Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 21/01/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta
Galenica farmaceutica parte la scuola per il Sud Italia
7
20/01/2015 Lospiffero.com 11:59
In Piemonte regge Renzusconi
8
SANITÀ NAZIONALE
21/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
L'India non cede agli Usa Il farmaco anti epatite C costerà soltanto un dollaro
10
21/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Scrittura Se un diario ci aiuta a trovare la felicità
12
21/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Ma lo sfogo funziona solo se dietro c'è una terapia"
14
21/01/2015 La Stampa - Nazionale
"Sanità a rischio senza nuovi investimenti"
15
21/01/2015 La Stampa - Nazionale
A Medicina più posti nelle scuole di specialità
16
21/01/2015 La Stampa - Nazionale
Fondi in caduta e follie degli animalisti: è difficile la lotta alla sindrome di Rett
17
21/01/2015 La Stampa - Nazionale
Al via i magici 12 Sono i "cluster" per produrre ricerca
18
21/01/2015 La Stampa - Nazionale
"Tumori del sangue: le terapie in arrivo per i casi più cattivi"
20
21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Vegani, una vita al verde
22
21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Ebola, il virus è mutato: cure efficaci a rischio
24
21/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
«Assistenza a rischio»
25
21/01/2015 Avvenire - Nazionale
. Medici cattolici contro «È aborto mascherato, si mente alle donne»
26
21/01/2015 Avvenire - Nazionale
«Più cure palliative, no all'eutanasia»
27
21/01/2015 Il Manifesto - Nazionale
Sanità agli sgoccioli per tagli
28
21/01/2015 ItaliaOggi
Efsa: il latte crudo mette a rischio la salute
29
21/01/2015 ItaliaOggi
Contro i medici ogni anno oltre 30 mila cause legali
30
21/01/2015 QN - La Nazione - Nazionale
La metà dei toscani non gioca la Carta: che spreco
31
21/01/2015 La Notizia Giornale
Il Governo si inchina alle lobby Spunta un regalo a Philip Morris
32
21/01/2015 Donna Moderna
piccoli malanni di stagione
34
21/01/2015 Donna Moderna
le sorprendenti virtù della cannella
35
VITA IN FARMACIA
21/01/2015 Corriere della Sera - Milano
Lite sulla riforma sanitaria Rizzi attacca il ministro: Lorenzin parla da politico
38
21/01/2015 Corriere della Sera - Roma
L'influenza manda in tilt i Pronto soccorso
39
21/01/2015 La Repubblica - Palermo
Medici in fuga, letti vuoti così agonizzano gli ospedali di provincia
40
21/01/2015 La Repubblica - Palermo
Lucia Borsellino: "Cari politici non cercate voti in corsia quei reparti devono
chiudere"
42
21/01/2015 La Repubblica - Torino
La Valsusa ricorre al Tar contro i tagli della sanità
44
21/01/2015 La Stampa - Torino
Influenza, Torino maglia nera
45
21/01/2015 Il Messaggero - Roma
Bilancio, ecco i tagli colpo di scure su scuole welfare e cultura
46
21/01/2015 Il Giornale - Milano
Assistenza ai turisti malati con telefonino e numero unico
47
21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Farmaci di fascia C gratis per mille cittadini
48
21/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Mille farmaci per la Caritas
49
21/01/2015 Avvenire - Milano
Maroni replica a Lorenzin
50
21/01/2015 Avvenire - Milano
«Sistema pronto ad affrontare le emergenze sanitarie di Expo»
51
21/01/2015 Il Gazzettino - Venezia
All'Angelo il robot Da Vinci La Chirurgia diventa geniale
52
21/01/2015 Il Mattino - Avellino
«La mia odissea notturna per un'iniezione antitetanica»
53
21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova
«Farmaci per l'epatite C, centro alcologico escluso»
54
21/01/2015 Il Secolo XIX - Genova
Condannato per visite private ora il primario lavorerà gratis
55
21/01/2015 QN - La Nazione - Firenze
«Grazie, Dio vi benedica Il mio bambino è guarito»
57
PROFESSIONI
20/01/2015 QN - Il Giorno - Nazionale
Wise acquista PH&T Investimento da 15 milioni
59
21/01/2015 Il Manifesto - Nazionale
Avvocati e farmacisti prove tecniche di coalizione sociale
60
PERSONAGGI
21/01/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
Fitto: Silvio sbaglia, FI va al suicidio
62
21/01/2015 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi
No dei senatori pugliesi al patto del Nazareno ma Amoruso si dissocia: io sto con il
leader
63
20/01/2015 WallStreetItalia 19:12
L.elettorale: fronda Fi al Senato, è guerra numeri con filorenziani
64
IN PRIMO PIANO
2 articoli
21/01/2015
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta
Pag. 37
(diffusione:48275, tiratura:63756)
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CANOSA SARÀ INAUGURATA IL 31 GENNAIO AL CENTRO STUDI «FONTANA»
Galenica farmaceutica parte la scuola per il Sud Italia
L'interno di una farmacia l CANOSA. Sarà inaugurata sabato 31 gennaio, alle 14, la scuola permanente di
galenica farmaceutica per il Sud Italia, che rappresenta il nuovo punto di riferimento per la preparazione di
prodotti galenici in farmacia. La scuola avrà sede a Canosa, presso il Centro studi e ricerche "Dr Sergio
Fontana, 1900-1982". Nasce dalla collaborazione tra la Società italiana farmacisti preparatori (Sifap) e l'
Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Bat, presieduto dal sen. d'Ambrosio Lettieri, in partnership con
l'associa zione "Galenica Futura" e con il patrocinio della Federazione Ordini farmacisti italianI. I corsi
approfondiranno aspetti diversi della galenica farmaceutica, partendo tuttavia da u n'esigenza comune:
fornire ai farmacisti gli strumenti e i metodi più efficaci per realizzare farmaci p e r s o n a l i z z at i . Il primo
incontro formativo (31 gennaio - 1 febbraio prossimi) si concentrerà sugli aspetti normativi, tecnici e pratici
dell'allestimento di medicinali in farmacia: dall'analisi del quadro normativo vigente alla gestione del
laboratorio galenico, dalle modalità di acquisto e vendita delle sostanze (in particolare, quelle stupefacenti e
psicotrope) all'allestimento pratico di forme farmaceutiche. "Siamo particolarmente orgogliosi di questa
iniziativa, per due motivi - d i ch i a r a Sergio Fontana, amministratore unico "Far m a l ab o r " e presidente
dell'associazione "Ga lenica futura" -. Il primo è il coinvolgimento di professionisti del settore, la cui
esperienza servirà ad accrescere le competenze e le attitudini dei farmacisti. Il secondo, non meno
importante, è la volontà di investire nel Mezzogiorno: solo attraverso nuovi saperi e abilità ci potrà essere un
reale cambio di rotta". Della scuola permanente in galenica del Sud Italia fanno parte sen. Luigi d'A m b ro s i
o Lettieri (presidente), presidente Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani; Paola
Minghetti (responsabile scientifico), docente di tecnologia, socioeconomia e legislazione farmaceutiche
dell'Università degli Studi di Milano. Compongono il Comitato tecnico scientifico: Pierandrea Cicconetti,
farmacista territoriale Anzio Roma, vicepresidente Sifap; Michele Dalfino Spinelli, segretario Ordine
interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani; Sergio Fontana, presidente associazione
"Galenica Futura"; Giuseppe Gaetano Morea, vice presidente Ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e
Barletta-Andria-Trani; Anna Tolomeo, coordinatore ricerca & sviluppo settore radiofarmaceutico - Itel
Telecomunicazioni Srl. Nella prima giornata (sabato 31 gennaio) alle 14 apertura dei lavori (Luigi d'Ambrosio
Lettieri; Andrea Mandelli); attività didattica: 14,15 introduzione (Paola Minghetti ), 14,30 aspetti normativi,
limiti operativi e responsabilità del farmacista preparatore (Paola Minghetti ), 15,30 normativa e gestione delle
preparazioni a base di sostanze velenose, dopanti, stupefacenti (Paola Minghetti ), 16,30 preparazioni
allestite in forma multipla a base di estratti vegetali (Pierandrea Cicconetti), 17,30 norme di buona
preparazione e Dm 18/11/03: applicazioni (Pierandrea Cicconetti ), 18,30 l'esperto risponde (Paola Minghetti;
Pierandrea Cicconetti ). Nella seconda giornata (domenica 1 febbraio) 9 teoria delle preparazioni solide ad
uso orale: le capsule (Pierandrea Cicconetti ), 10 esecuzione pratica con allestimento di forme farmaceutiche:
capsule (Pierandrea Cicconetti ) esecuzione diretta da parte dei partecipanti / tutor Luca Giannotti), 11 la
teoria delle preparazioni semisolide per applicazione cutanea (Pierandrea Cicconetti ), 12 l'attività di vigilanza
dei Carabinieri del Nas (Cosimo Piccinno), 14,30 esecuzione pratica con allestimento di forme farmaceutiche:
preparazioni semisolide (Pierandrea Cicconetti) esecuzione diretta da parte dei partecipanti / tutor Giovanni
Summonte), 17 questionario a risposta multipla. [a.buf.]
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/01/2015
7
20/01/2015
11:59
Lospiffero.com
Sito Web
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Primo piano
In Piemonte regge Renzusconi
Regge il patto del Nazareno, almeno in Piemonte. Tra i tre grandi elettori espressi dalla Regione per
l'elezione del nuovo Capo dello Stato ci sono due consiglieri del Pd, il governatore Sergio Chiamparino e il
numero uno di Palazzo Lascaris Mauro Laus, e uno di Forza Italia, il capogruppo Gilberto Pichetto. I due
esponenti democratici hanno ottenuto 31 voti a testa, mentre sono andate 16 preferenze all'esponente
azzurro. Non riesce il blitz al Movimento 5 stelle, che prima lancia un appello per mandare una donna a
Roma e poi candida Davide Bono: per lui solo 10 voti. Caduti nel vuoto pure i due appelli al voto rosa, lanciati
ieri dall'assessora di Sel Monica Cerutti e oggi in Aula dal capogruppo pentastellato Giorgio Bertola perché
nella terna fosse compresa una rappresentante donna. Una designazione che ha potuto contare su un solido
asse tra gli azzurri e i democratici, concretizzato nella scelta da parte del Pd di far indicare nella scheda da
sei suoi esponenti l'accoppiata con l'avversario-alleato: tre si sono espressi per Chiamparino-Pichetto, tre per
il ticket Laus-Pichetto. Operazione di contrasto agli appetiti grillini, ricambiati nel segreto dell'urna dai
consiglieri forzisti. Resta il fatto che Bono ha ottenuto due voti in più rispetto alla compagine grillina e i
sospettati principali sono il vendoliano Marco Grimaldi e l'eletto della lista Chiamparino Mario Giaccone,
presidente dell'Ordine torinese dei farmacisti e sempre più cane sciolto della maggioranza. Si tratta,
ovviamente, di illazioni raccolte nei corridoi di Palazzo Lascaris (ma abbastanza attendibili). Con il voto si è
ricomposta anche la frattura interna al Pd segnata nelle scorse settimane dal braccio di ferro tra Laus e il
segretario regionale (e capogruppo) Davide Gariglio che ci teneva moltissimo ad essere parte della
spedizione romana. Poi la comunicazione della conferenza dei presidenti delle Regioni con l'indicazione "di
massima" a privilegiare le cariche di vertice e qualche magheggio tra le correnti hanno stemperato le tensioni
e risolto la vicenda. Ora i tre si uniscono ai 45 deputati e 22 senatori a costituire la pattuglia piemontese che
sarà chiamata all'appello alla Camera il prossimo 29 gennaio, primo giorno di votazione. Piemontesi sulla
carta, giacché non tutti sono originari della regione allobroga, visti i tanti paracadutati, piazzati ai vertici delle
liste nelle elezioni del 2013. Tra questi Angelino Alfano, Daniele Capezzone, Elio Vito, Annagrazia Calabria,
tutti appartenenti al vecchio caravanserraglio berlusconiano, ma c'era anche qualche democratico,
dall'ipercattolico Edo Patriarca al turborenziano Francesco Bonifazi, già presidente del Consiglio comunale di
Firenze. Tra i deputati e senatori messi in lista quando il segretario era ancora Pier Luigi Bersani non
mancano tanti tipi "sinistri", affiliati ancora più o meno organicamente alla ditta dell'ex numero uno o
comunque in posizione dialettica rispetto al nuovo verso impresso da Matteo Renzi: dagli alessandrini
Daniele Borioli e Federico Fornaro ai torinesi Andrea Giorgis e Cesare Damiano, passando per Patrizia
Manassero, Nerina Dirindin, l'esponente di Libera Davide Mattiello, seppur ognuno con sfaccettature proprie.
Mentre i Giovani Turchi guidati da Stefano Esposito e Anna Rossomando hanno scelto una posizione di
collaborazione con l'attuale leader e, in particolare, il senatore torinese è riuscito ad aprire un canale riservato
con il premier.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/01/2015
8
SANITÀ NAZIONALE
20 articoli
21/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
L'India non cede agli Usa Il farmaco anti epatite C costerà soltanto un
dollaro
Adriana Bazzi a pagina 24
Costerà agli indiani un dollaro a pillola invece dei 1.000 che l'azienda produttrice, l'americana Gilead, fa
pagare in alcuni Paesi occidentali: parliamo del sofosbuvir, il nuovo farmaco contro l'epatite C.
L'ufficio brevetti di Delhi ha appena respinto la richiesta di registrazione del medicinale, presentata
dall'azienda, perché non lo ritiene sufficientemente innovativo e potrà produrlo come generico (senza pagare
royalties ). È un'interessante trovata per ovviare ai costi esorbitanti delle nuove terapie, insopportabili per
molti sistemi sanitari e soprattutto per il Sub-continente dove l'infezione da virus dell'epatite C è diffusissima
(chiamano «Killead», da kill , uccidere, la Gilead perché ostacola, con la sua politica, l'accesso ai farmaci).
La guerra dei prezzi è aperta, in tutto il mondo. Negli Usa due grandi assicurazioni private hanno stretto
accordi con due produttori dei nuovi medicinali, ottenendo una riduzione dei costi e diventando, di fatto,
«prescrittori», al posto dei medici. In Italia il sofosbuvir ha appena avuto il via libera, l'Aifa (l'agenzia italiana
del farmaco) ha negoziato sconti sulle terapie che, per accordi con l'azienda, non sono stati resi pubblici
(negli Usa il prezzo di un ciclo di terapia è di 84 mila dollari, da noi si parla di cifre attorno ai 40 mila euro) e il
governo ha stanziato un miliardo di euro per queste terapie. In Italia, dunque, il prezzo per pillola sarebbe
poco inferiore ai mille dollari, attorno agli 800 euro.
Si potranno così curare, in due anni, 50 mila persone, ma i candidati alla terapia sarebbero all'incirca un
milione e mezzo. Se si trattassero tutti, il sistema sanitario potrebbe andare in bancarotta. E allora si sono
scelte alcune categorie di malati da curare: quelli con la patologia più grave. «Secondo logica - dice Antonio
Craxì, epatologo a Palermo - sarebbe meglio privilegiare pazienti con malattia meno avanzata perché
possono essere guariti e uscire dal circuito dell'assistenza». Aggiunge Carlo Federico Perno, virologo di
Roma: «In un sistema a risorse limitate varrebbe la pena di chiederci se non spendiamo troppo per curare chi
ha prospettive di guarigione basse e investiamo troppo poco per cure, come quella per l'epatite C, che hanno
percentuali di successo di oltre il 95%».
I pazienti italiani, al momento, sono in attesa: sono le Regioni che devono decidere come spendere i soldi. E
c'è un po' di confusione. Intanto l'Ema (l'agenzia europea del farmaco) ha registrato due nuove molecole che
hanno il vantaggio di essere somministrabili per bocca e non richiedere il concomitante uso di interferone (un
farmaco che ha effetti collaterali importanti). È una buona notizia per due motivi: si stanno perfezionando le
terapie e l'arrivo di nuovi farmaci sul mercato farà abbassare i prezzi. Ma c'è un altro modo per risparmiare:
mettere a punto terapie sempre più efficaci per pazienti difficili (con trapianto, con cirrosi, con infezioni da
virus dell'Aids), e ridurre i tempi di trattamento, come ribadito all'ultimo congresso dell'Associazione
americana per lo studio delle malattie di fegato.
«È all'orizzonte una terapia "breve" - commenta Savino Bruno, epatologo di Milano - che prevede
l'associazione di tre molecole in un'unica pillola da somministrare per bocca una volta al giorno. Che funziona
contro i sei tipi diversi del virus C dell'epatite (quelli che abbiamo ora a disposizione sono efficaci solo su
alcuni tipi, ndr )». La storia delle cure per l'epatite C assomiglia a quella per l'Aids. Là siamo riusciti a rendere
cronica la malattia, qui possiamo guarire.
