanno detto le madri dell'associazione, hanno fretta. E hanno subito aggiunto: cari scienziati, imparate a collaborare!». Foto: Nicoletta Landsberger È professoressa all'Università dell'Insubria al San Raffaele di Milano SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tutto scienze salute / dossier medicina 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:309253, tiratura:418328) Al via i magici 12 Sono i "cluster" per produrre ricerca Combineranno iniziative pubbliche e private La presentazione al Novartis BioCamp Italia STEFANO RIZZATO Èil tassello mancante del sistema scientifico e tecnologico italiano. Un obiettivo importante, eppure spesso catalogato come impossibile: mettere insieme pubblico e privato, fare rete tra laboratori e aziende, collaborare per rendere più razionale il percorso della ricerca, a cominciare da quella biomedica. È questa la mossa-chiave che permetterebbe di moltiplicare i risultati senza moltiplicare gli sforzi. Una priorità rilanciata poche settimane fa, a Milano, al Novartis BioCamp Italia, evento dedicato agli studi biomedici. Tre giorni di lavoro che hanno coinvolto 34 giovani talenti della ricerca. E con due vincitori, scelti da una giuria di esperti come volti emergenti dell'eccellenza: Laura Francesca Pisani, post-doc in biotecnologia veterinaria all'IrccsSan Donato di Milano, e Fernando Torres Andón, ricercatore spagnolo impegnato nel laboratorio di immunologia cellulare dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano. Giovani talenti Il futuro della biomedicina passerà anche dal loro talento e da quello di tanti colleghi. Ma anche dalle condizioni in cui lavoreranno. «Puntiamo a creare un dialogo stabile tra ricerca e imprese, con un programma nazionale per la ricerca che per la prima volta fissa un orizzonte di sette anni, fino al 2020», ha detto Mario Calderini, consigliere del ministero dell'Istruzione per le politiche di ricerca e innovazione. Nel piano ci sono 12 centri d'incontro tra pubblico e privato, chiamati «cluster tecnologici nazionali» e dedicati, ognuno, a un settore. I primi otto trattano di aerospaziale, agrifood, chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità sostenibile, salute, sicurezza e inclusione sociale. Per la verità esistono già da un paio d'anni, ma quasi solo sulla carta. Così, mentre altri quattro «cluster» attendono di vedere la luce - su energia, economia del mare, beni culturali e made in Italy -, c'è da sperare che la svolta sia davvero decisiva. «I cluster saranno piattaforme anche per agende di ricerca condivise», assicura Calderini. Che non nasconde i limiti attuali e pregressi: «Negli anni il pubblico ha rinunciato al dialogo con i privati per la costruzione del sapere. Si è andati avanti con bandi asettici, che spesso hanno rallentato troppo i finanziamenti». Inutile nasconderlo: a prescindere da qualunque svolta filosofica, quello dei soldi sarà ingrediente decisivo. Perché i «cluster» funzionino, andranno finanziati a dovere e senza sprechi. Magari iniziando a rendere più razionale il lavoro di università e centri di ricerca pubblici, eliminando sprechi, doppioni e finanziamenti a pioggia. «Per gli enti pubblici di ricerca - dice Calderini sono auspicabili un riordino delle competenze e, forse, qualche aggregazione. Le università devono essere incentivate a valorizzare ciò che sanno fare in proprio e collaborare con altri quando è preferibile. E può essere utile aumentare la mobilità dei ricercatori tra pubblico e privato: un modello che ha fatto la fortuna di altri Paesi». Per vedere aziende e atenei parlarsi, toccherà allora che anche le università inizino ad essere più imprenditoriali e vincolate ai risultati. A margine di BioCamp l'ha suggerito Guido Guidi, l'italiano a capo di Novartis Europa: «Valutare la ricerca è decisivo e nemmeno così difficile. Ma serve fare il passo in più e collegare la suddivisione dei fondi in base alla qualità e ai contenuti. In Italia non è mai successo, ma è tempo di farlo capire: premiare chi fa bene non è discriminatorio nei confronti degli altri, è semplicemente giusto». Poca trasparenza Alla presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l'evento organizzato da Novartis ha offerto l'occasione di riflettere sulle difficoltà italiane in materia di trasferimento della ricerca. «I flussi dei fondi per la scienza - prosegue Guidi - sono caotici, quasi impossibili da ricostruire, e tolgono trasparenza al sistema. Anche per questo abbiamo chiesto al governo di creare una cabina di regia unica, che abbia all'interno pubblico e privato ed elimini barriere senza senso tra i due mondi». Come avviene con le «Innovation Alliances» tedesche, imprese e università devono collaborare in tutte le fasi dell'innovazione medica e tecnologica. «Una formula può essere questa: università impegnate soprattutto sulla ricerca di base e aziende al lavoro per trasformare i risultati - aggiunge Guidi -. In Italia non è facile. Ci sono tante aziende medio-piccole e manca una multinazionale del farmaco. Ma si possono creare nuclei a livello locale. A partire dalla Lombardia, che nel farmaceutico e biomedicale ha tante aziende e centri di ricerca». 13 - Continua SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scienza Democrazia 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:309253, tiratura:418328) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Guido Guidi Immunologo RUOLO : È A CAPO DELLA «REGION EUROPE» DI NOVARTIS ONCOLOGY IL SITO : WWW.NOVARTIS.IT/ Foto: La nanomedicina Una nuova frontiera di cura grazie alle nanotecnologie Foto: LAGUNA DESIGN/SCIENCE PHOTO 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Tumori del sangue: le terapie in arrivo per i casi più cattivi" Le nuove strategie all'Ieo di Milano: più farmaci molecolari e meno chemio VALENTINA ARCOVIO L'istituto All'Ieo di Milano si potenzia la divisione di Oncoematologia ANatale c'è stata la consueta cena di auguri d e l l 'a s s o c i a z i o n e d e i pazienti Aipe, con Corrado Tarella e tutta l'équipe dell ' E m at o l o g i a d e l l 'O s p e d a l e Mauriziano. Ma l'occasione è stata particolare, perché Tarella si è da poco trasferito all'Ieo, l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Hanno partecipato alla festa molti dei suoi pazienti e, tra questi, un affermato professionista, che da giovane, all'inizio di un'importante carriera, era stato curato con un trapianto di midollo per una malattia m o l t o d i f f i c i l e, e a n c h e u n brillante 83enne, che ha superato da oltre due decenni l a m a l at t i a . No n s t u p i s ce, quindi, la commozione di Tarella nel lasciare l'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, insieme con quella dei pazienti. «In ematologia il legame tra medico e paziente dura tutta la vita», spiega. Ma la sfida che lo aspetta all'Ieo, alla guida della divisione di Oncoematologia, è troppo stimolante per rinunciarvi. Torinese, classe '51, Tarella è uno dei punti di riferimento dell'eccellenza ematologica italiana ed è riconosciuto a livello internazionale come un pioniere nelle terapie per leucemie, linfomi e mielomi. Dopo un periodo di formazione negli Usa, al National Cancer Institute di Bethesda e al Johns Hopkins di Baltimora, ha svolto la propria attività clinica e di ricerca a Torino, presso la divisione universitaria di Ematologia dell'Ospedale Molinette (ora Città della Salute) per poi diventare direttore della divisione di Ematologia e Terapie Cellulari dell'Ospedale Mauriziano e del Laboratorio di Ematologia Sperimentale del Molecular Biotechnology Center. Nuova città, nuovo lavoro, nuovi pazienti. Professore, in che modo affronterà questa nuova sfida? «Con entusiasmo, naturalmente. L'Ieo è un centro di riferimento internazionale in oncologia e ho intenzione di sfruttare appieno l'opportunità per migliorare la cura dei pazienti. Oltre a una struttura forte e innovativa, all'Ieo ho la possibilità di fare parte di un nuovo team interamente dedicato all'oncoematologia. Insieme con personalità di caratura scientifica mondiale potrò affrontare la malattia ematologica con un approccio multidisciplinare». Quali saranno i suoi obiettivi? «Oltre ad ampliare i servizi della divisione a tutte le neoplasie ematologiche e ad offrire ai pazienti la possibilità di essere seguiti anche dopo la dimissione con ambulatori aperti 24 ore al giorno, l'ulteriore obiettivo sarà quello di sviluppare una diagnostica personalizzata e di mettere a punto farmaci a bersaglio molecolare che ci consentano di limitare l'utilizzo della chemioterapia». Com'è cambiata l'oncoematologia negli ultimi 20 anni? «E' migliorata tantissimo sotto molti aspetti. Primo fra tutti quello diagnostico. Oggi abbiamo gli strumenti che ci permettono di fare un identikit preciso della malattia in modo da personalizzare il più possibile i trattamenti. Un esempio è quello del linfoma, che in passato aveva come principale presidio terapeutico la chemioterapia, somministrata in modo ripetitivo nella maggioranza dei pazienti. Oggi sappiamo che ci sono molteplici tipi di linfoma e per ognuno si stanno sviluppando modalità terapeutiche sempre più specifiche. Con l'analisi molecolare di ogni linfoma sta diventando possibile vedere tutte le sfumature della malattia, con le mutazioni del Dna che l'hanno causata, e sapere in anticipo quale trattamento è più adatto per ciascun paziente». Quali sono stati, invece, i progressi sotto il profilo dei trattamenti? «Sicuramente un'importante conquista in campo ematologico è stato l'utilizzo delle cellule staminali nei trapianti di midollo, una procedura ora fondamentale per la terapia dei tumori ematologici più difficili da trattare. Poi ci sono i farmaci a bersaglio molecolare, cioè mirati alle cellule tumorali, con minima tossicità sulle cellule sane. Non ultimo,il cosiddetto "monitoraggio molecolare": è una metodica che ci consente di valutare nei minimi dettagli la risposta della malattia ai trattamenti, offrendoci la possibilità di modulare le successive terapie». E ora dove sta andando la ricerca? «Sinora sono stati tantissimi i progressi, che ci hanno permesso di salvare la vita di molti pazienti affetti da gravi tumori ematologici. Ora il nostro obiettivo è comprendere perché, ancora oggi, un gruppo di pazienti non risponde bene alle cure e poter intervenire nel modo più opportuno. La biologia molecolare e l'uso dell'immunoterapia e delle più aggiornate terapie cellulari sono i principali strumenti per SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ONCOLOGIA 21/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:309253, tiratura:418328) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato cercare di gestire e guarire anche quella minoranza di pazienti che non riusciamo ancora a salvare con le attuali terapie». Corrado Tarella Oncologo Foto: RUOLO : È DIRETTORE DELLA DIVISIONE DI ONCOEMATOLOGIA DELL'IEO, L'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA DI MILANO ANSA 21/01/2015 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:210842, tiratura:295190) Vegani, una vita al verde Carla Massi Nella loro cucina non troviamo pasta all'uovo, latte, latticini, pesce, carne, uova, miele e cioccolata prodotta con latte animale. Non troviamo neppure salumi, insaccati e formaggi. Questi alimenti non trovano posto sulle tavole degli oltre settecentomila vegani che abitano in Italia. Circa l'1% della popolazione. Ormai in continua crescita, più 15% l'anno. Ancora un dato: 7% degli italiani tra vegani e vegetariani. Una sorta di sotterranea rivolta al panino con l'hamburger, alla bisteccona, al pollo arrosto e anche alle polpette al sugo. Sono sempre di più, dunque, coloro che scelgono di abbracciare questa filosofia del cibo che esclude qualsiasi alimento o prodotto di derivazione animale. Quasi un terzo, il 31% dei vegetariana e vegani ha scelto di escludere la carne per rispetto nei confronti degli animali, il 24% perché fa bene alla salute mentre il 9% per l'ambiente. Una "preferenza verde" come quella, ma in una forma pericolosa e paradossale, di Mina, protagonista del film appena uscito "Hungry Hearts" di Saverio Costanzo. Una giovane coppia (Alba Rohrwacher e Adam Driver) a New York e il loro bimbo appena nato: al centro, l'ortodossia del cibo, visto che la mamma decide di nutrire il figlio, rischiando di portarlo alla morte, solo con germogli e altri vegetali. Un cattivo esempio, quasi un danno per l'immagine vegana: il vero demonio non è il non mangiare alimenti a base di carne, infatti, ma l'esasperazione della filosofia di vita. I CIBI Che, nel caso della vegana, viene considerata una scelta per prevenire, in alcuni casi anche per curare. «Le persone sono in cura dai loro medici questo tipo di vita può fare molto - spiega Maria Victoria Tuan, naturopata veg Ripulendo l'organismo dalle tossine che ci portiamo dietro da anni. L'alimentazione "verde" è indicata per tutte le infiammazioni, in caso di malattie croniche e degenerative. Anche per il diabete. E' meglio iniziare il pasto con un'insalata mista e continuare poi con un piatto di pasta integrale. Perché il crudo aiuta a digerire il cotto e ad assimilare quello che viene dopo». Indicazione utile anche per chi continua a mangiare la carne: preferire cereali integrali in cui il germe delle farine bianche che favoriscono le infiammazioni così come gli zuccheri raffinati. Nei supermercati, rispetto a qualche anno fa, non solo va via più frutta e verdura ma crescono i consumi (nonostante il prezzo) di cibi biologici e integratori della spesa. Come mette in luce il Rapporto Coop "Consumi e distribuzione" che disegna nuovi stili alimentari. Dettati anche dall'escalation di casi di intolleranze e allergie nel piatto. Circa 7 italiani su dieci, per esempio, non digeriscono il lattosio mentre uno su cento soffre di celiachia. LE TRASFORMAZIONI L'avanzata di vegetariani e vegani non sta solo cambiando la spesa nel carrello. Sta anche spingendo con forza verso la nascita di nuove realtà come è la farmacia verde o il "vegcoach". Poco più di un mese fa, a Francavilla, vicino Chieti è stata aperta una delle prime "Pharmavegana". Non solo alimenti, ma anche farmaci con etichette che aiutano a scoprire se ci sono ingredienti di origine animale. Nei foglietti illustrativi di medicine e integratori, spesso non viene specificato se questi prodotti siano adatti a chi non mangia carne: gli antibiotici, per esempio, contengono il lattosio come eccipiente, mentre la propoli è derivata dal miele. Il farmacista si impegna a consigliare prodotti per cui non è stata fatta sperimentazione animale e ad informare il cliente sulle sostanze sperimentate in passato sugli animali. A far da Virgilio in questo nuovo mondo sarà il "vegcoach", una sorta di "allenatore" che guida all'avvicinamento al green food e al significato di una dieta priva di tracce animali. Nei giorni scorsi, a Roma, è stato inaugurato un centro professionale dedicato alla ricerca strategie alimentari nel mondo della nutrizione a base vegetale che prevede anche lo studio e la produzione di nuovi prodotti e alimenti vegani. L'idea del "vegcoach" è della biologa nutrizionista Roberta Bartocci: «So quanto in questo momento di moda ci sia confusione, è ormai necessario essere orientati in base alle conoscenze scientifiche e pratiche». