3. Il pianeta Terra Isola di Sakhalin (Unione Sovietica), 1 settembre 1983. Un volo di linea della Korean Air Lines, con a bordo 289 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio, entra, per errore, nello spazio aereo sovietico e viene abbattuto da un caccia. Ronald Regan, Presidente degli Stati Uniti d’America all’epoca del fatto, annuncia al mondo che, per evitare tragedie come quella del volo coreano, il GPS – il sistema di localizzazione degli oggetti sulla superficie terrestre sviluppato dagli Stati Uniti per scopi militari – diverrà disponibile per usi civili non appena sarà completato. Oggi, a distanza di circa venticinque anni, il GPS è diventato uno strumento ampiamente diffuso e utilizzato in ogni parte del mondo. (K Photos / Alamy) Copyright © 2008 Zanichelli editore 1 Dall’astronomia alla geografia astronomica Come gli altri corpi dell'Universo e del Sistema solare, anche la Terra racchiude in sé il mistero di una genesi e di una evoluzione che possono sembrare lontane dai nostri interessi pratici e immediati, ma riescono comunque ad affascinarci. Per di più sappiamo che proprio in questi complessi fenomeni evolutivi si è inserita l'origine della vita e che la stessa comparsa dell'uomo si inquadra in questo complicato mosaico. Persino la nostra esistenza quotidiana è strettamente connessa alla configurazione assunta col tempo dal pianeta che ci ospita e al suo comportamento nei riguardi di altri corpi celesti: basti pensare all'alternarsi del dì e della notte o al succedersi delle stagioni, che sono regolati dalla posizione e dai movimenti della Terra rispetto al Sole. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che la conoscenza della Terra, della sua forma e delle sue dimensioni, della sua posizione nell'ambito del Sistema solare e dell'Universo, abbia attirato l'attenzione e la curiosità dell'uomo fin dai tempi più antichi. La Terra vista dallo spazio. (NASA) Copyright © 2008 Zanichelli editore 2 La forma della Terra I popoli delle più antiche civiltà, come i Greci dei tempi di Omero, nell'impossibilità di abbracciare con uno sguardo l'intera forma della Terra, ebbero l'idea che essa fosse piana e poco estesa, simile ad un grande disco circondato dall'oceano e limitato superiormente dalla cupola del firmamento. Questa ingenua concezione fu superata nel V secolo a.C, quando Pitagora, basandosi su presupposti teorici, giunse al riconoscimento della sfericità della Terra. L'idea della forma piatta fu ripresa e propugnata però nell'alto Medioevo, in coincidenza con il decadere di tutte le scienze, e venne definitivamente abbandonata dagli Umanisti del XV secolo, che si rifacevano alle concezioni già avanzate da Aristotele (384-322 a.C.) e da Tolomeo (100-178 d.C). Il fatto che i raggi di una stella incidano con angoli diversi sui vari luoghi della Terra prova che la sua superficie è curva e convessa. Copyright © 2008 Zanichelli editore 3 La forma della Terra A causa delle sue dimensioni enormemente più grandi delle nostre e del fatto che noi ci troviamo sulla sua superficie, ci è possibile vedere soltanto una piccola parte della Terra, anche quando ci troviamo in un'ampia pianura o in mare aperto e non vi sono ostacoli ad impedirci la vista. L'area che riusciamo ad abbracciare con lo sguardo è sempre limitata da una linea grossolanamente circolare, che chiamiamo orizzonte sensibile, lungo la quale sembra che la volta celeste si congiunga col suolo o col mare. Ma, nonostante questa limitazione, alcune attente osservazioni ci consentono di identificare la forma del nostro pianeta. Procedendo per approssimazioni successive, possiamo individuare: la curvatura della superficie terrestre; la sfericità d'insieme del nostro pianeta; più propriamente, la forma ellissoidale della Terra; la necessità di definire, per una precisione sempre maggiore, un solido speciale, detto geoide. L’orizzonte sensibile limita la porzione di superficie terrestre che riusciamo a guardare intorno a noi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 4 Due fatti, già osservati da alcuni studiosi dell'antichità, provano senza dubbio che la Terra ha una superficie curva e convessa. • L'altezza delle stelle sull'orizzonte varia se ci si sposta lungo un meridiano terrestre (ossia lungo una linea che unisca il Polo nord con il Polo sud). Ad esempio, la Stella polare sembra innalzarsi sull'orizzonte se procediamo verso Nord, mentre si abbassa progressivamente man mano che ci spostiamo verso Sud . • L'orizzonte va aumentando di diametro con il crescere dell'altitudine del punto di osservazione . Altri fatti ancora dimostrano la curvatura della superficie terrestre e inducono a ritenere che la forma della Terra debba discostarsi poco da quella di una sfera. Ad esempio: la comparsa, o scomparsa, graduale di un oggetto all'orizzonte (una nave che si avvicina al porto mostra per prima la parte più alta della sua struttura, e il contrario avviene se la nave si allontana); Copyright © 2008 Zanichelli editore 5 La forma della Terra i viaggi di circumnavigazione; l'analogia con gli altri pianeti; l'ombra a contorno sempre circolare che la Terra proietta sulla Luna quando si interpone fra questa e il Sole, cioè durante le eclissi di Luna; la gravità, che agisce approssimativamente lungo i raggi di una sfera (il peso di un corpo non differisce molto da luogo a luogo, e ciò dimostra che tutti i punti della superficie terrestre sono circa equidistanti dal centro di gravità). In effetti tutte queste prove al giorno d'oggi hanno solo un valore storico: la sfericità del nostro pianeta è documentata dalle immagini riprese da sonde spaziali che si sono spinte a centinaia di kilometri di altezza dalla Terra. Confronto tra la superficie del geoide e quella dell’ellissoide terrestre. Rispetto all’ellissoide, il geoide si presenta un po’ rigonfio in corrispondenza dei continenti e leggermente depresso in corrispondenza degli oceani. Copyright © 2008 Zanichelli editore 6 Confronto tra la superficie del geoide e quella dell’ellissoide terrestre. Rispetto all’ellissoide, il geoide si presenta un po’ rigonfio in corrispondenza dei continenti e leggermente depresso in corrispondenza degli oceani. Geoide, la cui superficie è perpendicolare in ogni suo punto alla direzione del filo a piombo Comunque, secondo studi recenti, queste differenze (che nella figura sono state esagerate per poterle mettere in evidenza) non dovrebbero superare i 120 m. A causa delle irregolarità del geoide, la normale alla sua superficie (verticale fisica), che è data dalla direzione del filo a piombo, non coincide perfettamente con la retta passante per il centro della Terra (verticale geocentrica); tuttavia l'angolo fra queste due direzioni è praticamente trascurabile. Copyright © 2008 Zanichelli editore 7 Naturalmente, quando si parla di sfericità della Terra non si prendono in considerazione le irregolarità della superficie rappresentate da rilievi montuosi, valli, conche ecc. Per quanto possano sembrare molto accentuate, queste irregolarità alterano la forma geometrica della Terra molto meno di quanto la rugosità della buccia alteri la forma complessiva, sferoidale, di un'arancia: basti pensare che l'altezza della cima più elevata delle terre emerse (Monte Everest, 8872 m) rappresenta meno di 1/700 del raggio terrestre e la massima profondità oceanica conosciuta (Fossa delle Filippine nell'Oceano Pacifico, 11516 m) è circa 550 volte più piccola di esso. Copyright © 2008 Zanichelli editore 8 Se la Terra fosse omogenea e immobile, la sua forma, escludendo le irregolarità superficiali, sarebbe quella di una sfera perfetta. In realtà essa non è omogenea ed è dotata di un veloce moto di rotazione attorno al proprio asse. La forza centrifuga che deriva dalla rotazione deve aver prodotto, quindi, nella Terra una progressiva deformazione, deprimendola ai poli e rigonfiandola lungo il piano equatoriale, ossia in corrispondenza del piano perpendicolare all'asse e passante per il suo centro. La forma che ne risulta è poco dissimile da quella di un ellissoide di rotazione (o sferoide), cioè da quella di un solido che si ottiene idealmente facendo ruotare un'ellisse attorno al suo asse minore. L'asse minore dell'ellissoide terrestre è identificabile con la distanza fra i due poli {asse polare), mentre l'asse maggiore (asse equatoriale) dovrebbe corrispondere al diametro dell'Equatore terrestre. In effetti, recenti osservazioni hanno dimostrato che l'Equatore non è perfettamente circolare; pertanto, come forma della Terra si deve considerare, un po' più precisamente, quella di un ellissoide a tre assi, nel quale però i due assi equatoriali differiscono tra loro di poche centinaia di metri. Copyright © 2008 Zanichelli editore 9 Che la forma della Terra non sia perfettamente sferica è stato dimostrato da misure dell'accelerazione di gravità, cioè con osservazioni gravimetriche eseguite in moltissimi punti della sua superficie. Si è potuto osservare, infatti, che la superficie terrestre nei suoi vari tratti presenta valori diversi della forza di gravità. Dato che quest'ultima in accordo con la legge di gravitazione universale - è in rapporto con la distanza dal centro della Terra, se ne è dedotto che i vari punti della superficie terrestre si trovano a diversa distanza dal centro. Ciò ha dimostrato, anzi, che la superficie del nostro pianeta presenta curvature diverse, che non consentono di identificarne esattamente la forma neanche con quella di un ellissoide di rotazione. Allo stato attuale delle nostre conoscenze dobbiamo affermare che la forma della Terra non può essere definita matematicamente, né è perfettamente identificabile con quella di un solido geometrico: è una forma del tutto propria e particolare. Copyright © 2008 Zanichelli editore 10 Per facilitare gli studi geodetici, volti alla esatta determinazione delle dimensioni della Terra, si è pensato di identificare la forma del nostro pianeta con quella di un solido, detto geoide, la cui superficie è perpendicolare in ogni suo punto alla direzione del filo a piombo. La superficie del geoide è una superficie equipotenziale, ossia tale che in tutti i suoi punti non è uguale l'accelerazione di gravità (essendo essi a diversa distanza dal centro della Terra), ma è uguale il lavoro necessario per portare un determinato oggetto da questa superficie a distanza infinita. Teoricamente il geoide può essere immaginato come la figura che la Terra assumerebbe se il livello medio del mare si estendesse in continuità anche dove si trovano le terre emerse, colmando le eventuali depressioni e cancellando tutti i rilievi. Se la Terra fosse costituita da materiali perfettamente omogenei, l'ellissoide e il geoide dovrebbero coincidere, mentre in realtà essi sono sfasati di alcune decine di metri. La conoscenza della forma precisa e delle esatte dimensioni della Terra, di cui si occupa la Geodesia, è necessaria sia per la costruzione delle carte geografiche, sia per l'esecuzione delle grandi opere infrastrutturali (autostrade, ferrovie, viadotti, acquedotti, dighe ecc.); oggi, inoltre, essa è indispensabile per i programmi di lancio e di osservazione delle sonde spaziali. Gli studi geodetici rivestono anche grande interesse per la Geofisica (la scienza che studia gli involucri terrestri avvalendosi dei metodi della Fisica applicata) e per la Geologia, poiché forniscono informazioni utilissime ai fini della conoscenza della struttura del nostro pianeta. Copyright © 2008 Zanichelli editore 11 Le dimensioni della Terra Numerosi sono stati i tentativi eseguiti fin dall'antichità per determinare le dimensioni del nostro pianeta. Non appena si fu affermata l'idea della sfericità, il problema delle misure della Terra fu risolto teoricamente con un ragionamento molto semplice, come fosse un problema puramente geometrico. E in effetti, se si considera la Terra come una sfera perfetta, basta misurare la lunghezza di un qualsiasi arco di meridiano (circolo massimo passante peri poli) e determinare l'ampiezza dell'angolo al centro ad esso corrispondente, per risalire, mediante una proporzione, alla lunghezza dell'intera circonferenza; da questa poi, applicando le formule della Geometria, si possono ricavare le altre dimensioni (raggio, area, volume) della «sfera terrestre». Metodo usato da Eratostene per la determinazione della lunghezza della circonferenza meridiana terrestre. Copyright © 2008 Zanichelli editore 12 Sembra che le prime osservazioni basate su questo principio siano da attribuire a Eudosso di Cnido e a Dicearco da Messina (IV secolo a.C.), ma il tentativo di «misura della Terra» di cui abbiamo notizie più sicure è quello eseguito da Eratostene di Cirene (III secolo a.C). Eratostene riteneva che le città di Alessandria d'Egitto e Siene (l'odierna Assuan) fossero situate sullo stesso meridiano (cosa che, in realtà, non è perfettamente esatta). Inoltre egli conosceva la loro distanza, valutata a quei tempi in 5000 stadi, e sapeva anche che a mezzogiorno del 21 giugno a Siene i corpi non producevano ombra, che cioè in quell'istante il Sole era sulla verticale della città. Eratostene misurò con una scafe (strumento a forma di semisfera cava graduata, con infisso al centro uno stilo, o asticciola) l'angolo che i raggi del Sole formavano con la verticale, in quello stesso istante, ad Alessandria: esso risultò pari a 1/50 circa della misura angolare di una intera circonferenza. Metodo usato da Eratostene per la determinazione della lunghezza della circonferenza meridiana terrestre. Copyright © 2008 Zanichelli editore 13 Poiché il Sole si trova ad enorme distanza da noi e quindi i raggi che da esso giungono alla Terra si possono considerare paralleli tra loro, questo angolo doveva essere uguale a quello che la verticale di Siene faceva, al centro della Terra, con quella di Alessandria. Pertanto, moltiplicando per 50 il valore lineare dell'arco corrispondente (cioè i 5000 stadi di distanza tra Siene e Alessandria), Eratostene otteneva per la circonferenza terrestre meridiana la lunghezza di 250000 stadi egiziani, che dovrebbero corrispondere a 39375 km: valore sorprendentemente vicino (inferiore di soli 634 km circa) a quello che oggi accettiamo come vero e che è stato determinato molto più tardi con metodi e strumenti notevolmente più precisi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 14 Le dimensioni della Terra A causa dello schiacciamento polare della Terra, la lunghezza di archi di meridiano aventi la stessa ampiezza angolare (come quelli raffigurati) è leggermente maggiore ai poli che all’Equatore Le misure sempre più accurate eseguite in varie parti della Terra hanno consentito, tra l'altro, di stabilire che l'arco di un grado di meridiano non presenta una lunghezza costante, come dovrebbe essere se la Terra fosse perfettamente sferica; il suo valore aumenta, sia pure leggermente, dall'Equatore verso i poli. E ciò conferma la forma schiacciata del nostro pianeta. Copyright © 2008 Zanichelli editore 15 Le dimensioni della Terra Lo schiacciamento polare della Terra era già stato messo in evidenza verso la fine del XVII secolo, mediante le osservazioni sul moto oscillatorio del pendolo compiute dall'astronomo francese J. Richer. Questi aveva constatato come un pendolo che a Parigi compiva un'oscillazione completa in un secondo, se veniva trasferito alla Caienna (nella Guiana francese) presentava oscillazioni più lente. Poiché Parigi è molto più vicina al polo di quanto non lo sia la Caienna (che si trova poco lontana dall'Equatore) e dato che il periodo di oscillazione di un pendolo è inversamente proporzionale al valore dell'accelerazione di gravità (T= 2π , l/g dove T è il periodo, l la lunghezza del pendolo e g l'accelerazione di gravità), il fenomeno osservato venne attribuito alla diminuzione della forza di gravità nella zona equatoriale. E ciò permise di dedurre che la Terra è leggermente schiacciata ai poli e rigonfia all'Equatore; infatti, ammettendo questo schiacciamento, ai poli un punto della superficie terrestre viene a trovarsi più vicino al centro della Terra e quindi la forza di gravità è maggiore, secondo la legge di Newton. L’ellissoide di rotazione (delimitato da una linea blu) è il solido geometrico che di più si avvicina alla vera forma della Terra. Copyright © 2008 Zanichelli editore 16 Le più recenti misure astrogeodetiche - desunte dall'andamento delle orbite descritte da satelliti artificiali che ruotano attorno alla Terra - hanno permesso di determinare la lunghezza del raggio equatoriale in 6378,16 km e quella del raggio polare in 6356,78 km. La loro differenza è di soli 21,38 km e lo schiacciamento polare che ne deriva è pari a 1/298,3; ossia il semiasse polare sarebbe più corto di circa 1/298 di quello equatoriale. Le misure eseguite consentono di stabilire anche le altre dimensioni della Terra, poiché l'Unione Geodetica Internazionale ha deciso di assumere come solido di riferimento, a rappresentazione della forma della Terra, il cosiddetto ellissoide internazionale, che è stato determinato basandosi sul geoide e mediando i rigonfiamenti e le depressioni che ne caratterizzano la superficie. Le dimensioni della Terra costituiscono la base del sistema Metrico Decimale, fissato nel 1793 dall'Accademia delle Scienze di Parigi. Questa stabiliva di assumere ad unità di misura delle lunghezze il metro, definito come la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre, e faceva costruire un campione di iridio e platino di lunghezza corrispondente; tale campione viene conservato nell’«Archivio Nazionale di Pesi e Misure» di Parigi. Successivamente si constatò che il meridiano terrestre è un po' più lungo di 40 milioni di metri (40 009152 m); e pertanto il campione costruito, per rappresentare esattamente la quarantamilionesima parte del meridiano dovrebbe essere allungato di circa 0,2 mm. C'è da notare, inoltre, che i vari meridiani non sono perfettamente uguali fra loro e che la lunghezza di un determinato arco di meridiano non si mantiene esattamente costante nel tempo, a causa dei modestissimi ma continui cambiamenti di forma del nostro pianeta. campione che si trova a Parigi è stato costruito con materiale presso-ché indeformabile e non attaccabile Per superare ogni difficoltà, nel 1983 si è definito il nuovo metro come la distanza percorsa nel vuoto dalla luce nell'intervallo di tempo di 1/299 792 458 di secondo (la luce prescelta è quella monocromatica di un laser a elio-neon). Copyright © 2008 Zanichelli editore 17 Le coordinate geografiche Individuazione dei paralleli e dei meridiani sulla superficie terrestre. Copyright © 2008 Zanichelli editore 18 Le coordinate geografiche Le coordinate geografiche servono per stabilire la posizione assoluta dei luoghi sulla superficie terrestre. La latitudine del punto P è data dall’angolo (, fi) corrispondente all’arco di meridiano che congiunge il punto con l’Equatore; la sua longitudine è data dall’angolo (, lambda) corrispondente all’arco di parallelo che unisce il punto con il meridiano di riferimento. Copyright © 2008 Zanichelli editore 19 I movimenti della Terra IL nostro pianeta si muove in maniera complessa nello spazio, essendo dotato di diversi moti simultanei che si effettuano con velocità e durate differenti. Tali moti, alcuni dei quali fanno variare sensibilmente i rapporti fra la Terra e la sua principale fonte di energia (il Sole), possono essere distinti in tre gruppi: movimenti che si ripetono in tempi relativamente brevi e producono effetti geografici molto importanti (rotazione e rivoluzione); movimenti che si ripetono in tempi lunghi e producono effetti geograficogeologici di grande interesse, ma non rilevabili ne lcorso di una vita umana (moti millenari); movimenti insieme al Sole e alla Galassia, dei quali non si conoscono conseguenze geografiche di qualche rilievo. La Terra compie un «insieme» di movimenti. Copyright © 2008 Zanichelli editore 20 I movimenti della Terra Il verso della rotazione terrestre. Osservato dal Polo nord celeste, il nostro pianeta ruota in senso antiorario. Osservato dal Polo sud celeste (con la Stella polare dalla parte opposta), il movimento avviene in senso orario. Copyright © 2008 Zanichelli editore 21 il moto di rotazione La Terra compie intorno al proprio asse una rotazione, da occidente (Ovest) verso oriente (Est), cioè in senso inverso all'apparente moto diur-no della