Adriana Bazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I costi per i cittadini e il Sistema sanitario in Italia Fonte: Rapporto Osmed luglio 2014 (su dati 2013) Corriere
della Sera LA SPESA FARMACEUTICA TERRITORIALE L'incidenza della spesa farmaceutica sul Prodotto
interno lordo nazionale 26,1 miliardi di euro La spesa farmaceutica complessiva nel 2013 (pubblica e privata)
1,5 milioni Il numero di persone con Hcv (virus epatite C) in Italia Comprende i farmaci venduti in farmacia e
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sanità
21/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
quelli distribuiti direttamente dalle Asl (In milioni di euro) +2,3% L'aumento della spesa farmaceutica
complessiva nel 2013 rispetto al 2012 6.406 milioni di euro La spesa farmaceutica a carico del cittadino
(composta soprattutto di farmaci in classe C con obbligo di ricetta medica) 140 milioni Il numero di persone
con Hcv (virus epatite C) nel mondo 50 mila Il numero di persone che potrebbero essere curate in Italia La
quota di spesa farmaceutica rimborsata dal Servizio sanitario nazionale 1,7% 75,4% 14.000 12.000 10.000
8.000 6.000 4.000 2.000 0 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2002 2000 2004 2006 2008 2010 2012
2013 Spesa pubblica Spesa privata Confronto del prezzo dei farmaci nel 2013, nei diversi Paesi europei
(indice di Laspeyres applicato ai prezzi. Italia=100) Irlanda *non include il dato ospedaliero 0 20 40 60 80 100
120 Germania Finlandia Francia Belgio Austria Regno Unito Italia Spagna Portogallo Grecia* 119,6 118,4
115,6 111,6 111 108,6 100 98,7 98,1 86
84 mila euro
il prezzo di un ciclo di terapia Gilead negli Stati Uniti
40 mila euro
il costo in Italia della stessa terapia contro l'epatite C
1 miliardo
di euro stanziato
da Roma
per finanziare
la terapia
Cos'è
Il Sovaldi, prodotto dall'azienda Gilead, è un farmaco contro l'epatite C. Il suo principio attivo è il sofosbuvir,
considerato
da una Corte indiana troppo simile a uno già brevettato L'Aifa, l'agenzia italiana
del farmaco,
è l'autorità nazionale competente per l'attività regolatoria dei farmaci in Italia
21/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Scrittura Se un diario ci aiuta a trovare la felicità
Nuovi esperimenti dimostrano che migliora i disturbi dell'umore, giova alla salute, aumenta la memoria e
riduce i consulti medici Le prove sugli studenti hanno portato a voti migliori e ridotto l'abbandono scolastico
Per gli psicologi avere davanti la verità su ciò che sta a cuore diventa l'occasione per cambiare Correggendo
e rivedendo il testo si può arrivare a modificare la percezione di se stessi
TARA PARKER-POPE
LA RICERCA scientifica sui vantaggi della scrittura espressiva è enorme. Gli studi hanno dimostrato che
scrivere di sé e delle proprie vicende personali può migliorare i disturbi dell'umore, ridurre i sintomi nei
pazienti oncologici, giovare alla salute dopo un attacco cardiaco, diminuire i consulti medici e perfino
aumentare la memoria. Ora i ricercatori stanno cercando di studiare se il potere della scrittura, e della
riscrittura della propria storia personale, possa portare a cambiamenti del carattere e aumentare la felicità.
Il concetto si basa sul fatto che tutti abbiamo un'idea della nostra storia personale che plasma la nostra
visione del mondo e di noi stessi. Talvolta però la nostra coscienza non afferra le cose in modo corretto.
Alcuni ricercatori credono che scrivendo, correggendo e rivedendo le proprie storie, si possa modificare la
percezione di sé e individuare quali ostacoli si frappongono al raggiungimento di una salute migliore.
Sembrerà forse una tecnica sciocca di auto-aiuto, ma la ricerca indica che i risultati sono reali. In uno dei
primi studi condotti sull' editing della propria storia personale, i ricercatori hanno raccolto informazioni su un
gruppo di una quarantina di matricole della Duke University che incontravano difficoltà a livello di
apprendimento. Non solo si preoccupavano dei voti, ma alcuni mettevano in dubbio il fatto di essere
culturalmente alla pari con gli altri studenti della facoltà. Gli studenti sono stati divisi in gruppi sui quali si è
intervenuto e gruppi di controllo. Ai primi sono state fornite alcune informazioni dalle quali risulta che è
normale per gli studenti del primo anno imbattersi in qualche difficoltà e si sono mostrati i filmati di studenti
del secondo e dell'ultimo anno che raccontavano come i loro voti fossero migliorati poco alla volta. Lo scopo
dello studio era sollecitare gli studenti a scrivere le proprie storie personali sulla vita al college. Invece di
pensare di non essere adatti, sono stati incoraggiati a riflettere di avere bisogno di più tempo per potersi
abituare ad essa.
I risultati, pubblicati sul Journal of Personality and Social Psychology , sono stati strabilianti: nel breve
periodo, quelli che avevano ascoltato questa spiegazione hanno avuto voti più alti in un esame di prova. Gli
esiti sul lungo periodo sono stati ancora più considerevoli. Gli studenti sollecitati a modificare la loro visione
delle cose hanno migliorato la media dei voti e l'anno seguente hanno abbandonato gli studi con un tasso
inferiore rispetto agli studenti ai quali non era stata data questa informazione. In un'altra ricerca, gli studiosi di
Stanford si sono concentrati sugli studenti afro-americani che incontravano difficoltà ad abituarsi al college.
Ad alcuni è stato chiesto di scrivere un testo o registrare un filmato sulla loro esperienza personale da
mostrare in futuro ad altri studenti. La ricerca ha mostrato che chi ha preso partea questo esperimento nei
mesi seguenti ha ricevuto voti più alti rispetto agli studenti del gruppo di controllo. In un'altra ricerca è stato
chiesto alle coppie sposate di scrivere qualcosa su una lite come se fossero osservatori neutrali. Tra 120
coppie, coloro che avevano indagato i loro problemi con la scrittura hanno evidenziato un miglioramento della
felicità nella relazione di coppia maggiore rispetto alle coppie che non avevano mai messo per iscritto i loro
problemi.
Questi interventi attuati tramite la scrittura possono stimolare le persone a passare da una mentalità
controproducente a un atteggiamento più ottimistico che si auto-rafforza, sostiene Timothy D. Wilson,
docente di psicologia dell'università della Virginiae responsabile dello studio della Duke. Wilson, autore del
libro Redirect: Changing the Stories We Live By pubblicato questo mese, ritiene che se scrivere non risolve
ogni problema, aiuta le persone a farvi fronte. Scrivere, infatti, obbliga a ricostruire ciò che preoccupa e a
trovare un nuovo significato, dice.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
R2 La scienza
21/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Buona parte del lavoro sulla scrittura espressiva è stata effettuata sotto la guida di James Pennebaker,
professore di psicologia all'università del Texas. In uno degli esperimenti ad alcuni universitari è stato chiesto
di scrivere ogni giorno per un quarto d'ora qualcosa su un'importante questione personale o su argomenti di
secondaria importanza. Successivamente è stato verificato che quelli che avevano parlato dei propri problemi
personali si sono ammalati meno e hanno dovuto ricorrere in meno occasioni al centro sanitario studentesco.
L'idea è di far sì che le persone arrivino ad accettarsi per quello che sono, dice Pennebaker, «penso che la
scrittura espressiva sia un valido mezzo per correggere il corso della propria vita».
Al Johnson & Johnson Human Performance Institute, i "life coach" hanno chiesto ai clienti di individuare i
propri obbiettivi e di scrivere perché non li avevano raggiunti. In seguito è stato chiesto loro di riflettere su
quanto avevano scritto, e di correggere la prima versione per arrivare a una valutazione più sincera
dell'accaduto. Vari aneddoti comprovano l'efficacia di questo approccio. Per esempio, una signora di nome
Siri ha scritto di voler migliorare la propria forma fisica, ma essendo colei che porta a casa lo stipendio per
mantenere la famiglia si sentiva già in colpa per il fatto di stare lontano molte ore dai figli. Dietro sollecitazione
ha riscritto una versione basata sugli stessi fatti, ma con una valutazione più sincera del perché non fa
esercizio fisico. La verità, ha concluso, è che non mi piace, non do abbastanza importanza alla mia salute, e
uso il lavoro e i figli come scuse.
Incuriosita dalle prove che avallano l'utilità della scrittura espressiva, ho deciso di dedicarmici, con l'aiuto di
Jack Groppel, cofondatore dell'Human Performance Institute. Anche io ho molteplici spiegazioni da addurre
sul perché non trovo mai il tempo di fare esercizi, ma se mi metto a scrivere i miei pensieri, scopro che
spostando le priorità sono in grado di trovare il tempo. Groppel dice che una volta che ti trovi davanti la verità
su ciò che ti sta veramente a cuore scopri di avere l'occasione giusta per cambiare.
(Traduzione di Anna Bissanti.
© 2015, The New York Times) I TEST COPPIE L'invito a scrivere e descrivere i loro recenti litigi come se
riguardassero una terza persona ha nettamente migliorato la loro relazione amorosa SALUTE Studenti invitati
a scrivere dei loro problemi si sono ammalati meno dei compagni, conferma un test della Texas university
UNIVERSITARI La scrittura della propria storia e delle difficoltà ha abbassato del 75% il tasso di abbandono
scolastico nei gruppi dove è stata testata
21/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Ma lo sfogo funziona solo se dietro c'è una terapia"
«MI capita spesso di parafrasare Carmelo Bene dicendo che quando si soffre il dilettante inizia a scrivere, il
professionista invece smette». Sandro Veronesi crede agli effetti terapeutici della scrittura, ma soloa patto
che sia finalizzataa una vera terapia, secondo dei precisi protocolli scientifici. «La mia esperienza personale»,
spiega lo scrittore di Caos calmo e Terre rare (Bompiani), «mi insegna che se scrivi per scaricare sulla pagina
la sofferenza allora forse sul momento riesci nell'intento ma poi non sai cosa fartene della scrittura.
Quelli bravi hanno sempre saputo scrivere in qualsiasi condizione, anche da infelici. Pensoa Leopardi, ad
esempio.È difficile che un poeta non soffra. Ma la scrittura è veramente terapeutica solamente se c'è un
lavoro di terapia dietro».
I rischi quali sono altrimenti? «Quando uno scrive in realtà vuole sempre essere letto, giudicato. Da tempo
dicono che si scrive soprattutto per se stessi, ma poi la scrittura non finisce mai lì, come magari succede con
la pittura: la pittura produce un oggetto, la scrittura ne chiede la sua pubblicazione».
Che effetto ha l'atto della scrittura su Veronesi scrittore? «È così impegnativo per me come processo e così
arcano che se non sto bene non scrivo. Quando attraverso periodi di sofferenza mentale mi guardo bene dal
farlo. Perché voglio preservare l'atto della scrittura, con la sua potenza, da queste influenze. Ma il mio, come
dicevo, è un approccio da professionista: dedico alla pagina la mia vita attiva, non scrivo nel tempo libero. Se
il tempo attivo è condizionato dalla sofferenza la prima cosa che ne soffre è proprio la scrittura. Non ho mai
scritto come cura». (gianni santoro)
Foto: LO SCRITTORE Sandro Veronesi autore per Bompiani di "Caos calmo" e "Terre rare"
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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R2 L'INTERVISTA
21/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:309253, tiratura:418328)
" Sanità a rischio senza nuovi investimenti"
PAOLO RUSSO ROMA
La sanità è in deficit, non solo finanziario ma anche assistenziale. Tant'è che «senza investimenti diventa
problematico garantire ancora i Lea, i Livelli essenziali di assistenza». A lanciare l'allarme è la Corte dei Conti
nella sua «Relazione sulla gestione finanziaria 2013 degli enti territoriali». Tra il 2010 e il 2013, rimarcano i
magistrati contabili, la spending review ha tagliato il 2,8% della spesa sanitaria, in discesa per 3,1 miliardi di
euro. Risparmi ottenuti soprattutto alle voci «personale» e farmaceutica territoriale, nonostante i ticket sui
medicinali siano cresciuti di un roboante 66% negli ultimi 4 anni. Resta complicato mantenere entro il tetto
programmato la spesa per i farmaci ospedalieri, specie i più innovativi che nel 2014 pare abbiano «sforato» di
un miliardo. Il rischio che la Relazione lascia trasparire è che l'esigenza di bilanciare i conti possa rinviare o
limitare l'ingresso dei nuovi medicinali «salvavita» che l'industria è pronta a sfornare in gran numero. Bene
invece i conti delle regioni nei piani di rientro anche se con addizionali Irpef e Irap anziché con la lotta agli
sprechi. Tra le regioni con i conti in ordine: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche.
«Sorvegliate speciali» Liguria e Basilicata. Ma è sul fronte dell'assistenza che il default rischia di diventare
generalizzato. Soprattutto se i 4 miliardi di tagli imposti dalla legge di stabilità dovessero scaricarsi in larga
parte sul Fondo sanitario.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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LA CORTE DEI CONTI
21/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:309253, tiratura:418328)
A Medicina più posti nelle scuole di specialità
FLAVIA AMABILE ROMA
Specializzazioni mediche, si cambia. Già da questo anno accademico, i giovani medici appena laureati
potrebbero vedere accorciato di un anno il loro percorso nelle scuole di specializzazione medica. Alla fine
dovrebbero sostenere un esame nazionale di certificazione per singola specialità, a garanzia della loro
preparazione. E durante la formazione non presteranno servizio solo nei policlinici universitari ma anche negli
ospedali della loro zona. Sono alcune delle novità del decreto di riforma delle specializzazioni mediche, che
ha ricevuto il via libera del Consiglio superiore di sanità ed è in attesa della firma dei ministri dell'Istruzione e
della Salute per completare l'iter. Secondo Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, e
presidente della V sezione del Css, i risparmi che si otterranno dalla riforma «serviranno anche ad aumentare
il numero di borse per le scuole di specializzazione, oggi circa 5mila a fronte di circa 10mila laureati in
Medicina l'anno». Da un lato, «accorciando la durata delle scuole si risponde all'esigenza di risparmiare in
tempi di crisi, dall'altro c'è la riorganizzazione dell'ordinamento attraverso un'operazione di qualità che ci
permette di mantenerci in linea con l'Europa. In pratica, riduciamo la "cilindrata", ovvero la durata delle
scuole, ma aumentiamo i "cavalli motore", ovvero la qualità del sistema». I cambiamenti, spiega Lenzi,
prevedono anche l'accorpamento di alcune scuole e l'eliminazione di Medicina aerospaziale e
Neurofisiopatologia. Le scuole passeranno da 57 a 50, e per 30 di esse il percorso verrà accorciato di un
anno. Per quel che riguarda la formazione in corsia si punta a specifiche convenzioni e meccanismi di
accreditamento rigorosi. Le Regioni si sono dette pronte a finanziare borse di studio. Oggi si terrà ancora un
incontro al ministero della Salute per il testo definitivo. La proposta - che registra un giudizio «parzialmente
positivo» del maggiore dei sindacati medici, l'Anaao - è stata però criticata da presidi e docenti delle Facoltà
di Medicina campane.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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LA RIFORMA ACCORCIA DI UN ANNO 30 CORSI SU 50
21/01/2015
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Pag. 15
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Fondi in caduta e follie degli animalisti: è difficile la lotta alla sindrome di
Rett
GABRIELE BECCARIA
Che cosa impedisce di trovare una cura alla sindrome di Rett, una terribile malattia neurologica che colpisce
le bambine e le trasforma in piccoli fantasmi, privi di parola e perfino del controllo dei movimenti elementari?
È una lista di ostacoli quella che ha raccontato mercoledì scorso Nicoletta Landsberger, una delle studiose
più impegnate su questo fronte della ricerca. Ciò che ancora la turba ha spiegato nella conferenza alla Scuola
Normale Superiore di Pisa - è il «no» dei gruppi animalisti, la cui logica, brutale, è la seguente: meglio
proteggere un topolino che salvare una bambina di 18 mesi. Quando, nel marzo scorso, la professoressa
dell'Università dell'Insubria e del San Raffaele di Milano aveva contribuito a organizzare una lotteria per
raccogliere fondi - il carburante indispensabile alla ricerca è scattato il boicottaggio. E l'associazione delle
famiglie delle malate, la «ProRett», è stata costretta ad annullare tutto. C'erano rischi di ordine pubblico.
Eppure - ha sottolineato la professoressa in occasione del programma «Virtual immersions in science» - «non
ammazziamo nessun animaletto». Senza i test sui topolini la malattia - che, sebbene relativamente rara, è
una delle maggiori cause di disabilità intellettuale femminile - non sarà sconfitta. Alla base c'è l'anomalia di un
gene, Mecp2, che ha sottolineato Landsberger «funziona come un semaforo rosso, ma che nella sindrome
non esegue più i suoi compiti, scatenando nel cervello un terribile "rumore": una cacofonia invece di una
sinfonia». Ora nei laboratori di Milano e Varese la biologa e il suo team esplorano i meccanismi molecolari e
puntano a ideare una terapia genica. È una corsa contro il tempo e una sfida ai misteri del Dna, tra fondi in
caduta e irrazionalità montante. «Le nostre bambine, mi hanno detto le madri dell'associazione, hanno fretta.
E hanno subito aggiunto: cari scienziati, imparate a collaborare!».
Foto: Nicoletta Landsberger È professoressa all'Università dell'Insubria al San Raffaele di Milano
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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tutto scienze salute / dossier medicina
21/01/2015
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Al via i magici 12 Sono i "cluster" per produrre ricerca
Combineranno iniziative pubbliche e private La presentazione al Novartis BioCamp Italia
STEFANO RIZZATO
Èil tassello mancante del sistema scientifico e tecnologico italiano. Un obiettivo importante, eppure spesso
catalogato come impossibile: mettere insieme pubblico e privato, fare rete tra laboratori e aziende,
collaborare per rendere più razionale il percorso della ricerca, a cominciare da quella biomedica. È questa la
mossa-chiave che permetterebbe di moltiplicare i risultati senza moltiplicare gli sforzi. Una priorità rilanciata
poche settimane fa, a Milano, al Novartis BioCamp Italia, evento dedicato agli studi biomedici. Tre giorni di
lavoro che hanno coinvolto 34 giovani talenti della ricerca. E con due vincitori, scelti da una giuria di esperti
come volti emergenti dell'eccellenza: Laura Francesca Pisani, post-doc in biotecnologia veterinaria all'IrccsSan Donato di Milano, e Fernando Torres Andón, ricercatore spagnolo impegnato nel laboratorio di
immunologia cellulare dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano. Giovani talenti Il futuro della biomedicina
passerà anche dal loro talento e da quello di tanti colleghi. Ma anche dalle condizioni in cui lavoreranno.