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Aumenta sempre di più anche in Italia il numero di persone che decide di escludere dall'alimentazione le carni e tutti i prodotti derivati dagli animali. Niente hamburger e polli, ma una tavola imbandita di verdure, legumi, cereali Così si ripulisce l'organismo dalle tossine soprattutto nel caso di malattie croniche e degenerative, come il diabete IL CASO 21/01/2015 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:210842, tiratura:295190) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato +15% è l'aumento annuo di chi sceglie una dieta vegetariana o vegana in Italia, circa settecentomila persone pari all'un per cento dell'intera popolazione 31% dei vegetariani ha deciso di escludere completamente la carne per rispetto degli animali, il 24% perché fa bene alla salute e il 9% per l'ambiente Foto: LA NUOVA TENDENZA STA CAMBIANDO IL CARRELLO DELLA SPESA E LA FARMACIA DIVENTA AD HOC 21/01/2015 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:210842, tiratura:295190) Ebola, il virus è mutato: cure efficaci a rischio Il genoma del virus Ebola è mutato non poco dagli anni'70 ad oggi e questi cambiamenti riguardano anche i geni bersaglio di molti dei farmaci sperimentali attualmente in fase di test e sui quali sono riposte enormi speranze. Significa che molti di questi farmaci, progettati nei primi anni 2000 sulla base dei ceppi virali isolati tra gli anni '70 e '90, potrebbero in realtà essere già divenuti inservibili, «scaduti» perché il virus attuale è cambiato e presumibilmente non più sensibile ad essi. Lo rivela l'analisi a tappeto del genoma del virus Ebola eseguita su diversi ceppi virali isolati nei decenni passati e messi a confronto col virus attualmente circolante, in una ricerca pubblicata sulla rivista ""mBio". Lo studio è stato coordinato da Gustavo Palacios dell'Istituto di ricerca Usa «Army medical research institute of infectious diseases» a Frederick nel Maryland e ha coinvolto, oltre, la Harvard University e il Massachusetts institute of technology, entrambi a Boston. Il virus Ebola ha un genoma molto semplice che contiene appena sette geni. Molti potenziali farmaci anti-Ebola hanno come bersaglio proprio un pezzo, una sequenza, del genoma virale. Il fatto è che queste sequenze non sono rimaste uguali a se stesse nel tempo ma stanno evolvendo, accumulando cambiamenti genetici, ovvero mutazioni. I CEPPI Per «fotografare» questi cambiamenti gli esperti hanno confrontato tre ceppi di Ebola: quello attualmente circolante (chiamato EBOV/Mak), uno isolato durante l'epidemia nel villaggio di Yambuku (ex Zaire) del 1976 (EBOV/ Yam-May), e uno dall'epidemia della città di Kikwit, ex-Zaire del 1995 (EBOV/Kik9510621). Gli scienziati hanno documentato l'accumulo di 600 mutazioni sul genoma virale dal '76 ad oggi. Tre delle mutazioni identificate sono recentissime e si sono verificate addirittura durante l'epidemia in corso, segno della velocità con cui l'Ebola evolve. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA RICERCA 21/01/2015 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:210842, tiratura:295190) «Assistenza a rischio» Ester Maria Lorido Senza investimenti in Sanità, soprattutto nell'ambito dell' assistenza domiciliare e territoriale e in quello dell'ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, l'attuale assetto dei Lea, ovvero dei Livelli essenziali di assistenza, potrebbe essere a rischio, specie nelle regioni del Sud. A lanciare l'allarme, a pochi giorni dalla presentazione proprio dei nuovi Livelli essenziali di assistenza annunciata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e sul quale sono al lavoro anche le Regioni, è la Corte dei Conti, nella Relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013. Che sottolinea anche come, nello stesso tempo, sia aumentata del 66,6% in cinque anni la spesa degli italiani per i ticket sui farmaci: nel 2013 infatti sono stati versati 1.413 milioni di euro, pari all'1% della spesa sanitaria nazionale, a fronte di un incremento del numero di ricette del 6,3%, con una media pro capite di circa 24 euro. IL DEFICIT Dopo i tagli lineari su alcune importanti voci di bilancio (farmaceutica, personale, acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati), che hanno portato a un costante e progressivo riassorbimento dei deficit e a una contrazione complessiva della spesa sanitaria pari al 2,8% dal 2010 al 2013 (riduzione pari a 3.176 milioni) - avverte la Corte - ma altri risparmi, ottenibili aumentando l'efficienza, se non reinvestiti in ambiti come ad l'assistenza territoriale e domiciliare o nella tecnologia «potrebbero rendere problematico il mantenimento dell'attuale assetto dei Lea, facendo emergere, nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali, dove sono relativamente più frequenti tali carenze». In queste, infatti, peserà ancora di più lo stop all'acquisto di nuovi macchinari, come il blocco al turn over o l'assistenza a persone, soprattutto anziane, con basse disponibilità economiche. «Potrebbero emergere nel medio periodo, deficit assistenziali - scrive la Corte dei Conti - più marcati nelle Regioni meridionali, dove sono relativamente più frequenti tali carenze. Ad esempio, il divario esistente tra Regioni centro settentrionali e meridionali è accentuato dalla flessione generale degli investimenti pubblici nel triennio 2011-13 (che, in percentuale al Pil, decrescono dal 2,7% al 2,3%)». Per ridurre la sperequazione tra Nord e Sud secondo la Corte, occorre programmare «nuove risorse per un nuovo piano nazionale di investimenti», un tema già affrontato nel nuovo patto della salute siglato il 10 luglio scorso e che prevede sugli investimenti e l'ammodernamento tecnologico che il governo si impegni ad assicurare alle Regioni, «nell'ambito del complessivo finanziamento allocato sul comparto degli interventi infrastrutturali», adeguate risorse finanziarie. LE NOVITÀ Nella lista delle prestazioni erogate dal servizio sanitario, pronte a giorni come annunciato dal ministro Lorenzin, dovrebbero entrare i trattamenti per la fecondazione eterologa, ma anche le indagini cliniche per la diagnosi della celiachia, le cure per l'endometriosi, una malattia che solo in Italia colpisce oltre tre milioni di donne e le agevolazioni per i malati di Bpco, ovvero la Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Dalla relazione arriva inoltre anche il suggerimento di operare un processo di revisione della spesa sanitaria «più selettivo e reinvestire risorse nei servizi sanitari più carenti, traendole dai settori dove vi sono inefficienze da recuperare, come nell'ambito degli acquisti di beni e servizi non effettuati mediante ricorso a centrali regionali d'appalto o a specifiche convenzioni, dell'inappropriatezza prescrittiva e delle prestazioni rese in ambito ospedaliero». 2,8 la contrazione della spesa sanitaria dal 2010 pari a 3.176 milioni 66,6 l'aumento della spesa per i ticket sui farmaci negli ultimi cinque anni SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'allarme della Corte dei Conti: senza investimenti potrebbero non essere più garantiti i livelli essenziali specie al Sud. Aumenta la spesa per i ticket dei farmaci . Nuove agevolazioni per celiachia e fecondazione eterologa LA RELAZIONE 21/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:105812, tiratura:151233) . Medici cattolici contro «È aborto mascherato, si mente alle donne» Roma. «La pillola dei cinque giorni dopo è una facilitazione dell'aborto o comunque un aborto mascherato». L'Associazione italiana medici cattolici trona a ribadire la sua posizione su EllaOne, la pillola "dei 5 giorni dopo" di cui l'Agenzia del farmaco europea (Ema) ha deciso di liberalizzare la vendita senza prescrizione. Secondo il presidente dell'Amci, Filippo Boscia, si tratta di un atto «irresponsabile e volutamente provocatorio», visto che tale pillola «non ha effetto antiovulatorio, bensì un effetto anti-annidatorio». Disinformare su questi temi «significa impedire alle singole donne di operare scelte libere, proprio in quanto informate; significa calpestare la libertà professionale dei medici; significa negare ai politici la possibilità di legiferare in base a conoscenze documentate; significa impedire ai giudici la possibilità di valutare rettamente». Boscia, in quanto consigliere della Società Italiana Procreazione Responsabile (Sipre), è stato sentito nel corso delle audizioni dell'Aifa sul tema, il cui esito dovrebbe arrivare oggi o domani. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pillola dei 5 giorni 21/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:105812, tiratura:151233) «Più cure palliative, no all'eutanasia» UAllarmata dichiarazione dell'équipe di esperti dei vescovi transalpini mentre all'Assemblea nazionale inizia il confronto attorno alla nuova legge sul fine vita che potrebbe introdurre il «diritto alla sedazione profonda» In appello alla «fraternità» verso le persone più vulnerabili conclude la Dichiarazione sul fine vita presentata ieri a Parigi dal pool di esperti promosso dalla Conferenza episcopale francese e guidato dall'arcivescovo di Rennes monsignor Pierre d'Ornellas. Il testo, come riferisce l'agenzia Sir, è suddiviso in cinque paragrafi e arriva alla vigilia del dibattito sul fine vita che comincia oggi all'Assemblea nazionale dopo la presentazione a fine 2014 di un Rapporto stilato dai deputati Claeys e Leonetti (autore della legge oggi vigente). Nel rapporto si chiede la revisione della legge che regola dal 2005 il fine vita in Francia, con l'introduzione del diritto dei pazienti «a una sedazione profonda e continua» in caso di malattia giudicata incurabile e «con prognosi infausta a breve termine». Una modifica che suona come un'apertura di fatto a forme incontrollabili di eutanasia diretta. «La lunga marcia verso la piena cittadinanza, fino all'ultimo momento della vita - scrivono gli esperti dei vescovi -, non si realizza rivendicando nuovi diritti: è indispensabile sviluppare una cultura della cura mettendo in luce e in opera la solidarietà e la fraternità. Se la cittadinanza richiede parità di accesso per tutti alle cure palliative, esige anche la fraternità che dà senso all'accompagnamento e al dovere di rispettare il diritto delle persone vulnerabili». La dichiarazione lancia un allarme sullo stato della medicina palliativa e dei trattamenti in Francia parlando di «una causa nazionale prioritaria». «Rispondere in modo insufficiente a questa urgenza - si legge nel testo - vuol dire rendersi complici» e «favorire le domande sempre dolorose di eutanasia». Il testo spiega che il diritto alla sedazione «profonda e continua» rischierebbe «di contribuire a una strumentalizzazione del medico al servizio della volontà del paziente e a una forma di deresponsabilizzazione». Sulle direttive anticipate di trattamento gli esperti ritengono «necessario chiarire le condizioni» in cui sono state redatte dal paziente «nel rispetto della libertà». Quanto alla limitazione o all'arresto di alimentazione e idratazione, la nota avverte che «la constatazione di uno stato irreversibile non è sufficiente per qualificare una cura irragionevole né per definire inutile una vita umana». In ogni caso «non esiste un criterio medico che giustificherebbe a priori e in modo automatico» l'arresto dei trattamenti, ma occorre decidere «caso per caso». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Francia. 