Sfera celeste e del Sole (figura ► 11). La durata di questo movimento, detta giorno sidèreo, si può ritenere uniforme ed è di 23h56m4s. Poiché ogni punto della Terra compie in un giorno un intero giro di 360°, qualunque sia la lunghezza del parallelo da esso descritto, la velocità angolare di rotazione è identica a tutte le latitudini, fatta eccezione per i poli, dove è nulla. La velocità lineare (la distanza percorsa da un punto nell'unità di tempo) è invece molto variabile con la latitudine: essa è massima all'Equatore, dove raggiunge il valore di circa 463 metri al secondo (1668 km/h), e va diminuendo verso i poli, dove diventa nulla; alla latitudine di Roma è ancora di circa 375 m/s. Naturalmente, con il diminuire della velocità lineare diminuisce anche la forza centrifuga a cui sono sottoposti i vari punti della superficie terrestre per effetto della rotazione, mentre parallelamente va aumentando la forza di gravità. Parlando del movimento di rotazione della Terra, se si vuole essere proprio esatti, si può osservare che esso non avviene in maniera perfettamente uniforme; infatti le misure della sua durata, eseguite con «orologi atomici» di altissima precisione, hanno dimostrato l'esistenza di diverse piccolissime variazioni. Le osservazioni astronomiche moderne e antiche ed alcune prove paleontologiche (basate, cioè, sullo studio dei resti fossili di organismi), che consentono di risalire molto più indietro nel tempo, hanno messo in luce un graduale rallentamento della velocità di rotazione, per cui la durata del movimento si allungherebbe di circa 2 millesimi di secondo per secolo. Copyright © 2008 Zanichelli editore 22 Questo rallentamento si spiegherebbe con l'attrito delle maree, ossia delle protuberanze che la Luna provoca sulle masse oceaniche terrestri. La Luna, infatti, esercita un'azione frenante sulla Terra, perché questa (Terra) ruota su se stessa più velocemente di quanto non faccia la Luna nel suo moto di rivoluzione intorno alla Terra. Nella sua rotazione, la Terra tende a trascinarsi dietro i rigonfiamenti delle maree, mentre la Luna esercita un'attrazione maggiore proprio su di essi e quindi si oppone al trascinamento e rallenta la rotazione terrestre; come conseguenza si ha anche, per reazione, un'accelerazione della Luna sulla sua orbita e un aumento della forza centrifuga che tende ad allontanare la Luna dalla Terra. Ciò dovrebbe verificarsi fino a che la durata della rivoluzione della Luna attorno alla Terra non diverrà uguale alla durata della rotazione terrestre: allora la Terra presenterà alla Luna sempre la stessa faccia e non ci saranno più le maree. Copyright © 2008 Zanichelli editore 23 Ammettendo che l'attrito delle maree sia stato sempre lo stesso e che la Luna e la Terra abbiano avuto un'origine comune, si calcola che per raggiungere la posizione attuale la Luna dovrebbe aver impiegato circa 4 miliardi di anni. Altre variazioni, saltuarie, del moto di rotazione terrestre si pensa che siano dovute a modificazioni molto lievi che avverrebbero nella struttura interna della Terra. Variazioni di questo tipo sembra che abbiano prodotto tra il 1790 ed il 1900 una accelerazione del movimento, che precedentemente era in ritardo, con un anticipo complessivo di circa un minuto. Copyright © 2008 Zanichelli editore 24 I movimenti della Terra La Terra compie, come gli altri pianeti del Sistema solare, un moto di rivoluzione descrivendo un'orbita ellittica intorno al Sole in senso antiorario, immaginando di osservare il movimento dal Polo nord celeste . Come sappiamo dalla I legge di Keplero , la distanza tra la Terra ed il Sole varia a seconda che la Terra si trovi in perielio (minima distanza del Sole circa 147 milioni di km) o in afelio (massima distanza del Sole 152 milioni di km); quella media è di 149 600 000 kilometri. La Terra viene a trovarsi in perielio ai primi di gennaio, in afelio ai primi di luglio. E da ciò si può già capire che l'alternarsi delle stagioni non è dovuto al variare della distanza dal Sole, come vedremo in seguito. La rivoluzione terrestre avviene lungo un’orbita ellittica poco eccentrica. L’eccentricità dell’orbita varia nei millenni (in giallo la situazione attuale; in blu la massima eccentricità, in rosso la minima). Copyright © 2008 Zanichelli editore 25 L'orbita descritta dalla Terra è un'ellisse pochissimo «schiacciata», tanto da potersi quasi assimilare ad una circonferenza; la sua eccentricità, ossia il rapporto tra la distanza del Sole dal centro dell'ellisse e la lunghezza del semiasse maggiore dell'ellisse stessa, attualmente è di appena 0,017 (per una circonferenza il valore dell'eccentricità sarebbe uguale a zero). L'intero percorso orbitale ha una lunghezza che ammonta a circa 940 milioni di kilometri; esso viene effettuato ad una velocità variabile (II legge di Keplero) tra i 29,3 km/s in afelio ed i 30,3 km/s in perielio: la velocità media è di circa 29,8 km/s. Il tempo che la Terra impiega a compiere un'orbita completa, cioè l'effettiva durata della rivoluzione terrestre, è di 365d6h9m10s e viene denominato anno sidèreo. Il sistema Terra-Sole in realtà si muove attorno al baricentro comune, cioè attorno al punto che divide la congiungente i due corpi in due parti inversamente proporzionali alle loro masse (con la parte più corta vicina al corpo di massa più grande e quella più lunga vicina al corpo di massa più piccola). Dato che la massa del Sole è molto maggiore (circa 334 000 volte) di quella della Terra, il baricentro si trova tanto prossimo al Sole da potersi ritenere praticamente coincidente con esso; di conseguenza si può approssimativamente considerare che la Terra sia in movimento intorno al centro del Sole. Copyright © 2008 Zanichelli editore 26 La Terra compie numerosi movimenti in tempi molto lunghi, dell'ordine dei millenni. Questi moti vengono perde denominati moti millenari. Essi possono essere considerati come perturbazioni dei due movimenti principali; infatti sono dovuti alla differente aziona gravitazionale che i diversi corpi celesti particolarmente il Sole e la Luna esercitano, nel tempo e nello spazio, su nostro pianeta e sulle sue varie parti. Altri movimenti coinvolgono la Terra in quanto facente parte del Sistema solare, della Galassia e dell'U niverso: il moto di traslazione che la Terra esegue assieme al Sole e agli altri corpi del Sistema solare in direzione della Costellazione di Ercole; la partecipazione al moto di recessione dell’ Galassia, cioè alla probabile espansione dell'Universo. Dei moti millenari prenderemo in esame i più importanti, trascurando quelli che noi hanno riflessi geografici apprezzabili . Ma prima dobbiamo analizzare più ampiamente i moti di rotazione e di rivoluzione e i loro effetti sulla superficie terrestre. Copyright © 2008 Zanichelli editore 27 Al movimento di rotazione della Terra si era pensato già nell'antichità, ma è dovuto passare molto tempo prima che l'idea potesse essere accettata da tutti. In effetti, se non si tiene conto della gravità terrestre, si può essere indotti a pensare che la rotazione del nostro pianeta debba portarci alternativamente con la testa «verso il basso» e «verso l'alto». È evidente però che i concetti di «alto» e «basso» riferiti al Cosmo non hanno alcun senso, perché qualunque sia il movimento che la Terra compie nello spazio la nostra posizione rispetto ad essa, che ci attrae, rimane sempre invariata. Ma gli antichi non erano a conoscenza della gravità terrestre e quindi per loro era più facile credere alla sfericità di una Terra immobile e disabitata nelle regioni poste «al di sotto» del mondo allora conosciuto, piuttosto che ammet-tere la rotazione del nostro pianeta. Prove e conseguenze della rotazione terrestre I nostri sensi non possono avere alcuna percezione diretta della rotazione terrestre, alla quale partecipiamo anche noi; tuttavia abbiamo ormai numerosissime prove di questo movimento. Una prima prova della rotazione della Terra intorno al proprio asse si può desumere dall'esame dell'apparente spostamento diurno dei corpi celesti da Est verso Ovest. Copyright © 2008 Zanichelli editore 28 A prima vista potremmo spiegare questo spostamento sia con un movimento di rotazione degli astri intorno alla Terra, sia con una rotazione in senso contrario (da Ovest verso Est) della Terra su se stessa. Però, dato che i vari corpi celesti non sono fissati su una sfera, ma si trovano a distanze molto diverse da noi, per ammettere che siano essi a girare intorno alla Terra bisognerebbe ammettere che gli astri abbiano velocità lineari, nello spazio, esattamente proporzionali alle loro distanze dall'asse terrestre, perché altrimenti non li vedremmo muoversi tutti insieme solidalmente. Di conseguenza i corpi celesti più lontani, che distano da noi milioni di anni-luce, dovrebbero avere velocità assai maggiori di quella della luce, che è invece la massima possibile nell'Universo. Perciò è molto più semplice ammettere che sia la Terra a ruotare intorno al proprio asse. Un'altra prova indiretta della rotazione terrestre può essere ricavata dall'analogia con gli altri pianeti: tutti quanti mostrano un evidente moto rotatorio assiale e non abbiamo motivo per ritenere che solo il nostro pianeta debba esserne privo. Possiamo dedurre altre prove da alcuni esperimenti di Fisica eseguiti sulla Terra stessa. Uno di questi si basa sull'osservazione della caduta libera dei corpi: un grave che viene lasciato cadere da un punto elevato sulla superficie terrestre (per esempio, dalla sommità di un'alta torre) devia dalla verticale del punto di partenza e giunge sul suolo spostato verso Est. Copyright © 2008 Zanichelli editore 29 Questo fenomeno era già stato previsto da Galileo (1564-1642) ed enunciato da Newton (1642-1727), ma fu ampiamente dimostrato per la prima volta da G.B. Guglielmini che nel 1791-1792 eseguì numerose verifiche dalla Torre degli Asinelli, a Bologna, osservando uno spostamento di 17 mm per un'altezza di caduta di circa 100 m. Tali verifiche vengono indicate come esperienza di Guglielmini. Il fenomeno è spiegabile se si ammette il moto rotatorio della Terra da Ovest verso Est, poiché in questo caso anche il corpo che si trova sulla torre