«Puntiamo a creare un dialogo stabile tra ricerca e imprese, con un programma nazionale per la ricerca che
per la prima volta fissa un orizzonte di sette anni, fino al 2020», ha detto Mario Calderini, consigliere del
ministero dell'Istruzione per le politiche di ricerca e innovazione. Nel piano ci sono 12 centri d'incontro tra
pubblico e privato, chiamati «cluster tecnologici nazionali» e dedicati, ognuno, a un settore. I primi otto
trattano di aerospaziale, agrifood, chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità sostenibile, salute, sicurezza e
inclusione sociale. Per la verità esistono già da un paio d'anni, ma quasi solo sulla carta. Così, mentre altri
quattro «cluster» attendono di vedere la luce - su energia, economia del mare, beni culturali e made in Italy -,
c'è da sperare che la svolta sia davvero decisiva. «I cluster saranno piattaforme anche per agende di ricerca
condivise», assicura Calderini. Che non nasconde i limiti attuali e pregressi: «Negli anni il pubblico ha
rinunciato al dialogo con i privati per la costruzione del sapere. Si è andati avanti con bandi asettici, che
spesso hanno rallentato troppo i finanziamenti». Inutile nasconderlo: a prescindere da qualunque svolta
filosofica, quello dei soldi sarà ingrediente decisivo. Perché i «cluster» funzionino, andranno finanziati a
dovere e senza sprechi. Magari iniziando a rendere più razionale il lavoro di università e centri di ricerca
pubblici, eliminando sprechi, doppioni e finanziamenti a pioggia. «Per gli enti pubblici di ricerca - dice
Calderini sono auspicabili un riordino delle competenze e, forse, qualche aggregazione. Le università devono
essere incentivate a valorizzare ciò che sanno fare in proprio e collaborare con altri quando è preferibile. E
può essere utile aumentare la mobilità dei ricercatori tra pubblico e privato: un modello che ha fatto la fortuna
di altri Paesi». Per vedere aziende e atenei parlarsi, toccherà allora che anche le università inizino ad essere
più imprenditoriali e vincolate ai risultati. A margine di BioCamp l'ha suggerito Guido Guidi, l'italiano a capo di
Novartis Europa: «Valutare la ricerca è decisivo e nemmeno così difficile. Ma serve fare il passo in più e
collegare la suddivisione dei fondi in base alla qualità e ai contenuti. In Italia non è mai successo, ma è tempo
di farlo capire: premiare chi fa bene non è discriminatorio nei confronti degli altri, è semplicemente giusto».
Poca trasparenza Alla presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l'evento organizzato da Novartis
ha offerto l'occasione di riflettere sulle difficoltà italiane in materia di trasferimento della ricerca. «I flussi dei
fondi per la scienza - prosegue Guidi - sono caotici, quasi impossibili da ricostruire, e tolgono trasparenza al
sistema. Anche per questo abbiamo chiesto al governo di creare una cabina di regia unica, che abbia
all'interno pubblico e privato ed elimini barriere senza senso tra i due mondi». Come avviene con le
«Innovation Alliances» tedesche, imprese e università devono collaborare in tutte le fasi dell'innovazione
medica e tecnologica. «Una formula può essere questa: università impegnate soprattutto sulla ricerca di base
e aziende al lavoro per trasformare i risultati - aggiunge Guidi -. In Italia non è facile. Ci sono tante aziende
medio-piccole e manca una multinazionale del farmaco. Ma si possono creare nuclei a livello locale. A partire
dalla Lombardia, che nel farmaceutico e biomedicale ha tante aziende e centri di ricerca». 13 - Continua
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Scienza Democrazia
21/01/2015
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Guido Guidi Immunologo RUOLO : È A CAPO DELLA «REGION EUROPE» DI NOVARTIS ONCOLOGY IL
SITO : WWW.NOVARTIS.IT/
Foto: La nanomedicina Una nuova frontiera di cura grazie alle nanotecnologie
Foto: LAGUNA DESIGN/SCIENCE PHOTO
21/01/2015
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"Tumori del sangue: le terapie in arrivo per i casi più cattivi"
Le nuove strategie all'Ieo di Milano: più farmaci molecolari e meno chemio
VALENTINA ARCOVIO
L'istituto All'Ieo di Milano si potenzia la divisione di Oncoematologia ANatale c'è stata la consueta cena di
auguri d e l l 'a s s o c i a z i o n e d e i pazienti Aipe, con Corrado Tarella e tutta l'équipe dell ' E m at o l o g i
a d e l l 'O s p e d a l e Mauriziano. Ma l'occasione è stata particolare, perché Tarella si è da poco trasferito
all'Ieo, l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Hanno partecipato alla festa molti dei suoi pazienti e, tra
questi, un affermato professionista, che da giovane, all'inizio di un'importante carriera, era stato curato con un
trapianto di midollo per una malattia m o l t o d i f f i c i l e, e a n c h e u n brillante 83enne, che ha superato
da oltre due decenni l a m a l at t i a . No n s t u p i s ce, quindi, la commozione di Tarella nel lasciare
l'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, insieme con quella dei pazienti. «In ematologia il legame tra
medico e paziente dura tutta la vita», spiega. Ma la sfida che lo aspetta all'Ieo, alla guida della divisione di
Oncoematologia, è troppo stimolante per rinunciarvi. Torinese, classe '51, Tarella è uno dei punti di
riferimento dell'eccellenza ematologica italiana ed è riconosciuto a livello internazionale come un pioniere
nelle terapie per leucemie, linfomi e mielomi. Dopo un periodo di formazione negli Usa, al National Cancer
Institute di Bethesda e al Johns Hopkins di Baltimora, ha svolto la propria attività clinica e di ricerca a Torino,
presso la divisione universitaria di Ematologia dell'Ospedale Molinette (ora Città della Salute) per poi
diventare direttore della divisione di Ematologia e Terapie Cellulari dell'Ospedale Mauriziano e del
Laboratorio di Ematologia Sperimentale del Molecular Biotechnology Center. Nuova città, nuovo lavoro, nuovi
pazienti. Professore, in che modo affronterà questa nuova sfida? «Con entusiasmo, naturalmente. L'Ieo è un
centro di riferimento internazionale in oncologia e ho intenzione di sfruttare appieno l'opportunità per
migliorare la cura dei pazienti. Oltre a una struttura forte e innovativa, all'Ieo ho la possibilità di fare parte di
un nuovo team interamente dedicato all'oncoematologia. Insieme con personalità di caratura scientifica
mondiale potrò affrontare la malattia ematologica con un approccio multidisciplinare». Quali saranno i suoi
obiettivi? «Oltre ad ampliare i servizi della divisione a tutte le neoplasie ematologiche e ad offrire ai pazienti la
possibilità di essere seguiti anche dopo la dimissione con ambulatori aperti 24 ore al giorno, l'ulteriore
obiettivo sarà quello di sviluppare una diagnostica personalizzata e di mettere a punto farmaci a bersaglio
molecolare che ci consentano di limitare l'utilizzo della chemioterapia». Com'è cambiata l'oncoematologia
negli ultimi 20 anni? «E' migliorata tantissimo sotto molti aspetti. Primo fra tutti quello diagnostico. Oggi
abbiamo gli strumenti che ci permettono di fare un identikit preciso della malattia in modo da personalizzare il
più possibile i trattamenti. Un esempio è quello del linfoma, che in passato aveva come principale presidio
terapeutico la chemioterapia, somministrata in modo ripetitivo nella maggioranza dei pazienti. Oggi sappiamo
che ci sono molteplici tipi di linfoma e per ognuno si stanno sviluppando modalità terapeutiche sempre più
specifiche. Con l'analisi molecolare di ogni linfoma sta diventando possibile vedere tutte le sfumature della
malattia, con le mutazioni del Dna che l'hanno causata, e sapere in anticipo quale trattamento è più adatto
per ciascun paziente». Quali sono stati, invece, i progressi sotto il profilo dei trattamenti? «Sicuramente
un'importante conquista in campo ematologico è stato l'utilizzo delle cellule staminali nei trapianti di midollo,
una procedura ora fondamentale per la terapia dei tumori ematologici più difficili da trattare. Poi ci sono i
farmaci a bersaglio molecolare, cioè mirati alle cellule tumorali, con minima tossicità sulle cellule sane. Non
ultimo,il cosiddetto "monitoraggio molecolare": è una metodica che ci consente di valutare nei minimi dettagli
la risposta della malattia ai trattamenti, offrendoci la possibilità di modulare le successive terapie». E ora dove
sta andando la ricerca? «Sinora sono stati tantissimi i progressi, che ci hanno permesso di salvare la vita di
molti pazienti affetti da gravi tumori ematologici. Ora il nostro obiettivo è comprendere perché, ancora oggi,
un gruppo di pazienti non risponde bene alle cure e poter intervenire nel modo più opportuno. La biologia
molecolare e l'uso dell'immunoterapia e delle più aggiornate terapie cellulari sono i principali strumenti per
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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ONCOLOGIA
21/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 17
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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cercare di gestire e guarire anche quella minoranza di pazienti che non riusciamo ancora a salvare con le
attuali terapie».
Corrado Tarella Oncologo
Foto: RUOLO : È DIRETTORE DELLA DIVISIONE DI ONCOEMATOLOGIA DELL'IEO, L'ISTITUTO
EUROPEO DI ONCOLOGIA DI MILANO ANSA
21/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 19
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Vegani, una vita al verde
Carla Massi
Nella loro cucina non troviamo pasta all'uovo, latte, latticini, pesce, carne, uova, miele e cioccolata prodotta
con latte animale. Non troviamo neppure salumi, insaccati e formaggi. Questi alimenti non trovano posto sulle
tavole degli oltre settecentomila vegani che abitano in Italia. Circa l'1% della popolazione. Ormai in continua
crescita, più 15% l'anno. Ancora un dato: 7% degli italiani tra vegani e vegetariani. Una sorta di sotterranea
rivolta al panino con l'hamburger, alla bisteccona, al pollo arrosto e anche alle polpette al sugo. Sono sempre
di più, dunque, coloro che scelgono di abbracciare questa filosofia del cibo che esclude qualsiasi alimento o
prodotto di derivazione animale. Quasi un terzo, il 31% dei vegetariana e vegani ha scelto di escludere la
carne per rispetto nei confronti degli animali, il 24% perché fa bene alla salute mentre il 9% per l'ambiente.
Una "preferenza verde" come quella, ma in una forma pericolosa e paradossale, di Mina, protagonista del film
appena uscito "Hungry Hearts" di Saverio Costanzo. Una giovane coppia (Alba Rohrwacher e Adam Driver) a
New York e il loro bimbo appena nato: al centro, l'ortodossia del cibo, visto che la mamma decide di nutrire il
figlio, rischiando di portarlo alla morte, solo con germogli e altri vegetali. Un cattivo esempio, quasi un danno
per l'immagine vegana: il vero demonio non è il non mangiare alimenti a base di carne, infatti, ma
l'esasperazione della filosofia di vita. I CIBI Che, nel caso della vegana, viene considerata una scelta per
prevenire, in alcuni casi anche per curare. «Le persone sono in cura dai loro medici questo tipo di vita può
fare molto - spiega Maria Victoria Tuan, naturopata veg Ripulendo l'organismo dalle tossine che ci portiamo
dietro da anni. L'alimentazione "verde" è indicata per tutte le infiammazioni, in caso di malattie croniche e
degenerative. Anche per il diabete. E' meglio iniziare il pasto con un'insalata mista e continuare poi con un
piatto di pasta integrale. Perché il crudo aiuta a digerire il cotto e ad assimilare quello che viene dopo».
Indicazione utile anche per chi continua a mangiare la carne: preferire cereali integrali in cui il germe delle
farine bianche che favoriscono le infiammazioni così come gli zuccheri raffinati. Nei supermercati, rispetto a
qualche anno fa, non solo va via più frutta e verdura ma crescono i consumi (nonostante il prezzo) di cibi
biologici e integratori della spesa. Come mette in luce il Rapporto Coop "Consumi e distribuzione" che
disegna nuovi stili alimentari. Dettati anche dall'escalation di casi di intolleranze e allergie nel piatto. Circa 7
italiani su dieci, per esempio, non digeriscono il lattosio mentre uno su cento soffre di celiachia. LE
TRASFORMAZIONI L'avanzata di vegetariani e vegani non sta solo cambiando la spesa nel carrello. Sta
anche spingendo con forza verso la nascita di nuove realtà come è la farmacia verde o il "vegcoach". Poco
più di un mese fa, a Francavilla, vicino Chieti è stata aperta una delle prime "Pharmavegana". Non solo
alimenti, ma anche farmaci con etichette che aiutano a scoprire se ci sono ingredienti di origine animale. Nei
foglietti illustrativi di medicine e integratori, spesso non viene specificato se questi prodotti siano adatti a chi
non mangia carne: gli antibiotici, per esempio, contengono il lattosio come eccipiente, mentre la propoli è
derivata dal miele. Il farmacista si impegna a consigliare prodotti per cui non è stata fatta sperimentazione
animale e ad informare il cliente sulle sostanze sperimentate in passato sugli animali. A far da Virgilio in
questo nuovo mondo sarà il "vegcoach", una sorta di "allenatore" che guida all'avvicinamento al green food e
al significato di una dieta priva di tracce animali. Nei giorni scorsi, a Roma, è stato inaugurato un centro
professionale dedicato alla ricerca strategie alimentari nel mondo della nutrizione a base vegetale che
prevede anche lo studio e la produzione di nuovi prodotti e alimenti vegani. L'idea del "vegcoach" è della
biologa nutrizionista Roberta Bartocci: «So quanto in questo momento di moda ci sia confusione, è ormai
necessario essere orientati in base alle conoscenze scientifiche e pratiche».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Aumenta sempre di più anche in Italia il numero di persone che decide di escludere dall'alimentazione le carni
e tutti i prodotti derivati dagli animali. Niente hamburger e polli, ma una tavola imbandita di verdure, legumi,
cereali Così si ripulisce l'organismo dalle tossine soprattutto nel caso di malattie croniche e degenerative,
come il diabete IL CASO
21/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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+15% è l'aumento annuo di chi sceglie una dieta vegetariana o vegana in Italia, circa settecentomila persone
pari all'un per cento dell'intera popolazione
31% dei vegetariani ha deciso di escludere completamente la carne per rispetto degli animali, il 24% perché
fa bene alla salute e il 9% per l'ambiente
Foto: LA NUOVA TENDENZA STA CAMBIANDO IL CARRELLO DELLA SPESA E LA FARMACIA DIVENTA
AD HOC
21/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ebola, il virus è mutato: cure efficaci a rischio
Il genoma del virus Ebola è mutato non poco dagli anni'70 ad oggi e questi cambiamenti riguardano anche i
geni bersaglio di molti dei farmaci sperimentali attualmente in fase di test e sui quali sono riposte enormi
speranze. Significa che molti di questi farmaci, progettati nei primi anni 2000 sulla base dei ceppi virali isolati
tra gli anni '70 e '90, potrebbero in realtà essere già divenuti inservibili, «scaduti» perché il virus attuale è
cambiato e presumibilmente non più sensibile ad essi. Lo rivela l'analisi a tappeto del genoma del virus Ebola
eseguita su diversi ceppi virali isolati nei decenni passati e messi a confronto col virus attualmente circolante,
in una ricerca pubblicata sulla rivista ""mBio". Lo studio è stato coordinato da Gustavo Palacios dell'Istituto di
ricerca Usa «Army medical research institute of infectious diseases» a Frederick nel Maryland e ha coinvolto,
oltre, la Harvard University e il Massachusetts institute of technology, entrambi a Boston. Il virus Ebola ha un
genoma molto semplice che contiene appena sette geni. Molti potenziali farmaci anti-Ebola hanno come
bersaglio proprio un pezzo, una sequenza, del genoma virale. Il fatto è che queste sequenze non sono
rimaste uguali a se stesse nel tempo ma stanno evolvendo, accumulando cambiamenti genetici, ovvero
mutazioni. I CEPPI Per «fotografare» questi cambiamenti gli esperti hanno confrontato tre ceppi di Ebola:
quello attualmente circolante (chiamato EBOV/Mak), uno isolato durante l'epidemia nel villaggio di Yambuku
(ex Zaire) del 1976 (EBOV/ Yam-May), e uno dall'epidemia della città di Kikwit, ex-Zaire del 1995 (EBOV/Kik9510621). Gli scienziati hanno documentato l'accumulo di 600 mutazioni sul genoma virale dal '76 ad oggi.
Tre delle mutazioni identificate sono recentissime e si sono verificate addirittura durante l'epidemia in corso,
segno della velocità con cui l'Ebola evolve.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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LA RICERCA
21/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 21
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«Assistenza a rischio»
Ester Maria Lorido
Senza investimenti in Sanità, soprattutto nell'ambito dell' assistenza domiciliare e territoriale e in quello
dell'ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, l'attuale assetto dei Lea, ovvero dei Livelli essenziali di
assistenza, potrebbe essere a rischio, specie nelle regioni del Sud. A lanciare l'allarme, a pochi giorni dalla
presentazione proprio dei nuovi Livelli essenziali di assistenza annunciata dal ministro della Salute Beatrice
Lorenzin e sul quale sono al lavoro anche le Regioni, è la Corte dei Conti, nella Relazione sulla gestione
finanziaria degli enti territoriali 2013. Che sottolinea anche come, nello stesso tempo, sia aumentata del
66,6% in cinque anni la spesa degli italiani per i ticket sui farmaci: nel 2013 infatti sono stati versati 1.413
milioni di euro, pari all'1% della spesa sanitaria nazionale, a fronte di un incremento del numero di ricette del
6,3%, con una media pro capite di circa 24 euro. IL DEFICIT Dopo i tagli lineari su alcune importanti voci di
bilancio (farmaceutica, personale, acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati), che hanno portato a
un costante e progressivo riassorbimento dei deficit e a una contrazione complessiva della spesa sanitaria
pari al 2,8% dal 2010 al 2013 (riduzione pari a 3.176 milioni) - avverte la Corte - ma altri risparmi, ottenibili
aumentando l'efficienza, se non reinvestiti in ambiti come ad l'assistenza territoriale e domiciliare o nella
tecnologia «potrebbero rendere problematico il mantenimento dell'attuale assetto dei Lea, facendo emergere,
nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali, dove sono relativamente più
frequenti tali carenze». In queste, infatti, peserà ancora di più lo stop all'acquisto di nuovi macchinari, come il
blocco al turn over o l'assistenza a persone, soprattutto anziane, con basse disponibilità economiche.
«Potrebbero emergere nel medio periodo, deficit assistenziali - scrive la Corte dei Conti - più marcati nelle
Regioni meridionali, dove sono relativamente più frequenti tali carenze. Ad esempio, il divario esistente tra
Regioni centro settentrionali e meridionali è accentuato dalla flessione generale degli investimenti pubblici nel
triennio 2011-13 (che, in percentuale al Pil, decrescono dal 2,7% al 2,3%)». Per ridurre la sperequazione tra
Nord e Sud secondo la Corte, occorre programmare «nuove risorse per un nuovo piano nazionale di
investimenti», un tema già affrontato nel nuovo patto della salute siglato il 10 luglio scorso e che prevede
sugli investimenti e l'ammodernamento tecnologico che il governo si impegni ad assicurare alle Regioni,
«nell'ambito del complessivo finanziamento allocato sul comparto degli interventi infrastrutturali», adeguate
risorse finanziarie. LE NOVITÀ Nella lista delle prestazioni erogate dal servizio sanitario, pronte a giorni come
annunciato dal ministro Lorenzin, dovrebbero entrare i trattamenti per la fecondazione eterologa, ma anche le
indagini cliniche per la diagnosi della celiachia, le cure per l'endometriosi, una malattia che solo in Italia
colpisce oltre tre milioni di donne e le agevolazioni per i malati di Bpco, ovvero la Broncopneumopatia cronica
ostruttiva. Dalla relazione arriva inoltre anche il suggerimento di operare un processo di revisione della spesa
sanitaria «più selettivo e reinvestire risorse nei servizi sanitari più carenti, traendole dai settori dove vi sono
inefficienze da recuperare, come nell'ambito degli acquisti di beni e servizi non effettuati mediante ricorso a
centrali regionali d'appalto o a specifiche convenzioni, dell'inappropriatezza prescrittiva e delle prestazioni
rese in ambito ospedaliero».