21/01/2015 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:24728, tiratura:83923) Sanità agli sgoccioli per tagli Il «rigore» pagato dai ticket dei pazienti (+66% dal 2009) e dal blocco del personale ro.ci. Insieme alla scuola, la sanità ha finanziato l'austerità in Italia dal 2009 a oggi. È quanto emerge dal lungo capitolo dedicato dalla Corte dei Conti alla sanità nell'ambito della relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali per il 2013.1 risparmi ottenuti dai pesanti tagli imposti alla sanità dovrebbero essere investiti nell'assistenza territoriale e domiciliare e nell'ammodernamento tecnologico e infrastnitturale. In caso contrario scatterebbe l'allarme rosso per i livelli essenziali di assistenza (Lea). A lungo andare, emergerebbero deficit assistenziali, soprattutto al Sud. I tagli hanno fatto certamente fatto sballare i conti ma, dice la magistratura contabile, nella sanità si è risparmiato addirittura più del preventivato dai governi dell'austerità Berlusconi-Monti-Letta-Renzi. La spesa per il servizio sanitario nazionale, nel treinnio 20112013, "è risultata essere, a consuntivo, pari a 111.094, 109.611 e 109.254 milioni, dunque inferiore di ben 4 miliardi di euro (per il 2012) e di circa 3 miliardi (per il 2013) rispetto alle stime contenute nella Legge di Stabilità 2013. È stato registrato un decremento nominale dei 2,8% rispetto al 2010, pari a 3,1 miliardi di euro. Nel 2013, al netto degli altri ticket sulla diagnostica e le prestazioni specialistiche, i cittadini hanno versato 1.436 milioni, pari all'1,3% della spesa sanitaria corrente complessiva, con una media di circa 24 euro a testa. Nel quadriennio esaminato dalla corte, è stato registrato un aumento del numero di ricette del 6,3%, e un boom del 66,6% dei ticket e compartecipazione. L'obiettivo di diminuire la spesa farmaceutica ospedaliera, e quella per beni e servizi, è stato mancato. In altre parole, i tagli alla sanità sono stati pagati, in gran parte, dai cittadini stessi. A questo è servito l'aumento dei ticket che, insieme al blocco del tum-over del personale, finanzia ciò che lo Stato nega. Senza dimenticare l'aumento stellare delle addizionali Irpef e Irap, fondamentali per far quadrare i conti alle Asl e agli ospedali. Lo zelo dei custodi dell'austerità ha moltiplicato l'accanimento dei loro colleghi delle Regioni. «L'effetto combinato delle decisioni deliberate dal parlamento nazionale e delle manovre correttive attuate dalle Regioni sia in piano di rientro che non - spiega la Corte dei Conti - hanno generato riduzioni di spesa nettamente superiori di finanziamento decise con la spending review». L'ansia di essere più austeri dei loro mandanti ha spinto gli enti locali a ridurre, in quattro anni, di circa il 68% la quota di spesa per la sanità pubblica non coperta dal finanziamento al quale concorre Io Stato. Il bilancio di un quadriennio ha rivelato dunque una delle contraddizioni dell'austerità. Considerando anche la situazione delle Regioni in avanzo, il sistema sanitario a livello nazionale «mostra un disavanzo di 1.890 milioni» a causa delle manovre che hanno praticato «tagli lineari» sulle principali voci di spesa, come i consumi intermedi, la spesa farmaceutica, le spese per il personale, l'acquisto di prestazioni sanitarie da erogatori privati accreditati. Questo disavanzo rischia di non essere reinvestito nella sanità. Nell'ingegneria opaca dell'austerità i fondi possono essere dirottati altrove. Nasce da qui l'allarme sui «Lea» lanciato dalla Corte dei conti. La politica dei tagli aumenta, nei fatti, uno dei problemi storici della sanità italiana: il divario assistenziale tra Nord e Sud. Quest'ultimo viene strangolato sia dai piani di rientro sia dalla nuova normativa sull'armonizzazione contabile. L'indicazione dei giudici contabili è di «perequare» tale situazione attraverso una programmazione centrale delle nuove risorse all'interno di un nuovo piano nazionale degli investimenti. Il processo di revisione della spesa sanitaria «dovrà essere più selettivo e reinvestire risorse nei servizi sanitari relativamente più carenti». Per la corte queste risorse vanno prese dai settori come l'acquisto di beni e servizi non effettuati attraverso le centrali regionali d'appalto o con convenzioni della Consip. Si devono invece basare su «processi molecolari di riorganizzazione» condotti dalle singole Asl. Le regioni dovranno effettuare una più attenta riprogrammazione dei fabbisogni, mentre il governo dovrebbe potenziare il piano di medicina preventiva indicato dal piano nazionale delle riforme presentato nel Def 2014. Foto: FOTO LAPRESSE SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SANITÀ • La Corte dei Conti: l'austerità mette a rischio i livelli minimi di assistenza («Lea») 21/01/2015 ItaliaOggi Pag. 19 (diffusione:88538, tiratura:156000) Andrea Settefonti Il latte crudo può portare rischi per la salute. Anche se viene garantita una corretta catena del freddo e il rispetto di buone pratiche igieniche, il latte crudo può trasportare batteri nocivi che possono causare gravi malattie. A sostenerlo è l' Efsa a cui l'Ue ha chiesto un parere. Il gruppo di esperti sui pericoli biologici ( Biohaz) ha specifi cato che il pericoloè dovuto prevalentementea Campylobacter, Salmonellae al produttore della tossina Shiga, Escherichia coli ( Stec ). Il gruppo di esperti non ha potuto quantifi care i rischi per la salute nella Ue a causa di lacune nei dati in molti paesi, tranne che in Italia. Tuttaviaè emerso che 27 focolai di malattie, tra il 2007 e il 2013, sono stati dovuti al consumo di latte crudo. La maggior parte di loro, 21, sono stati causati da Campylobacter, uno da Salmonella, due da Stec e tre dal virus dell'encefalite da zecche( Tbev ). La grande maggioranza dei focolai erano dovuti al latte vaccino crudo, mentre alcuni di loro provenivano da latte crudo di capra. Per Ettore Soria, responsabile dell'area sanitaria di Assolatte c'è davvero da fare molta attenzione.« In Italia siamo trai più attenti,i nostri allevatori sono bravi. Ma ci sono batteri come lo Shiga cheè il patogeno emergente, tanto che da quest'anno sarà previsto un parametroa livello europeo,o il microbatterio della paratubercolosi tipico delle stalle, che non possono essere sottovalutati». Poi per Soria, «un conto è il formaggio a latte crudo, un conto è bere latte. In formaggi come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, l'attenzione è massima e poi la lunga stagionatura di fatto ha un effetto di pastorizzazione». Per quanto riguarda il latte bevuto, «si deve tenere conto di berlo entro tre giorni, rispettare la catena del freddo dalla stalla al frigorifero, bollirlo». Sebbene in Italia il fenomeno del latte alla spina sia in decrescita, «il fatto che l'Ue abbia chiesto un parere all'Efsa potrebbe portare a una normativa per regolamentare uffi cialmente la vendita con parametri microbiologici». Dai dati del Piano Nazionale Integrato del ministero della salute, si vede che in Italia nel 2013 nelle 1.742 strutture che vendono latte crudo sono stati prelevati 5.378 campioni. Di questi 130 sono risultati non conformi: 52 in Lombardia e 33 in Emilia Romagna. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Efsa: il latte crudo mette a rischio la salute 21/01/2015 ItaliaOggi Pag. 32 (diffusione:88538, tiratura:156000) Contro i medici ogni anno oltre 30 mila cause legali BENEDETTA PACELLI Oltre 30 mila cause promosse contro i medici ogni anno. E non è un caso che 9 professionisti su 10, pur in assenza di una normativa di riferimento, hanno contratto una polizza assicurativa ancora prima che questa diventasse un obbligo di legge. Del resto, come testimoniano i numeri di un sondaggio realizzato dall'Osservatorio Internazionale della Sanità in collaborazione con l'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Roma e presentato ieri alla presenza tra gli altri, del sottosegretario alla salute Vito De Filippo, il 15% dei medici ha avuto nell'ultimo anno una controversia legale con un paziente, e l'80% ha paura di una denuncia pretestuosa solo per ottenere un risarcimento. Un fenomeno che incide pure sulle casse dello stato. Perché anche se oltre il 90% dei contenziosi termina in assoluzione o archiviazione, il ricorso alla cosiddetta medicina difensiva, cioè della prescrizione di più esami di quelli necessari, costa all'intera collettività oltre 12 miliardi. Ecco perché, come ha dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel messaggio inviato ai ricercatori dell'Ois, è necessario «un intervento più organico e veramente risolutivo, che non sia la ricerca dell'impunità per i professionisti che sbagliano, ma che, al contrario, assicurando la giusta serenità a questi ultimi, riduca, sino a eliminarli, i casi di malpractice, erogando un'effettiva tutela al diritto costituzionale alla salute». Neppure l'atteso Dpr (attuativo della legge Balduzzi n. 158/2012) ora al Consiglio di stato, che avrebbe dovuto agevolare la copertura assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità dei medici e limitare i costi dei risarcimenti, sarà suffi ciente, secondo gli addetti ai lavori, a sanare il sistema. «Serve una normativa organica», ha precisato De Filippo, «per dare un orientamento su tutti gli aspetti di questa problematica». Il decreto Balduzzi, ha commentato Dario Focarelli, direttore generale dell'Ania, prevedeva degli interventi positivi che però non sono stati attuati. «Serve, invece, una ridefi nizione precisa delle responsabilità, è necessario approvare le tabelle (pronte da anni, ma mai approvate) per il risarcimento del danno biologico, utili per l'assicurato e per il medico, e poi si deve puntare su un risk management nelle strutture sanitarie». Le nuove norme inoltre dovranno regolare il delicato aspetto delle spese assicurative, ormai esorbitanti e insostenibili. Una polizza, ha detto Roberto Lala, presidente dell'ordine dei Medici di Roma, «può aver un costo che varia dai 300 euro a 25 mila», specifi cando che gli specialisti a maggior rischio apertura di un contenzioso da parte di un paziente sono i chirurghi plastici, i ginecologi e gli ortopedici. Un nodo quello dei costi da non sottovalutare visto che, sempre secondo la ricerca, meno del 10% dei professionisti sarebbe disposto a impegnare oltre il 5% del suo reddito per un'assicurazione, mentre il 51% degli intervistati preferisce non avere una franchigia per il risarcimento dei danni. Foto: Beatrice Lorenzin SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sondaggio dell'Osservatorio internazionale della sanità 21/01/2015 QN - La Nazione - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:136993, tiratura:176177) La metà dei toscani non gioca la Carta: che spreco Paola Fichera · FIRENZE UN TOSCANO su due ha finora deciso di attivare la carta sanitaria elettronica. Vuol dire che solo il 50 per cento (per l'esattezza il 55) dei toscani, pari a 2milioni e 25mila persone sugli oltre 3 milioni e 700mila residenti nella regione, ha la possibilità di accedere a tutte i servizi che la card plastificata, munita di chip elettronico, è in grado di fornire agli utenti. L'assessore alla sanità Luigi Marroni, in realtà, non lo considera un numero poi così basso, ma è un fatto che, pur di far aumentare la percentuale, ha chiesto aiuto alle associazioni di consumatori (Federconsumatori, Adiconsum e Adoc) perchè mettano in campo i loro 400 volontari e spingano all'«attivazione» un altro buon numero di toscani. L'obiettivo del progetto è che la percentuale di fidelizzati' alla Asl, salga, almeno, all'80 per cento. Obiettivo quasi obbligatorio visto che, dal 2010 ad oggi, la Regione ha investito nell'operazione semplificazione' informatica qualcosa come 10/12 milioni in partenza (3,70 euro a tesserina) e altri 10 milioni circa l'anno per predisporre e attivare tutti i servizi informatici. E' vero che l'agenda digitale nazionale (varata nel 2012 ma ancora in attesa di decreti attuativi) ha fatto propria l'idea del tesserino stile bancomat' che, grazie a un eguale codice di quattro numeri, consente al cittadino l'accesso ai suoi documenti sanitari (prenotazioni al Cup, pagamento ticket, creazione fascicolo sanitario: dalle vaccinazioni ai ricoveri, passando per i farmaci), ma anche a quelli fiscali e pensionistici. E' attraverso la Cse (carta sanitaria elettronica) per esempio, che i cittadini potranno accedere via web al loro modello 730 pre-compilato dalla Agenzia delle Entrate. La strada però è tutta in salita. L'attivazione della carta, infatti, è per rispetto della legge sulla privacy, e a dispetto delle cifre investite, assolutamente facoltativa. Così la Regione si augura che le associazioni dei consumatori, con i loro master mirati, finanche nei centri commerciali, riescano laddove finora gli sportelli sanitari hanno faticato: cioè a raggiungere e istruire' anche lo zoccolo duro della popolazione, quella che non è ancora così preparata all'uso del computer. Procede intanto il lavoro sui medici di famiglia: al momento sono 500 quelli già convertiti all'uso della ricetta dematerializzata' (tradotto: non più cartacea ma trasformata in un numero valido in ogni farmacia toscana). In tutta la Toscana i medici di famiglia sono 3.300: si va avanti a 20 medici al giorno. Image: 20150121/foto/792.jpg SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SANITA' QUASI DUE MILIONI TARDANO AD ATTIVARE IL SERVIZIO ELETTRONICO. REGIONE, SOS AI VOLONTARI 21/01/2015 La Notizia Giornale Pag. 1.12 Il Governo si inchina alle lobby Spunta un regalo a Philip Morris Le nuove sigarette Iqos tassate con un'accisa al 50% Una norma ad hoc le equipara a quelle meno nocive Il nuovo prodotto in realtà si può fumare anche attraverso una combustione Ma lo si fa passare per una e-cig StEfAnO SAnSOnEtti Un regalo alla Philip Morris grosso come una casa. Non c'è niente da fare, la pressante attivi tà lobbistica del colosso del tabacco, praticamente sotto silenzio, è riuscita a mettere a segno un colpo di non poco conto proprio verso la fine del 2014. E il tutto, come avviene quasi sempre in questi casi, non poteva avere attuazione senza il "prezioso" ascolto degli organi preposti al controllo, che in questo caso vanno dal governo guidato da matteo Renzi ai Monopoli di Sta to, branca di quel super ministero dell'economia diretto da Pier carlo Padoan . Ma quale sarebbe questo simpatico cadeau? Si può partire, per esempio, dal dimezzamento secco del 50% dell'accisa applicabile alle Iqos, le sigarette cosiddette "ibride" prodotte proprio da Philip Morris. Tipi camente burocratico il modo in cui si è confezionato il "pacchettino". Il vei colo è il decreto legislativo di riordino della accise, il numero 188 del 2014, pubblicato in Gazzetta il 23 dicembre, alla vigilia di Natale. I PASSAGGI Il provvedimento introduce la nuova categoria dei "tabacchi da inalazione senza combustione". Senza gi rarci troppo intorno, si tratta della definizione cucita addosso alle Iqos. E per quale motivo? Perché l'assen za di combustione è sinonimo di mi nore nocività. E la minore nocività comporta un'applicazione del 50% dell'accisa normalmente gravan te sull'equivalente quantitativo del le sigarette tradizionali. Questo, per esempio, è il principio alla base del dimezzamento dell'accisa riconosciu to alle sigarette elettroniche, ossia le e-cig. Come in tutti i testi legislativi presi d'assalto dalle lobby, però, il diavolo si nasconde nei dettagli. E che dettagli. Una prima versione del decreto legislativo, infatti, spiegava che "sono considerati tabacchi da inalazione senza combustione i prodotti del tabacco non da fumo che posso no essere consumati senza processo di combustione". In una successiva bozza di ottobre la dicitura "possono essere consumati senza processo di combustione" salta, per poi essere recuperata nella versione finale del decreto pubblicato in Gazzetta il 23 dicembre 2014. IL NODO Dire che i tabacchi da inalazione senza combustione, ossia le Iqos di Philip Morris, "possono essere consumate senza processo di combustione" significa aprire la strada a un'equipa razione alle e-cig nell'applicazione