dovrà partecipare alla rotazione terrestre, assumendo la stessa velocità lineare del punto di partenza e mantenendola per inerzia anche durante la caduta. In tale condizione, essendo il punto di partenza più lontano dall'asse terrestre rispetto al punto di arrivo, il corpo avrà una maggiore velocità lineare di rotazione rispetto a quest'ultimo; quindi ruoterà di più e andrà a cadere più avanti, ossia spo-stato ad Est. Nel 1851 M. Foucault eseguì nel Panthéon di Parigi un'esperienza, che da lui prende il nome, atta a fornire un'altra prova del moto di rotazione della Terra. Copyright © 2008 Zanichelli editore 30 Il moto di rotazione La caduta libera dei corpi, con deviazione dalla verticale del punto di partenza, dimostra l'esistenza della rotazione della Terra. Il fenomeno è noto come esperienza di Guglielmini. Un corpo che cade dall'alto di una torre giunge al suolo in un punto che è spostato verso Est rispetto alla verticale del luogo dal quale ha inizio la caduta. Questo accade perché il corpo come la torre partecipa al moto rotatorio terrestre e durante la caduta mantiene per inerzia la stessa velocità lineare di rotazione che aveva nel punto di partenza, cioè una velocità maggiore di quella con cui ruota il punto di arrivo, che è più vicino all'asse di rotazione della Terra. Copyright © 2008 Zanichelli editore 31 Il moto di rotazione L’accelerazione di gravità sulla superficie terrestre aumenta con la latitudine perché procedendo verso i poli si riduce la distanza dal centro della Terra (C), a causa dello schiacciamento polare, e diminuisce il valore della forza centrifuga. Copyright © 2008 Zanichelli editore 32 Una prova ulteriore del moto di rotazione terrestre possiamo scorgerla anche nella variazione dell'accelerazione di gravità con la latitudine. Tale variazione, oltre ad essere un effetto dello schiacciamento polare della Terra, è anche conseguenza della forza centrifuga dovuta alla rotazione del nostro pianeta . La forza centrifuga, alla quale sono sottoposti tutti i corpi che si trovano sulla superficie terrestre, è perpendicolare all'asse di rotazione della Terra ed è diretta verso l'esterno. Essa si esprime con la seguente formula: Fr = m • ω2 • R dove m è la massa del corpo, ω è la sua velocità angolare ed R la sua distanza dall'asse di rotazione (il prodotto ω R rappresenta la velocità lineare di rotazione). Con bilance di alta precisione si può osservare che sulla superficie terrestre il peso di un corpo aumenta, anche se di poco, dall'Equatore verso i poli. Difatti, la forza-peso (non necessariamente diretta proprio al centro della Terra) è il prodotto della massa del corpo per l'accelerazione di gravità. Copyright © 2008 Zanichelli editore 33 Il moto di rotazione A causa della diversa velocità lineare di rotazione dei vari punti della superficie terrestre, un corpo che si muove sulla Terra viene deviato dalla sua direzione iniziale (freccia rossa) e sembra descrivere una traiettoria (freccia verde) spostata verso destra se si trova nell’emisfero boreale, verso sinistra nell’emisfero australe (legge di Ferrel). Copyright © 2008 Zanichelli editore 34 Una conseguenza della rotazione la abbiamo già individuata nella stessa forma della Terra, cioè nel suo schiacciamento polare, che non avrebbe potuto prodursi in una Terra immobile. Lo spostamento della direzione dei corpi in moto sulla superficie terrestre costituisce una conseguenza molto importante della rotazione del nostro pianeta. Esso può essere efficacemente espresso dalla cosiddetta legge di Ferrel: «a causa della rotazione terrestre, un corpo qualsiasi che si muova liberamente sulla Terra viene deviato dalla sua direzione iniziale verso destra se si trova nell'emisfero boreale e verso sinistra se si trova nell'emisfero australe». Per destra o sinistra si intendono quelle di un osservatore che guardi nella stessa direzione e nello stesso senso del movimento del corpo. Il fenomeno si spiega con il fatto che un corpo in moto tende, per inerzia, a conservare la velocità lineare di rotazione che aveva nel punto di partenza. Quindi, se esso si sposta verso i poli, andrà verso punti che hanno velocità lineari di rotazione sempre più piccole rispetto a quella del punto di partenza e, di conseguenza, sarà in anticipo su di essi. Se invece il corpo si muove verso l'Equatore, andrà verso punti che hanno velocità sempre maggiori e perciò si troverà in ritardo rispetto ad essi. In entrambi i casi sembrerà che il corpo abbia subito un progressivo spostamento verso destra nell'emisfero settentrionale e verso si-nistra in quello meridionale, per effetto di una forza deviante che è detta forza di Coriolis Copyright © 2008 Zanichelli editore 35 . Bisogna osservare però che lo spostamento del corpo è soltanto relativo, perché ciò che realmente si sposta, al di sotto del corpo in moto, è la stessa Terra che ruota con velocità lineare maggiore o minore a seconda della latitudine. La forza di Coriolis è quindi una forza apparente. Il fenomeno della deviazione dei corpi in moto sulla superficie terrestre è di particolare importanza per la Geografia fisica, soprattutto nel campo dell'Oceanografia (la scienza che studia gli oceani e i mari) e della Climatologia (la scienza che studia gli elementi climatici e i fattori che influenzano il clima). A tale deviazione, infatti, sono sottoposti tutti i corpi che si muovono sulla superficie terrestre e nell'atmosfera; quindi anche le masse d'acqua che si spostano negli oceani {correnti marine) e le masse d'aria che si muovono nell'atmosfera {venti). Copyright © 2008 Zanichelli editore 36 Il moto di rotazione L’esperienza di Foucault. L’ esperienza di L. Foucault forniisce una delle tante prove del moto di rotazione della Terra. Essa consiste nell'osservare lo spostamento del piano di oscillazione di un pendolo rispetto agli oggetti terrestri, e fu eseguita prima nell'Osservatorio di Parigi e poi pubblicamente, nel 1851, nel Panthéon di Parigi . Foucault sospese alla cupola del Panthéon un pendolo costituito da un filo molto lungo (68 m) a cui era sospesa una sfera sufficientemente pesante (30 kg) perché le oscillazioni del pendolo, libero di muoversi in qualsiasi piano, potessero continuare per alcune ore. Alla sfera applicò un'asticina che sfiorava un gran disco posto sul pavimento, sul quale era stata cosparsa della sabbia. Copyright © 2008 Zanichelli editore 37 Dai segni che l'asticina lasciava sulla sabbia si poté osservare che il piano delle oscillazioni pendolari girava a poco a poco in senso orario, per chi guardasse il pendolo dall'alto. Poiché le leggi della Fisica dimostrano che il piano di oscillazione di un pendolo, che possa oscillare liberamente, in realtà rimane fisso nello spazio (in un sistema di riferimento inerziale), fu facile dedurne che l'apparente rotazione di detto piano era dovuta ad un movimento effettivo del pavimento in senso contrario, cioè alla rotazione terrestre che si attua in senso antiorario. Se il pendolo venisse collocato al polo, il suo asse di sospensione coinciderebbe con l'asse terrestre ed il piano di oscillazione compirebbe un intero giro di 360° in un giorno. All'Equatore invece esso non si sposterebbe affatto, perché la Terra non compie alcuna rotazione intorno all'asse equatoriale. A Parigi, che si trova ad una latitudine quasi intermedia, la rotazione del piano di oscillazione pendolare avviene con moto più lento, e per avere un giro completo occorrono circa 32 ore. Più in generale, la velocità giornaliera dell'apparente rotazione del piano di oscillazione, cioè l'angolo di cui esso si sposta in un giorno (Ϭα), si può ottenere dalla formula : Ϭα = 360° senҩ, dove ҩ è la latitudine del luogo in cui si compie l'esperimento con il pendolo. Copyright © 2008 Zanichelli editore 38 Il moto di rotazione La conseguenza del moto di rotazione di cui possiamo renderci conto in maniera più immediata consiste nell'alternarsi del dì e della notte. A causa della forma pressoché sferica della Terra, - i raggi solari che giungono ad essa quasi paralleli tra loro illuminano in ogni istante solo la parte di superficie terrestre che è rivolta verso il Sole, lasciando nell'oscurità tutti i punti della parte opposta. Se la Terra fosse immobile come , o anche se il suo moto di rotazione avesse la stessa durata del suo moto di rivoluzione intorno al Sole, metà della sua superficie sarebbe sempre illuminata e riscaldata, mentre l'altra metà sarebbe sem-pre nell'oscurità e soffrirebbe un fred-do glaciale Il circolo di illuminazione separa la parte della superficie terrestre che guarda verso il Sole da quella opposta. Copyright © 2008 Zanichelli editore 39 Il moto di rotazione La rotazione si compie invece in un tempo molto più breve della intera rivoluzione intorno al Sole e ciò fa sì che sulla superficie terrestre si alternino un periodo di illuminazione, che chiamiamo dì, e uno di oscurità, che chiamiamo notte. Con il termine giorno indichiamo il tempo dell'intera rotazione, cioè l'insieme del dì e della notte. L'emisfero illuminato è diviso da quello in ombra da un circolo massimo che va spostandosi di continuo ed al quale diamo il nome di circolo d'illuminazione. Esso in realtà non separa nettamente la parte illuminata da quella buia, cioè non è costituito proprio da una linea, ma piuttosto da una fascia di una certa ampiezza. Il passaggio dal dì alla notte non è brusco, ma graduale, a causa della presenza dell'atmosfera, i cui alti strati sono penetrati dai raggi un po' prima del sorgere del Sole sull'orizzonte ed un po' dopo il tramonto: fenomeni di diffusione, riflessione e rifrazione della luce negli strati dell'atmosfera ci danno un po' di chiarore solare durante le aurore e i crepuscoli, la cui durata aumenta nella stagione invernale e nelle regioni polari. Il fenomeno dei crepuscoli e delle aurore. Nell’attraversare i vari strati dell’atmosfera, che hanno densità diversa, i raggi solari subiscono una rifrazione, ossia vengono deviati dalla loro direzione originaria; quindi essi riescono a colpire anche parte della superficie terrestre che dovrebbe essere invece nell’oscurità completa. Copyright © 2008 Zanichelli editore 40 Il moto di rivoluzione terrestre Se esaminiamo