2,8
la contrazione della spesa sanitaria dal 2010 pari a 3.176 milioni
66,6
l'aumento della spesa per i ticket sui farmaci negli ultimi cinque anni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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L'allarme della Corte dei Conti: senza investimenti potrebbero non essere più garantiti i livelli essenziali
specie al Sud. Aumenta la spesa per i ticket dei farmaci . Nuove agevolazioni per celiachia e fecondazione
eterologa LA RELAZIONE
21/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
. Medici cattolici contro «È aborto mascherato, si mente alle donne»
Roma. «La pillola dei cinque giorni dopo è una facilitazione dell'aborto o comunque un aborto mascherato».
L'Associazione italiana medici cattolici trona a ribadire la sua posizione su EllaOne, la pillola "dei 5 giorni
dopo" di cui l'Agenzia del farmaco europea (Ema) ha deciso di liberalizzare la vendita senza prescrizione.
Secondo il presidente dell'Amci, Filippo Boscia, si tratta di un atto «irresponsabile e volutamente
provocatorio», visto che tale pillola «non ha effetto antiovulatorio, bensì un effetto anti-annidatorio».
Disinformare su questi temi «significa impedire alle singole donne di operare scelte libere, proprio in quanto
informate; significa calpestare la libertà professionale dei medici; significa negare ai politici la possibilità di
legiferare in base a conoscenze documentate; significa impedire ai giudici la possibilità di valutare
rettamente». Boscia, in quanto consigliere della Società Italiana Procreazione Responsabile (Sipre), è stato
sentito nel corso delle audizioni dell'Aifa sul tema, il cui esito dovrebbe arrivare oggi o domani.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Pillola dei 5 giorni
21/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Più cure palliative, no all'eutanasia»
UAllarmata dichiarazione dell'équipe di esperti dei vescovi transalpini mentre all'Assemblea nazionale inizia il
confronto attorno alla nuova legge sul fine vita che potrebbe introdurre il «diritto alla sedazione profonda»
In appello alla «fraternità» verso le persone più vulnerabili conclude la Dichiarazione sul fine vita presentata
ieri a Parigi dal pool di esperti promosso dalla Conferenza episcopale francese e guidato dall'arcivescovo di
Rennes monsignor Pierre d'Ornellas. Il testo, come riferisce l'agenzia Sir, è suddiviso in cinque paragrafi e
arriva alla vigilia del dibattito sul fine vita che comincia oggi all'Assemblea nazionale dopo la presentazione a
fine 2014 di un Rapporto stilato dai deputati Claeys e Leonetti (autore della legge oggi vigente). Nel rapporto
si chiede la revisione della legge che regola dal 2005 il fine vita in Francia, con l'introduzione del diritto dei
pazienti «a una sedazione profonda e continua» in caso di malattia giudicata incurabile e «con prognosi
infausta a breve termine». Una modifica che suona come un'apertura di fatto a forme incontrollabili di
eutanasia diretta. «La lunga marcia verso la piena cittadinanza, fino all'ultimo momento della vita - scrivono
gli esperti dei vescovi -, non si realizza rivendicando nuovi diritti: è indispensabile sviluppare una cultura della
cura mettendo in luce e in opera la solidarietà e la fraternità. Se la cittadinanza richiede parità di accesso per
tutti alle cure palliative, esige anche la fraternità che dà senso all'accompagnamento e al dovere di rispettare
il diritto delle persone vulnerabili». La dichiarazione lancia un allarme sullo stato della medicina palliativa e dei
trattamenti in Francia parlando di «una causa nazionale prioritaria». «Rispondere in modo insufficiente a
questa urgenza - si legge nel testo - vuol dire rendersi complici» e «favorire le domande sempre dolorose di
eutanasia». Il testo spiega che il diritto alla sedazione «profonda e continua» rischierebbe «di contribuire a
una strumentalizzazione del medico al servizio della volontà del paziente e a una forma di
deresponsabilizzazione». Sulle direttive anticipate di trattamento gli esperti ritengono «necessario chiarire le
condizioni» in cui sono state redatte dal paziente «nel rispetto della libertà». Quanto alla limitazione o
all'arresto di alimentazione e idratazione, la nota avverte che «la constatazione di uno stato irreversibile non è
sufficiente per qualificare una cura irragionevole né per definire inutile una vita umana». In ogni caso «non
esiste un criterio medico che giustificherebbe a priori e in modo automatico» l'arresto dei trattamenti, ma
occorre decidere «caso per caso».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Francia.
21/01/2015
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Sanità agli sgoccioli per tagli
Il «rigore» pagato dai ticket dei pazienti (+66% dal 2009) e dal blocco del personale
ro.ci.
Insieme alla scuola, la sanità ha finanziato l'austerità in Italia dal 2009 a oggi. È quanto emerge dal lungo
capitolo dedicato dalla Corte dei Conti alla sanità nell'ambito della relazione sulla gestione finanziaria degli
enti territoriali per il 2013.1 risparmi ottenuti dai pesanti tagli imposti alla sanità dovrebbero essere investiti
nell'assistenza territoriale e domiciliare e nell'ammodernamento tecnologico e infrastnitturale. In caso
contrario scatterebbe l'allarme rosso per i livelli essenziali di assistenza (Lea). A lungo andare,
emergerebbero deficit assistenziali, soprattutto al Sud. I tagli hanno fatto certamente fatto sballare i conti ma,
dice la magistratura contabile, nella sanità si è risparmiato addirittura più del preventivato dai governi
dell'austerità Berlusconi-Monti-Letta-Renzi. La spesa per il servizio sanitario nazionale, nel treinnio 20112013, "è risultata essere, a consuntivo, pari a 111.094, 109.611 e 109.254 milioni, dunque inferiore di ben 4
miliardi di euro (per il 2012) e di circa 3 miliardi (per il 2013) rispetto alle stime contenute nella Legge di
Stabilità 2013. È stato registrato un decremento nominale dei 2,8% rispetto al 2010, pari a 3,1 miliardi di euro.
Nel 2013, al netto degli altri ticket sulla diagnostica e le prestazioni specialistiche, i cittadini hanno versato
1.436 milioni, pari all'1,3% della spesa sanitaria corrente complessiva, con una media di circa 24 euro a testa.
Nel quadriennio esaminato dalla corte, è stato registrato un aumento del numero di ricette del 6,3%, e un
boom del 66,6% dei ticket e compartecipazione. L'obiettivo di diminuire la spesa farmaceutica ospedaliera, e
quella per beni e servizi, è stato mancato. In altre parole, i tagli alla sanità sono stati pagati, in gran parte, dai
cittadini stessi. A questo è servito l'aumento dei ticket che, insieme al blocco del tum-over del personale,
finanzia ciò che lo Stato nega. Senza dimenticare l'aumento stellare delle addizionali Irpef e Irap,
fondamentali per far quadrare i conti alle Asl e agli ospedali. Lo zelo dei custodi dell'austerità ha moltiplicato
l'accanimento dei loro colleghi delle Regioni. «L'effetto combinato delle decisioni deliberate dal parlamento
nazionale e delle manovre correttive attuate dalle Regioni sia in piano di rientro che non - spiega la Corte dei
Conti - hanno generato riduzioni di spesa nettamente superiori di finanziamento decise con la spending
review». L'ansia di essere più austeri dei loro mandanti ha spinto gli enti locali a ridurre, in quattro anni, di
circa il 68% la quota di spesa per la sanità pubblica non coperta dal finanziamento al quale concorre Io Stato.
Il bilancio di un quadriennio ha rivelato dunque una delle contraddizioni dell'austerità. Considerando anche la
situazione delle Regioni in avanzo, il sistema sanitario a livello nazionale «mostra un disavanzo di 1.890
milioni» a causa delle manovre che hanno praticato «tagli lineari» sulle principali voci di spesa, come i
consumi intermedi, la spesa farmaceutica, le spese per il personale, l'acquisto di prestazioni sanitarie da
erogatori privati accreditati. Questo disavanzo rischia di non essere reinvestito nella sanità. Nell'ingegneria
opaca dell'austerità i fondi possono essere dirottati altrove. Nasce da qui l'allarme sui «Lea» lanciato dalla
Corte dei conti. La politica dei tagli aumenta, nei fatti, uno dei problemi storici della sanità italiana: il divario
assistenziale tra Nord e Sud. Quest'ultimo viene strangolato sia dai piani di rientro sia dalla nuova normativa
sull'armonizzazione contabile. L'indicazione dei giudici contabili è di «perequare» tale situazione attraverso
una programmazione centrale delle nuove risorse all'interno di un nuovo piano nazionale degli investimenti. Il
processo di revisione della spesa sanitaria «dovrà essere più selettivo e reinvestire risorse nei servizi sanitari
relativamente più carenti». Per la corte queste risorse vanno prese dai settori come l'acquisto di beni e servizi
non effettuati attraverso le centrali regionali d'appalto o con convenzioni della Consip. Si devono invece
basare su «processi molecolari di riorganizzazione» condotti dalle singole Asl. Le regioni dovranno effettuare
una più attenta riprogrammazione dei fabbisogni, mentre il governo dovrebbe potenziare il piano di medicina
preventiva indicato dal piano nazionale delle riforme presentato nel Def 2014.
Foto: FOTO LAPRESSE
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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SANITÀ • La Corte dei Conti: l'austerità mette a rischio i livelli minimi di assistenza («Lea»)
21/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 19
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Andrea Settefonti
Il latte crudo può portare rischi per la salute. Anche se viene garantita una corretta catena del freddo e il
rispetto di buone pratiche igieniche, il latte crudo può trasportare batteri nocivi che possono causare gravi
malattie. A sostenerlo è l' Efsa a cui l'Ue ha chiesto un parere. Il gruppo di esperti sui pericoli biologici (
Biohaz) ha specifi cato che il pericoloè dovuto prevalentementea Campylobacter, Salmonellae al produttore
della tossina Shiga, Escherichia coli ( Stec ). Il gruppo di esperti non ha potuto quantifi care i rischi per la
salute nella Ue a causa di lacune nei dati in molti paesi, tranne che in Italia. Tuttaviaè emerso che 27 focolai
di malattie, tra il 2007 e il 2013, sono stati dovuti al consumo di latte crudo. La maggior parte di loro, 21, sono
stati causati da Campylobacter, uno da Salmonella, due da Stec e tre dal virus dell'encefalite da zecche(
Tbev ). La grande maggioranza dei focolai erano dovuti al latte vaccino crudo, mentre alcuni di loro
provenivano da latte crudo di capra. Per Ettore Soria, responsabile dell'area sanitaria di Assolatte c'è davvero
da fare molta attenzione.« In Italia siamo trai più attenti,i nostri allevatori sono bravi. Ma ci sono batteri come
lo Shiga cheè il patogeno emergente, tanto che da quest'anno sarà previsto un parametroa livello europeo,o
il microbatterio della paratubercolosi tipico delle stalle, che non possono essere sottovalutati». Poi per Soria,
«un conto è il formaggio a latte crudo, un conto è bere latte. In formaggi come il Parmigiano Reggiano o il
Grana Padano, l'attenzione è massima e poi la lunga stagionatura di fatto ha un effetto di pastorizzazione».
Per quanto riguarda il latte bevuto, «si deve tenere conto di berlo entro tre giorni, rispettare la catena del
freddo dalla stalla al frigorifero, bollirlo». Sebbene in Italia il fenomeno del latte alla spina sia in decrescita, «il
fatto che l'Ue abbia chiesto un parere all'Efsa potrebbe portare a una normativa per regolamentare uffi
cialmente la vendita con parametri microbiologici». Dai dati del Piano Nazionale Integrato del ministero della
salute, si vede che in Italia nel 2013 nelle 1.742 strutture che vendono latte crudo sono stati prelevati 5.378
campioni. Di questi 130 sono risultati non conformi: 52 in Lombardia e 33 in Emilia Romagna.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Efsa: il latte crudo mette a rischio la salute
21/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 32
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Contro i medici ogni anno oltre 30 mila cause legali
BENEDETTA PACELLI
Oltre 30 mila cause promosse contro i medici ogni anno. E non è un caso che 9 professionisti su 10, pur in
assenza di una normativa di riferimento, hanno contratto una polizza assicurativa ancora prima che questa
diventasse un obbligo di legge. Del resto, come testimoniano i numeri di un sondaggio realizzato
dall'Osservatorio Internazionale della Sanità in collaborazione con l'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri
(Omceo) di Roma e presentato ieri alla presenza tra gli altri, del sottosegretario alla salute Vito De Filippo, il
15% dei medici ha avuto nell'ultimo anno una controversia legale con un paziente, e l'80% ha paura di una
denuncia pretestuosa solo per ottenere un risarcimento. Un fenomeno che incide pure sulle casse dello stato.
Perché anche se oltre il 90% dei contenziosi termina in assoluzione o archiviazione, il ricorso alla cosiddetta
medicina difensiva, cioè della prescrizione di più esami di quelli necessari, costa all'intera collettività oltre 12
miliardi. Ecco perché, come ha dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel messaggio inviato ai
ricercatori dell'Ois, è necessario «un intervento più organico e veramente risolutivo, che non sia la ricerca
dell'impunità per i professionisti che sbagliano, ma che, al contrario, assicurando la giusta serenità a questi
ultimi, riduca, sino a eliminarli, i casi di malpractice, erogando un'effettiva tutela al diritto costituzionale alla
salute». Neppure l'atteso Dpr (attuativo della legge Balduzzi n. 158/2012) ora al Consiglio di stato, che
avrebbe dovuto agevolare la copertura assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità
dei medici e limitare i costi dei risarcimenti, sarà suffi ciente, secondo gli addetti ai lavori, a sanare il sistema.
«Serve una normativa organica», ha precisato De Filippo, «per dare un orientamento su tutti gli aspetti di
questa problematica». Il decreto Balduzzi, ha commentato Dario Focarelli, direttore generale dell'Ania,
prevedeva degli interventi positivi che però non sono stati attuati. «Serve, invece, una ridefi nizione precisa
delle responsabilità, è necessario approvare le tabelle (pronte da anni, ma mai approvate) per il risarcimento
del danno biologico, utili per l'assicurato e per il medico, e poi si deve puntare su un risk management nelle
strutture sanitarie». Le nuove norme inoltre dovranno regolare il delicato aspetto delle spese assicurative,
ormai esorbitanti e insostenibili. Una polizza, ha detto Roberto Lala, presidente dell'ordine dei Medici di
Roma, «può aver un costo che varia dai 300 euro a 25 mila», specifi cando che gli specialisti a maggior
rischio apertura di un contenzioso da parte di un paziente sono i chirurghi plastici, i ginecologi e gli ortopedici.
Un nodo quello dei costi da non sottovalutare visto che, sempre secondo la ricerca, meno del 10% dei
professionisti sarebbe disposto a impegnare oltre il 5% del suo reddito per un'assicurazione, mentre il 51%
degli intervistati preferisce non avere una franchigia per il risarcimento dei danni.