di un'accisa al 50%. Ma perché usare il termine "possono" e non magari "devono"? A quanto pare, ma sul punto è in atto un'autentica schermaglia, le Iqos possono anche essere fuma te tramite combustione. Insomma, il fatto è che pure quel passaggio del de creto è cucito su misura addosso alla Philip Morris. Che in questo modo, chissà, è riuscita a ottenere una con tropartita alla promessa di aprire alle porte di Bologna uno stabilimento per la produzione delle sigarette ibride, con un investimento di 500 milioni e 600 posti di lavoro. Il regalo approntato nel decreto, però, ha an che altre conseguenze. Per esempio la mancata presenza di indicazioni sanitarie sulle confezioni di un pro dotto che può essere fumato in modo tradizionale, e cioè con la più danno sa combustione. Chissà se il ministro della sanità Beatrice lorenzin , che vorrebbe limitare il fumo nei parchi e nei film, è a conoscenza di quan to il governo di cui fa parte ha appena approvato. GLI UOMINI Naturalmente l'operazione sta scatenando le ire del settore che si sente più penalizzato, quel lo delle sigarette elettroniche. Al punto che nei giorni scorsi l'Anide, l'associazione naziona le italiana dettaglianti di e-cig, ha scritto una lettera di fuoco ai Monopoli di Stato. A quanto fil tra, all'interno degli stessi Mono poli tra i principali artefici delle norme prese di mira c'è canio Zarrilli , responsabile dell'uffi cio circolazione tabacchi. Ma la lobby di Philip Morris, guidata in Italia dall'Ad Eugenio Sidoli , avrebbe trovato un attento ascolto anche da Vieri ceriani , consigliere di Padoan e già sottosegretario a via XX Settem bre. @SSansonetti BORSA SPREAD 0,91% 127 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il nodo La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 33 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 Pag. 1.12 La Notizia Giornale 21/01/2015 Foto: Pier Carlo Padoan Foto: (Imagoeconomica) 21/01/2015 Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015 Pag. 111 (diffusione:457978, tiratura:556329) piccoli malanni di stagione La prima influenza: che ansia! Ma con un i consigli del pediatra sarà facile curarla Giorgia mari scrivile a [email protected] con la consulenz Se il nasino è chiuso Fino ai 3 anni di età un bambino non sa soffiarsi il naso da solo. Per eliminare il muco, che trattiene batteri, virus, allergeni e polvere, i metodi consigliati sono tre: il lavaggio delle cavità nasali (da fare con flaconcini di acqua termale o marina) che porta via secrezioni e impurità; gli spray nasali (a base di soluzione fisiologica, acqua marina o oli essenziali come l'eucalipto) che liberano e decongestionano le mucose; l'aspirazione del muco, un sistema utile e delicato, specie per i neonati, che si effettua con apposite "pompette" (le trovi in farmacia). ? Ha davvero la febbre? chiariamo un punto: la febbre non è una malattia. È la spia della lotta che il corpo sta combattendo contro germi nocivi, virus e batteri. non aggredirla appena il termometro segna un paio di linee in più, ma solo se la temperatura corporea supera i 37° per almeno un paio d'ore. Tieni d'occhio tuo figlio: è meno vivace, non ha fame, gli fanno male i muscoli, tossisce? Sono questi i sintomi che di solito accompagnano l'arrivo dell'influenza. ma se ti sembra che il tuo bambino stia bene, aspetta a dargli medicine, anche se ha qualche linea. ? Quale termometro usare niente termometro auricolare, niente misurazione per via rettale, raccomandano i pediatri: sono due sistemi che richiedono manualità e competenza. Sì, invece, al modello digitale: lo sistemi sotto le ascelle e in pochi secondi ottieni la temperatura esatta. altra raccomandazione alle mamme: non provate la febbre ogni 10 minuti, fate salire solo la tensione! Piuttosto, siccome la temperatura del corpo è un dato soggettivo, per capire qual è quella di tuo figlio, misuragliela un paio di volte quando sta bene: saprai esattamente da quando considerarlo "malato". ? 1 I farmaci giusti Prima di prendere iniziative e dare medicine ai bambini, senti il parere del pediatra. in genere, però, per abbassare la febbre tieni in casa il paracetamolo (efficace e praticamente privo di effetti collaterali) e l'ibuprofene (un antinfiammatorio che ha un'azione curativa più mirata). ricordati che è molto importante rispettare le dosi e i tempi tra una somministrazione e l'altra. indicativamente, per il paracetamolo devono passare almeno 4 ore, per l'ibuprofene 6-8 ore. e se il bambino sta prendendo altri farmaci (per esempio contro la tosse), consultati con il medico per evitare di sovrapporre i diversi principi attivi e scongiurare eventuali effetti collaterali. Questi funzionano 1 Per liberare il nasino dei neonati c'è l'aspiratore nasale che elimina il muco delicatamente (Narhinel, euro). 2 Con l'aerosol a forma di coniglietto curarsi è più divertente (Mr Carrot, Pic Solution, 67,90 euro). 3 Il termometro a distanza misura la temperatura senza toccare il bambino. Si usa anche per controllare i gradi del bagnetto o del biberon (Fidati, Joycare, 59,90 euro). 4 D'inverno i caloriferi rendono l'aria secca, ci vuole un umidificatore. Humi essence è a vapore caldo e diffonde oli profumati (Chicco, 44,90 euro). SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato in pratica 21/01/2015 Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015 Pag. 125 (diffusione:457978, tiratura:556329) le sorprendenti virtù della cannella È amica della linea, protegge dalle rughe e aiuta a curare il diabete e l'artrite. Una spezia da tenere sempre in dispensa EUGENIO SPAGNUOLO SCRIVIGLI A [email protected] La cannella non dà solo sapore ai cibi, ma ha insospettabili benefici per la salute: lo provano ormai molte ricerche. L'ultimo è un ampio studio, condotto in California alla Western University of Health Sciences: ha confermato che mezzo cucchiaino al giorno di questa spezia in polvere riduce la glicemia nei diabetici. Il portentoso effetto dipende da un ingrediente, detto Mhcp (un composto solubile di acqua e polifenolo), che si comporta come l'insulina, aiutando le cellule a metabolizzare il glucosio. Riduce colesterolo e girovita Diversi studi provano l'efficacia della cannella anche nel tenere a bada colesterolo e trigliceridi. Una ricerca inglese condotta su 58 malati di diabete ha dimostrato che l'assunzione di 2 g di cannella al giorno per 12 settimane, oltre ad abbassare la glicemia, determinava una riduzione del girovita. Mantiene giovani «La cannella è anche un ottimo antiage: combatte l'invecchiamento in generale e contrasta la formazione delle rughe» spiega il nutrizionista Roberto Cannataro. «Questo perché è ricchissima di antiossidanti (come cinamminaldeide, eugenolo, acido cinamminico e almeno altri quattro differenti composti) che inattivano i radicali liberi e stimolano il nostro sistema immunitario». Scioglie le articolazioni Associata al miele, è un toccasana contro i reumatismi e aiuta persino nel caso dell'artrite. All'Università di Copenaghen hanno provato a somministrare mezzo cucchiaino di cannella e un cucchiaio di miele (entrambi potenti antinfiammatori) a colazione ai malati di artrite reumatoide: Risultato: ha alleviato il dolore alle articolazioni e ha reso in questo modo più facili e fluidi i movimenti. in cucina usala così «Provala nel tè verde, altro antiossidante, lasciando in infusione un pezzettino di cannella: otterrai un vero elisir per combattere i malanni di stagione. E aggiungila nell'impasto dei dolci» consiglia il nutrizionista roberto Cannataro. «Va bene anche in piatti che prevedono una nota dolce, come gli involtini di carne con mele e noci. Puoi spolverarla sulle verdure o la carne alla griglia. o, perché no, nel pinzimonio. Una sola avvertenza: va conservata al riparo dalla luce perché mantenga inalterati i suoi effetti positivi». la lotta aI tuMorI È multicolor Secondo l'American institute for cancer research, le cattive abitudini alimentari sono la causa di tre tumori su dieci. «Limitare grassi, zuccheri e carni rosse, e mangiare regolarmente frutta e verdura aiuta a prevenire il cancro» sostiene il professor Domenico Palli, direttore dell'unità di Epidemiologia molecolare e nutrizionale dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze. «Le qualità più efficaci sono quelle di colore rosso, verde e arancione: . L'ideale è alternare ogni giorno le colorazioni, perché ognuna ha proprietà antitumorali specifiche». Vediamole. rosso «Uva, mirtilli, fragole, peperoni, radicchio contengono gli antociani, antiossidanti che aiutano a tenere lontano soprattutto il tumore al tratto gastrointestinale e alla prostata» spiega l'esperto «Particolarmente efficaci sono le arance rosse, ricche di vitamina C, che ha un forte potere protettivo, e di cianidina, un antiossidante che impedisce la formazione di sostanze cancerogene nello stomaco». Verde «La verdura a foglia verde, come broccoli, spinaci, bietole e insalata, contiene i folati, benefiche vitamine che hanno un'azione protettiva in particolare nei riguardi del cancro al seno» spiega il professor Palli. aranCIone «Zucca, peperoni, carote e albicocche sono ricche di beta-carotene, che ha un'azione antiossidante e riduce il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni e alla mammella». novità in farmacia lo spray BalsaMICo Tempo di raffreddore e influenza. Il naso chiuso si libera in 3 minuti con lo spray Narhinel (Novartis, 7,90 euro): oltre all'acqua di mare, contiene l'eucalipto, che ha un rapido effetto decongestionante sulle vie respiratorie. le BustIne antIreflusso Il nuovo Maalox Refluxrapid (Sanofi, 8,50 euro) forma una pellicola nello stomaco che blocca il reflusso gastroesofageo, attenua il bruciore e, in più, protegge la mucosa gastrica. Il gel per la pelle delICata Hai la cute secca e facilmente irritabile? Ora c'è Ureadin bath gel (Isdin, 15 euro), un detergente senza sapone che non solo pulisce senza aggredire la pelle, ma, grazie asostanze emollienti che arrivano in profondità, inizia a idratare il corpo già sotto la doccia. lo SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dm in forma 21/01/2015 Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015 Pag. 125 (diffusione:457978, tiratura:556329) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sCoVolIno da Borsetta Per lavarsi bene i denti quando si è fuori casa è arrivato Plakkontrol brush & clean (5,30 euro), un pratico astuccio di scovolini monouso da portare sempre con sé. In modo da detergere gli spazi interdentali anche in ufficio. l'Integratore dI propolI Con Immunepid adulti (Specchiasol, 15,90) rinforzi le difese a colpo sicuro. 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Info su www.airc.it o 840001001. e taBlet donna Moderna .CoM/ salute/ VIVere-MeglIo Corbis VITA IN FARMACIA 17 articoli 21/01/2015 Corriere della Sera - Milano Pag. 1,5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Lite sulla riforma sanitaria Rizzi attacca il ministro: Lorenzin parla da politico Contratti «padani» Il Carroccio: «La Lombardia è diversa e merita un contratto di lavoro lombardo» S. Rav. Ennesima lite sulla riforma della Sanità. Lega e Nuovo Centrodestra, pur nella stessa coalizione di maggioranza, continuano a beccarsi. L'autore del progetto di legge, Fabio Rizzi (Lega), attacca il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Ha parlato da politica. È stata scorretta». Rizzi contesta l'intervento che il ministro Lorenzin ha fatto l'altroieri sera all'auditorium Testori del Pirellone. Un lungo discorso, tenuto durante il convegno sulla riorganizzazione del sistema sociosanitario lombardo, organizzato dal Nuovo Centrodestra, il partito della stessa Lorenzin. «Evidentemente il ministro non ha letto bene la nostra riforma - insiste Rizzi -. Invece di criticarci, dovrebbe darsi una mossa e pensare a fare funzionare meglio le cose a Roma, come l'Agenzia italiana per il farmaco. Noi vogliamo ribadire che la Lombardia è diversa e che ci meritiamo un contratto di lavoro lombardo, nuove figure professionali come l'infermiere di famiglia e un consorzio operativo sui farmaci. Tutto ciò è necessario per limitare i danni fatti da Roma». Al convegno Lorenzin non aveva usato giri di parole: «Ci sono una serie di aspetti della riforma sanitaria lombarda - aveva detto - che mi lasciano perplessa, soprattutto perché vanno contro le norme nazionali». Ma Rizzi non ne vuol sapere: «Noi siamo pronti a difendere le nostre convinzioni anche durante alla Corte costituzionale». La prossima settimana il governatore Roberto Maroni organizzerà un nuovo vertice per cercare di mettere pace nella sua maggioranza. @SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Lo scontro Il leghista Rizzi e il ministro Lorenzin con Mantovani VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dopo la «bocciatura» della legge 21/01/2015 Corriere della Sera - Roma Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Monica Ricci Sargentini Non c'è pace per i Pronto soccorso del Lazio, sempre più affollati dai malati soprattutto in questi giorni di picco influenzale. Il virus che colpisce è l'A-H1N1, la cosiddetta «suina», ma il timore è che possa arrivare dal Nord Europa l'A-H3N2, ceppo ben più violento. E, a quel punto, le code ai Pronto soccorso potrebbero deflagrare del tutto. Che la situazione sia ormai fuori controllo lo dicono tutti o quasi. Ieri mattina al Policlinico Umberto I c'erano 149 pazienti. «Il personale - dice Claudio D'Angelo segretario coordinatore aziendale Cisl Fp nel nosocomio - è frustrato, subisce attacchi, aggressioni, minacce, denunce». Anche Sandro Bernardini, segretario generale della Uil Fpl di Roma e del Lazio parla di situazione «inaccettabile» e accusa la Regione di «fare orecchie da mercante in merito, non intervenendo in maniera decisa per risolvere una criticità che ogni giorno colpisce direttamente migliaia di cittadini, costretti a fare i conti con ore ed ore di attesa per ricevere assistenza». Venerdì prossimo la Fp-Cgil lancerà una campagna informativa in tutta Italia con lo slogan «Sicuri di volervi far curare da medici e infermieri stressati?» e l'hashtag #ProntoSoccorsoKo . Per il sindacato i numeri parlano chiaro: circa 23.500 operatori sanitari persi dal 2009 al 2013, di cui 5.000 medici, una spesa per la sanità e