le diverse posizioni del Sole rispetto a noi e alle stelle, sembra che esso compia durante l'anno un movimento di rivoluzione intorno alla Terra da Ovest a Est. Lo sfondo celeste (costituito dalle cosiddette «stelle fisse»), che fa da scenario al Sole, cambia da un giorno all'altro e sembra che il Sole percorra un circolo massimo detto Eclittica, che attraversa in successione le costellazioni dello Zodiaco. Da gennaio a dicembre, il Sole passa davanti alle seguenti costellazioni: Capricorno, Acquario, Pesci, Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione e Sagittario . Anche in questo caso possiamo spiegare le apparenze o con un reale movimento annuo del Sole attorno alla Terra o con un movimento annuo della Terra intorno al Sole . Osservando il Sole dalla Terra, sembra che durante l’anno esso descriva sulla Sfera celeste un circolo massimo, chiamato Eclittica, passando davanti alle 12 costellazioni dello Zodiaco. Copyright © 2008 Zanichelli editore 41 Il moto di rivoluzione terrestre Vi sono diverse prove più o meno evidenti che dimostrano l'esistenza effettiva di un movimento di rivoluzione da parte della Terra attorno al Sole. Tra le prove indirette del moto di rivoluzione terrestre possiamo considerare l'analogia con gli altri pianeti del Sistema solare. Per tutti i pianeti, infatti, si è potuta osservare l'esistenza di un complesso movimento intorno al Sole, regolato dalle leggi di Keplero. La periodicità annua di alcuni gruppi di stelle cadenti indicherebbe anch'essa che la Terra si muove nello spazio descrivendo un'orbita di forma circolare o ellittica, che le consenta di attraversare periodicamente regioni in cui sono presenti sciami di materia cosmica. Apparenza e realtà degli spostamenti tra il Sole e la Terra durante l’anno. Copyright © 2008 Zanichelli editore 42 Il moto di rivoluzione terrestre e l’aberrazione della luce Il fenomeno dell’aberrazione della luce stellare. La direzione secondo cui un osservatore riceve la luce di una stella è quella della diagonale del parallelogramma costruito sulla velocità c della luce e sulla velocità V con cui l’osservatore si muove insieme alla Terra. Copyright © 2008 Zanichelli editore 43 Prove della rivoluzione terrestre La prova diretta e più sicura del moto orbitale della Terra è fornita da un fenomeno di natura fisica scoperto nel 1727: l'aberrazione della luce proveniente dagli astri. Quando noi osserviamo una stella, la direzione secondo cui la vediamo non è quella effettiva, data dalla congiungente il punto di osservazione con la stella, ma è solo una direzione apparente. Se usiamo un telescopio, dobbiamo inclinarlo leggermente in avanti, nel senso del moto di rivoluzione della Terra, puntandolo su una posizione che è un po' spostata rispetto a quella in cui si trova veramente la stella. Il fenomeno è spiegabile con il fatto che la luce proveniente dall'astro che vogliamo osservare impiega un certo tempo a percorrere l'asse ottico del telescopio e ad arrivare fino al nostro occhio, e nel frattempo noi ci spostiamo in un punto dell'orbita terrestre che non è più quello di prima. L'angolo compreso tra la direzione vera e quella apparente è detto angolo di aberrazione. Come ulteriori prove del moto orbitale della Terra attorno al Sole possiamo considerare vari fenomeni che rappresentano altrettante conseguenze di questo movimento. Per comprenderne il meccanismo bisogna però tenere presenti due fatti di estrema importanza. L'asse terrestre è inclinato di 66°33 ' rispetto al piano dell'orbita (23°27’ rispetto alla perpendicolare a tale piano). In tempi non troppo lunghi, esso si mantiene costantemente parallelo a se stesso durante l'intero tragitto che la Terra compie intorno al Sole. Se l'asse terrestre fosse perpendicolare al piano dell'orbita, il circolo d'illuminazione passerebbe per i poli e coinciderebbe in qualsiasi momento con un circolo meridiano, tagliando in due parti uguali tutti i paralleli. Di conseguenza, in ogni punto della superficie terrestre e per tutto l'anno il dì e la notte avrebbero la stessa durata (ciascuno 12 ore) e in nessun luogo si verificherebbe l'alternarsi delle stagioni. Copyright © 2008 Zanichelli editore 44 Il moto di rivoluzione terrestre In tali condizioni la quantità di luce e di calore ricevuta dalle varie parti della superficie terrestre dipenderebbe solo dall'inclinazione dei raggi solari; quindi, a causa della sfericità della Terra, sarebbe tanto più piccola quanto maggiore è la latitudine. E per una determinata località essa si manterrebbe uniforme durante tutto l'anno. Una piccola variabilità nel corso dell'anno si avrebbe solo per il fatto che il Sole non si trova sempre alla stessa distanza dalla Terra. Il dì e la notte hanno la stessa durata solo in due momenti dell'anno: il 21 marzo e il 23 settembre. In tutti gli altri momenti soltanto i punti che si trovano sull'Equatore hanno dì e notte sempre uguali, mentre nei luoghi situati a Nord e a Sud osserviamo una diversa durata del dì e della notte. Il diverso riscaldamento dei vari luoghi della superficie terrestre dipende dall’inclinazione dei raggi del Sole. Copyright © 2008 Zanichelli editore 45 Il moto di rivoluzione terrestre Condizioni di illuminazione della Terra nei giorni degli equinozi (21 marzo e 23 settembre). Copyright © 2008 Zanichelli editore 46 Il moto di rivoluzione terrestre Inclinazione dei raggi solari sulla superficie terrestre nei giorni dei solstizi (21 giugno e 22 dicembre). Copyright © 2008 Zanichelli editore 47 Pagina 63.2 e 64.1 Rivoluzione terrestre E questa differenza è piccola in prossimità dell'Equatore, ma diventa molto sensibile andando verso i poli, in corrispondenza dei quali si raggiunge addirittura una durata di sei mesi per il dì e sei mesi per la notte. In che modo si può spiegare tutto ciò? In apparenza sembra che il Sole giri intorno alla Terra percorrendo una traiettoria (l'Eclittica) che giace sullo stesso piano dell'orbita terrestre ed è quindi inclinata di 23°27' rispetto al piano equatoriale celeste. In questo movimento il Sole si sposta perciò da un emisfero celeste all'altro, mantenendosi per sei mesi a Nord dell'Equatore e per altri sei mesi a Sud di esso. I due punti in cui la traiettoria solare attraversa l'Equatore celeste sono gli equinozi , le cui date cadono il 21 marzo (equinozio di primavera) ed il 23 settembre {equinozio d'autunno). Quando il Sole si trova in uno di questi punti, giace sul piano equatoriale, quindi culmina allo Zenit dell'Equatore terrestre: il dì e la notte hanno la stessa durata in ogni luogo della Terra. Le massime elevazioni a Nord e a Sud, rispetto al piano equatoriale terrestre, il Sole le raggiunge in due posizioni che vengono dette solstizi ; la prima si ha il 21 giugno (solstizio d'estate), l'altra il 22 dicembre (solstizio d'inverno). In questi due momenti dell'anno i raggi solari risultano perpendicolari alternativamente a due paralleli che si trovano, rispettivamente, ad una latitudine di 23°27' Nord (Tropico del Cancro) e 23°27' Sud (Tropico del Capricorno). In tutti e due i casi il circolo d'illuminazione è tangente a due paralleli che distano dall'Equatore 66°33' (quello dell'emisfero boreale è il Circolo polare artico, quello dell'emisfero australe è il Circolo polare antartico) e taglia obliquamente tutti gli altri paralleli compresi tra questi e l'Equatore. Copyright © 2008 Zanichelli editore 48 Pagina 64.2 Il moto di rivoluzione terrestre Il Sole di mezzanotte si può osservare soltanto nei luoghi compresi entro i circoli polari: per tutto l’arco della giornata il Sole si mantiene sopra l’orizzonte. Le condizioni di illuminazione sono completamente diverse per i due emisferi. Nel solstizio d'estate, cioè quando il Sole è allo Zenit sul Tropico del Cancro, tutti i punti a Nord dell'Equatore restano per un tratto più lungo nella parte illuminata e quelli a Sud dell'Equatore rimangono per un tratto più lungo nella parte oscura. Di conseguenza, solo all'Equatore si hanno 12 ore di luce e 12 di buio, mentre nell'emisfero settentrionale la durata del dì è maggiore di quella della notte e nell'emisfero meridionale è minore, e la differenza di durata aumenta con l'aumentare della latitudine. I luoghi compresi fra il Circolo polare artico ed il Polo nord, cioè nella calotta artica, restano illuminati durante tutta la rotazione terrestre (figura in alto), mentre quelli della calotta antartica (tra il Circolo polare antartico e il Polo sud) restano nel frattempo al buio. Nel solstizio d'inverno, quando i raggi solari sono perpendicolari al Tropico del Capricorno, si hanno condizioni opposte: il dì è più lungo della notte nell'emisfero meridionale e più corto in quello settentrionale; completamente illuminata è la calotta antartica, mentre è nell'oscurità quella artica. Copyright © 2008 Zanichelli editore 49 • Il ritmo delle stagioni I quattro momenti fondamentali sopra descritti possono essere indicati sull'orbita terrestre con le relative posizioni in cui viene a trovarsi la Terra. • La linea che, passando per il centro del Sole, unisce i due punti dell'orbita in cui i raggi solari sono allo Zenit sull'Equatore è la linea degli equinozi. • Perpendicolare ad essa è la linea dei solstizi, che unisce i due punti in cui il Sole è alla massima elevazione rispetto al piano equatoriale. Bisogna notare che la linea dei solstizi non coincide con la linea degli apsidi, la quale congiunge l'afelio col perielio: attualmente esse divergono dal centro del Sole formando un angolo di circa 12. Nei periodi di tempo che intercorrono fra queste quattro posizioni, le condizioni di illuminazione sono intermedie a quelle descritte e variano progressivamente dall'una all'altra di esse. Siccome la quantità di calore ricevuta da ciascun punto della superficie terrestre dipende appunto da tali condizioni (durata del dì e inclinazione dei raggi solari), ne deriva che durante la rivoluzione, ossia nel volgere di un anno, nei vari luoghi della Terra si susseguono periodi più caldi e più freddi: si ha cioè l'alternarsi delle stagioni. Le stagioni astronomiche sono i periodi di tempo compresi tra un equinozio e il solstizio che lo segue, o tra un solstizio e l'equinozio