Foto: Beatrice Lorenzin
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Sondaggio dell'Osservatorio internazionale della sanità
21/01/2015
QN - La Nazione - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:136993, tiratura:176177)
La metà dei toscani non gioca la Carta: che spreco
Paola Fichera · FIRENZE UN TOSCANO su due ha finora deciso di attivare la carta sanitaria elettronica. Vuol
dire che solo il 50 per cento (per l'esattezza il 55) dei toscani, pari a 2milioni e 25mila persone sugli oltre 3
milioni e 700mila residenti nella regione, ha la possibilità di accedere a tutte i servizi che la card plastificata,
munita di chip elettronico, è in grado di fornire agli utenti. L'assessore alla sanità Luigi Marroni, in realtà, non
lo considera un numero poi così basso, ma è un fatto che, pur di far aumentare la percentuale, ha chiesto
aiuto alle associazioni di consumatori (Federconsumatori, Adiconsum e Adoc) perchè mettano in campo i loro
400 volontari e spingano all'«attivazione» un altro buon numero di toscani. L'obiettivo del progetto è che la
percentuale di fidelizzati' alla Asl, salga, almeno, all'80 per cento. Obiettivo quasi obbligatorio visto che, dal
2010 ad oggi, la Regione ha investito nell'operazione semplificazione' informatica qualcosa come 10/12
milioni in partenza (3,70 euro a tesserina) e altri 10 milioni circa l'anno per predisporre e attivare tutti i servizi
informatici. E' vero che l'agenda digitale nazionale (varata nel 2012 ma ancora in attesa di decreti attuativi) ha
fatto propria l'idea del tesserino stile bancomat' che, grazie a un eguale codice di quattro numeri, consente al
cittadino l'accesso ai suoi documenti sanitari (prenotazioni al Cup, pagamento ticket, creazione fascicolo
sanitario: dalle vaccinazioni ai ricoveri, passando per i farmaci), ma anche a quelli fiscali e pensionistici. E'
attraverso la Cse (carta sanitaria elettronica) per esempio, che i cittadini potranno accedere via web al loro
modello 730 pre-compilato dalla Agenzia delle Entrate. La strada però è tutta in salita. L'attivazione della
carta, infatti, è per rispetto della legge sulla privacy, e a dispetto delle cifre investite, assolutamente
facoltativa. Così la Regione si augura che le associazioni dei consumatori, con i loro master mirati, finanche
nei centri commerciali, riescano laddove finora gli sportelli sanitari hanno faticato: cioè a raggiungere e
istruire' anche lo zoccolo duro della popolazione, quella che non è ancora così preparata all'uso del
computer. Procede intanto il lavoro sui medici di famiglia: al momento sono 500 quelli già convertiti all'uso
della ricetta dematerializzata' (tradotto: non più cartacea ma trasformata in un numero valido in ogni farmacia
toscana). In tutta la Toscana i medici di famiglia sono 3.300: si va avanti a 20 medici al giorno. Image:
20150121/foto/792.jpg
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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SANITA' QUASI DUE MILIONI TARDANO AD ATTIVARE IL SERVIZIO ELETTRONICO. REGIONE, SOS AI
VOLONTARI
21/01/2015
La Notizia Giornale
Pag. 1.12
Il Governo si inchina alle lobby Spunta un regalo a Philip Morris
Le nuove sigarette Iqos tassate con un'accisa al 50% Una norma ad hoc le equipara a quelle meno nocive Il
nuovo prodotto in realtà si può fumare anche attraverso una combustione Ma lo si fa passare per una e-cig
StEfAnO SAnSOnEtti
Un regalo alla Philip Morris grosso come una casa. Non c'è niente da fare, la pressante attivi tà lobbistica del
colosso del tabacco, praticamente sotto silenzio, è riuscita a mettere a segno un colpo di non poco conto
proprio verso la fine del 2014. E il tutto, come avviene quasi sempre in questi casi, non poteva avere
attuazione senza il "prezioso" ascolto degli organi preposti al controllo, che in questo caso vanno dal governo
guidato da matteo Renzi ai Monopoli di Sta to, branca di quel super ministero dell'economia diretto da Pier
carlo Padoan . Ma quale sarebbe questo simpatico cadeau? Si può partire, per esempio, dal dimezzamento
secco del 50% dell'accisa applicabile alle Iqos, le sigarette cosiddette "ibride" prodotte proprio da Philip
Morris. Tipi camente burocratico il modo in cui si è confezionato il "pacchettino". Il vei colo è il decreto
legislativo di riordino della accise, il numero 188 del 2014, pubblicato in Gazzetta il 23 dicembre, alla vigilia di
Natale. I PASSAGGI Il provvedimento introduce la nuova categoria dei "tabacchi da inalazione senza
combustione". Senza gi rarci troppo intorno, si tratta della definizione cucita addosso alle Iqos. E per quale
motivo? Perché l'assen za di combustione è sinonimo di mi nore nocività. E la minore nocività comporta
un'applicazione del 50% dell'accisa normalmente gravan te sull'equivalente quantitativo del le sigarette
tradizionali. Questo, per esempio, è il principio alla base del dimezzamento dell'accisa riconosciu to alle
sigarette elettroniche, ossia le e-cig. Come in tutti i testi legislativi presi d'assalto dalle lobby, però, il diavolo si
nasconde nei dettagli. E che dettagli. Una prima versione del decreto legislativo, infatti, spiegava che "sono
considerati tabacchi da inalazione senza combustione i prodotti del tabacco non da fumo che posso no
essere consumati senza processo di combustione". In una successiva bozza di ottobre la dicitura "possono
essere consumati senza processo di combustione" salta, per poi essere recuperata nella versione finale del
decreto pubblicato in Gazzetta il 23 dicembre 2014. IL NODO Dire che i tabacchi da inalazione senza
combustione, ossia le Iqos di Philip Morris, "possono essere consumate senza processo di combustione"
significa aprire la strada a un'equipa razione alle e-cig nell'applicazione di un'accisa al 50%. Ma perché usare
il termine "possono" e non magari "devono"? A quanto pare, ma sul punto è in atto un'autentica schermaglia,
le Iqos possono anche essere fuma te tramite combustione. Insomma, il fatto è che pure quel passaggio del
de creto è cucito su misura addosso alla Philip Morris. Che in questo modo, chissà, è riuscita a ottenere una
con tropartita alla promessa di aprire alle porte di Bologna uno stabilimento per la produzione delle sigarette
ibride, con un investimento di 500 milioni e 600 posti di lavoro. Il regalo approntato nel decreto, però, ha an
che altre conseguenze. Per esempio la mancata presenza di indicazioni sanitarie sulle confezioni di un pro
dotto che può essere fumato in modo tradizionale, e cioè con la più danno sa combustione. Chissà se il
ministro della sanità Beatrice lorenzin , che vorrebbe limitare il fumo nei parchi e nei film, è a conoscenza di
quan to il governo di cui fa parte ha appena approvato. GLI UOMINI Naturalmente l'operazione sta
scatenando le ire del settore che si sente più penalizzato, quel lo delle sigarette elettroniche. Al punto che nei
giorni scorsi l'Anide, l'associazione naziona le italiana dettaglianti di e-cig, ha scritto una lettera di fuoco ai
Monopoli di Stato. A quanto fil tra, all'interno degli stessi Mono poli tra i principali artefici delle norme prese di
mira c'è canio Zarrilli , responsabile dell'uffi cio circolazione tabacchi. Ma la lobby di Philip Morris, guidata in
Italia dall'Ad Eugenio Sidoli , avrebbe trovato un attento ascolto anche da Vieri ceriani , consigliere di Padoan
e già sottosegretario a via XX Settem bre. @SSansonetti
BORSA SPREAD
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
Pag. 1.12
La Notizia Giornale
21/01/2015
Foto: Pier Carlo Padoan
Foto: (Imagoeconomica)
21/01/2015
Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015
Pag. 111
(diffusione:457978, tiratura:556329)
piccoli malanni di stagione
La prima influenza: che ansia! Ma con un i consigli del pediatra sarà facile curarla
Giorgia mari scrivile a [email protected] con la consulenz
Se il nasino è chiuso Fino ai 3 anni di età un bambino non sa soffiarsi il naso da solo. Per eliminare il muco,
che trattiene batteri, virus, allergeni e polvere, i metodi consigliati sono tre: il lavaggio delle cavità nasali (da
fare con flaconcini di acqua termale o marina) che porta via secrezioni e impurità; gli spray nasali (a base di
soluzione fisiologica, acqua marina o oli essenziali come l'eucalipto) che liberano e decongestionano le
mucose; l'aspirazione del muco, un sistema utile e delicato, specie per i neonati, che si effettua con apposite
"pompette" (le trovi in farmacia). ? Ha davvero la febbre? chiariamo un punto: la febbre non è una malattia. È
la spia della lotta che il corpo sta combattendo contro germi nocivi, virus e batteri. non aggredirla appena il
termometro segna un paio di linee in più, ma solo se la temperatura corporea supera i 37° per almeno un
paio d'ore. Tieni d'occhio tuo figlio: è meno vivace, non ha fame, gli fanno male i muscoli, tossisce? Sono
questi i sintomi che di solito accompagnano l'arrivo dell'influenza. ma se ti sembra che il tuo bambino stia
bene, aspetta a dargli medicine, anche se ha qualche linea. ? Quale termometro usare niente termometro
auricolare, niente misurazione per via rettale, raccomandano i pediatri: sono due sistemi che richiedono
manualità e competenza. Sì, invece, al modello digitale: lo sistemi sotto le ascelle e in pochi secondi ottieni la
temperatura esatta. altra raccomandazione alle mamme: non provate la febbre ogni 10 minuti, fate salire solo
la tensione! Piuttosto, siccome la temperatura del corpo è un dato soggettivo, per capire qual è quella di tuo
figlio, misuragliela un paio di volte quando sta bene: saprai esattamente da quando considerarlo "malato". ? 1
I farmaci giusti Prima di prendere iniziative e dare medicine ai bambini, senti il parere del pediatra. in genere,
però, per abbassare la febbre tieni in casa il paracetamolo (efficace e praticamente privo di effetti collaterali)
e l'ibuprofene (un antinfiammatorio che ha un'azione curativa più mirata). ricordati che è molto importante
rispettare le dosi e i tempi tra una somministrazione e l'altra. indicativamente, per il paracetamolo devono
passare almeno 4 ore, per l'ibuprofene 6-8 ore. e se il bambino sta prendendo altri farmaci (per esempio
contro la tosse), consultati con il medico per evitare di sovrapporre i diversi principi attivi e scongiurare
eventuali effetti collaterali. Questi funzionano 1 Per liberare il nasino dei neonati c'è l'aspiratore nasale che
elimina il muco delicatamente (Narhinel, euro). 2 Con l'aerosol a forma di coniglietto curarsi è più divertente
(Mr Carrot, Pic Solution, 67,90 euro). 3 Il termometro a distanza misura la temperatura senza toccare il
bambino. Si usa anche per controllare i gradi del bagnetto o del biberon (Fidati, Joycare, 59,90 euro). 4
D'inverno i caloriferi rendono l'aria secca, ci vuole un umidificatore. Humi essence è a vapore caldo e diffonde
oli profumati (Chicco, 44,90 euro).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
34
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
in pratica
21/01/2015
Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015
Pag. 125
(diffusione:457978, tiratura:556329)
le sorprendenti virtù della cannella
È amica della linea, protegge dalle rughe e aiuta a curare il diabete e l'artrite. Una spezia da tenere sempre in
dispensa
EUGENIO SPAGNUOLO SCRIVIGLI A [email protected]
La cannella non dà solo sapore ai cibi, ma ha insospettabili benefici per la salute: lo provano ormai molte
ricerche. L'ultimo è un ampio studio, condotto in California alla Western University of Health Sciences: ha
confermato che mezzo cucchiaino al giorno di questa spezia in polvere riduce la glicemia nei diabetici. Il
portentoso effetto dipende da un ingrediente, detto Mhcp (un composto solubile di acqua e polifenolo), che si
comporta come l'insulina, aiutando le cellule a metabolizzare il glucosio. Riduce colesterolo e girovita Diversi
studi provano l'efficacia della cannella anche nel tenere a bada colesterolo e trigliceridi. Una ricerca inglese
condotta su 58 malati di diabete ha dimostrato che l'assunzione di 2 g di cannella al giorno per 12 settimane,
oltre ad abbassare la glicemia, determinava una riduzione del girovita. Mantiene giovani «La cannella è
anche un ottimo antiage: combatte l'invecchiamento in generale e contrasta la formazione delle rughe»
spiega il nutrizionista Roberto Cannataro. «Questo perché è ricchissima di antiossidanti (come
cinamminaldeide, eugenolo, acido cinamminico e almeno altri quattro differenti composti) che inattivano i
radicali liberi e stimolano il nostro sistema immunitario». Scioglie le articolazioni Associata al miele, è un
toccasana contro i reumatismi e aiuta persino nel caso dell'artrite. All'Università di Copenaghen hanno
provato a somministrare mezzo cucchiaino di cannella e un cucchiaio di miele (entrambi potenti
antinfiammatori) a colazione ai malati di artrite reumatoide: Risultato: ha alleviato il dolore alle articolazioni e
ha reso in questo modo più facili e fluidi i movimenti. in cucina usala così «Provala nel tè verde, altro
antiossidante, lasciando in infusione un pezzettino di cannella: otterrai un vero elisir per combattere i malanni
di stagione. E aggiungila nell'impasto dei dolci» consiglia il nutrizionista roberto Cannataro. «Va bene anche
in piatti che prevedono una nota dolce, come gli involtini di carne con mele e noci. Puoi spolverarla sulle
verdure o la carne alla griglia. o, perché no, nel pinzimonio. Una sola avvertenza: va conservata al riparo
dalla luce perché mantenga inalterati i suoi effetti positivi». la lotta aI tuMorI È multicolor Secondo l'American
institute for cancer research, le cattive abitudini alimentari sono la causa di tre tumori su dieci. «Limitare
grassi, zuccheri e carni rosse, e mangiare regolarmente frutta e verdura aiuta a prevenire il cancro» sostiene
il professor Domenico Palli, direttore dell'unità di Epidemiologia molecolare e nutrizionale dell'Istituto per lo
studio e la prevenzione oncologica di Firenze. «Le qualità più efficaci sono quelle di colore rosso, verde e
arancione: . L'ideale è alternare ogni giorno le colorazioni, perché ognuna ha proprietà antitumorali
specifiche». Vediamole. rosso «Uva, mirtilli, fragole, peperoni, radicchio contengono gli antociani,
antiossidanti che aiutano a tenere lontano soprattutto il tumore al tratto gastrointestinale e alla prostata»
spiega l'esperto «Particolarmente efficaci sono le arance rosse, ricche di vitamina C, che ha un forte potere
protettivo, e di cianidina, un antiossidante che impedisce la formazione di sostanze cancerogene nello
stomaco». Verde «La verdura a foglia verde, come broccoli, spinaci, bietole e insalata, contiene i folati,
benefiche vitamine che hanno un'azione protettiva in particolare nei riguardi del cancro al seno» spiega il
professor Palli. aranCIone «Zucca, peperoni, carote e albicocche sono ricche di beta-carotene, che ha
un'azione antiossidante e riduce il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni e alla mammella».
novità in farmacia lo spray BalsaMICo Tempo di raffreddore e influenza. Il naso chiuso si libera in 3 minuti
con lo spray Narhinel (Novartis, 7,90 euro): oltre all'acqua di mare, contiene l'eucalipto, che ha un rapido
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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21/01/2015
Donna Moderna - N.5 - 27 gennaio 2015
Pag. 125
(diffusione:457978, tiratura:556329)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/01/2015
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mandare una email all'indirizzo: [email protected]. Il 31 gennaio i volontari dell'associazione
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VITA IN FARMACIA
17 articoli
21/01/2015
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1,5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Lite sulla riforma sanitaria Rizzi attacca il ministro: Lorenzin parla da
politico
Contratti «padani» Il Carroccio: «La Lombardia è diversa e merita un contratto di lavoro lombardo»
S. Rav.
Ennesima lite sulla riforma della Sanità. Lega e Nuovo Centrodestra, pur nella stessa coalizione di
maggioranza, continuano a beccarsi. L'autore del progetto di legge, Fabio Rizzi (Lega), attacca il ministro
della Salute, Beatrice Lorenzin: «Ha parlato da politica. È stata scorretta».
Rizzi contesta l'intervento che il ministro Lorenzin ha fatto l'altroieri sera all'auditorium Testori del Pirellone.
Un lungo discorso, tenuto durante il convegno sulla riorganizzazione del sistema sociosanitario lombardo,
organizzato dal Nuovo Centrodestra, il partito della stessa Lorenzin. «Evidentemente il ministro non ha letto
bene la nostra riforma - insiste Rizzi -. Invece di criticarci, dovrebbe darsi una mossa e pensare a fare
funzionare meglio le cose a Roma, come l'Agenzia italiana per il farmaco. Noi vogliamo ribadire che la
Lombardia è diversa e che ci meritiamo un contratto di lavoro lombardo, nuove figure professionali come
l'infermiere di famiglia e un consorzio operativo sui farmaci. Tutto ciò è necessario per limitare i danni fatti da
Roma».
Al convegno Lorenzin non aveva usato giri di parole: «Ci sono una serie di aspetti della riforma sanitaria
lombarda - aveva detto - che mi lasciano perplessa, soprattutto perché vanno contro le norme nazionali».
Ma Rizzi non ne vuol sapere: «Noi siamo pronti a difendere le nostre convinzioni anche durante alla Corte
costituzionale». La prossima settimana il governatore Roberto Maroni organizzerà un nuovo vertice per
cercare di mettere pace nella sua maggioranza.
@SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Lo scontro
Il leghista Rizzi e il ministro Lorenzin
con Mantovani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Dopo la «bocciatura» della legge
21/01/2015
Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Monica Ricci Sargentini
Non c'è pace per i Pronto soccorso del Lazio, sempre più affollati dai malati soprattutto in questi giorni di
picco influenzale. Il virus che colpisce è l'A-H1N1, la cosiddetta «suina», ma il timore è che possa arrivare dal
Nord Europa l'A-H3N2, ceppo ben più violento. E, a quel punto, le code ai Pronto soccorso potrebbero
deflagrare del tutto. Che la situazione sia ormai fuori controllo lo dicono tutti o quasi. Ieri mattina al Policlinico
Umberto I c'erano 149 pazienti. «Il personale - dice Claudio D'Angelo segretario coordinatore aziendale Cisl
Fp nel nosocomio - è frustrato, subisce attacchi, aggressioni, minacce, denunce». Anche Sandro Bernardini,
segretario generale della Uil Fpl di Roma e del Lazio parla di situazione «inaccettabile» e accusa la Regione
di «fare orecchie da mercante in merito, non intervenendo in maniera decisa per risolvere una criticità che
ogni giorno colpisce direttamente migliaia di cittadini, costretti a fare i conti con ore ed ore di attesa per
ricevere assistenza».
Venerdì prossimo la Fp-Cgil lancerà una campagna informativa in tutta Italia con lo slogan «Sicuri di volervi
far curare da medici e infermieri stressati?» e l'hashtag #ProntoSoccorsoKo . Per il sindacato i numeri parlano
chiaro: circa 23.500 operatori sanitari persi dal 2009 al 2013, di cui 5.000 medici, una spesa per la sanità e un
numero di posti letto sotto la media Ocse.
Nonostante una valutazione positiva sulle performance della nostra sanità da parte dell'Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)«la periodica situazione di collasso dei pronto soccorso»
testimonia che, «non è più possibile andare avanti così» spiega il segretario nazionale del sindacato dei
medici dirigenti Anaao Assomed, Costantino Troise.
A lanciare l'allarme è anche la Corte dei Conti che, nella parte dedicata alla sanità della Relazione sulla
gestione finanziaria per il 2013 degli enti territoriali, spiega che «ulteriori risparmi nel Ssn ottenibili da
incrementi di efficienza, se non reinvestiti prevalentemente nei settori dove più carente è l'offerta di servizi
sanitari potrebbero rendere problematico il mantenimento dell'attuale assetto dei Lea (Livelli essenziali
d'assistenza n.d.r.) ».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
D'Angelo Chi lavora nei Ps subisce attacchi, aggressioni e minacce
Bernardini Situazione inaccettabi- le, chiediamo un intervento deciso Al Policlinico Ieri mattina erano 149 i
pazienti in attesa di essere curati
Foto: Caos I pronto soccorso di numerosi ospedali sono stati presi d'assalto a causa del picco dell'influenza
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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L'influenza manda in tilt i Pronto soccorso
21/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 1,2,3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Medici in fuga, letti vuoti così agonizzano gli ospedali di provincia
Non solo Niscemi: emergenza da Giarre a Canicattì Snobbati i contratti a termine. Sos pronto soccorso
Caltagirone, a Urologia non si opera più Mussomeli, in Chirurgia solo 15 ricoverati al mese
GIUSI SPICA
ALL' OSPEDALE di Niscemi due medici vanno in malattia e l'unico rimasto in servizio è costretto a fare la
guardia per 24 ore al pronto soccorso e in sala operatoria. Nell'area di emergenza di Giarre c'è un solo
camice bianco per turno e si richiamano forze dai reparti di Geriatria e Medicina. A Militello Val di Catania a
dare il cambio ai due medici del pronto soccorso sono i colleghi del 118. A Canicattì il direttore sanitario
dell'ospedale ha dovuto riprendere in mano lo stetoscopio per visitarei pazienti in fila al triage. Nei centri di
provincia della Sicilia è emergenza personale: i bandi per reclutare nuove leve a tempo determinato vanno
deserti, le graduatoriea scorrimento per le aree di emergenza sono ormai esaurite, i concorsi ancora bloccati.
