Corte | dal 28 febbraio al 19 marzo Il gabbiano di Anton Cechov regia Marco Sciaccaluga Riflessione su Arte e Vita. Un classico del teatro moderno, capace di parlare con linguaggio attuale a tutte le generazioni: ai giovani vittime del loro dolore esistenziale e agli adulti che stentano ad accettare il trascorrere degli anni. Ritratto “dal vivo” di un’umanità autentica e vera. Approfondimenti ASCOLTARE VEDERE LEGGERE Sinfonia n°1 Pëtr Il’ič Čajkovskij Il gabbiano (1977) Marco Bellocchio I racconti Anton Cechov Il gabbiano Negramaro Il gabbiano (1968) Sidney Lumet Amleto (1603) William Shakespeare La grande Pasqua russa (Ouverture) Nicolaij Rimsky-Korsakov Tre sorelle (1970) Laurence Olivier La vita di Cechov (1939) Irène Némirovsky Il testo È uno dei testi teatrali più noti e rappresentati di sempre; i personaggi della giovane Nina e del tormentato Konstantin, di Irina Arkadina, sua madre celebre attrice e amante dello scrittore Trigorin, sono stati portati sul palcoscenico in tutto il mondo dai maggiori attori di teatro e messi in scena dai più celebri registi. Il tema di un’umanità delusa dall’inutilità della vita ritornerà in tutti i successivi lavori teatrali di Cechov. Il titolo dell’opera viene da un accostamento simbolico: quello fra l’ignara felicità di un gabbiano che, volando sulle acque di un lago, viene stroncata dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, e la sorte di una fanciulla, Nina, che sulle rive dello stesso lago si innamora di Trigorin, il quale senza cattiveria, anzi cedendo a una sorta di fatalità, approfitta della sua femminile smania di aprire le ali, la porta via con sé a fare l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore, e la lascia infine tornare a casa distrutta. Qui c’è un altro uomo che l’ama da molto tempo, il giovane Konstantin, anche lui scrittore, che sogna l’arte e la gloria. Ma la madre di lui, Arkadina, disprezza l’inconsistenza delle liriche fantasie che egli va componendo e l’amata Nina non vuol saperne di lui. Scritto nel 1895 e rappresentato a Pietroburgo l’anno successivo, Il gabbiano fece dapprima registrare un insuccesso clamoroso, ma quando nel 1898 Stanislavskij e Dančenko rimisero in scena questo testo al loro Teatro d’Arte di Mosca fu subito un trionfo che aprì la via all’affermazione di Anton Cechov quale uno dei padri del teatro moderno. produzione Teatro Stabile di Genova Lo spettacolo musiche Andrea Nicolini «Guardando il vostro teatro, bisogna essere dei mostri di virtù per amare, compatire, aiutare a vivere queste nullità, questi sacchi di trippa che siamo… Vedete, a me pare che trattiate gli uomini con il gelo del demonio!». Con folgorante sintesi, così scriveva Maksim Gorkij a Cechov, dopo aver assistito ad una rappresentazione di Zio Vanja. A me pare che stia proprio lì l’essenza del genio di Cechov: la feroce denuncia del nostro nulla, coniugata in una continua altalena di ridicolo e patetico, diventa uno stringente invito a compatire, ad amare questi esseri inutili che siamo. Il palcoscenico di Cechov è la forma più gentile, condivisa, pietosa di spietatezza. Il suo “Teatro della Crudeltà” è il più “umano” che io conosca». Marco Sciaccaluga L’autore Anton Cechov (1860 - 1904), nonostante le umili origini della sua famiglia, si laurea in medicina e durante la vita svolge la professione medica. Fin dalla giovinezza però, la sua passione per la scrittura lo spinge a comporre dei brevi racconti. È però fra il 1887 e il 1904 che si rivela al mondo il suo straordinario talento drammaturgico, con la creazione di alcuni dei testi più importanti del teatro moderno: atti unici quali Domanda di matrimonio e Il tabacco fa male e drammi lunghi quali Ivanov, Zio Vanja, Il giardino dei ciliegi e appunto Il gabbiano, scritto nel 1895. versione italiana Danilo Macrì interpreti Roberto Alinghieri Alice Arcuri Eva Cambiale Giovanni Franzoni Andrea Nicolini Elisabetta Pozzi Tommaso Ragno Francesco Sferrazza Papa Mariangeles Torres Federico Vanni scene e costumi Catherine Rankl luci Marco D’Andrea SOCI ISTITUZIONALI COMUNE DI GENOVA si ringrazia Liguria REGIONE LIGURIA