successivo. Naturalmente le stagioni astronomiche risultano invertite nei due emisferi: alla nostra estate corrisponde l'inverno australe, alla nostra primavera l'autunno australe, e viceversa. Inoltre, a causa della diversa velocità della Terra sull'orbita, le stagioni astronomiche non hanno tutte la stessa durata: noi abbiamo complessivamente un semestre caldo (primavera-estate) più lungo di circa 7 giorni e 6 ore del semestre freddo (autunno-inverno) ed il contrario si ha nell'emisfero australe. Come si vedrà in seguito, questo vale però ai giorni nostri, perché le cose cambiano nel corso dei millenni. Copyright © 2008 Zanichelli editore 50 Il moto di rivoluzione terrestre La rivoluzione della Terra intorno al Sole e le attuali posizioni degli equinozi e dei solstizi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 51 Occorre notare che le stagioni astronomiche - pur costituendone la causa primaria non coincidono del tutto con le stagioni meteorologiche, cioè con il reale andamento del tempo meteorologico e del clima, che possiamo percepire direttamente. Per capirne i motivi si può innanzitutto notare che le situazioni di insolazione che si registrano agli equinozi e ai solstizi dovrebbero rappresentare - anche da un punto di vista esclusivamente astronomico - il culmine delle condizioni caratteristiche delle rispettive stagioni e non il loro momento di inizio. Inoltre, si deve considerare che l'atmosfera, l'idrosfera e la litosfera terrestri immagazzinano e cedono il calore sempre con un certo ritardo, impedendo così di percepire subito gli effetti delle varie inclinazioni dei raggi solari. Pertanto, sulla base delle reali condizioni di riscaldamento nei vari periodi dell'anno, si è stabilito convenzionalmente che le stagioni meteorologiche incominciano col primo giorno del mese in cui cade l'equinozio o il solstizio di quelle astronomiche corrispondenti. Le zone di differente riscaldamento I due tropici e i due circoli polari rivestono un'importanza particolare per le condizioni di illuminazione e di inclinazione dei raggi solari nel corso dell'anno. Essi dividono la superficie ter-restre in cinque parti che sono caratte-rizzate da condizioni diverse di riscal-damento, chiamate zone astronomi-che (figura ^25): la zona torrida (o zona intertropica-le) , limitata dai due tropici e divisa in due dall'Equatore; la zona temperata boreale, compresa fra il Tropico del Cancro ed il Cir-colo polare artico; Copyright © 2008 Zanichelli editore 52 la zona temperata australe tra il Tropico del Capricorno ed il Circolo polare antartico; la calotta polare artica, che si estende dal Circolo polare artico al Polo nord; la calotta polare antartica, dal Circolo polare antartico al Polo sud. Nella zona torrida il Sole passa allo Zenit di tutti i punti due volte all'anno: all'Equatore nei giorni degli equinozi e sugli altri paralleli in giorni diversi. Ai tropici il Sole è allo Zenit una sola volta all'anno. Nelle zone temperate il Sole non passa mai allo Zenit e i suoi raggi arrivano più o meno obliqui, secondo il periodo dell'anno e la latitudine. Nelle zone polari i raggi del Sole arrivano sempre molto obliqui e addirittura non colpiscono affatto la superficie terrestre per un periodo tanto più lungo quanto più ci si avvicina ai poli. Le zone astronomiche della superficie terrestre. Esse si differenziano, in funzione della latitudine, per ì diverse condizioni di illuminazione e di inclinazione dei raggi solari durante l'anno. Questa suddivisione schematica, però, non corrisponde esattamente alla distribuzione reale delle temperature dell'aria. Non tiene conto, infatti, dell'altitudine, dell'esposizione, della presenza di terre emerse e oceani, e di tanti altri fattori che fanno variare le condizioni termiche dei vari luoghi della Terra, producendo degli scostamenti da questo schema. Copyright © 2008 Zanichelli editore 53 Il moto di rivoluzione terrestre Le zone astronomiche della superficie terrestre. Copyright © 2008 Zanichelli editore 53 I moti terrestri con periodi millenari Il moto doppio-conico (precessione) e le nutazioni dell’asse terrestre sono dovuti all’attrazione della Luna e del Sole sul rigonfiamento equatoriale. Copyright © 2008 Zanichelli editore 54 I moti terrestri con periodi millenari L'azione gravitazionale che gli altri corpi del Sistema solare in particolare il Sole e la Luna - esercitano sul nostro pianeta provoca anche altre variazioni della posizione della Terra nello spazio, dando luogo ad alcuni movimenti che sono però molto più lenti di quelli di rotazione e di rivoluzione. Proprio a causa della loro lentezza, di questi movimenti non possiamo osservare direttamente le conseguenze, che si fanno risentire con una certa intensità solo nel corso dei millenni. Tuttavia l'esistenza dei moti millenari è comprovata da accuratissimi studi astronomici ed è testimoniata anche dalle tracce glaciali che si rinvengono in luoghi della Terra dove oggi i ghiacciai non esistono più. Questi ghiacciai del passato si poterono estendere su vaste aree per effetto di variazioni avvenute nell'insolazione della superficie terrestre, dovute in massima parte ai movimenti suddetti. Delle glaciazioni parleremo più avanti, ma già fin d'ora cerchiamo di capire la dinamica dei moti millenari della Terra e le conseguenze che essi possono produrre col tempo. Esaminando il moto annuo della Terra abbiamo detto che l'asse terrestre si mantiene parallelo a se stesso nel corso della rivoluzione. Se potessimo eseguire osservazioni prolungate per alcune migliaia di anni, ci renderemmo conto che la direzione dell'asse terrestre va lentamente mutando. Difatti, l'attrazione combinata che il Sole e la Luna esercitano sul rigonfiamento equatoriale in modo più sensibile che sulle altre parti della Terra tende a far coincidere il piano dell’ equatore con il piano dell'orbita, cioè a raddrizzare l'asse terrestre. A ciò si oppone però la rapida rotazione della Terra che, come in una trottola, tende invece a mantenere immutata la posizione dell'asse. Le due forze si compongo ne deriva un movimento che fa descrivere all'asse terrestre due coni con vertice al centro della Terra. Il moto doppio-conico dell' terrestre, detto di precessione luni-solare, avviene in senso contrario a quello di rotazione terrestre e si compi 26 000 anni circa. Copyright © 2008 Zanichelli editore 55 L'azione attrattiva luni-solare sul gonfiamento equatoriale terrestre dipende dalle distanze fra il Sole, la Terra e la Luna. Dato che le distanze però cambiano di continuo nel tempo, si verificano delle perturbazioni periodiche nel moto di precessione. Esse consistono in oscillazioni ampie pochi secondi di arco e con periodo molto più breve (18,6 anni circa) che vengono dette nutazioni. Copyright © 2008 Zanichelli editore 56 I moti terrestri con periodi millenari La precessione degli equinozi. Il moto doppio-conico dell’asse terrestre fa mutare la disposizione nello spazio del piano equatoriale celeste, e quindi determina la rotazione in senso orario dell’intersezione tra tale piano e il piano dell’Eclittica, ossia della linea degli equinozi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 57 La precessione degli equinozi e lo spostamento della linea degli apsidi II mutamento di direzione dell'asse terrestre comporta un continuo spostamento nello spazio dell'Equatore celeste, il cui piano è perpendicolare a tale asse. Di conseguenza varia anche l'intersezione del piano equatoriale con il piano dell'Eclittica, cioè si sposta anche la linea degli equinozi. Siccome il moto conico dell'asse si compie in senso orario, anche la linea equinoziale si muove in questo senso, che è contrario al movimento della Terra sull'orbita; lo stesso avviene anche alla linea dei solstizi, che è perpendicolare a quella degli equinozi. Gli equinozi e i solstizi anticipano ogni anno la loro posizione sull'Eclittica, nel verso contrario all'apparente moto annuo del Sole, di un arco ampio 50", che corrispondono a circa 20 minuti. Per questo suo effetto il moto di precessione luni-solare è denominato anche, sinteticamente, precessione degli equinozi. Lo spostamento (l'anticipo) dei punti sull'orbita terrestre in cui si verificano gli equinozi e i solstizi non deve far credere che cambino anche le date di questi momenti fondamentali dell'anno: gli equinozi e i solstizi, che segnano l'inizio delle quattro stagioni astronomiche, cadono sempre alle stesse date del nostro calendario, che si basa sull'anno solare (o anno tropico) e non sull'anno sidereo. Se l'orbita terrestre fosse immobile nello spazio, la linea equinoziale in un periodo di 26 000 anni farebbe un giro completo anche rispetto all'afelio o al perielio. Ma, a causa dell'attrazione esercitata sulla Terra dagli altri pianeti, l'asse maggiore dell'orbita (o linea degli apsidi) si muove per un osservatore situato al Polo nord celeste - in senso antiorario, e quindi va incontro alla linea degli equinozi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 58 Facendo perno al centro del Sole, l'asse maggiore dell'orbita terrestre compie un giro completo in circa 117 000 anni, con una velocità angolare media di 11" circa all'anno. Questo spostamento della linea degli apsidi si combina con la precessione degli equinozi e ne abbrevia il periodo da 26 000 a 21 000 anni circa. Pertanto gli equinozi (e naturalmente anche i solstizi) invertono la loro posizione, facendo mezzo giro rispetto alla linea degli apsidi, non ogni 13 000 anni ma ogni 10 500 anni circa. Copyright © 2008 Zanichelli editore 59 I moti terrestri con periodi millenari Esistono anche altri movimenti millenari della Terra collegati all'azione gravitazionale esercitata dai vari corpi del Sistema solare. Questi ultimi, infatti, a causa delle loro mutevoli posizioni nello spazio, producono numerose perturbazioni sul movimento di rivoluzione della Terra e col tempo fanno variare - sia pure in misura limitata - non solo la posizione, ma anche la forma dell'orbita terrestre. Uno di questi movimenti millenari consiste nella variazione dell'eccentricità dell'orbita, ossia nella variazione del «rapporto tra la distanza del Sole dal centro dell'orbita e la lunghezza del semiasse