Ma dietro la fuga dei camici bianchi c'è di più. «Nessuno - spiega Fortunato Parisi, segretario regionale della
Uil Medici - è disposto a lavorare con contratti di sei mesi in piccole strutture di periferia dove si opera poco,
con scarse risorse tecnologichee la minaccia della denuncia dietro l'angolo». Troppi rischi. Poche garanzie.
Anche per i pazienti, che scarseggiano sempre di più. La Chirurgia generale di Mussomeli, solo per fare un
esempio, nel mese di giugno ha avuto il minimo storico dei ricoverati: appena quindici.
Assistiti da cinque chirurghi, pagati per operare un paziente ogni due giorni.
E non è un caso se proprio gli avamposti di provincia dove si lavora poco e male erano stati scelti
dall'assessorato per essere trasformati in ospedali di comunità, svuotati di tutti i reparti e riconvertiti in
strutture per pazienti cronici. Un progetto che ha sollevato il finimondo all'Ars, con i deputati pronti a scendere
in piazza al fianco dei sindaci. Tanto che l'assessore Lucia Borsellino ha dovuto fare marcia indietro e
prendere ancora tempo per scegliere le strutture da sacrificare.
Il caso dell'ospedale di Niscemi è solo la punta dell'iceberg. Nessuno vuole andare a lavorare nel paese del
Nisseno: su quarantotto medici in lista per tre posti vacanti, trentanove hanno dato forfait appena è arrivata la
proposta dell'azienda, e i nove ancora in lizza non sono disponibili subito. Solo un medico ha risposto finora
all'appello dell'Asp. Con buona pace del sindaco Salvatore La Rosa che da due giorni porta avanti uno
sciopero della fame di protesta.
«Abbiamo inviato il primario di Chirurgia di Gela perché copra i turni al pronto soccorso - dice la manager
dell'Asp di Caltanissetta, Ida Grossi - e in questi giorni invieremo personale da altri presidi, in attesa che
qualche medico accetti il contratto a tempo».
Non va meglio all'ospedale di Giarre, salvato in extremis all'Ars (almeno per ora). Oltre al pronto soccorso,
soffre la Radiologia che di notte rimane senza medico. E nonè raro che si debba ricorrere all'ambulanza per
trasferire un paziente ad Acireale in caso di emergenza. Mancano anche i cardiologi: i quattro in servizio si
dividono tra reparto e ambulatori, ma spesso di notte non resta nessuno. A Mazzarino va anche peggio: il
pronto soccorso non ha medici in organico e in servizio si alternano i cinque camici bianchi che lavorano in
Medicina e Chirurgia, aiutati dai medici di base che hanno risposto agli appelli dell'Asp.
Soffrono anche i piccoli ospedali dell'Agrigentino. Il blocco del turnover e lo spauracchio della Corte dei conti
che ha bacchettato la Regione per l'alto numero di precari in corsia impedisce di coprire i posti lasciati vuoti
da chi va in pensione o è in scadenza di contratto. Per tappare i buchi l'Asp trasferisce spesso personale da
un presidio all'altro. Ma la coperta è sempre troppo corta. Come è successo a Canicattì l'estate scorsa,
quando gli unici due medici del pronto soccorso, per di più precari, hanno dato forfait. Uno si è ammalato,
l'altro si è dimesso lo stesso giorno. E al triage sono rimasti solo i pazienti. Così il direttore sanitario del
presidio ha rispolverato il camice bianco e ha cominciato lui stesso a visitare i malati. Il giorno dopo l'azienda
ha inviato due medici dall'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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La Sanità
21/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 1,2,3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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A Militello Val di Catania, su sei camici bianchi previsti al pronto soccorso, ne sono rimasti solo due e i turni
scoperti vengono garantiti dai medici del 118. A Caltagirone il reparto di Urologiaè chiuso da un mese: sono
rimasti due specialisti su sei e non riescono più a garantire le operazioni. L'unico servizio attivo è la
consulenza urologica ma solo la mattina. E carenze di anestesisti, radiologi e medici d'urgenza ci sono anche
a Scicli, Salemi, Leonforte, Barcellona Pozzo di Gotto. Tutte strutture candidate dall'assessorato alla chiusura
entro il 2017 ma difese a spada tratta da politici e amministratori locali. Anche contro il parere dei sindacati.
«Il caso Niscemi - attacca Angelo Collodoro, segretario vicario del Cimo - è l'ennesima prova dei pericoli che
corrono operatori, medici e pazienti in ospedali da chiudere senza esitazioni». «Non si capisce - rilancia
Renato Costa, segretario della Cgil Medici - l'ostinazione politica nel voler tenere aperti a tutti i costi questi
presidi.
L'unica condizione è dare valide alternative di assistenza, potenziando la medicina del territorio».
LA MAPPA
Giarre
Niscemi
Canicattì IL FORFAIT Di notte Radiologia rimane senza medico In caso di emergenza si chiama l'ambulanza
per trasferire un paziente ad Acireale LE CONTROMISURE La manager dell'Asp Ida Grossi (nella foto) ha
inviato il primario di Chirurgia di Gela a coprire i turni del pronto soccorso IL SUPPLENTE Assenti i colleghi è
stato il direttore sanitario a visitare i pazienti al triage del pronto soccorso
Foto: IN CORSIA Il corridoio di un reparto È in discussione il piano della nuova rete ospedaliera
21/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Lucia Borsellino: "Cari politici non cercate voti in corsia quei reparti
devono chiudere"
L'obiettivo è la riconversione dei piccoli presidi in strutture che garantiscano alti livelli di cura per patologie
croniche
ANTONIO FRASCHILLA
« LA politica deve capire che gli ospedali non sono bacini di voti, ma strutture chiamatea garantire servizi peri
pazienti. Non vogliamo chiudere i piccoli ospedali, dove oggi nemmeno i camici bianchi vogliono andare a
lavorare, ma riconvertirli. Il mio futuro a Palazzo d'Orleans? In questa esperienza ho avuto momenti di
profonda solitudine e ormai vado avanti giorno per giorno, senza programmi a lungo termine». L'assessore
Lucia Borsellino interviene sul caso Niscemi lanciando un appello «a tutta la politica» perché approvi al più
presto la riforma della rete ospedaliera, impallinata in commissione Sanità.
Assessore, come si spiega quel che succede a Niscemi, con due soli medici per reparti e pronto soccorso?
«Quanto accaduto a Niscemi è una situazione eccezionale. C'erano tre medici in servizio fino a poche
settimane fa: poi uno è morto, un secondo si è ammalato ed ecco che per alcuni giorni è rimasto in servizio
anche un solo camice bianco».
È vero che i medici non vogliono andare a lavorare nei piccoli ospedali? «Purtroppo sì. Anche a Niscemi ci
sono stati ritardi nel reclutamento di nuovo personale, perché per un camice bianco andare in una struttura
piccola significa dover abbandonare competenze e la possibilità di migliorare professionalmente.
È evidente che il sistema dei piccoli ospedali così com'è non va e va riformato al più presto». Ma la riforma
che aveva portato all'Ars, con l'accorpamento degli ospedalie il taglio di diversi reparti, che fine ha fatto? «La
commissione Sanità non ha gradito che nella nostra riforma avessimo stabilito a monte gli ospedali da
accorpare e i reparti da chiudere. Ci hanno chiesto di fissare criteri generalie successivamente calarli nella
realtà.A breve presenteremo i nuovi criteri, ma occorre fare in fretta.
Non possiamo perdere altro tempo».
Secondo lei la politica aiutao no questa riforma? «Alla politica lancio un appello: non pensi più agli ospedali
come a un grande bacino di voti. Questo mondo è finito. Abbiamo una grande responsabilità e insieme
dobbiamo riformare il sistema adeguandoci agli standard europei».
Chiuderete i piccoli ospedali? «No e non ne abbiamo mai avuto l'intenzione. La nostra idea è che occorra
ripensare il modello di ospedale nel territorio: vogliamo creare strutture di prossimità che garantiscano alti
livelli di cura per le patologie croniche, cioè quelle più diffuse, evitando che in ogni centro ci siano reparti
specializzati che non possono reggere perché non c'è una domanda sufficiente. Anche alla popolazione va
spiegato che non si tratta solo di chiudere reparti, ma di pensare un nuovo modello che lì garantirà meglio».
Lei chiede alla politica un aiuto, ma nel suo stesso governo non sono mancate le frizioni. Ad esempio sulla
nomina dei manager di Catania dopo il siluramento di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò per una controversa
norma sul divieto di insediare pensionati. È vero che in giunta diversi assessori non hanno voluto chiedere
collegialmente un parere al ministero sul da farsi? «È vero e penso sia stato un errore.
Quanto avvenuto sulla nomina dei due manager di Catania è frutto di un groviglio di norme sui pensionati e
gli incarichi di vertice nella pubblica amministrazione. Ma io da sola non chiederò alcun parere al ministero:
rimango convinta che questa debba essere una scelta collegiale.
Come collegiale, per legge, è la nomina dei manager della Sanità. In giunta torneremo a discuterne al più
presto».
La riforma della rete ospedaliera, le nomine dei manager, il caso Humanitas sul quale era pronta a
dimettersi. Assessore Borsellino, si sente isolata? Pensa alle dimissioni? «Quando ho accettato l'incarico che
mi era stato offerto dal presidente Crocetta, ero perfettamente consapevole delle difficoltà che avrei
incontrato. E non nascondo che in questi due anni ho avuto momenti difficili e di grande solitudine. Ma fin dal
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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L'INTERVISTA / PARLA L' ASSESSORE ALLA SALUTE
21/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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primo giorno ho sempre pensato al risultato e sono convinta che qualche risultato lo stiamo ottenendo. Il mio
futuro in giunta? Non guardo lontano, vivo alla giornata. Il mio obiettivo è fare qualcosa di concreto per la
Sicilia. Non scaldare una poltrona».
LA RIFORMA
L'Ars non ha gradito le scelte sugli accorpamenti Ok a nuovi criteri, ma si faccia presto
LE DIFFICOLTÀ
Ho avuto momenti di solitudine ma qualche risultato c'è Il futuro? Vivo alla giornata PER SAPERNE DI
PIÙ pti.regione.sicilia.it www.asp.cl.it
Foto: FRONTE CALDO L'ingresso di un pronto soccorso In basso Lucia Borsellino assessore alla Salute
nella giunta Crocetta
21/01/2015
La Repubblica - Torino
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La Valsusa ricorre al Tar contro i tagli della sanità
(s.str.)
ISINDACI della Valle di Susa presenteranno il ricorso contro la delibera di riorganizzazione della rete
ospedaliera. Il lungo incontro che si è svolto ieri sera nella sede dell'assessorato con Antonio Saitta non è
riuscito a convincere gli amministratori a desistere dall'intenzione di rivolgersi al Tribunale amministrativo.
Saitta ha spiegato che l'unica cosa che non si può mantenere a Susa è il punto nascite «perché il numero dei
parti è così basso da non poter garantire sicurezza alle mamme e ai nascituri». Ha poi ribadito che l'ospedale
non sarà chiuso: «E non sarà un cronicario ma un ospedale vero e proprio, con un polo di ortopedia e
traumatologia, un pronto soccorso 24 ore, con il sostegno dei reparti di medicina e ortopedia e una chirurgia,
una week surgery per piccoli interventi». La classificazione dell'ospedale di Susa «non è modificabile», insiste
Saitta.
Ma le promesse non sono ritenute soddisfacenti per i sindaci di Susa, Avigliana, Borgone, Caselette, Oulx,
Sant'Ambrogio e Villarfocchiardo che hanno partecipato all'incontro. Sandro Plano dice che il ricorso ci sarà:
«Fino a quando non vedremo la nuova delibera non possiamo sapere cosa ne sarà in dettaglio del nostro
ospedale».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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INFRUTTUOSO L'INCONTRO CON SAITTA
21/01/2015
La Stampa - Torino
Pag. 37
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Influenza, Torino maglia nera
ALESSANDRO MONDO
«Maggiore determinazione nel gestire la situazione». È uno dei fattori che, per la Regione, hanno reso meno
pesante l'emergenza influenzale in tutto il Piemonte rispetto a Torino e provincia. Un salto di qualità nel
dibattito sulla situazione contingente - con i pronto soccorso in affanno (+ 20% gli accessi al Dea del
Mauriziano rispetto allo stesso periodo del 2014) e i sindacati sulle barricate -, destinata ad aggravarsi nel
fine settimana, quando è atteso il picco dell'epidemia. «Da Torino poche risposte»
È uno dei passaggi più significativi dell'intervento di Antonio Saitta in Consiglio regionale, dove,ieri, ha
risposto a un'interrogazione dei Cinque Stelle ribadendo concetti noti. Direttori sotto accusa
Meno scontato il riferimento alla capacità di fronteggiare una situazione non inedita, quest'anno aggravata da
fattori diversi: la carenza di personale e di strutture per la continuità assistenziale, ma anche la chiusura degli
studi medici durante le feste e la scarsa intraprendenza dei direttori generali degli ospedali nel mettere a
disposizione posti-letto (complici le resistenze dei primari). I medici di base
Concetti ripresi dall'assessore alla Sanità sul profilo Facebook: «E' emerso come le criticità siano
concentrate quasi esclusivamente nel Torinese». Tra le cause, «l'aggravarsi delle difficoltà di accesso agli
studi medici per la concomitanza dei lunghi ponti festivi nell 'inizio del picco dell'epidemia e la difficoltà
riscontrata circa le cosiddette "dimissioni protette"».
Va da sè che incide anche il contesto territoriale. «Nelle realtà più piccole il medico di base conta di più, e
magari è più disponibile - ha aggiunto l'assessore al termine della seduta -. Il fatto stesso che viva lì, sul
territorio, rende più facile l'incontro con i pazienti». La replica
Va lutazione accolta, con riserva, dalla Federazione dei medici di medicina generale. «Penso che la criticità
di cui parla l'assessore riguardi più la città di Torino che il Torinese - commenta Roberto Venesia, segretario
regionale -. Però non semplificherei: il vero problema è il rapporto, insufficiente, tra l'ex- guardia medica e la
popolazione nei periodi festivi, prefestivi e nelle ore notturne ». I numeri
Un dato per tutti: «A Torino il rapporto ottimale sarebbe un medico di guardia ogni 6.500 abitanti, quello
attuale è di uno a 14 mila. Siamo a meno della metà, servirebbero contratti per almeno 80-100 medici. Da
cosa dipende? Dal fatto che l'Asl Torino 1, probabilmente a corto di risorse, non ha mai applicato l'accordo
integrativo regionale, in vigore da oltre due anni». Questo senza considerare altri deficit strutturali: dalla
carenza di strutture ai pochi ambulatori nei quali praticare la medicina di gruppo.
Sul fronte delle «dimissioni protette», Saitta osserva: «Mi è stato confermato che vi sono numerosi posti-letto
per acuti occupati da pazienti dimissibili, ma che non possono essere mandati a casa perchè nessuno può
prenderli in carico. Serve una vera rete di continuità assistenziale». Confermati gli interventi di potenziamento
dei Dea del Mauriziano, di Rivoli e delle Molinette. Il «fattore-primari»
D agli uffici dell'assessorato indicano una terza causa per spiegare l'impatto variabile dell'emergenza in
corso, non menzionata nell'intervento di Saitta: la minor flessibilità degli ospedali di Torino e e del Torinese,
con riferimento alla forza e quindi al potere dei primariati. Dove per «flessibilità» si intende la (scarsa)
disponibilità a prestare posti-letto nei vari reparti in appoggio ai Dea. Duello con i sindacati
T ensione con i sindacati, che chiedono risposte immediate: Nursing up ha dichiarato lo stato di mobilitazione
degli infermieri; Cgil, Cisl e Uil ribattono a Saitta: «Abbiamo contrastato per anni le politiche scellerate della
giunta-Cota, si informi prima di parlare». Prosegue il lavoro dei Nas: in questi giorni ogni disservizio nei
corridoi dei Dea viene verificato.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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La polemica
21/01/2015
Il Messaggero - Roma
Pag. 40
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Il Campidoglio ha ridimensionato i fondi per i dipartimenti e per le aziende partecipate. Cresce solo il settore
dei trasporti
Fabio Rossi
LA MANOVRA I tagli, inevitabilmente, saranno dolorosi. Il bilancio di previsione 2015 firmato dall'assessore
Silvia Scozzese, almeno all'inizio del confronto con la maggioranza, prevede risparmi molto forti sui budget
dei dipartimenti, anche nei settori chiave dell'amministrazione comunale. Con l'unica eccezione della mobilità,
che vedrà anzi la sua dotazione crescere di 45 milioni, anche per far fronte alla delicata situazione dell'Atac.
Le forbici della Scozzese, infatti, non risparmiano le politiche sociali (meno 54 milioni di euro), la cultura
(meno 29) e la scuola (meno 16): proprio quei campi su cui i partiti di centrosinistra, con Pd e Sel in testa,
vogliono approfondire il discorso prima di dare un benestare che, soprattutto per l'ala sinistra della coalizione,
non è scontato. Ieri Ignazio Marino ha affrontato la vicenda in giunta, chiamando i suoi assessori a fare i
«compiti a casa»: un ulteriore sforzo di eliminazione delle spese non indispensabili e, al contempo, la
preparazione di progetti per il futuro della città. «Vorremmo arrivare a far sì che questo Comune abbia un
bilancio sociale e partecipato - commenta Francesca Danese, da dicembre nuovo assessore alle politiche
sociali - Quindi capire in che modo i soldi vengono spesi, dipartimento per dipartimento, ridare trasparenza e
avere una manovra non letta nell'ottica strettamente economicista, ma restituendo ai cittadini una visione
delle politiche economiche». LE AZIENDE Ma nel documento di programmazione finanziaria del
Campidoglio, per il 2015, il punto focale resta quello delle aziende partecipate. Il piano di vendite e
liquidazioni è ingente, tanto da creare frizioni con la maggioranza (soprattutto sul caso Farmacap). Ma ci
saranno anche tagli per le società che continueranno a lavorare con Palazzo Senatorio o che, comunque,
ricevono contributi dall'amministrazione. È il caso soprattutto del settore culturale: Zètema dovrà fare i conti
con una riduzione di 4 milioni del finanziamento comunale, gli enti culturali riceveranno complessivamente 10
milioni in meno. Forbici in azione anche per Risorse per Roma, che vedrà il contributo capitolino decurtato di
3,5 milioni.