un numero di posti letto sotto la media Ocse. Nonostante una valutazione positiva sulle performance della nostra sanità da parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)«la periodica situazione di collasso dei pronto soccorso» testimonia che, «non è più possibile andare avanti così» spiega il segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed, Costantino Troise. A lanciare l'allarme è anche la Corte dei Conti che, nella parte dedicata alla sanità della Relazione sulla gestione finanziaria per il 2013 degli enti territoriali, spiega che «ulteriori risparmi nel Ssn ottenibili da incrementi di efficienza, se non reinvestiti prevalentemente nei settori dove più carente è l'offerta di servizi sanitari potrebbero rendere problematico il mantenimento dell'attuale assetto dei Lea (Livelli essenziali d'assistenza n.d.r.) ». © RIPRODUZIONE RISERVATA D'Angelo Chi lavora nei Ps subisce attacchi, aggressioni e minacce Bernardini Situazione inaccettabi- le, chiediamo un intervento deciso Al Policlinico Ieri mattina erano 149 i pazienti in attesa di essere curati Foto: Caos I pronto soccorso di numerosi ospedali sono stati presi d'assalto a causa del picco dell'influenza VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'influenza manda in tilt i Pronto soccorso 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Pag. 1,2,3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Medici in fuga, letti vuoti così agonizzano gli ospedali di provincia Non solo Niscemi: emergenza da Giarre a Canicattì Snobbati i contratti a termine. Sos pronto soccorso Caltagirone, a Urologia non si opera più Mussomeli, in Chirurgia solo 15 ricoverati al mese GIUSI SPICA ALL' OSPEDALE di Niscemi due medici vanno in malattia e l'unico rimasto in servizio è costretto a fare la guardia per 24 ore al pronto soccorso e in sala operatoria. Nell'area di emergenza di Giarre c'è un solo camice bianco per turno e si richiamano forze dai reparti di Geriatria e Medicina. A Militello Val di Catania a dare il cambio ai due medici del pronto soccorso sono i colleghi del 118. A Canicattì il direttore sanitario dell'ospedale ha dovuto riprendere in mano lo stetoscopio per visitarei pazienti in fila al triage. Nei centri di provincia della Sicilia è emergenza personale: i bandi per reclutare nuove leve a tempo determinato vanno deserti, le graduatoriea scorrimento per le aree di emergenza sono ormai esaurite, i concorsi ancora bloccati. Ma dietro la fuga dei camici bianchi c'è di più. «Nessuno - spiega Fortunato Parisi, segretario regionale della Uil Medici - è disposto a lavorare con contratti di sei mesi in piccole strutture di periferia dove si opera poco, con scarse risorse tecnologichee la minaccia della denuncia dietro l'angolo». Troppi rischi. Poche garanzie. Anche per i pazienti, che scarseggiano sempre di più. La Chirurgia generale di Mussomeli, solo per fare un esempio, nel mese di giugno ha avuto il minimo storico dei ricoverati: appena quindici. Assistiti da cinque chirurghi, pagati per operare un paziente ogni due giorni. E non è un caso se proprio gli avamposti di provincia dove si lavora poco e male erano stati scelti dall'assessorato per essere trasformati in ospedali di comunità, svuotati di tutti i reparti e riconvertiti in strutture per pazienti cronici. Un progetto che ha sollevato il finimondo all'Ars, con i deputati pronti a scendere in piazza al fianco dei sindaci. Tanto che l'assessore Lucia Borsellino ha dovuto fare marcia indietro e prendere ancora tempo per scegliere le strutture da sacrificare. Il caso dell'ospedale di Niscemi è solo la punta dell'iceberg. Nessuno vuole andare a lavorare nel paese del Nisseno: su quarantotto medici in lista per tre posti vacanti, trentanove hanno dato forfait appena è arrivata la proposta dell'azienda, e i nove ancora in lizza non sono disponibili subito. Solo un medico ha risposto finora all'appello dell'Asp. Con buona pace del sindaco Salvatore La Rosa che da due giorni porta avanti uno sciopero della fame di protesta. «Abbiamo inviato il primario di Chirurgia di Gela perché copra i turni al pronto soccorso - dice la manager dell'Asp di Caltanissetta, Ida Grossi - e in questi giorni invieremo personale da altri presidi, in attesa che qualche medico accetti il contratto a tempo». Non va meglio all'ospedale di Giarre, salvato in extremis all'Ars (almeno per ora). Oltre al pronto soccorso, soffre la Radiologia che di notte rimane senza medico. E nonè raro che si debba ricorrere all'ambulanza per trasferire un paziente ad Acireale in caso di emergenza. Mancano anche i cardiologi: i quattro in servizio si dividono tra reparto e ambulatori, ma spesso di notte non resta nessuno. A Mazzarino va anche peggio: il pronto soccorso non ha medici in organico e in servizio si alternano i cinque camici bianchi che lavorano in Medicina e Chirurgia, aiutati dai medici di base che hanno risposto agli appelli dell'Asp. Soffrono anche i piccoli ospedali dell'Agrigentino. Il blocco del turnover e lo spauracchio della Corte dei conti che ha bacchettato la Regione per l'alto numero di precari in corsia impedisce di coprire i posti lasciati vuoti da chi va in pensione o è in scadenza di contratto. Per tappare i buchi l'Asp trasferisce spesso personale da un presidio all'altro. Ma la coperta è sempre troppo corta. Come è successo a Canicattì l'estate scorsa, quando gli unici due medici del pronto soccorso, per di più precari, hanno dato forfait. Uno si è ammalato, l'altro si è dimesso lo stesso giorno. E al triage sono rimasti solo i pazienti. Così il direttore sanitario del presidio ha rispolverato il camice bianco e ha cominciato lui stesso a visitare i malati. Il giorno dopo l'azienda ha inviato due medici dall'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Sanità 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Pag. 1,2,3 (diffusione:556325, tiratura:710716) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A Militello Val di Catania, su sei camici bianchi previsti al pronto soccorso, ne sono rimasti solo due e i turni scoperti vengono garantiti dai medici del 118. A Caltagirone il reparto di Urologiaè chiuso da un mese: sono rimasti due specialisti su sei e non riescono più a garantire le operazioni. L'unico servizio attivo è la consulenza urologica ma solo la mattina. E carenze di anestesisti, radiologi e medici d'urgenza ci sono anche a Scicli, Salemi, Leonforte, Barcellona Pozzo di Gotto. Tutte strutture candidate dall'assessorato alla chiusura entro il 2017 ma difese a spada tratta da politici e amministratori locali. Anche contro il parere dei sindacati. «Il caso Niscemi - attacca Angelo Collodoro, segretario vicario del Cimo - è l'ennesima prova dei pericoli che corrono operatori, medici e pazienti in ospedali da chiudere senza esitazioni». «Non si capisce - rilancia Renato Costa, segretario della Cgil Medici - l'ostinazione politica nel voler tenere aperti a tutti i costi questi presidi. L'unica condizione è dare valide alternative di assistenza, potenziando la medicina del territorio». LA MAPPA Giarre Niscemi Canicattì IL FORFAIT Di notte Radiologia rimane senza medico In caso di emergenza si chiama l'ambulanza per trasferire un paziente ad Acireale LE CONTROMISURE La manager dell'Asp Ida Grossi (nella foto) ha inviato il primario di Chirurgia di Gela a coprire i turni del pronto soccorso IL SUPPLENTE Assenti i colleghi è stato il direttore sanitario a visitare i pazienti al triage del pronto soccorso Foto: IN CORSIA Il corridoio di un reparto È in discussione il piano della nuova rete ospedaliera 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Lucia Borsellino: "Cari politici non cercate voti in corsia quei reparti devono chiudere" L'obiettivo è la riconversione dei piccoli presidi in strutture che garantiscano alti livelli di cura per patologie croniche ANTONIO FRASCHILLA « LA politica deve capire che gli ospedali non sono bacini di voti, ma strutture chiamatea garantire servizi peri pazienti. Non vogliamo chiudere i piccoli ospedali, dove oggi nemmeno i camici bianchi vogliono andare a lavorare, ma riconvertirli. Il mio futuro a Palazzo d'Orleans? In questa esperienza ho avuto momenti di profonda solitudine e ormai vado avanti giorno per giorno, senza programmi a lungo termine». L'assessore Lucia Borsellino interviene sul caso Niscemi lanciando un appello «a tutta la politica» perché approvi al più presto la riforma della rete ospedaliera, impallinata in commissione Sanità. Assessore, come si spiega quel che succede a Niscemi, con due soli medici per reparti e pronto soccorso? «Quanto accaduto a Niscemi è una situazione eccezionale. C'erano tre medici in servizio fino a poche settimane fa: poi uno è morto, un secondo si è ammalato ed ecco che per alcuni giorni è rimasto in servizio anche un solo camice bianco». È vero che i medici non vogliono andare a lavorare nei piccoli ospedali? «Purtroppo sì. Anche a Niscemi ci sono stati ritardi nel reclutamento di nuovo personale, perché per un camice bianco andare in una struttura piccola significa dover abbandonare competenze e la possibilità di migliorare professionalmente. È evidente che il sistema dei piccoli ospedali così com'è non va e va riformato al più presto». Ma la riforma che aveva portato all'Ars, con l'accorpamento degli ospedalie il taglio di diversi reparti, che fine ha fatto? «La commissione Sanità non ha gradito che nella nostra riforma avessimo stabilito a monte gli ospedali da accorpare e i reparti da chiudere. Ci hanno chiesto di fissare criteri generalie successivamente calarli nella realtà.A breve presenteremo i nuovi criteri, ma occorre fare in fretta. Non possiamo perdere altro tempo». Secondo lei la politica aiutao no questa riforma? «Alla politica lancio un appello: non pensi più agli ospedali come a un grande bacino di voti. Questo mondo è finito. Abbiamo una grande responsabilità e insieme dobbiamo riformare il sistema adeguandoci agli standard europei». Chiuderete i piccoli ospedali? «No e non ne abbiamo mai avuto l'intenzione. La nostra idea è che occorra ripensare il modello di ospedale nel territorio: vogliamo creare strutture di prossimità che garantiscano alti livelli di cura per le patologie croniche, cioè quelle più diffuse, evitando che in ogni centro ci siano reparti specializzati che non possono reggere perché non c'è una domanda sufficiente. Anche alla popolazione va spiegato che non si tratta solo di chiudere reparti, ma di pensare un nuovo modello che lì garantirà meglio». Lei chiede alla politica un aiuto, ma nel suo stesso governo non sono mancate le frizioni. Ad esempio sulla nomina dei manager di Catania dopo il siluramento di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò per una controversa norma sul divieto di insediare pensionati. È vero che in giunta diversi assessori non hanno voluto chiedere collegialmente un parere al ministero sul da farsi? «È vero e penso sia stato un errore. Quanto avvenuto sulla nomina dei due manager di Catania è frutto di un groviglio di norme sui pensionati e gli incarichi di vertice nella pubblica amministrazione. Ma io da sola non chiederò alcun parere al ministero: rimango convinta che questa debba essere una scelta collegiale. Come collegiale, per legge, è la nomina dei manager della Sanità. In giunta torneremo a discuterne al più presto». La riforma della rete ospedaliera, le nomine dei manager, il caso Humanitas sul quale era pronta a dimettersi. Assessore Borsellino, si sente isolata? Pensa alle dimissioni? «Quando ho accettato l'incarico che mi era stato offerto dal presidente Crocetta, ero perfettamente consapevole delle difficoltà che avrei incontrato. E non nascondo che in questi due anni ho avuto momenti difficili e di grande solitudine. Ma fin dal VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA / PARLA L' ASSESSORE ALLA SALUTE 21/01/2015 La Repubblica - Palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato primo giorno ho sempre pensato al risultato e sono convinta che qualche risultato lo stiamo ottenendo. Il mio futuro in giunta? Non guardo lontano, vivo alla giornata. Il mio obiettivo è fare qualcosa di concreto per la Sicilia. Non scaldare una poltrona». LA RIFORMA L'Ars non ha gradito le scelte sugli accorpamenti Ok a nuovi criteri, ma si faccia presto LE DIFFICOLTÀ Ho avuto momenti di solitudine ma qualche risultato c'è Il futuro? Vivo alla giornata PER SAPERNE DI PIÙ pti.regione.sicilia.it www.asp.cl.it Foto: FRONTE CALDO L'ingresso di un pronto soccorso In basso Lucia Borsellino assessore alla Salute nella giunta Crocetta 21/01/2015 La Repubblica - Torino Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) La Valsusa ricorre al Tar contro i tagli della sanità (s.str.) ISINDACI della Valle di Susa presenteranno il ricorso contro la delibera di riorganizzazione della rete ospedaliera. Il lungo incontro che si è svolto ieri sera nella sede dell'assessorato con Antonio Saitta non è riuscito a convincere gli amministratori a desistere dall'intenzione di rivolgersi al Tribunale amministrativo. Saitta ha spiegato che l'unica cosa che non si può mantenere a Susa è il punto nascite «perché il numero dei parti è così basso da non poter garantire sicurezza alle mamme e ai nascituri». Ha poi ribadito che l'ospedale non sarà chiuso: «E non sarà un cronicario ma un ospedale vero e proprio, con un polo di ortopedia e traumatologia, un pronto soccorso 24 ore, con il sostegno dei reparti di medicina e ortopedia e una chirurgia, una week surgery per piccoli interventi». La classificazione dell'ospedale di Susa «non è modificabile», insiste Saitta. Ma le promesse non sono ritenute soddisfacenti per i sindaci di Susa, Avigliana, Borgone, Caselette, Oulx, Sant'Ambrogio e Villarfocchiardo che hanno partecipato all'incontro. Sandro Plano dice che il ricorso ci sarà: «Fino a quando non vedremo la nuova delibera non possiamo sapere cosa ne sarà in dettaglio del nostro ospedale». VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INFRUTTUOSO L'INCONTRO CON SAITTA 21/01/2015 La Stampa - Torino Pag. 37 (diffusione:309253, tiratura:418328) Influenza, Torino maglia nera ALESSANDRO MONDO «Maggiore determinazione nel gestire la situazione». È uno dei fattori che, per la Regione, hanno reso meno pesante l'emergenza influenzale in tutto il