maggiore di quest'ultima». Come abbiamo già detto in precedenza, attualmente il valore dell'eccentricità dell'ellisse descritta dalla Terra nel suo moto di rivoluzione è di circa 0,017, ma tale valore non si mantiene costante nel corso degli anni. Copyright © 2008 Zanichelli editore 60 Infatti, pur non variando sostanzialmente la lunghezza della linea degli apsidi, la differenza tra le distanze afelio-Sole e perielio-Sole, che ai giorni nostri è di circa 5 milioni di km, in un periodo medio di circa 92 000 anni passa da un massimo di quasi 16 milioni di km (che corrisponde ad un valore dell'eccentricità di circa 0,054) ad un minimo di appena 1 milione di km (pari ad un valore dell'eccentricità di circa 0,003) e ritorna di nuovo al valore massimo. In altre parole, è come se l'orbita terrestre diventasse ora più allungata, ora meno. Un altro movimento millenario della Terra consiste nel mutamento dell'inclinazione dell'asse terrestre, ossia nella variazione dell'angolo che l'asse di rotazione della Terra forma con la perpendicolare al piano dell'orbita. Questo angolo, che è attualmente di 23°27', non si mantiene costante nel tempo, ma varia da un massimo di 24°20' ad un minimo di 21°55' circa, con un periodo medio di circa 40 000 anni. Copyright © 2008 Zanichelli editore 61 I moti terrestri con periodi millenari La variazione dell’eccentricità dell’orbita modifica l’intensità delle oscillazioni climatiche dovute alla precessione degli equinozi. Maggiore è l’eccentricità, maggiore è la differenza tra la massima e la minima distanza della Terra dal Sole e di conseguenza maggiore è l’effetto della precessione degli equinozi. A-B: massima eccentricità (oggi e tra 10500 anni). C-D: minima eccentricità (oggi e tra 10500 anni). Copyright © 2008 Zanichelli editore 62 I moti terrestri con periodi millenari La variazione dell’estensione dei ghiacciai terrestri nelle epoche glaciali e nelle epoche interglaciali. A sinistra: circa 20 000 anni fa, al culmine della glaciazione würmiana. A destra: oggi. Copyright © 2008 Zanichelli editore 63 L’orientamento Nel nostro emisfero il Sole a mezzodì indica la direzione del Sud e quindi consente di individuare tutti i punti cardinali. Il termine «orientarsi» letteralmente significa «rivolgersi verso oriente». Noi lo usiamo con il significato di «individuare i punti cardinali sull'orizzonte di un certo luogo». Per orientarsi si può prendere in considerazione l'apparente moto diurno del Sole intorno alla Terra: puntando la mano destra verso il punto dal quale il Sole sembra sorgere, cioè verso l'Est, si avrà a sinistra l'Ovest, in fronte il Nord e alle spalle il Sud. Questo sistema di orientamento è però approssimativo, poiché il Sole sorge esattamente ad Est e tramonta esattamente ad Ovest soltanto nei giorni degli equinozi, quando la sua apparente traiettoria annua attraversa l'Equatore celeste. Negli altri giorni dell'anno il Sole appare un po' spostato verso Nord durante il nostro periodo primavera-estate, verso Sud nel periodo autunno-inverno. Copyright © 2008 Zanichelli editore 64 L'apparente escursione annua del Sole fra i due tropici è ugualmente utile ai fini dell'orientamento. Nella zona temperata boreale (cioè a Nord del Tropico del Cancro), noi possiamo determinare la direzione del Sud in tutti i giorni dell'anno. Questa ci viene indicata dalla posizione del Sole a mezzodì, cioè nel momento in cui esso raggiunge il culmine dell'arco che sembra descrivere durante la giornata. Allo stesso modo gli abitanti della zona temperata australe (a Sud del Tropico del Capricorno) possono fissare la direzione del Nord. Copyright © 2008 Zanichelli editore 65 Un metodo pratico per orientarsi con il Sole in ogni momento del dì consiste nel disporre un orologio in modo che la lancetta delle ore sia diretta verso la posizione del Sole: tracciando idealmente la bisettrice dell'angolo che questa lancetta forma con la direzione verso le 12, si individuerà il Sud se l'osservazione viene eseguita al mattino, il Nord se l'osservazione viene fatta di pomeriggio. Occorre, però, tenere presente che l'angolo da considerare (e di cui si traccerà la bisettrice) deve essere sempre quello che si ottiene seguendo il movimento delle lancette dell'orologio, cioè il senso orario. Questo angolo può essere, quindi, anche maggiore di 180. Copyright © 2008 Zanichelli editore 66 Di notte, quando il Sole non è visibile, nel nostro emisfero possiamo orientarci guardando la Stella polare. Dato che essa si trova attualmente quasi in corrispondenza del Polo nord celeste, la proiezione sul piano dell'orizzonte della visuale che va dai nostri occhi alla Stella polare ci indica la direzione del Nord. Per i luoghi dell'emisfero australe la stella visibile ad occhio nudo che funge da «stella polare», indicando la posizione del Sud, è <J (sigma) Octantis nella Costellazione dell'Ottante; tuttavia spesso si preferisce far riferimento alla più appariscente e riconoscibile Costellazione della Croce del Sud, la quale però è molto più distante dal Polo sud celeste (circa 30°). Copyright © 2008 Zanichelli editore 67 L’orientamento La bussola consente di individuare la direzione del Nord magnetico. Copyright © 2008 Zanichelli editore L’orientamento Poiché i poli magnetici terrestri non coincidono con quelli geografici, l’ago calamitato della bussola non si dispone sempre esattamente lungo il meridiano del luogo. L’angolo fra le due direzioni è detto declinazione magnetica. Copyright © 2008 Zanichelli editore L’orientamento La rosa dei venti. Copyright © 2008 Zanichelli editore L’orientamento Le coordinate polari (azimut e distanza) consentono di determinare la posizione relativa dei luoghi posti sul piano dell’orizzonte rispetto al punto in cui si trova l’osservatore. Con un sistema analogo gli antichi fissavano la posizione di una stella sulla immaginaria Sfera celeste. Copyright © 2008 Zanichelli editore La determinazione delle coordinate geografiche Determinazione della latitudine con la Stella polare. Copyright © 2008 Zanichelli editore La determinazione delle coordinate geografiche Determinazione della latitudine mediante l’altezza del Sole sull’orizzonte. Copyright © 2008 Zanichelli editore La determinazione delle coordinate geografiche L’analemma è un diagramma universale che mette in relazione tre variabili, espresse in unità indipendenti dal luogo: – il giorna dell’anno (la linea rossa); – la declinazione solare (asse verticale); – i minuti di anticipo o di ritardo del mezzo dì vero rispetto al mezzo giorno dei nostri orologi. Copyright © 2008 Zanichelli editore La determinazione delle coordinate geografiche Rappresentazione schematica di un normale teodolite, strumento per la misurazione degli angoli (orizzontali e verticali), usato soprattutto per i rilevamenti geodetici e topografici. Copyright © 2008 Zanichelli editore Longitudine La determinazione della longitudine si esegue basandosi sull'apparente movimento diurno del Sole (o di un'altra stella) attorno alla Terra. Poiché la Terra compie in circa 24 ore una rotazione completa su se stessa, in tale periodo il Sole culmina successivamente su tutti i 360 meridiani di grado che si possono immaginare tracciati sul globo terrestre. Perciò il Sole impiega un'ora per passare sopra 15 meridiani di grado (360 :24 = 15) e quindi 4 minuti primi per passare da un meridiano geografico a quello successivo, cioè per compiere uno spostamento angolare di un grado di longitudine, mentre impiega 4 secondi per descrivere un arco di 1 primo di longitudine. Dalla differenza che si ha - nello stesso istante - tra l'ora locale e quella del meridiano fondamentale (di Greenwich), si può ricavare la longitudine del luogo in cui si trova l'osservatore. Poiché il Sole si sposta apparentemente da Est verso Ovest, se l'ora locale è maggiore di quella di Greenwich vuol dire che nel luogo considerato il Sole è sorto prima che a Greenwich e quindi esso si trova ad Est del meridiano fondamentale; se l'ora locale è minore, il luogo si trova a Ovest. L'ora locale viene determinata osservando la culminazione del Sole, cioè il suo passaggio sul meridiano del luogo. L'ora del meridiano fondamentale si può conoscere per mezzo dei moderni servizi radiotelegrafici che trasmettono, più volte al giorno, i segnali orari. Copyright © 2008 Zanichelli editore Longitudine e altitudine Poiché la superficie terrestre presenta rilievi e depressioni, per fissare esattamente la posizione di un punto occorre conoscere - oltreché la latitudine e la longitudine - anche l'altitudine o quota, cioè la sua distanza verticale dal livello medio del mare (che viene assunto convenzionalmente come quota zero). Quest'ultima coordinata può ottenersi mediante l'altimetro, un tipo di barometro (lo strumento che misura la pressione atmosferica) nel quale ai valori della pressione atmosferica sono sostituiti quelli delle altezze rispetto al livello marino. Tale sostituzione è basata sul fatto che tra le due grandezze esiste un rapporto inverso: la pressione atmosferica diminuisce con l'aumentare dell'altezza. L'altitudine può essere determinata con maggior precisione mediante la triangolazione. Nel caso di depressioni marine o lacustri, le profondità (altitudini negative) si determinano comunemente per mezzo degli scandagli, tra i quali ricordiamo quelli acustici, che sono basati sul calcolo del tempo impiegato da un suono per arrivare sul fondo del mare (o del lago) e ritornare, come eco, fino in superficie. Attualmente si sta diffondendo l'utilizzo di un nuovo sistema per la determinazione in tempo reale della posizione dei punti sulla superficie terrestre: il Sistema di Posizionamento Globale, noto come GPS Copyright © 2008 Zanichelli editore La determinazione delle coordinate geografiche Il cosiddetto navigatore montato su un’automobile è un segmento del Sistema di Posizionamento Globale basato sulla ricezione di segnali radio emessi da una «costellazione» di satelliti artificiali in orbita attorno alla Terra. Copyright © 2008 Zanichelli editore • Unità di misura del tempo Comunemente per giorno si intende il periodo di tempo che la Terra impiega per compiere una rotazione intorno al proprio asse; però, a seconda che