Foto: Silvia Scozzese
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Bilancio, ecco i tagli colpo di scure su scuole welfare e cultura
21/01/2015
Il Giornale - Milano
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Assistenza ai turisti malati con telefonino e numero unico
Il paradosso: oltre la metà dei problemi di salute pubblica che potrebbero riguardare i visitatori di Expo sono
di tipo gastrointestinale, intossicazioni alimentari e altro. Questo dicono le statistiche, basate su grandi eventi
come le Olimpiadi di Londra. Secondo quanto riferito dai funzionari della Regione alla commissione comunale
Politiche sociali, tre sono le postazioni di prima emergenza che saranno attive sul sito per tutti i 186 giorni di
Expo, con personale medico proveniente dai pronto soccorso e dalla Asl. Diventeranno 5 durante il week
end, arricchendosi di una pediatria. Un bando, in pubblicazione a giorni, servirà per l'apertura di una
parafarmacia, e tutta l'area dell'esposizione sarà presidiata da auto mediche, mezzi di soccorso e personale
appiedato. All'interno del sito, le prestazioni saranno gratuite, perchè pagate da Expo. Regime ordinario
invece per quelle nelle strutture sanitarie esterne. In caso di problemi di salute, i visitatori avranno tutti un
«accompagnatore» virtuale fin dal momento dello sbarco in aeroporto: l'apposita app progettata per Expo
guiderà non solo verso punti di pronto soccorso e farmacie, ma anche verso i luoghi dotati di defribillatori e,
se si è «geolocalizzati» in città, verso il poliambulatorio degli Icp di via Rugabella, che grazie a un
finanziamento regionale di un milione e 250mila euro sarà presidio turistico attivo 24 ore su 24. Per i turisti
d'oltreoceano più disorientati sarà attivato un call center multilingue per affiancare il 112: farà le veci del
numero d'emergenza «911» attivo in America.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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LA SANITÀ PER EXPO
21/01/2015
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 6
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Farmaci di fascia C gratis per mille cittadini
CIRCA UN MIGLIAIO i cittadini residenti nei comuni dell'Unione Valle del Savio di cui oltre 800 di Cesena
stanno per ricevere una lettera in cui si conferma l'erogazione gratuita dei farmaci di fascia C (cioè i
medicinali per i disturbi più comuni, normalmente non mutuabili). In particolare, potranno ricevere i farmaci le
famiglie in carico ai servizi sociali, per le quali siano stati predisposti dal servizio interventi per far fronte ad
una situazione di precarietà socio-economica dallo scorso anno oppuresia stato avviato un progetto di
sostegno socio-economico elaborato con l'assistente sociale. Inoltre, l'erogazione gratuita interessa anche
tutte le famiglie con indicatore Isee inferiore agli 8.000 euro e gli anziani che fruiscono del servizio di
assistenza domiciliare o di contributi economici. Per ricevere i farmaci di fascia C bisogna presentarsi alla
farmacia del Bufalini (piazzale Giommmi, Piastra Servizi; lunedì-venerdì dalle 9 alle 16, sabato e prefestivi
dalle 9 alle 12), con prescrizione del farmaco da parte del medico di base o pediatra, tessera sanitaria e
attestazione inviata dall'Unione a tutti gli aventi diritto. Altri punti di ritiro sono le farmacie degli ospedali di
Mercato Saraceno (giovedì dalle 9 alle 12) e di Bagno di Romagna (mercoledì dalle ore 9 alle ore 13). Image:
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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DISTRIBUITI NEGLI OSPEDALI DI CESENA, BAGNO E MERCATO
21/01/2015
QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Pag. 23
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Mille farmaci per la Caritas
MILLE farmaci donati. Sono quelli raccolti nelle due farmacie di San Marino nel 2014 in occasione della
Giornata di Raccolta del Farmaco. Un vero e proprio record, sia perché era la prima volta dell'iniziativa in
Repubblica, sia tenendo conto delle dimensioni del piccolo Stato. Tutti i medicinali raccolti l'anno scorso sono
stai donati alla Caritas diocesana San Marino-Montefeltro. Ieri, intanto, è stata presentata l'edizione 2015.
L'iniziativa è realizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus in collaborazione con Federfarma e Cdo
Opere Sociali che si terrà il 14 febbraio in tutta Italia e anche a San Marino. A presentare la seconda edizione
sammarinese sono stati Francesco Mussoni, segretario di Stato alla Sanità, Mauro Chiaruzzi, direttore del
Servizio farmaceutico Iss, Giovanni Ceccoli, direttore Caritas diocesana San Marino-Montefeltro, Clara
Cairola, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Banco Farmaceutico onlus e Marina
Corsi, delegata della Fondazione Banco Farmaceutico onlus per San Marino.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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IL BILANCIO DELLA GIORNATA DI RACCOLTA
21/01/2015
Avvenire - Milano
Pag. 1
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Maroni replica a Lorenzin
Il governatore: sulla riforma accetto i contributi del ministro ma partiamo dalla nostra proposta
A « ccetto contributi da parte del ministro della Salute, ma noi partiamo dalla nostra proposta, per definire la
riforma del sistema socio-sanitario lombardo». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Roberto Maroni,
dopo le parole del ministro Beatrice Lorenzin sul testo di base della riforma, approvato in Giunta nei giorni
scorsi. In un convegno promosso a Milano dal gruppo regionale Ncd, Lorenzin aveva evidenziato aspetti
positivi ma anche criticità, citando punti a suo avviso in contrasto con la legge nazionale, e aveva sottolineato
l'importanza della «condivisione» come base per le riforme. «La prossima settimana - ha annunciato Maroni quando alcuni partiti della maggioranza avranno presentato le loro proposte, riunirò di nuovo il tavolo di
maggioranza e arriveremo in tempi rapidi a una formulazione condivisa anche dal partito del ministro». Allo
stesso convegno Lorenzin aveva incontrato delegati della Rsu dell'Istituto dei tumori, promettendo sostegno
all'avvio di un tavolo con Ministero, Regione, forze sociali e lavoratori per il futuro dell'istituto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Sanità .
21/01/2015
Avvenire - Milano
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Il piano Il dirigente regionale in commissione: pronti anche per il bioterrorismo Tre presidi sul sito e sei
ospedali di riferimento
]er Expo Milano si prepara ad affrontare l'emergenza sanitaria: dalla più comune epidemia infettivologica, al
bioterrorismo (antrace) fino a eventi catastrofici e incidenti aerei e ferroviari. Il servizio sanitario che dovrà
garantire l'assistenza a quei venti milioni di visitatori attesi nel semestre dell'esposizione comprenderà: tre
punti di primo intervento, che diventeranno 5 comprensivi di pediatra nel fine settimana, un poliambulatorio a
disposizione per i turisti, quello di via Rugabella, e dotato di guardia medica per un servizio sulle 24 ore,
ricezione ospedaliera organizzata in tre aree e sei pronto soccorsi di riferimento (agli ospedali di Garbagnate,
Rho, Sacco -indicato specificatamente per le malattie infettive-, San Carlo, Niguarda e Policlinico) un numero
unico multilingue per rispondere a vasto raggio alle domande e necessità dei visitatori. Sono queste le
coordinate entro le quali si starebbe declinando l'offerta dei servizi sanitari in vista di Expo 2015. Audito in
commissione Politiche sociali e servizi per la salute di Palazzo Marino, il dirigente dell'assessorato alla salute
della Regione Lombardia, Pietro Marino, ha parlato di un sistema sanitario regionale «pronto a sopportare» le
possibili emergenze connesse a un evento di questo tipo, compreso quella terroristica. Sul fronte delle
malattie infettive, Marino ha reso nota l'attivazione di una sorveglianza, una sorta di «intelligence» impegnata
nel tentativo di «individuare in maniera precoce qualsiasi episodio di tipo infettivologico». Attenzioni particolari
sarebbero riservate anche ai controlli su merci e alimenti e a monitorare la situazione sul versante Ebola,
posto che non si attendono solo visitatori, ma anche delegazioni provenienti da zone considerate a rischio. Il
paradosso: oltre la metà dei problemi di salute pubblica, secondo le statistiche riferite agli ultimi grandi eventi
come le Olimpiadi di Londra, sarebbero di tipo gastrointestinale, legate a intossicazioni alimentari ed altro.
(D.Fas.)
Foto: Il sito dell'esposizione
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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«Sistema pronto ad affrontare le emergenze sanitarie di Expo»
21/01/2015
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 11
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Si chiama "Da Vinci", in onore di Leonardo, e sotto i suoi quattro bracci operativi meccanici, "armati" di
strumenti per tagliare, cauterizzare e suturare, passeranno circa 200 pazienti all'anno. Il robot, uno strumento
d'avanguardia per la chirurgia, è stato acquistato dall'Ulss 12 veneziana e installato all'ospedale dell'Angelo di
Mestre, nel quale ieri è stato inaugurato il Centro di chirurgia robotica interaziendale della provincia. Dal 2
febbraio il "Da Vinci" sarà utilizzato in diverse specialità: a partire da urologia e chirurgia generale, fino a
ginecologia, otorinolaringoiatria e chirurgia toracica. Ma i pazienti dell'Angelo non si devono spaventare: a
manovrare la sofisticata macchina operatrice saranno chirurghi esperti e appositamente formati. Il robot
costituisce in pratica una precisissima estensione del chirurgo, che lo controlla da remoto (attraverso uno
schermo che ingrandisce e fornisce immagini tridimensionali) e lo manovra attraverso una consolle.
«Questo strumento - spiega Maurizio Rizzo, primario di Chirurgia generale - consente interventi meno
invasivi, con riduzione del rischio operatorio, della perdita ematica, e quindi anche della necessità di
trasfusioni, delle cicatrici e del dolore post-operatorio». Alla presentazione hanno partecipato il governatore
del Veneto, Luca Zaia, e il direttore generale dell'Ulss 12, Giuseppe Dal Ben.
«Con questo apparato si realizza un sogno - dice Zaia - Questa era una delle nostre sfide, insieme
all'abbattimento dei tempi d'attesa. Confermiamo inoltre la scelta di investire 70 milioni di euro l'anno in nuove
tecnologie per tutta la sanità veneta, perché crediamo fermamente che questo sia il vero futuro. Sogno un
ospedale senza letti, con tanta tecnologia e tante professionalità in cui si sia capaci di curare perfettamente in
day hospital».
Il nuovo robot è stato acquistato dall'Ulss 12 con una spesa di 2.684.000 euro. Nei 70 milioni, quindi, ci
potrebbe essere spazio anche per altre tecnologie da destinare agli ospedali veneziani: «Il robot operatorio ci
consente già un salto di qualità - aggiunge Dal Ben - La nuova attività si pone al servizio di un territorio vasto,
e all'Angelo nascerà un nuovo polo a cui faranno riferimento anche gli specialisti delle altre Aziende della
provincia, con un importante scambio di professionalità e di competenze». (((fusarom)))
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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All'Angelo il robot Da Vinci La Chirurgia diventa geniale
21/01/2015
Il Mattino - Avellino
Pag. 32
(diffusione:79573, tiratura:108314)
«La mia odissea notturna per un'iniezione antitetanica»
Rosa De Angelis
Nessuna struttura sanitaria disponibile a somministrare un'antitetanica ad una donna con una vistosa ferita
alla mano. È questa la vicenda di Gemma Manzi, che ha girato Guardia medica, farmacia e Pronto soccorso
senza trovare nessuno disponibile a farle l'iniezione, dopo una ferita alla mano.
I fatti risalgono alla notte tra sabato e domenica scorsa, quando la donna, mentre era alle prese con un
trasloco, si ferisce alla mano con un vetro. «Il 17 gennaio scorso, intorno alle 22 era a casa con il mio
compagno e mentre facevo dei lavori, si è rotto un vetro e mi sono tagliata ad una mano - racconta la donna a questo punto, dopo aver tamponato la fuoriuscita di sangue con un fazzoletto di carta e il nastro isolante,
non avendo cerotti o nient'altro di più adatto in casa, sono andata alla guardia Medica dell'Asl di Avellino. Il
medico che era di turno mi ha detto che non aveva cerotti e mi ha prescritto l'antitetanica, sostenendo che
non poteva somministrarmela. Con il fazzoletto intriso di sangue che avevo mi sono recata in farmacia, dove
dopo aver comprato l'antitetanica ho chiesto se qualcuno potesse farmela lì».
A questo punto, dopo il rifiuto anche della farmacista, che sostiene di non poter somministrare il presidio
medico, la donna si rivolge al Pronto soccorso. «Era notte e il personale di turno mi ha detto che, poiché non
era urgente, dovevo recarmi lì la mattina seguente. - racconta Gemma - Allora ho chiesto ad una amica se
potesse aiutarmi, ma una volta aperta la confezione, si è accorta che la siringa aveva un ago differente da
quelli usati generalmente, e non sapendo come usarlo ha preferito non farmela». La vicenda a questo punto
si complica e la donna decide di tornare il giorno seguente al Pronto soccorso, sicura di poter risolvere lì la
questione.
«Il personale in servizio mi ha fatto notare che il mio era un codice bianco e che c'era molta gente prima di
me. Nonostante ci fossero diversi infermieri e addetti in servizio, mi hanno detto che non potevano farmela,
l'unica possibilità che mi è stata offerta era quella di pagare 50 euro come codice bianco per avere la
somministrazione. Io non capisco: se non potevano farmi l'iniezione perché c'erano casi più gravi del mio,
perché pagando questa cosa sarebbe diventata possibile? - si chiede - In ogni caso non avevo contanti con
me e me ne sono andata di nuovo. A questo punto sono tornata alla Guardia medica e il medico di turno mi
ha detto ancora una volta che non poteva farmela lui, aggiungendo che loro possono solo prescrivere i
farmaci e non somministrarli. Quando gli ho spiegato che si trattava di una siringa con un ago speciale, si è
offerto di sostituirlo con un ago normale ma ha ribadito che non poteva farla lui».
Alla fine dopo quasi 24 ore la donna ha trovato una signora che lavora nel suo palazzo come badante
disposta a farle l'iniezione e così è riuscita a scongiurare il pericolo del tetano. «È assurdo che nel 2015
possa accadere una cosa del genere - commenta - che una Guardia medica non abbia i cerotti e che
nessuno possa somministrare un'antitetanica. Potevo morire se non avessi trovato una persona di buon
cuore ad aiutarmi».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Il caso
21/01/2015
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
« Farmaci per l'epatite C, centro alcologico escluso»
Testino contro Montaldo: «Una scelta assurda»
G. FIL
«ANCHE NOI abbiamo diritto di essere inseriti tra i centri che distribuiscono il farmaco che cura l'epatite C.
Siamo il centro alcologico di riferimento regionale, ma siamo stati esclusi dalla Regione.Non credo sia una
ripicca politica». Gianni Testino è il coordinatore e il responsabile del centro del San Martino Ist : non l'ha
presa bene quando ha scoperto che il reparto del padiglione 10 era stato tagliato fuori. Il farmaco ha costo
altissimi - la terapia garantisce al 90% la guarigione ma costa almeno 50 mila, , tanto è vero che il ministero
della Salute ha stabilito che possa essere somministrato soltanto ad un numero limitato di pazienti,
soprattutto a quelli che non hanno risposto positivamente ad altre cure e sono in lista d'attesa per il trapianto
di fegato. «Ora abbiamo 225 pazienti in terapia disintossicante, 66 hanno l'epatite C e almeno 20 potrebbe
essere curati con il nuovo farmaco. Che non è ancora stato distribuito - la Regione ha stanziato quattro
milioni di euro per la Asl 2 savonese, la Asl 5 spezzina, il Galliera e le Malattie Infettive del San Martino. «Il
centro alcologico è a valenza regionale con più di 22 mila prestazioni e oltre 11 mila visite all'anno. Abbiamo
tutti i requisiti e le professionalità per somministrare il farmaco che cura l'epatite C, ma l'assessorato alla
Salute, consigliato dai suoi consulenti, ci ha tagliato fuori». Testino ha scritto una lettera a Burlando, a
Montaldo, al presidente della commissione Salute Valter Ferrando - con cui è in ottimi rapporti - e ai
consiglieri che fanno parte della commissione. «L'assessore non ha considerato questo centro perché forse
non sa quello che facciamo e comunque sono passati dieci giorni e non mi ha ancora risposto. È chiaro che i
nostri pazienti verranno comunque indirizzati a Malattie infettive, ma se noi restiamo esclusi dalla
distribuzione del farmaco, viene penalizzata la nostra ricerca scientifica». La risposta di Montaldo è seccata:
«Al momento, secondo i nostri esperti, il Centro alcologico non ha i requisiti previsti. Mi sorprende che ogni
volta che sorge un problema, la prima reazione sia sempre quella di gridare, anzichè cercare un confronto».
Seconda bordata: «Non sono io, ma Testino che tira sempre in ballo la politica. Questa è una scelta tecnica».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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LA POLEMICA SUL SAN MARTINO
21/01/2015
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Condannato per visite private ora il primario lavorerà gratis
Niente sospensione di 3 mesi ma stesso periodo di servizio non retribuito
GUIDO FILIPPI
LAVORERÀ, per almeno tre mesi, senza percepire un centesimo di stipendio, Walter Bozzo, il primario del
Villa Scassi, sospeso per gravi irregolarità amministrative. È la pena alternativa concordata con la Asl 3 che
lo aveva "condannato" a tre mesi di sospensione (ovviamente non retribuiti) per visite private durante l'orario
di lavoro, timbrature contestate e documenti interni incompleti. La vicenda rischia, nonostante l'intesa di
qualche giorno fa, di avere un seguito giudiziario: i carabinieri del Nas hanno acquisito tutti gli atti del
procedimento disciplinare e aperto un'inchiesta per falso e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale.