Piemonte rispetto a Torino e provincia. Un salto di qualità nel dibattito sulla situazione contingente - con i pronto soccorso in affanno (+ 20% gli accessi al Dea del Mauriziano rispetto allo stesso periodo del 2014) e i sindacati sulle barricate -, destinata ad aggravarsi nel fine settimana, quando è atteso il picco dell'epidemia. «Da Torino poche risposte» È uno dei passaggi più significativi dell'intervento di Antonio Saitta in Consiglio regionale, dove,ieri, ha risposto a un'interrogazione dei Cinque Stelle ribadendo concetti noti. Direttori sotto accusa Meno scontato il riferimento alla capacità di fronteggiare una situazione non inedita, quest'anno aggravata da fattori diversi: la carenza di personale e di strutture per la continuità assistenziale, ma anche la chiusura degli studi medici durante le feste e la scarsa intraprendenza dei direttori generali degli ospedali nel mettere a disposizione posti-letto (complici le resistenze dei primari). I medici di base Concetti ripresi dall'assessore alla Sanità sul profilo Facebook: «E' emerso come le criticità siano concentrate quasi esclusivamente nel Torinese». Tra le cause, «l'aggravarsi delle difficoltà di accesso agli studi medici per la concomitanza dei lunghi ponti festivi nell 'inizio del picco dell'epidemia e la difficoltà riscontrata circa le cosiddette "dimissioni protette"». Va da sè che incide anche il contesto territoriale. «Nelle realtà più piccole il medico di base conta di più, e magari è più disponibile - ha aggiunto l'assessore al termine della seduta -. Il fatto stesso che viva lì, sul territorio, rende più facile l'incontro con i pazienti». La replica Va lutazione accolta, con riserva, dalla Federazione dei medici di medicina generale. «Penso che la criticità di cui parla l'assessore riguardi più la città di Torino che il Torinese - commenta Roberto Venesia, segretario regionale -. Però non semplificherei: il vero problema è il rapporto, insufficiente, tra l'ex- guardia medica e la popolazione nei periodi festivi, prefestivi e nelle ore notturne ». I numeri Un dato per tutti: «A Torino il rapporto ottimale sarebbe un medico di guardia ogni 6.500 abitanti, quello attuale è di uno a 14 mila. Siamo a meno della metà, servirebbero contratti per almeno 80-100 medici. Da cosa dipende? Dal fatto che l'Asl Torino 1, probabilmente a corto di risorse, non ha mai applicato l'accordo integrativo regionale, in vigore da oltre due anni». Questo senza considerare altri deficit strutturali: dalla carenza di strutture ai pochi ambulatori nei quali praticare la medicina di gruppo. Sul fronte delle «dimissioni protette», Saitta osserva: «Mi è stato confermato che vi sono numerosi posti-letto per acuti occupati da pazienti dimissibili, ma che non possono essere mandati a casa perchè nessuno può prenderli in carico. Serve una vera rete di continuità assistenziale». Confermati gli interventi di potenziamento dei Dea del Mauriziano, di Rivoli e delle Molinette. Il «fattore-primari» D agli uffici dell'assessorato indicano una terza causa per spiegare l'impatto variabile dell'emergenza in corso, non menzionata nell'intervento di Saitta: la minor flessibilità degli ospedali di Torino e e del Torinese, con riferimento alla forza e quindi al potere dei primariati. Dove per «flessibilità» si intende la (scarsa) disponibilità a prestare posti-letto nei vari reparti in appoggio ai Dea. Duello con i sindacati T ensione con i sindacati, che chiedono risposte immediate: Nursing up ha dichiarato lo stato di mobilitazione degli infermieri; Cgil, Cisl e Uil ribattono a Saitta: «Abbiamo contrastato per anni le politiche scellerate della giunta-Cota, si informi prima di parlare». Prosegue il lavoro dei Nas: in questi giorni ogni disservizio nei corridoi dei Dea viene verificato. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica 21/01/2015 Il Messaggero - Roma Pag. 40 (diffusione:210842, tiratura:295190) Il Campidoglio ha ridimensionato i fondi per i dipartimenti e per le aziende partecipate. Cresce solo il settore dei trasporti Fabio Rossi LA MANOVRA I tagli, inevitabilmente, saranno dolorosi. Il bilancio di previsione 2015 firmato dall'assessore Silvia Scozzese, almeno all'inizio del confronto con la maggioranza, prevede risparmi molto forti sui budget dei dipartimenti, anche nei settori chiave dell'amministrazione comunale. Con l'unica eccezione della mobilità, che vedrà anzi la sua dotazione crescere di 45 milioni, anche per far fronte alla delicata situazione dell'Atac. Le forbici della Scozzese, infatti, non risparmiano le politiche sociali (meno 54 milioni di euro), la cultura (meno 29) e la scuola (meno 16): proprio quei campi su cui i partiti di centrosinistra, con Pd e Sel in testa, vogliono approfondire il discorso prima di dare un benestare che, soprattutto per l'ala sinistra della coalizione, non è scontato. Ieri Ignazio Marino ha affrontato la vicenda in giunta, chiamando i suoi assessori a fare i «compiti a casa»: un ulteriore sforzo di eliminazione delle spese non indispensabili e, al contempo, la preparazione di progetti per il futuro della città. «Vorremmo arrivare a far sì che questo Comune abbia un bilancio sociale e partecipato - commenta Francesca Danese, da dicembre nuovo assessore alle politiche sociali - Quindi capire in che modo i soldi vengono spesi, dipartimento per dipartimento, ridare trasparenza e avere una manovra non letta nell'ottica strettamente economicista, ma restituendo ai cittadini una visione delle politiche economiche». LE AZIENDE Ma nel documento di programmazione finanziaria del Campidoglio, per il 2015, il punto focale resta quello delle aziende partecipate. Il piano di vendite e liquidazioni è ingente, tanto da creare frizioni con la maggioranza (soprattutto sul caso Farmacap). Ma ci saranno anche tagli per le società che continueranno a lavorare con Palazzo Senatorio o che, comunque, ricevono contributi dall'amministrazione. È il caso soprattutto del settore culturale: Zètema dovrà fare i conti con una riduzione di 4 milioni del finanziamento comunale, gli enti culturali riceveranno complessivamente 10 milioni in meno. Forbici in azione anche per Risorse per Roma, che vedrà il contributo capitolino decurtato di 3,5 milioni. Foto: Silvia Scozzese VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bilancio, ecco i tagli colpo di scure su scuole welfare e cultura 21/01/2015 Il Giornale - Milano Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) Assistenza ai turisti malati con telefonino e numero unico Il paradosso: oltre la metà dei problemi di salute pubblica che potrebbero riguardare i visitatori di Expo sono di tipo gastrointestinale, intossicazioni alimentari e altro. Questo dicono le statistiche, basate su grandi eventi come le Olimpiadi di Londra. Secondo quanto riferito dai funzionari della Regione alla commissione comunale Politiche sociali, tre sono le postazioni di prima emergenza che saranno attive sul sito per tutti i 186 giorni di Expo, con personale medico proveniente dai pronto soccorso e dalla Asl. Diventeranno 5 durante il week end, arricchendosi di una pediatria. Un bando, in pubblicazione a giorni, servirà per l'apertura di una parafarmacia, e tutta l'area dell'esposizione sarà presidiata da auto mediche, mezzi di soccorso e personale appiedato. All'interno del sito, le prestazioni saranno gratuite, perchè pagate da Expo. Regime ordinario invece per quelle nelle strutture sanitarie esterne. In caso di problemi di salute, i visitatori avranno tutti un «accompagnatore» virtuale fin dal momento dello sbarco in aeroporto: l'apposita app progettata per Expo guiderà non solo verso punti di pronto soccorso e farmacie, ma anche verso i luoghi dotati di defribillatori e, se si è «geolocalizzati» in città, verso il poliambulatorio degli Icp di via Rugabella, che grazie a un finanziamento regionale di un milione e 250mila euro sarà presidio turistico attivo 24 ore su 24. Per i turisti d'oltreoceano più disorientati sarà attivato un call center multilingue per affiancare il 112: farà le veci del numero d'emergenza «911» attivo in America. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA SANITÀ PER EXPO 21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Cesena Pag. 6 (diffusione:165207, tiratura:206221) Farmaci di fascia C gratis per mille cittadini CIRCA UN MIGLIAIO i cittadini residenti nei comuni dell'Unione Valle del Savio di cui oltre 800 di Cesena stanno per ricevere una lettera in cui si conferma l'erogazione gratuita dei farmaci di fascia C (cioè i medicinali per i disturbi più comuni, normalmente non mutuabili). In particolare, potranno ricevere i farmaci le famiglie in carico ai servizi sociali, per le quali siano stati predisposti dal servizio interventi per far fronte ad una situazione di precarietà socio-economica dallo scorso anno oppuresia stato avviato un progetto di sostegno socio-economico elaborato con l'assistente sociale. Inoltre, l'erogazione gratuita interessa anche tutte le famiglie con indicatore Isee inferiore agli 8.000 euro e gli anziani che fruiscono del servizio di assistenza domiciliare o di contributi economici. Per ricevere i farmaci di fascia C bisogna presentarsi alla farmacia del Bufalini (piazzale Giommmi, Piastra Servizi; lunedì-venerdì dalle 9 alle 16, sabato e prefestivi dalle 9 alle 12), con prescrizione del farmaco da parte del medico di base o pediatra, tessera sanitaria e attestazione inviata dall'Unione a tutti gli aventi diritto. Altri punti di ritiro sono le farmacie degli ospedali di Mercato Saraceno (giovedì dalle 9 alle 12) e di Bagno di Romagna (mercoledì dalle ore 9 alle ore 13). Image: 20150121/foto/1183.jpg VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DISTRIBUITI NEGLI OSPEDALI DI CESENA, BAGNO E MERCATO 21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini Pag. 23 (diffusione:165207, tiratura:206221) Mille farmaci per la Caritas MILLE farmaci donati. Sono quelli raccolti nelle due farmacie di San Marino nel 2014 in occasione della Giornata di Raccolta del Farmaco. Un vero e proprio record, sia perché era la prima volta dell'iniziativa in Repubblica, sia tenendo conto delle dimensioni del piccolo Stato. Tutti i medicinali raccolti l'anno scorso sono stai donati alla Caritas diocesana San Marino-Montefeltro. Ieri, intanto, è stata presentata l'edizione 2015. L'iniziativa è realizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus in collaborazione con Federfarma e Cdo Opere Sociali che si terrà il 14 febbraio in tutta Italia e anche a San Marino. A presentare la seconda edizione sammarinese sono stati Francesco Mussoni, segretario di Stato alla Sanità, Mauro Chiaruzzi, direttore del Servizio farmaceutico Iss, Giovanni Ceccoli, direttore Caritas diocesana San Marino-Montefeltro, Clara Cairola, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Banco Farmaceutico onlus e Marina Corsi, delegata della Fondazione Banco Farmaceutico onlus per San Marino. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL BILANCIO DELLA GIORNATA DI RACCOLTA 21/01/2015 Avvenire - Milano Pag. 1 (diffusione:105812, tiratura:151233) Maroni replica a Lorenzin Il governatore: sulla riforma accetto i contributi del ministro ma partiamo dalla nostra proposta A « ccetto contributi da parte del ministro della Salute, ma noi partiamo dalla nostra proposta, per definire la riforma del sistema socio-sanitario lombardo». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Roberto Maroni, dopo le parole del ministro Beatrice Lorenzin sul testo di base della riforma, approvato in Giunta nei giorni scorsi. In un convegno promosso a Milano dal gruppo regionale Ncd, Lorenzin aveva evidenziato aspetti positivi ma anche criticità, citando punti a suo avviso in contrasto con la legge nazionale, e aveva sottolineato l'importanza della «condivisione» come base per le riforme. «La prossima settimana - ha annunciato Maroni quando alcuni partiti della maggioranza avranno presentato le loro proposte, riunirò di nuovo il tavolo di maggioranza e arriveremo in tempi rapidi a una formulazione condivisa anche dal partito del ministro». Allo stesso convegno Lorenzin aveva incontrato delegati della Rsu dell'Istituto dei tumori, promettendo sostegno all'avvio di un tavolo con Ministero, Regione, forze sociali e lavoratori per il futuro dell'istituto. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità . 21/01/2015 Avvenire - Milano Pag. 2 (diffusione:105812, tiratura:151233) Il piano Il dirigente regionale in commissione: pronti anche per il bioterrorismo Tre presidi sul sito e sei ospedali di riferimento ]er Expo Milano si prepara ad affrontare l'emergenza sanitaria: dalla più comune epidemia infettivologica, al bioterrorismo (antrace) fino a eventi catastrofici e incidenti aerei e ferroviari. Il servizio sanitario che dovrà garantire l'assistenza a quei venti milioni di visitatori attesi nel semestre dell'esposizione comprenderà: tre punti di primo intervento, che diventeranno 5 comprensivi di pediatra nel fine settimana, un poliambulatorio a disposizione per i turisti, quello di via Rugabella, e dotato di guardia medica per un servizio sulle 24 ore, ricezione ospedaliera organizzata in tre aree e sei pronto soccorsi di riferimento (agli ospedali di Garbagnate, Rho, Sacco -indicato specificatamente per le malattie infettive-, San Carlo, Niguarda e Policlinico) un numero unico multilingue per rispondere a vasto raggio alle domande e necessità dei visitatori. Sono queste le coordinate entro le quali si starebbe declinando l'offerta dei servizi sanitari in vista di Expo 2015. Audito in commissione Politiche sociali e servizi per la salute di Palazzo Marino, il dirigente dell'assessorato alla salute della Regione Lombardia, Pietro Marino, ha parlato di un sistema sanitario regionale «pronto a sopportare» le possibili emergenze connesse a un evento di questo tipo, compreso quella terroristica. Sul fronte delle malattie infettive, Marino ha reso nota l'attivazione di una sorveglianza, una sorta di «intelligence» impegnata nel tentativo di «individuare in maniera precoce qualsiasi episodio di tipo infettivologico». Attenzioni particolari sarebbero riservate anche ai controlli su merci e alimenti e a monitorare la situazione sul versante Ebola, posto che non si attendono solo visitatori, ma anche delegazioni provenienti da zone considerate a rischio. Il paradosso: oltre la metà dei problemi di salute pubblica, secondo le statistiche riferite agli ultimi grandi eventi come le Olimpiadi di Londra, sarebbero di tipo gastrointestinale, legate a intossicazioni alimentari ed altro. (D.Fas.) Foto: Il sito dell'esposizione VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Sistema pronto ad affrontare le emergenze sanitarie di Expo» 21/01/2015 Il Gazzettino - Venezia Pag. 11 (diffusione:86966, tiratura:114104) Si chiama "Da Vinci", in onore di Leonardo, e sotto i suoi quattro bracci operativi meccanici, "armati" di strumenti per tagliare, cauterizzare e suturare, passeranno circa 200 pazienti all'anno. Il robot, uno strumento d'avanguardia per la chirurgia, è stato acquistato dall'Ulss 12 veneziana e installato all'ospedale dell'Angelo di Mestre, nel quale ieri è stato inaugurato il Centro di chirurgia robotica interaziendale della provincia. Dal 2 febbraio il "Da Vinci" sarà utilizzato in diverse specialità: a partire da urologia e chirurgia generale, fino a ginecologia, otorinolaringoiatria e chirurgia toracica. Ma i pazienti dell'Angelo non si devono spaventare: a manovrare la sofisticata macchina operatrice saranno chirurghi esperti e appositamente formati. Il robot costituisce in pratica una precisissima estensione del chirurgo, che lo controlla da remoto (attraverso uno schermo che ingrandisce e fornisce immagini tridimensionali) e lo manovra attraverso una consolle. «Questo strumento - spiega Maurizio Rizzo, primario di Chirurgia generale - consente interventi meno invasivi, con riduzione del rischio operatorio, della perdita ematica, e quindi anche della necessità di trasfusioni, delle cicatrici e del dolore post-operatorio». Alla presentazione hanno partecipato il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il direttore generale dell'Ulss 12, Giuseppe Dal Ben. «Con questo apparato si realizza un sogno - dice Zaia - Questa era una delle nostre sfide, insieme all'abbattimento dei tempi d'attesa. Confermiamo inoltre la scelta di investire 70 milioni di euro l'anno in nuove tecnologie per tutta la sanità veneta, perché crediamo fermamente che questo sia il vero futuro. Sogno un ospedale senza letti, con tanta tecnologia e tante professionalità in cui si sia capaci di curare perfettamente in day hospital». Il nuovo robot è stato acquistato dall'Ulss 12 con una spesa di 2.684.000 euro. Nei 70 milioni, quindi, ci potrebbe essere spazio anche per altre tecnologie da destinare agli ospedali veneziani: «Il robot operatorio ci consente già un salto di qualità - aggiunge Dal Ben - La nuova attività si pone al servizio di un territorio vasto, e all'Angelo nascerà un nuovo polo a cui faranno riferimento anche gli specialisti delle altre Aziende della provincia, con un importante scambio di professionalità e di competenze». (((fusarom))) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato All'Angelo il robot Da Vinci La Chirurgia diventa geniale 21/01/2015 Il Mattino - Avellino Pag. 32 (diffusione:79573, tiratura:108314) «La mia odissea notturna per un'iniezione antitetanica» Rosa De Angelis Nessuna struttura sanitaria disponibile a somministrare un'antitetanica ad una donna con una vistosa ferita alla mano. È questa la vicenda di Gemma Manzi, che ha girato Guardia medica, farmacia e Pronto soccorso senza trovare nessuno disponibile a farle l'iniezione, dopo una ferita alla mano. I fatti risalgono alla notte tra sabato e domenica scorsa, quando la donna, mentre era alle prese con un trasloco, si ferisce alla mano con un vetro. «Il 17 gennaio scorso, intorno alle 22 era a casa con il mio compagno e mentre facevo dei lavori, si è rotto un vetro e mi sono tagliata ad una mano - racconta la donna a questo punto, dopo aver tamponato la fuoriuscita di sangue con un fazzoletto di carta e il nastro isolante, non avendo cerotti o nient'altro di più adatto in casa, sono andata alla guardia Medica dell'Asl di Avellino. Il medico che era di turno mi ha detto che non aveva cerotti e mi ha prescritto l'antitetanica, sostenendo che non poteva somministrarmela. Con il fazzoletto intriso di sangue che avevo mi sono recata in farmacia, dove dopo aver comprato l'antitetanica ho chiesto se qualcuno potesse farmela lì». A questo punto, dopo il rifiuto anche della farmacista, che sostiene di non poter somministrare il presidio medico, la donna si rivolge al Pronto soccorso. «Era notte e il personale di turno mi ha detto che, poiché non era urgente, dovevo recarmi lì la mattina seguente. - racconta Gemma - Allora ho chiesto ad una amica se potesse aiutarmi, ma una volta aperta la confezione, si è accorta che la siringa aveva un ago differente da quelli usati generalmente, e non sapendo come usarlo ha preferito non farmela». La vicenda a questo punto si complica e la donna decide di tornare il giorno seguente al Pronto soccorso, sicura di poter risolvere lì la questione. «Il personale in servizio mi ha fatto notare che il mio era un codice bianco e che c'era molta gente prima di me. Nonostante ci fossero diversi infermieri e addetti in servizio, mi hanno detto che non potevano farmela, l'unica possibilità che mi è stata offerta era quella di pagare 50 euro come codice bianco per avere la somministrazione. Io non capisco: se non potevano farmi l'iniezione perché c'erano casi più gravi del mio, perché pagando questa cosa sarebbe diventata possibile? - si chiede - In ogni caso non avevo contanti con me e me ne sono andata di nuovo. A questo punto sono tornata alla Guardia medica e il medico di turno mi ha detto ancora una volta che non poteva farmela lui, aggiungendo che loro possono solo prescrivere i farmaci e non somministrarli. Quando gli ho spiegato che si trattava di una siringa con un ago speciale, si è offerto di sostituirlo con un ago normale ma ha ribadito che non poteva farla lui». Alla fine dopo quasi 24 ore la donna ha trovato una signora che lavora nel suo palazzo come badante disposta a farle l'iniezione e così è riuscita a scongiurare il pericolo del tetano. «È assurdo che nel 2015 possa accadere una cosa del genere - commenta - che una Guardia medica non abbia i cerotti e che nessuno possa somministrare un'antitetanica. Potevo morire se non avessi trovato una persona di buon cuore ad aiutarmi». © RIPRODUZIONE RISERVATA VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso 21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) « Farmaci per l'epatite C, centro alcologico escluso» Testino contro Montaldo: «Una scelta assurda» G. FIL «ANCHE NOI abbiamo diritto di essere inseriti tra i centri che distribuiscono il farmaco che cura l'epatite C. Siamo il centro alcologico di riferimento regionale, ma siamo stati esclusi dalla Regione.Non credo sia una ripicca politica». Gianni Testino è il coordinatore e il responsabile del centro del San Martino Ist : non l'ha presa bene quando ha scoperto che il reparto del padiglione 10 era stato tagliato fuori. Il farmaco ha costo altissimi - la terapia garantisce al 90% la guarigione ma costa almeno 50 mila, , tanto è vero che il ministero della Salute ha stabilito che possa essere somministrato soltanto ad un numero limitato di pazienti, soprattutto a quelli che non hanno risposto positivamente ad altre cure e sono in lista d'attesa per il trapianto di fegato. «Ora abbiamo 225 pazienti in terapia disintossicante, 66 hanno l'epatite C e almeno 20 potrebbe essere curati con il nuovo farmaco. Che non è ancora stato distribuito - la Regione ha stanziato quattro milioni di euro per la Asl 2 savonese, la Asl 5 spezzina, il Galliera e le Malattie Infettive del San Martino. «Il centro alcologico è a valenza regionale con più di 22 mila prestazioni e oltre 11 mila visite all'anno. Abbiamo tutti i requisiti e le professionalità per somministrare il farmaco che cura l'epatite C, ma l'assessorato alla Salute, consigliato dai suoi consulenti, ci ha tagliato fuori». Testino ha scritto una lettera a Burlando, a Montaldo, al presidente della commissione Salute Valter Ferrando - con cui è in ottimi rapporti - e ai consiglieri che fanno parte della commissione. «L'assessore non ha considerato questo centro perché forse non sa quello che facciamo e comunque sono passati dieci giorni e non mi ha ancora risposto. È chiaro che i nostri pazienti verranno comunque indirizzati a Malattie infettive, ma se noi restiamo esclusi dalla distribuzione del farmaco, viene penalizzata la nostra ricerca scientifica». La risposta di Montaldo è seccata: «Al momento, secondo i nostri esperti, il Centro alcologico non ha i requisiti previsti. Mi sorprende che ogni volta che sorge un problema, la prima reazione sia sempre quella di gridare, anzichè cercare un confronto». Seconda bordata: «Non sono io, ma Testino che tira sempre in ballo la politica. Questa è una scelta tecnica». . VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA POLEMICA SUL SAN MARTINO 21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) Condannato per visite private ora il primario lavorerà gratis Niente sospensione di 3 mesi ma stesso periodo di servizio non retribuito GUIDO FILIPPI LAVORERÀ, per almeno tre mesi, senza percepire un centesimo di stipendio, Walter Bozzo, il primario del Villa Scassi, sospeso per gravi irregolarità amministrative. È la pena alternativa concordata con la Asl 3 che lo aveva "condannato" a tre mesi di sospensione (ovviamente non retribuiti) per visite private durante l'orario di lavoro, timbrature contestate e documenti interni incompleti. La vicenda rischia, nonostante l'intesa di qualche giorno fa, di avere un seguito giudiziario: i carabinieri del Nas hanno acquisito tutti gli atti del procedimento disciplinare e aperto un'inchiesta per falso e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. Bozzo, 59 anni, è il primario di Urologia, il direttore del dipartimento delle Chirurgie e una delle figure di spicco dell'ospedale di Sampierdarena: lo stop dove scattare a metà della scorsa settimana, ma qualche giorno prima è stato raggiunto un accordo, previsto dal contratto nazionale dei medici. I tre mesi di sospensione, secondo i calcoli della direzione amministrativa (guidata da Piero Reinaudo) corrispondono a circa 29 mila euro lordi che la Asl si tratterrà, a rate, per almeno tre mesi o comunque fino a quando non verrà saldato il debito. Una soluzione assolutamente innovativa per la sanità ligure e con pochi precedenti in Italia, ma che conviene sia alla Asl 3 che al medico. Lasciare per tre mesi un reparto chiave come quello di Urologia senza il primario, avrebbe creato più di un problema sanitario e organizzativo. Bozzo non è solo il capo: opera quasi tutte le mattine e con un bisturi in meno si sarebbero allungate le liste di attesa per gli interventi chirurgici. Non solo, l'incarico di primario, seppur a tempo avrebbe avuto un costo per l'azienda. Conviene anche a Bozzo che mantiene la gestione del reparto e soprattutto, fino a quando non ha azzerato il "debito" con la Asl 3, può continuare a fare la libera professione - sia al Villa Scassi che nelle tre strutture private del porto antico, di Pietra Ligure e Cairo Montenotte. Con la sospensione non avrebbe potuto visitare, per novanta giorni, i pazienti privati. Il commento del primario urologo è stringato: «Sto lavorando in ospedale e sono soddisfatto di questa decisione perché così posso seguire i malati». La pena alternativa non vieta, però, al medico (assistito dall'avvocato Laura Boero) di rivolgersi al tribunale civile per chiedere che venga annullato il provvedimento amministrativo; tra l'altro non bisogna dimenticare che in bilico c'è anche il rinnovo del contratto come primario di Urologia e direttore del dipartimento delle Chirurgie. Facciamo ora un passo indietro di qualche mese per ricostruire alcuni passaggi della vicenda. Bozzo, già primario al Santa Corona di Pietra Ligure, era stato nominato dall'ex direttore generale Renata Canini (silurata nel 2011 dalla giunta Burlando) e sostituita da Corrado Bedogni. Al Villa Scassi si è fatto apprezzare in fretta per le sue qualità in sala operatoria e per le sue capacità organizzative che lo hanno portato ad ottenere la responsabilità delle Chirurgie. I guai, per l'urologo, iniziano a fine estate quando la direzione amministrativa fa aprire un'indagine interna e gli invia una lettera di contestazione. Secondo gli accertamenti della Asl 3 - coordinati dal direttore del personale Davide Amodeo - Bozzo avrebbe fatto alcune visite private in regime di libera professione intramuraria - durante l'orario di lavoro in reparto, mentre il regolamento dei medici (oltre che le normative nazionali) prevedono una netta distinzione tra le due attività. A quanto pare gli sono state contestate anche alcune visite effettuate in tre strutture private, regolarmente autorizzate dalla Asl. Sarebbero inoltre emerse alcune discrepanze e irregolarità negli orari tra l'attività in reparto e quella privata. Tra le contestazioni più rilevanti anche diverse timbrature e il primario si sarebbe giustificato sostenendo di aver chiesto e ottenuto la sostituzione del badge solo quando si è accorto che funzionava male. Agli atti anche una ventina di mancate timbrature, alcune delle quali in occasione dell'attività libero professionale. Contestazioni pesanti che Bozzo ha respinto, ma non ha evitato la sospensione, tramutata ora in tre mesi di lavoro senza stipendio. Foto: Il primario Walter Bozzo sarà senza stipendio per tre mesi ma potrà operare Foto: IL " REATO " CONTESTATO VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO DI WALTER BOZZO, RESPONSABILE DI UROLOGIA DEL VILLA SCASSI 21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Violate le regole per la libera professione in ospedale VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 56 21/01/2015 QN - La Nazione - Firenze Pag. 13 (diffusione:136993, tiratura:176177) Salvato in Camerun dal Centro missionario medicinali Massimo Ghiribelli E' il presidente dell'associazione che conta 50 volontari e aiuta in tutto il mondo i più dimenticati, con spedizioni sul posto Raccolta farmaci Il Centro missionario riceve farmaci in dono da ospedali, medici, farmacie e li invia gratuitamente nelle zone più povere del mondo ALESSANDRO FIESOLI SCRIVE la mamma di Leander, due