tale rotazione venga computata facendo riferimento alle stelle oppure al Sole, si deve fare una distinzione fra giorno sidereo e giorno solare, che sono di durata leggermente diversa. Il giorno sidereo rappresenta la durata effettiva della rotazione terrestre e ha una durata di 23h56m4s. Esso corrisponde al tempo trascorso tra due passaggi successivi di una stella su un determinato meridiano della superficie terrestre. Il giorno solare corrisponde al tempo trascorso tra due culminazioni consecutive del Sole sullo stesso meridiano, cioè due passaggi successivi del Sole alla sua massima altezza sul piano dell'orizzonte di un dato luogo. Il giorno solare ha una durata leggermente maggiore di quello sidereo, cioè dura circa 24h. Il motivo di questa differenza di circa 4 minuti sta nel fatto che mentre la Terra compie una rotazione, si muove anche di un certo tratto lungo la propria orbita attorno al Sole; perciò, per rivedere il Sole nella stessa direzione, dopo che la Terra ha fatto un giro completo intorno al proprio asse, occorre che essa compia un supplemento di rotazione corrispondente all'arco percorso sull'orbita Copyright © 2008 Zanichelli editore Le unità di misura del tempo Il tempo che intercorre fra due culminazioni successive del Sole su uno stesso meridiano (giorno solare) è più lungo del tempo occorrente per avere due passaggi consecutivi di una stella sullo stesso meridiano (giorno sidereo). Copyright © 2008 Zanichelli editore • Unità di misura del tempo Il giorno sidereo rappresenta il vero periodo della rotazione terrestre e quindi può considerarsi di durata praticamente costante, perché le variazioni dovute ad irregolarità di questo movimento sono estremamente piccole. La durata del giorno solare, invece, non è sempre la stessa nel corso dell'anno, poiché la Terra descrive la sua orbita intorno al Sole con velocità variabile. In prossimità del perielio (cioè durante il nostro inverno) questa velocità è massima ed il giorno solare supera di alcuni secondi le 24 ore, mentre in prossimità dell'afelio (cioè durante la nostra estate) la velocità orbitale della Terra si riduce ed il giorno solare ha una durata un po' minore delle 24 ore. Nonostante questa variabilità, il giorno solare è quello che noi usiamo comunemente, perché è il Sole che regola la nostra vita. Per ovviare all'inconveniente della diversa durata del giorno solare nei vari periodi dell'anno, ci serviamo del giorno solare medio, che risulta dalla media delle durate di tutti i giorni dell'anno e corrisponde a 24 ore esatte. Su questo arco di tempo sono re-golati i nostri orologi. La 86400" parte del giorno solare medio, il secondo, è stata assunta come unità fondamenta-le di intervalli di tempo in tutti i prin-cipali sistemi di misura. Però nel Si-stema Internazionale, considerando che la misura del «secondo solare» ri-chiede osservazioni protratte per me-si, è stato adottato un «secondo cam-pione» definito come la durata di 9 192 631 770 oscillazioni della radia-zione emessa dall'atomo di cesio 133 (in determinate condizioni). Copyright © 2008 Zanichelli editore • La durata dell’anno Anche per il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, e quindi per l'anno, occorre fare una distinzione: a seconda di come si considera tale movimento, è possibile distinguere un anno sidereo ed un anno tropico (o anno solare), che hanno durata diversa. • L'anno sidereo è il periodo della rivoluzione terrestre. Esso corrisponde all'intervallo di tempo che passa fra due ritorni consecutivi del Sole nella stessa posizione fra le stelle, e ha una durata di 365d6h9m10s. • L'anno tropico (o anno solare) è il tempo che intercorre fra due passaggi successivi del Sole allo Zenit dello stesso tropico, cioè fra due solstizi (o equinozi) dello stesso nome. La sua durata è di 365d5h48m46s, circa 20 minuti più breve di quella dell'anno sidereo: questa differenza è dovuta alla precessione degli equinozi, cioè al fatto che gli equinozi e i solstizi si verificano ogni anno un po' prima che la Terra abbia compiuto una rivoluzione completa intorno al Sole. L'anno sidereo non è dato dalla somma di tutti i giorni siderei compresi in un anno, né quello solare corrisponde all'insieme dei giorni dello stesso nome, tant'è vero che nessuno dei due comprende un numero intero di giorni. Inoltre, fra i due tipi di anno è quello solare che ha una durata minore, a differenza di quanto avviene fra le due specie di giorno. Generalmente, quando si usa la parola anno, ci si riferisce all'anno tropico o solare, poiché esso indica il periodico susseguirsi delle stagioni a cui sono collegati molti dei fenomeni fisici e biologici che si svolgono sulla superficie terrestre, comprese le stesse attività umane. Copyright © 2008 Zanichelli editore Però, nella pratica comune non è possibile utilizzare l'anno tropico con la sua durata effettiva, dato che essa non corrisponde ad un numero intero di giorni. Per ovviare a questo inconveniente, si è resa necessaria l'introduzione dell'anno civile, formato appunto da un numero non frazionato di giorni: su questa unità di misura convenzionale sono basate le divisioni del tempo adottate dai vari popoli per poter fissare le epoche di determinati avvenimenti naturali o umani, cioè i calendari. Copyright © 2008 Zanichelli editore Le unità di misura del tempo L’anno sidereo (il ritorno della Terra nel punto T dopo una rivoluzione) è più lungo dell’anno solare (quando la Terra arriva in T) perché la linea degli equinozi ruota (di un angolo piccolissimo in senso orario). Copyright © 2008 Zanichelli editore Le unità di misura del tempo Un quadrante solare con «linee orarie francesi» (corrispondenti alla suddivisione oraria moderna, per noi abituale). Copyright © 2008 Zanichelli editore • Tempo vero, tempo civile e fusi orari Per evitare gli inconvenienti che erano connessi ad un eventuale uso dell'ora vera, specialmente nel campo delle comunicazioni ferroviarie e telegrafiche, ad un certo momento diversi Stati decisero di adottare per tutto il loro territorio un'ora convenzionale unica, detta ora nazionale, corrispondente a quella vera del meridiano passante per la capitale. Anche facendo ricorso all'ora nazionale, però, non era possibile risolvere le complicazioni derivanti dal fatto che, nel passare da uno Stato all'altro, si potevano avere non solo differenze di ore, ma anche differenze di minuti e secondi. E ciò rese necessaria, per gli usi civili, l'adozione di un sistema più pratico, ideato fin dal 1859 dall'astronomo italiano Quirico Filopanti. In questo sistema, che è ormai adottato quasi universalmente, la superficie terrestre è divisa in 24 spicchi, detti fusi orari, limitati da meridiani distanti 15° in longitudine e quindi con differenze di 1h l'uno dall'altro. Per tutti i luoghi situati entro un determinato fuso si assume convenzionalmente, come tempo civile, quello che corrisponde al meridiano centrale del fuso . Più precisamente, il primo fuso orario si estende per 7°30" ad Est e ad Ovest del meridiano di Greenwich ed i luoghi in esso compresi adottano il tempo civile di Greenwich, che viene considerato come riferimento e perciò è detto tempo universale (T.U.): in tutti questi luoghi si segna contempora neamente il mezzogiorno quando il Sole culmina sul meridiano fondamentale. Tutti i Paesi situati nel fuso immediatamente ad Est del primo (come l'Italia), adottano l'ora del relativo meridiano centrale, che passa per l'Etna, e quindi hanno un tempo civile che è in anticipo di un'ora rispetto al T. U. ; nei successivi fusi verso Est il tempo civile è in anticipo di due, tre o più ore rispetto al T. U., mentre in quelli posti ad Ovest del primo fuso si ha un analogo ritardo. Copyright © 2008 Zanichelli editore In certi tratti i limiti effettivi dei fusi orari non sono segnati dai meridiani geografici, ma seguono i confini politi-ci, in modo da evitare che qualche porzione del territorio di uno Stato abbia un'ora diversa da quella adottata nella gran parte del Paese. Vi sono però anche Stati che, per la loro notevole estensione in longitudine, comprendono più fusi orari (9 la Russia, 6 gli Stati Uniti d'America, 5 il Canada ecc.). Nel corso delle due Guerre mondiali alcuni Stati europei, tra i quali l'Italia, introdussero l'ora estiva, che durante l'estate anticipava il tempo civile di un'ora, in modo da usufruire più a lungo della luce solare e avere un minor consumo di energia elettrica. L'ora estiva è stata ripristinata in Italia a partire dal 1966 e si sta pensando di mantenerla durante tutto l'anno, come si è già fatto in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, ex-U.R.S.S., U.S.A., e perfino in Gran Bretagna. Nel sistema dei fusi orari assume un'importanza particolare la linea internazionale del cambiamento di data, che divide il tredicesimo fuso in due parti aventi la stessa ora, ma giorno diverso . Quando su un determinato meridiano è mezzodì di un certo giorno per esempio, di una domenica - le località poste sul relativo antimeridiano segnano tutte contemporaneamente la mezzanotte; ma per chi viaggia nello stesso senso della rotazione terrestre, cioè da Ovest verso Est, si tratta della mezzanotte fra domenica e lunedì, mentre per chi viaggia da Est verso Ovest si tratta della mezzanotte fra sabato e domenica. Copyright © 2008 Zanichelli editore Come linea del cambiamento di data è stato scelto l'antimeridiano di Greenwich, perché corre prevalentemente sull'Oceano Pacifico, modificandone l'andamento in modo da passare sempre su zone marine o regioni disabitate. E si è stabilito che nell’attraversare tale linea occorre ripetere la data del giorno in corso se si è diretti verso Est (per esempio, dall'Asia verso l'America), mentre bisogna spostare la data al giorno successivo se si procede verso Ovest (per esempio, dall'America all'Asia). Copyright © 2008 Zanichelli editore Il tempo vero, il tempo civile e i fusi orari A causa della rotazione terrestre, l’ora locale, stabilita riferendosi al Sole, varia con la longitudine. Copyright © 2008 Zanichelli editore Il tempo vero, il tempo civile e i fusi orari La suddivisione della superficie terrestre nei 24 fusi orari. Copyright © 2008 Zanichelli editore