Bozzo, 59 anni, è il primario di Urologia, il direttore del dipartimento delle Chirurgie e una delle figure di
spicco dell'ospedale di Sampierdarena: lo stop dove scattare a metà della scorsa settimana, ma qualche
giorno prima è stato raggiunto un accordo, previsto dal contratto nazionale dei medici. I tre mesi di
sospensione, secondo i calcoli della direzione amministrativa (guidata da Piero Reinaudo) corrispondono a
circa 29 mila euro lordi che la Asl si tratterrà, a rate, per almeno tre mesi o comunque fino a quando non
verrà saldato il debito. Una soluzione assolutamente innovativa per la sanità ligure e con pochi precedenti in
Italia, ma che conviene sia alla Asl 3 che al medico. Lasciare per tre mesi un reparto chiave come quello di
Urologia senza il primario, avrebbe creato più di un problema sanitario e organizzativo. Bozzo non è solo il
capo: opera quasi tutte le mattine e con un bisturi in meno si sarebbero allungate le liste di attesa per gli
interventi chirurgici. Non solo, l'incarico di primario, seppur a tempo avrebbe avuto un costo per l'azienda.
Conviene anche a Bozzo che mantiene la gestione del reparto e soprattutto, fino a quando non ha azzerato il
"debito" con la Asl 3, può continuare a fare la libera professione - sia al Villa Scassi che nelle tre strutture
private del porto antico, di Pietra Ligure e Cairo Montenotte. Con la sospensione non avrebbe potuto visitare,
per novanta giorni, i pazienti privati. Il commento del primario urologo è stringato: «Sto lavorando in ospedale
e sono soddisfatto di questa decisione perché così posso seguire i malati». La pena alternativa non vieta,
però, al medico (assistito dall'avvocato Laura Boero) di rivolgersi al tribunale civile per chiedere che venga
annullato il provvedimento amministrativo; tra l'altro non bisogna dimenticare che in bilico c'è anche il rinnovo
del contratto come primario di Urologia e direttore del dipartimento delle Chirurgie. Facciamo ora un passo
indietro di qualche mese per ricostruire alcuni passaggi della vicenda. Bozzo, già primario al Santa Corona di
Pietra Ligure, era stato nominato dall'ex direttore generale Renata Canini (silurata nel 2011 dalla giunta
Burlando) e sostituita da Corrado Bedogni. Al Villa Scassi si è fatto apprezzare in fretta per le sue qualità in
sala operatoria e per le sue capacità organizzative che lo hanno portato ad ottenere la responsabilità delle
Chirurgie. I guai, per l'urologo, iniziano a fine estate quando la direzione amministrativa fa aprire un'indagine
interna e gli invia una lettera di contestazione. Secondo gli accertamenti della Asl 3 - coordinati dal direttore
del personale Davide Amodeo - Bozzo avrebbe fatto alcune visite private in regime di libera professione
intramuraria - durante l'orario di lavoro in reparto, mentre il regolamento dei medici (oltre che le normative
nazionali) prevedono una netta distinzione tra le due attività. A quanto pare gli sono state contestate anche
alcune visite effettuate in tre strutture private, regolarmente autorizzate dalla Asl. Sarebbero inoltre emerse
alcune discrepanze e irregolarità negli orari tra l'attività in reparto e quella privata. Tra le contestazioni più
rilevanti anche diverse timbrature e il primario si sarebbe giustificato sostenendo di aver chiesto e ottenuto la
sostituzione del badge solo quando si è accorto che funzionava male. Agli atti anche una ventina di mancate
timbrature, alcune delle quali in occasione dell'attività libero professionale. Contestazioni pesanti che Bozzo
ha respinto, ma non ha evitato la sospensione, tramutata ora in tre mesi di lavoro senza stipendio.
Foto: Il primario Walter Bozzo sarà senza stipendio per tre mesi ma potrà operare
Foto: IL " REATO " CONTESTATO
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL CASO DI WALTER BOZZO, RESPONSABILE DI UROLOGIA DEL VILLA SCASSI
21/01/2015
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
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Foto: Violate le regole per la libera professione in ospedale
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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21/01/2015
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 13
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Salvato in Camerun dal Centro missionario medicinali Massimo Ghiribelli E' il presidente dell'associazione
che conta 50 volontari e aiuta in tutto il mondo i più dimenticati, con spedizioni sul posto Raccolta farmaci Il
Centro missionario riceve farmaci in dono da ospedali, medici, farmacie e li invia gratuitamente nelle zone più
povere del mondo
ALESSANDRO FIESOLI
SCRIVE la mamma di Leander, due anni, dalla diocesi di Bafia, in Camerun: «Vi ringrazio molto perché il mio
bambino ha avuto un grave disturbo allo stomaco, con grandi dolori, e adesso sta bene grazie ai vostri
farmaci, Dio vi benedica». Leander è uno delle migliaia di bambini in tutto il mondo salvati grazie all'impegno
e all'attività del Centro Missionario Medicinali, un'associazione laica di volontariato che rende onore a
Firenze, un'organizzazione umanitaria unica in Italia e che rappresenta un'eccellenza cittadina. «LA NOSTRA
missione è aiutare i più dimenticati in Africa, in America Latina, in Asia, in Europa. Le ultime spedizioni più
consistenti di medicinali le abbiamo mandate in Siria, Ucraina, Sierra Leone, nelle zone di guerra e difficili, da
Medici senza frontiere è stato chiesto il nostro intervento anche in Sicilia, ad Augusta, il porto di sbarco dei
migranti del mare» spiega Massimo Ghiribelli, fondatore, nel 1977, e presidente dell'associazione, sostenuta
da cinquanta volontari. Il Centro Missionario Medicinali riceve i farmaci in dono da ospedali, medici, farmacie,
ambulatori e li invia gratuitamente nelle zone povere del mondo. I dati fanno capire bene la gravità della
situazione e l'importanza di questa mano tesa da Firenze. Nel mondo, 6,6 milioni di bambini muoiono ogni
anno per malattie facilmente curabili, oltre che per malnutrizione. Solo la malaria uccide un bambino ogni
trenta secondi. Quasi due miliardi di persone non possono accedere ai farmaci essenziali. In Italia, dal 2007
al 2013, la povertà sanitaria è cresciuta del 60 per cento, arrivando a interessare 4,8 milioni di persone. Per
affrontare questa emergenza, il Centro fiorentino, dopo un'esperienza molto positiva a Scandicci, da un anno
e mezzo ha inaugurato presso l'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, con il patrocinio del Comune, il
progetto «Un farmaco può salvare la vita», con l'installazione, presso sedi di misericordie, pubbliche
assistenze, Fratellanze militare e sedi Asl, di trenta box per la raccolta di medicinali. E' stato calcolato che
ogni famiglia italiana spreca 80 euro all'anno in farmaci inutilizzati. Il risultato è stato molto buono: in un anno,
sono state raccolte in questo modo oltre sette tonnellate di farmaci e materiale sanitario, grazie alla
generosità di migliaia di cittadini e alla partecipazione dei volontari delle Misericordie. Consentendo così all'
associazione fiorentina di spedire nel 2014 non meno di 40 tonnellate di farmaci in oltre 120 paesi del Sud del
mondo. Medicine speciali vengono acquistate contro le malattie tropicali. Milioni di dosi di farmaci che hanno
salvato tante vite. Come quella di Leander. La sede del Centro Missionario Medicinali è in Via degli Agli,
all'angolo con Piazza Antinori (tel 055294501). Per chi volesse sostenerla con il 5 per mille, il codice fiscale
della Onlus è 94073610480. Per effettuare una donazione, C/C postale 27030501 e C/C Banco Popolare,
entra,bi intestati al Centro. Per informazioni, il sito da consultare è www.centromissionariomedicinali.org La
«rete» L'installazione di trenta box Il Centro ha provveduto all'installazione, presso sedi di Misericordie,
pubbliche assistenze, Fratellanze militari e sedi Asl, di trenta box per la raccolta di medicinali L'impegno Aiuti
in tutto il mondo «La nostra missione - dice Ghiribelli - è aiutare i dimenticati in Africa, in America Latina, in
Asia, in Europa. Le ultime spedizioni più consistenti di medicinali le abbiamo mandate in Siria, Ucraina, Sierra
Leone» Solidarietà Sprechi e recuperi E' stato calcolato che ogni famiglia italiana spreca 80 euro all'anno in
farmaci inutilizzati. In un anno, il Centro missionario medicinali è riuscito a raccogliere oltre sette tonnellate di
farmaci e materiale sanitario grazie alla generosità di migliaia di cittadini e volontari
Foto: Una delle numerose missioni in tutto il mondo del Centro
Foto: Alcuni dei piccoli pazienti curati dal Centro missionario medicinali
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/01/2015
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«Grazie, Dio vi benedica Il mio bambino è guarito»
PROFESSIONI
2 articoli
20/01/2015
QN - Il Giorno - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Wise acquista PH&T Investimento da 15 milioni
WISE Sgr, per conto del fondo mobiliare chiuso Wisequity III, ha perfezionato l'acquisizione del 100% del
capitale di PH&T, società farmaceutica italiana attiva nei settori dei farmaci generici e dei dispositivi medici,
che esporta più dell'80% del proprio fatturato in circa 50 Paesi. L'operazione prevede un investimento iniziale
di 15 milioni e rientra in un disegno più ampio di creazione di un polo farmaceutico italiano con forte
propensione all'export.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 21/01/2015
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POLO FARMACEUTICO
21/01/2015
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Avvocati e farmacisti prove tecniche di coalizione sociale
Roberto Ciccarelli
Avvocati, farmacisti, professioni tecniche. E ancora: archivisti, architetti, consulenti. Non si era ancora vista in
Italia una simile coalizione tra le professioni ordinistiche e senza albo professionale contro l'oppressione
fiscale e previdenziale. Il governo Renzi ci sta riuscendo. Lo speakers' corner organizzato dalla Mobilitazione
Generale degli Avvocati (M.g.a.) - un gruppo facebook con oltre 15 mila aderenti che costituisce una novità
della politica forense - giovedì 26 gennaio dalle 10,30 alla Cassa Nazionale Forense in via Ennio Quirino
Visconti a Roma li vedrà prendere parola. E non è escluso che si uniranno altre esperienze che si sono
addensate negli ultimi anni nel lavoro autonomo o nel precariato. Fino ad oggi sono state le lobby tradizionali
del lavoro autonomo, oppure singoli gruppi o corporazioni, a mobilitarsi per questioni tecniche - ma
sostanziali - che riguardano il fisco o la previdenza. Il tentativo degli avvocati M.g.a. è mantenere vivo
l'interesse sulla drammatica condizione dei giovani colleghi, riconoscendosi in una prospettiva che unisce il
lavoro indipendente in un'unica condizione, quella del quinto stato. Rispetto al biennio 2011-2012, dove si
sono registrate analoghe esperienze nel lavoro culturale, oggi emerge una differenza: «II vero conflitto in atto
- spiegano gli avvocati - non è generazionale: la vera divisione nel lavoro autonomo sta nei redditi e nelle
garanzie». L'attenzione è sulla questione previdenziale dove «le vecchie gerarchle non hanno più nulla a che
fare con la nuova realtà sociale delle professioni». In generale è cambiata la composizione sociale delle
professioni: «L'avvocatura - spiega M.g.a. - è in gran parte composta di persone che sono, e sanno di essere,
soggetti non garantiti, così come qualsiasi altro lavoratore autonomo, o partita Iva. Non possono contare,
spesso, nemmeno su reti di protezione familiare, anch'esse erose dalla crisi». La differenza rispetto al
recente passato emerge nelle rivendicazioni: c'è la denuncia dell'iniqua pressione fiscale e previdenziale e si
arriva alla richiesta della creazione di ammortizzatori sociali universali; si chiede un sistema previdenziale
equo, solidaristico e proporzionato alle capacità reddituali; c'è la richiesta dell'abbattimento dei privilegi
previdenziali dei professionisti ricchi e «affluenti». Su queste basi è nata l'intesa tra avvocati e farmacisti.
«Saremo il punto di riferimento per tutti i professionisti delle partite Iva, più volte messi in difficoltà proprio
dalle scelte dal governo Renzi» sostiene il presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane
Davide Gullotta. Per Cosimo Matteucci, presidente di M.g.a., «si sta concretizzando la coalizione tra le
professioni intellettuali, ordinistiche e non ordinistiche, tra i lavoratori autonomi e tutte le partite Iva. Solo
incrociando le lotte avremo qualche possibilità di contrastare la politica fiscale del Governo e le politiche
previdenziali dei nostri enti di riferimento, e magari di mutarne l'orientamento». A parlare infine di «alleanza
politica» è Michele Privitera, presidente del Comitato Professioni Tecniche (ingegneri, geologie architetti).
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 21/01/2015
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QUINTO STATO
PERSONAGGI
3 articoli
21/01/2015
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:48275, tiratura:63756)
L'eurodeputato boccia il «sì» dell'ex Cav: votare l'Italicum è come una resa incondizionata
FORZA ITALIA Raffaele Fitto l ROMA. Una retromarcia totale quella che chiede Silvio Berlusconi ai suoi
parlamentari invocando il rispetto degli accordi presi con Matteo Renzi ed il via libera a tutte le modifiche
all'Italicum, premio di lista compreso. Dopo l'incontro con il leader Dem a cui ne seguirà un altro la prossima
settimana solo sulla partita del Quirinale (argomento trattato anche nella riunione mattutina a palazzo Chigi)
l'ex premier torna a palazzo Grazioli per mettere a punto la linea che poi Paolo Romani e Denis Verdini
illustreranno ai parlamentati. D'altronde già nel colloquio con il premier, il Cavaliere aveva garantito che la
maggioranza del suo partito avrebbe sostenuto le riforme. Un impegno totale, quello di Berlusconi, convinto
che solo così Forza Italia rimarrà centrale nella partita per il Colle, ma non solo. La fronda che fa capo a
Raffaele Fitto infatti non voterà l'emendamento Esposito che di fatto riscrivere la legge elettorale e si prepara
a dare battaglia su altri fronti. A nulla infatti è servito l'ennesimo incontro tra il Cavaliere e il capo dei
malpancisti che al termine del faccia a faccia non ha lesinato critiche: "Berlusconi sta facendo un errore,
questo è un suicidio per Fi, è una resa incondizionata». Nel corso del faccia a faccia poi ci sarebbe stato
anche un attimo di tensione quando nella stanza è entrato Paolo Romani. L'ex governatore della Puglia infatti
avrebbe detto al capogruppo di preparare l'abito blu visto che l'ingresso nel governo e nella maggioranza è
immin e n t e. Secondo i dissidenti, anti-Nazareno (esponenti di Fi e Gal) avrebbero votato contro la riforma
elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari sarebbero solo 10 e un
astenuto, rispetto a 45 sì. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo Madama sono, sulla carta, 19: il nocciolo
duro formato dai pugliesi Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Francesco Bruni, Lucio Tarquinio; Pietro
Liuzzi, Vittorio Zizza; i campani Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono
iscritti al gruppo Gal); i forzisti Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e
Giuseppe Compagnone (Gal); l'azzurro Lionello Pagnoncelli che si sarebbe astenuto; Salvatore Tito Di
Maggio, ex di Scelta civica, passato con Gal.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015
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Fitto: Silvio sbaglia, FI va al suicidio
21/01/2015
Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi
Pag. 4
No dei senatori pugliesi al patto del Nazareno ma Amoruso si dissocia: io
sto con il leader
d Il gruppo di Forza Italia si è spaccato ieri al Senato sulla linea concordata da Silvio Berlusconi con Matteo
Renzi sull'Italicum ed è già guerra di numeri sul 'peso' dei frondisti. Secondo i dissidenti, anti-Nazareno
(esponenti di Fi e Gal) alla riunione del gruppo dei senatori di ieri a palazzo Grazioli avrebbero votato contro
la riforma elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari sarebbero solo 10
e un astenuto, rispetto a 45 sì. I fittiani assicurano che in Aula, sia alla Camera sia al Senato, si capirà la
portata dei maldipancia interni a Forza Italia. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo Madama sono, sulla
carta, 19: il nocciolo duro formato da sette pugliesi (Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Francesco Bruni,
Francesco Maria Amoruso, Lucio Tarquinio; Pietro Liuzzi, Vittorio Zizza); i campani Ciro Falanga, Eva Longo,
Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono iscritti al gruppo Gal); i forzisti Cinzia Bonfrisco e Augusto
Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone (Gal); l'azzurro Lionello Pagnoncelli
che si sarebbe astenuto oggi; Salvatore Tito Di Maggio, ex di Scelta civica, passato con Gal. Ma il fronte
fittiano comincia a perdere consensi in Puglia. Il coordinatore regionale di Forza Italia, il senatore Francesco
Amoruso in replica alle agenzie di stampa che dopo la riunione di Palazzo Grazioli davano il suo none tra i
contrari al Patto del Nazareno ha fatto subito sapere: «Contrariamente a quanto riportato da alcune agenzie
di stampa, ho votato con la maggioranza che sostiene la linea del Presidente Berlusconi nella riunione di
gruppo a palazzo Grazioli». Per oggi è prevista l'assemblea dei deputati di Forza Italia con Berlusconi per
discutere di legge elettorale. Ma la battaglia sulla legge elettorale si gioca al Senato, visto che il Pd alla
Camera ha la maggioranza assoluta. Francesco Amoruso
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015
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I RISULTATI DELL'ASSEMBLEA DI PALAZZO GRAZIOLI
20/01/2015
19:12
WallStreetItalia
Sito Web
Roma, 20 gen. (AdnKronos) - Forza Italia si spacca al Senato sulla linea concordata da Silvio Berlusconi con
Matteo Renzi sull'Italicum ed è già guerra di numeri sul 'peso' dei frondisti. Secondo i dissidenti, antiNazareno (esponenti di Fi e Gal) alla riunione del gruppo dei senatori di oggi a palazzo Grazioli avrebbero
votato contro la riforma elettorale in 18. Per la presidenza azzurra di palazzo Madama, invece, i contrari
sarebbero solo 10 e un astenuto, rispetto a 45 sì.I fittiani assicurano che in Aula, sia alla Camera sia al
Senato, si capirà la portata dei maldipancia interni a Forza Italia. I frondisti vicini a Raffaele Fitto a palazzo
Madama sono, sulla carta, 19: il nocciolo duro formato da sette pugliesi (Luigi Perrone, Luigi D'Ambrosio
Lettieri, Francesco Bruni, Francesco Maria Amoruso, Lucio Tarquinio; Pietro Liuzzi, Vittorio Zizza); i campani
Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna, Antonio Milo (gli ultimi due sono iscritti al gruppo Gal); i forzisti
Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini; Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone (Gal);
l'azzurro Lionello Pagnoncelli che si sarebbe astenuto oggi; Salvatore Tito Di Maggio, ex di Scelta civica,
passato con Gal.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 21/01/2015
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L.elettorale: fronda Fi al Senato, è guerra numeri con filorenziani
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