anni, dalla diocesi di Bafia, in Camerun: «Vi ringrazio molto perché il mio bambino ha avuto un grave disturbo allo stomaco, con grandi dolori, e adesso sta bene grazie ai vostri farmaci, Dio vi benedica». Leander è uno delle migliaia di bambini in tutto il mondo salvati grazie all'impegno e all'attività del Centro Missionario Medicinali, un'associazione laica di volontariato che rende onore a Firenze, un'organizzazione umanitaria unica in Italia e che rappresenta un'eccellenza cittadina. «LA NOSTRA missione è aiutare i più dimenticati in Africa, in America Latina, in Asia, in Europa. Le ultime spedizioni più consistenti di medicinali le abbiamo mandate in Siria, Ucraina, Sierra Leone, nelle zone di guerra e difficili, da Medici senza frontiere è stato chiesto il nostro intervento anche in Sicilia, ad Augusta, il porto di sbarco dei migranti del mare» spiega Massimo Ghiribelli, fondatore, nel 1977, e presidente dell'associazione, sostenuta da cinquanta volontari. Il Centro Missionario Medicinali riceve i farmaci in dono da ospedali, medici, farmacie, ambulatori e li invia gratuitamente nelle zone povere del mondo. I dati fanno capire bene la gravità della situazione e l'importanza di questa mano tesa da Firenze. Nel mondo, 6,6 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili, oltre che per malnutrizione. Solo la malaria uccide un bambino ogni trenta secondi. Quasi due miliardi di persone non possono accedere ai farmaci essenziali. In Italia, dal 2007 al 2013, la povertà sanitaria è cresciuta del 60 per cento, arrivando a interessare 4,8 milioni di persone. Per affrontare questa emergenza, il Centro fiorentino, dopo un'esperienza molto positiva a Scandicci, da un anno e mezzo ha inaugurato presso l'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, con il patrocinio del Comune, il progetto «Un farmaco può salvare la vita», con l'installazione, presso sedi di misericordie, pubbliche assistenze, Fratellanze militare e sedi Asl, di trenta box per la raccolta di medicinali. E' stato calcolato che ogni famiglia italiana spreca 80 euro all'anno in farmaci inutilizzati. Il risultato è stato molto buono: in un anno, sono state raccolte in questo modo oltre sette tonnellate di farmaci e materiale sanitario, grazie alla generosità di migliaia di cittadini e alla partecipazione dei volontari delle Misericordie. Consentendo così all' associazione fiorentina di spedire nel 2014 non meno di 40 tonnellate di farmaci in oltre 120 paesi del Sud del mondo. Medicine speciali vengono acquistate contro le malattie tropicali. Milioni di dosi di farmaci che hanno salvato tante vite. Come quella di Leander. La sede del Centro Missionario Medicinali è in Via degli Agli, all'angolo con Piazza Antinori (tel 055294501). Per chi volesse sostenerla con il 5 per mille, il codice fiscale della Onlus è 94073610480. Per effettuare una donazione, C/C postale 27030501 e C/C Banco Popolare, entra,bi intestati al Centro. Per informazioni, il sito da consultare è www.centromissionariomedicinali.org La «rete» L'installazione di trenta box Il Centro ha provveduto all'installazione, presso sedi di Misericordie, pubbliche assistenze, Fratellanze militari e sedi Asl, di trenta box per la raccolta di medicinali L'impegno Aiuti in tutto il mondo «La nostra missione - dice Ghiribelli - è aiutare i dimenticati in Africa, in America Latina, in Asia, in Europa. Le ultime spedizioni più consistenti di medicinali le abbiamo mandate in Siria, Ucraina, Sierra Leone» Solidarietà Sprechi e recuperi E' stato calcolato che ogni famiglia italiana spreca 80 euro all'anno in farmaci inutilizzati. In un anno, il Centro missionario medicinali è riuscito a raccogliere oltre sette tonnellate di farmaci e materiale sanitario grazie alla generosità di migliaia di cittadini e volontari Foto: Una delle numerose missioni in tutto il mondo del Centro Foto: Alcuni dei piccoli pazienti curati dal Centro missionario medicinali VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Grazie, Dio vi benedica Il mio bambino è guarito» PROFESSIONI 2 articoli 20/01/2015 QN - Il Giorno - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:69063, tiratura:107480) Wise acquista PH&T Investimento da 15 milioni WISE Sgr, per conto del fondo mobiliare chiuso Wisequity III, ha perfezionato l'acquisizione del 100% del capitale di PH&T, società farmaceutica italiana attiva nei settori dei farmaci generici e dei dispositivi medici, che esporta più dell'80% del proprio fatturato in circa 50 Paesi. L'operazione prevede un investimento iniziale di 15 milioni e rientra in un disegno più ampio di creazione di un polo farmaceutico italiano con forte propensione all'export. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 21/01/2015 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato POLO FARMACEUTICO 21/01/2015 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:24728, tiratura:83923) Avvocati e farmacisti prove tecniche di coalizione sociale Roberto Ciccarelli Avvocati, farmacisti, professioni tecniche. E ancora: archivisti, architetti, consulenti. Non si era ancora vista in Italia una simile coalizione tra le professioni ordinistiche e senza albo professionale contro l'oppressione fiscale e previdenziale. Il governo Renzi ci sta riuscendo. Lo speakers' corner organizzato dalla Mobilitazione Generale degli Avvocati (M.g.a.) - un gruppo facebook con oltre 15 mila aderenti che costituisce una novità della politica forense - giovedì 26 gennaio dalle 10,30 alla Cassa Nazionale Forense in via Ennio Quirino Visconti a Roma li vedrà prendere parola. E non è escluso che si uniranno altre esperienze che si sono addensate negli ultimi anni nel lavoro autonomo o nel precariato. Fino ad oggi sono state le lobby tradizionali del lavoro autonomo, oppure singoli gruppi o corporazioni, a mobilitarsi per questioni tecniche - ma sostanziali - che riguardano il fisco o la previdenza. Il tentativo degli avvocati M.g.a. è mantenere vivo l'interesse sulla drammatica condizione dei giovani colleghi, riconoscendosi in una prospettiva che unisce il lavoro indipendente in un'unica condizione, quella del quinto stato. Rispetto al biennio 2011-2012, dove si sono registrate analoghe esperienze nel lavoro culturale, oggi emerge una differenza: «II vero conflitto in atto - spiegano gli avvocati - non è generazionale: la vera divisione nel lavoro autonomo sta nei redditi e nelle garanzie». L'attenzione è sulla questione previdenziale dove «le vecchie gerarchle non hanno più nulla a che fare con la nuova realtà sociale delle professioni». In generale è cambiata la composizione sociale delle professioni: «L'avvocatura - spiega M.g.a. - è in gran parte composta di persone che sono, e sanno di essere, soggetti non garantiti, così come qualsiasi altro lavoratore autonomo, o partita Iva. Non possono contare, spesso, nemmeno su reti di protezione familiare, anch'esse erose dalla crisi». La differenza rispetto al recente passato emerge nelle rivendicazioni: c'è la denuncia dell'iniqua pressione fiscale e previdenziale e si arriva alla richiesta della creazione di ammortizzatori sociali universali; si chiede un sistema previdenziale equo, solidaristico e proporzionato alle capacità reddituali; c'è la richiesta dell'abbattimento dei privilegi previdenziali dei professionisti ricchi e «affluenti». Su queste basi è nata l'intesa tra avvocati e farmacisti. «Saremo il punto di riferimento per tutti i professionisti delle partite Iva, più volte messi in difficoltà proprio dalle scelte dal governo Renzi» sostiene il presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane Davide Gullotta. Per Cosimo Matteucci, presidente di M.g.a., «si sta concretizzando la coalizione tra le professioni intellettuali, ordinistiche e non ordinistiche, tra i lavoratori autonomi e tutte le partite Iva. Solo incrociando le lotte avremo qualche possibilità di contrastare la politica fiscale del Governo e le politiche previdenziali dei nostri enti di riferimento, e magari di mutarne l'orientamento». A parlare infine di «alleanza politica» è Michele Privitera, presidente del Comitato Professioni Tecniche (ingegneri, geologie architetti). PROFESSIONI - Rassegna Stampa 21/01/2015 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato QUINTO STATO PERSONAGGI 3 articoli 21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale Pag. 4 (diffusione:48275, tiratura:63756) L'eurodeputato boccia il «sì» dell'ex Cav: votare l'Italicum è come una resa incondizionata FORZA ITALIA Raffaele Fitto l ROMA. Una retromarcia totale quella che chiede Silvio Berlusconi ai suoi parlamentari invocando il rispetto degli accordi presi con Matteo Renzi ed il via libera a tutte le modifiche all'Italicum, premio di lista compreso. Dopo l'incontro con il leader Dem a cui ne seguirà un altro la prossima settimana solo sulla partita del Quirinale (argomento trattato anche nella riunione mattutina a palazzo Chigi) l'ex premier torna a palazzo Grazioli per mettere a punto la linea che poi Paolo Romani e Denis Verdini illustreranno ai parlamentati. D'altronde già nel colloquio con il premier, il Cavaliere aveva garantito che la maggioranza del suo partito avrebbe sostenuto le riforme. Un impegno totale, quello di Berlusconi, convinto che solo così Forza Italia rimarrà centrale nella partita per il Colle, ma non solo. La fronda che fa capo a Raffaele Fitto infatti non voterà l'emendamento Esposito che di fatto riscrivere la legge elettorale e si prepara a dare battaglia su altri fronti. A nulla infatti è servito l'ennesimo incontro tra il Cavaliere e il capo dei malpancisti che al termine del faccia a faccia non ha lesinato critiche: "Berlusconi sta facendo un errore, questo è un suicidio per Fi, è una resa incondizionata». Nel corso del faccia a faccia poi ci sarebbe stato anche un attimo di tensione quando nella stanza è entrato Paolo Romani. L'ex governatore della Puglia infatti avrebbe detto al capogruppo di preparare l'abito blu visto che l'ingresso nel governo e nella maggioranza è immin e n t e. Secondo i dissidenti, anti-Nazareno (esponenti di Fi e Gal) avrebbero votato contro la riforma elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari sarebbero solo 10 e un astenuto, rispetto a 45 sì. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo Madama sono, sulla carta, 19: il nocciolo duro formato dai pugliesi Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Francesco Bruni, Lucio Tarquinio; Pietro Liuzzi, Vittorio Zizza; i campani Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono iscritti al gruppo Gal); i forzisti Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone (Gal); l'azzurro Lionello Pagnoncelli che si sarebbe astenuto; Salvatore Tito Di Maggio, ex di Scelta civica, passato con Gal. PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fitto: Silvio sbaglia, FI va al suicidio 21/01/2015 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi Pag. 4 No dei senatori pugliesi al patto del Nazareno ma Amoruso si dissocia: io sto con il leader d Il gruppo di Forza Italia si è spaccato ieri al Senato sulla linea concordata da Silvio Berlusconi con Matteo Renzi sull'Italicum ed è già guerra di numeri sul 'peso' dei frondisti. Secondo i dissidenti, anti-Nazareno (esponenti di Fi e Gal) alla riunione del gruppo dei senatori di ieri a palazzo Grazioli avrebbero votato contro la riforma elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari sarebbero solo 10 e un astenuto, rispetto a 45 sì. I fittiani assicurano che in Aula, sia alla Camera sia al Senato, si capirà la portata dei maldipancia interni a Forza Italia. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo Madama sono, sulla carta, 19: il nocciolo duro formato da sette pugliesi (Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Francesco Bruni, Francesco Maria Amoruso, Lucio Tarquinio; Pietro Liuzzi, Vittorio Zizza); i campani Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono iscritti al gruppo Gal); i forzisti Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone (Gal); l'azzurro Lionello Pagnoncelli che si sarebbe astenuto oggi; Salvatore Tito Di Maggio, ex di Scelta civica, passato con Gal. Ma il fronte fittiano comincia a perdere consensi in Puglia. Il coordinatore regionale di Forza Italia, il senatore Francesco Amoruso in replica alle agenzie di stampa che dopo la riunione di Palazzo Grazioli davano il suo none tra i contrari al Patto del Nazareno ha fatto subito sapere: «Contrariamente a quanto riportato da alcune agenzie di stampa, ho votato con la maggioranza che sostiene la linea del Presidente Berlusconi nella riunione di gruppo a palazzo Grazioli». Per oggi è prevista l'assemblea dei deputati di Forza Italia con Berlusconi per discutere di legge elettorale. Ma la battaglia sulla legge elettorale si gioca al Senato, visto che il Pd alla Camera ha la maggioranza assoluta. Francesco Amoruso PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I RISULTATI DELL'ASSEMBLEA DI PALAZZO GRAZIOLI 20/01/2015 19:12 WallStreetItalia Sito Web Roma, 20 gen. (AdnKronos) - Forza Italia si spacca al Senato sulla linea concordata da Silvio Berlusconi con Matteo Renzi sull'Italicum ed è già guerra di numeri sul 'peso' dei frondisti. Secondo i dissidenti, antiNazareno (esponenti di Fi e Gal) alla riunione del gruppo dei senatori di oggi a palazzo Grazioli avrebbero votato contro la riforma elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari sarebbero solo 10 e un astenuto, rispetto a 45 sì.I fittiani assicurano che in Aula, sia alla Camera sia al Senato, si capirà la portata dei maldipancia interni a Forza Italia. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo Madama sono, sulla carta, 19: il nocciolo duro formato da sette pugliesi (Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Francesco Bruni, Francesco Maria Amoruso, Lucio Tarquinio; Pietro Liuzzi, Vittorio Zizza); i campani Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono iscritti al gruppo Gal); i forzisti Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone (Gal); l'azzurro Lionello Pagnoncelli che si sarebbe astenuto oggi; Salvatore Tito Di Maggio, ex di Scelta civica, passato con Gal. PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L.elettorale: fronda Fi al Senato, è guerra numeri con filorenziani